ANDATE IN TUTTO IL MONDO

E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA

(Mc.16,15)

 

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;

tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

 

LETTERA INFORMATIVA

LA VOCE

www.lavocecattolica.it

Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove va:
così è di chiunque è nato dallo Spirito
(Gv.3,8)                                                                                                           

 

Ancona

Giovedì, 20 ottobre 2005

Domenica, 19 ottobre 2012

Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dal Concepimento "reale" di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

 

Carissimo amico e carissima amica, questo Giornale Informativo "LA VOCE" www.lavocecattolica.it/lettere%20informative.htm  è un umile mezzo d'informazione e quindi è un semplice strumento di comunicazione sociale, pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15) e "Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt.10,8). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene in una società offuscata dalle tenebre del male. Così anche Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. (Gv.8,31-32).

 

A cura del Prof. GIORGIO NICOLINI - Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Italia

Cellulare 338.2892353 – Telefono 071.2801766 – 071.83552 - Facsimile 178.4413104 – Conto Corrente Postale 13117056

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TOTUS TUUS EGO SUM

 

LETTURA BIBLICA DEL GIORNO

DAL VANGELO SECONDO LUCA (12,49-53)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

 

LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE

(23 Ottobre 2005)

 

LA PREGHIERA E LA SOFFERENZA

ELEMENTI FONDAMENTALI PER DIVENTARE “MISSIONARI”

E CONTRIBUIRE ALLA SALVEZZA DELLE ANIME

 

         Gesù stesso insegnò a Santa Faustina Kowalska come essere “missionari”: “Con la preghiera e la sofferenza salverai più anime di un missionario che si dedichi ad istruire e a predicare”.

         Anche Santa Teresa del Bambin Gesù (Patrona delle Missioni) insegnava: “Non perdere nessuna delle spine che incontri nel cammino di ogni giorno: con una di esse puoi salvare un’anima”.

         San Francesco di Sales precisava il valore della sofferenza assegnata da Dio a ciascuno di noi: "Se tutti gli angeli e tutti i geni del mondo avessero studiato ciò che veramente ti è utile in questa o quella situazione, in questo o quel dolore, in questa tentazione o perdita dolorosa, essi non avrebbero trovato ciò che sarebbe stato più adatto per te di ciò che ti ha colpito. Così la Divina Provvidenza di Dio ha pensato fin dall'inizio di darti questa croce quale prezioso regalo proveniente dal suo cuore. Prima di darla a te, Egli l'ha meditata con il suo occhio onnisciente, l'ha pensata con la sua divina intelligenza, l'ha esaminata con la sua saggia giustizia, l'ha riscaldata con la sua misericordia amorosa. Egli l'ha pesata con le sue due mani, affinché non sia troppo grande di un millimetro né troppo pesante di un milligrammo. Poi l'ha benedetta col suo santo nome, unta con la sua grazia, riempita con la sua consolazione e ancora una volta ha guardato te e il tuo coraggio. Essa viene a te addirittura dal cielo come un richiamo di Dio e come regalo del suo amore misericordioso, affinché tu diventi completamente te stesso e trovi in Dio la sua pienezza".

 

SANTA TERESA DEL BAMBIN GESU’

PATRONA DELLE MISSIONI

Ultima di cinque sorelle - che entreranno tutte in Convento - Teresa Martin, era nata ad Alençon il 2 gennaio 1873. A 15 anni, con uno speciale permesso del Papa, Leone XIII, entrerà a far parte di Carmelo, come le sue sorelle, con il nome di Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Teresa aveva uno scopo, quello “di salvare le anime e soprattutto di pregare per i sacerdoti”. Nel solco della tradizione carmelitana scoprì la sua “Piccola Via” dell’infanzia spirituale ispirata alla semplicità e all’umile confidenza nell’amore misericordioso del Padre. Questo percorso spirituale si può ricavare dai suoi scritti autobiografici, raccolti in quella che verrà definita “Storia di un’anima”, compilati in parte durante la grave e lunga malattia che l’affliggerà negli ultimi anni. E’ la storia esemplare di un’anima che giunge alla più luminosa delle santità attraverso una quantità di piccole mortificazioni e sacrifici: piccolissimi e, nello stesso tempo, grandissimi, appunto per la loro modestia e la loro umiltà. Morì il 30 settembre del 1897, a soli ventiquattro anni, minata dalla tubercolosi, dicendo: “Dopo la mia morte farò cadere una pioggia di rose. Nessuno m’invocherà invano. Lavorerò fino alla fine del mondo per i miei fratelli che sono sulla terra fino a che non li vedrò tutti in Paradiso”. Fu canonizzata da Pio XI il 17 maggio1925, proclamata Patrona delle Missioni Cattoliche nel 1927 e riconosciuta Dottore della Chiesa da Giovanni Paolo II nel 1997  

