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PER “GRAVI” IMPEDIMENTI TECNICI NEI COLLEGAMENTI INTERNET E ALTRI  “OSTACOLI”

LA SOTTOSTANTE LETTERA INFORMATIVA n°59 DEL 4 MAGGIO  VIENE SPEDITA CON NOTEVOLE RITARDO

SENZA TUTTAVIA PERDERE NULLA DELLA SUA ATTUALITA’

 

Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra.

Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile.

(Is.40,28)

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

NELLA CROCE DI CRISTO LA SALVEZZA

SAN CIRIACO, PATRONO DI ANCONA

L’AUTORE DEL RITROVAMENTO DELLA CROCE DI CRISTO

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;

tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

LETTERA INFORMATIVA n°59

                                                 LA VOCE       

www.lavocecattolica.it

Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove va:
così è di chiunque è nato dallo Spirito

(Gv. 3,8)

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

                                                                                 (Paolo VI, 25 dicembre 1975)

 

Ancona

Giovedì, 4 maggio 2006

SAN CIRIACO, VESCOVO E MARTIRE, PATRONO DI ANCONA

CON IL BEATO GABRIELE FERRETTI, COMPATRONO

Domenica, 3 maggio 2012 dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

25 MARZO 2006: 2012° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth a Loreto

intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

 

Carissimo amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata "LA VOCE CATTOLICA”", i cui testi sono pubblicati in modo permanente all’indirizzo Internet diretto www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm è un umile mezzo di informazione - simile a un Giornale Informatico - pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù infatti disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una società offuscata dalle tenebre del male. Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32). San Giuseppe Moscati scriveva: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio” (17 ottobre 1922). Poiché sta scritto: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te” (Sir.4,28).

A cura del Prof. GIORGIO NICOLINI - Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Italia

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Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it - Sito Internet: www.lavocecattolica.it

TOTUS TUUS EGO SUM

 

LETTURA BIBLICA DEL GIORNO

DAL VANGELO SECONDO MATTEO (10,16-23)

Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo.

 

“Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano”

(Prov.25,25)

DALLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

E IL VERBO SI FECE CARNE

NEL GREMBO DI MARIA

NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

TUTTI LA’ SONO NATI

“Il di Maria fu, in qualche modo, anche un detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)” (Giovanni Paolo II,  per il VII Centenario della Miracolosa Traslazione).

SE SARETE  QUELLO CHE DOVETE ESSERE METTERETE FUOCO IN TUTTO IL MONDO!

ROMA - XV Giornata Mondiale dei Giovani (15-20 agosto 2000)

 “La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

                                                                       (Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)

 

PERCHE’ NON POSSIAMO NON DIRCI “LAURETANI”…

ALCIDE DE GASPERI A LORETO NEL 1948

"Di fronte a questo monumento di così alta importanza, la parola umana viene meno. Un impegno solenne però dobbiamo prendere davanti a queste gloriose vestigia della cristianità, l'impegno di difendere le nostre tradizioni religiose che in queste venerande costruzioni si rivelano e si perpetuano. Esse si alimentano del Vangelo e ci fanno sentire tutti fratelli".

 

DALL’8 SETTEMBRE 1998 LA PREGHIERA QUOTIDIANA PER L’ITALIA NELLA SANTA CASA DI LORETO

L’8 settembre 1998 si inaugurò nella SANTA CASA di Loreto “la preghiera quotidiana per l'Italia”, dopo che già nel 1994 Giovanni Paolo II vi aveva fatto iniziare la GRANDE PREGHIERA PER L’ITALIA.

Per la circostanza, il “santo” Pontefice Giovanni Paolo II scrisse al Card. Ruini, che presiedette l’avvio di quella Preghiera Quotidiana per l’Italia: “La Grande Preghiera per l'Italia iniziò nel 1994, quando la costante sollecitudine che nutro per la diletta Nazione italiana, mi spinse ad invitare a far salire incessantemente a Dio una preghiera nella Chiesa (cfr. At.12,5) al fine d'ottenere la grazia della CONVERSIONE dei cuori, condizione indispensabile per costruire una convivenza più giusta e solidale. (...). La nuova provvidenziale iniziativa, che riprendendo quell'invito è divenuta la Preghiera Quotidiana per l'Italia, prolunga l'invocazione di pace (…), volgendo lo sguardo con rinnovato e filiale amore a Colei che in ogni contrada della Penisola è venerata quale rifugio sicuro nei pericoli e Madre benevola verso le suppliche di quanti sono nella prova. (...). La Lampada dell'Italia, che ogni giorno brillerà nella Casa Santa, luogo che richiama il mistero del Verbo fatto carne, sarà simbolo del costante affidamento alla Madre del Signore da parte della comunità italiana. Essa ricorderà allo stesso tempo che è compito dei cristiani, essere vigilanti con le lanterne accese (cfr. Mt.25,1-13) e perseveranti nella preghiera e nella fedeltà al Vangelo per illuminare con la fiaccola della Verità e dell'amore di Cristo le varie realtà sociali, politiche, culturali ed economiche dell'esistenza”

