LA SALVEZZA PASSA PER LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani…

Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose (LEONE XIII: Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894).

LETTERA INFORMATIVA n°100

LA VOCE

100° numero de “LA VOCE CATTOLICA”

www.lavocecattolica.it

Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito

(Gv. 3,8)

BENEDETTO XVI

CONFERMA “LA TRADIZIONE” LAURETANA

DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH

 

100° numero de “LA VOCE CATTOLICA”

UN PUNTO DI ARRIVO – UN PUNTO DI PARTENZA

In occasione della pubblicazione in Internet di questo 100° numero de “LA VOCE CATTOLICA”, mi è gradito ricordare come questo umile Giornale Informatico nacque in contemporanea con il primo giorno di pubblicazione del Sito Internet www.lavocecattolica.it, il 17 febbraio 2005, che avvenne – per una circostanza “provvidenziale” non cercata - in contemporanea con la ricezione di una Benedizione Apostolica, della medesima data, ricevuta dal “santo” Pontefice Giovanni Paolo II, in risposta ad una richiesta e ad un dono da me portatogli nell’Ospedale “Agostino Gemelli” di Roma, il 3 febbraio 2005, durante il suo primo ricovero urgente.

Il Giornale – inviato agli utenti mediante la Posta Elettronica - nacque con il Sito Internet per una esigenza di informazione su problemi spirituali e religiosi di attualità, che mi venivano richiesti dagli utenti del Sito stesso. Inizialmente gli invii non furono neppure numerati né registrati nel Sito Internet, per cui alcuni numeri sono andati perduti anche dalla memoria del mio Elaboratore Elettronico. In seguito mi fu richiesto di pubblicarli e lasciarli perennemente a disposizione nel Sito stesso, creando a tale scopo una sezione apposita, ove sono reperibili quasi tutti i 100 numeri, all’indirizzo www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm    

Il Giornale ha avuto per lunghi periodi una cadenza settimanale, cosa che – per problemi di salute, per l’impegno ultimamente occorso per la nascita della Televisione in Internet di Tele Maria (cfr. www.telemaria.it) e per altri ultimi impegni professionali ulteriormente sopraggiunti - non mi sarà più possibile mantenere per il futuro, in cui spero di mantenere una cadenza almeno mensile.

Nel febbraio 2005, poco dopo l’avvio del Sito Internet, mi fu anche concessa la possibilità di un incontro personale con Giovanni Paolo II, per il 23 febbraio. Ma proprio in quel giorno, giunto a Roma per l’Udienza, le condizioni di Giovanni Paolo II si aggravarono improvvisamente, rendendo necessario il nuovo ed ultimo ricovero al “Gemelli”. Il Segretario Mons. Dziwisz, interpellato telefonicamente, mi suggerì allora di richiedere una Udienza per la settimana dopo, nella speranza che le condizioni di Giovanni Paolo II fossero migliorate. Ma ciò, come sappiamo, non avvenne più.

In quella circostanza (il 23 febbraio 2005), subito dopo la telefonata con Mons. Dziwisz, ebbi modo di incontrare in Vaticano, “a tu per tu”, il Card. Joseph Ratzinger, allora Prefetto della “Congregazione per la Dottrina della Fede”, insieme al suo Segretario Mons. Georg Genswein. Al Card. Ratzinger potèi così consegnare di persona “un appello” per un intervento nella Basilica Pontificia Lauretana, per farvi ripristinare “la verità” storica, sia dell’autenticità della Santa Casa come di quella delle sue “Miracolose traslazioni”, e che è stata una preoccupazione centrale del Giornale stesso.

Conosciuto in seguito, da un sacerdote teologo che frequentava il Cardinale, come il Card. Ratzinger apprezzasse molto i miei scritti fattigli pervenire, anche su altre questioni teologiche, divenuto egli poco dopo il nuovo Pontefice Benedetto XVI continuai ad inviargli numerosi scritti ed appelli sulla “questione lauretana”, ricevendo positivi riscontri e ringraziamenti dal suo Segretario particolare Mons. Georg Genswein, con cui ho dialogato più volte per via telefonica, anche pochi giorni prima dell’arrivo del Papa a Loreto l’1-2 settembre u.s., quando egli ha dichiarato:

“… tra quei muri che secondo la tradizione vengono da Nazaret…”, ha detto Benedetto XVI nell’Angelus di domenica 2 settembre ai Giovani dell’Agorà.

Così, dopo la preghiera “chiarificatrice” inviata al Vescovo di Loreto, il 9 dicembre 2005, a seguito di un mio appello personale, nell’Agorà dei Giovani di Loreto dell’1-2 settembre Benedetto XVI ha di nuovo “confermato” in vari discorsi la verità dell’autenticità della Santa Casa di Loreto, identificata per “i muri che secondo la tradizione vengono da Nazaret”, “confermando” così anche “il modo” della sua venuta, utilizzando “la formula” del “richiamo alla tradizione”, che è (“la tradizione”) solo ed unicamente quella riferentesi alla “venuta miracolosa” della Santa Casa di Nazareth per “il ministero angelico”, correggendo in proposito anche una sua precedente lontana omelia da Cardinale, dell’8 settembre 1991, quando non era ancora edotto sufficientemente sulla “questione lauretana”.

Così, la Provvidenza ha voluto che questo 100° numero de “LA VOCE CATTOLICA” coincidesse con “la conferma” del Santo Padre di una “verità”, per la quale, con questo piccolo Giornale Informatico, ho condotto una sofferta, instancabile e ininterrotta informazione storica, archeologica e scientifica, “… affinchécome anche scriveva il Beato Giovanni Battista Spagnoli nel XV secolo - per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni, non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso” (cfr. www.lavocecattolica.it/santacasa.htm).

Per quanti nella stessa Chiesa Cattolica non hanno voluto “capire” o non vorranno ancora “capire” e “gioire” della “verità” di questo “fatto meraviglioso”, realmente avvenuto, e approvato per sette secoli in ogni modo dalla Chiesa come “autentico”, spero che abbiano il coraggio di seguire l’esempio di Benedetto XVI, che con tanta umiltà “ha corretto” una sua precedente affermazione da Cardinale, quando ancora non conosceva sufficientemente “la questione lauretana”, e, nella preghiera al Signore, speriamo possa finalmente avvenire una loro resipiscenza, affinché anch’essi partecipino alla “gioia” della consapevolezza di questo dono immenso, offerto all’Italia e a tutta la Chiesa, da Dio e dalla Vergine Immacolata, e che è stata “la salvezza dell’Europa e della cristianità” nei secoli più difficili, dal Medio Evo ad oggi.

A quanti, tra gli ormai oltre 10.000 utenti che ricevono questo umile Giornale Informatico, mi hanno sostenuto – moralmente o materialmente - in questo sforzo immane, costato grandi sacrifici e sofferenze, tra molti ostacoli e incomprensioni, vada il mio più sentito ringraziamento e il ricordo nella preghiera alla Vergine Immacolata Lauretana, perché ricevano da Lei ogni bene ed ogni grazia.

Virgo Lauretana, ora pro nobis.

Prof. Giorgio Nicolini

Tel./Facs. 071.83552 – Cell. 339.6424332

 

LE PAROLE “CONFERMATRICI” DEL SANTO PADRE

Angelus del Papa sulla spianata di Montorso (Loreto)

Per l’Agorà dei giovani italiani

 

Al termine di questa solenne Celebrazione eucaristica, recitiamo cari giovani, la preghiera dell’Angelus, in spirituale comunione con tutti coloro che sono collegati con noi mediante la radio e la televisione. Loreto, dopo Nazaret, è il luogo ideale per pregare meditando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Perciò, in questo momento, il mio invito è a recarci tutti insieme, con la mente e con il cuore, nel Santuario della Santa Casa, tra quei muri che secondo la tradizione vengono da Nazaret, il luogo dove la Vergine disse "sì" a Dio e concepì nel proprio grembo il Verbo eterno incarnato.

Prima di sciogliere questa nostra assemblea, lasciamo pertanto per un momento l’"agorà", la piazza, ed entriamo idealmente nella Santa Casa. C’è un legame reciproco tra la piazza e la casa. La piazza è grande, è aperta, è il luogo dell’incontro con gli altri, del dialogo, del confronto; la casa invece è il luogo del raccoglimento e del silenzio interiore, dove la Parola può essere accolta in profondità. Per portare Dio nella piazza, bisogna averlo prima interiorizzato nella casa, come Maria nell’Annunciazione. E viceversa, la casa è aperta sulla piazza: lo suggerisce anche il fatto che la Santa Casa di Loreto ha tre pareti, non quattro: è una Casa aperta, aperta sul mondo, sulla vita, anche su questa Agorà dei giovani italiani.

Cari amici, è un grande privilegio per l’Italia ospitare, in questo dolcissimo angolo delle Marche, il Santuario della Santa Casa. Siatene giustamente fieri, e approfittatene! Nei momenti più importanti della vostra vita venite qui, almeno con il cuore, per raccogliervi spiritualmente tra le mura della Santa Casa. Pregate la Vergine Maria, perché vi ottenga la luce e la forza dello Spirito Santo, per rispondere pienamente e generosamente alla voce di Dio. Allora diventerete suoi veri testimoni nella "piazza", nella società, portatori di un Vangelo non astratto, ma incarnato nella vostra vita

 

UNA RICORRENZA UN PO’ PARTICOLARE…

del Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo

 

E’ questa, del 100° numero del periodico telematico LA VOCE CATTOLICA (www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm), occasione meritevole di almeno qualche pur breve pensiero, nel quadro dell’odierna temperie culturale e politica, sia più in generale e sia con specifico riguardo alla battaglia per quale soprattutto, da anni, detto periodico è impegnato.

Primo punto, l’odierna temperie culturale: come ben sappiamo si tratta di una vasta, variegatissima e anche non poco contraddittoria area di conoscenze, iniziative, progetti e appartenenze, tutte comunque largamente accomunate nell’onda del laicismo oggi rampante, che quasi non fa passare giorno senza farci assistere alle sue ripetitive evoluzioni in senso material-nichilistico: per esempio quelle che interessano il nuovo fronte delle biotecnologie, dove sempre più forti si fanno udire le voci degli araldi ─ tra i più insigni il notissimo Prof. Umberto Veronesi ─ di una nuova scienza senza etica e di una nuova etica senza verità, che volentieri vedrebbero l’essere umano ridotto a nulla più che composto biochimico, e neppur lontano ─ secondo appunto il Prof. Veronesi ─ da quella specie di suo parente prossimo che sarebbe lo scimpanzè.

Secondo punto, la battaglia: è quella nella quale la VOCE… da anni va adoperandosi in ogni possibile modo, per ripristinare LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO, come testualmente recita il titolo del miglior studio di mia conoscenza sull’argomento, a firma dal Prof. Giorgio Nicolini, che di questo periodico telematico è, insieme, fondatore e curatore, anima e penna… - Specie di novello Davide, insomma, questo Prof. Nicolini, nella più che scarna nudità dei mezzi di cui dispone, a fronte del ben nutrito e foraggiato gigante Golìa, qui personificabile nelle mistificazioni dal medesimo incessantemente denunciate e in atto da circa un trentennio a questa parte, e in modo assolutamente unilaterale, ossia in assenza di qualsivoglia contraddittorio, propalate a piene mani dalla Custodia della Santa Casa. L’obbiettivo di tali mistificazioni ─ come evidenziato in quelle denunce ─ è contestare la soprannaturalità dei prodigiosi fatti, quali storicamente furono accreditati, che furono all’origine della presenza della Santa Casa di Nazareth a Loreto, così da ridurli ad un solo semplice e umanissimo evento: a un mero “trasporto”, cioè, appunto, non importa se ad opera di certi Prìncipi dell’Epiro, il cui nome, Angeli, avrebbe poi indotto la “leggenda” del miracoloso intervento angelico, oppure d’ignoti Crociati. Col che, naturalmente, viene apoditticamente posto in non cale anche l’asseverazione delle traslazioni miracolose ─ non meno di cinque, stando alle certificazioni storiche e archeologiche ─ da parte di testimoni oculari di esse, nonché di papi, santi e mistici di vari tempi.

Se ciò è vero, non pare allora esagerato affermare che la battaglia in parola, coinvolgendo la miracolosità del volo della Santa Casa per il Ministero Angelico, come la tradizione che la concerne ha precisato, coinvolge in pieno il Cristianesimo al suo “cuore”, cioè nel luogo dove storicamente, realmente sono avvenuti, con l’Annunciazione e il verginale concepimento di Gesù, i fatti che gli hanno dato vita.

E di più ancora v’è da dire che la Santa Casa a Loreto, costituita com’è da quella che fu la Camera della SS.ma Vergine nella sua abitazione di Nazareth, dove visse infanzia e adolescenza assieme ai genitori Anna e Gioacchino, è parte integrante della dimora dov’essa medesima fu concepita e nacque in quella purezza che, rendendola esente dalla colpa originale, la fece immacolata.

Col che si vede bene, anche, come demolire la tradizione storica e apologetica della miracolosa traslazione della Santa Casa di Nazareth, di fatto non faccia altro che portar acqua al mulino dell’avversione allo spirito e alla sola vera trascendenza, che sono dati, per far luogo a materialismo, scientismo e simili; vale a dire alle ideologie del sapere e della scienza che fanno dell’uomo il solo vero “padrone” del mondo e dell’essere; un’avversione, dunque, anche al vero soprannaturale, in favore di un integrale naturalismo di stampo tutt’al più razionalistico, e così insomma nel segno, in definitiva e comunque, di un’irriducibile avversione alla Chiesa e, con essa, all’intero depositum fidei  di cui essa è custode.

Per tutto questo non sarà di troppo far memoria anche, a conclusione di queste poche, telegrafiche memorie e riflessioni, della inequivoca e recentissima conferma che della verità della Santa Casa di Nazareth a Loreto è stata or data dal Santo Padre in persona, nell’occasione dell’AGORA’ dei giovani tenutasi a Loreto nei giorni di sabato 1° e domenica 2 settembre uu.ss., allorché nell’occasione dell’Angelus della domenica, egli ha parlato di mura, invece che di semplici pietre, contrariamente a come da tempo da quelle parti si va insegnando, e di tradizione, che altra non è e non può essere se non quella  delle traslazioni miracolose “per ministero angelico” come fu solennemente proclamato da tutti i Papi precedenti.

Col che il Santo Padre ha, tacitamente ma come pare inequivocabilmente, rettificato quanto sull’argomento ebbe a dire, ancor da Cardinale, in un’omelia tenuta a Loreto nell’occasione della liturgica celebrazione della natività di Maria, l’8 settembre 1991, quando, evidentemente sulle false informazioni della nuova “vulgata” all’epoca già largamente diffusa e maggioritaria (quella tradizionale da tempo si era cercato di metterla “in soffitta”), aveva parlato di “crociati” e “pietre”, così di fatto avallando, come poi nel seguito quell’involontario “scivolone” sempre fu fatto intendere, le nuove tesi circa un trasporto tutto e soltanto umano.

Prof. Avv. FRANCESCO DAL POZZO

 

Agorà dei Giovani Europei a Loreto

(1-2 settembre 2007)

PREGHIERA DI BENEDETTO XVI

Maria, Madre del , tu hai ascoltato Gesù
e conosci il timbro della sua voce e il battito del suo cuore.
Stella del mattino, parlaci di Lui
e raccontaci il tuo cammino per seguirlo nella via della fede.
Maria, che a Nazareth hai abitato con Gesù,
imprimi nella nostra vita i tuoi sentimenti,
la tua docilità, il tuo silenzio che ascolta
e fa fiorire la Parola in scelte di vera libertà.
Maria, parlaci di Gesù, perchè la freschezza della nostra fede
brilli nei nostri occhi e scaldi il cuore di chi ci incontra,
come Tu hai fatto visitando Elisabetta
che nella sua vecchiaia ha gioito con te per il dono della vita.
Maria, Vergine del Magnificat,
aiutaci a portare la gioia nel mondo e, come a Cana,
spingi ogni giovane, impegnato nel servizio ai fratelli,
a fare solo quello che Gesù dirà.
Maria, poni il tuo sguardo sull’Agorà dei giovani,
perché sia il terreno fecondo della Chiesa italiana.
Prega perchè Gesù, morto e risorto, rinasca in noi
e ci trasformi in una notte piena di luce, piena di Lui.
Maria, Madonna di Loreto, porta del cielo,
aiutaci a levare in alto lo sguardo.
Vogliamo vedere Gesù. Parlare con Lui.
Annunciare a tutti il Suo amore.

Benedetto XVI

 

Cfr. Sito Internet: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

 

Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gen.28,17)

LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA NEL TEMPO DELL’APOSTASIA

HO FISSATO UN LIMITE… FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE (Gb.38,10)

 

TELE MARIA – Emittente Televisiva Cattolica in Internet - www.telemaria.it

TRASMISSIONI INTERNAZIONALI QUOTIDIANE MEDIANTE LA RETE INTERNET www.telemaria.it

TELE MARIA è una nuova Emittente Televisiva Cattolica in Internet nata dall’ispirazione di Maria

Trasmette programmi secondo le indicazioni dell’esortazione di San Paolo apostolo ai cristiani:

"FRATELLI, TUTTO QUELLO CHE E' VERO, NOBILE, GIUSTO, PURO, AMABILE, ONORATO, QUELLO CHE E' VIRTU' E MERITA LODE, TUTTO QUESTO SIA OGGETTO DEI VOSTRI PENSIERI" (cfr. Fil.4,8).

PROGRAMMAZIONE di TELE MARIA

TRASMISSIONI CONTINUATE SULL’INCONTRO DEL PAPA CON I GIOVANI DELL’AGORA’

E SU “LA VERITA’ DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA DI NAZARETH SINO A LORETO”

SPIEGATE DEL PROF. GIORGIO NICOLINI SUI LUOGHI STESSI OVE SONO AVVENUTE

LA SANTA CASA DI GESU’, DI GIUSEPPE E DI MARIA: ARCA DELLA NUOVA ALLEANZA

 

Alla Santissima Vergine Maria, Madre di Dio: alla piena di grazia, alla benedetta fra tutti i figli di Adamo; alla colomba, alla tortorella, alla diletta di Dio; onore del genere umano, delizia della Santissima Trinità; casa d’amore, esempio di umiltà, specchio di tutte le virtù; madre del bell’amore, madre della santa speranza e madre di misericordia; avvocata dei miseri, difesa dei deboli, luce dei ciechi e medicina degli infermi; ancora di confidenza, città di rifugio, porta del Paradiso; arca di vita, iride di pace, porto di salvezza; stella del mare e mare di dolcezza; paciera dei peccatori, speranza dei disperati, aiuto degli abbandonati; consolatrice degli afflitti, conforto dei moribondi ed allegrezza del mondo” (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori)

 

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;

tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

 

UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:

GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-MEDIUGORIE

NELLA PROSPETTIVA DEL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

 

LA SALVEZZA PASSA PER LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

UN ANNO DI GRAZIA LAURETANO

Venerdì, 8 settembre 2006 – Sabato, 8 settembre 2007

Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani…

Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose (LEONE XIII: Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894).

 

IL GRANDE EVENTO DEL PELLEGRINAGGIO-INCONTRO “AGORA’ DEI GIOVANI” A LORETO CON IL PAPA

L’1-2 SETTEMBRE 2007

LETTERA INFORMATIVA n°100

LA VOCE

100° numero de “LA VOCE CATTOLICA”

www.lavocecattolica.it

Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito

(Gv. 3,8)

BENEDETTO XVI

CONFERMA “LA TRADIZIONE” LAURETANA

DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH

 

Siamo uomini e donne di un'epoca straordinaria, tanto esaltante quanto ricca di contraddizioni. L'umanità possiede oggi strumenti di inaudita potenza: può fare di questo mondo un giardino o ridurlo a un ammasso di macerie. Oggi, come mai nel passato, l'umanità è a un "bivio"... (della "vita" e della "morte")... (Giovanni Paolo II, 8 ottobre 2000)  

ANCONA

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

Venerdì, 28 settembre 2007

Domenica, 29 settembre 2013

SANTI ARCANGELI MICHELE, GABRIELE, RAFFAELE

Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

 25 MARZO 2007: 2013° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

VENERDI’, 2 MARZO 2007 = DOMENICA, 1° MARZO 2013

INIZIO ANNO 2013

dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine, Madre di tutti i viventi

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

Carissimo amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata "LA VOCE CATTOLICA”", i cui testi sono pubblicati in modo permanente all’indirizzo Internet diretto www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm  è un umile mezzo di informazione - simile a un Giornale Informatico - pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù infatti disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una società offuscata dalle tenebre del male. Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32). San Giuseppe Moscati scriveva: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”. Poiché sta scritto: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te” (Sir.4,28).

Questa Lettera Informativa ti viene inviata con i testi a colori. Queste pagine a colori si possono trasformare in modo autonomo in una lettura in bianco e nero.

