Ancona, 19 giugno 2005

San Romualdo, abate

A Sua Santità

BENEDETTO XVI

Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica

CITTA’ DEL VATICANO (Roma)

 

 

 

Santità amatissima,

            mi rivolgo a Lei, sentendomi come l’ultimo dei Suoi “figli”, tenendo sempre vivo quanto Lei ebbe a ricordarci nell’Udienza dell’8 giugno 2005: «Principio della saggezza è il timore del Signore» (Sal.110,10). «Che cosa è principio di sapienza se non astenersi da tutto ciò che è odioso a Dio? E in che modo uno può astenersene, se non evitando di fare alcunché senza aver domandato consiglio, o col non dir nulla che non si deve dire e inoltre stimando se stesso folle, stolto, disprezzabile e niente del tutto?» (Barsanubio di Gaza, Epistolario, 234: Collana di testi patristici, XCIII, Roma 1991, pp. 265-266).

            Nel ricordare tali preziosi insegnamenti ho rivisto anche me stesso nelle vicende che hanno interessato la Chiesa Italiana circa “la posizione morale” da tenere di fronte al Referendum sulla “procreazione artificiale”, in cui sono stato fino all’ultimo “perplesso” riguardo alla “indicazione” di una “astensione generalizzata”, che escludeva (o non chiariva) “il caso morale” del “superamento del quorum”, nel quale caso (e solo in tale caso!) la mia coscienza mi ingiungeva di andare a votare “NO” per tentare di impedire la supposta vittoria dei “Sì”: e così anche - confortato dall’approvazione di sacerdoti e Vescovi consultati - ho insegnato ad altri, soprattutto attraverso Internet e chiedevo anche ripetutamente che tutti i Pastori “avvertissero” i fedeli al riguardo, o, comunque, che ci fosse un pronunciamento chiaro riguardo alla “morale certa” da seguire: e mi addoloravo molto che tardasse.

            Lei ebbe tuttavia la pazienza e la bontà di rispondere, al riguardo, all’amico Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo di Firenze che - di propria iniziativa - Le richiese un’Udienza al riguardo, invitando anche me, e al quale Lei ha inviato il 27 maggio scorso - a firma di Mons. Caccia - la Sua “tranquillizzante” Benedizione Apostolica, estesa alle persone care, tra le quali mi sono sentito particolarmente compreso.

            Ora tutte queste problematiche morali – durate tanti mesi – si sono come “dissolte” di fronte alla meravigliosa grazia che ci ha ottenuto la Vergine di Fatima, alla quale Lei affidò la Chiesa nell’Angelus di Domenica 5 giugno, facendo ottenere una inaspettata e vastissima convergenza verso la posizione della Chiesa “in difesa della vita”, attraverso l’astensione del 75% della popolazione italiana. I dati emersi dal Referendum hanno fatto persino e inaspettatamente risultare come anche l’eventuale indicazione di andare a votare “NO” sarebbe stata risultata vincente ed avrebbe ugualmente sconfitto quanti erano andati a votare “Sì” all’abrogazione della Legge sulla procreazione artificiale. Ma è stato meglio così come è avvenuto, perché la scelta dell’astensione era la più prudenziale, “non confermava” la Legge 40 come tale (che non è “cattolica”) e ha permesso di maggiormente ampliare “la sconfitta” dei fautori della “cultura della morte”.

                Tuttavia, ora, nel ringraziare profondamente Iddio e la Vergine Immacolata per la grande grazia ottenuta, mi sembra doveroso il chiedere “perdono” a tanti Pastori, e a Lei stesso (interpellato direttamente da me più volte quando era ancora il Prefetto della “Congregazione per la Dottrina della Fede”), se fosse accaduto che nel mio ardente zelo non fossi stato sufficientemente “avvertito” di “evitare di fare alcunché senza aver domandato consiglio” ed abbia detto qualcosa “che non si deve dire”, dimenticando di dovermi stimare “folle”, “stolto”, “disprezzabile” e “niente del tutto”.