 

 

IL VALORE DELLA TRADIZIONE

NEL MAGISTERO DI BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE di Mercoledì, 3 maggio 2006

Cari fratelli e sorelle,

            in queste Catechesi vogliamo un po’ capire che cosa sia la Chiesa. L’ultima volta abbiamo meditato sul tema della Tradizione apostolica. Abbiamo visto che essa non è una collezione di cose, di parole, come una scatola di cose morte; la Tradizione è il fiume della vita nuova che viene dalle origini, da Cristo fino a noi, e ci coinvolge nella storia di Dio con l’umanità. Questo tema della Tradizione è così importante che vorrei ancora oggi soffermarmi su di esso: è infatti di grande rilievo per la vita della Chiesa. Il Concilio Vaticano II ha rilevato, al riguardo, che la Tradizione è apostolica anzitutto nelle sue origini: “Dio, con somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni. Perciò Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta la rivelazione del sommo Dio (cfr 2 Cor 1,20 e 3,16-4,6), ordinò agli Apostoli di predicare a tutti, comunicando loro i doni divini, il Vangelo come fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale” (Cost. dogm. Dei Verbum, 7). Il Concilio prosegue annotando come tale impegno sia stato fedelmente eseguito “dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalle labbra di Cristo, dal vivere insieme con Lui e dalle sue opere, sia ciò che avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo” (ibid.). Con gli Apostoli, aggiunge il Concilio, collaborarono anche “uomini della loro cerchia, i quali, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l'annunzio della salvezza” (ibid.).

            Capi dell'Israele escatologico, anch’essi dodici quante erano le tribù del popolo eletto, gli Apostoli continuano la “raccolta” iniziata dal Signore, e lo fanno anzitutto trasmettendo fedelmente il dono ricevuto, la buona novella del Regno venuto agli uomini in Gesù Cristo. Il loro numero esprime non solo la continuità con la santa radice, l’Israele delle dodici tribù, ma anche la destinazione universale del loro ministero, apportatore di salvezza fino agli estremi confini della terra. Lo si può cogliere dal valore simbolico che hanno i numeri nel mondo semitico: dodici risulta dalla moltiplicazione di tre, numero perfetto, e quattro, numero che rinvia ai quattro punti cardinali, e dunque al mondo intero.

            La comunità, nata dall’annuncio evangelico, si riconosce convocata dalla parola di coloro che per primi hanno fatto esperienza del Signore e da Lui sono stati inviati. Essa sa di poter contare sulla guida dei Dodici, come anche su quella di coloro che essi via via si associano come successori nel ministero della Parola e nel servizio alla comunione. Di conseguenza, la comunità si sente impegnata a trasmettere ad altri la “lieta notizia” della presenza attuale del Signore e del suo mistero pasquale, operante nello Spirito. Lo si vede ben evidenziato in alcuni passi dell’epistolario paolino: “Vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto” (1 Cor 15,3). E questo è importante. San Paolo, si sa, originariamente chiamato da Cristo con una vocazione personale, è un vero Apostolo e tuttavia anche per lui conta fondamentalmente la fedeltà a quanto ha ricevuto. Egli non voleva “inventare” un nuovo cristianesimo, per così dire, “paolino”. Insiste perciò: “Vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto”. Ha trasmesso il dono iniziale che viene dal Signore ed è la verità che salva. Poi, verso la fine della vita, scrive a Timoteo: “Custodisci il buon deposito con l’aiuto dello Spirito Santo che abita in noi” (2 Tm 1,14). Lo mostra con efficacia anche questa antica testimonianza della fede cristiana, scritta da Tertulliano verso l’anno 200: “(Gli Apostoli) sul principio affermarono la fede in Gesù Cristo e stabilirono Chiese per la Giudea e subito dopo, sparsi per il mondo, annunziarono la medesima dottrina e una medesima fede alle nazioni e quindi fondarono Chiese presso ogni città. Da queste poi le altre Chiese mutuarono la propaggine della loro fede e i semi della dottrina, e continuamente la mutuano per essere appunto Chiese. In questa maniera anche esse sono ritenute apostoliche come discendenza delle Chiese degli apostoli” (De praescriptione haereticorum, 20: PL 2,32).