Leggi la semplice procedura da seguire nelle note alla fine della Lettera. Per una migliore lettura si consiglia la stampa dei testi su carta.

QUESTA LETTERA INFORMATIVA E’ POSTA SOTTO LA PROTEZIONE DI SAN GIUSEPPE, PATRONO DELLA CHIESA, di San CIRIACO e del Beato GABRIELE FERRETTI, Patroni di Ancona

e del grande Pontefice il Beato PIO IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti), discendente del Beato Gabriele Ferretti

A cura del Prof. GIORGIO NICOLINI - Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Italia

Telefono 071.83552 – Cellulare 339.6424332 - Facsimile 071.83552 – Conto Corrente Postale 13117056

Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it - Sito Internet: www.lavocecattolica.it

TOTUS TUUS EGO SUM

Vi hanno tempi che più che in altri è opportuno di parlare e francamente, coraggiosamente e con tutta libertà.

E allora bisogna dire la verità, la verità intera, piena, senza tergiversazioni.

Non tolleriamo mai gli smozzicamenti della verità, i mezzi termini, gli accomodamenti.

Verità dolce, ma intatta, inviolata.

(Beato Pio IX)

 

Vi è una lotta perenne tra due città o regni: da un lato la città di Dio e dall’altro lato la città di Satana. Queste due città non sono mai nettamente distinguibili durante la storia umana. Nessun periodo storico né nessuna istituzione sono dominanti esclusivamente dall’una o dall’altra città; esse sono mescolate fino alla fine dei tempi. Alla fine del mondo, con la resurrezione dei morti ed il giudizio finale, sarà chiaro per tutti a quale città abbiamo aderito, se a quella celeste o a quella di Satana. Nel presente l’uomo può cercare di intuirlo solo se interroga se stesso con sincerità ed invoca l’aiuto dello Spirito (Sant’Agostino, La Città di Dio)

 

SALMO 30

In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso; per la tua giustizia salvami. Porgi a me l'orecchio, vieni presto a liberarmi. Sii per me la rupe che mi accoglie, la cinta di riparo che mi salva. Tu sei la mia roccia e il mio baluardo, per il tuo nome dirigi i miei passi. Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, perché sei tu la mia difesa. Mi affido alle tue mani; tu mi riscatti, Signore, Dio fedele. Tu detesti chi serve idoli falsi, ma io ho fede nel Signore. Esulterò di gioia per la tua grazia, perché hai guardato alla mia miseria, hai conosciuto le mie angosce; non mi hai consegnato nelle mani del nemico,
hai guidato al largo i miei passi. Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno; per il pianto si struggono i miei occhi, la mia anima e le mie viscere. Si consuma nel dolore la mia vita, i miei anni passano nel gemito; inaridisce per la pena il mio vigore, si dissolvono tutte le mie ossa. Sono l'obbrobrio dei miei nemici, il disgusto dei miei vicini, l'orrore dei miei conoscenti; chi mi vede per strada mi sfugge. Sono caduto in oblio come un morto, sono divenuto un rifiuto. Se odo la calunnia di molti, il terrore mi circonda; quando insieme contro di me congiurano, tramano di togliermi la vita. Ma io confido in te, Signore; dico: «Tu sei il mio Dio, nelle tue mani sono i miei giorni». Liberami dalla mano dei miei nemici, dalla stretta dei miei persecutori: fa' splendere il tuo volto sul tuo servo, salvami per la tua misericordia. Signore, ch'io non resti confuso, perché ti ho invocato; siano confusi gli empi, tacciano negli inferi. Fa' tacere le labbra di menzogna, che dicono insolenze contro il giusto con orgoglio e disprezzo. Quanto è grande la tua bontà, Signore! La riservi per coloro che ti temono, ne ricolmi chi in te si rifugia davanti agli occhi di tutti. Tu li nascondi al riparo del tuo volto, lontano dagli intrighi degli uomini; li metti al sicuro nella tua tenda, lontano dalla rissa delle lingue. Benedetto il Signore, che ha fatto per me meraviglie di grazia in una fortezza inaccessibile. Io dicevo nel mio sgomento: «Sono escluso dalla tua presenza». Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera quando a te gridavo aiuto. Amate il Signore, voi tutti suoi santi; il Signore protegge i suoi fedeli e ripaga oltre misura l'orgoglioso. Siate forti, riprendete coraggio, o voi tutti che sperate nel Signore.

 

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;

tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

 

“Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano”

(Prov.25,25)

SE SARETE  QUELLO CHE DOVETE ESSERE METTERETE FUOCO IN TUTTO IL MONDO!...

Giovanni Paolo II, Roma: XV Giornata Mondiale dei Giovani (15-20 agosto 2000)

“ECCOMI… avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,26-38)

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv.1,14)

DALLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

E IL VERBO

“il più bello tra i figli dell'uomo” (Sal.44/45,3)

Si fece carne  

NEL GREMBO DI MARIA

NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

TUTTI LA’ SONO NATI

“Il di Maria fu, in qualche modo, anche un detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)(Giovanni Paolo II,  per il VII Centenario della Miracolosa Traslazione).

«Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gen.28,17)

LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA NEL TEMPO DELL’APOSTASIA

HO FISSATO UN LIMITE… FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE (Gb.38,10)

Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani… (Leone XIII)

Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo!".

(Giovanni Paolo II, discorso al Parlamento Italiano, 14 novembre 2002)

La Santa Casa di Loreto è il luogo che accolse la Santa Famiglia di Nazareth

Scrisse Giovanni Paolo II: Il ricordo della vita nascosta di Nazaret evoca questioni quanto mai concrete e vicine all’esperienza di ogni uomo e di ogni donna. Esso ridesta il senso della santità della famiglia, prospettando di colpo tutto un mondo di valori, oggi così minacciati, quali la fedeltà, il rispetto della vita, l’educazione dei figli, la preghiera, che le famiglie cristiane possono riscoprire dentro le pareti della Santa Casa, prima ed esemplare “chiesa domestica” della storia”. Nell’Angelus del 10 dicembre 1995 il Papa disse: Chiedo a Maria Santissima che la Casa di Nazaret diventi per le nostre case modello di fede vissuta e di intrepida speranza. Possano le famiglie cristiane, possano i laici apprendere da Lei l’arte di trasfigurare il mondo con il fenomeno della divina carità, contribuendo così ad edificare la civiltà dell’amore” (cfr. www.operadellavita.it ).

 

LA “VENUTA” “MIRACOLOSA” a Loreto DELLA SANTA CASA DI NAZARETH

ove MARIA fu “concepita” “IMMACOLATA” nel grembo di Sant’Anna

SECONDO L’INSEGNAMENTO DEL GRANDE PONTEFICE BEATO PIO IX

Bolla “Inter omnia” del 26 agosto 1852

LA GRANDEZZA INCOMPARABILE DEL SANTUARIO DI LORETO

 

“Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l’Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto. Consacrata dai divini misteri, illustrata dai miracoli senza numero, onorata dal concorso e dall’affluenza dei popoli, stende ampiamente per la Chiesa Universale la gloria del suo nome, e forma ben giustamente l’oggetto di culto per tutte le nazioni e per tutte le razze umane. (…) A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia. Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio (Beato Pio IX, Bolla “Inter omnia” del 26 agosto 1852).

 

LETTURE BIBLICHE

DAL LIBRO DELLA GENESI

“Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe:

questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”

(Gen.3,15)

DAL LIBRO DELL’APOCALISSE

(Ap.12,1-18)

Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio; poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo». Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente. Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca. Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. E si fermò sulla spiaggia del mare.

 

NON E’ LA LIBERTA’ CHE CI FA VERI, MA E’ LA VERITA’ CHE CI FA LIBERI

Ispirandomi, ma senza potermi paragonare a Giovanni il Battista, dico: “Voce di uno che grida nel deserto”. Io penso ed affermo: non è la libertà che ci fa veri, ma è la verità che ci fa liberi. Siamo letteralmente invasi dai travisamenti e dalle menzogne: i cattolici in larga parte non se ne avvedono, quando addirittura non rifiutano di avvedersene. Se io vengo percosso sulla guancia destra, la perfezione evangelica mi propone di offrire la sinistra. Ma se si attenta alla verità, la stessa perfezione evangelica mi fa obbligo di adoperarmi a ristabilirla: perché, dove si estingue il rispetto della verità, comincia a precludersi per l'uomo ogni via di salvezza (Card. G. Biffi).

 

BENEDETTO XVI

AI GIOVANI DELL’AGORA’ DI LORETO

(1-2 settembre 2007)

Cari giovani, che costituite la speranza della Chiesa in Italia! Sono felice di incontrarvi in questo luogo così singolare, in questa serata speciale, ricca di preghiere, di canti, di silenzi, colma di speranze e di profonde emozioni. Questa valle, dove in passato anche il mio amato predecessore Giovanni Paolo II ha incontrato forse molti di voi, è diventata ormai la vostra “agorà”, la vostra piazza senza mura e barriere, dove mille strade convergono e si dipartono. Ho ascoltato con attenzione chi ha parlato a nome di tutti voi. In questo luogo dell’incontro pacifico, autentico e gioioso, siete arrivati per mille motivi diversi: chi perché appartenente a un gruppo, chi invitato da qualche amico, chi per intima convinzione, chi con qualche dubbio nel cuore, chi per semplice curiosità… Qualunque sia il motivo che vi ha condotto qui, posso dirvi che a riunirci in fondo è stato lo Spirito Santo. Sì, è proprio così: qui vi ha guidati lo Spirito; qui siete venuti con i vostri dubbi e le vostre certezze, con le vostre gioie e le vostre preoccupazioni. Ora tocca a voi aprire il cuore ed offrire tutto a Gesù.

Ditegli: ecco, sono qui, certamente non sono ancora come tu mi vorresti, non riesco nemmeno a capire fino in fondo me stesso, ma con il tuo aiuto sono pronto a seguirti. Signore Gesù, questa sera vorrei parlarti, facendo mio l’atteggiamento interiore e l’abbandono fiducioso di quella giovane donna, che oltre duemila anni fa disse il suo “sì” al Padre che la sceglieva per essere la tua Madre. Il Padre la scelse perché docile e obbediente alla sua volontà. Come lei, come la piccola Maria, ognuno di voi, cari giovani amici, dica con fede a Dio: Eccomi, «avvenga di me quello che hai detto»!

Quale stupendo spettacolo di fede giovane e coinvolgente stiamo vivendo questa sera! Questa sera Loreto è diventata, grazie a voi, la capitale spirituale dei giovani; il centro verso cui convergono idealmente le moltitudini di giovani che popolano i cinque Continenti. In questo momento ci sentiamo come attorniati dalle attese e dalle speranze di milioni di giovani del mondo intero: in questa stessa ora alcuni stanno vegliando, altri dormono, altri ancora studiano o lavorano; c’è chi spera e chi dispera, chi crede e chi non riesce a credere, chi ama la vita e chi invece la sta gettando via. A tutti vorrei giungesse questa mia parola: il Papa vi é vicino, condivide le vostre gioie e le vostre pene, soprattutto condivide le speranze più intime che sono nel vostro animo e per ciascuno chiede al Signore il dono di una vita piena e felice, una vita ricca di senso, una vita vera.

Purtroppo oggi, non di rado, un’esistenza piena e felice viene vista da molti giovani come un sogno difficile, e qualche volta quasi irrealizzabile. Tanti vostri coetanei guardano al futuro con apprensione e si pongono non pochi interrogativi. Si chiedono preoccupati: come inserirsi in una società segnata da numerose e gravi ingiustizie e sofferenze? Come reagire all’egoismo e alla violenza che talora sembrano prevalere? Come dare un senso pieno alla vita? Con amore e convinzione ripeto a voi, giovani qui presenti, e attraverso di voi, ai vostri coetanei del mondo intero: Non abbiate timore, Cristo può colmare le aspirazioni più intime del vostro cuore! Ci sono forse sogni irrealizzabili quando a suscitarli e a coltivarli nel cuore è lo Spirito di Dio? C’è qualcosa che può bloccare il nostro entusiasmo quando siamo uniti a Cristo? Nulla e nessuno, direbbe l’apostolo Paolo, potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore (Cf Rm 8, 35-39).

Lasciate che questa sera io vi ripeta: ciascuno di voi se resta unito a Cristo, può compiere grandi cose. Ecco perché, cari amici, non dovete aver paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà. Cristo ha fiducia in voi e desidera che possiate realizzare ogni vostro più nobile ed alto sogno di autentica felicità. Niente è impossibile per chi si fida di Dio e si affida a Lui. Guardate alla giovane Maria! L’Angelo le prospettò qualcosa di veramente inconcepibile: partecipare nel modo più coinvolgente possibile al più grandioso dei piani di Dio, la salvezza dell’umanità. Dinanzi a tale proposta Maria rimase turbata, avvertendo tutta la piccolezza del suo essere di fronte all’onnipotenza di Dio; e si domandò: com’è possibile, perché proprio io? Disposta però a compiere la volontà divina, pronunciò prontamente il suo “sì”, che cambiò la sua vita e la storia dell’umanità intera. E’ grazie al suo “sì” che anche noi ci ritroviamo qui stasera.

Mi chiedo e vi domando: le richieste che Dio ci rivolge, per quanto impegnative possano sembrarci, potranno mai uguagliare ciò che fu domandato da Dio alla giovane Maria? Cari ragazzi e ragazze, impariamo da Maria a dire il nostro “sì”, perché lei sa veramente che cosa significhi rispondere generosamente alle richieste del Signore. Maria, cari giovani, conosce le vostre aspirazioni più nobili e profonde. Conosce bene, soprattutto, il vostro grande desiderio di amore, il vostro bisogno di amare e di essere amati. Guardando a lei, seguendola docilmente scoprirete la bellezza dell’amore, non però di un amore “usa-e-getta”, passeggero e ingannevole, prigioniero di una mentalità egoista e materialista, ma dell’amore vero e profondo. Nel più intimo del cuore ogni ragazzo e ogni ragazza, che si affaccia alla vita, coltiva il sogno di un amore che dia senso pieno al proprio avvenire. Per molti questo trova compimento nella scelta del matrimonio e nella formazione di una famiglia dove l’amore tra un uomo e una donna sia vissuto come dono reciproco e fedele, come dono definitivo, suggellato dal “sì” pronunciato davanti a Dio nel giorno del matrimonio, un “sì” per tutta l’esistenza. So bene che questo sogno è oggi sempre meno facile da realizzare. Attorno a noi quanti fallimenti dell’amore! Quante coppie chinano la testa, si arrendono e si separano! Quante famiglie vanno in frantumi! Quanti ragazzi, anche tra voi, hanno visto la separazione e il divorzio dei loro genitori! A chi si trova in così delicate e complesse situazioni vorrei dire questa sera: la Madre di Dio, la Comunità dei credenti, il Papa vi sono accanto e pregano perché la crisi che segna le famiglie del nostro tempo non diventi un fallimento irreversibile. Possano le famiglie cristiane, con il sostegno della Grazia divina, mantenersi fedeli a quel solenne impegno d’amore assunto con gioia dinanzi al sacerdote e alla comunità cristiana, il giorno solenne del matrimonio.

Di fronte a tanti fallimenti non è infrequente questa domanda: sono io migliore dei miei amici e dei miei parenti che hanno tentato e hanno fallito? Perché io, proprio io, dovrei riuscire là dove tanti si arrendono? Quest’umano timore può bloccare anche gli spiriti più coraggiosi; ma in questa notte che ci attende, ai piedi della sua Santa Casa, Maria ripeterà a ciascuno di voi, cari giovani amici, le parole che lei stessa si sentì rivolgere dall’Angelo: Non temete! Non abbiate paura! Lo Spirito Santo è con voi e non vi abbandona mai. A chi confida in Dio nulla è impossibile. Ciò vale per chi è destinato alla vita matrimoniale, ed ancor più per coloro ai quali Iddio propone una vita di totale distacco dai beni della terra per essere a tempo pieno dediti al suo Regno. Tra voi ci sono alcuni che sono incamminati verso il sacerdozio, verso la vita consacrata; taluni che aspirano ad essere missionari, sapendo quanti e quali rischi ciò comporti. Penso ai sacerdoti, alle religiose e ai laici missionari caduti sulla trincea dell’amore al servizio del Vangelo. … Cari giovani, se il Signore vi chiama a vivere più intimamente al suo servizio, rispondete generosamente. Siatene certi: la vita dedicata a Dio non è mai spesa invano.

Cari giovani, termino qui queste mie parole, non senza prima avervi abbracciato con cuore di padre; vi abbraccio ad uno ad uno e cordialmente vi saluto.

 

 

LA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI

CONFERMANTE L’AUTENTICITA’ DELLA SANTA CASA NAZARETANA

inviata nel dicembre 2005 al Vescovo di Loreto

dopo un appello al santo padre del Prof. GIORGIO Nicolini

 

         Santa Maria, Madre di Dio,

                     ti salutiamo nella tua casa.

         Qui l’arcangelo Gabriele ti ha annunciato che dovevi diventare la Madre del Redentore; che in te il Figlio eterno del Padre, per la potenza dello Spirito Santo, voleva farsi uomo.

         Qui dal profondo del tuo cuore hai detto: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,38). Così in te il Verbo si è fatto carne (Gv.1,14).

         Così tu sei diventata tempio vivente, in cui l’Altissimo ha preso dimora corporalmente; sei diventata porta per la quale Egli è entrato nel mondo.

         Dopo il ritorno dall’Egitto qui, sotto la fedele protezione di san Giuseppe, hai vissuto insieme con Gesù fino all’ora del suo Battesimo nel Giordano.          

         Qui hai pregato con Lui, con le antichissime preghiere d’Israele, che allora diventavano parole del Figlio rivolte al Padre, cosicché ora noi, in queste preghiere, possiamo pregare insieme col Figlio e siamo uniti al tuo pregare, santa Vergine Madre.

          Qui avete letto insieme le Sacre Scritture e certamente avete anche riflettuto sulle parole misteriose del libro del profeta Isaia:  “Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità... Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo...   Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità” (Is.53,5.8.11). Già poco dopo la nascita di Gesù, il vecchio Simeone nel tempio di Gerusalemme ti aveva detto che una spada avrebbe trafitto la tua anima (Lc.2,35).

          Dopo la prima visita al tempio con il Dodicenne siete tornati in questa casa a Nazaret, e qui per molti anni hai sperimentato quello che Luca riassume nelle parole: “... e stava loro sottomesso” (Lc.2,51). Tu hai visto l’obbedienza del Figlio di Dio, l’umiltà di Colui che è il Creatore dell’universo e dai Suoi connazionali veniva chiamato ed era “il carpentiere” (Mc.6,3).

         Santa Madre del Signore, aiutaci a dire “sì” alla volontà di Dio anche quando non la comprendiamo. Aiutaci a fidarci della Sua bontà anche nell’ora del buio. Aiutaci a diventare umili come lo era il tuo Figlio e come lo eri tu.

         Proteggi le nostre famiglie, perché siano luoghi della fede e dell’amore; perché cresca in esse quella potenza del bene di cui il mondo ha tanto bisogno. Proteggi il nostro Paese, perché rimanga un Paese credente; perché la fede ci doni l’amore e la speranza che ci indica la strada dall’oggi verso il domani.

         Tu, Madre buona, soccorrici nella vita e nell’ora della morte. Amen.

 Benedictus PP. XVI

 

A LORETO

LA VERA SANTA CASA CHE ERA A NAZARETH

(NOTA DEL PROF. NICOLINI ALLA PREGHIERA DEL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XVI)

In questa preghiera di Benedetto XVI il nuovo Sommo Pontefice – così come tutti i suoi Predecessori - “riconosce” “espressamente”, “ripetutamente” e “inequivocabilmente” che le Sante Pareti, venerate nel Santuario di Loreto, sono proprio la “Santa Casa” di Nazareth, di Maria, di Giuseppe e di Gesù:

·        ti salutiamo nella tua casa

·        qui hai vissuto

·        qui hai pregato con Lui

·        qui avete letto insieme le Sacre Scritture… 

·        siete tornati in questa casa a Nazareth

·         qui per molti anni hai sperimentato  

La Santa Casa di Loreto, quindi, viene ancora “confermato” – dal nuovo Pontefice - che è proprio “la Casa di Maria”, quella che “proprio” “era” a Nazareth. Perciò, anche nel “pronunciamento” di Benedetto XVI, a Loreto non ci sono delle semplici “sante pietre” portate dagli uomini e “riassemblate” e “ricostruite” a Loreto dagli uomini (come sostengono falsamente certi “studiosi” della Basilica Lauretana): perché, altrimenti, il Santo Padre non identificherebbe la Santa Casa di Loreto con quella che era “proprio” e “realmente” a Nazareth, ove avvenne l’annuncio dell’angelo a Maria e l’Incarnazione in lei del Figlio di Dio, e ove Maria, Giuseppe e Gesù hanno vissuto “per molti anni”

 

LE PAROLE “CONFERMATRICI” DEL SANTO PADRE

Angelus del Papa sulla spianata di Montorso (Loreto)

Per l’Agorà dei giovani italiani

 

Al termine di questa solenne Celebrazione eucaristica, recitiamo cari giovani, la preghiera dell’Angelus, in spirituale comunione con tutti coloro che sono collegati con noi mediante la radio e la televisione. Loreto, dopo Nazaret, è il luogo ideale per pregare meditando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Perciò, in questo momento, il mio invito è a recarci tutti insieme, con la mente e con il cuore, nel Santuario della Santa Casa, tra quei muri che secondo la tradizione vengono da Nazaret, il luogo dove la Vergine disse "sì" a Dio e concepì nel proprio grembo il Verbo eterno incarnato.