            Mi sembra, in proposito, quasi di riudire le parole di Eliu a Giobbe: Chi è costui che oscura il consiglio con parole insipienti?...” … Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra?…… io t'interrogherò e tu mi istruirai. Oseresti proprio cancellare il mio giudizio e farmi torto per avere tu ragione? Hai tu un braccio come quello di Dio e puoi tuonare con voce pari alla sua?...” (Gb.38,2.4.6-14.32)…

            “Per questo mi batte forte il cuore… mirabilmente tuona Dio con la sua voce, opera meraviglie che non comprendiamo!... Rinchiude ogni uomo in casa sotto sigillo, perché tutti riconoscano la sua opera” (Gb.37,1.5.7).

            Ecco, Santità amatissima, anche a me “batte forte il cuore”, ma - risolto felicemente il problema del Referendum – oso ancora tornare a disturbarLa per quell’altro “intervento” che richiedevo nei mesi scorsi alla “Congregazione per la Dottrina della Fede” a riguardo della “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto.

            La Provvidenza Divina mi concesse di poterLe presentare una mia “ultima petizione” proprio “di persona”, il 23 febbraio scorso, verso le 13,30, davanti alla Sua abitazione, presso l’aula “Paolo VI”, quando La vidi passare con il suo Segretario e, riconoscendoLa, La chiamai e La fermai, chiedendoLe di attendere un momento per andare a prendere e consegnarLe, “a mano”, la lettera che Le avevo appena finito di comporre e che era pronta presso la “guardiola” del palazzo ove Lei abitava. Cercai di farmi “riconoscere” da Lei mostrando a Lei e al Suo Segretario la fotografia di Mons. Serafino Spreafico – che mi è come “padre”, “fratello” ed “amico” - il Vescovo che ha fatto canonizzare Santa Gianna Beretta Molla. La foto (quella a lato) mostrava Mons. Serafino Spreafico mentre consegnava a Giovanni Paolo II un suo ed un mio studio teologico sulla “proposta” avanzata di istituire una Memoria Liturgica dei “Santi Non Nati”, sapendo che anche a Lei erano stati consegnati quei miei testi, quale Prefetto della “Congregazione per la Dottrina della Fede” e che quindi, vedendo quella foto, poteva forse più facilmente “ricordarsi” di me e di quei miei scritti pervenutigli attraverso Mons. Serafino Spreafico (cfr. Tel. 0331.512030).

            Quel giorno ero venuto a Roma, perché mi era stata data la possibilità di poter parlare con il “santo” Suo predecessore Giovanni Paolo II: ma ciò non poté avvenire per l’improvviso aggravarsi delle Sue condizioni, che portarono al nuovo ed ultimo ricovero al “Gemelli”. Mons. Stanislao Dziwisz, con cui avevo parlato al telefono (prima di incontrare Lei davanti all’aula “Paolo VI”) per chiedergli la possibilità di poter salire direttamente nell’appartamento del Santo Padre, mi disse di richiedere la possibilità dell’Udienza per la settimana successiva, nella speranza che il Santo Padre si fosse trovato in condizioni migliori: ma ciò, come tutti sappiamo, non avvenne più e il Signore il 2 aprile successivo chiamò alla gloria eterna il suo “Grande Servitore”.

            Chi poteva pensare che in quel giorno il Signore mi concedesse però la grazia e la gioia di incontrarmi “a tu per tu” proprio con Lei (che negli anni trascorsi tanto ammiravo ed amavo per la sua “chiara”, “forte” e “rassicuratrice” “difesa della fede”), e che da Dio era stato designato “ab aeterno” ad essere il Successore del “Grande” Giovanni Paolo II, e il nuovo “Vicario di Cristo” e “dolce Cristo in terra”?...

            Tale “dono” del Signore di quel giorno fu poi allietato da una corrispondenza intercorsa mediante la Posta Elettronica con Don L. F. (omissis), un prete che Lei conosce, e che mi informava che Lei “apprezzava molto” quanto io scrivevo, avendone Lei parlato - proprio con lui - più volte nei mesi precedenti, prima della Sua elezione sulla Cattedra di Pietro.

            Tutto ciò anima il mio “coraggio” a scriverLe ancora questa nuova lettera: non più, però, come al Prefetto della “Congregazione per la Dottrina della Fede”, ma ora come al Supremo Pastore della Chiesa Universale, eletto nel Ministero Petrino per “confermare i fratelli nella fede”.