            Il Concilio Vaticano II commenta: “Ciò che fu trasmesso dagli Apostoli comprende tutto quanto contribuisce alla condotta santa e all'incremento della fede del Popolo di Dio. Così la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede” (Cost. Dei Verbum, 8). La Chiesa trasmette tutto ciò che è e che crede, lo trasmette nel culto, nella vita, nella dottrina. La Tradizione è dunque il Vangelo vivo, annunciato dagli Apostoli nella sua integrità, in base alla pienezza della loro esperienza unica e irripetibile: per opera loro la fede viene comunicata agli altri, fino a noi, fino alla fine del mondo. La Tradizione, pertanto, è la storia dello Spirito che agisce nella storia della Chiesa attraverso la mediazione degli Apostoli e dei loro successori, in fedele continuità con l’esperienza delle origini. E’ quanto precisa il Papa san Clemente Romano verso la fine del I secolo: “Gli Apostoli - egli scrive - ci annunziarono il Vangelo inviati dal Signore Gesù Cristo, Gesù Cristo fu mandato da Dio. Cristo viene dunque da Dio, gli Apostoli da Cristo: entrambi procedono ordinatamente dalla volontà di Dio… I nostri Apostoli vennero a conoscenza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo che sarebbero sorte contese intorno alla funzione episcopale. Perciò, prevedendo perfettamente l'avvenire, stabilirono gli eletti e diedero quindi loro l'ordine, affinché alla loro morte altri uomini provati assumessero il loro servizio” (Ad Corinthios, 42.44: PG 1,292.296).

            Questa catena del servizio continua fino ad oggi, continuerà fino alla fine del mondo. Infatti il mandato conferito da Gesù agli Apostoli è stato da essi trasmesso ai loro successori. Al di là dell'esperienza del contatto personale col Cristo, esperienza unica e irripetibile, gli Apostoli hanno trasmesso ai successori l’invio solenne nel mondo ricevuto dal Maestro. Apostolo viene precisamente dal termine greco “apostéllein”, che vuol dire inviare. L’invio apostolico - come mostra il testo di Mt 28,19s - implica un servizio pastorale (“fate discepole tutte le nazioni...”), liturgico (“battezzandole...”) e profetico (“insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”), garantito dalla vicinanza del Signore fino alla consumazione del tempo (“ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”). Così, in un modo diverso dagli Apostoli, abbiamo anche noi una vera e personale esperienza della presenza del Signore risorto. Attraverso il ministero apostolico è così Cristo stesso a raggiungere chi è chiamato alla fede. La distanza dei secoli è superata e il Risorto si offre vivo e operante per noi, nell’oggi della Chiesa e del mondo. Questa è la nostra grande gioia. Nel fiume vivo della Tradizione Cristo non è distante duemila anni, ma è realmente presente tra noi e ci dona la Verità, ci dona la luce che ci fa vivere e trovare la strada verso il futuro.

 

BREVE STORIA DI SAN CIRIACO, MARTIRE

PATRONO DI ANCONA

            Del Vescovo Ciriaco si conosce qualche notizia e precisamente la data della morte, avvenuta a seguito del martirio sopportato nell'anno secondo dell'imperatore Giuliano detto l'Apostata. L'attribuzione della Cattedra Anconitana a San Ciriaco è fondata sulla costante tradizione e sulla mancata rivendicazione da parte di altre Chiese Orientali od Occidentali; più certa è la sua dignità vescovile, affermata, oltre che dai martirologi e degli Atti anche da un testo della prima metà del sec.VI, in cui è riconosciuto come pastore ottimo di popoli cristiani. Testo che era conosciuto a Costantinopoli ed usato nella liturgia del Venerdì Santo o in quella della festa della Croce che si celebrava nella Quaresima, composto da Romano il Melode, diacono della stessa Chiesa.

            SAN CIRIACO ERA UN RABBINO EBREO, DI NOME GIUDA, CHE FECE RITROVARE A SANT’ELENA, MADRE DI COSTANTINO, LA CROCE DI CRISTO SEPOLTA SOTTO IL CALVARIO. SI CONVERTI’ ALLA FEDE CRISTIANA PER IL MIRACOLO DELLA RISURREZIONE DI UN MORTO AVVENUTA AL CONTATTO DELLA CROCE DI CRISTO FATTA RITROVARE DA LUI. FU VESCOVO DI ANCONA.

            Appena convertitosi, probabilmente per sottrarsi all'ostilità dei suoi vecchi correligionari, Giuda, assunto il nome di Ciriaco in occasione del battesimo, avrebbe abbandonato la Palestina per stabilirsi in Italia, approdando finalmente ad Ancona. Qui fu eletto vescovo, in un'epoca di straordinaria fioritura del cristianesimo, da poco uscito dalla clandestinità con l'editto di Milano. Dopo un lungo episcopato, Ciriaco, carico di meriti, volle compiere un ultimo pellegrinaggio nella Terrasanta, per rivedere il paese di Gesù e della sua stessa giovinezza. Qui lo avrebbe atteso la spada dell'ultimo persecutore romano, Giuliano l'Apostata, e il santo vegliando avrebbe colto la palma del martirio.

