tu sei
benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della
nostra morte. Amen.
UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:
GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-Tersatto-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA
-MEDIUGORIE
NELLA PROSPETTIVA DEL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
“La Civiltà dell'Amore prevarrà
nell'affanno delle implacabili lotte sociali,
e darà al mondo la sognata
trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”
(Paolo VI, 25 dicembre 1975)
LE DUE CITTA’:
LA CITTA’ DELLA VITA – LA CITTA’ DELLA MORTE
"lettera
INFORMATIVA
n°16/2012
LA VOCE
In
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Il
vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove
va:
così è di chiunque è nato dallo Spirito
Ancona,
Domenica,
15 Aprile
2012
Domenica della Divina Misericordia
Corrispondente all’8 Aprile 2018 dal Concepimento "reale" di Gesù
Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
Cfr.
www.lavocecattolica.it/lettera4marzo2012.pdf
ANKON DORICA CIVITAS FIDEI
QUESTA LETTERA INFORMATIVA E’ POSTA SOTTO
di San CIRIACO e del Beato GABRIELE FERRETTI, Patroni di Ancona,
e del grande Pontefice il Beato PIO IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti),
discendente del Beato Gabriele Ferretti
Invio personale e privato
del Prof. GIORGIO NICOLINI
Tel./Fax 071.83552 - Cell.
339.6424332 - Posta Elettronica:
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Carissimo
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"LA VOCE”
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è un umile mezzo di informazione - attraverso la Posta Elettronica - pensato per
illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che
talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La
diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla
Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo.
Gesù infatti disse:
"Andate in tutto il mondo e predicate il
Vangelo ad ogni creatura"
(Mc.16,15) e "Guarite gli infermi,
risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto,
gratuitamente date"
(Mt.10,8). Questo modesto contributo
sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il
dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una
società offuscata dalle tenebre del male. San Giuseppe Moscati scriveva:
“Ama
la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza
riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il
tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la
tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”
[Biglietto scritto da San Giuseppe Moscati, il 17 ottobre 1922]. Poiché sta
scritto nella Parola di Dio: “Lotta sino
alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te”
(Sir.4,28). Così anche Gesù insegnava:
“Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete
la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32).
A cura del
Prof. GIORGIO NICOLINI -
Direttore di TELE MARIA
Sito Internet Televisivo; www.telemaria.it
-
TOTUS
TUUS EGO SUM
IN HOC
SIGNO VINCES
DALLA SANTA
CASA DI NAZARETH A LORETO
“Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona
notizia da un paese lontano”
(Prov.25,25)
DALLE
MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA
SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
ALLE
APPARIZIONI DI MARIA A MEDJUGORJE
UN PROGETTO DIVINO CHE ATTRAVERSA I SECOLI
GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-Tersatto-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-Medjugorje
UNA PROFEZIA DI PAOLO VI
Esortiamo pure voi, figli
carissimi, a cercare quei "segni dei tempi",
che sembrano precedere un
nuovo Avvento di Cristo fra noi.
Maria, la portatrice di
Cristo, ci può essere Maestra, anzi Ella stessa l'atteso prodigio.
(Paolo VI, all'Angelus del 5 dicembre 1976)
Messaggio di Maria a Mirjana, del 2 marzo 2012
Cari figli,
come Regina della pace desidero dare a voi, miei figli, la pace, la vera pace
che viene attraverso il Cuore del mio Figlio Divino. Come Madre prego che nei
vostri cuori regni la sapienza, l’umiltà e la bontà, che regni la pace, che
regni mio Figlio. Quando mio Figlio sarà il Sovrano nei vostri cuori, potrete
aiutare gli altri a conoscerlo. Quando la pace del cielo vi conquisterà, coloro
che la cercano in posti sbagliati e così danno dolore al mio Cuore materno la
riconosceranno. Figli miei, grande sarà la mia gioia quando vedrò che accogliete
le mie parole e che desiderate seguirmi. Non abbiate paura, non siete soli.
Datemi le vostre mani ed io vi guiderò. Non dimenticate i vostri pastori.
Pregate che nei pensieri siano sempre con mio Figlio, che li ha chiamati
affinché lo testimonino. Vi ringrazio.
MESSAGGI DI MARIA DA MEDJUGORJE
"Sono venuta a chiamare
il mondo alla conversione per l’ultima volta. In seguito non apparirò più
sulla terra"
(02.05.1982). "La pace del mondo è in crisi; diventate fratelli fra voi,
aumentate la preghiera e il digiuno per essere salvati" (30.11.1983).
"Affrettate la vostra conversione. Non aspettate il segno annunciato. Per i
non credenti sarà troppo tardi per convertirsi" (...).
"Il segno verrà, non dovete
preoccuparvene... Pregherò mio
Figlio di non punire il mondo ma, vi supplico, convertitevi! Non potete
immaginare ciò che accadrà né ciò che il Padre eterno invierà sulla terra.
Per questo convertitevi! Rinunciate a tutto, fate penitenza"
(24.06.1983). "Desidero darvi dei messaggi come mai è avvenuto in nessun
luogo nella storia dall'inizio del mondo..." (04.04.1985). "Oggi desidero
aprire a voi il mio cuore materno e vi invito tutti a pregare per le mie
intenzioni. Con voi desidero rinnovare la preghiera e invitarvi al digiuno
che desidero offrire a mio Figlio Gesù per la venuta di un nuovo tempo, un
tempo di primavera” (25.10.2000).
"Figlioli, chi prega non ha paura del futuro e chi digiuna non ha paura del
male..." (25.01.2001). “...vivete in un tempo nel quale Dio vi dona
grandi grazie, ma voi non sapete utilizzarle. Vi preoccupate di tutto il
resto, e dell'anima e della vita spirituale il minimo. Svegliatevi dal sonno
stanco della vostra anima e dite "sì" a Dio con tutta la forza"
(25.03.2001).
"La preghiera opera miracoli. Quando siete stanchi e malati e non sapete il
senso della vostra vita, prendete il rosario e pregate; pregate finché la
preghiera diventi un'incontro gioioso con il vostro Salvatore" (25.04.2001).
“Siate veri con voi stessi e non
legatevi alle cose materiali ma a Dio e non dimenticate che la vostra vita è
passeggera come un fiore” (25.8.01).
Se venisse un altro Giona, crederemmo? Le nostre città crederebbero? Oggi
ancora, per le grandi città, per le Nìnive moderne, Dio cerca dei messaggeri
della penitenza. Abbiamo il coraggio, la fede profonda, la credibilità
necessarie per toccare i cuori e aprire le porte alla conversione?
Card. Joseph Ratzinger
In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e
deserta
e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
(Genesi 1,1-2)
L’ETERNITA’ DI DIO
UN GIORNO SENZA TEMPO- UN GIORNO PRIMA DEL TEMPO
Giovedì, 1° Marzo 2012 = Domenica, 1° marzo 2018
INIZIO ANNO
2018
dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine, Madre di tutti i viventi
Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del
Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
25
MARZO 2012: 2018° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO
GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO
Concepito
per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa
di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (
Nato ebreo
a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (
Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.
RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30
“Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate…” (Mc.8,18)
LA STORIA DELLA SANTA CASA
INCISA SUL RIVESTIMENTO MARMOREO
PER VOLERE
DEL SOMMO PONTEFICE CLEMENTE VIII
All’interno del Santuario di Loreto, sul rivestimento marmoreo della Santa Casa (lato Nord-Est) si può leggere incisa la sottostante iscrizione del 1595 di Papa Clemente VIII, che “definisce” con tale attestazione e con la sua autorità apostolica sia l’autenticità della “reliquia nazaretana” che l’autenticità della “miracolosità” della traslazione angelica.
Ospite cristiano che qui venisti o per devozione o per voto, ammira la Santa Casa Loretana venerabile in tutto il mondo per i misteri divini e per i miracoli. Qui nacque Maria SS. Madre di Dio, qui fu salutata dall’Angelo, qui s’incarnò l’eterno Verbo di Dio. Questa gli Angeli trasferirono dalla Palestina, la prima volta in Dalmazia, a Tersatto, nell’anno 1291 sotto il pontificato di Nicolò IV. Tre anni dopo, nel principio del Pontificato di Bonifacio VIII, fu trasportata nel Piceno, vicino alla città di Recanati, in una selva, per lo stesso ministero angelico, ove, nello spazio di un anno, cambiato posto tre volte, qui ultimamente fissò la sede già da 300 anni. Da quel tempo commossi i popoli vicini di sì stupenda novità ed in seguito per la fama dei miracoli largamente divulgata, questa Santa Casa ebbe grande venerazione presso tutte le genti, le cui mura senza fondamenta, dopo tanti secoli, rimangono stabili e intere. Fu cinta da marmoreo ornato da Clemente VII l’anno 1534. Clemente VIII P.M. ordinò che in questo marmo fosse descritta una breve storia dell’ammirabile Traslazione l’anno 1595. Antonio M. Gallo Cardinale, Vescovo di Osimo e Protettore di Santa Casa, la fece eseguire. Tu, o pio pellegrino, venera con devoto affetto la Regina degli Angeli e la Madre delle grazie, affinché per i suoi meriti e preghiere, dal Figliolo dolcissimo, autore della vita, ti ottenga perdono delle tue colpe, la sanità corporale e le gioie della eternità.
IL CONCEPIMENTO
IMMACOLATO DI MARIA, LA MISTICA CITTA’ DI DIO,
NELLE RIVELAZIONI DELLA
VENERABILE MARIA D’AGREDA
SULLA VITA DI MARIA
Cfr. Indirizzo Internet:
http://medjugorje.altervista.org/doc/vita_di_gesu_e_maria//mistica_citta/1-15.html
La divina Sapienza aveva
preparato tutte le cose perché la Madre della grazia fosse senza macchia. Erano
già venuti tutti i Patriarchi e i Profeti ed erano già stati innalzati i monti
sui quali doveva sorgere questa mistica Città di Dio. Le aveva assegnato, con la
forza della sua destra, incomparabili tesori per ornarla ed arricchirla. Aveva
costituito mille angeli per presidiarla e custodirla, i quali dovevano servirla
da fedeli vassalli come loro regina e signora. La fece discendere da una stirpe
regale e nobile e le scelse, per nascere, dei genitori santi e perfetti come non
ve ne furono altri in quel secolo. Se ce ne fossero stati altri più idonei per
generare una tale figlia che eleggeva per Madre, l'Onnipotente li avrebbe
sicuramente prediletti. Venne donata loro abbondante grazia e benedizione dalla
sua destra; li arricchì con ogni genere di virtù, con il lume della scienza
divina e con i doni dello Spirito Santo. Dopo che i due santi, Gioacchino ed
Anna, ebbero conosciuto che sarebbe stata loro donata una figlia ammirabile e
benedetta fra le donne, si iniziò l'opera della prima concezione, quella cioè
del corpo purissimo di Maria. Quando si sposarono Anna aveva ventiquattro anni e
Gioacchino quarantasei. Dopo il matrimonio trascorsero venti anni senza prole e,
quando la figlia venne concepita, la madre aveva quarantaquattro anni e il padre
sessantasei. Anche se ciò avvenne secondo l'ordine naturale comune, tuttavia la
virtù dell'Altissimo le tolse ogni imperfezione lasciandole il necessario e
l'indispensabile della natura, perché potesse generare il più eccellente corpo
che vi fu e sarà in una semplice creatura.