Prima di sciogliere questa nostra assemblea, lasciamo pertanto per un momento l’"agorà", la piazza, ed entriamo idealmente nella Santa Casa. C’è un legame reciproco tra la piazza e la casa. La piazza è grande, è aperta, è il luogo dell’incontro con gli altri, del dialogo, del confronto; la casa invece è il luogo del raccoglimento e del silenzio interiore, dove la Parola può essere accolta in profondità. Per portare Dio nella piazza, bisogna averlo prima interiorizzato nella casa, come Maria nell’Annunciazione. E viceversa, la casa è aperta sulla piazza: lo suggerisce anche il fatto che la Santa Casa di Loreto ha tre pareti, non quattro: è una Casa aperta, aperta sul mondo, sulla vita, anche su questa Agorà dei giovani italiani.

Cari amici, è un grande privilegio per l’Italia ospitare, in questo dolcissimo angolo delle Marche, il Santuario della Santa Casa. Siatene giustamente fieri, e approfittatene! Nei momenti più importanti della vostra vita venite qui, almeno con il cuore, per raccogliervi spiritualmente tra le mura della Santa Casa. Pregate la Vergine Maria, perché vi ottenga la luce e la forza dello Spirito Santo, per rispondere pienamente e generosamente alla voce di Dio. Allora diventerete suoi veri testimoni nella "piazza", nella società, portatori di un Vangelo non astratto, ma incarnato nella vostra vita

 

LA PRECEDENTE ERRONEA OMELIA DELL’EX-CARD. RATZINGER

E “CORRETTA” IL 2 SETTEMBRE A LORETO DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

(dalla Lettera del Prof. Giorgio Nicolini scritta a Benedetto XVI il 19 giugno 2005)

Cfr. www.lavocecattolica.it/lettera.correttiva.benedetto.XVI.htm

Santità amatissima, (… omissis…)

            Volevo informarLa, in proposito, che proprio in questi giorni è uscito il nuovo numero de “Il Messaggio della Santa Casa” (l’organo ufficiale della “Congregazione Universale della Santa Casa”), che Le invio in allegato con la presente lettera, ove viene pubblicata l’Omelia che Lei tenne nella Basilica Lauretana l’8 settembre 1991, in occasione del gemellaggio della città bavarese di Altotting con Loreto.

            Tale Omelia, ora che Lei è il “Sommo Pontefice”, può avere - come è facilmente intuibile - una risonanza ingannevole e non corrispondente al Suo pensiero attuale, e può costituire “una pretestuosa conferma” riguardo alla “falsificazione storica” operata, di cui all’epoca Lei non era ancora a conoscenza, e che ora può indurre molti in errore riguardo al Suo reale attuale pensiero al riguardo. 

            Lei, Santità, riprendendo quella “ipotesi” diffusa circa un ventennio fa proprio dalla Basilica Lauretana, a riguardo di un trasporto della Santa Casa di Nazareth a Loreto ad opera dei Crociati, così disse: “Quando i Crociati hanno trasferito le pietre della Casa nazaretana dalla Terra Santa qui sulla terra italiana, hanno fissato il nuovo posto della Casa sacra su una strada. E’ una casa – mi sembra – molto strana, perché casa e strada sembrano escludersi: o casa o strada, vogliamo dire…” (cfr. “Il Messaggio della Santa Casa”, n.6, giugno 2005, pag.168).

            Ecco, Santità amatissima, “appunto”, è proprio “così”…:casa” e “strada” si escludono a vicenda, proprio perché non furono i Crociati a mettere l’intera Santa Casa (e non le semplici “sante pietre”) sulla “strada”, ma fu proprio per un’opera miracolosa di Dio, attraverso il ministero degli Angeli del Cielo, che proprio con tale “collocazione” molto strana - ma proprio per tale motivo divinamente “sapiente - ha voluto “confermare” nei secoli tutto quanto era già stato testimoniato dalle genti dell’epoca, “testimoni oculari” degli eventi miracolosi e approvati come “autentici” dai Vescovi contemporanei ai fatti accaduti e sempre insegnato - sin dalle origini - dalla Santa Chiesa Cattolica, attraverso i secolari, innumerevoli e ininterrotti pronunciamenti solenni dei Papi.

(… omissis… )

Prof. GIORGIO NICOLINI

“LA CONFERMA” CORRETTIVA NEL “RICHIAMO ALLA TRADIZIONE”

L’UMILTA’ DEL SANTO PADRE

nel correggere in modo discreto una sua precedente omelia da Cardinale

quando non era ancora sufficientemente edotto sulla “questione lauretana”

 

Nell’Angelus del 2 settembre 2007

IL PAPA “CONFERMA” LA TRADIZIONE

RIGUARDANTE L’AUTENTICITA’ DELLA SANTA CASA E LA CONNESSA MIRACOLOSA TRASLAZIONE

 

Le parole, semplici ed essenziali, pronunciate dal Papa sono inequivocabili:

·        “Loreto, dopo Nazaret, è il luogo ideale per pregare meditando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio”,

·         Il Papa riconosce che i muri custoditi nella Santa Casa sono proprio quelli che si trovavano a Nazareth e ove avvenne l’Annunciazione e l’Incarnazione  del Figlio di Dio”

·        “Perciò, in questo momento, il mio invito è a recarci tutti insieme, con la mente e con il cuore, nel Santuario della Santa Casa, tra quei muri…”

·         Il Papa non parla  più di “sante pietre”, come scrisse nell’omelia da Cardinale del 1991,  ma ora – da Sommo Pontefice - identifica le mura della Santa Casa di Loreto con le mura che si trovavano a Nazareth quando avvenne  l’Annunciazione.

·         Poi precisa il modo della venuta di quelle mura:

·        “Tra quei muri che secondo la tradizione vengono da Nazaret…”

·         Il Papa non dice che i muri “furono portati”, ma che “vennero” da Nazareth, secondo l’insegnamento della “TRADIZIONE”; e “la tradizione lauretana” è solo e soltanto quella della “venuta miracolosa” delle mura della Santa Casa di Nazareth: “venuta miracolosa” compiuta per “il ministero angelico”, come confermato – oltre che dai “testimoni” dell’epoca - anche da “rivelazioni di Santi” e soprattutto da innumerevoli pronunciamenti pontifici fatti per sette secoli.

·         “La Santa Casa di Loreto ha tre pareti, non quattro…”

·         Il Papa riconosce ancora “la tradizione”, suffragata dallo studio archeologico e architettonico, che a Loreto vi sono solo le tre pareti che a Nazareth erano addossate davanti ad una grotta, e tra le quali avvenne l’Annunciazione e l’Incarnazione del Figlio di Dio. Inoltre il Papa in queste frasi “ripete” un’espressione dell’omelia del 1991, ma non affermando più che “delle pietre” vennero portate da dei Crociati. In tal modo – in modo discreto – “corregge” le affermazioni involontariamente erronee di quell’omelia del 1991, non approvandone più – con il metodo dell’omissione - quelle parti che, da Sommo Pontefice, ora non riconosce più come veritiere, perché non conformi alla “tradizione” e agli studi storici, archeologici e scientifici e alle approvazioni dei Papi precedenti, che nel frattempo sono stati da lui approfonditi.

·         Cari amici, è un grande privilegio per l’Italia ospitare, in questo dolcissimo angolo delle Marche, il Santuario della Santa Casa. Siatene giustamente fieri, e approfittatene!

·         In queste parole dell’Angelus Benedetto XVI riecheggia, e fa proprie, le parole di Leone XIII, scritte nella Lettera Enc. “Felix Lauretana Cives”, che così insegnavano: Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essiQuesta Casa, come narrano i fasti della Chiesa, non appena fu prodigiosamente trasportata in Italia, nel Piceno, per un atto di suprema benevolenza divina, e fu aperta al culto sui colli di Loreto, attirò immediatamente su di sé le pie aspirazioni e la fervida devozione di tutti…

 

Ogni altra interpretazione delle chiarissime parole del Papa, pronunciate a Loreto il 2 settembre,  è perciò fuorviante e falsificante. E’ sperabile che anche nella Basilica Pontificia Lauretana si prenda atto e si obbedisca, almeno ora, all’insegnamento del Sommo Pontefice Benedetto XVI, che si è anch’egli collocato nella “conferma” che tutti i suoi predecessori per secoli hanno dato riguardo all’autenticità della Santa Casa e alle  sue “miracolose” traslazioni.

        Tale “verità” è stata per sette secoli sempre tramandata dalla “tradizione” e “approvata” ed “insegnata” dalla Chiesa Cattolica come “una verità indiscussa”. A tali “approvazioni ecclesiastiche”, fatte con dichiarazioni solenni di innumerevoli Papi, si pervenne dopo regolari processi canonici. Per una maggiore conferma autoritativa i Sommi Pontefici hanno anche voluto inserire nel Calendario la celebrazione Liturgica di tale evento miracoloso, fissandola al 10 dicembre di ogni anno, come anche proclamando la Vergine Lauretana “Patrona dell’Aviazione”, riconoscendo “la verità” dei “voli miracolosi” della Santa Casa ad opera del ministero degli Angeli.

            Purtroppo, nell’ultimo trentennio, questi “miracoli” delle “traslazioni della Santa Casa di Nazareth” (e che sono stati tra i più grandi che hanno interessato la Storia della Chiesa), sono stati offuscati, ed infine ormai quasi abbandonati, a causa di “ipotesi”, create e diffuse “ad arte”, che negano sia “le traslazioni miracolose” che l’autenticità stessa della “reliquia della Santa Casa”. Si vorrebbe, infatti, che “la reliquia” venerata a Loreto non sia la Santa Casa, ma solo delle “semplici pietre” portate via dalla Casa di Nazareth, per opera degli uomini, mediante un trasporto con la nave. Come dimostro nel mio libro – “LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO” - tali “ipotesi” non hanno alcun fondamento documentale, perché vengono proposte in base a documenti inesistenti, o inventati, o manipolando e “falsificando” quelli veri. Tuttavia nell’ultimo trentennio questa “dissacrazione” della storia e della devozione della Santa Casa di Nazareth a Loreto si è insinuata nella Chiesa a tal punto da aver scardinato ormai “la verità” delle “miracolose traslazioni”, abbandonate al rango di “leggende”.

            Tutto ciò ha arrecato un gravissimo danno spirituale ai fedeli e all’intera Storia della Chiesa. Infatti dal Medio Evo, sino ad oggi, la devozione alla Vergine Lauretana e alla Santa Casa di Nazareth – trasportata da Dio “miracolosamente” presso Ancona - costituirono un faro di riferimento e di salvezza per la stessa civiltà europea e per la difesa dei suoi valori cristiani, specialmente contro le invasioni musulmane: come, ad esempio, nella circostanza della decisiva vittoria di Lepanto, che fu ottenuta per l’intercessione della Vergine Lauretana, implorata da tutta la cristianità dell’epoca, come voluto, richiesto e riconosciuto dal Papa San Pio V ed anche nella decisiva liberazione dall’assedio di Vienna, del 12 settembre del 1683, che pure fu ottenuta per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, impetrata nella battaglia di Vienna con la guida del Beato Marco d’Aviano.

            Di entrambe queste vittorie “cristiane”, che hanno salvato l’Europa dall’islamizzazione, la Chiesa ne ha voluto conservare il ricordo liturgico istituendo la Festa della Madonna del Rosario (di Loreto), il 7 ottobre, nel giorno commemorativo della vittoria di Lepanto ed anche la celebrazione liturgica del SS.mo Nome di Maria (di Loreto) del 12 settembre, nel giorno commemorativo della vittoria di Vienna.

            Dimenticare questi eventi storici, “decisivi” per l’Europa e per l’intera cristianità, significa dimenticare la proprie “radici” e privarsi di possibilità di salvezza che Dio, attraverso la presenza “miracolosa” della Santa Casa, ha predisposto anche per il futuro della cristianità e dell’intera umanità.

            Il Santo Padre Benedetto XVI ha dimostrato una grande umiltà nel “correggere” – con discrezione - la sua precedente omelia del 1991. Avranno ora questo “coraggio dell’umiltà” anche tutte le altre Autorità Ecclesiastiche interpellate e “responsabili”, nel “correggersi”?... Impariamo dall’esempio datoci e dalle parole del Papa, pronunciate nell’Omelia del 2 settembre: “Quella dell’umiltà, cari amici, non è dunque la via della rinuncia ma del coraggio. Non è l’esito di una sconfitta ma il risultato di una vittoria dell’amore sull’egoismo e della grazia sul peccato. Seguendo Cristo e imitando Maria, dobbiamo avere il coraggio dell’umiltà; dobbiamo affidarci umilmente al Signore perché solo così potremo diventare strumenti docili nelle sue mani, e gli permetteremo di fare in noi grandi cose”.

Prof. GIORGIO NICOLINI

 

LA DECISIVA VITTORIA DI VIENNA, DOPO QUELLA DI LEPANTO,

AVVENNE PER L’INTERVENTO DELLA VERGINE IMMACOLATA LAURETANA.

CHI LO RICORDA PIU’?...

Il Beato Marco d’Aviano ha legato il suo nome al Santuario di Loreto, perché dopo la vittoriosa battaglia di Vienna, mentre il re polacco Giovanni Sobieski entrava trionfante a Vienna, lui lo accompagnava mostrando un'immagine della Madonna di Loreto, alla cui intercessione fu attribuita quella memorabile vittoria.

Riproduciamo qui di seguito uno scritto di P. Arsenio d'Ascoli, già Direttore della Congregazione Universale della Santa Casa, apparso nel suo volume "I papi e la Santa Casa" (Loreto, 1969, pp. 54ss), nel quale sono descritti gli aspetti "lauretani" della battaglia di Vienna e il ruolo del Beato Marco d'Aviano.
            "Dopo un secolo dalla disfatta di Lepanto (1571) i turchi tentavano per terra di sommergere l'Europa e la cristianità. Maometto IV al principio del 1683 consegna a Kara Mustafà lo Stendardo di Maometto facendogli giurare di difenderlo fino alla morte. Il Gran Visir, orgoglioso della sua armata di 300 mila soldati, promette di abbattere Belgrado, Buda, Vienna, straripare in Italia, giungere fino a Roma e collocare sull'altare di San Pietro il trogolo del suo cavallo.

Nell'agosto del 1683 il Cappuccino P. Marco d'Aviano è nominato Cappellano Capo di tutte le armate cristiane. Egli rianima il popolo atterrito, convince Giovanni Sobieski ad accorrere con la sua armata di 40 mila uomini.

L'immagine della Madonna è su ogni bandiera: Vienna aveva fiducia solo nel soccorso della Madonna. La città era assediata dal 14 luglio e la sua resa era questione di ore.

Sul Kahlemberg, montagna che protegge la città dalla parte del nord, in una cappella, il P. Marco celebrò la Messa servita dal Sobieski dinanzi a tutta l'armata cristiana disposta a semicerchio. P. Marco promise la più strepitosa vittoria. Alla fine della Messa, come estatico, invece di dire: "Ite Missa est", gridò: "Joannes vinces", cioè: "Giovanni vincerai".

La battaglia iniziò all'alba dell'11 settembre. Un sole splendido illuminava le due armate che stavano per decidere le sorti d'Europa. Le campane della città fin dal mattino suonavano a stormo, le donne e i bambini erano in chiesa a implorare aiuto da Maria. Prima di sera l'armata turca era in rotta, lo stendardo di Maometto nelle mani di Sobieski, la tenda del Gran Visir occupata.

Il popolo era impaziente di contemplare il volto dell'eroe. Sobieski, preceduto dal grande Stendardo di Maometto, vestito di azzurro e di oro, montato sul cavallo del Gran Visir, il giorno seguente fece il suo ingresso solenne in città fra un delirio di popolo. Per ordine di Sobieski il corteo si diresse verso la chiesa della Madonna di Loreto in cui si venerava una celebre immagine della SS. Vergine. A Lei era dovuta la vittoria e ai suoi piedi tutto il popolo si prostrò riconoscente.
Fu celebrata una S. Messa e Sobieski rimase sempre in ginocchio come assorto. Il predicatore salì il pulpito e fece un grande discorso di circostanza, applicando a Giovanni Sobieski il testo evangelico: "Fuit homo missus a Deo cui nomen erat Joannes" ("Ci fu un uomo inviato da Dio, il cui nome era Giovanni").

La cerimonia proseguì grandiosa e solenne nella sua semplicità con particolari gustosi che mettono in rilievo la fede e la bonomia di Sobieski. L'assedio aveva disorganizzato molte cose e la Chiesa di Loreto non aveva più cantori. "Non importa" disse Sobieski, e con la sua voce potente intonò ai piedi dell'altare il "Te Deum", che il popolo proseguì ad una sola voce.

L'organo e la musica non erano necessari: il coro della folla vi supplì con pietà, commozione, entusiasmo. Il clero sconcertato non sapeva come concludere, e sfogliava messali e rituali per cercare un versetto. Sobieski lo trasse d'imbarazzo: senza troppo badare alle rubriche, ne improvvisò uno e la sua voce sonora si innalzò ancora potente su la folla: "Non nobis, Domine, non nobis!" ("Non a noi, Signore, non a noi!"). I sacerdoti risposero piangendo: "Sed nomini tuo da gloriam" ("Ma al tuo nome dà gloria").

Sobieski inviò subito un messaggio al Papa, il Beato Innocenzo XI per annunziargli la vittoria. I termini della missiva mostrano l'umiltà e la fede dell'eroe: "Venimus, vidimus, et Deus vicit" ("Siamo venuti, abbiamo veduto, e Dio ha vinto").

Una solenne ambasciata portava al Papa il grande stendardo di Maometto IV, la tenda del Gran Visir e una bandiera cristiana riconquistata ai Turchi.

Il B. Innocenzo XI, riconoscente alla Madonna di Loreto per la grande vittoria, inviò al Santuario la bandiera ritolta ai Turchi e la tenda. La bandiera si conserva ancora nella Sala del Tesoro. La tenda fu portata personalmente da Clementina, figlia di Sobieski, sposa a Giacomo II Re d'Inghilterra. Con la tenda fu confezionato un prezioso baldacchino che si usa solo nelle grandi solennità; una parte servì per un "apparato in quarto per pontificali".

Anche il Papa, come Sobieski, attribuiva la vittoria alla Vergine. Il suo ex voto fu l'istituzione di una festa in onore del S. Nome di Maria. Il 25 novembre 1683 un atto della Congregazione dei Riti la estendeva a tutta la Chiesa e la fissava nella domenica fra l'ottava della Natività di Maria e S. Pio X l'ha fissata per il 12 settembre, giorno anniversario della vittoria.

Dopo la grande battaglia di Vienna, sotto le macerie fu trovata una bella immagine della Madonna di Loreto, nei cui lati era scritto: "In hac imagine Mariae victor eris Joannes; In hac imagine Mariae vinces Joannes" ("In questa immagine di Maria sarai vincitore, o Giovanni; in questa immagine di Maria vincerai, o Giovanni"). Era certo un'immagine portata lì da S. Giovanni da Capistrano, più di 2 secoli prima, nelle lotte contro i Turchi in Ungheria e a Belgrado.

Sobieski volle che P. Marco la portasse nell'ingresso trionfale a Vienna il giorno dopo la vittoria. La portò con sé inseguendo il nemico e con essa riportò splendide vittorie contro i Turchi. La fece poi collocare nella sua Cappella e ogni giorno faceva celebrare dinanzi a Lei la S. Messa e cantare le Litanie Lauretane.

Nella Cappella Polacca a Loreto il Prof. Gatti ha voluto ricordare questo episodio collocando nel quadro della parete di destra il P. Marco d'Aviano con il quadro della Madonna di Loreto in mano.

Il B. Innocenzo XI mise l'impronta della S. Casa con l'iscrizione: "Santa Maria di Loreto, pregate per noi", negli "Agnus Dei" del primo e settimo anno del suo Pontificato.