 

LE BENEDIZIONI

delle piccole e preziose mortificazioni di Santa Teresa

 

Benedetto quel cavallo che da piccola ti sbarrava la strada e che con furbizia ti spinse a passargli sotto così da imparare che solo rimanendo piccoli si possono superare più facilmente gli ostacoli.

Benedetta la morte di tua madre che lasciandoti tanto piccina ti fece scoprire un’altra Mamma, Maria, alla quale ti affidasti rivolgendole il cuore, la preghiera e la voglia di imitarla.

Benedetto il sorriso di Maria che ti guarì da quella malattia misteriosa ridonandoti alla vita e all’affetto dei tuoi e ti lanciò da piccola a non negare nulla a Gesù, offrendogli continuamente piccoli fiori.

Benedetto quel viaggio a Roma che ti fece comprendere come il mondo possa incantare, come sia facile farsi trascinare dalle frivolezze della vita, lasciandoti gustare con più gioia il sacrificio dei martiri.

Benedetta la visita al Papa che deludendoti apparentemente nella tua richiesta di entrare in monastero a quindici anni ti fece apprezzare quanto sia più importante abbandonarsi alla Volontà di Dio.

Benedetta la malattia di tuo padre che mentre velava il suo volto e ti lacerava il cuore ti fece scoprire lo splendore del Volto Divino di Gesù davanti al quale desiderasti passare la vita nell’attesa della contemplazione eterna.

Benedetta quella musica lontana che sentisti mentre accudivi quella incontentabile sorella anziana e mentre ti portava con l’immaginazione a feste e danze mondane ti faceva gustare i frutti di quel sacrificio offerto per amore.

Benedetta quella chiave che era tuo dovere portare alla superiora e che ti fu tolta di mano dalla intraprendenza di una sorella scomoda che avresti potuto accusare per discolparti mentre preferiresti fuggire imparando che è meglio la fuga alla sconfitta.

Benedetto il lume e il pennello che ti vennero a mancare e che ti lasciarono al buio o senza lavoro permettendoti di immergerti di più nella preghiera senza protesti o reclami.

Benedetta quell’acqua sporca che in lavanderia ricevesti sul visto che ti portò a non sfuggirla, anzi a prenderla tutta come piccolo sacrificio che non si doveva sciupare.

Benedetto quel sorriso che riuscisti a fare a quella sorella che ti era tanto antipatica che prima evitavi e che poi imparasti a incontrare per vedere in lei Gesù nascosto in ogni persona.

Benedetto l’invito di quella sorella per andare in un luogo che ti avrebbe fatto piacere, ma che preferisti cedere a un’altra passando per pigra e svogliata e che ti insegnò a non giudicare nessuno.

Benedetti quei fiori che mettesti con amore vicino a Gesù, ma che benché più belli dovesti togliere accettando la critica ingiusta e ti fecero comprendere come la carità deve stare anche prima dell’estetica.

Benedetta quella frase che fu detta quando stavi in infermeria malata e sofferente e che sentendola accettasti con umiltà protestandoti veramente senza meriti e spingendoti di più a far tuoi i meriti di Gesù.

Benedetti quei lavori campestri che mentre stavi scrivendo le tue riflessioni sulla carità portavano continuamente le sorelle a distrarti mentre avresti voluto startene in pace e imparasti a sorridere anche se infastidita.

Benedetti gli sbocchi di sangue, la febbre, le piaghe che ti fecero somigliare a Gesù Crocifisso e ti meritarono di poter morire d’amore con Lui e per Lui crocifissa.

Benedetti quei petali di rosa che sfogliasti sul Crocifisso e che desiderasti impreziosire con il suo sangue per riversarli sull’umanità sofferente e che oggi noi vogliamo raccogliere.