21 aprile:
LA NASCITA DI ROMA E LE DUE CITTA’:
LA CITTA’ DELLA VITA, LA CITTA’ DELLA MORTE
Un significato dato da Giovanni Paolo II: ROMA = AMOR
NATALE DI ROMA
21 APRILE
La tradizione vuole Roma fondata
da Romolo il 21 aprile del
Recentissimi scavi, effettuati alle
pendici del Colle Palatino, hanno portato alla luce reperti archeologici
relativi al periodo della nascita di Roma, confermandone la fondazione intorno
alla metà dell’VIII secolo a.C.
Romolo voleva fondare la città sul Palatino mentre Remo avrebbe voluto
l’Aventino. Il “fato” scelse Romolo tramite un volo d’avvoltoi doppio di quello
avvistato da Remo che non si rassegnò alla sconfitta e si pose, ostilmente, nei
confronti del fratello, e questo lo uccise.
La cristianità riscontra questo
episodio con quello biblico di Caino ed Abele come pure nei gemelli abbandonati
alla corrente del fiume Tevere in un cestello di vimini, si compara l’episodio
di Mosè, il legislatore del popolo d’Israele.
L’allegoria dell’evento fa nascere Roma sotto il solo segno di Romolo, ossia in
modo univoco, quasi riscattandosi, con il sacrificio di Remo, da una "ambiguità"
originaria derivata dalla unione di tre popoli: il Latino, il Sabino e l’Etrusco
che erano dediti rispettivamente alla pastorizia, all’agricoltura, al commercio
e alle arti.
Che Roma sia nata nel
UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:
GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-ANCONA-MEDIUGORIE
Natale di Roma?
Articolo di Pietro Bargellini apparso sulla rivista Fede e Ragione
(Anno X, n. 15-16, del 14-21 aprile 1929)
Si nasce due volte: una volta per morire, e l’altra per vivere; e città, che
nacquero una volta sola, che rizzarono le loro mura per consiglio d’uomo, ora
giacciono sotto una coltre di polvere e di silenzio.
Ogni tanto qualcuna ritorna al pallido sole confortata dal pianto degli archeologi; ma non sorride più, né si riaccende più di vera vita. La morte senza seconda nascita le ha spolpato tutti gli abbellimenti, le ha cavato gli occhi, le ha riempito le cavità di terra e di fango. Soltanto sopra qualche rudere s’inghirlanda, e qualche sasso senti palpitargli sopra il ventricciolo d’una lucertola. Tutta la vita è quella: il resto non è che spettrale ricordo. Ma chi è rinato non muore, e la città, che è nata due volte, può sfidare i secoli.
Dieci volte può essere stesa al suolo, e dieci volte drizzerà le sue torri. I suoi ruderi saranno la testimonianza della sua vitalità e non della sua morte; tra le sue macerie ruzzeranno i fanciulli delle generazioni nuove, e la colonna della sua grandezza abbattuta resterà come il tronco d’albero caduto in mezzo al nuovo campo, che monta.
La città, che è nata due volte, non teme più la sua distruzione materiale, e sfida il tempo e il turbine, perché non potendo nascere due volte materialmente, alla seconda nascita non sarà più soggetta agli elementi.
E Roma è la città,
che vanta due nascite: la prima completamente
terrena, sprofondata nel peccato, dalle basi sanguinose al sommo del suo
Pantheon, per cui “dominando quasi tutte le genti, serviva agli errori di tutte
le genti; e sembrava si fosse fatta una grande religione, mentre non era stata
capace di rifiutare nessuna falsità”; e
la seconda, una rinascita per la quale, da maestra dell’errore, diventò maestra
della verità.
I due atti di nascita sono chiarissimi, rogati ambedue col sangue, confermati dalla storia, abbelliti dalla leggenda in tutti i loro diversi caratteri.
Nelle mitologie della prima nascita di Roma, i segni della peccaminosità e della terrestrità sono insistentissimi. Una vergine violata, Rea di nome e di fatto, violata dal più brutale dio della mitologia pagana, è la madre dei due eroi, che fonderanno la città. Se non bastasse, dalle mammelle di una lupa, gli stessi eroi avranno buon agio di succhiare buon alimento per nutrire istinti violenti e bestiali, tanto che, anche al momento solenne del trar gli auspici s’assaliranno ferocemente e il solco quadrato berrà, come prima rugiada, il sangue di Remo svenato dal fratello.
Così, sul solco di Roma, si ripete il delitto di Caino, come per ricordare il peccato primo, che tiene aggiogati gli uomini più pesantemente che il toro e il bove non siano, intenti alla simbolica opera di chiusa.
Nella tragica leggenda della origine di Roma si possono, è vero, levando la brutta scorza di fuori, scoprire reconditi significati di giustizia e di autorità; ma la realtà crudele dei fatti, che il racconto rozzo ci rappresenta, non è mai completamente vinta da questo significato profondo, ed ha sempre una paurosa preponderanza nella tradizione della prima nascita.
Il Natale di Roma, il primo natale di Roma, sarà sempre
un natale di morte, se la seconda nascita non
soccorrerà poi la città eterna. Perciò sulla città, sorta dove il fiume
s’impigra e già s’impaluda, sarebbe tornata coll’andar dei secoli, la melma
gialla e tenace; la diaspora sarebbe tornata sulla città chiusa a raccogliere
gente spersa e diversa; il cemento delle mura, intriso col sangue fraterno,
avrebbe allentato col tempo la sua presa; e le superbe costruzioni, spossate sui
fianchi, sarebbero crollate: prunai sarebbero tornati i giardini; rèdole da
volpi le strade consolari; e il nome di Roma sarebbe stato scritto sulla sabbia,
se la seconda rinascita non fosse venuta a confermar la gente, a rifondar le
mura, a ripiantare i boschi sacri.
È inutile tornare a dire della seconda nascita del secondo Natale di Roma. È
inutile tornare a dire quello che meravigliosamente è stato detto da san Leone
Magno agli ultimi nostri Papi, da Prudenzio a Dante, da sant’Agostino al
Bossuet, che cioè la seconda nascita di Roma, la nascita, dopo di cui non si
muore, è stata quella del Vangelo di Cristo.
Due eroi l’hanno fondata,
e due eroi l’hanno rifondata.
Romolo e Remo i primi; san Pietro e san Paolo i
secondi: figli del più grande campione degli dèi
pagani i primi; figli di Cristo i secondi, il
vincitore del peccato e della morte.
Si è detto che le
due nascite di Roma non potevano essere più chiare; s’aggiunga che non poteva
essere più evidente la diversa loro natura. Tanto più brutta la prima, tanto più
bella la seconda; tanto più materiale la prima, tanto più spirituale la seconda.
E tutte e due segnate da stigmate nette e violente, che invano si sono volute
sbiadire con lo stendervi sopra lo scredito della favola e l’incertezza della
leggenda. Stigmate accese e prepotenti pel colore soprattutto del sangue.
E poiché ogni equivoco su queste due nascite è
impossibile; poiché non si possono fondere le due tradizioni, non si
possono mescolare i due sangui; poiché un misto di sacro e profano non è mai
giustificabile bisogna pensare bene oggi a quale Natale si voglia alludere.
Si vuole ricordare il primo, il natale della morte o il
secondo, quello della vita?... Si vuole Roma eterna o si vuole Roma
transitoria?... Si vuole Roma e solamente Roma reggitrice del mondo, o prima,
seconda, terza, quarta e chissà qual’altra Roma, con tanti compitucci, che
piccoli uomini intenderebbero di volerle assegnare?
E cioè: s’intende di celebrare la prima nascita tutta e
soltanto in tono pagano, o s’intende di
celebrare nella prima nascita il prodigioso sorgere di una città predestinata, e
grande in funzione soltanto della sua predestinazione?
Nel primo caso non ci si sentirebbe disposti di
secondar riti su are di cartapesta, né d’invocar dèi mani o tutelari, né di
risvegliar ombre e spiriti in Campidoglio. Né disposti si sarebbe a sopportar
miscugli di sacro e di profano, ibridismi di pagano e di cristiano per
ambizione retorica o per accondiscendenza mondana.
Per noi, e non son cose nuove, il primo Natale di Roma è un fatto
provvidenziale, che ha la sua conferma, la sua illustrazione, e la sua
esaltazione soltanto nella seconda nascita. Disposti, dunque, a celebrarlo con
immensa gioia, soltanto quando il solco quadrato sia spaccato e aperto dalla
Croce di Cristo, che divide e riunisce il mondo intero.
(Da Fede e Ragione, Anno X, n. 15-16, 14-21 aprile 1929).
Sito Internet:
www.centrostudifederici.org
GIOVANNI PAOLO II A LORETO
Si
tratta di lavorare e collaborare perché sulla terra, che la Provvidenza ha
destinato ad essere l'abitazione degli uomini, la casa di famiglia, simbolo
dell'unità e dell'amore, vinca tutto ciò che minaccia questa unità e l'amore
tra gli uomini... Perché questa casa familiare diventi l'espressione delle
aspirazioni degli uomini, dei popoli, delle nazioni, dell'umanità, malgrado
tutto ciò che le è contrario... la casa della propria cultura, della propria
storia; la casa di tutti e la casa di ciascuno... Poiché nella nostra
difficile epoca, ed anche nei tempi che vengono, può salvare l'uomo soltanto
il vero grande AMORE! Senza amore, senza il vero grande Amore, non c'è la
casa per l'uomo sulla terra... O madre della Casa Nazaretana, questo mio
e nostro pellegrinaggio, che è una grande comune PREGHIERA PER LA CASA
dell'uomo della nostra epoca: per la casa, che prepara i figli di tutta la
terra all'ETERNA CASA DEL PADRE NEL CIELO. Ecco l'ispirazione che trovo qui,
a Loreto.