 

LA DECISIVA VITTORIA DI VIENNA, DOPO QUELLA DI LEPANTO, AVVENNE PER L’INTERVENTO DELLA VERGINE IMMACOLATA LAURETANA. CHI LO RICORDA PIU’?... SOLO IL PAPA BENEDETTO XVI HA CONGIUNTO - PER UNA PROVVIDENZIALE COINCIDENZA - IL PELLEGRINAGGIO A LORETO PER L’AGORA’ DEI GIOVANI DELL’1-2 SETTEMBRE CON QUELLO SUCCESSIVO AL SANTUARIO DI MARIAZELL IN AUSTRIA, OVE L’8 SETTEMBRE HA VENERATO LA STATUA DELL’IMMACOLATA, ERETTA IN RICORDO DELLA VITTORIA DI VIENNA OTTENUTA PROPRIO PER L’INVOCAZIONE DEL SANTISSIMO NOME DI MARIA, VENERATA NELLA SANTA CASA DI LORETO.

 

PREGHIERA ALLA MARIENSÄULE NELLA PIAZZA "AM HOF" A WIEN

 

Venerato Signor Cardinale, onorevole Signor Sindaco, cari fratelli e sorelle!

Come prima tappa del mio pellegrinaggio verso Mariazell ho scelto la Mariensäule, per riflettere un momento con voi sul significato della Madre di Dio per l’Austria del passato e del presente, come anche sul suo significato per ciascuno di noi. Saluto di cuore tutti voi convenuti qui per la preghiera ai piedi della Mariensäule. Ringrazio Lei, caro Signor Cardinale, per le calorose parole di benvenuto all’inizio di questa nostra celebrazione. Saluto il Signor Sindaco e tutte le Autorità presenti. Un particolare saluto rivolgo ai giovani e ai rappresentanti delle comunità di lingue straniere nell’Arcidiocesi di Vienna, che dopo questa liturgia della Parola si raccoglieranno nella chiesa, dove fino a domani rimarranno in adorazione davanti al Santissimo. Così essi realizzeranno in modo molto concreto ciò che in questi giorni vogliamo fare tutti noi: con Maria guardare a Cristo.

Con la fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, si collega sin dai primi tempi una venerazione particolare per sua Madre, per quella Donna, nel cui grembo Egli assunse la natura umana partecipando perfino al battito del suo cuore, la Donna che accompagnò con delicatezza e rispetto la sua vita fino alla sua morte in croce, e al cui amore materno Egli alla fine affidò il discepolo prediletto e con lui tutta l’umanità. Nel suo sentimento materno Maria accoglie anche oggi sotto la sua protezione persone di tutte le lingue e culture, per condurle insieme, in una multiforme unità, verso Cristo. A Lei possiamo rivolgerci nelle nostre preoccupazioni e necessità. Da Lei, però, dobbiamo anche imparare ad accoglierci a vicenda con lo stesso amore con cui Ella accoglie tutti noi: ciascuno nella sua singolarità, voluto come tale e amato da Dio. Nella famiglia universale di Dio, nella quale per ogni persona è previsto un posto, ciascuno deve sviluppare i propri doni per il bene di tutti.

La Mariensäule, eretta dall’imperatore Ferdinando III come ringraziamento per la liberazione di Vienna da un grande pericolo e da lui inaugurata proprio 360 anni fa, deve essere anche per noi oggi un segno di speranza. Quante persone, da allora, si sono fermate presso questa colonna e, pregando, hanno levato gli occhi verso Maria! Quanti hanno sperimentato nelle difficoltà personali la forza della sua intercessione! Ma la nostra speranza cristiana si estende ben oltre la realizzazione dei nostri desideri piccoli e grandi. Noi leviamo gli occhi verso Maria, che ci mostra a quale speranza siamo stati chiamati (cfr Ef.1, 18); Lei, infatti, personifica ciò che l’uomo è veramente!

L’abbiamo appena sentito nel brano della Lettera agli Efesini: già prima della creazione del mondo, Dio ci ha scelti in Cristo. Egli conosce ed ama ciascuno di noi fin dall’eternità! E a quale scopo ci ha scelti? Per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità! E ciò non è un compito inattuabile: in Cristo Egli ce ne ha già donato la realizzazione. Noi siamo redenti! In virtù della nostra comunione col Cristo risorto, Dio ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale. Apriamo il nostro cuore, accogliamo l’eredità preziosa! Allora potremo intonare, insieme a Maria, la lode della sua grazia. E se continueremo a portare le nostre preoccupazioni quotidiane davanti alla Madre immacolata di Cristo, Lei ci aiuterà ad aprire le nostre piccole speranze sempre verso la grande, vera speranza che dà senso alla nostra vita e può colmarci di una gioia profonda ed indistruttibile.

In questo senso vorrei ora, insieme a voi, levare gli occhi verso l’Immacolata, affidare a Lei le preghiere che poc’anzi avete pronunciate e chiedere la sua protezione materna per questo Paese e per i suoi abitanti:
Santa Maria, Madre Immacolata del nostro Signore Gesù Cristo, in te Dio ci ha donato il prototipo della Chiesa e del retto modo di attuare la nostra umanità. A te affido il Paese d’Austria e i suoi abitanti: aiuta tutti noi a seguire il tuo esempio e ad orientare la nostra vita totalmente verso Dio! Fa che, guardando a Cristo, diventiamo sempre più simili a Lui: veri figli di Dio! Allora anche noi, pieni di ogni benedizione spirituale, potremo corrispondere sempre meglio alla sua volontà e diventare così strumenti di pace per l’Austria, per l’Europa e per il mondo. Amen.

 

L’11 SETTEMBRE IN CUI CADDE L’ISLAM

di RENZO MARTINELLI

tratto da: Il Giornale, 26.9.2006.

Voglio raccontarvi un altro undici settembre. Un undici settembre che questa Europa stanca e rassegnata ha completamente rimosso. L'undici settembre che vi racconto è quello del 1683. Voglio raccontarvelo perché è una pagina di storia che è ormai diventata materiale drammaturgico, si è trasformata in una sceneggiatura e, con l'aiuto di Dio, diventerà un film. Forse il prossimo anno. Forse quello successivo. Ma lo diventerà. Nella primavera di quel 1683, un esercito di trecentomila musulmani comandati da Karà Mustafà parte da Istanbul e muove verso Occidente. Un esercito poderoso. Il più potente che l'Europa abbia mai visto. Una impressionante massa di uomini e cavalli e cammelli e carri. Devastano villaggi. Razziano tutto ciò che può essere mangiato. Rapiscono centinaia di donne per migliaia di soldati costretti a marce di venti, trenta chilometri al giorno. L'obiettivo dichiarato di Maometto IV è quello di conquistare Vienna e scendere con le sue armate fino a Roma. E, una volta lì, trasformare la basilica di San Pietro in una moschea. Esattamente come i suoi antenati avevano fatto, anni prima, con la stupenda, inimitabile basilica di Santa Sofia a Costantinopoli. La «Mela d'Oro», così il mondo musulmano chiamava Vienna. Esattamente come noi, oggi, chiamiamo New York la «Grande Mela». È il cuore dell'Europa che deve essere conquistato. È Vienna la porta che consente di arrivare a Roma. Al centro della cristianità. Se questo disegno non riesce, se in quel lontano 1683 l'Europa non viene islamizzata, è perché un grande italiano di nome Marco da Aviano intuisce con molto anticipo rispetto agli intellettuali del suo tempo che dopo la sconfitta di Lepanto del 7 ottobre 1571, il mondo musulmano ha risollevato la testa e sta per riprendere la sua marcia verso Occidente. Marco è un sacerdote. Un frate cappuccino. Ed è consigliere spirituale di Leopoldo I d'Asburgo. Sarà proprio Marco da Aviano a convincere i principi cristiani in lotta tra loro che l'Europa è in pericolo, che è arrivato il momento di formare una Lega Santa in grado di fermare l'avanzata musulmana. A fatica raccoglie ottantamila uomini. Ottantamila cristiani contro trecentomila musulmani. L'undici settembre 1683 Vienna è persa. Le cannonate dell'esercito di Karà Mustafà hanno aperto voragini nei bastioni di difesa. Le vie d'acqua sono state inquinate. Topi infetti sono stati gettati oltre le mura. La peste dilaga. L'Imperatore Leopoldo I fugge in battello lungo il Danubio e si rifugia a Linz. La sensazione diffusa a Corte è quella di una inesorabile disfatta. L'undici settembre 1683 la Storia dell'Europa sta per cambiare. L'Occidente è affacciato sul baratro di un definitivo annientamento. All'alba del 12 settembre le truppe cristiane attaccano. E, contro ogni previsione, vincono. Per la grande «umma» musulmana, la sconfitta di Vienna è una ferita lacerante. Insanabile. Il rancore, la vergogna, l'odio per essere stati battuti e dominati dai cani infedeli nasce l'undici settembre 1683. Tra quell'Europa e l'Europa nella quale oggi viviamo ci sono somiglianze agghiaccianti. Anche allora c'era un'Europa stanca, distrutta dalle guerre di religione, rassegnata. Un'Europa che aveva abdicato alle proprie radici cristiane. La Storia ci ha insegnato che l'Islam ha antenne molto sensibili. «Sente» la debolezza dell'Europa. E si muove verso Occidente. Oggi, questa nostra Europa ha completamente dimenticato quell'altro undici settembre. Ha completamente dimenticato quel suo figlio straordinario di nome Marco da Aviano. Fate un esperimento. Chiedete a dieci amici chi sia Marco da Aviano. Chiedete a professori universitari. A intellettuali. A politici. Nessuno vi saprà rispondere. Dio benedica i francesi. Dio benedica quel loro sciovinismo esasperato. Quel loro fortissimo senso di appartenenza alle radici comuni. Per anni ci hanno sfinito con Giovanna d'Arco. Hanno prodotto decine di film sulla pulzella d'Orléans. Eppure, se la Storia non avesse avuto Giovanna d'Arco nulla sarebbe cambiato in Europa. Io mi chiedo, io vi chiedo: cosa sarebbe oggi l'Europa se la Storia non avesse avuto Marco da Aviano? Per questo è urgente realizzare un film su Marco da Aviano. Perché l'Europa capisca che la Storia, alla fine, presenta sempre il conto. Noi ci troviamo di fronte a una cultura enormemente più forte di noi. Una immensa «umma» che crede fortemente in se stessa e in ciò che fa. Con valori profondi e condivisi. Tutte le civiltà, compresa la nostra, possiedono quella che io definirei «una presunzione di eternità». Purtroppo nessuna civiltà è eterna. Se questa Europa non recupera velocemente le proprie radici cristiane, se non rivendica con forza i valori fondanti della nostra civiltà, questa Europa verrà lentamente ma inesorabilmente fagocitata. E i valori fondanti sono quelli che vengono da Cristo e sui quali occorre mantenere una intransigenza assoluta: la sacralità della vita, l'amore per il prossimo, la parità assoluta tra uomo e donna. Se un'altra cultura penetra nel nostro territorio e pretende diritto di cittadinanza si deve adeguare a questi valori e li deve rispettare. Altrimenti non può e non deve avere cittadinanza. Un grande storico francese, Fernand Braudel, ha scritto che la Storia si muove per grandi sinusoidi. Le «onde lunghe della Storia». L'undici settembre 1683 rappresenta il punto più alto di penetrazione musulmana in Occidente. Da quell'anno, l'onda lunga dell'Islam ha iniziato la sua lenta, inarrestabile discesa. Oggi, la curva dell'Islam ha ripreso a salire. L'Islam ha ripreso la sua marcia verso Occidente. Non capire tutto questo significa non capire la Storia.

 

«L’islam minaccia l’identità dell’Europa»

Il segretario del Papa intervistato da una rivista tedesca: «Non si possono minimizzare i tentativi di islamizzare l’Occidente».

Ribadita l’importanza per la Chiesa del dialogo con il mondo musulmano. Ma ci sono «correnti estremiste decise a imporre la legge del Corano anche col fucile»

di Salvo Mazzolini

A quasi un anno dal discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, che tante polemiche suscitò nel mondo musulmano, una delle persone più vicine a Papa Ratzinger torna sullo scottante tema dei rapporti con l’islam segnalando i tentativi di islamizzazione in corso nel mondo occidentale ed esortando a non sottovalutarne le conseguenze.

A lanciare il nuovo grido di allarme, seppure formulato con parole caute e diplomatiche ma dal significato inequivocabile, è monsignor Georg Gaenswein, il prelato che meglio conosce il pensiero di Benedetto XVI sia per la sua carica di segretario del Papa sia per la sua biografia. Tedesco e bavarese come il Pontefice e come lui docente di Teologia, Georg Gaenswein giunse a Roma nel ’95 e da allora ha sempre ricoperto incarichi che lo hanno portato a collaborare con Joseph Ratzinger. In una lunga intervista al Sueddeutsche Zeitung, monsignor Gaenswein racconta la vita del Papa, ma non si sottrae alle domande insidiose come quando l’intervistatore, Peter Seewald, autore di una biografia su Ratzinger, gli chiede un giudizio sul famoso discorso di Ratisbona, in cui il Papa citò le parole di un imperatore bizantino che accusava Maometto di non aver portato nulla di buono e umano perché esortava i musulmani a difendere la fede anche con la spada.

A quasi un anno di distanza monsignor Georg conferma che quel discorso non solo fu scritto dal Papa di suo pugno, ma che nella versione in cui è stato pronunciato può essere considerato profetico. «Solo quando atterrammo a Roma al ritorno dalla Baviera apprendemmo delle reazioni che il discorso aveva suscitato tra i musulmani, fummo sorpresi e anche il Papa fu sorpreso per come vennero interpretate le sue parole. Tutto è successo perché gli organi di informazione hanno pubblicato solo un estratto del discorso facendo passare l’estratto come sintesi del pensiero del Papa». Insomma non ci fu nessuna intenzione di offendere i musulmani. Precisato questo punto, il segretario di Ratzinger non esita però a esprimere la preoccupazione del Papa per la carica espansionistica dell’islam e per le sue conseguenze sull’Europa in particolare. «Non si possono minimizzare i tentativi di islamizzare l’Occidente come non si possono ignorare i pericoli che questi tentativi rappresentano per l’identità dell’Europa. La Chiesa vede chiaramente questi pericoli e non può non indicarli. Proprio il discorso di Ratisbona va letto in questa direzione». Un segnale di allarme quindi lanciato principalmente a difesa delle radici cristiane dell’Occidente. «L’Europa non può vivere se le si tagliano le sue radici perché ciò significherebbe strapparle l’anima». Nell’intervista monsignor Gaenswein ribadisce l’importanza per la Chiesa cattolica del dialogo con l’islam, ma non nasconde che è un dialogo difficile perché «l’Islam è un mondo composto da molte correnti, alcune nemiche tra loro e alcune, le più estremiste, decise a imporre la legge del Corano anche con il fucile».

L’allarme dell’autorevole prelato sui pericoli dell’islam in Europa coincide, e non è un caso, con un momento in cui in Germania infuriano le polemiche per la costruzione di una nuova grande moschea a Colonia, città simbolo del cattolicesimo tedesco. Finanziata da organizzazioni turche e dagli Emirati del golfo, la moschea, che dovrebbe sorgere non lontano dal famoso duomo di Colonia, avrà due minareti alti 55 metri. Ma l’ultima parola non è detta. Molte le voci contrarie, tra cui quella del vescovo di Augusta, Walter Mixa, che in un’intervista ha detto che i musulmani non possono pretendere di costruire moschee in Germania fino a quando nei loro Paesi non verrà garantita sufficiente libertà per le altre religioni. «Nella maggior parte dei Paesi musulmani - ha ricordato - i cristiani non hanno quasi il diritto di esistere. Fino a quando questa situazione perdurerà è bene dire ai musulmani in tutta amicizia che non possono chiedere totale libertà di culto ai Paesi ospitanti per poi negarla a casa propria. La soluzione è la reciprocità in materia di libertà religiosa».

Il Giornale n. 177 del 2007-07-28

 

LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA

PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”

Verso la Civiltà dell’Amore profetizzata da Paolo VI

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

                                                                       (Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)

                               

PREGHIERA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA

 

            Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento.

            Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede. Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male.

            Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.

            Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore.

            Amen.

 

LORETO: LA NUOVA NAZARETH

(Leone XIII, 23 gennaio 1894, Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives”)

 

            Il Papa Leone XIII, a tutti i cristiani che leggeranno questa Lettera, salute e Apostolica Benedizione. La fortunata Casa di Nazareth nella quale, mentre l’Angelo porgeva il saluto alla prescelta Madre di Dio, «il Verbo si è fatto carne», è giustamente considerata e venerata fra i più sacri monumenti della fede cristiana, come documentano i molteplici diplomi, atti, doni e privilegi dei Nostri Predecessori.

            Questa Casa, come narrano i fasti della Chiesa, non appena fu prodigiosamente trasportata in Italia, nel Piceno, per un atto di suprema benevolenza divina, e fu aperta al culto sui colli di Loreto, attirò immediatamente su di sé le pie aspirazioni e la fervida devozione di tutti, e le mantenne vive nel corso dei secoli. È il caso di ricordare i numerosi e splendidi pellegrinaggi che da ogni luogo vi si dirigono; la sontuosa Basilica sorta in quel luogo, resa insigne dalla bellezza delle opere d’arte e dal decoro del culto; LA NUOVA CITTA’ SORTA TUTTA INTORNO COME UN’ALTRA NAZARETH, e cresciuta sotto la protezione della Vergine.

            Accrebbero inoltre il carattere sacro del luogo e alimentarono la fiducia dei visitatori i molteplici e segnalati benefìci, pubblici e privati, che da quel luogo si sono riversati, come da una fonte perenne, e per mezzo dei quali Dio volle a tal punto esaltare l’invocato nome di Maria da dare compimento, in questo luogo, a quella famosa profezia: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata». L’intramontabile riconoscenza di questi benefici, rivelata con attestati di continuo amore dai potenti e dagli umili, può essere vista, con gioia come una bellissima corona di gloria che ogni giorno fiorisce sul suo capo.

            A Noi che in altri tempi, mentre sostavamo devotamente in questa Santa Casa, abbiamo sperimentato i benefici della Madre divina, giunge assai gradito che, particolarmente per l’iniziativa e il lodevole zelo del Venerabile Fratello Vescovo di Recanati e di Loreto, sia stato suscitato negli animi il diffuso proposito di preparare una straordinaria solennità per il prossimo dicembre, mese in cui giunge al termine il sesto centenario da quando tale tesoro fu felicemente deposto in seno alla Chiesa.

            Ci sono ben noti i progetti e le opere a cui si è posto mano; essi già si trovano, per una munifica gara di emulazione, ad uno stadio di avanzata realizzazione, al fine di restituire alla Basilica il suo antico splendore e di renderla ancora più sontuosa. Mentre indirizziamo la meritata lode per queste opere e per i loro promotori, cogliamo l’occasione per stimolare una più sentita devozione dei fedeli per l’abitazione terrena della Sacra Famiglia e per i misteri che in essa si compirono.

            Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanità perduta con il Padre e rinnova tutte le cose. E la materna sollecitudine della Chiesa ci invita a venerare tre volte al giorno questo mistero di infinita bontà e di gioia.

            Nella povertà di quella abitazione fiorirono gli esempi di vita domestica e coniugale, motivo di meraviglia per gli Angeli, alla cui imitazione Noi stessi, con insistenza, abbiamo cercato di richiamare e di uniformare tutte le famiglie, anche tramite un’Associazione istituita con tale finalità (la “Congregazione Universale della Santa Casa”; n.d.r.). Da quella stessa angusta, sacra dimora si riversarono nella Chiesa l’abbondanza della grazia divina e la forza della santità. Nello stesso luogo un gran numero di Santi sentì ardere, per la prima volta, il desiderio delle più alte virtù o trovò un incitamento alla perfezione.

            Ciò che per i nostri antenati, animati da profonda religiosità, costituì un vanto ed un conforto della fede, sprone e manifestazione di pietà, un mezzo efficace per implorare la misericordia divina, resti tale anche ai nostri giorni, proprio perché, a causa dei mutamenti e degli sconvolgimenti della società, non è possibile cercare un punto fermo di riferimento e un sollievo se non nella religione.

(Leone XIII, 23 gennaio 1894, Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives”)

 

LA NASCITA DI MARIA NELLA SANTA CASA DI NAZARETH

(trasportata miracolosamente da Dio in vari luoghi e infine a Loreto)

 

            Oltre a parlarne vari Santi in rivelazioni mistiche (come Santa Caterina da Bologna), la costante Tradizione della Chiesa e i pronunciamenti di Sommi Pontefici indicano nella Santa Casa di Nazareth il luogo ove Maria fu concepita Immacolata, ove nacque e ove avvenne l’Incarnazione del Figlio di Dio nel suo grembo purissimo.