            San Ciriaco morì a Gerusalemme dove si era recato per visitare i Luoghi Santi. Si cercò prima di convincerlo ad aderire al paganesimo; di fronte alla sua costanza della Fede si tentò di piegarlo inutilmente con diversi tormenti, sino a versargli piombo fuso in bocca ed essendo a questi sopravvissuto, ebbe la morte percuotendo il suo capo con un ferro, forse una roncola, procurandogli una frattura cranica. Questi tormenti sono stati accertati dagli esami radiologici e chimici eseguiti nella ricognizione delle spoglie, avvenuta nel 1979.

            La salma del Martire fu sepolta a Gerusalemme, in una grotta del Monte Calvario; fu traslata in Ancona, probabilmente nel 433 o 435, a cura e per interessamento di Galla Placidia in sostituzione delle reliquie di Santo Stefano e deposta nella Chiesa che la stessa Augusta aveva fatto erigere in onore del Protomartire, la seconda con questo titolo. In questa basilica rimase sino al Mille, quando, in occasione della donazione alla Chiesa Anconitana della basilica palatina di San Lorenzo, che era nel recinto dell'acropoli, vi fu traslato unitamente alla Cattedra ed in questa Chiesa, oggi intitolata a San Ciriaco, ancora riposa.

 

GIOVANNI PAOLO II NELLA CATTEDRALE DI ANCONA
INCONTRO CON IL CLERO, I RELIGIOSI, LE RELIGIOSE E I RAPPRESENTANTI DEI LAICI IMPEGNATI NELLA PASTORALE DIOCESANA NELLA CATTEDRALE DI SAN CIRIACO

 

Domenica, 30 maggio 1999

Carissimi Fratelli e Sorelle!

 

1. Vi saluto con grande affetto in questa bellissima Cattedrale di San Ciriaco, immagine e centro della vostra Arcidiocesi. La celebrazione del suo millenario evoca la presenza misteriosa e benefica di Dio nella storia di questa terra e tutto il bene realizzato da quanti, resisi uditori attenti e generosi del Vangelo, hanno assecondato il cammino della Grazia. Penso ai sacerdoti ed ai diaconi ordinati in questo tempio, alle vergini consacrate, ai tanti cristiani impegnati, che qui hanno cercato la forza per diventare pietre qualificate dell’edificio spirituale della Chiesa e strumenti provvidenziali della storia della salvezza.

            Questo incontro si pone in continuità con la Celebrazione eucaristica di questa mattina. Lì, intorno al Successore di Pietro e all'Arcivescovo, la vostra Comunità diocesana si è manifestata in tutta la sua pienezza. Ora essa presenta qui le sue strutture portanti: i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose, gli operatori pastorali e i rappresentanti delle aggregazioni laicali-ecclesiali. Protagonista dell’incontro antimeridiano è stata la “massa fermentata”, pronta per diventare buon pane; adesso, protagonisti sono quanti con l'amministrazione dei Sacramenti ed il servizio della Parola immettono nella storia di questo popolo il dinamismo della Vita nuova del Vangelo. Grazie per la vostra presenza, grazie per tutto il bene che compite, rispondendo con dedizione costante e con amore fedele alla chiamata del Signore, che vi invia a seminare e ad irrigare la Chiesa, suo mistico campo.

            Rivolgo un cordiale saluto al vostro amato Pastore, Monsignor Franco Festorazzi, al quale prima che ad ogni altro sono affidate la fatica e la gioia di annunciare il Vangelo in questa antica e nobile Arcidiocesi di Ancona-Osimo. Gli sono altresì particolarmente grato per le cordiali espressioni che ha voluto indirizzarmi a nome di voi tutti.

           

2. Avvicinandomi alla vostra Cattedrale, che la posizione dominante e le possenti strutture architettoniche rendono segno forte della presenza di Dio in mezzo a voi, ho pensato alle parole del Salmista che, al cospetto del tempio di Gerusalemme, esclamava: “Quale gioia quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore»” (Sal 122,1). La vista del “bel san Ciriaco”, come lo qualifica un vostro canto popolare, introduce alla contemplazione ammirata di Dio creatore, l’Artista assoluto, che ha creato l’universo in tutta la sua bellezza ed armonia (cfr Gn 1,31).

            Egli affida all’uomo, fatto a sua immagine e somiglianza, il compito di continuare la sua opera e, in particolare, chiama gli artisti ad essere profeti della bellezza, associandoli al mistero della creazione. Il fecondo rapporto tra arte, Vangelo e Chiesa, ha reso la bellezza itinerario singolare dell’ incontro con Dio, come testimonia l’importante Mostra “Libri di pietra”, inaugurata in occasione delle celebrazioni del millenario.