Giovanni Paolo II - Loreto, 8 settembre 1979
IL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL PARLAMENTO ITALIANO
(14 novembre 2002)
Signor
Presidente della Repubblica Italiana, Onorevoli Presidenti della Camera dei
Deputati e del Senato, Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, Onorevoli
Deputati e Senatori! Mi sento profondamente onorato per la solenne accoglienza
che mi viene oggi tributata in questa sede prestigiosa, nella quale l'intero
popolo italiano è da voi degnamente rappresentato. A tutti ed a ciascuno rivolgo
il mio saluto deferente e
cordiale, ben consapevole del forte significato della presenza del Successore di
Pietro nel Parlamento Italiano. Ringrazio il Signor Presidente della
Camera dei Deputati ed il Signor Presidente del Senato della Repubblica per le
nobili parole con cui hanno interpretato i comuni sentimenti, dando voce anche
ai milioni di cittadini del cui affetto ho quotidiane attestazioni nelle molte
occasioni in cui mi è dato di incontrarli.
È un affetto che mi ha accompagnato sempre, fin dai primi mesi della mia
elezione alla sede di Pietro. Per esso voglio esprimere a tutti gli italiani,
anche in questa circostanza, la mia viva gratitudine. Già negli anni degli studi
a Roma
e poi nelle periodiche visite che
facevo in Italia come Vescovo, specialmente durante il Concilio Ecumenico
Vaticano II,
è venuta crescendo nel mio animo l'ammirazione per un Paese in cui l'annuncio
evangelico, qui giunto fin dai tempi apostolici, ha suscitato una civiltà
ricca di valori universali ed una fioritura di mirabili opere d'arte, nelle
quali i misteri della fede hanno trovato espressione in immagini di bellezza
incomparabile.
Quante volte ho toccato, per così dire, con mano le tracce gloriose che la
religione cristiana ha impresso nel costume e nella cultura del popolo italiano,
concretandosi anche in tante figure di Santi e di Sante il cui carisma ha
esercitato un influsso straordinario sulle popolazioni d'Europa e del mondo.
Basti pensare a San Francesco d'Assisi ed a Santa Caterina da Siena, Patroni
d'Italia.
Davvero profondo è il legame esistente fra la Santa Sede e l'Italia! Ben
sappiamo che esso è passato attraverso fasi e vicende tra loro assai diverse,
non sfuggendo alle vicissitudini e alle contraddizioni della storia. Ma dobbiamo
al tempo stesso riconoscere che, proprio nel susseguirsi a volte tumultuoso
degli eventi, esso ha suscitato impulsi altamente positivi sia per la Chiesa di
Roma, e quindi per la Chiesa Cattolica, sia per la diletta Nazione italiana.
A quest'opera di avvicinamento e di collaborazione, nel rispetto della reciproca
indipendenza e autonomia, hanno molto contribuito i grandi Papi che l'Italia ha
dato alla Chiesa ed al mondo nel secolo scorso: basti pensare a Pio XI, il Papa
della Conciliazione, ed a Pio XII, il Papa della salvezza di Roma, e, più vicini
a noi, ai Papi Giovanni XXIII e Paolo VI, dei quali io stesso, come Giovanni
Paolo I, ho voluto assumere il nome.
Tentando di gettare uno sguardo sintetico sulla storia dei secoli trascorsi,
potremmo dire che l'identità sociale e culturale dell'Italia e la missione di
civiltà che essa ha adempiuto ed adempie in Europa e nel mondo ben difficilmente
si potrebbero comprendere al di fuori di quella linfa vitale che è costituita
dal cristianesimo. Mi sia pertanto consentito di invitare rispettosamente voi,
eletti Rappresentanti di questa Nazione, e con voi tutto il popolo italiano, a
nutrire una convinta e meditata fiducia nel patrimonio di virtù e di valori
trasmesso dagli avi.
È sulla base di una simile fiducia che si possono affrontare con lucidità
i problemi, pur complessi e difficili, del momento presente, e spingere anzi
audacemente lo sguardo verso il futuro, interrogandosi sul contributo che
l'Italia può dare agli sviluppi della civiltà umana. Alla luce della
straordinaria esperienza giuridica maturata nel corso dei secoli a partire dalla
Roma pagana, come non sentire l'impegno, ad esempio, di continuare ad offrire al
mondo il fondamentale messaggio secondo cui, al centro di ogni giusto ordine
civile, deve esservi il rispetto per l'uomo, per la sua dignità e per i suoi
inalienabili diritti? A ragione già l'antico adagio sentenziava: Hominum
causa omne ius constitutum est. È implicita, in tale affermazione, la
convinzione che esista una 'verità sull'uomo', che si impone al di là delle
barriere di lingue e culture diverse.
In
questa prospettiva, parlando davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite nel
50° anniversario di fondazione, ho ricordato che vi sono diritti umani
universali, radicati nella natura della persona, nei quali si rispecchiano le
esigenze oggettive di una legge morale universale.
Ed
aggiungevo: «Ben lungi dall'essere affermazioni astratte, questi diritti ci
dicono anzi qualcosa di importante riguardo alla vita concreta di ogni uomo e di
ogni gruppo sociale. Ci ricordano che non viviamo in un mondo irrazionale o
privo di senso, ma che, al contrario, vi è una logica morale che illumina
l'esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e tra i popoli
(Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XVIII/2, 1995, p. 732). Seguendo con
attenzione amica il cammino di questa grande Nazione, sono indotto inoltre a
ritenere che, per meglio esprimere le sue doti caratteristiche, essa abbia
bisogno di incrementare la sua solidarietà e coesione interna. Per le ricchezze
della sua lunga storia, come per la molteplicità e vivacità delle presenze e
iniziative sociali, culturali ed economiche che variamente configurano le sue
genti e il suo territorio, la realtà dell'Italia è certamente assai complessa
e sarebbe impoverita e mortificata da forzate uniformità». La via che
consente di mantenere e valorizzare le differenze, senza che queste diventino
motivi di contrapposizione ed ostacoli al comune progresso è quella di una
sincera e leale solidarietà. Essa ha profonde radici nell'animo e nei
costumi del popolo italiano e attualmente si esprime, tra l'altro, in numerose e
benemerite forme di volontariato. Ma di essa si avverte il bisogno anche nei
rapporti tra le molteplici componenti sociali della popolazione e le diverse
aree geografiche in cui essa è distribuita. Voi stessi, come responsabili
politici e rappresentanti delle Istituzioni, potete dare su questo terreno un
esempio particolarmente importante ed efficace, tanto più significativo quanto
più la dialettica dei rapporti politici spinge invece ad evidenziare i
contrasti. La vostra attività, infatti, si qualifica in tutta la sua nobiltà
nella misura in cui si rivela mossa da un autentico spirito di servizio ai
cittadini. Decisiva è, in questa prospettiva, la presenza nell'animo di
ciascuno di una viva sensibilità per il bene comune. L'insegnamento del Concilio
Vaticano II in materia è molto chiaro: «La comunità politica esiste (...) in
funzione di quel bene comune nel quale essa trova significato e piena
giustificazione e dal quale ricava il suo ordinamento giuridico, originario e
proprio»
(Gaudium
et spes, 74).
Le sfide che stanno davanti ad uno Stato democratico esigono da tutti gli uomini
e le donne di buona volontà, indipendentemente dall'opzione politica di
ciascuno, una cooperazione solidale e generosa all'edificazione del bene comune
della Nazione. Tale cooperazione, peraltro, non può prescindere dal riferimento
ai fondamentali valori etici iscritti nella natura stessa dell'essere umano.
Al riguardo, nella Lettera enciclica “Veritatis splendor” mettevo in guardia dal
«rischio dell'alleanza fra democrazia e relativismo
etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale
e la priva, più radicalmente, del riconoscimento della verità» (n.
101). Infatti, se non esiste nessuna verità ultima che guidi e orienti l'azione
politica, annotavo in un'altra Lettera enciclica, la “Centesimus annus”,
«le idee e le convinzioni possono essere facilmente
strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte
facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la
storia» (n. 46).
Non posso sottacere, in una così solenne circostanza,
un'altra grave minaccia che pesa sul futuro
di questo Paese, condizionando già oggi la sua vita e le sue possibilità di
sviluppo. Mi riferisco alla crisi delle nascite, al
declino demografico e all'invecchiamento della popolazione. La cruda evidenza
delle cifre costringe a prendere atto dei problemi umani, sociali ed economici
che questa crisi inevitabilmente porrà all'Italia nei prossimi decenni, ma
soprattutto stimola - anzi, oso dire, obbliga - i cittadini ad un impegno
responsabile e convergente, per favorire una netta inversione di tendenza.
L'azione pastorale a favore della famiglia e dell'accoglienza della vita, e più
in generale di un'esistenza aperta alla logica del dono di sé, sono il
contributo che la Chiesa offre alla costruzione di una mentalità e di una
cultura all'interno delle quali questa inversione di tendenza diventi possibile
(Cfr.
www.operadellavita.it).
Ma sono grandi anche gli spazi per un'iniziativa politica che, mantenendo fermo
il riconoscimento dei diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio, secondo il dettato della stessa Costituzione della Repubblica
Italiana (cfr art. 29), renda socialmente ed economicamente meno onerose la
generazione e l'educazione dei figli.
In un tempo di cambiamenti spesso radicali, nel quale sembrano diventare
irrilevanti le esperienze del passato, aumenta la necessità di una solida
formazione della persona. Anche questo, illustri Rappresentanti del popolo
italiano, è un campo nel quale è richiesta la più ampia collaborazione, affinché
le responsabilità primarie dei genitori trovino adeguati sostegni.
La formazione intellettuale e l'educazione morale dei
giovani rimangono le due vie fondamentali attraverso le quali, negli
anni decisivi della crescita, ciascuno può mettere alla prova se stesso,
allargare gli orizzonti della mente e prepararsi ad affrontare la realtà della
vita. L'uomo vive di un'esistenza autenticamente umana grazie alla cultura. È
mediante la cultura che l'uomo diventa più uomo, accede più intensamente all'
'essere' che gli è proprio. È chiaro, peraltro, all'occhio del saggio che
l'uomo conta come uomo per ciò che è più che per ciò che ha. Il valore umano
della persona è in diretta ed essenziale relazione con l'essere, non con
l'avere. Proprio per questo una Nazione sollecita del proprio futuro
favorisce lo sviluppo della scuola in un sano clima di libertà, e non lesina gli
sforzi per migliorarne la qualità, in stretta connessione con le famiglie e con
tutte le componenti sociali, così come del resto avviene nella maggior parte dei
Paesi europei.
Non meno importante, per la formazione della persona, è poi il clima morale
che predomina nei rapporti sociali e che attualmente trova una massiccia
e condizionante espressione nei mezzi di comunicazione: è questa una sfida
che chiama in causa ogni persona e famiglia, ma che interpella a titolo
peculiare chi ha maggiori responsabilità politiche e istituzionali.