            Ne parla, ad esempio, Sisto V, che con una sua Bolla del 17 marzo 1586 fece un inno alle glorie e all’origine miracolosa del Santuario di Loreto che accoglie – egli dice testualmente – “la santa stanza consacrata dai Misteri Divini, nella quale Maria nacque, fu salutata dall’Angelo e concepì di Spirito Santo il Salvatore del mondo, divenendo Madre di Dio”.

            Ancor più chiaramente lo dichiarò il Beato Pio IX, che definì il dogma dell’Immacolato Concepimento di Maria, e che in una sua Bolla del 26 agosto 1852 scriveva solennemente: “Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l’Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la devotissima e augustissima Casa di Loreto consacrata dai misteri divini (…). A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth (…) dove la Vergine SS.ma, predestinata da tutta l’eternità e perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, dove il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne, dove, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata Madre del Figlio Unigenito di Dio”.

 

 

IL MISTERO DI MARIA BAMBINA

«Questo sembra un mistero poco conosciuto. Io penso che voi avete un compito grande di approfondire questo mistero: Maria Bambina. Perché del Bambino Gesù si parla, si legge, si contem­pla, ma di Maria... Sì, sempre: giovane, vergine, madre, addolo­rata; ma bambina, poco. Allora c'è un capitolo della nostra spiritualità mariana che sembra specialmente aperto alla vostra comunità, alla vostra contemplazione, alla vostra devozione, al­la vostra spiritualità... Certamente Maria era una bambina straordinaria, con tutta la semplicità che aveva, che era sua. Era una bambina straordinaria, con questa grazia di innocenza ori­ginale, di immacolata concezione. Come viveva? Quale era la sua realtà, specialmente quella interiore, spirituale?...» (Giovanni Paolo II alla “Congregazione di Maria Bambina”, 4 no­vembre 1984).

 

 

 

FESTA DELLA NATIVITÀ DI MARIA

OMELIA DI PAOLO VI

Martedì, 8 settembre 1964

Dilette Figlie in Cristo!

            È motivo per Noi di grande consolazione spirituale celebrare la festa della Natività di Maria Santissima con voi tutte buone e care Religiose! Spesso celebrando le nostre sacre solennità Ci angustia il pensiero circa la comprensione, circa la partecipazione dei fedeli che assistono al rito, avendo ragione di dubitare se essi comprendano, se essi siano uniti alla preghiera della Chiesa, se essi godano pienamente il senso dei misteri ricordati, delle orazioni proferite, del valore spirituale e morale di quanto il culto dovrebbe presentare alle nostre anime. Questo pensiero, questo dubbio qui non sussiste! Noi siamo sicuri che voi tutte siete con Noi per dare pienezza di significato e di fervore a questa santa Messa in onore di Maria nascente (…).

            Essa ci obbliga a ricordare l’apparizione della Madonna nel mondo come l’arrivo dell’aurora che precede la luce della salvezza, Cristo Gesù, come l’aprirsi sulla terra, tutta coperta dal fango del peccato, del più bel fiore che sia mai sbocciato nel devastato giardino dell’umanità, la nascita cioè della creatura umana più pura, più innocente, più perfetta, più degna della definizione che Dio stesso, creandolo, aveva dato dell’uomo: immagine di Dio, bellezza cioè suprema, profonda, così ideale nel suo essere e nella sua forma, e così reale nella sua vivente espressione da lasciarci intuire come tale primigenia creatura era destinata, da un lato, al colloquio, all’amore del suo Creatore in una ineffabile effusione della beatissima e beatificante Divinità e in un’abbandonata risposta di poesia e di gioia (com’è appunto il «Magnificat» della Madonna), e d’altro lato destinata al dominio regale della terra.

            Ciò che doveva in Eva apparire e svanire miseramente, per un disegno d’infinita misericordia (potremmo quasi dire per un proposito di rivincita, come quello dell’artista che, vedendo infranta l’opera sua, vuole rifarla, e rifarla ancora più bella e più rispondente alla sua idea creatrice), Dio fece rivivere in Maria: «ut dignum Filii tui habitaculum effici mereretur, Spiritu Sanctu cooperante, praeparasti», come dice l’orazione a voi tutte ben nota; ed oggi, giorno dedicato al culto di questo dono, di questo capolavoro di Dio, noi ricordiamo, noi ammiriamo, noi esultiamo: Maria è nata, Maria è nostra, Maria restituisce a noi la figura dell’umanità perfetta, nella sua immacolata concezione umana, stupendamente corrispondente alla misteriosa concezione della mente divina della creatura regina del mondo. E Maria, per nuovo e sommo gaudio, incantevole gaudio delle nostre anime, non ferma a Sé il nostro sguardo se non per spingerlo a guardare più avanti, al miracolo di luce e di santità e di vita, ch’Ella annuncia nascendo e recherà con Sé, Cristo Signore, il Figlio suo Figlio di Dio, dal quale Ella stessa tutto riceve. Questo è il celebre giuoco di grazia, che si chiama Incarnazione, e che oggi ci fa presagire in anticipo, in Maria, lampada portatrice del lume divino, porta per cui il Cielo muoverà i suoi passi verso la terra, madre che offrirà vita umana al Verbo di Dio, l’avvento della nostra salvezza. (…).

            Ci pare, care e buone Religiose, che voi siate queste mattina il Nostro mazzo di fiori, col quale Ci presentiamo a Maria per esprimerle i Nostri auguri - oh, diciamo meglio: i nostri omaggi! - nel giorno del suo genetliaco. Viene alle Nostre labbra una specie di infantile discorso: Vedi, Maria, che cosa Ti offriamo, questi fiori; sono i più bei fiori della Santa Chiesa; sono le anime dell’unico amore, dell’amore al Tuo divino Figliuolo Gesù, sono le anime che hanno veramente creduto alle sue parole, e che hanno lasciato tutto per seguire Lui solo; lo ascoltano, lo imitano, lo servono, lo seguono, con Te, sì, fino alla Croce; e non si lamentano, non hanno paura. non piangono, anzi sono sempre liete, sono buone, Maria, sono sante queste figliuole della Chiesa di Cristo! Noi speriamo che la Madonna Santissima ascolti queste semplici parole, e che si senta onorata dell’offerta, che Noi oggi le facciamo di voi, Religiose. Diciamo di più: di tutte le Religiose della Santa Chiesa; e speriamo che le voglia guardare tutte, Lei la benedetta fra tutte, con quei suoi occhi misericordiosi (illos tuos misericordes oculos…); che le voglia rallegrare, le voglia proteggere e benedire; perché sono sue, e sono sue perché sono della Chiesa! (…).

            Noi ricordiamo che a Milano, proprio in occasione di questa festività, invitammo ad assistere alla Nostra messa pontificale le care Suore di Maria Bambina, in quel Duomo, ch’è certo una delle più belle e più grandi cattedrali del mondo, e ch’è appunto dedicato alla Natività di Maria: nessuna di quelle Suore sentiva dalla propria devozione l’invito a partecipare al solenne e splendido rito in onore di Maria nascente nella Cattedrale della Città dove esse hanno la loro casa-madre e una magnifica rete di attività caritative; le invitò l’Arcivescovo; e vennero poi in Duomo tutti gli anni all’otto di settembre, in bel numero; e furono felici di sentirsi in quel giorno figlie predilette della Chiesa, come Noi lo fummo nel salutarle durante la Omelia e nel benedirle, come esemplari e degne della Nostra benevolenza. (…).

            Mentre godiamo di fare a voi questo annuncio Ci rattrista il pensiero delle tante manifestazioni della vita moderna in cui la Donna appare decaduta dall’altezza spirituale ed etica, che il migliore costume civile e la elevazione alla vocazione cristiana le attribuiscono, al livello dell’insensibilità morale e spesso della licenza pagana; è privata la Donna, mentre le sono aperte le vie delle esperienze più pericolose e morbose, della vera felicità e dell’amore vero, che non possono mai esser disgiunti dal senso sacro della vita. E Ci fa pena anche il vedere come tante anime femminili, fatte per le cose alte e generose, non sanno più oggi dare alla propria vita un senso pieno e superiore, perché mancano di due coefficienti della pienezza interiore: la preghiera, nella sua espressione completa, personale e sacramentale: e lo spirito di dedizione, di amore cioè che dà e che vivifica. Restano anime povere e tormentate, a cui le distrazioni esteriori recano fallace rimedio. (…).

            Noi preghiamo la Madonna per voi: che ci dia la certezza per la bontà della scelta da voi fatta; essa è la migliore, essa è la più difficile e la più facile insieme, essa è la più vicina a quella di Maria Santissima, perché, come la sua, è tutta governata da un semplice e totale abbandono alla divina volontà: «Fiat mihi secundum Verbum tuum!». Noi la pregheremo perché vi faccia forti: oggi la vita religiosa esige fortezza; ieri forse era il rifugio di tante anime deboli e timide; oggi è l’officina delle anime forti, costanti ed eroiche. Noi la pregheremo infine perché la Madonna vi faccia liete e felici; la vita religiosa, per povera e austera che sia, non può essere autentica che nella gioia interiore! È quella che Noi vi auguriamo a ricordo di questo incontro a tutte chiedendo orazioni per il Concilio e per la Chiesa intera, a tutte dando la Nostra Benedizione.

 

COME ONORARE GLI arcangeli

SAN GABRIELE arcangelo

E LA SUA RELAZIONE CON LA SANTA CASA DI LORETO

Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli,

         potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola.

(Sal. 103,20)

 

            Nella Liturgia del 29 settembre gli angeli vengono chiamati cooperatori del disegno di salvezza e sono al servizio di Dio e del Figlio dell'uomo, di Gesù Cristo.

            Il Vangelo, nella celebrazione liturgica, infatti, dice: «Vedrete i cieli aperti e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio d'uomo». Queste parole di Gesù fanno chiaramente conoscere come gli angeli sono al servizio del Figlio dell'uomo, di Gesù Cristo stesso. La Liturgia perciò purifica il nostro culto, rivolgendolo a colui cui esso è dovuto. La nostra lode, la nostra adorazione, infatti, non è rivolta ai santi, nemmeno quando si tratta degli angeli o degli arcangeli. La nostra lode e il nostro culto vanno indirizzati solo a Dio e al Figlio suo Gesù Cristo. Gli angeli sono solo servitori suoi, che Dio, nella sua immensa bontà, mette anche al servizio di noi uomini.

            Che cos'è che ci insegna, perciò, questa festa del 29 settembre, dei Santi Arcangeli?

            San Michele ci insegna il «Chi è come Dio?». E’ l’Arcangelo che insorge contro Satana e i suoi angeli ribelli, è il difensore degli amici di Dio e il protettore del suo popolo. San Michele ci insegna che solo Dio importa, che solo Lui è il Signore della nostra vita, a Lui solo dobbiamo dare la nostra obbedienza e la nostra gloria.

            San Gabriele, il cui nome significa “Forza di Dio”, è uno degli spiriti che stanno davanti a Dio, rivela a Daniele i segreti del piano di Dio, annuncia a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista e a Maria Vergine quella di Gesù.

            San Raffaele, il cui nome significa “Dio ha guarito”, è fra i sette angeli che stanno davanti al trono di Dio, e leggiamo nella Bibbia come egli accompagnò e custodì Tobia nelle peripezie del suo viaggio e gli guarì il padre cieco.

            Mentre San Michele è particolarmente onorato sul Monte Gargano, nel Santuario di Monte Sant’Angelo, “luogo della sua presenza”, San Gabriele dovrebbe essere onorato (mentre poco o per nulla lo è!) nella Santa Casa di Nazareth, che Dio – per il ministero degli stessi angeli – ha voluto trasportare “miracolosamente” in luoghi lontani da Nazareth, per preservarne la reliquia, e collocarla – dopo “traslazioni miracolose in vari luoghi” - su una collina disabitata ove poi sorse la cittadina di Loreto, presso Ancona.

            Se si può dire che San Michele Arcangelo, sul nostro piccolo pianeta Terra, predilige e dona le sue grazie dal luogo scelto del Monte Gargano, si deve anche pensare che, tra tutti i luoghi del pianeta Terra, San Gabriele Arcangelo ama e predilige in un modo unico e particolare la Santa Casa di Loreto, che è la Santa Casa di Nazareth ove egli portò l’annunzio dell’Incarnazione del Verbo a Maria e ove fu presente in quell’istante sublime del “concepimento miracoloso” e dell’Incarnazione del Figlio di Dio in Maria Vergine, che unì Cielo e Terra, rendendo “visibile” agli uomini il Dio “invisibile”. 

            Chi si reca nella Santa Casa di Loreto, vi venera giustamente la Vergine Maria, che fra quelle Sacre Pareti vi fu concepita Immacolata, vi nacque e vi ricevette quell’annuncio angelico dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Tuttavia ben pochi si ricordano di onorare anche “la presenza” di quell’Arcangelo che fra quelle Sacre Pareti portò a Maria quell’annuncio divino, che ha cambiato la storia dell’umanità: “L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». (Lc.1,26-33).

            A Loreto, dunque, dovrebbe essere onorato in un modo speciale anche l’Arcangelo Gabriele, come anche tutti quegli angeli che “popolano” quel Santuario, unico al mondo. E’ celebre, al riguardo, “la visione” di San Giuseppe da Copertino, nel suo arrivo ad Osimo, il 10 luglio 1607. Egli, nel vedere la cupola del Santuario Lauretano, diede in un alto grido ed esclamò: “Oh Dio! Che cosa è mai quella che io vedo! Quanti Angeli vanno e vengono dal Cielo! Non li vedete? Guardate come scendono di lassù carichi di grazie e tornano a prenderne delle altre! Ditemi che luogo è quello?”. E rispostogli che quello era il Santuario entro cui si venerava la Santa Casa di Nazareth, prostratosi, tornò ad esclamare: “Non è meraviglia, allora, che colà discendono in gran numero gli Angeli del Paradiso, se ivi ad incarnarsi discese il Signore del Paradiso. Guardate ed ammirate come colà piovano le misericordie Divine! Oh felice luogo! Oh luogo beato!”. E così dicendo, fissò gli occhi verso la Santa Casa, e poi con un veloce “volo” andò a “posarsi” su un mandorlo (e, si potrebbe dire, quasi come “copia” e “divina riattualizzazione dimostrativa” della “verità” del “volo” e del “posarsi”in tanti luoghi della Santa Casa!). Il volo e l’estasi furono interrotti solo dal Padre Segretario Generale che, insieme con altri confratelli, era lì presente e comandò “per obbedienza” al Santo di rientrare in sé…

Dalla straordinaria testimonianza” del “miracoloso” “volo” e del “miracoloso” “posarsi su un mandorlo di San Giuseppe da Copertino e dalla sua stupìta e ingenua “rimostranza” (“Quanti Angeli vanno e vengono dal Cielo! Non li vedete? Guardate… Guardate ed ammirate”!), sembra di poter cogliere una “riattualizzazione” nel Nuovo Testamento dell’antico sogno di Giacobbe: (Giacobbe) Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa (Gen.28,12). Sembra anche di riudire il rimprovero divino (“quasi” “rivolto” a tutti noi): “Sordi, ascoltate, ciechi, volgete lo sguardo per vedere (Is.42,18). Ma purtroppo, afferma la Parola di Dio, i suoi guardiani sono tutti ciechi, non si accorgono di nulla…” (Is.56,10); e tornano alla mente allora le severe parole di Gesù ai farisei: “Alcuni dei farisei che erano con lui … gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane»” (Gv.9,40-41)… Come c’è “davvero” da “temere” per tutti noi!…

Non si dovrebbe perciò “attestare” e “proclamare” “a voce alta” dal Santuario Lauretano anche questo “miracolo” incontestabile di San Giuseppe da Copertino (quasi divina “prova dimostrativa” della “verità” del “volo” e del “posarsi” della Santa Casa) e questo “numero grande” e “biblico” di Angeli che vanno e vengono dal Cielo?… Ed anche queste “grazie” che (letteralmente)piovono” sulla Santa Casa se vengono richieste con fede?… Lo attesta un Santo straordinario! Proprio il “santo dei voli” (così come “venne” “in volo” la Santa Casa!). Ciò che vedeva San Giuseppe da Copertino è la realtà “invisibile” di “ogni giorno”, di “ogni ora”, sul Santuario Lauretano, assai più “reale” di ciò che è “visibile”, e che avviene “davvero” sul Luogo Santissimo della Santa Casa!…

Viene perciò da dire: quante “grazie” vengono “impedite” od “ostacolate” nel “non vedere” e addirittura nel “misconoscere” - da parte di “cattolici” - la realtà della “miracolosa traslazione” della Santa Casa?…

Nel Sito Internet www.lavocecattolica.it/santacasa.htm sono pubblicate molte documentazioni storiche, archeologiche, scientifiche, le approvazioni dei Papi e le rivelazioni mistiche dei Santi, attestanti “LA VERITA’ STORICA DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO” e “le prove” “dimostrate” delle “falsificazioni” e “false interpretazioni” di “un falso trasporto umano”, che non c’è mai stato, “… affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni, non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso…”, come scrisse il Beato Giovanni Battista Spagnoli nel “riportare” (dalle antiche documentazioni) la storia delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa di Nazareth.

Santi Michele, Gabriele e Raffaele: pregate per noi!

Prof. GIORGIO NICOLINI

 

www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

 

“Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate…” (Mc.8,18)

LA STORIA DELLA SANTA CASA

INCISA SUL RIVESTIMENTO MARMOREO

PER VOLERE DEL SOMMO PONTEFICE CLEMENTE VIII

 

All’interno del Santuario di Loreto, sul rivestimento marmoreo della Santa Casa (lato Nord-Est) si può leggere incisa la sottostante iscrizione del 1595 di Papa Clemente VIII,  che “definisce” con tale attestazione e con la sua autorità apostolica sia l’autenticità della “reliquia nazaretana” che l’autenticità della “miracolosità” della traslazione angelica.

 

Ospite cristiano che qui venisti o per devozione o per voto, ammira la Santa Casa Loretana venerabile in tutto il mondo per i misteri divini e per i miracoli. Qui nacque Maria SS. Madre di Dio, qui fu salutata dall’Angelo, qui s’incarnò l’eterno Verbo di Dio. Questa gli Angeli trasferirono dalla Palestina, la prima volta in Dalmazia, a Tersatto, nell’anno 1291 sotto il pontificato di Nicolò IV. Tre anni dopo, nel principio del Pontificato di Bonifacio VIII, fu trasportata nel Piceno, vicino alla città di Recanati, in una selva, per lo stesso ministero angelico, ove, nello spazio di un anno, cambiato posto tre volte, qui ultimamente fissò la sede già da 300 anni. Da quel tempo commossi i popoli vicini di sì stupenda novità ed in seguito per la fama dei miracoli largamente divulgata, questa Santa Casa ebbe grande venerazione presso tutte le genti, le cui mura senza fondamenta, dopo tanti secoli, rimangono stabili e intere. Fu cinta da marmoreo ornato da Clemente VII l’anno 1534. Clemente VIII P.M. ordinò che in questo marmo fosse descritta una breve storia dell’ammirabile Traslazione l’anno 1595. Antonio M. Gallo Cardinale, Vescovo di Osimo e Protettore di Santa Casa, la fece eseguire. Tu, o pio pellegrino, venera con devoto affetto la Regina degli Angeli e la Madre delle grazie, affinché per i suoi meriti e preghiere, dal Figliolo dolcissimo, autore della vita, ti ottenga perdono delle tue colpe, la sanità corporale e le gioie della eternità.

 

PREGHIERA A SAN GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima sposa. Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della Divina Famiglia, l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in cielo. Amen.

 

PROFEZIE

 

SAN LUIGI  MARIA GRIGNION DA MONTFORT

(1673-1716)

(da: “Il trattato della vera devozione a Maria”, nn.55-59)


                Un'infinità di ottimi effetti produce nell'anima questa devozione fedelmente praticata [darsi interamente a Maria e per mezzo di lei a Gesù]. Il principale tra essi è che Maria viene a vivere nell'anima in modo che non è più l'anima che vive, ma è Maria che vive in essa e che viene a essere, per cosi dire, l'anima della stessa anima.

                E quale meraviglia non opera Maria quando per una grazia veramente ineffabile viene ad essere Regina di un'anima?

                È l'operatrice delle grandi meraviglie e lavora soprattutto nei cuori, e molte volte all'insaputa dell'anima stessa, poiché se questa si accorgesse di quanto avvie­ne in lei si esporrebbe al pericolo di perdere, a causa della vanità, questa sua bellezza.

                Maria è la Vergine feconda, in tutte le anime in cui va a vivere fa germogliare la purezza di cuore e di corpo, la rettitudine delle intenzioni e abbondanti opere buone.

                Non credere che Maria, la più feconda delle pure creature che giunse al punto di pro­durre un Dio, rimanga inoperosa in un'anima fedele. Sarà proprio ella che farà vivere l'anima incessantemente per Gesù Cristo, e farà vivere Gesù nell'anima: "Figlioli miei, che io di nuovo partorisco, finché non sia formato Cristo in voi" (cfr. Gal.2,20).