Benedetto sia Dio che ci ha donato questo esempio di vita semplice e che ci fa risentire gli insegnamenti del Vangelo sulla “Piccola Via” dell’infanzia spirituale presentati dalla piccola grande Santa Teresa di Gesù Bambino.

Amen.

 

Dall’autobiografia di Santa Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo

Vergine e Dottore della Chiesa

Siccome le mie immense aspirazioni erano per me un martirio, mi rivolsi alle lettere di San Paolo, per trovarvi finalmente una risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della Prima Lettera ai Corinzi. Continuai nella lettura e non mi perdetti d'animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo: "Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte" [1^Cor.12,31]. Continuai nella lettura. L’Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e che questa medesima carità è la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente la pace. Considerando il Corpo Mistico della Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che San Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Capii che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Allora con somma gioia ed estasi dell’animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione è l’amore. Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio. Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà.

 

+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *

 

Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza talvolta troppo elevata. Per risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.2801766 o Cell. 338.2892353). Si prega anche quanti mi scrivono di precisare subito se desiderano che le loro corrispondenze siano pubblicate e in quale forma (cioè, se firmate con nome e cognome, oppure solo in forma anonima) oppure se desiderano che non siano pubblicate. In assenza di indicazioni  le pubblicherò, a mia discrezione e secondo l’utilità, in forma anonima e con la dicitura “Messaggio firmato”. Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile.                 Prof. Giorgio Nicolini

 

La difesa della NOSTRA fede cristiana

 

NON AVERE PAURA

----- Original Message -----

From: info@santacaterina10.it

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Thursday, October 13, 2005 12:18 PM

Subject: LA DIFFICILE INTEGRAZIONE TRA CRISTIANI E MUSULMANI

 

Carissimo Sig. Nicolini,

            apprezzo molto i messaggi di posta che mi inviate, leggo con grande partecipazione i messaggi di fede riportati e condivido l’intento principale della vostra “mailing list”: “diffondere i messaggi di fede!”. Nell’ultimo messaggio ricevuto, era riportato in fondo un Suo commento circa le problematiche di integrazione con l’Islam. Abbia pazienza, ma sono in disaccordo con il Suo parere: a mio avviso rinnega i messaggi di fede che precedevano questo Suo commento.

            Non voglio assolutamente giudicare nessuno, non ne sono degno; solo vorrei parlarLe e raccontarLe il mio punto di vista personale. Dobbiamo provare a vivere il messaggio di Maria che io ho interpretato così: “pregare, offrire a Dio quanto abbiamo di buono, perseverare nella fede, gioire per i doni di Dio”.

            Ho imparato che la paura è la porta che consente al demonio di entrare nella nostra anima; dobbiamo vivere sempre con coraggio: non basta allontanare un problema, portarlo lontano dai nostri occhi. Io, in quanto uomo e figlio della luce, voglio vivere come un “guerriero della luce” (uso e riporto le parole di Paulo Coelho): Quando apprende a maneggiare la spada, il guerriero della luce scopre che il suo equipaggiamento deve essere completo: e questo include una armatura. Così parte alla ricerca dell'armatura, e ascolta le proposte di vari venditori. "Usa la corazza della solitudine", dice uno. "Utilizza lo scudo del cinismo", incalza un altro. "La migliore armatura è quella di non farsi coinvolgere da niente", afferma un terzo. Il guerriero, però, non vi presta ascolto. Con serenità, si reca nel suo luogo sacro e veste il mantello indistruttibile della fede. La fede para tutti i colpi. La fede trasforma il veleno in acqua cristallina”.

            Non ho paura di incontrare gli islamici. Dovrei forse temere di morire per Cristo? Sarebbe motivo di gioia immensa e forse il merito della vita eterna!

            Le auguro tanto bene e La ringrazio.

(Messaggio Firmato)

(con autorizzazione alla pubblicazione)

LA DIFESA DELLA NOSTRA FEDE CRISTIANA

 

Ancona, 20 ottobre 2005

 

Carissimo V.,

            forse nel mio scritto pervenutoLe la scorsa settimana non ha compreso bene il senso delle mie espressioni finali. Il testo è sempre leggibile – e perciò sempre meglio comprensibile - collegandosi all’indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/13ottobre2005.htm ; e comunque lo riporto nella parte sottostante.