            Le scrivo ancora, perché costretto dalla mia “coscienza”, riguardo alla questione della “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto, di cui tanti anni fa forse Lei non aveva avuto la possibilità di documentarsi in maniera particolarmente approfondita, avendo avuto a disposizione evidentemente solo le ultime “interpretazioni”, che sono state improvvidamente pubblicate nella Basilica Pontifica di Loreto a motivo di “un irrazionale razionalismo”, chiuso al trascendente, che ha portato in breve tempo ad autentiche “falsificazioni documentali” e che hanno letteralmente “ingannato” l’intera Chiesa “post-conciliare” a riguardo della secolare “Tradizione Lauretana” e della collegata “verità” relativa alla “miracolosa traslazione” della Santa Casa.

            Volevo informarLa, in proposito, che proprio in questi giorni è uscito il nuovo numero de “Il Messaggio della Santa Casa” (l’organo ufficiale della “Congregazione Universale della Santa Casa”), che Le invio in allegato con la presente lettera, ove viene pubblicata l’Omelia che Lei tenne nella Basilica Lauretana l’8 settembre 1991, in occasione del gemellaggio della città bavarese di Altotting con Loreto.

            Tale Omelia, ora che Lei è il “Sommo Pontefice”, può avere - come è facilmente intuibile - una risonanza ingannevole e non corrispondente al Suo pensiero attuale, e può costituire “una pretestuosa conferma” riguardo alla “falsificazione storica” operata, di cui all’epoca Lei non era ancora a conoscenza, e che ora può indurre molti in errore riguardo al Suo reale attuale pensiero al riguardo. 

            Lei, Santità, riprendendo quella “ipotesi” diffusa circa un ventennio fa proprio dalla Basilica Lauretana, a riguardo di un trasporto della Santa Casa di Nazareth a Loreto ad opera dei Crociati, così disse: “Quando i Crociati hanno trasferito le pietre della Casa nazaretana dalla Terra Santa qui sulla terra italiana, hanno fissato il nuovo posto della Casa sacra su una strada. E’ una casa – mi sembra – molto strana, perché casa e strada sembrano escludersi: o casa o strada, vogliamo dire…” (cfr. “Il Messaggio della Santa Casa”, n.6, giugno 2005, pag.168).

            Ecco, Santità amatissima, “appunto”, è proprio “così”…:casa” e “strada” si escludono a vicenda, proprio perché non furono i Crociati a mettere l’intera Santa Casa (e non le semplici “sante pietre”) sulla “strada”, ma fu proprio per un’opera miracolosa di Dio, attraverso il ministero degli Angeli del Cielo, che proprio con tale “collocazione” molto strana - ma proprio per tale motivo divinamente “sapiente - ha voluto “confermare” nei secoli tutto quanto era già stato testimoniato dalle genti dell’epoca, “testimoni oculari” degli eventi miracolosi e approvati come “autentici” dai Vescovi contemporanei ai fatti accaduti e sempre insegnato - sin dalle origini - dalla Santa Chiesa Cattolica, attraverso i secolari, innumerevoli e ininterrotti pronunciamenti solenni dei Papi.

            Tutto ciò lo può meglio rilevare nella mia LETTERA scritta il 1° novembre 2004 all’amato Mons. ANGELO COMASTRI, ex-Arcivescovo di Loreto, e nel mio libro “LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO”, per il quale il Suo “santo” predecessore Giovanni Paolo II mi inviò immediatamente la Sua Benedizione Apostolica, appena glielo feci pervenire. Questi testi, che Le allego con la presente lettera, sono ulteriormente illustrati ed approfonditi nella videocassetta da me realizzata ultimamente, anche se in modo amatoriale, su LA VERITA’ DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA”, e che pure Le invio, perché Lei possa prenderne visione ed avere una “illustrazione” più approfondita di tali “miracolose traslazioni”, attraverso le pur sommarie spiegazioni che io stesso fornisco sui luoghi stessi delle “miracolose traslazioni. Storicamente, infatti, sono accertate “almeno” “cinque” “traslazioni miracolose”, tra il 1291 e il 1296: a Tersatto (nell’ex-Jugoslavia), ad Ancona (località Posatora), nella selva della signora Loreta nella pianura sottostante l’attuale cittadina di “Loreto” (il cui nome deriva proprio da quella signora di nome “Loreta”); poi sul campo di due fratelli sul colle lauretano (o Monte Prodo) e infine sulla pubblica strada, ove ancor oggi si trova, sotto la cupola dell’attuale Basilica.