            Tali celebrazioni costituiscono un inno di lode al Signore che, permettendo agli artisti che hanno edificato ed ornato questo tempio di affacciarsi “per un attimo su quell’abisso di luce” che ha in Lui la sua sorgente originaria, ha aperto ad essi “una via di accesso alla realtà più profonda dell’uomo e del mondo” ed un possibile itinerario di salvezza (cfr Lettera agli artisti, 6).

 

3. La vostra Cattedrale narra una storia di fede lunga mille anni. Tempio di pietra che ha sfidato i secoli, essa è al tempo stesso la Chiesa madre che accoglie l'intera comunità composta di “pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale” (1Pt 2,5) ed è “posta sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra angolare la stesso Cristo Gesù” (Ef 2,20).

            Le immagini bibliche che, a partire dalla realtà visibile del tempio, rimandano al mistero della Chiesa, costituiscono per voi, Comunità diocesana in esso raccolta, un impegno a realizzare quanto l’edificio di pietra rappresenta. Le celebrazioni millenarie vi esortano, pertanto, ad essere sempre più una Chiesa vivente che, sfidando i venti, le tempeste e le pericolose infiltrazioni dello spirito del mondo, ogni giorno manifesta l’amore di Dio per gli uomini, rivelato in Gesù Cristo. Casa di Dio posta sul monte, la vostra Cattedrale vi impegna ad essere comunità esemplare, alla quale tutti possano guardare come a punto di riferimento da cui trarre ispirazione per la stessa impostazione dei rapporti interumani nella società civile.

            Cari Fratelli e Sorelle, quale straordinaria missione vi affida il Padre! Sulle orme dei martiri e dei santi che hanno fatto grande la vostra storia, siete chiamati ad impegnarvi nell'edificazione spirituale della vostra Chiesa con l’amore e la passione degli artisti che hanno resa splendida questa Cattedrale. Più grande del loro è il vostro compito: rendere più splendido, alle soglie di un nuovo millennio cristiano, il volto della Chiesa di Dio che è in Ancona-Osimo.

 

4. In questo momento così denso di fede e di speranze, desidero indicarvi alcune vie per realizzare tale esaltante impresa, non scevra di difficoltà, ma sostenuta dalla fedeltà di Colui che continuamente ripete ai suoi apostoli: “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

            Vi esorto, innanzitutto, ad essere sempre più profondamente uniti al vostro Vescovo. La comunione di pensieri, sentimenti ed iniziative è il dono più grande del Signore alla sua Chiesa, la sostanza della vita della Comunità cristiana e l’approdo di tutta la sua missione. Essa esige dal cristiano una continua risposta di amore, di accoglienza, di generosità e di gioia, che costituisce la vera identità del discepolo del Signore (cfr Gv 13,35).

            Nella Chiesa locale, la comunione ha nel Vescovo, “vicario e delegato di Cristo” (Lumen gentium, 27), il principio visibile e il fondamento (Ibid., 23), al quale ogni fedele è tenuto ad aderire come al Signore. Sant'Ignazio di Antiochia ricorda le motivazioni profonde di tale caratteristica della vera Chiesa di Cristo con parole illuminanti: “Dovete essere tutt’uno col pensiero del Vescovo, come già lo siete. Infatti il vostro collegio presbiterale, degno del suo nome, degno di Dio, è unito al Vescovo come le corde alla cetra; e dalla vostra unità, dal vostro amore concorde si innalza un canto a Gesù Cristo. Ma anche voi laici, dovete formare un solo coro, prendendo tutti la nota da Dio, concertando nella più stretta armonia, per inneggiare a una voce al Padre per mezzo di Gesù Cristo; egli vi ascolterà e riconoscerà, dalle vostre opere, che voi siete il canto del suo Figlio” (Lettera agli Efesini, 3-6).

            Formulo voti cordiali che il vostro impegno di comunione susciti nella Comunità anconetana un’armonia sempre nuova, capace di glorificare il Signore e di attirare le anime a Cristo.

 

5. Vi invito, altresì, a rispondere con gioia alla particolare vocazione che Iddio rivolge a ciascuno. Con la molteplicità dei vostri ministeri e carismi, voi siete il segno dell’amore imprevedibile di Dio “il quale per l’utilità della Chiesa distribuisce i suoi vari doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza ed alle necessità dei servizi” (Lumen gentium, 7). Il Signore chiama ciascuno di voi, nella diversità delle membra e delle funzioni, ad edificare il Corpo di Cristo.