            Tutto ciò che Lei mi scrive era stato da me già esposto e condiviso, e riportavo – al riguardo - l’esempio di San Francesco, che – senza paura - aveva rischiato la sua vita per portare il Vangelo ai musulmani, così come tutti noi dovremmo fare per essere veri discepoli di Gesù. Quindi anche noi, come San Francesco, non dobbiamo avere paura di incontrare gli islamici e dei rischi che ne derivano, anche per la nostra stessa vita. E’ evidente, infatti, che – collocato in una condizione di necessità (ricercata o meno) – io non devo ritrarmi dal testimoniare la mia Fede, così come insegna Gesù: “Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt.10,32-33).

            Il mio discorso, però, era molto più vasto, perché faceva riferimento alla “doverosa” difesa della nostra Civiltà Cristiana Europea, come più sotto esporrò meglio.

            Intanto bisogna capire bene quanto Gesù ha insegnato circa “i modi” con cui annunciare il Vangelo e come “preservarsi” dai pericoli, per non presumere delle nostre forze e non incorrere nel rischio della “temerarietà” e anche per assolvere al dovere di difendere i nostri fratelli cristiani che sono più deboli di noi. Quanti cristiani durante il tempo delle persecuzioni romane ebbero la temerarietà di presentarsi volontariamente davanti ai persecutori per subire il martirio e poi, sotto le torture, apostatarono!... Gesù - al di fuori di casi particolari ispirati dallo Spirito Santo (come quello di San Francesco) - non ci ha insegnato questo comportamento. Egli infatti comanda la precisa individuazione di coloro a cui annunciare e trasmettere la sua Divina Parola, preavvisando sui pericoli che si incontrano in questa missione e come, nei casi di persecuzione, bisogna – se necessario – anche “fuggire” da una città all’altra. Così fece anche lo stesso San Francesco, dopo aver visto inutili i suoi tentativi di convertire il Sultano e i musulmani: Dio stesso – per via soprannaturale - “lo ammonì” ad allontanarsi dal Sultano e dai musulmani e a tornare nei Paesi Cristiani. Il Vangelo, in proposito, insegna: “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani… Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra” (Mt.10,16-18.23).

            Insegnava anche Gesù agli Apostoli: “In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città” (Mt.10,11-15).

            Questi brani del Vangelo sono solo alcune delle parole di Gesù che indicano come vivere e professare la nostra Fede in Lui davanti agli uomini e come bisogna comportarsi con quanti “accettano” oppure, al contrario, “rifiutano” coscientemente e deliberatamente la Fede Cristiana.

            Nel caso storico che stiamo vivendo in Europa noi ci troviamo in una condizione nella quale l’islamismo, in generale, così come nei secoli passati, non solo “non è aperto” alla verità del Vangelo e alla Fede Cristiana, ma, al contrario, cerca di combatterla e di farla scomparire dalla nostra Civiltà Europea.

            Consideri, al riguardo, come tutte le regioni dell’Asia Minore e dell’Africa Settentrionale erano alle origini le più fiorenti comunità cristiane: oggi esse sono del tutto scomparse dopo le invasioni musulmane, che hanno “forzatamente” – con la violenza -  fatto “apostatare” quelle comunità cristiane dalla vera fede.

            Tale intento si ripete ancora oggi, con l’islamismo che penetra all’interno delle nostre ormai “ex” Civiltà Cristiane dell’Europa, per sradicarle e distruggerle. Non Le dice niente la battaglia contro i Crocifissi, per toglierli dalle scuole, dagli ospedali, dai tribunali, ecc., e persino la battaglia contro i presepi (!) nelle scuole, e contro tutti i simboli religiosi cristiani in Italia e in Europa?... o non insegna nulla il terrorismo islamico?...

            E’ un nostro dovere di veri cattolici conoscere la realtà, analizzarla con oggettività e prendere coraggiosamente posizione davanti ad essa. Questa realtà ci mostra che, per via delle sue convinzioni filosofiche e religiose, l’Islam radicale ha un’ansia di dominio e una determinazione distruttiva ai danni del mondo cristiano. Mentre le Nazioni Occidentali accolgono immense masse musulmane, le concedono di costruire moschee, rispettano le loro usanze, nel mondo islamico accade sempre più il contrario.