La Chiesa, per parte sua, non si stancherà di
svolgere, anche in questo campo, quella missione educativa che appartiene alla
sua stessa natura
(Cfr.
www.telemaria.it ). Il carattere realmente umanistico di un corpo
sociale si manifesta particolarmente nell'attenzione che esso riesce ad
esprimere verso le sue membra più deboli. Guardando al cammino percorso
dall'Italia in questi quasi sessant'anni dalle rovine della seconda guerra
mondiale, non si possono non ammirare gli ingenti progressi compiuti verso una
società nella quale siano assicurate a tutti accettabili condizioni di vita. Ma
è altrettanto inevitabile riconoscere la tuttora grave crisi dell'occupazione
soprattutto giovanile e le molte povertà, miserie ed emarginazioni, antiche e
nuove, che affliggono numerose persone e famiglie italiane o immigrate in questo
Paese. È grande, quindi, il bisogno di una solidarietà spontanea e
capillare, alla quale la Chiesa è con ogni impegno protesa a dare di cuore il
proprio contributo. Tale solidarietà, tuttavia, non può non contare
soprattutto sulla costante sollecitudine delle pubbliche Istituzioni. In questa
prospettiva, e senza compromettere la necessaria tutela della sicurezza dei
cittadini, merita attenzione la situazione delle carceri, nelle quali i detenuti
vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza
verso di loro mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara
manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l'impegno di
personale ricupero in vista di un positivo reinserimento nella società.
Un'Italia fiduciosa di sé e internamente coesa costituisce una grande
ricchezza per le altre Nazioni d'Europa e del mondo.
Desidero condividere con voi questa convinzione nel momento in cui si stanno
definendo i profili istituzionali dell'Unione Europea e sembra ormai alle porte
il suo allargamento a molti Paesi dell'Europa centro-orientale, quasi a
suggellare il superamento di una innaturale divisione. Coltivo la fiducia
che, anche per merito dell'Italia, alle nuove fondamenta della 'casa comune'
europea non manchi il 'cemento' di quella straordinaria eredità religiosa,
culturale e civile che ha reso grande l'Europa nei secoli.
È quindi
necessario stare in guardia da una visione del Continente che ne consideri
soltanto gli aspetti economici e politici o che indulga in modo acritico a
modelli di vita ispirati ad un consumismo indifferente ai valori dello spirito.
Se si vuole dare durevole stabilità alla nuova unità europea, è
necessario impegnarsi perché essa poggi su quei fondamenti etici che ne furono
un tempo alla base, facendo al tempo stesso spazio alla ricchezza e alla
diversità delle culture e delle tradizioni che caratterizzano le singole
nazioni. Vorrei anche in questo nobile Consesso rinnovare l'appello che in
questi anni ho rivolto ai vari Popoli del Continente: «Europa, all'inizio di un
nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo!». Il nuovo secolo da poco
iniziato porta con sé un crescente bisogno di concordia, di solidarietà e di
pace tra le Nazioni: è questa infatti l'esigenza ineludibile di un mondo sempre
più interdipendente e tenuto insieme da una rete globale di scambi e di
comunicazioni, in cui tuttavia spaventose
disuguaglianze continuano a sussistere. Purtroppo le speranze di pace
sono brutalmente contraddette dall'inasprirsi di cronici conflitti, a cominciare
da quello che insanguina la Terra Santa. A ciò s'aggiunge
il terrorismo internazionale con la nuova e terribile
dimensione che ha assunto, chiamando in causa in maniera totalmente
distorta anche le grandi religioni. Proprio in una tale situazione le religioni
sono invece stimolate a far emergere tutto il loro potenziale di pace,
orientando e quasi »convertendo« verso la reciproca comprensione le culture e le
civiltà che da esse traggono ispirazione.
Per questa grande impresa, dai cui esiti
dipenderanno nei prossimi decenni le sorti del genere
umano, il cristianesimo ha un'attitudine e una responsabilità del
tutto peculiari: annunciando il Dio dell'amore,
esso si propone come la religione del reciproco rispetto, del perdono e della
riconciliazione.
L'Italia e le altre Nazioni che hanno la loro matrice
storica nella fede cristiana sono quasi intrinsecamente preparate ad aprire
all'umanità nuovi cammini di pace, non ignorando la pericolosità delle minacce
attuali, ma nemmeno lasciandosi imprigionare da una logica di scontro che
sarebbe senza soluzioni.
Illustri Rappresentanti del Popolo italiano, dal mio cuore sgorga spontanea una
preghiera: da questa antichissima e gloriosa Città, da questa «Roma onde Cristo
è Romano», secondo la ben nota definizione di Dante (Purg. 32, 102), chiedo al
Redentore dell'uomo di far sì che l'amata Nazione italiana possa continuare, nel
presente e nel futuro, a vivere secondo la sua luminosa tradizione, sapendo
ricavare da essa nuovi e abbondanti frutti di civiltà, per il progresso
materiale e spirituale del mondo intero.
Dio benedica l'Italia!
GIOVANNI PAOLO II
Cfr.
www.lavocecattolica.it/lettera.presidente.repubblica.html
23
aprile:
SAN
GIORGIO
San Giorgio, il cui nome significa "COLUI CHE LAVORA LA TERRA", ha il suo
sepolcro a Lidda presso Tel Aviv in Israele. Venne onorato, almeno dal IV
secolo, come martire di Cristo in ogni parte della Chiesa. La tradizione
popolare lo raffigura come il cavaliere che affronta il drago, simbolo della
fede intrepida che trionfa sulla forza del maligno. La sua memoria è celebrata
in questo giorno (23 aprile) anche nei riti siro e bizantino
(Messale Romano).
Patronato: Arcieri, Cavalieri, Soldati, Scout, Esploratori/Guide AGESCI
Etimologia: Giorgio = che lavora la terra, dal greco.
Emblema: Drago, Palma, Stendardo.
Per avere un’idea del diffusissimo culto che il santo cavaliere e martire Giorgio, godette in tutta la cristianità, si danno alcuni dati. Nella sola Italia vi sono ben 21 Comuni che portano il suo nome; Georgia è il nome di uno Stato americano degli U.S.A. e di una Repubblica caucasica; sei re di Gran Bretagna e Irlanda, due re di Grecia e altri dell’Est europeo, portarono il suo nome. È patrono dell’Inghilterra, di intere Regioni spagnole, del Portogallo, della Lituania; di città come Genova, Campobasso, Ferrara, Reggio Calabria e di centinaia di altre città e paesi.
Forse nessun santo sin dall’antichità ha riscosso tanta venerazione popolare, sia in Occidente che in Oriente; chiese dedicate a San Giorgio esistevano a Gerusalemme, Gerico, Zorava, Beiruth, Egitto, Etiopia, Georgia da dove si riteneva fosse oriundo; a Magonza e Bamberga vi erano delle basiliche; a Roma vi è la chiesa di San Giorgio al Velabro che custodisce la reliquia del cranio del martire palestinese; a Napoli vi è la basilica di San Giorgio Maggiore; a Venezia c’è l’isola di San Giorgio. Vari Ordini cavallereschi portano il suo nome e i suoi simboli, fra i più conosciuti: l’Ordine di San Giorgio, detto “della Giarrettiera”; l’Ordine Teutonico, l’Ordine Militare di Calatrava d’Aragona; il Sacro Ordine Costantiniano di San Giorgio, ecc. È considerato il patrono dei cavalieri, degli armaioli, dei soldati, degli “scouts”, degli schermitori, della Cavalleria, degli arcieri, dei sellai; inoltre è invocato contro la peste, la lebbra e la sifilide, i serpenti velenosi, le malattie della testa, e particolarmente nei paesi alle pendici del Vesuvio, contro le eruzioni del vulcano.
Il suo nome deriva dal greco "gheorgós" cioè "agricoltore" e lo troviamo già
nelle "Georgiche" di Virgilio e fu portato nei secoli da persone celebri in
tutti i campi, oltre a re e principi, come Washington, Orwell, Sand, Hegel,
Gagarin, De Chirico, Morandi, il Giorgione, Danton, Vasari, Byron, Simenon,
Bernanos, Bizet, Haendel, ecc.
In Italia è diffuso anche il femminile Giorgia, Giorgina; in Francia è Georges; in Inghilterra e Stati Uniti, George; Jörg e Jürgens in Germania; Jorge in Spagna e Portogallo; Gheorghe in Romania; Yorick in Danimarca; Yuri in Russia. La Chiesa Orientale lo chiama il “Megalomartire” (il grande martire).
La sua figura è avvolta nel mistero: da secoli infatti gli studiosi cercano di
stabilire chi veramente egli fosse, quando e dove sia vissuto; le poche notizie
pervenute sono nella “Passio Georgii” che il ‘Decretum Gelasianum’ del 496,
classifica tra le opere apocrife (supposte, non autentiche, contraffatte);
inoltre in opere letterarie successive, come “De situ terrae sanctae” di Teodoro
Perigeta del 530 circa, il quale attesta che a Lydda (Diospoli) in Palestina,
oggi Lod presso Tel Aviv in Israele, vi era una basilica costantiniana, sorta
sulla tomba di San Giorgio e compagni, martirizzati verosimilmente nel 303,
durante la persecuzione di Diocleziano (detta basilica era già meta di
pellegrini prima delle Crociate, fino a quando il sultano Saladino (1138-1193)
la fece abbattere).
La notizia viene confermata anche da Antonino da Piacenza (570 ca.) e da Adamnano (670 ca.) e da un’epigrafe greca, rinvenuta ad Eraclea di Betania datata al 368, che parla della “casa o chiesa dei santi e trionfanti martiri Giorgio e compagni”.
I documenti successivi, che sono nuove elaborazioni della ‘passio’ leggendaria
sopra citata, offrono notizie sul culto, ma sotto l’aspetto agiografico non
fanno altro che complicare maggiormente la leggenda, che solo tardivamente si
integra dell’episodio del drago e della fanciulla salvata da San Giorgio. La
"passio" dal greco, venne tradotta in latino, copto, armeno, etiopico, arabo, ad
uso delle liturgie riservate ai Santi. Da essa apprendiamo come già detto senza
certezze, che Giorgio era nato in Cappadocia ed era figlio di Geronzio persiano
e Policronia cappadoce, che lo educarono cristianamente. Da adulto divenne
tribuno dell’armata dell’imperatore di Persia Daciano, ma per alcune recensioni
si tratta dell’armata di Diocleziano (243-313) imperatore dei romani, il quale
con l’editto del 303, prese a perseguitare i cristiani in tutto l’impero.