            “Comportatevi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto” e della chiamata particolare a voi rivolta dal Signore Gesù (Ef 4,1.11). Questa esortazione dell’apostolo Paolo impegna tutti a rispondere con generosità, creatività e responsabilità alla vocazione ricevuta per divenire efficaci strumenti di comunione ed offrire una gioiosa testimonianza di fede ai non credenti, con ardore sempre nuovo nell’annuncio del Vangelo ai vicini ed ai lontani. E' necessario a tal fine un serio lavoro di formazione per acquisire la preparazione necessaria ad evangelizzare la società e la cultura contemporanee, talora lontane o indifferenti all’annuncio del Vangelo.

            Avete appena celebrato i novant'anni del Seminario Regionale Marchigiano, dove si sono preparate al sacerdozio schiere di pastori delle vostre Chiese. Nel ringraziare il Signore per l’opera tenace e intelligente compiuta dai formatori passati e presenti, vi esorto a porre ogni cura perché a tale benemerita istituzione non manchi il vostro costante sostegno materiale e spirituale. Esorto al tempo stesso i seminaristi a rispondere con generosità alla chiamata del Signore ed alle attese del popolo di Dio, preparandosi alla grande missione che li attende con una solida formazione spirituale, teologica, culturale ed umana.

 

6. Un’altra via per la crescita e la costruzione dell’unità della comunità diocesana è costituita dalla collaborazione interparrocchiale. La parrocchia “è come una cellula” della diocesi e ne costituisce la struttura di base, che va sostenuta in ogni modo, come suggeriscono i piani pastorali approntati negli ultimi anni. Essa “offre un luminoso esempio di apostolato comunitario, fondendo insieme tutte le differenze umane che vi si trovano ed inserendole nella universalità della Chiesa” (Apostolicam actuositatem, 10) e va concepita come strumento validissimo per attuare l’unità della Chiesa locale. La collaborazione generosa ed organica tra le parrocchie, oltre a favorire la comunione ecclesiale, rappresenta un forte fattore di crescita per la vita della stessa comunità parrocchiale. Aprendosi, infatti, ai problemi di un territorio più vasto, la parrocchia scopre la ricchezza dei doni del Signore, coltiva la dimensione missionaria ed educa i fedeli al senso della Chiesa locale ed universale.

            Sia vostra cura, cari operatori pastorali, fare ogni sforzo per realizzare, a livello parrocchiale ed interparrocchiale, tutte le possibili forme di collaborazione, per meglio diffondere e testimoniare il Vangelo.

 

7. Carissimi sacerdoti, religiosi, religiose e laici impegnati! Al termine della mia visita alla vostra comunità, auguro che la celebrazione del millenario della Cattedrale costituisca, per la vostra Arcidiocesi e per ciascuno di voi, un momento di speciale grazia, alla vigilia del Grande Giubileo. Essa vi prepari ad introdurre la vostra Diocesi in un nuovo millennio di fede e di speranza.

            Maria, Madre della Chiesa e Regina di tutti i Santi, accresca in voi l'amore per la vostra Chiesa e vi renda evangelico fermento che fa lievitare la massa.

            Con tali auspici, invocando i santi Ciriaco e Leopardo, protettori della vostra Arcidiocesi, imparto con viva cordialità al vostro Pastore, a ciascuno di voi ed alla diletta Chiesa di Ancona-Osimo, una speciale Benedizione Apostolica.

 

Le bugie del Codice da Vinci di Dan Brown

(“Codice” anti-cattolico)

e del “Codice da Vinci Lauretano” del Padre Santarelli

(del falso “trasporto umano” della Santa Casa di Nazareth da parte dei principi Angeli dell’Epiro)

(“Codice” anti-lauretano)

... e ciò che c’è dietro questi romanzi

(la riduzione del cristianesimo e della “miracolosità” della traslazione da “fatto” a “mito”)

saranno trattati nei prossimi numeri de “La Voce Cattolica”

se non interverranno “ostacoli” insormontabili.

Prof. Giorgio Nicolini

 

+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *

 

Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza talvolta troppo elevata. Per richieste di risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.2801766 o Cell. 338.2892353). Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile.         Prof. Giorgio Nicolini   -   giorgio.nicolini@poste.it

 

RIGUARDO ALLA “QUESTIONE LAURETANA”

“Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea…” (Mt,18,15-17).

 “… affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni,

non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso…”

(del Beato Giovanni Spagnoli, detto il Mantovano, sulla “miracolosa traslazione”)

NULLA E’ IMPOSSIBILE A DIO

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, [a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio ». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. (Lc.1,26-38)

 

 L’APOSTASIA LAURETANA

e la risposta del vescovo di ancona

 

 

ALLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO

ALLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

ALLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI

ALLA CONFERENZA EPISCOPALE MARCHIGIANA

A Mons. ANGELO COMASTRI, Vicario del Santo Padre

A Mons. EDOARDO MENICHELLI, Arcivescovo di Ancona

A Padre GIUSEPPE SANTARELLI, Direttore “Congregazione Universale della Santa Casa”

A Padre MARZIO CALLETTI, Rettore del Santuario di Loreto

                 LORO SEDI

Firenze, 23 marzo 2006

OGGETTO: La storia e il culto della Santa Casa di Nazareth a Loreto.