            Questa funesta realtà, ben diversa dai sorridenti quadri dipinti dai seguaci della “coesistenza pacifica”, è stata espressa con esattezza da un profondo conoscitore del problema, Mons. Giuseppe Germano Bernardini, vescovo di Izmir, nella Turchia, che avvertì nel II Sinodo europeo: Durante un incontro ufficiale sul dialogo islamico-cristiano, un autorevole personaggio musulmano, rivolgendosi ai partecipanti cristiani, disse ad un certo punto con calma e sicurezza: “Grazie alle vostre leggi democratiche v’invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo”. C’è da crederci, perché il dominio è già cominciato con i petrodollari, usati non per creare lavoro nei Paesi poveri del Nord-Africa o del Medio Oriente, ma per costruire moschee e centri culturali nei Paesi cristiani dell’immigrazione islamica, compresa Roma, centro della Cristianità. Come non vedere in tutto questo un chiaro programma di espansione e di riconquista? (…) Termino con un’esortazione che mi è suggerita dall’esperienza: non si conceda mai ai musulmani una chiesa cattolica per il loro culto, perché questo ai loro occhi è la prova più certa della nostra apostasia”.

            E di “apostasia silenziosa” dei cristiani più volte ha parlato il “santo” Pontefice Giovanni Paolo II. Dopo il Concilio Vaticano II il mondo cattolico, infatti, ha subìto gli effetti di una crisi interna; una crisi che Paolo VI qualificò come processo di “autodemolizione” della Chiesa e di penetrazione del “fumo di Satana nel tempio di Dio”; una crisi che Giovanni Paolo II continuò a riconoscere con parole come queste: “Bisogna ammettere realisticamente, e con profonda e sofferta sensibilità, che i cristiani di oggi, in gran parte, si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi. Si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnate; si sono propalate vere e proprie eresie in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni; si è manomessa la Liturgia. Immersi nel relativismo intellettuale e morale, e perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo vagamente moralistico, da un cristianesimo sociologico senza dogmi definiti e senza morale oggettiva” (discorso del 6 febbraio 1981 ai religiosi e sacerdoti partecipanti al I Congresso Nazionale Italiano sul tema Le missioni al popolo per gli anni Ottanta; cfr. “L’Osservatore Romano”, 7-2-1981).

            E lo stesso Benedetto XVI, nella ormai famosa Via Crucis dell’ultimo Venerdì Santo del presente anno, quando era ancora il Card. Ratzinger, descrisse con accenti drammatici la condizione attuale della Chiesa: Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa?... Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!...   Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti.  Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi”.

            In una situazione storica di questo genere si vede come bisogna “difendere” se stessi e gli altri cristiani da due pericoli: quelli “interni” e quelli “esterni” alla Chiesa, perché, come diceva San Paolo: “… da ogni parte siamo tribolati: battaglie all'esterno, timori al di dentro” (2^Cor.7,5).

            Oggi i cristiani fedeli si trovano proprio in questa situazione drammatica: di “battaglie” “all’esterno” della Chiesa e di “timori” “al di dentro” della Chiesa. Cosa fare, perciò, in una situazione storica simile? Bisogna conservare la propria fede con tutte le forze, e non permettere che a noi o ad altri nostri fratelli essa venga distrutta: e ciò per pervenire alla Salvezza Eterna della nostra anima, così come insegna Gesù: “Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?” (Mt.16,26). Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi” (Lc.9,25-26).

            Ed anche San Pietro esortava: Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un pò afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo: voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la mèta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime (1^Pt.1,6-9).

            Perciò, per quanto sta in noi, non ci si deve mettere “nell’occasione del martirio”, però bisogna essere pronti ad affrontarlo se esso si presenterà contro la nostra volontà.

                Ripeto perciò quanto scrissi la volta scorsa: “I musulmani “poveri”, se si ha vera volontà di aiutarli, li si può aiutare con provvedimenti adeguati, attuati nei loro luoghi di origine (sostentamento, scolarizzazione, occasioni di lavoro, industrializzazione), senza costringerli a dover venire nei nostri Paesi. Con giusta oculatezza il Card. Biffi dichiarava che si doveva dare una preferenza - nella immigrazione - ai cittadini dei Paesi Cattolici (dell’Est Europa e dell’America Latina, anche più bisognosi degli stessi musulmani), perché si sarebbero più facilmente integrati con la nostra cultura cristiana e con le nostre legislazioni. I musulmani, invece, possono essere aiutati direttamente nelle loro terre, senza costringerli ad una immigrazione nelle nostre terre, perché “non possono” integrarsi con noi cristiani, in quanto hanno una religione, una cultura e una legislazione profondamente diverse da quella cristiana”.