                Come nel venire al mondo Gesù volle essere frutto di Maria, cosi lo è egualmente per ciascuna anima; e in quelle in cui Maria può abitare più liberamente si vede meglio come è suo frutto e capolavoro.

                Essendo Dio venuto al mondo, la prima volta, nell'umiltà e nel nascondimento per mezzo di Maria, non si potrebbe affermare che per mezzo di Maria verrà anche la seconda volta per regnare in tutti, come attende la Chiesa, e per giudicare i vivi e i morti?

                Nessuno sa come e quando avverrà; ma so che Dio, i cui disegni si innalzano sui nostri più che il cielo sulla terra, verrà nel tempo e nel modo meno sospettato dagli uomini, compresi i più versati e competenti in Sacra Scrittura, la quale in questo punto resta molto oscura.

                Io però credo anche, che negli ultimi tempi, e forse più presto di quel che si pensa, Dio susciterà grandi uomini pieni dello Spirito Santo e dello spirito di Maria per mezzo dei quali questa divina Sovrana farà grandi meraviglie sulla terra, per distruggervi il peccato e stabili­re nel mondo corrotto il regno di Gesù Cristo suo Figlio".

 

IL SOGNO DELL’OTTAVA CHIESA

Dalla "Lettera alla Chiesa di Dio che è in Ancona e Osimo" di Mons. Edoardo Menichelli

NON HO SMARRITO LA DIMENSIONE DEL SOGNO

            Siamo tutti immersi dentro una sovrabbondanza di “parole ecclesiali” che non sempre riescono a fare sintesi tra i piani di Dio e le risposte umane perché frequentemente impastate di estetismi verbali e tecnicismi progettuali da... marketing aziendale. Il Signore ci restituisca la capacità di... sognare, di nutrirci di passioni ideali, di soffrire l’inquietudine dello scarto tra i suoi disegni e le nostre realizzazioni.

            Vi confesso che non ho mai smarrito la dimensione del sogno, che in definitiva è la dimensione che non ci appiattisce nell’abitudine, nella “routine”, nella ripetitività, nella pigrizia, nelle stanchezze psicologiche, nei comodi rifugi mentali.

            In questa chiave ho riletto l’Apocalisse e le lettere alle sette Chiese. L’apostolo Giovanni in ogni Chiesa rileva peccati, incongruenze, omissioni, disaffezioni, cadute etiche. In sintesi: apostoli “finti”, rarefazione del primo amore, paura delle prove e delle tribolazioni, tradimenti della Parola, cedimenti agli “idoli”, mancanza di vigore nell’annuncio, rivoltante tiepidezza, smisurati orgogli.

            Pur sapendo che l’itinerario di ogni credente e di ogni Chiesa, è sempre in bilico tra fedeltà e infedeltà, e non ipotizzando ingenui e disincarnati “angelismi”, sogno la mia e nostra Arcidiocesi di Ancona come... l’Ottava Chiesa, quella che Dio stesso sogna. (...).

            Vi chiedo di condividere questo mio sogno affinché diventi un sogno robusto alimentato dalle energie e dall’impegno di tutti e da tutti partecipato. E nessuno dica: “Io non c’entro”, magari “nascosto” o “consolato” dentro la buca confortevole delle proprie personali, parziali e gratificanti visioni. Riprendere lo stupore di essere servi e figli della Chiesa sposa amata da Cristo Signore.

dalla "Lettera alla Chiesa di Dio che è in Ancona e Osimo"

+ Mons. Edoardo Menichelli

Cfr. Internet: www.operadellavita.it/sogno.htm

 

UNA VOCE PER MILLE CHIAMATE

www.lavocecattolica.it/unavoce.htm

 

+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *

 

Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza talvolta troppo elevata. Per richieste di risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.83552 o Cell. 339.6424332). Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile.  Prof. Giorgio Nicolini  -  giorgio.nicolini@poste.it

 

 

UNA “VECCHIA” CORRISPONDENZA,

MA SEMPRE “ATTUALE”,

SULLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE

DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

 

----- Original Message -----

From: (...)

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Thursday, September 15, 2005 4:26 PM

Subject: Lasciate in pace la Santa Casa di Loreto !!!!!

 

Carissimo Professore, 

            lo zelo per la Santa Casa, da ciò che leggo nei vari Siti e lettere e pubblicazioni, la stà divorando.

            Dopo aver fatto tutto il Suo dovere per ribadire, secondo il Suo parere, la verità sulla natura della “traslazione” della Santa Casa di Nazaret, sommessamente La inviterei a lasciar stare per un pò questa "missione" poiché, dalla lettera che Lei ha inviato a Mons. Comastri e le varie citazioni che ha effettuato nella stessa, sembra quasi che si tratti di una verità di fede (un dogma).

            Se la Santa Casa è stata trasportata o dagli Angeli o dai Cherubini oppure dai Crociati, qualsiasi sia la verità, non andremo in Paradiso per questo.

            E se LA VOCE desidera essere "una voce che grida nel deserto" per annunciare Cristo, Lei professor Nicolini, che egregiamente la dirige, non si faccia prendere la mano.

            Un giorno, spero, di riparlarne, insieme, in Paradiso ... forse proprio con quegli Angeli che hanno fatto il Santo Trasloco.

            Suo .....

Messaggio Firmato

  

LA RISPOSTA

 

----- Original Message -----

From: Giorgio Nicolini

To: (…)

Sent: Thursday, September 15, 2005 9:25 PM

Subject: L'appello sulla Santa Casa

 Ancona, 15 settembre 2005

Carissimo,

            spero mi perdonerà se mi permetto di pubblicare (in modo anonimo) il Suo appello a me rivolto “in privato” e di risponderLe pubblicamente in questa “Lettera Informativa”, dopo che “in privato” Le avevo inviato solo un breve messaggio, che qui amplio per “l’utilità” di tutti.

                Francamente mi ha un pò sorpreso il Suo "appello", formulato con cinque punti esclamativi (!!!!!), di "lasciare in pace la Santa Casa di Loreto". Non so se mi scrive solo a titolo personale, ma credo che tale "appello" dovrebbe rivolgerlo ad altri, che - e lo dico con sincero “dolore”! – hanno "dissacrato"con documentazioni falsificate” la storia delle “miracolose traslazioni”, e a cui mi sono rivolto inutilmente per anni, e dai quali ho comunque sempre sperato (e spero ancora!) una "resipiscenza".

            Sì, lo si può dire: la Santa Casa non è mai stata “lasciata in pace”… ma non da me… Sono secoli che “non la si lascia in pace”… L’unica differenza (molto grave!) è che nei secoli passati gli “avversari” della Santa Casa erano i “non cattolici” e i “non credenti”: oggi invece “gli avversari” (sia “in buona fede” che “in mala fede”) sono all’interno stesso della Chiesa Cattolica.

            Per “il miracolo della traslazione della Santa Casa di Nazareth” (“in vari luoghi” e infine a Loreto) si potrebbe “quasi” dire la stessa cosa che già ebbe a dire San Simeone a Maria: “… è qui (…), segno di contraddizione” (Lc.2,34). E a quanti dicono: “Smettete di parlare ancora della miracolosità della traslazione!...”, si deve rispondere con le parole di Gesù nel Vangelo: “Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre» (Lc.19,39-40). E sono proprio le pietre o, è meglio dire, “le Pareti di pietra” della Santa Casa di Loreto a “gridare”!... e gridano da oltre 700 anni!...

            E’ incalcolabile il numero di libri che sono stati scritti ovunque nel mondo, in 700 anni, sulla Santa Casa di Loreto: chi l’ha combattuta talvolta con virulenza (senza aver mai trovato alcun elemento vero per smentirla), chi l’ha difesa con ardore impareggiabile (a cominciare da tutti i Papi e tutti i Santi!...), documentandola in ogni modo. Tutti costoro sono passati, come ognuno di noi passerà. Ma la Santa Casa è sempre lì: è essa stessa che “grida” con le sue “Sante Pareti di pietra” “la verità” riguardo alla sua autenticità, e al modo miracoloso con cui è arrivata a Loreto. Tutti i detrattori e i falsificatori non sono mai riusciti ad abbatterla, mentre chiunque si accosta alle Sante Pareti della Santa Casa di Loreto e alla sua storia, con animo sgombro da pregiudizi e aperto alla verità, accoglie sempre con gioia e commozione tutti “i veri” studi storici, archeologici e scientifici che hanno sempre attestato “la verità” di quanto asserito dai “testimoni oculari” degli eventi accaduti e che è stato poi tramandato ininterrottamente dalla “tradizione” “orale” e “scritta”, presso tutti i popoli, e che è stata sempre “approvata” dalla Chiesa in un modo ininterrotto, da oltre sette secoli.

Riguardo agli studi archeologici e architettonici basti pensare all’insigne architetto, Federico Mannucci, incaricato dal Sommo Pontefice Benedetto XV di esaminare le fondamenta della Santa Casa, in occasione del rinnovo del pavimento, dopo l’incendio scoppiatovi nel 1921, che scrive e asserisce perentoriamente, nella sua “Relazione” del 1923, che è assurdo solo pensare” che il sacello possa essere stato trasportato “con mezzi meccanici” (Federico Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1923, 9-11), e rivelò che è sorprendente e straordinario il fatto che l’edificio della Santa Casa, pur non avendo alcun fondamento, situato sopra un terreno di nessuna consistenza e disciolto e sovraccaricato, seppure parzialmente, del peso della volta costruitavi in luogo del tetto, si conservi inalterato, senza il minimo cedimento e senza una benché minima lesione sui muri (Federico Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1932, 290).

L’architetto Mannucci trasse, in sintesi, queste conclusioni:

 1   i muri della Santa Casa di Loreto sono formati con pietre della Palestina, cementati con malta ivi usata;

 2   è assurdo solo il pensare ad un trasporto meccanico;

 3  la costruzione della Santa Casa nel luogo ove si trova si oppone a tutte le norme costruttive ed alle stesse leggi fisiche.

            Quindi, si potrebbe dire, è già “un miracolo” il fatto stesso della attuale “sussistenza” delle Sante Pareti, che si reggono contro le stesse “leggi fisiche” e che nessuno “in modo umano” può aver edificato lì dove si trova: questo sono gli architetti ed archeologi ad asserirlo, e non la mia “opinione”!

            Per quanto posso, nella mia “piccola parte”, io sto perciò solo cercando di aiutare - con i miei studi - a "ripristinare" "la verità", così come anche l'ha sempre insegnata la Chiesa Cattolica, con pronunciamenti "ufficiali", “solenni” e “ininterrotti”, per sette volte secolari, sia da parte delle Congregazioni Vaticane competenti che, soprattutto, da parte dei Sommi Pontefici. Non si tratta ovviamente di "un dogma", che impegna la fede del credente, ma si tratta del rispetto della "verità", che non è mai lecito occultare, negare o falsificare.

            Non pensa, in proposito, che – per un cattolico - "negare" "la verità" di "un miracolo", che la Chiesa - con regolari processi canonici - ha dichiarato essere "autentico" sia anche "un peccato"?... Se Lei negasse la verità delle apparizioni di Lourdes o di Fatima, o di tantissimi altri miracoli approvati dalla Chiesa lungo il corso della sua storia, non pensa che ciò costituisca - se fatto "coscientemente" - "un peccato": quantomeno di "irriverenza" e di "disobbedienza" verso la Chiesa, oltreché di “ingratitudine” verso Dio e la Vergine Maria?...

            Con che “pudore” (mi perdoni l’espressione) scrittori e studiosi che osano dirsi “cattolici” ostentano tanta noncuranza, e persino opposizione, alle unanimi affermazioni delle Supreme Autorità della Chiesa (fatte per sette secoli!...), i cui limiti non sta certo a noi definire, e che può certamente contare – anche per gli altri atti che non riguardano il “depositum fidei” – su di una speciale assistenza dello Spirito Santo?...

            Siamo arrivati al punto che – negli anni recenti - in tali “inganni” siano potuti “incappare” (in totale buona fede) persino “eminenti” e “sante” personalità ecclesiastiche… e che nulla ormai sembra che si voglia fare per “ripristinare la verità”, fatta abbandonare “ingannevolmente” e “con arte”!...

            E qui non possono non venire in mente anche quelle severe parole di Gesù: “O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi?” (Mt.17,17). Anche San Paolo con severità ci ricorda: "... O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere: la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità; sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità…” (Rom.2,4-8).

            Certamente credere ai miracoli "dichiarati dalla Chiesa" non è un dogma e non è strettamente essenziale alla Fede e alla Salvezza. Tuttavia i miracoli sono compiuti da Dio proprio per “confermare” la Fede, come hanno sempre insegnato i Dottori della Chiesa (come San Tommaso d’Aquino) e la Teologia Apologetica insegnata dalla Chiesa Cattolica. Perciò, quante grazie fa perdere alle anime diffondere "una falsità", rinnegando quanto la Chiesa ha dichiarato invece "essere vero"?

            E cosa sappiamo noi - rinnegando un miracolo realmente “avvenuto” e “approvato” “ufficialmente” dalla Chiesa – di quanto si fa rendere più difficoltosa a Dio la Salvezza Eterna delle anime? Quanti casi di conversione e di salvezza ci sono stati nel corso della Storia della Chiesa dovuti a dei miracoli compiuti da Dio? e che senza questi miracoli non ci sarebbero mai stati?... Non può essere, perciò, “un miracolo” anche determinante per la salvezza di qualche anima o di interi popoli?... Cosa possiamo saperne noi?...

            Forse che senza un sapiente e preciso “scopo salvifico” Dio compie dei “miracoli”?... E “le miracolose traslazioni” della Santa Casa di Nazareth certamente non sono state “un miracolo” “qualunque”, data la loro singolarità e meravigliosità e “universale risonanza” nella Storia della Chiesa e dell’Umanità!...

            Nel Vangelo Gesù non compiva i miracoli per far credere in lui e quindi aiutare la loro salvezza? come nel caso della risurrezione di Lazzaro?... "Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui..." (Gv.11,45-48). E sappiamo poi cosa hanno fatto a Gesù...

            Non bisogna neanche dimenticare – riguardo al “miracolo della traslazione della Santa Casa” – che se oggi in Europa possiamo “ancora” parlare tra noi “come cristiani”, lo dobbiamo principalmente proprio alla presenza della Santa Casa di Loreto, cioè alla Vergine Immacolata ivi venerata per la sua Santa Casa di Nazareth, che venne implorata da tutta la Cristianità dell’epoca per la decisiva battaglia di Lepanto del 1571, così come richiese il grande Pontefice San Pio V, e della quale egli attestò e riconobbe come ottenuta per l’intercessione della Vergine Lauretana: tanto che San Pio V volle fosse scritto – come riconoscenza alla Vergine della Santa Casa – “Vera florida Casa che fu in Nazareth”, e istituendo la Festa della Beata Vergine del Rosario al 7 ottobre, come ancor oggi si celebra (che non è la festa della Vergine del Rosario di Pompei, ma della Vergine del Rosario di Loreto!). Senza quella “vittoria” insperabile ed insperata oggi l’Europa sarebbe forse già tutta “islamizzata” da secoli… E noi avremmo potuto ricevere il Battesimo ed essere oggi “cristiani”?... Non sarà il caso, in proposito, di tornare a implorare la Vergine Lauretana, nella sua “vera florida Casa che fu in Nazareth” (San Pio V) perché ciò che non permise in quel tempo non accada che avvenga oggi?...

            Voglio, in proposito, ricordarLe anche quanto scriveva il grande San Pietro Canisio, grande difensore della Santa Casa e della verità delle sue “traslazioni miracolose”: “Ma che vado io discorrendo intorno alle glorie di questa Santa Casa? Posso conchiudere con le parole del Patriarca Giacobbe: Terribile è questo luogo, è la Casa stessa di Dio e la Porta del Cielo! Perciò esortiamo tutti quanti i fedeli, quanti sono sinceramente cristiani, perché – memori della loro salvezza e non ingrati alla divina misericordia, la quale non desiste mai dal proteggerci – vogliano con la più grande devozione e pietà visitare, onorare e venerare questa abitazione di Maria, soggiorno di Cristo, talamo dello Spirito Santo, tesoro di ogni grazia, eterno monumento della Divina Misericordia, e comune difesa dei meschini, per rendere ogni grazia a Dio immortale, che schiuse questo asilo alla umana debolezza”.

            Quanto ai miei Siti Internet (in specie www.lavocecattolica.it ), potrà vedere come gli argomenti che vi tratto sono vastissimi, e quello sulla Santa Casa di Loreto, è solo una piccola parte, seppure gli attribuisco (e ne ha!) una grande importanza, e “a ragion veduta”.

            Riguardo, poi, al continuare le mie trattazioni, oltre che un dovere di coscienza personale, è "una richiesta" espressamente fattami, da chi ha "l'autorità" di "richiederlo"... Oltre a "tanti" che pure me lo richiedono e mi fanno "appelli" esattamente "opposti" al Suo... Quindi, per di più, faccio solo "un atto di obbedienza" e di "carità"... Non tema perciò il rischio di “farmi prendere la mano”, bensì piuttosto – se mi permette il giro di parole – potrebbe meglio dire che “mi faccio prendere per mano”.

            Sarò lieto, comunque, se vorrà, di essere più chiaro trattandone direttamente con Lei, "a voce", se mi fornisce il Suo telefono oppure vorrà Lei stesso telefonarmi per parlarne "con amicizia", già in questa vita... e non solo in Paradiso, dove spero e prego che tutti ci possiamo ritrovare. 

            AugurandoLe ogni bene, La saluto con sincera amicizia e cordialità.

 Prof. GIORGIO NICOLINI
 

IL COMMENTO DI UN ISCRITTO A “LA VOCE”

(con autorizzazione alla pubblicazione)

 

----- Original Message -----

From: gianni_pezzati

To: Giorgio Nicolini ; Padre LIVIO FANZAGA RADIO MARIA

Cc: BARRA GIANPAOLO - Direttore IL TIMONE ; AVVENIRE ; OSSERVATORE ROMANO

Sent: Friday, September 16, 2005 12:55 PM

Subject: R: L'appello sulla Santa Casa

 

                Certamente il fatto che la Santa Casa di Loreto sia stata portata dagli Angeli (purissimi spiriti) o dagli Angeli (esseri umani in carne ed ossa) non è affatto determinante per la Salvezza Eterna dell'anima. Però stabilire la verità non solo è sempre un atto di giustizia verso i fatti e le realtà che ci circondano: è un atto di carità evangelica!

                Difatti ciò è entrato anche nel motto e nel logo dell'Ordine dei Predicatori (Domenicani) per volontà dello stesso Fondatore San Domenico Guzman. Proprio perchè uno dei tre attributi autoproclamati dal Signore Gesù Cristo in persona, contrariamente a quanto si crede, non riguarda tanto le virtù in Lui presenti in modo eminentissimo ed irripetibile (come la Misericordia, l'Amore, la Bontà e cosi via), ma la Verità: *** Io sono la Via, la Verità e la Vita *** ha detto di Sé la Parola-Verbo (Gv.14,6).

                In più, il Cristo Signore quando voleva sottolineare l'importanza della frase che pronunciava la faceva precedere con il "in verità, in verità vi dico" (es.: “In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte” (Gv. 8, 51). E così via...

                In più, come modesto studioso di Agiografia posso dire che sono diversi i Santi che affermano un premio tutto speciale nell'Aldilà dato da Dio a chi nella vita ha ricercato e lottato per la Verità, anche se non praticante.

                Lo stesso per chi ha operato per la Giustizia, la Pace, la Misericordia, ecc. (vedere “le Beatitudini”: Mt.5,1-12). Perché sempre tutti attributi infinitamente presenti nel Signore.

                Ergo, se la ricerca e la difesa della tesi riguardante l'argomento di cui trattasi è fatta dal Prof. Giorgio Nicolini con spirito di umiltà e di obiettività e solo per la ricerca della Verità va lodata ed incoraggiata perché oggi troppo spesso e soprattutto dai Teologi e Studiosi (pseudo) cattolici si liquida ciò che è storico, ma miracoloso, come fatto inventato, da donnette, e devozionalista.

                E purtroppo alcuni si spingono a sostenere questa tesi anche per quanto riguarda il Vangelo o le Lettere Apostoliche (sic!).

                Tanto più che la Santa Casa rappresenta una delle Reliquie più importanti di tutto il Cristianesimo. Anche se ovviamente non è paragonabile alla Eucarestia.

                Un fraterno saluto nel Cristo Signore e nella Vergine di Loreto.

                Maranathà! Amen! Vieni presto Signore Gesù! ( Ap.22,20-21).

Gianni Pezzati

Ancona

 

 LETTERA A LUCIANO PAVAROTTI

Verona, 7 settembre 2007

Caro Luciano,

anch’io, appassionata da sempre di lirica, sono stata una tua ammiratrice e le tue romanze d’amore cantate a pieno petto con tutta la forza del sentimento mi facevano vibrare il cuore.