Il tribuno Giorgio di Cappadocia allora distribuì i suoi beni ai poveri e dopo essere stato arrestato per aver strappato l’editto, confessò davanti al tribunale dei persecutori, la sua fede in Cristo; fu invitato ad abiurare e al suo rifiuto, come da prassi in quei tempi, fu sottoposto a spettacolari supplizi e poi buttato in carcere.
Qui ha la visione del Signore che gli predice sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre volte la resurrezione.
E qui la fantasia dei suoi agiografi, spazia in episodi strabilianti, difficilmente vagliabili: vince il mago Atanasio che si converte e viene martirizzato; viene tagliato in due con una ruota piena di chiodi e spade; risuscita operando la conversione del "magister militum" Anatolio con tutti i suoi soldati che vengono uccisi a fil di spada; entra in un tempio pagano e con un soffio abbatte gli idoli di pietra; converte l’imperatrice Alessandra che viene martirizzata; l’imperatore lo condanna alla decapitazione, ma Giorgio prima ottiene che l’imperatore ed i suoi settantadue dignitari vengano inceneriti; promette protezione a chi onorerà le sue reliquie ed infine si lascia decapitare.
Il culto per il martire iniziò quasi subito, come dimostrano i resti archeologici della basilica eretta qualche anno dopo la morte (303?) sulla sua tomba nel luogo del martirio (Lydda); la leggenda del drago comparve molti secoli dopo nel Medioevo, quando il trovatore Wace (1170 ca.) e soprattutto Jacopo da Varagine († 1293) nella sua “Leggenda Aurea”, fissano la sua figura come cavaliere eroico, che tanto influenzerà l’ispirazione figurativa degli artisti successivi e la fantasia popolare.
Essa narra che nella città di Silene in Libia, vi era un grande stagno, tale da
nascondere un drago, il quale si avvicinava alla città, e uccideva con il fiato
quante persone incontrava. I poveri abitanti gli offrivano per placarlo, due
pecore al giorno e quando queste cominciarono a scarseggiare, offrirono una
pecora e un giovane tirato a sorte.
Un giorno fu estratta la giovane figlia del re, il quale terrorizzato
offrì il suo patrimonio e metà del regno, ma il popolo si ribellò, avendo visto
morire tanti suoi figli. Dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette
cedere e la giovane fanciulla piangente si avviò verso il grande stagno.
Passò proprio in quel frangente il giovane cavaliere Giorgio, il quale
saputo dell’imminente sacrificio, tranquillizzò la principessina, promettendole
il suo intervento per salvarla e quando il drago uscì dalle acque, sprizzando
fuoco e fumo pestifero dalle narici, Giorgio non si spaventò, salì a cavallo e
affrontandolo lo trafisse con la sua lancia, ferendolo e facendolo cadere a
terra.
Poi disse alla fanciulla di non avere paura e di avvolgere la sua cintura
al collo del drago; una volta fatto ciò, il drago prese a seguirla docilmente
come un cagnolino, verso la città.
Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio
li rassicurò dicendo: ”Non abbiate timore, Iddio mi ha mandato a voi per
liberarvi dal drago: Abbracciate la fede in Cristo, ricevete il battesimo e
ucciderò il mostro”.
Allora il re e la popolazione si convertirono e il prode cavaliere uccise
il drago facendolo portare fuori dalla città, trascinato da quattro paia di
buoi. La leggenda era sorta al tempo delle Crociate, influenzata da una falsa
interpretazione di un’immagine dell’imperatore cristiano Costantino, trovata a
Costantinopoli, dove il sovrano schiacciava col piede un drago, simbolo del
“nemico del genere umano”.
La fantasia popolare e i miti greci di Perseo che uccide il mostro liberando la bella Andromeda, elevarono l’eroico martire della Cappadocia a simbolo di Cristo, che sconfigge il male (demonio) rappresentato dal drago. I crociati accelerarono questa trasformazione del martire in un santo guerriero, volendo simboleggiare l’uccisione del drago come la sconfitta dell’Islam; e con Riccardo Cuor di Leone (1157-1199) San Giorgio venne invocato come protettore da tutti i combattenti.
Con i Normanni il culto del santo orientale si radicò in modo straordinario in Inghilterra e qualche secolo dopo, nel 1348, re Edoardo III istituì il celebre grido di battaglia “Saint George for England”, istituendo l’Ordine dei Cavalieri di San Giorgio o della Giarrettiera.
In tutto il Medioevo la figura di San Giorgio, il cui nome aveva tutt’altro significato, cioè "agricoltore", divenne oggetto di una letteratura epica che gareggiava con i cicli bretone e carolingio. Nei Paesi slavi assunse la funzione addirittura "pagana" di sconfiggere le tenebre dell’inverno, simboleggiate dal drago e quindi di favorire la crescita della vegetazione in primavera; una delle tante metamorfosi leggendarie di quest’umile martire, che volle testimoniare in piena libertà, la sua fede in Cristo, soffrendo e donando infine la sua giovane vita, come fecero in quei tempi di sofferenza e sangue, tanti altri martiri di ogni età, condizione sociale e in ogni angolo del vasto impero romano.
San Giorgio è onorato anche dai musulmani, che gli diedero l’appellativo di "profeta".
Enrico Pepe sacerdote, nel suo volume "Martiri e Santi del Calendario Romano", conclude al 23 aprile, giorno della celebrazione liturgica di San Giorgio, con questa riflessione: “Forse la funzione storica di questi santi avvolti nella leggenda è di ricordare al mondo una sola idea, molto semplice ma fondamentale, il bene a lungo andare vince sempre il male e la persona saggia, nelle scelte fondamentali della vita, non si lascia mai ingannare dalle apparenze”.
Autore di questo testo: ANTONIO BORRELLI
Preghiera a San GIORGIO Martire
O glorioso San Giorgio che
sacrificasti il sangue e la vita per confessare la fede, ottienici dal Signore
la grazia di essere come te disposti a soffrire per amor suo qualunque affronto
e qualunque tormento, anziché perdere una sola delle cristiane virtù; fà che, in
mancanza di carnefici, sappiamo da noi stessi mortificare la nostra carne con
gli esercizi della penitenza affinché, morendo volontariamente al mondo e a noi
stessi, meritiamo di vivere per Iddio in questa vita, per essere poi con Dio in
tutti i secoli dei secoli. Così sia!
Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.
Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.
LA VIA DELLA CROCE
LA “VIA CRUCIS” DI MONS. ANGELO COMASTRI del 14 aprile 2006
MEDITAZIONI E PREGHIERE
di Sua
Ecc.za Rev.ma Mons. ANGELO COMASTRI
Arcivescovo Emerito
di Loreto - Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano -
Presidente della Fabbrica di San Pietro
PRESENTAZIONE
Due parole per accompagnarti nel cammino
Percorrendo
la “Via della Croce”, veniamo folgorati da due certezze: la certezza del potere
devastante del peccato e la certezza del potere sanante dell’Amore di
Dio. Il potere devastante del peccato: la Bibbia non si
stanca di ripetere che il male è male perché fa male; il peccato,
infatti, è autopunitivo, perché contiene dentro di sé la sanzione. Ecco
alcuni testi lucidissimi di Geremia: “Essi seguirono ciò che è vano e
diventarono loro stessi vanità”
(Ger.2,5);
“La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni
ti puniscono. Riconosci e vedi quanto è cosa cattiva e amara l’avere abbandonato
il Signore tuo Dio e il non aver più timore di me” (Ger.2,19);
“Le vostre iniquità hanno sconvolto tutto e i
vostri peccati tengono lontano da voi il benessere” (Ger.5,25).
E Isaia non è da meno: “Pertanto dice il Santo di Israele: ‘Poiché voi
rigettate questo avvertimento e confidate nella perversità e nella perfidia,
ponendole a vostro sostegno, ebbene questa colpa
diventerà per voi come una breccia che minaccia di crollare, che sporge su un
alto muro, il cui crollo avviene in un attimo, improvviso, e si
infrange come un vaso di creta, frantumato senza misericordia, così che non si
trova tra i suoi frantumi neppure un coccio con cui si possa prendere fuoco dal
braciere o attingere acqua dalla cisterna’”
(Is.30,12-14). E, dando voce ai sentimenti più genuini del popolo di Dio, il
profeta esclama: “Siamo diventati tutti come una cosa impura e come panno
immondo sono tutti i nostri atti di giustizia: tutti siamo avvizziti come
foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come vento” (Is.64,5).
Ma, nello stesso tempo, i profeti denunciano l’indurimento del cuore che produce
una terribile cecità e non fa più percepire la gravità del peccato. Ascoltiamo
Geremia: “Dal piccolo al grande tutti commettono frode;
dal profeta al sacerdote tutti praticano la menzogna. Essi curano la ferita del
mio popolo, ma solo alla leggera, dicendo: ‘Bene, bene!’ ma bene non va.
Dovrebbero vergognarsi dei loro atti
abominevoli, ma non si vergognano affatto, non sanno neppure arrossire”
(Ger.6,13-15).
Gesù, entrando dentro questa storia devastata dal peccato, si è lasciato
aggredire dal peso e dalla violenza delle nostre colpe: per questo motivo
guardando Gesù si percepisce chiaramente quanto sia devastante il peccato e
quanto sia malata la famiglia umana: cioè, noi! Tu ed io!
Però – ecco la seconda certezza! – Gesù ha reagito al nostro orgoglio con
l’umiltà; ha reagito alla nostra violenza con la mitezza; ha reagito al nostro
odio con l’Amore che perdona: la Croce è la vicenda attraverso la quale l’Amore
di Dio entra nella nostra storia, si fa vicino a ciascuno di noi e diventa
esperienza che risana e salva.
Non ci può sfuggire un fatto: fin dall’inizio del suo ministero Gesù parla della
“sua ora” (Gv.2,4), di un’ora “per la quale Egli è venuto”
(Gv.12,27), di un’ora che saluta con gioia esclamando all’inizio della sua
Passione: “È giunta l’ora!” (Gv.17,1). La Chiesa custodisce gelosamente
la memoria di questo fatto e nel Credo, dopo aver affermato che il Figlio di Dio
“si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”, subito
esclama: “Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto”.
Fu crocifisso per
noi!
Gesù, morendo, si è immerso nell’esperienza drammatica della morte così come è
stata costruita dai nostri peccati; ma, morendo, Gesù ha riempito di Amore il
morire e quindi l’ha riempito di presenza di Dio: con la morte di Cristo,
allora, la morte è vinta, perché Cristo ha riempito la morte esattamente della
forza opposta al peccato che l’ha generata: Gesù l’ha riempita di Amore!
Attraverso la fede e il battesimo noi siamo messi a contatto con la morte di
Cristo, cioè con il mistero dell’Amore con cui Cristo l’ha vissuta e vinta…
e così inizia il viaggio del nostro ritorno a Dio,
ritorno che avrà il suo compimento nel momento della nostra morte vissuta in
Cristo e con Cristo: cioè nell’Amore!