            Quindi, la carità la si deve fare sempre verso tutti, indipendentemente dalla Fede professata: ma “i modi” bisogni valutarli in rapporto al bene supremo della Fede e della Salvezza delle anime nostre e di quelle degli altri, così come ci insegna Gesù. E noi cristiani abbiamo il diritto e il dovere di “difendere” le nostre Nazioni da una “invasione musulmana” che potrà distruggere la Fede Cristiana, non solo per noi e i nostri fratelli nella fede, ma anche per tutti i nostri discendenti, ai quali non sarà più trasmessa: e noi abbiamo “un dovere di carità” anche verso chi verrà dopo di noi.

            Proprio nel quotidiano “AVVENIRE” di oggi viene ancora una volta evidenziata l’islamizzazione che viene attuata nei Balcani. La città di Sarajevo prima del conflitto balcanico era per metà musulmana, un quinto cattolica e per il resto ortodossa ed ebrea. Oggi – dopo dieci anni dagli accordi di Dayton che posero fine alla guerra balcanica – l’85% della popolazione è musulmana e il processo di “islamizzazione” continua a proseguire velocemente, emarginando ed allontanando sempre più “il piccolo resto” dei cattolici, come denunciato la scorsa settimana anche dal Card. Pulijc, nel Sinodo dei Vescovi in corso a Roma, quando disse che i cattolici in Bosnia sono senza diritti, faticano a professare la loro fede e progressivamente vengono emarginati  (cfr. AVVENIRE, 20 ottobre 2005, pag.3).  Questa è “la realtà storica” che stiamo vivendo e che si sta estendendo in modo assai preoccupante verso tutti i Paesi Europei, compresa la nostra Italia, con l’equivoco ed acquiescente “appoggio” di tanti sedicenti “cristiani”.

            Da parte mia, ammiro e spero di poter sempre imitare la sua “fortezza”:           

“Non ho paura di incontrare gli islamici. Dovrei forse temere di morire per Cristo? Sarebbe motivo di gioia immensa e forse il merito della vita eterna!”…

      Però mi permetto di dirLe anche, con umiltà: io non presumo mai di me stesso e delle mie forze. Un giorno un alunno mi chiese: “Lei sarebbe disposto a dare la vita per Cristo?”. Gli risposi con umile semplicità: “Se dicessi che ne sarei capace potrei apparire un presuntuoso, ma se aggiungo CON L’AIUTO DI DIO spero di esserne capace”, allora potrò avere senz’altro la forza di essere capace anch’io di dare la vita per Cristo”.

      E a tale scopo sono d’accordo anch’io che è necessario indossare l’armatura di Dio, quella “intera”, quella insegnataci dalla Parola di Dio: Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo, del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere (Ef.6,10-20).

            In questo “spirito” combattiamo la nostra “battaglia” della Fede, per “custodirla” e “difenderla”, ed anche per “testimoniarla”, sì, “senza paura”, al fine di farla conoscere e sperare di farla accettare anche da chi la combatte: e così sperare di pervenire alla Salvezza Eterna della nostra anima e anche di quella di altri, unico motivo per il quale Gesù si è incarnato ed è morto sulla Croce. Ricordiamo sempre, in proposito, quanto insegnava Gesù stesso a Santa Faustina Kowalska, su come essere “missionari”, anche senza predicare: “Con la preghiera e la sofferenza salverai più anime di un missionario che si dedichi ad istruire e a predicare”.

      Se salviamo la nostra anima abbiamo salvato tutto. Se perdiamo la nostra anima abbiamo perso tutto.

      Le auguro anch’io tanto bene e La ringrazio. Con amicizia.

Prof. GIORGIO NICOLINI

 

IL TESTO PRECEDENTE, LEGGIBILE ALL’INDIRIZZO INTERNET

www.lavocecattolica.it/13ottobre2005.htm

 

Ancona, 12 ottobre 2005

 

Cara N. P.,

                la situazione che Lei descrive, riguardo alla Sua esperienza, è quanto tutti ci auspicheremmo di poter incontrare. Purtroppo nella realtà non è quasi mai così. E’ tutto giusto, infatti, riguardo ai pensieri e agli intenti che esprime nel Suo messaggio, a riguardo cioè dell’opera di evangelizzazione dei musulmani giunti nelle nostre terre, perché anche ad essi deve giungere l’autentica Parola di Dio, insegnataci da Gesù, così come fece San Francesco con il Sultano.