Con rif. al Prot. 1802/05/L presso “Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum”

 

            Per conto del Prof. Giorgio Nicolini, di Ancona, e d'intesa con questi, per l'opportuna conoscenza delle SS. VV. sono a trasmettere copia della seguente corrispondenza:

1) Lettera Raccomandata A.R. del 07.02.2006 dell’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo, per conto del Prof. Giorgio Nicolini, e con richiesta di audizione del medesimo, alla Conferenza Episcopale Marchigiana, in persona del suo Presidente Sua Ecc.za Mons. Gianni Conti, Vescovo di Macerata.

2) Lettera Raccomandata A.R. del 14.02.2006 dell’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo, per conto del Prof. Giorgio Nicolini, al Sommo Pontefice Benedetto XVI.

3) Lettera Raccomandata A.R. del 20.02.2006 dell’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo, per conto del Prof. Giorgio Nicolini e con richiesta di Udienza del medesimo, a Sua Ecc.za Mons. Gianni Danzi, Arcivescovo Delegato Pontificio di Loreto.

4) Lettera Raccomanda A.R. del 22.02.2006 dell’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo, per conto del Prof. Giorgio Nicolini, a Sua Ecc.za Mons. Angelo Comastri, Vicario di Sua Santità.

5) Lettera Raccomandata A.R. del 25.02.2006 dell’Avv. Francesco Dal Pozzo, per conto del Prof. Giorgio Nicolini, al Sommo Pontefice Benedetto XVI.

6) Lettera del 02.03.2006 di risposta all’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo di Sua Ecc.za Mons. Gianni Danzi, Arcivescovo di Loreto, con diniego alla succitata richiesta di Udienza da parte del Prof. Giorgio Nicolini.

7) Lettera Raccomandata A.R. del 08.03.2006 dell’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo, per conto del Prof. Giorgio Nicolini, a Sua Ecc.za Mons. Gianni Danzi, Arcivescovo di Loreto, di risposta alla succitata Lettera di diniego di Udienza.

8) Lettera Raccomandata A.R. del 22.03.2006 del Prof. Giorgio Nicolini a Sua Ecc.za Mons. Gianni Danzi, Arcivescovo di Loreto, in risposta al suo diniego alla Udienza richiesta.

 

            Il Prof. Giorgio Nicolini per mio tramite fa presente, in ordine alla propria richiesta di venire ascoltato, che mentre ha già ricevuto da Sua Ecc.za Mons. Gianni Danzi, Arcivescovo di Loreto, inequivoco diniego, dalla Conferenza Episcopale Marchigiana, e per essa dal suo Presidente, a tutt’oggi non ha ancor avuto riscontro alcuno.

            Per un eventuale contatto diretto con il Prof. Giorgio Nicolini comunico qui di seguito, per maggiore comodità, i suoi recapiti: Via Maggini, 230 – 60127 Ancona – Tel. 071.83552 - Cell. 338.2892353 – Facsimile 178.4413104 – Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it –    Sito Internet: www.lavocecattolica.it

            Un deferente saluto.

 

Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo D’Annone

 

La corrispondenza con il Vescovo di Loreto è leggibile all'indirizzo Internet: www.lavocecattolica.it/corrispondenze.vescovo.loreto.htm

 

Il 28 marzo 2006 l’Agenzia Internazionale ZENIT ha pubblicato una intervista al Prof. Giorgio Nicolini

con gli ultimi aggiornamenti sugli studi riguardo alla “verità” delle  “miracolose traslazioni” della Santa Casa di Nazareth

Leggibile all’indirizzo Internet

www.lavocecattolica.it/intervista.zenit.htm

 

NEL 1° ANNIVERSARIO DELL’ELEZIONE DI BENEDETTO XVI

DOPO AVER PREGATO NELLA SANTA CASA PER IL SANTO PADRE

GLI HO INVIATO I SOTTOSTANTI BREVI MESSAGGI E UNA VIVA PREGHIERA

 

                                                                         Loreto, 19/04/2006

Al Santo Padre Benedetto XVI

nel 1° Anniversario della Elezione a Sommo Pontefice,

con un grato ricordo nella Santa Casa di Nazareth,

portata a Loreto dagli Angeli del Cielo, “miracolosamente”,

affinché CONFERMI i fratelli nella VERITA’

col suo ministero petrino MITE e FORTE.