Percorrendo la “Via della Croce”, làsciati prendere per mano da Maria: chiediLe
una briciola della sua umiltà e della sua docilità, affinché l’Amore di Cristo
Crocifisso entri dentro di te e ricostruisca il tuo cuore sulla misura del Cuore
di Dio.
Buon cammino!
+
ANGELO COMASTRI
UNA LETTERA DEL 2003 DEL PROF.
GIORGIO NICOLINI
A MONS. ANGELO COMASTRI -
UNO DI QUEGLI ALCUNI “FIGLI FORTI” DELLA CHIESA
Ecc.za Rev.ma Mons. ANGELO COMASTRI
Arcivescovo di LORETO
Ancona, 18 gennaio 2003
Ecc.za Rev.ma e stim.ma,
so di averLe recato disturbo tante volte, “talvolta in modo opportuno,
talvolta in modo inopportuno” (2^Tm.4,2). Con questo breve scritto voglio
soltanto confermarLe il mio deferente ossequio e l’altissima stima ed affetto
che ho verso di Lei, per la Sua profonda spiritualità e il sostegno che arreca
anche a me con l’ascolto non infrequente della forza persuasiva della Sua parola
chiara ed incisiva, da tutti ammirata. Se ho cercato talvolta il Suo consiglio o
mi sono rivolto a Lei per qualche intervento è perché davvero non vi è chi
sappia dare consigli né si sa più a chi potersi rivolgere - e in che modo - per
essere difesi, perché spesso “il
gregge del Signore è ormai come pecore senza pastore”.
Lei avrà letto e ricorderà le celebri e gravi parole pronunciate da Paolo VI, “il
fumo di Satana è entrato nel Tempio di Dio”, come anche quanto
egli disse già nel 1970: “Una delle impressioni raccolte dai vari
avvenimenti, che caratterizzano la vita della Chiesa in questi ultimi tempi,
riguarda il duplice aspetto drammatico in cui tale vita si svolge, il quale
aspetto sembra definito dalle sempre vere parole di San Paolo: “BATTAGLIE
ALL’ESTERNO, TIMORI AL DI DENTRO” (2^Cor.7,5)… La Chiesa resiste,
soffre, lotta, come può. Sopravvive perché Dio l’assiste, e
perché alcuni suoi figli sono forti; ma forse sono questi i giorni preannunciati
da Cristo: “PER IL DILAGARE DELL’INIQUITA’, L’AMORE DI MOLTI SI RAFFREDDERA’”
(Mt.24,12) (discorso del 15 novembre
1970).
Tante mie richieste ed iniziative, Ecc.za Rev.ma, le “interpreti” paternamente
alla luce di quelle parole di Paolo VI: “la Chiesa resiste, soffre,
lotta, come può…”; quel “come può” sottintende
anche il mio agire in tanti “modi” e “tentativi” che possono dar luogo anche ad
apparenti “incongruenze”, a cui tutti possiamo soggiacere, proprio perché per le
“vie ordinarie” non si ottiene più né giustizia, né verità, né carità: allora
si lotta “come si può”, cercando di “interpretare” (in modo non
sempre facile) e di “seguire” le sollecitazioni della propria coscienza e
cercando la Volontà di Dio “andando come a tentoni” (At.17,27), e
“rischiando molto” e “pagando di persona” maggiori emarginazioni (…), pur di
attendere al dovere imprescindibile della salvezza della propria anima e di
quella di altri fedeli che richiedono anche a me tale aiuto.
Il disorientamento e lo smarrimento nella vita spirituale di tantissime anime è
molto grave e raramente vi è chi si preoccupa di organizzarle e dirigerle e
quando il Signore suscita qualche “raro” e “santo” pastore che riesce in
quest’opera subito viene emarginato ed allontanato da chi dovrebbe aiutarne e
confermarne l’opera, per cui ancor più gravemente il gregge dei fedeli si trova
“percosso” e
“come pecore senza pastore”. La
Chiesa allora (cioè le anime umili, fedeli a Dio e alla sua Grazia) “resiste”,
“soffre”, “lotta”: “come può…”, e “sopravvive (in
chi ci riesce) perché Dio l’assiste, e perché alcuni suoi figli
sono forti”. Mi perdoni l’accostamento, Ecc.za
Rev.ma: ma in Lei vedo uno di quegli “alcuni” figli forti della Chiesa,
che danno sostegno e conforto a chi “resiste”, “soffre”, “lotta” e “sopravvive”
“come può”. (…)
Comprendo anche come Lei non può fare di più né
uscire dai limiti giuridici del suo ruolo e dalla necessaria prudenza verso
chiunque e se sono qui a scriverLe queste umili righe è solo per
attestarLe la mia gratitudine per la Sua sensibilità e chiederLe almeno
quella preghiera che non conosce “limiti giuridici” e che pure
è la forza nascosta, unita alla sofferenza, che può salvare tante anime.
Mi è di conforto l’insegnamento di Santa Faustina Kowalska: “Con la
preghiera e la sofferenza salverai più anime di un missionario che si dedichi ad
istruire e a predicare” (“Diario”, n.1767). Diceva anche Santa
Teresa del Bambin Gesù: “Non perdere nessuna delle spine che incontri nel
cammino di ogni giorno: con una di esse puoi salvare un’anima”. Infine
l’indefettibile promessa di Maria a Fatima - “Alla fine il mio Cuore
Immacolato trionferà” - rischiara il futuro e sostiene nel cammino.
EsprimendoLe ancora la mia profonda gratitudine, stima e venerazione filiale,
certo di poter confidare almeno nella Sua preziosa preghiera, specie alla
Vergine Lauretana, e che poveramente contraccambio con tutto il mio umile
affetto, voglia gradire i miei più filiali ossequi.
GIORGIO NICOLINI
LA RISPOSTA DI MONS. ANGELO COMASTRI
Loreto, 26 gennaio 2003
“Carissimo Giorgio, ti ringrazio per il tuo
scritto, che è pieno di fede e di amore al Signore Gesù e alla sua Santa Chiesa.
Concordo pienamente con quanto mi scrivi e vedo ogni giorno il compiersi
delle parole di Gesù: “per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si
raffredderà”. Ma nonostante tutto anche questo è tempo di Santi. Madre Teresa
l’ha dimostrato splendidamente. Ti auguro di essere un uomo, nel quale si veda
risplendere tutta la luce del Santo Battesimo. Ti benedico”.
Mons. Angelo Comastri - Arcivescovo di
Loreto
IL “MALIGNO” E LA SUA “LOTTA”
CONTRO LA SANTA CASA
L’APOSTASIA LAURETANA
Cfr. in Internet:
www.lavocecattolica.it/santacasa.htm
NON OPPORSI AD
UN ERRORE VUOL DIRE APPROVARLO
NON DIFENDERE
(Sentenza del
Papa San FELICE III – anni 483-492)
LA PRESENZA DELL'AZIONE DEL MALIGNO
(secondo l’insegnamento di PAOLO VI, 15 novembre 1972)
Vi sono segni, e quali, della presenza dell’azione diabolica?
e quali sono i mezzi di difesa contro così insidioso pericolo?
La risposta alla prima domanda
impone molta cautela, anche se i segni del Maligno sembrano talora farsi
evidenti (Cfr. Tertull. Apol. 23). Potremo supporre la sua sinistra
azione là (…) dove la menzogna si afferma ipocrita e potente, contro la verità
evidente (…), dove lo spirito del Vangelo è mistificato e smentito (…)
All’altra domanda: quale difesa, quale rimedio opporre alla azione del
Demonio? la risposta è più facile a formularsi,
anche se
rimane difficile ad attuarsi. Potremmo dire: tutto ciò che ci difende dal
peccato ci ripara per ciò stesso dall’invisibile nemico. 8La grazia è la difesa
decisiva. L’innocenza assume un aspetto di fortezza. E poi ciascuno ricorda
quanto la pedagogia apostolica abbia simboleggiato nell’armatura d’un soldato le
virtù che possono rendere invulnerabile il cristiano (Cfr.
Rom.
13, 1 2 ;
Eph.
6, 11, 14, 17;
1 Thess.
5; 8). Il cristiano dev’essere militante; dev’essere vigilante e forte (1
Petr.
5, 8); e deve talvolta ricorrere a qualche esercizio ascetico speciale per
allontanare certe incursioni diaboliche; Gesù lo insegna indicando il rimedio
«nella preghiera e nel digiuno» (Marc.
9, 29). E l’Apostolo suggerisce la linea maestra da tenere: «Non lasciarti
vincere dal male, ma vinci nel bene il male» (Rom.
12, 21;
Matth.
13, 29).
Con la consapevolezza perciò delle presenti avversità in cui oggi le
anime, la Chiesa, il mondo si trovano noi cercheremo di dare senso ed efficacia
alla consueta invocazione della nostra principale orazione: «Padre nostro, . . .
liberaci dal male!».
IMPORTANTISSIMI ANTICHI LIBRI SULLA STORIA
DELLA SANTA CASA
RICCHI DI DOCUMENTAZIONI STORICHE
Per scaricare da Internet un
antico e importantissimo libro (di pagine 218)
sulla storia delle
Miracolose Traslazioni della Santa Casa dal titolo
"DISSERTAZIONE CRITICO STORICA SULLA IDENTITA’
DELLA
SANTA CASA DI NAZARETTE”,
di Vincenzo Murri, scritto
nel 1791, collegarsi all’indirizzo
Internet
Il libro è digitalizzato da
Google, per cui è visibile e scaricabile in formato PDF.
Altre notizie storiche
importantissime si possono trarre dalla pagina 203 alla pagina 287
del DIZIONARIO DI ERUDIZIONE
STORICO-ECCLESIASTICA di Gaetano Moroni, del 1846,
scaricabile in formato PDF
collegandosi all’indirizzo Internet
http://books.google.it/books?id=R7lDAAAAIAAJ&pg=PA286&dq
Un altro libro ancora più antico, del
1696, scritto da Baldassare Bartoli,
dal titolo LE GLORIE MAESTOSE DEL
SANTUARIO DI LORETO (di pagine 134)
può essere scaricato collegandosi
all’indirizzo Internet
www.lavocecattolica.it/libro.legloriemaestosedelsantuariodiloreto.pdf
Messaggio di Maria a Mirjana, del 2 febbraio 2012:
Cari figli, da
così tanto tempo io sono con voi e già da così tanto tempo vi sto mostrando la
presenza di Dio ed il suo sconfinato amore, che desidero tutti voi conosciate.