                Devo però aggiungere le mie “perplessità” riguardo al Suo ottimismo circa la reale possibilità di una “evangelizzazione” dei musulmani nelle nostre terre. Certamente noi dobbiamo avere carità verso tutti, e dare la nostra testimonianza, così come fece San Francesco; ma abbiamo anche l’obbligo (come avveniva nei secoli passati) di “difendere” la nostra fede da una islamizzazione sempre più crescente e intollerante.

                Non ha mai letto, ad esempio, le battaglie dei musulmani contro i Crocifissi nei luoghi pubblici?... Io ne so qualcosa, visto che, con altri Cattolici, fui l’autore e il protagonista del processo ad Adel Smith, celebrato a Verona, terminato giusto qualche mese fa. Si può restare sempre inerti e in silenzio di fronte alle continue “offese” e “attacchi” alla religione cristiana, fatti a tutti i livelli?... Chi salverà la Civiltà Cristiana in Europa per le generazioni future?...

                Personalmente, anni fa, ho avuto occasione di accogliere un musulmano, ospitarlo, trovargli un sostentamento provvisorio, cercargli un lavoro. Si è poi sposato con una italiana, cattolica. Quest’ultima, dal giorno del matrimonio, non ha più avuto la libertà di potersi recare alla Santa Messa, neppure alla Domenica. Un mio amico, che gli aveva dato dei sostegni economici, cercò di trovare una soluzione per la moglie cattolica di quel musulmano invitando quest’ultimo ad “incontri” e “dialoghi” “interreligiosi” (“pacifici” e “rispettosi”) nei giorni domenicali, in modo da riuscire a rendere libera la moglie di potersi recare alla Santa Messa almeno alla Domenica. Questi ripetuti incontri e dialoghi, tuttavia, sortirono un solo effetto: il mio amico – molto religioso e teologicamente preparato - si è sentito alla fine invitare dal suddetto musulmano: “A te manca solo una cosa: diventare musulmano!... Lascia Cristo e credi in Allah!”… Quel mio amico ovviamente lasciò lui (il musulmano) e rimase con Cristo!...

                Le dico questo per mostrarLe come i musulmani non vengono da noi per essere convertiti alla fede cristiana, ma per convertire i cristiani alla fede musulmana. Forse non sa che dei capi musulmani dichiararono tempo fa: “Non abbiamo potuto conquistare l’Europa con la forza delle armi nei secoli passati, ma oggi conquisteremo l’Europa usando le vostre democrazie tolleranti”. Questo è “il vero progetto” dell’islamismo.

                E chi tra i cristiani si oppone?... I musulmani “poveri”, se si ha vera volontà di aiutarli, li si può aiutare con provvedimenti adeguati, attuati nei loro luoghi di origine (sostentamento, scolarizzazione, occasioni di lavoro, industrializzazione), senza costringerli a dover venire nei nostri Paesi. Con giusta oculatezza il Card. Biffi dichiarava che si doveva dare una preferenza - nella immigrazione - ai cittadini dei Paesi Cattolici (dell’Est Europa e dell’America Latina, anche più bisognosi degli stessi musulmani), perché si sarebbero più facilmente integrati con la nostra cultura cristiana e con le nostre legislazioni. I musulmani, invece, possono essere aiutati direttamente nelle loro terre, senza costringerli ad una immigrazione nelle nostre terre, perché “non possono” integrarsi con noi cristiani, in quanto hanno una religione, una cultura e una legislazione profondamente diverse da quella cristiana.

                Penso che avrà notato come lo stesso San Francesco (cfr. www.lavocecattolica.it/6ottobre2005.htm ), dopo i suoi santi tentativi di convertire il Sultano e i suoi sudditi, è scritto che “vedendo che non faceva progressi nella conversione di quella gente e che non poteva realizzare il suo sogno, preammonito da una rivelazione divina, ritornò nei paesi cristiani”. Noti il motivo del ritorno nei Paesi Cristiani: “preammonito da una rivelazione divina”, cioè Dio stesso, visti inutili i tentativi alla conversione di quei musulmani “ammonì” San Francesco di abbandonarli e di tornare nei Paesi Cristiani.