Dalla vita hai avuto molto: il dono della voce, successo, fama, onori… la gente ti loda e ti onora come se tu fossi un grande benefattore dell’umanità, mentre io sono rimasta assai pensierosa quando ho avuto notizia della tua dipartita e ho pregato per te, ricordandomi una frase della mia cara mamma, donna semplice ma molto saggia.  Essa dice così: “Lassù non ci portiamo nulla, anzi, solo due cose ci portiamo, le opere buone e quelle cattive!”.

E’ chiaro che il giudizio finale sulla nostra vita spetta esclusivamente a Dio, però noi finché siamo in vita dobbiamo qualche volta chiederci se quello che facciamo è opera buona o cattiva, se dobbiamo piacere solo al mondo o anche a Dio, se è sufficiente cantare, ballare, guadagnare, compiere qualche buona azione per i poveri, come fanno quasi tutti i big per tacitare la loro coscienza, o se invece tutto ciò è troppo poco per guadagnarci l’Eternità.. 

Infine, dovremmo anche chiederci almeno una volta nella vita se lasciare la moglie e tre figlie per una ragazzina dopo 36 anni di matrimonio rientra nelle opere giuste o in quelle ingiuste, dal momento che non è affatto una scelta indifferente davanti a Dio, perché tra fedeltà e infedeltà non ci sono alternative né scappatoie.

Che la misericordia di Dio sia grande verso le debolezze dei suoi figli è vero, ma che sia altrettanto necessario invocarla almeno qualche volta e soprattutto al momento di lasciare questo mondo, consapevoli almeno di aver sbagliato, è quanto meno doveroso, se non altro per questione di lealtà e di giustizia di fronte a Dio e anche di fronte agli uomini.

PATRIZIA STELLA

                                                                                  patrizia.stella@alice.it

 

L’APPELLO DI DON FRANCESCO LO GERFO

INVIATO AL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE “LUCE DI CRISTO” 

----- Original Message -----

From: francescologerfo

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Monday, July 09, 2007 5:31 PM

 

“Iddio mi conceda di parlare secondo quello che penso e di pensare in modo degno dei beni dati,

poiché egli è la guida della Sapienza e il correttore dei saggi”.

(Sapienza di Salomone 7,15)

Palermo, 20 giugno 2007

Ill.mo Signor Presidente,

            dell’Associazione “LUCE DI CRISTO”,

            è col cuore in mano che mi accingo a scrivere queste righe, sicuramente per me umilianti e vergognose e forse anche inutili. 

            Spero solo che tocchino il cuore di chi le leggerà, sempreché qualcuno lo faccia. Chiedo perdono fin da ora, per il disturbo. Il tono un po’ confidenziale  nasce da quella convinzione di essere tutti figli di Dio e quindi fratelli.

            Non è facile a 54 anni, di cui 24 di sacerdozio, accettare di essere un fallito e un mendicante che bussa a tante porte per tendere la mano a chiedere l’elemosina, eppure…

            Le cose più importanti sono le più difficili da dire, sono quelle di cui ci si vergogna, perché le parole immiseriscono, le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella nostra testa sembravano sconfinate, ma le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è anche più di questo!

            Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov’è sepolto il nostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i nostri nemici sarebbero felicissimi di portare via. E si potrebbero anche fare rivelazioni che ci costano, per poi scoprire che la gente ci guarda strano, senza capire affatto quello che è stato detto, senza capire perché ci sembrava tanto importante da piangere mentre le si diceva. E questa è la cosa peggiore! Quando il segreto rimane chiuso dentro, non per mancanza di uno che lo racconti, ma per mancanza di un orecchio che voglia e sappia ascoltare.

            Ho cercato per anni un orecchio disposto ad ascoltarmi, all’interno delle istituzioni ecclesiastiche, ma dopo quasi sette anni di ricerche infruttuose, sono costretto ad arrendermi. Nessuno ha voluto ascoltarmi, nessuno mi ha creduto, nessuno mi ha aiutato!

            “La verità vi farà liberi” (Gv.8,32), leggiamo nel Vangelo, che predichiamo. Eppure, dopo sette anni quasi che cerco, specialmente nell’ambiente ecclesiastico e religioso, un orecchio disponibile ad ascoltare, gridando la verità, i miei sforzi inutili mi convincono che molti preferiscono non conoscerla. Infatti alla verità si preferisce l’apparenza: è incredibile, ma proprio noi che predichiamo un Vangelo di Amore e di Liberazione, lo facciamo puntando il dito piuttosto che tendendo la mano.

            Le reazioni, infatti, nel corso di questi ultimi anni, alle mie richieste d’aiuto sono state di incredulità. Tanto che alcune suore di Brescia, ad esempio, hanno avvisato i carabinieri, che hanno svolto regolari indagini.

            Altri hanno chiamato la Curia di Palermo o la Curia di Locri, dalla quale ancora dipendo ecclesiasticamente, sebbene abiti ormai da sette anni a Palermo, a seguito di una grave malattia che ha colpito mia madre, e dove ho presentato regolare domanda di incardinazione, ancora in attesa di una risposta.

            Ebbene chi ha chiamato si è sentito rispondere che loro mi hanno sempre aiutato. Ma d’altra parte cosa avrebbero dovuto rispondere? A nessuno piace ammettere le proprie responsabilità.

            Altri ancora mi hanno telefonato o scritto, dimostrando a parole la loro solidarietà, ma poi sono scomparsi, rendendosi irreperibili.

            Tanti mi hanno garantito preghiere: purtroppo, con le preghiere non sono riuscito a togliere alcun debito, provocati da oltre due anni vissuti senza alcuna entrata.

            Altri, e sono la maggior parte, hanno preferito ignorarmi. Bontà loro!

            L’indifferenza, la mancanza di quella pietas e carità cristiana è la cosa peggiore che sto sperimentando in questi lunghi anni vissuti con l’incubo della solitudine e dell’incomprensione. Subisco l’ingiustizia di false accuse senza potermi neanche difendere, perché accusato, giudicato e condannato a mia insaputa. Ne sto subendo tutte le conseguenze a livello psicologico; per questo avrei voluto denunciare il mio grave disagio. Sono senza alcun incarico ormai da sette anni e trascorro così inutilmente le mie giornate, subendo un forte danno biologico e psicologico.

            Per oltre due anni sono rimasto senza alcun mezzo di sostentamento; infatti, a seguito della malattia di mia madre, ho dovuto lasciare il mio ultimo incarico di cappellano sulle navi e fermarmi a Palermo per poter restare vicino a mia madre. Per andare avanti in questi due anni ho dovuto contrarre debiti con le uniche persone che non chiedono garanzie, né garanti, ma i cui interessi diventano micidiali.

            Nel 2002 finalmente sono stato reinserito nel Sistema Sostentamento Clero, per un’indennità pari a 700 euro circa. A questo punto per pagare i primi debiti, ne ho dovuto contrarre altri presso alcune finanziarie, finché ultimamente la situazione è esplosa.

            Perché a questo punto un ulteriore inutile scritto da parte mia? Forse spero, forse mi illudo! Non è facile compiere gesti estremi ed eclatanti… L’ultima mia indennità integrativa di aprile, è stata pari a 590 euro, con i quali provvedere a tutte le spese: affitto (400 euro), bollette e viveri, oltre che a ripianare i debiti in passato contratti. Ciò con buona pace e tante belle parole di tutti coloro che sono a conoscenza di questa situazione disastrosa.

            Affido allo Spirito Santo questo mio scritto, perché possa ispirare chi avrà la pazienza e la bontà di leggermi a compiere un gesto d’amore e di carità, che il mondo religioso in questi anni mi ha sempre negato, ignorandomi.

            Non resta che inviare un sincero e devoto saluto in Cristo, nostro fratello.

Sac. Francesco Lo Gerfo

Via Libertà, 165 - 90143 Palermo

Tel. 091.348840 -               

Cell. 349.6411511

_______________________________________

P. S. - Qualora le scarne notizie non fossero sufficienti per comprendere appieno la situazione, sono disponibile a tutte le chiarificazioni necessarie.

 

 

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www.telemaria.it

 

         ASSOCIAZIONE “LUCE DI CRISTO”

PER LA DIFESA E LA DIFFUSIONE DELLA FEDE CRISTIANA

E PER L’ESERCIZIO DELLA CARITA’

Patrona: L’Immacolata Madre di Dio della Santa Casa di Nazareth a Loreto

  Sede: PARMA - Via Verdi, n.3 – Tel./Facs. 071.83552 – Cell. 339.6424332 - Cell. 340.7190085 - Cell. 338.8702045

  Sedi Distaccate: ANCONA - Via Maggini, 230 – Tel./Facs. 071.83552 – Cell. 339.6424332

                         FIRENZE - Via Vecchia Bolognese, 321 – Tel./Facs. 055.400707 – Cell. 349.2101400

Posta Elettronica: lucedicristo@lavocecattolica.it  –  Sito Internet: www.lavocecattolica.it

Codice Fiscale 92139970344 – Conto Corrente Postale 78026101

 

LA CHIESA E' UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA

LE FINALITA' DELL'ASSOCIAZIONE "LUCE DI CRISTO"

LA DIFESA E LA DIFFUSIONE DELLA FEDE CRISTIANA E L'ESERCIZIO DELLA CARITA'

LETTURA LITURGICA E PROGRAMMATICA DELL'ASSOCIAZIONE (del 28 dicembre 2006, Santi Innocenti)

Dalla prima lettera di San Giovanni Apostolo (1^Gv.1,5-10;2,1-2)

Carissimi, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo: DIO E' LUCE e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi. Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.

        Gesù Cristo ha detto: "IO SONO LA LUCE DEL MONDO; CHI SEGUE ME, NON CAMMINERA' NELLE TENEBRE, MA AVRA' LA LUCE DELLA VITA" (Gv.8,12). Su queste parole del Vangelo è nata l’Associazione denominata “LUCE DI CRISTO”. L’Associazione non ha fini di lucro, è libera, indipendente, apolitica, ed ha lo scopo di perseguire finalità di solidarietà sociale verso i bambini non nati, l’infanzia abbandonata, gli anziani e chiunque versi in stato di disagio, di povertà e di bisogno. Per la realizzazione dei propri scopi sociali l’Associazione si avvale di ogni strumento legittimo e lecito e si propone, in particolare, di procedere ad adozioni a distanza, di prestare assistenza presso i centri infantili e per anziani, di acquistare generi di prima necessità, indumenti, e tutto quanto, secondo la necessità del momento, occorra a soddisfare le esigenze di chi si trovi in stato di bisogno. Inoltre l’Associazione si propone lo scopo di organizzare, partecipare e intervenire in qualsiasi evento pubblico (culturale, politico, storico, artistico e religioso) ai fini della difesa, divulgazione e sensibilizzazione sui temi della Carità e della Fede e Morale Cristiana (cfr. 1^Cor,13,1-3; Gc.2,14-26).

        Nella prospettiva del profetizzato “trionfo del Cuore Immacolato di Maria”, l’Associazione "Luce di Cristo" è nata ed è stata posta sotto il patrocinio dell’Immacolata Madre di Dio della Santa Casa di Nazareth a Loreto, con cui - quale “reliquia miracolosa” e “luogo dell’Incarnazione” - la Vergine Maria ha operato nei due millenni passati la propagazione e la difesa della cristianità: prima in Oriente, da Nazareth, e poi in Occidente, da Loreto.

        L'Associazione intende unire, con un'unica azione comune, singole persone e anche associazioni già costituite, che sentono la necessità di rispondere all’appello del Santo Padre per una “nuova evangelizzazione” dell’Europa, al fine di ripristinarne le Radici Cristiane. Infatti solo stando uniti possono sperarsi frutti molto più abbondanti che non se i singoli operassero separatamente.

        Qualcuno, al solo ascoltare l'espressione «difesa della Fede», potrebbe sentire una specie di ripulsa, pensando di tornare ai tempi passati, fatti talvolta di lotte religiose. Non si tratta di questo: si tratta semplicemente di essere realisti. Se ci sono uomini e gruppi che sistematicamente, con mezzi molto potenti, attaccano la Fede e la Morale Cristiana, in pubblico e in privato, cercando di sradicarle dal cuore della gente, è logico e doveroso che un vero cristiano debba adoperarsi per difenderle e per diffonderle, così come ci ha insegnato Gesù: “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa” (Mt.5,14-15).

        Se Cristo oggi ci domandasse, come all’Apostolo Pietro: “Mi ami tu?” (Gv.21,15), voi cosa rispondereste?... Perciò, se il vostro cuore batte con quello di Cristo e le vostre convinzioni corrispondono alle nostre, UNIAMOCI, per diventare UNA VOCE FORTE nel difendere le nostre Radici Cristiane e tornare a diffondere la nostra Fede, intervenendo con convinzione in qualsiasi evento pubblico e privato, usando doverosamente, a tale scopo, tutti i mezzi possibili, legittimi e leciti. In tale modo si offrirà al nostro Salvatore Gesù Cristo un contributo, anche se piccolo e umile, per il perseguimento della Salvezza Eterna delle anime di tanti uomini.

        Perciò dopo aver letto questo messaggio di presentazione, se vorrete comunicare con l’Associazione “LUCE DI CRISTO” per associarvi, od avere ulteriori chiarimenti, contattateci al numero 071.83552 o al cellulare 339.6424332 o 340.7190085 o 338.8702045. Facsimile dell’Associazione è il numero 071.83552; la Posta Elettronica è: lucedicristo@lavocecattolica.it  Il Conto Corrente Postale per le offerte e l’adesione all’Associazione è il n°78026101. Ogni altra informazione utile per aderire all’Associazione la trovi nel Sito Internet www.lavocecattolica.it o all'indirizzo diretto www.lavocecattolica.it/lucedicristo.htm

 

LA CHIESA E' UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA

(Catechismo Chiesa Cattolica, n.811-870.)

La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali,

e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana

(Paolo VI, 25 dicembre 1975)

La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine (1^Cor.13,4-8)

LUCE E GRAZIA CONCEDI, O SIGNORE, A QUANTI PER CERCARE TE VERRANNO A NOI

PER INFORMAZIONI E ADESIONI ALL'ASSOCIAZIONE "LUCE DI CRISTO"

Codice Fiscale 92139970344 - Conto Corrente Postale n°78026101

* Sede di PARMA: Via Verdi, 3 - 43100 PARMA - Cell. 340.7190085 (Tatiana) - Cell. 338.8702045 (Fiorenzo)         

* Sede di ANCONA: Via Maggini, 230 - 60127 ANCONA  - (Prof. Giorgio Nicolini) - Tel./Facs. 071.83552 - Cell. 339.6424332

* Sede di FIRENZE: Via Vecchia Bolognese, 321 - 50010 FIRENZE  - (Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo) - Tel./Facs. 055.400707

 www.lavocecattolica.it

 

Nuova Iork, Le Torri Gemelle, 11 settembre 2001

In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc.13,1-5).

 

GIOVANNI PAOLO II

(Roma, sabato 8 dicembre 2001)

NUBI OSCURE SI ADDENSANO ALL’ORIZZONTE DEL MONDO

Nubi oscure si addensano all’orizzonte del mondo. L’umanità, che ha salutato con speranza l’aurora del terzo millennio, sente ora incombere su di sé la minaccia di nuovi, sconvolgenti conflitti. E’ a rischio la pace nel mondo.

 

Omelia di Benedetto XVI del 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro

La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.

IL FUTURO DEL MONDO DIPENDE DALLA CONVERSIONE DEL MONDO

«Il futuro del mondo dipende dalla conversione del mondo» ha detto la Madonna a Fatima. In verità, siamo tutti responsabili. «Ogni peccato è un atto di guerra», diceva lo statista spagnolo Donoso Cortes. «Il peccato turba l’ordine naturale. Quando l’uomo si ribella a Dio, la natura si ribella all’uomo e lotta per Dio» (Sap.5,20). E’ questa la causa delle calamità naturali. Tolstoj diceva: «E’ assurdo che una guerra sia prodotta da alcuni uomini; sarebbe lo stesso che dire che una montagna viene spaccata da due colpi di piccone. La guerra è prodotta dai peccati dei popoli». L’umanità è una grande famiglia di cui Dio è Padre. Nessuno vive solo per sé, ma influisce su tutti. Quando la sproporzione fra i buoni e i cattivi oltrepassa ogni limite, Dio abbandona i governanti ai loro insani pensieri. Si scatenano feroci le lotte e sopravviene la desolazione. Al contrario l’offerta a Dio della fatica e sofferenza quotidiana, la paziente accettazione delle prove della vita, lo sforzo per osservare i Comandamenti di Dio, per perdonare le offese, producono inestimabili frutti di pace, di amore per tutte le famiglie e per l’intera Umanità.

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male… Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. … Allora Noè edificò un altare al Signore … e offrì olocausti sull'altare. Il Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: «Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. Finché durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno» (Gen.6,5.12; 8,20-22).

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LA VITA CONTRO L’ANTI-VITA

OMBRE MINACCIOSE CONTINUANO AD ADDENSARSI ALL’ORIZZONTE DELL’UMANITA’

(Benedetto XVI)

SOTTO LA TUA PROTEZIONE

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova! Non disprezzare! Accogli la nostra umile fiducia e il nostro affidamento! Oh, quanto ci fa male tutto ciò che nella Chiesa e in ciascuno di noi si oppone alla santità e alla consacrazione! Quanto ci fa male che l’invito alla penitenza, alla conversione, alla preghiera, non abbia riscontrato quell’accoglienza, come doveva! Quanto ci fa male che molti partecipino così freddamente all’opera della Redenzione di Cristo! Che così insufficientemente si completi nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col.1,24). Siano quindi benedette tutte le anime, che obbediscono alla chiamata dell’Eterno Amore! Siano benedetti coloro che, giorno dopo giorno, con inesausta generosità accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo Gesù (cfr. Gv.2,5) e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo (Giovanni Paolo II, dall’Atto di Affidamento e Consacrazione alla Vergine, a Fatima, il 13 maggio 1982).

 

PROFEZIE

San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".

(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)

esortiamo PURE voi, figli carissimi,

a cercare quei “segni dei tempi”

che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.

Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,

anzi ella stessa l’atteso prodigio

 

Messaggio da Mediugorie del 25 settembre 2007, di Maria “Regina della Pace”

(“l’atteso prodigio” profetizzato da Paolo VI)

Cari figli, anche oggi vi invito ad infiammare i vostri cuori sempre più ardentemente d’amore verso il Crocifisso e non dimenticate che per amore verso di voi ha dato la sua vita perché foste salvati. Figlioli meditate e pregate affinché il vostro cuore si apra all’amore di Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".

 

ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

 

 

SANTA GIANNA BERETTA MOLLA

Come conservare la purezza?

Circondando il nostro corpo con la siepe del sacrificio.

La purezza è una “virtù-riassunto”, vale a dire un insieme di virtù...

La purezza diventa bellezza, quindi anche forza e libertà.

È libero colui che è capace di resistere, di lottare.

 

PER CONTRIBUIRE A RIPRISTINARE LE RADICI CRISTIANE IN EUROPA

LEGGI E FAI CONOSCERE I SITI INTERNET SOTTOINDICATI

www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm

www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

IL TESTO DELLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI DA RECITARSI NEL SANTUARIO DI LORETO E NELLE CASE

E' LEGGIBILE COLLEGANDOSI ALL'INDIRIZZO INTERNET

www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm

 

NON OPPORSI AD UN ERRORE  VUOL DIRE APPROVARLO

NON DIFENDERE LA VERITA’  VUOL DIRE SOPPRIMERLA

(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)

non temo la cattiveria dei malvagi, temo piuttosto il silenzio dei giusti

(Martin Luther King)

 

SI AUTORIZZA E SI RACCOMANDA LA DIFFUSIONE DI QUESTI TESTI

AD ALTRI INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA E L'INSERIMENTO IN SITI DELLA RETE INTERNET

Diffondete la buona stampa tra le persone vostre amiche e conoscenti. La buona stampa entra anche nelle case dove non può entrare il sacerdote, è tollerata persino dai cattivi. Presentandosi non arrossisce, trascurata non si inquieta, letta, insegna la verità con calma, disprezzata, non si lamenta (San Giovanni Bosco)

 

Questi testi e quelli precedenti sono pubblicati in modo permanente e prelevabili agli indirizzi Internet

www.lavocecattolica.it

www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm

www.lavocecattolica.it/lettera28settembre2007.htm

 

ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

 

Nazareth-loreto-lourdes-fatima-mediugorie

Nella Santa Casa di Nazareth Maria è stata concepita “Immacolata” nel grembo di Sant’Anna e Dio, per preservare dalla distruzione quella Casa benedetta, l’ha fatta trasportare miracolosamente in “vari luoghi”, da Nazareth a Tersatto e sino a Loreto. A Lourdes Maria ha “confermato” di essere l’Immacolata Concezione, avvenuta nella Santa Casa di Nazareth a Loreto. A Fatima Maria ha chiesto la consacrazione al suo Cuore “Immacolato” ed ha preannunciato il futuro trionfo del suo Cuore Immacolato. A Mediugorie Maria sta ora portando a compimento il trionfo del suo Cuore Immacolato, con di fronte a sé, collegati dall’altra parte del Mare Adriatico, Ancona-Loreto con la Santa Casa di Nazareth ove proprio il suo essere spirituale (la sua anima, il suo cuore) fu concepito “Immacolato”.