Ma voi, figli miei? Voi siete ancora sordi e ciechi; mentre guardate il mondo
attorno a voi non volete vedere dove sta andando senza mio Figlio. State
rinunciando a Lui, ma Egli è la fonte di tutte le grazie. Mi ascoltate mentre vi
parlo, ma i vostri cuori sono chiusi e non mi sentite. Non state pregando lo
Spirito Santo affinché vi illumini. Figli miei, la superbia sta regnando. Io vi
indico l’umiltà. Figli miei, ricordate: solo un’anima umile brilla di purezza e
di bellezza, perché ha conosciuto l’amore di Dio. Solo un’anima umile diviene un
paradiso, perché in essa c’è mio Figlio. Vi ringrazio.
Di nuovo vi prego: pregate per coloro che mio Figlio ha scelto, cioè i
vostri pastori.
“Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate…” (Mc.8,18)
LA STORIA DELLA SANTA CASA
INCISA SUL RIVESTIMENTO MARMOREO
PER VOLERE
DEL SOMMO PONTEFICE CLEMENTE VIII
All’interno del Santuario di Loreto, sul rivestimento marmoreo della Santa Casa (lato Nord-Est) si può leggere incisa la sottostante iscrizione del 1595 di Papa Clemente VIII, che “definisce” con tale attestazione e con la sua autorità apostolica sia l’autenticità della “reliquia nazaretana” che l’autenticità della “miracolosità” della traslazione angelica.
Ospite cristiano che qui venisti o per devozione o per voto, ammira la Santa Casa Loretana venerabile in tutto il mondo per i misteri divini e per i miracoli. Qui nacque Maria SS. Madre di Dio, qui fu salutata dall’Angelo, qui s’incarnò l’eterno Verbo di Dio. Questa gli Angeli trasferirono dalla Palestina, la prima volta in Dalmazia, a Tersatto, nell’anno 1291 sotto il pontificato di Nicolò IV. Tre anni dopo, nel principio del Pontificato di Bonifacio VIII, fu trasportata nel Piceno, vicino alla città di Recanati, in una selva, per lo stesso ministero angelico, ove, nello spazio di un anno, cambiato posto tre volte, qui ultimamente fissò la sede già da 300 anni. Da quel tempo commossi i popoli vicini di sì stupenda novità ed in seguito per la fama dei miracoli largamente divulgata, questa Santa Casa ebbe grande venerazione presso tutte le genti, le cui mura senza fondamenta, dopo tanti secoli, rimangono stabili e intere. Fu cinta da marmoreo ornato da Clemente VII l’anno 1534. Clemente VIII P.M. ordinò che in questo marmo fosse descritta una breve storia dell’ammirabile Traslazione l’anno 1595. Antonio M. Gallo Cardinale, Vescovo di Osimo e Protettore di Santa Casa, la fece eseguire. Tu, o pio pellegrino, venera con devoto affetto la Regina degli Angeli e la Madre delle grazie, affinché per i suoi meriti e preghiere, dal Figliolo dolcissimo, autore della vita, ti ottenga perdono delle tue colpe, la sanità corporale e le gioie della eternità.
IL CONCEPIMENTO
IMMACOLATO DI MARIA, LA MISTICA CITTA’ DI DIO,
NELLE RIVELAZIONI DELLA
VENERABILE MARIA D’AGREDA
SULLA VITA DI MARIA
Cfr. Indirizzo Internet:
http://medjugorje.altervista.org/doc/vita_di_gesu_e_maria//mistica_citta/1-15.html
La divina Sapienza aveva
preparato tutte le cose perché la Madre della grazia fosse senza macchia. Erano
già venuti tutti i Patriarchi e i Profeti ed erano già stati innalzati i monti
sui quali doveva sorgere questa mistica Città di Dio. Le aveva assegnato, con la
forza della sua destra, incomparabili tesori per ornarla ed arricchirla. Aveva
costituito mille angeli per presidiarla e custodirla, i quali dovevano servirla
da fedeli vassalli come loro regina e signora. La fece discendere da una stirpe
regale e nobile e le scelse, per nascere, dei genitori santi e perfetti come non
ve ne furono altri in quel secolo. Se ce ne fossero stati altri più idonei per
generare una tale figlia che eleggeva per Madre, l'Onnipotente li avrebbe
sicuramente prediletti. Venne donata loro abbondante grazia e benedizione dalla
sua destra; li arricchì con ogni genere di virtù, con il lume della scienza
divina e con i doni dello Spirito Santo. Dopo che i due santi, Gioacchino ed
Anna, ebbero conosciuto che sarebbe stata loro donata una figlia ammirabile e
benedetta fra le donne, si iniziò l'opera della prima concezione, quella cioè
del corpo purissimo di Maria. Quando si sposarono Anna aveva ventiquattro anni e
Gioacchino quarantasei. Dopo il matrimonio trascorsero venti anni senza prole e,
quando la figlia venne concepita, la madre aveva quarantaquattro anni e il padre
sessantasei. Anche se ciò avvenne secondo l'ordine naturale comune, tuttavia la
virtù dell'Altissimo le tolse ogni imperfezione lasciandole il necessario e
l'indispensabile della natura, perché potesse generare il più eccellente corpo
che vi fu e sarà in una semplice creatura.
+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *
Mi scuso con
quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa
dell’impossibilità di gestire una corrispondenza ormai roppo elevata.
Per richieste di
risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono,
per poter rispondere e parlare direttamente “a voce”
(Tel. 071.83552
o Cell. 339.6424332).
Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena
possibile.
Prof.
DA UNA VECCHIA CORRISPONDENZA
DEL 2006
SULLA “QUESTIONE LAURETANA”
----- Original Message -----
From: Padre Stefano Bertolini Spina
Sent:
Sunday, April 23, 2006 1:34 AM
Subject: Il ministero angelico di Loreto
Egr. Dott. Nicolini,
sono un sacerdote della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri di (…omissis…). Per caso ho “incontrato” il suo Sito Internet (www.lavocecattolica.it ) cercando materiale per una Via Crucis da tenere nella Parrocchia che reggo insieme ad un confratello, qui a (…omissis…).
Le scrivo per ringraziarla vivamente di quanto ella scrive sulla traslazione angelica della Santa Casa di Loreto, e comprendo tutte le sue difficoltà. Anche io, fino a quando non ho letto i suoi scritti e non ho riflettuto un poco, credevo nel trasporto via mare ad opera dei Crociati.
Purtroppo - come lei ben sa - il morbo del razionalismo modernista si è impossessato anche di vasti strati della Chiesa, non ultimo - anzi soprattutto! - proprio del clero e dei pastori. Anche io, come tanti altri sacerdoti - tenga presente che sono nato nel 1960 e quindi appartengo già alla generazione “post-conciliare” - ho ricevuto una formazione teologica intrisa di illuminismo, per cui i miracoli sono dei “teologumeni” privi di fondamento storico.
In realtà le cose stanno proprio come dice lei: c'è forse qualcosa di impossibile a Dio? Negando le possibilità dell'intervento divino soprannaturale, finiamo per negare l'essenza stessa della religione e infine per affermare che Dio non è onnipotente! Tanto vale allora essere onesti e definirsi atei.
Da diversi anni ormai - e grazie a Dio e alla Madonna! - mi sono ampiamente ricreduto, anche se restano in me - a causa appunto della formazione ricevuta - alcune incrostazioni di “razionalismo” che mi sforzo, con l'aiuto di Dio, di superare, per abbracciare una più piena ed autentica dimensione di fede. Così ho preso ad insegnare in questo modo ai miei fedeli, e ho trovato insieme a loro la via di Cristo.
Grazie anche a lei per il contributo che ha dato a questa mia maturazione: è vero “nulla è impossibile a Dio!”. Proceda con fermezza su questa strada, non si scoraggi per le incomprensioni che le derivano anche e proprio da chi dovrebbe difendere la fede (ho letto la risposta che le ha dato l'attuale Arcivescovo di Loreto!) e non si rende conto che non sono in gioco solo le “Sante Pietre”, ma anche il fondamento stesso della nostra Religione Cattolica: in realtà il discorso è ben più ampio del problema di Loreto e inerisce il senso stesso della fede vera e della religiosità autentica.
Che il Signore e la Madonna benedicano e sostengano il suo prezioso lavoro!
Di tutto cuore un abbraccio in Cristo.
Padre Stefano Bertolini Spina
LA RISPOSTA
Ancona, 14 settembre 2006
Caro Padre Stefano,
La ringrazio di quanto mi ha scritto. Lei ha perfettamente compreso cosa c’è “in gioco” e “il perché” della mia lotta per difendere “la verità” della reale presenza a Loreto della Santa Casa di Nazareth e “la verità” delle “miracolose traslazioni” con cui essa è stata portata fin lì, proprio per “il miracoloso ministero angelico”.
La “sordità” però da Loreto è quasi totale: anzi – dopo la mia ultima “denuncia canonica” per il delitto di falso consegnata al Vescovo di Ancona - non avendo più altri argomenti da opporre, da Loreto mi sono giunte anche pretestuose “intimidazioni”. Ma in una lettera privata, dell’1 settembre u.s., scritta al mio Vescovo di Ancona Mons. Edoardo Menichelli, a cui ho consegnato il 24 agosto u.s. la mia “denuncia canonica” per “il delitto di falso”, gli ho anche aggiunto, tra le altre cose: “… non tacerò per “la questione lauretana” finché non si sarà pervenuti nella Chiesa al “ristabilimento solenne ed inequivocabile” della “verità”, percorrendo con tutte le mie forze tutti i sentieri che la Provvidenza Divina mi aprirà, come ha fatto sino ad oggi, qualunque sacrificio costasse, perché – a riguardo della Santa Casa - si tratta di un Progetto Divino e di un Bene Immenso che riguarda l’intera Storia della Chiesa e dell’Umanità, e perciò riguarda la Salvezza Eterna delle anime, per le quali Gesù ha dato tutto il suo Sangue sulla Croce”.
Tutto ciò mi costa, oltre a sacrifici personali immensi e a un dispendio di mezzi, anche ingiuste e pretestuose emarginazioni nella Chiesa, anche lavorative ed economiche, e anche da parte di coloro che dovrebbero essere i collaboratori in questo sforzo “a difesa della verità”, sia da parte di autorità ecclesiastiche locali e nazionali, come anche da parte di giornali e strumenti mass-mediatici cattolici. Per essere più esplicito, riguardo a questi ultimi, parlo in modo particolare anche del quotidiano “Avvenire” e di “Radio Maria”, del pur bravissimo e amatissimo Padre Livio, come anche di altri. Li può giustificare davanti a Dio solo una supposta e sperata “non conoscenza” e “non competenza” sulla “questione lauretana”: ma fino a quando si può parlare ancora di “ignoranza”?... Dopo tutto quanto ho scritto e fatto sino ad oggi, per anni, si può parlare ancora di “buona fede” da parte di tutti?... (cfr. anche il Sito Internet all’indirizzo www.lavocecattolica.it/santacasa.htm).