                Si vede, perciò, come sia necessario che ci siano i Paesi Cristiani, ove poter “tutelare” e poter vivere la nostra “vera” Fede Cristiana: innanzittutto per conservare la Fede stessa, e di conseguenza, perpetuandola, essere “luce” per gli altri uomini anche di altre fedi, anche di quella musulmana, perché  giungano alla conoscenza di Gesù Cristo, poiché dice la Scrittura: “IN NESSUN ALTRO C’E’ SALVEZZA; NON VI E’ INFATTI ALTRO NOME DATO AGLI UOMINI SOTTO IL CIELO NEL QUALE E’ STABILITO CHE POSSIAMO ESSERE SALVATI” (At.4,12).

                Proprio in AVVENIRE di oggi, 12 ottobre, viene riportato l’intervento di ieri e “il grido di allarme” del Cardinale di Sarajevo Vinko Pulijc al Sinodo dei Vescovi in corso a Roma: “Viviamo – ha detto – con una maggioranza musulmana che fa problemi per lo sviluppo del Paese e per il cammino dell’Europa. Tutto questo sotto gli occhi della Comunità Internazionale che favorisce l’arroganza dei musulmani per i propri interessi. La Bosnia Erzegovina è diventata un protettorato della comunità internazionale in cui i cattolici sono senza il diritto di tornare nelle proprie case, di parlare la propria lingua, di professare la propria religione” (in “Avvenire”, 12 ottobre 2005, pag.2).

                Credo che una voce più chiara e autorevole di quella del Card. Pulijc non ce ne possa essere, per “capire” cosa vuol dire “convivere” – da cattolici - con i musulmani: “il grido d’allarme” del Card. Pulijc rivela ancora una volta che non c’è una “reale” possibilità di una “vera” “integrazione” e di libertà di religione nella convivenza con i musulmani. E ciò lo si deve dire restando nel sincero rispetto dei musulmani, senza discriminazione, dai quali però – come dimostra la storia - bisogna “guardarsi”, così come fece San Francesco, che se ne andò via dal Sultano e dai musulmani, perché “ammonito da Dio” per l’evidente “pericolo” a causa dell’impossibilità di poter “convivere” con loro, che non si volevano convertire alla vera Fede in Cristo.

                In questa visione “oggettiva”, restiamo uniti nella preghiera, anche per i “fratelli musulmani”, vivendo la nostra sincera testimonianza di “buoni” e “veri” cristiani.

Prof. GIORGIO NICOLINI

 

 

L’INTERVISTA (sempre valida) del Card. BIFFI, Arcivescovo Emerito di Bologna,

rilasciata il 10 maggio 1997:

“Una casa non si può costruire dicendo che deve essere tutta aperta. Ci vogliono le mura, poi si fa l’apertura. Un’Europa così non ha prospettiva. O si sveglia l’anima cristiana o l’Europa sarà musulmana. Perché i musulmani da noi vengono con una intransigenza di principio e hanno di fronte soltanto il “vietato vietare”.

 

PROFEZIE

San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".

 

(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)

esortiamo tutti voi, figli carissimi,

a cercare quei segni dei tempi

che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.

Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,

anzi ella stessa l’atteso prodigio

 

Messaggio del 25 settembre 2005 da Medjugorje, di Maria, Regina della Pace

(“l’atteso prodigio” profetizzato da Paolo VI)

"Cari figli, con amore vi chiamo: convertitevi. Anche se siete lontani dal mio cuore, non dimenticate: Io sono vostra madre e sento dolore per ognuno di voi che è lontano dal mio cuore, ma Io non vi abbandono. Credo che potete lasciare la via del peccato e decidervi per la santità. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

 

ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

 

 

 

 

PER CONTRIBUIRE A RIPRISTINARE

LE RADICI CRISTIANE IN EUROPA

www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/INDEXMOVIMENTO.htm

www.lavocecattolica.it/santa%20casa.htm

 

NON OPPORSI AD UN ERRORE  VUOL DIRE APPROVARLO

NON DIFENDERE LA VERITA’  VUOL DIRE SOPPRIMERLA

(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)

 

 

 

MASSIME PER UNA CIVILTA’ DELL’AMORE

 

 

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