 

La Santa Casa di Loreto è il luogo che accolse la Santa Famiglia di Nazaret.

Scrisse Giovanni Paolo II: Il ricordo della vita nascosta di Nazaret evoca questioni quanto mai concrete e vicine all’esperienza di ogni uomo e di ogni donna. Esso ridesta il senso della santità della famiglia, prospettando di colpo tutto un mondo di valori, oggi così minacciati, quali la fedeltà, il rispetto della vita, l’educazione dei figli, la preghiera, che le famiglie cristiane possono riscoprire dentro le pareti della Santa Casa, prima ed esemplare “chiesa domestica” della storia”. Nell’Angelus del 10 dicembre 1995 il Papa disse: Chiedo a Maria Santissima che la Casa di Nazaret diventi per le nostre case modello di fede vissuta e di intrepida speranza. Possano le famiglie cristiane, possano i laici apprendere da Lei l’arte di trasfigurare il mondo con il fenomeno della divina carità, contribuendo così ad edificare la civiltà dell’amore”.

 

Se venisse un altro Giona, crederemmo? Le nostre città crederebbero? Oggi ancora, per le grandi città, per le Nìnive moderne, Dio cerca dei messaggeri della penitenza. Abbiamo il coraggio, la fede profonda, la credibilità necessarie per toccare i cuori e aprire le porte alla conversione?  Card. Joseph Ratzinger

 

«Figlio dell'uomo, io ti mando agli Israeliti, a un popolo di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri hanno peccato contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: Dice il Signore Dio. Ascoltino o non ascoltino… (Ez.2,3-5).

 

Egli da principio creò l'uomo e lo lasciò in balìa del suo proprio volere. Se vuoi, osserverai i comandamenti; l'essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere. Egli ti ha posto davanti il fuoco e l'acqua; là dove vuoi stenderai la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. Grande infatti è la sapienza del Signore, egli è onnipotente e vede tutto. I suoi occhi su coloro che lo temono, egli conosce ogni azione degli uomini. Egli non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare (Sir.15,14-20).

 

 

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PATRONO SAN GABRIELE ARCANGELO

(Decreto di Pio XII, Enc. "Miranda Prorsus")

L'uomo, infatti, per esigenza della sua stessa natura, fin dal mattino della sua esistenza prese a comunicare agli altri i suoi beni spirituali per mezzo di segni, che mutuati dalle cose sensibili, egli si è ingegnato di sempre più perfezionare. Tutti questi mezzi di comunicazione, dagli ideogrammi e dai segni grafici dell'età più remota fino ai ritrovati tecnici moderni, devono essere indirizzati all'eccelso fine di rendere l'uomo, anche in questo campo, quasi dispensatore di Dio. Perciò, affinché l'attuazione di questo provvidenziale piano divino riesca più sicura ed efficace nell'umanità, in virtù della nostra autorità apostolica, con apposito Breve dichiarammo San Gabriele Arcangelo, "che ha portato al genere umano... il tanto desiderato annunzio di Redenzione", patrono celeste presso Dio di quei mezzi che consentono agli uomini di inviare in un istante, per mezzo dell'elettricità, messaggi scritti ad assenti, parlare fra loro da luoghi molto distanti, trasmettersi notizie attraverso le onde dell'etere e vedere presenti sullo schermo cose ed avvenimenti lontani. Con la designazione di questo celeste patrono intendevamo richiamare l'attenzione sulla nobiltà della loro vocazione a quanti hanno nelle mani i benefici strumenti che permettono di diffondere nel mondo gli inestimabili tesori di Dio, come semi buoni, destinati a portare i frutti della verità e del bene.

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LEGGI NELLA CORRISPONDENZA SOTTOSTANTE LA SEMPLICE PROCEDURA DA SEGUIRE

Gentilissimo Prof. Nicolini, ho appena letto con piacere l'allegato. Ma che fatica! E' proprio necessario formattare con tutti quei colori e sfondi il testo? Scusandomi per la franchezza, forse eccessiva, credo che una maggiore sobrietà dell'impaginazione faciliterebbe la lettura. Cordialmente saluto. Alessio.

LA RISPOSTA SULL’UTILIZZO DEI COLORI E COME TRASFORMARE TUTTI I TESTI IN BIANCO E NERO

Caro Alessio, l'utilizzo dei diversi colori nelle parole del testo hanno lo scopo di COSTRINGERE A FERMARE L'ATTENZIONE su quella parola o su quel concetto che voglio evidenziare maggiormente, anche se costa fatica a chi legge. Ma proprio quella fatica fa fissare meglio una parola od un concetto. Altrimenti chi legge scorre con superficialità e non si ferma su punti molto importanti. Ogni parola che scrivo infatti è stata "misurata" e quando la evidenzio di più e "colpisce" l'occhio (cioè, lo disturba), colpiscono in quel modo anche l'intelligenza e si fissano meglio. Certe parole vogliono anche essere "una pietra" per coloro cui sono dirette "in prima persona", e che non vogliono vedere né sentire. Si dice che in Internet le parole ingrandite hanno lo stesso significato di uno che alza il tono della voce per farsi sentire con più forza. Per questo le uso. Almeno questo è il mio intento. Tuttavia tengo in considerazione il tuo invito alla sobrietà. Vorrei comunque ricordarti, in ogni caso, che il testo che invio è in formato "Word" perché uno lo possa liberamente trasformare.      Se tu, infatti, fai delle semplicissime variazioni in modo autonomo, puoi avere il testo nel modo che vuoi tu, totalmente in bianco e nero. Basta andare su "Modifica", fare "Seleziona tutto", poi cliccare sul pulsante destro del "mouse", facendo comparire varie voci tra cui "Carattere". Cliccando su "Carattere" e poi sui colori dei caratteri il "Nero", il testo ti diventerà in pochi attimi in bianco e nero. Così pure se vuoi togliere totalmente tutti gli sfondi, basta andare su "Formato" e togliere ogni sfondo, con un paio di manovre.

Hai ragione, basterebbe modificare il formato prima di iniziare a leggere… A volte non ci si pensa, a volte fa fatica. Grazie comunque per tutto quello che scrivi; fa piacere vedere che c'è chi si impegna oggigiorno, con i più svariati mezzi, per promuovere la fede in Dio. E fa piacere anche leggere cose che altrimenti non si conoscerebbero. Una preghiera. Alessio.

MARIA, MADRE DEI GIOVANI

La giovinetta era molto bella d'aspetto, era vergine, nessun uomo le si era unito.

Essa scese alla sorgente, riempì l'anfora e risalì.

(Gen.24,16)

L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc.1,26-28) Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. (Lc.1,38)

MARIA DI NAZARETH, MISTICA CITTA’ DI DIO, MADRE DI TUTTI I VIVENTI:

LA BELLEZZA CHE SALVERA’ IL MONDO

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male… Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. … Allora Noè edificò un altare al Signore … e offrì olocausti sull'altare. Il Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: «Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. Finché durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno» (Gen.6,5.12; 8,20-22).

Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore,

senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dal principio alla fine”

(Qoèlet 3,11)

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LA VITA CONTRO L’ANTI-VITA

Siamo uomini e donne di un'epoca straordinaria, tanto esaltante quanto ricca di contraddizioni. L'umanità possiede oggi strumenti di inaudita potenza: può fare di questo mondo un giardino o ridurlo a un ammasso di macerie. Oggi, come mai nel passato, l'umanità è a un "bivio"... (della "vita" e della "morte")... (Giovanni Paolo II, 8 ottobre 2000)

OMBRE MINACCIOSE CONTINUANO AD ADDENSARSI ALL’ORIZZONTE DELL’UMANITA’

(Benedetto XVI)

La Chiesa si ridurrà di dimensioni, bisognerà ricominciare da capo. Ma da questa prova uscirà una Chiesa che avrà tratto una grande forza dal processo di semplificazione che avrà attraversato, dalla rinnovata capacità di guardare dentro di sé. Perché gli abitanti di un mondo rigorosamente pianificato si sentiranno indicibilmente soli... E riscopriranno la piccola comunità dei credenti come qualcosa di completamente nuovo. Come una speranza che li riguarda, come una risposta che hanno sempre segretamente cercato (Card. Ratzinger ora Benedetto XVI).

 

IN PREPARAZIONE DEL 713° ANNIVERSARIO DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH DA TERSATTO IN ITALIA

(10 dicembre 1294 - 10 dicembre 2007)

 

Il testo integrale dell'omelia pronunciata da Benedetto XVI durante la Messa conclusiva dell'Agorà dei giovani,

nella spianata di Montorso, vicino Loreto.

Cari fratelli e sorelle, cari giovani amici!

            Dopo la veglia di questa notte, il nostro incontro lauretano si conclude ora attorno all’altare con la solenne Celebrazione eucaristica. Ancora una volta a voi tutti il mio più cordiale saluto. Saluto in special modo i Vescovi e ringrazio l’Arcivescovo Angelo Bagnasco che si è fatto interprete dei vostri comuni sentimenti. Saluto l’Arcivescovo di Loreto che ci ha accolti con affetto e premura. Saluto i sacerdoti, i religiosi, le religiose e quanti hanno preparato con cura quest’importante manifestazione di fede. Un saluto deferente alle Autorità civili e militari presenti, con un ricordo particolare per il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, l’on. Francesco Rutelli.

Questo è davvero un giorno di grazia! Le Letture che poco fa abbiamo ascoltato ci aiutano a comprendere quale meravigliosa opera abbia compiuto il Signore facendoci incontrare, qui a Loreto, così numerosi e in un clima gioioso di preghiera e di festa. Nel nostro ritrovarci presso il Santuario della Vergine si avverano, in un certo senso, le parole della Lettera agli Ebrei: “Voi vi siete accostati al monte Sion e alla città del Dio vivente”. Celebrando l’Eucaristia all’ombra della Santa Casa, anche noi ci avviciniamo “all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli”. Possiamo così sperimentare la gioia di trovarci di fronte “al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione”. Con Maria, Madre del Redentore e Madre nostra, andiamo soprattutto incontro “al Mediatore della Nuova Alleanza”, il Signore nostro Gesù Cristo (cfr Eb 12,22-24). Il Padre celeste, che molte volte e in molti modi ha parlato agli uomini (cfr Eb 1,1) offrendo la sua Alleanza e incontrando spesso resistenze e rifiuti, nella pienezza dei tempi ha voluto stringere con gli uomini un patto nuovo, definitivo e irrevocabile, sigillandolo con il sangue del suo Figlio Unigenito, morto e risorto per la salvezza dell’intera umanità. Gesù Cristo, Dio fatto uomo, in Maria ha assunto la nostra stessa carne, ha preso parte alla nostra vita e ha voluto condividere la nostra storia. Per realizzare la sua Alleanza, Dio ha cercato un cuore giovane e lo ha trovato in Maria, “giovane donna”.

Ancora oggi Dio cerca cuori giovani, cerca giovani dal cuore grande, capaci di fare spazio a Lui nella loro vita per essere protagonisti della Nuova Alleanza. Per accogliere una proposta affascinante come quella che ci fa Gesù, per stringere Alleanza con Lui, occorre essere giovani interiormente, capaci di lasciarsi interpellare dalla sua novità, per intraprendere con Lui strade nuove. Gesù ha una predilezione per i giovani, come ben evidenzia il dialogo con il giovane ricco (cfr Mt 19,16-22; Mc 10,17-22); ne rispetta la libertà, ma non si stanca mai di proporre loro mete più alte per la vita: la novità del Vangelo e la bellezza di una condotta santa. Seguendo l’esempio del suo Signore la Chiesa continua ad avere la stessa attenzione. Ecco perché, cari giovani, vi guarda con immenso affetto, vi è vicina nei momenti della gioia e della festa, della prova e dello smarrimento; vi sostiene con i doni della grazia sacramentale e vi accompagna nel discernimento della vostra vocazione. Cari giovani, lasciatevi coinvolgere nella vita nuova che sgorga dall’incontro con Cristo e sarete in grado di essere apostoli della sua pace nelle vostre famiglie, tra i vostri amici, all’interno delle vostre comunità ecclesiali e nei vari ambienti nei quali vivete ed operate.

Ma che cosa rende davvero “giovani” in senso evangelico? Questo nostro incontro, che si svolge all’ombra di un Santuario mariano, ci invita a guardare alla Madonna. Ci chiediamo dunque: Come ha vissuto Maria la sua giovinezza? Perché in lei è diventato possibile l’impossibile? Ce lo svela lei stessa nel cantico del Magnificat: Dio “ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,48a). L’umiltà di Maria è ciò che Dio apprezza più di ogni altra cosa in lei. E proprio dell’umiltà ci parlano le altre due Letture della liturgia odierna. Non è forse una felice coincidenza che questo messaggio ci venga rivolto proprio qui a Loreto? Qui, il nostro pensiero va naturalmente alla Santa Casa di Nazaret che è il santuario dell’umiltà: l’umiltà di Dio che si è fatto carne e l’umiltà di Maria che l’ha accolto nel suo grembo; l’umiltà del Creatore e l’umiltà della creatura. Da questo incontro di umiltà è nato Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. “Quanto più sei grande, tanto più umìliati, così troverai grazia davanti al Signore; perché dagli umili egli è glorificato”, ci dice il brano del Siracide (3,18); e Gesù nel Vangelo, dopo la parabola degli invitati a nozze, conclude: “Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14,11). Questa prospettiva indicata dalle Scritture appare oggi quanto mai provocatoria per la cultura e la sensibilità dell’uomo contemporaneo. L’umile è percepito come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da dire al mondo. Invece questa è la via maestra, e non solo perché l’umiltà è una grande virtù umana, ma perché, in primo luogo, rappresenta il modo di agire di Dio stesso. È la via scelta da Cristo, il Mediatore della Nuova Alleanza, il quale, “apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8).

Cari giovani, mi sembra di scorgere in questa parola di Dio sull’umiltà un messaggio importante e quanto mai attuale per voi, che volete seguire Cristo e far parte della sua Chiesa. Il messaggio è questo: non seguite la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà. Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere. Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici! Non andate dietro all’onda prodotta da questa potente azione di persuasione. Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie “alternative” indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo.

Quella dell’umiltà, cari amici, non è dunque la via della rinuncia ma del coraggio. Non è l’esito di una sconfitta ma il risultato di una vittoria dell’amore sull’egoismo e della grazia sul peccato. Seguendo Cristo e imitando Maria, dobbiamo avere il coraggio dell’umiltà; dobbiamo affidarci umilmente al Signore perché solo così potremo diventare strumenti docili nelle sue mani, e gli permetteremo di fare in noi grandi cose. Grandi prodigi il Signore ha operato in Maria e nei Santi! Penso ad esempio a Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, Patroni d’Italia. Penso anche a giovani splendidi come santa Gemma Galgani, san Gabriele dell’Addolorata, san Luigi Gonzaga, santa Maria Goretti, nata non lontano da qui, il beato Piergiorgio Frassati, e Alberto Marvelli. E penso ancora ai molti ragazzi e ragazze che appartengono alla schiera dei santi “anonimi”, ma che non sono anonimi per Dio. Per Lui ogni singola persona è unica, con il suo nome e il suo volto. Tutti, e voi lo sapete, siamo chiamati ad essere santi!

Come vedete, cari giovani, l’umiltà che il Signore ci ha insegnato e che i santi hanno testimoniato, ciascuno secondo l’originalità della propria vocazione, è tutt’altro che un modo di vivere rinunciatario. Guardiamo soprattutto a Maria: alla sua scuola, anche noi come lei possiamo fare esperienza di quel sì di Dio all’umanità da cui scaturiscono tutti i sì della nostra vita. È vero, tante e grandi sono le sfide che dovete affrontare. La prima però rimane sempre quella di seguire Cristo fino in fondo, senza riserve e compromessi. E seguire Cristo significa sentirsi parte viva del suo corpo, che è la Chiesa. Non ci si può dire discepoli di Gesù se non si ama e non si segue la sua Chiesa. La Chiesa è la nostra famiglia, nella quale l’amore verso il Signore e verso i fratelli, soprattutto nella partecipazione all’Eucaristia, ci fa sperimentare la gioia di poter pregustare già ora la vita futura che sarà totalmente illuminata dall’Amore. Il nostro quotidiano impegno sia di vivere quaggiù come se fossimo già lassù. Sentirsi Chiesa è pertanto una vocazione alla santità per tutti; è impegno quotidiano a costruire la comunione e l’unità vincendo ogni resistenza e superando ogni incomprensione. Nella Chiesa impariamo ad amare educandoci all’accoglienza gratuita del prossimo, all’attenzione premurosa verso chi è in difficoltà, i poveri e gli ultimi. La motivazione fondamentale che unisce i credenti in Cristo, non è il successo ma il bene, un bene che è tanto più autentico quanto più è condiviso, e che non consiste prima di tutto nell’avere o nel potere ma nell’essere. Così si edifica la città di Dio con gli uomini, una città che contemporaneamente cresce dalla terra e scende dal Cielo, perché si sviluppa nell’incontro e nella collaborazione tra gli uomini e Dio (cfr Ap 21,2-3).

Seguire Cristo, cari giovani, comporta inoltre lo sforzo costante di dare il proprio contributo alla edificazione di una società più giusta e solidale, dove tutti possano godere dei beni della terra. So che molti di voi si dedicano con generosità a testimoniare la propria fede nei vari ambiti sociali, operando nel volontariato, lavorando alla promozione del bene comune, della pace e della giustizia in ogni comunità. Uno dei campi, nei quali appare urgente operare, è senz’altro quello della salvaguardia del creato. Alle nuove generazioni è affidato il futuro del pianeta, in cui sono evidenti i segni di uno sviluppo che non sempre ha saputo tutelare i delicati equilibri della natura. Prima che sia troppo tardi, occorre adottare scelte coraggiose, che sappiano ricreare una forte alleanza tra l’uomo e la terra. Serve un sì deciso alla tutela del creato e un impegno forte per invertire quelle tendenze che rischiano di portare a situazioni di degrado irreversibile. Per questo ho apprezzato l’iniziativa della Chiesa italiana di promuovere la sensibilità sulle problematiche della salvaguardia del creato fissando una Giornata nazionale che cade proprio il 1° settembre. Quest’anno l’attenzione è puntata soprattutto sull’acqua, un bene preziosissimo che, se non viene condiviso in modo equo e pacifico, diventerà purtroppo motivo di dure tensioni e aspri conflitti.

Cari giovani amici, dopo aver ascoltato le vostre riflessioni di ieri sera e di questa notte, lasciandomi guidare dalla Parola di Dio ho voluto ora affidarvi queste mie considerazioni, che intendono essere un paterno incoraggiamento a seguire Cristo per essere testimoni della sua speranza e del suo amore. Da parte mia, continuerò a starvi accanto con la preghiera e con l’affetto perché proseguiate con entusiasmo il cammino dell’Agorà, questo singolare percorso triennale di ascolto, di dialogo e di missione. Concludendo oggi il primo anno con questo stupendo incontro, non posso non invitarvi a guardare già al grande appuntamento della Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà nel luglio del prossimo anno a Sidney. Vi invito a prepararvi a questa grande manifestazione di fede giovanile, meditando il Messaggio che approfondisce il tema dello Spirito Santo, per vivere insieme una nuova primavera dello Spirito. Vi aspetto dunque numerosi anche in Australia, a conclusione del vostro secondo anno dell’Agorà. Volgiamo infine, ancora una volta, i nostri occhi verso Maria, modello di umiltà e di coraggio. Aiutaci, Vergine di Nazaret, ad essere docili all’opera dello Spirito Santo come lo fosti tu; aiutaci a diventare sempre più santi, discepoli innamorati del tuo Figlio Gesù; sostieni e accompagna questi giovani perché siano gioiosi e infaticabili missionari del Vangelo tra i loro coetanei, in ogni angolo dell’Italia. Amen!

 

 

UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:

GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-MEDIUGORIE

NELLA PROSPETTIVA DEL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

 

LA SALVEZZA PASSA PER LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani…

Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose (LEONE XIII: Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894).

 

 

LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA

PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”

Verso la Civiltà dell’Amore profetizzata da Paolo VI

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

                                                                       (Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)

                               

PREGHIERA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA

 

            Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento.

            Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede. Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male.

            Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.

            Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore.

            Amen.

 

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