Qui Le voglio comunque aggiungere che nel
1994, nella circostanza del VII Centenario della Miracolosa Traslazione,
“qualcuno” (un alto esponente
ecclesiastico!) si presentò in Vaticano al Santo Padre Giovanni Paolo II,
consegnandogli sul tavolo del suo studio una lettera, con l’intimazione
(!) di non andare a Loreto per l’inizio di quel
Centenario e di non parlare più della “miracolosa traslazione”. Ma Giovanni
Paolo II non se ne spaventò e – pur tra innumerevoli insidie - andò ugualmente a
Loreto per l’inaugurazione di quel Centenario. Persino i Papi li si cerca di
“intimidire”!... E a che scopo?... Chi manovra “occultamente” ogni cosa?...
Chissà se il Santo Padre Benedetto XVI
conosce questi e tanti altri “particolari”?... Chissà se “il filtro” alla sua
corrispondenza gli fa regolarmente pervenire le mie lettere e documentazioni
ormai settimanali?... Chissà se non sarà pure lui oggetto di “pressioni occulte”
come Giovanni Paolo II?... Ci parlai personalmente, anche se fuggevolmente,
quando era il Card. Ratzinger, il 23 febbraio
Il Santo Padre Benedetto XVI era comunque già intervenuto sulla “questione
lauretana” - dietro una mia urgente richiesta - per la celebrazione Liturgica
della “Miracolosa” traslazione del 10 dicembre dello scorso anno, facendo
pervenire al Vescovo di Loreto una relativa “inequivoca” e bellissima preghiera
da recitarsi nel Santuario. Tale preghiera, ed un mio commento ad essa, la si
può leggere all’indirizzo del mio Sito Internet seguente:
www.lavocecattolica.it/preghiera.benedettoXVI.htm).
In questa preghiera il Sommo Pontefice Benedetto XVI – così come tutti i suoi Predecessori – “riconosce” anche lui espressamente, ripetutamente e inequivocabilmente che le Sante Pareti, venerate nel Santuario di Loreto, sono proprio la “Santa Casa” di Nazareth, di Maria, di Giuseppe e di Gesù. Egli infatti, tra l’altro, scrive nella preghiera: “Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casa… qui hai vissuto… qui hai pregato con Lui… qui avete letto insieme le Sacre Scritture… siete tornati in questa casa a Nazareth… qui per molti anni hai sperimentato…”. La Santa Casa di Loreto, quindi, viene ancora “confermato” – dal nuovo Pontefice – che è proprio “la Casa di Maria”, quella che “proprio” “era” a Nazareth.
Perciò, anche nel “pronunciamento” di Benedetto XVI, a Loreto non ci sono delle semplici “sante pietre” portate dagli uomini e “riassemblate” e “ricostruite” a Loreto dagli uomini (come sostengono irrazionalmente certi “studiosi”, andando contro gli stessi rilievi scientifici): perché, altrimenti, il Santo Padre non identificherebbe la Santa Casa di Loreto con quella che era “proprio” e “realmente” a Nazareth, ove avvenne l’annuncio dell’angelo a Maria e l’Incarnazione in lei del Figlio di Dio, e ove Maria, Giuseppe e Gesù hanno vissuto “per molti anni”…
Nella Basilica Pontificia Lauretana, tuttavia, si continua a proporre e a insegnare l’opposto e la preghiera del Santo Padre viene del tutto occultata. Anzi, si è stampata un’altra preghiera (anonima) ove si sconfessano subliminalmente le affermazioni del Papa, mentre si continua nell'arbitrio dell'affermazione di un trasporto umano, utilizzando e abusando “ad arte” anche un involontario errore storico dell’ex-Card. Ratzinger, in una omelia che pronunciò a Loreto nel 1991.
Questi e altri retroscena non molto edificanti li “manifesterò” a suo tempo, permettendolo il Signore, Giusto Giudice, e la Vergine Immacolata Lauretana.
Alla fine, in ogni caso, caro Padre Stefano, IL CUORE IMMACOLATO DI MARIA TRIONFERA’, anche a Loreto.
Prof. GIORGIO NICOLINI
Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it
Da:
Inviato: giovedì 9 febbraio 2012 14:21 - A:
Oggetto: Re: GIOVANI aperti alla vita
Spett.le
Vi ringraziamo molto per tutte le Vostre mail sempre interessanti e con
tante informazioni che altrimenti non si saprebbero. Desideriamo metterVi a
conoscenza di un'iniziativa a difesa della vita, pregandovi di volerci aiutare a
diffonderla. Varie associazioni a livello nazionale si sono messe insieme per
organizzare una Marcia per la Vita che si terrà a Roma il prossimo 13 maggio.
Abbiamo preso spunto da ciò che avviene in quasi tutti i paesi, dall'Europa
all'America, per lanciare anche in Italia la medesima iniziativa: una grande
marcia che ribadisca che la vita è un valore non negoziabile e che unisca i
gruppi i più diversi intorno a questa tematica. Nessuna associazione vuole fare
da capofila per evitare personalismi. Sul sito dedicato alla Marcia troverà
tutto il programma (si terrà anche un convegno nel pomeriggio del sabato 12 e
un'adorazione eucaristica la sera):
www.marciaperlavita.it
Vi ringraziamo anticipatamente
e in attesa di un Vostro riscontro inviamo i nostri più cordiali saluti
Associazione Famiglia Domani
UN NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO
UN’INIZIATIVA CONCRETA A FAVORE
DELLA VITA
REFERENDUM ABROGATIVO DELLA
Legge
In Internet:
www.no194.org
LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA
PER
LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”
PREGHIERA PER LA SALVEZZA
DELL’ITALIA E DELL’EUROPA
Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento. Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede.
Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male. Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.
Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa
dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e
Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore.
Amen.
TELE MARIA
Emittente Televisiva Cattolica in Internet
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dell’esortazione di San Paolo apostolo ai cristiani:
"FRATELLI, TUTTO QUELLO CHE E' VERO, NOBILE, GIUSTO, PURO, AMABILE, ONORATO,
QUELLO CHE E' VIRTU' E MERITA LODE, TUTTO QUESTO SIA OGGETTO DEI VOSTRI
PENSIERI"
(cfr. Fil.4,8).
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– la verità storica di almeno “cinque traslazioni miracolose” della Santa Casa
di Nazareth “in vari luoghi” e infine sul colle di Loreto: “traslazioni
miracolose” avvenute tra il 1291 e il 1296, “approvate” nella loro “veridicità
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PROFEZIE
San Luigi Orione
fin dal 1921 profetizzava: "Il
tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di
Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il
secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande
unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo
l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno
spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo
l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo,
vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne
ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile
ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano
di Dio".
(Una
profezia di Paolo VI,
all’Angelus
del 5 dicembre 1976)
esortiamo PURE voi, figli carissimi,
a cercare quei “segni dei tempi”
che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.
Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,
anzi ella stessa l’atteso prodigio
BENEDETTO XVI
Nessuno
di noi sa che cosa succederà nel nostro pianeta, nella nostra Europa, nei
prossimi cinquanta, sessanta, settanta anni. Ma, su un punto siamo sicuri: la
famiglia di Dio sarà sempre presente e chi appartiene a questa famiglia non sarà
mai solo, avrà sempre l'amicizia sicura di Colui che è la vita.
(Omelia dell’8 gennaio 2006)
SANTA GIANNA BERETTA MOLLA
Come conservare la purezza?
Circondando il nostro corpo con la siepe del sacrificio.
La purezza è una “virtù-riassunto”, vale a dire un insieme di virtù...
La purezza diventa bellezza, quindi anche forza e libertà.
È libero colui che è capace di resistere, di lottare.
PER CONTRIBUIRE A RIPRISTINARE
LE RADICI CRISTIANE IN EUROPA
LEGGI E FAI CONOSCERE I SITI
INTERNET SOTTOINDICATI
www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm
www.lavocecattolica.it/santacasa.htm
IL
TESTO DELLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI
DA
RECITARSI NEL SANTUARIO DI LORETO E NELLE CASE
E'
LEGGIBILE COLLEGANDOSI ALL'INDIRIZZO INTERNET
www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm
NON OPPORSI AD UN ERRORE
VUOL DIRE APPROVARLO
NON DIFENDERE LA VERITA’
VUOL DIRE SOPPRIMERLA
(Sentenza del Papa San FELICE
III – anni 483-492)
non temo la cattiveria dei malvagi, temo piuttosto il silenzio dei giusti
(Martin Luther King)
DAL COLLE DI CAPODIMONTE DI
ANCONA
LA PROTEZIONE DEI DUE BEATI
DELLA DINASTIA DEI NOBILI “CONTI”
FERRETTI DI ANCONA SULL’ITALIA
(Beato GABRIELE FERRETTI – BEATO
PIO IX)
Il 25 gennaio 1872 il Sommo Pontefice Beato Pio IX (dei Conti Mastai-Ferretti) così diceva ai fedeli di tutte le nazioni riuniti intorno a lui: “La società è stata chiusa come in un labirinto da cui non potrà uscire senza la mano di Dio”. Nel giugno 1871 diceva ai giovani romani del Circolo San Pietro: “Poiché niente possiamo aspettarci dagli uomini, poniamo sempre la nostra speranza in Dio, il cui Cuore si prepara, mi sembra, a compiere, nel momento da lui scelto, un gran prodigio che riempirà il mondo di stupore”.
www.lavocecattolica.it/gabrieleferretti.htm
LA VITA VINCERA’
La vita vincerà: è questa per noi una sicura speranza.
Sì, vincerà la vita, perché dalla parte
della vita stanno la verità, il bene,
la gioia, il vero progresso.
Dalla parte della Vita è Dio, che ama la vita e la dona con larghezza»
(Giovanni Paolo II - Discorso ai Partecipanti alla VII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, 3 marzo 2001)
SI
AUTORIZZA E SI RACCOMANDA LA DIFFUSIONE DI QUESTI TESTI
AD ALTRI
INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA
E
L'INSERIMENTO IN SITI DELLA RETE INTERNET
Diffondete la buona stampa tra le
persone vostre amiche e conoscenti. La buona stampa entra anche nelle case dove
non può entrare il sacerdote, è tollerata persino dai cattivi. Presentandosi non
arrossisce, trascurata non si inquieta, letta, insegna la verità con calma,
disprezzata, non si lamenta
(San Giovanni Bosco)
"lettera
INFORMATIVA
n°16/2012
LA VOCE
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ULTIMO AGGIORNAMENTO mercoledì, 25 aprile 2012 11.37
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