               Giorgio Nicolini

 

                                                                         Loreto, 19/04/2006

Al “dolce Cristo” in terra MITE e FORTE

perché faccia cessare l’apostasia lauretana.

Con filiale affetto.

               Giorgio Nicolini

 

 

L’ARCIVESCOVO DI ANCONA

MONS. EDOARDO MENICHELLI

QUALE METROPOLITA SOTTO CUI RICADE GIURIDICAMENTE LA DIOCESI DI LORETO

SCRIVE AL PROF. GIORGIO NICOLINI PER RENDERSI DISPONIBILE

AD ESAMINARE LE DENUNCE SULLE FALSITA’

PROPAGATE DALLA BASILICA LAURETANA

RIGUARDO AD UN FALSO TRASPORTO UMANO DELLA SANTA CASA DI NAZARETH

 

Mons. Edoardo Menichelli

Arcivescovo Metropolita di Ancona- Osimo

Prot. n.241/06

Ancona, 26 aprile 2006

 

Egregio Signor Avvocato,

            voglia scusarmi per il ritardo di questa mia risposta, ma non Le sarà difficile comprendere che gli impegni pasquali di un Vescovo non consentono troppi margini per compiti non immediatamente pastorali.

            Ho letto con la dovuta attenzione quello che mi ha inviato in relazione al Suo assistito Prof. Nicolini.

            Come già nel passato, anche per il futuro è mia intenzione assicurare di ricevere e ascoltare il Suo assistito prestando il servizio pastorale che mi è richiesto.

            La ringrazio per quanto ha voluto comunicarmi e La ossequio distintamente.

            + Edoardo Menichelli

__________________

Illustrissimo Professore

Avv. FRANCESCO DAL POZZO D’ANNONE

Via Vecchia Bolognese, 321

50010 TRESPIANO (Firenze)

 

 

LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA

PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”

Verso la Civiltà dell’Amore profetizzata da Paolo VI

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

                                                                       (Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)

                               

PREGHIERA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA

 

            Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento.

            Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede. Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male.

            Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.

            Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore.

            Amen.

 

Omelia di Benedetto XVI del 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro

La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.

 

PROFEZIE

San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".

 

(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)

esortiamo PURE voi, figli carissimi,

a cercare quei “segni dei tempi”

che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.

Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,

anzi ella stessa l’atteso prodigio

 

Messaggio da Mediugorie del 25 aprile 2006, di Maria “Regina della Pace”

(“l’atteso prodigio” profetizzato da Paolo VI)

“Cari figli, anche oggi vi invito ad avere più fiducia in me e in mio Figlio. Lui ha vinto con la sua morte e risurrezione e vi invita ad essere, attraverso di me, parte della sua gioia. Voi non vedete Dio, figlioli, ma se pregate sentirete la sua vicinanza. Io sono con voi e intercedo davanti a Dio per ognuno di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

 

 

SANTA GIANNA BERETTA MOLLA

Come conservare la purezza?

Circondando il nostro corpo con la siepe del sacrificio.

La purezza è una “virtù-riassunto”, vale a dire un insieme di virtù...

La purezza diventa bellezza, quindi anche forza e libertà.

È libero colui che è capace di resistere, di lottare.

 

PER CONTRIBUIRE A RIPRISTINARE LE RADICI CRISTIANE IN EUROPA

LEGGI E FAI CONOSCERE I SITI INTERNET SOTTOINDICATI

www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm

www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

IL TESTO DELLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI DA RECITARSI NEL SANTUARIO DI LORETO E NELLE CASE

E' LEGGIBILE COLLEGANDOSI ALL'INDIRIZZO INTERNET

www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm

NON OPPORSI AD UN ERRORE  VUOL DIRE APPROVARLO

NON DIFENDERE LA VERITA’  VUOL DIRE SOPPRIMERLA

(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)

non temo la cattiveria dei malvagi, temo piuttosto il silenzio dei giusti

(Martin Luther King)

 

SI AUTORIZZA E SI RACCOMANDA LA DIFFUSIONE DI QUESTI TESTI

AD ALTRI INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA E L'INSERIMENTO IN SITI DELLA RETE INTERNET

Diffondete la buona stampa tra le persone vostre amiche e conoscenti. La buona stampa entra anche nelle case dove non può entrare il sacerdote, è tollerata persino dai cattivi. Presentandosi non arrossisce, trascurata non si inquieta, letta, insegna la verità con calma, disprezzata, non si lamenta (San Giovanni Bosco)

 

Questi testi e quelli precedenti sono pubblicati in modo permanente e prelevabili agli indirizzi Internet

www.lavocecattolica.it

www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm

www.lavocecattolica.it/lettera4maggio2006.htm

 

ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

 

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