            Se fosse necessario e lo desiderasse - nei modi che Lei vorrà - potrò illustrare a Sua Santità ancor più ampiamente e approfonditamente il fatto che è proprio per l’esistenza di una vastissima documentazione storica, archeologica e scientifica (oltre che per le secolari e ininterrotte approvazioni della Chiesa e persino per le rivelazioni mistiche di tanti Santi), che viene “confermato” in maniera inoppugnabile tale “verità storica” delle “miracolose traslazioni”, e che perciò è stata indiscussa per sette secoli, prima dell’infausta e dissacrante “falsa ipotesi” del “trasporto umano”, avanzata da uno studioso proprio preposto alla “custodia” della “Tradizione Lauretana” della “miracolosa traslazione” e che invece ne ha demolito sistematicamente “la veridicità”, facendola ormai abbandonare da gran parte della Chiesa, arrecando un danno spirituale immenso.

            La “traslazione miracolosa” della Santa Casa di Nazareth è stato, invece, indubitabilmente uno “tra i più grandi miracoli” compiuti da Dio nella Storia della Chiesa: infatti si tratta proprio di “un trasporto miracoloso” delle SANTE PARETI (e non delle sole “pietre”) della CAMERA DI MARIA, ove il nostro Salvatore Gesù Cristo fu concepito nel grembo della Vergine Immacolata per l’opera dello Spirito Santo, e ove quindi avvenne l’Incarnazione del Figlio di Dio.

            Tale “travisamento storico” e “negazione” di questi “veri” “miracoli straordinari” ha provocato nell’ultimo ventennio un grande disagio e un vero danno spirituale nella Chiesa, soprattutto nella fede delle anime semplici, provocando in un paio di decenni l’esecrabile abbandono da parte della Chiesa di una “verità storica” “indubitabile” e “incontestabile”.

            Purtroppo mie “istanze” presentate per vari anni non hanno mai trovato “attenzione” presso chi doveva cessare o far cessare la propagazione di tali “falsificazioni storiche”. Ciò mi ha indotto ultimamente, e con dolore, a porre dei “termini ultimativi”, al fine di “ottenere” urgentemente “una collaborazione” e “prevenire” una “collisione” con i “responsabili” dell’omesso chiarimento richiesto; e ciò perché le condizioni in cui mi sono venuto a trovare mi hanno “costretto” - “in coscienza” - ad una “confutazione” “pubblica” e “definitiva”- che dovrò fare d’ora in poi in modo sempre più circostanziato e diffuso - degli scritti di chi ha “erroneamente” e “falsamente” travisato tutta la storia del “miracoloso trasporto” della Santa Casa di Nazareth. Ciò, purtroppo, ha arrecato “disagio” anche presso le Autorità Ecclesiastiche “responsabili”: cosa che avevo però fatto di tutto per cercare di prevenire ed evitare.

            Tuttavia ricordo in proposito le incoraggianti parole di San Paolo: “Perciò, (…), non ci perdiamo d'animo; al contrario, rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al cospetto di Dio” (2^Cor.4,1-2).

            Santità amatissima, certo nel mio cuore di interpretare il volere di Maria e del suo Divin Figlio Gesù, sono perciò ora qui ai Suoi piedi a chiederLe umilmente che Lei stesso intervenga nella Chiesa Universale, e nella Basilica Pontificia di Loreto, perché sia “ripristinata” e “riproposta” “inequivocabilmente” “la verità storica” e l’insegnamento “vero” della Chiesa a riguardo di questo “fatto così meraviglioso” delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa di Nazareth, operate dall’Onnipotenza Divina: ciò per “il rispetto della verità” e ad “esaltazione” di Maria e della Santa Chiesa Cattolica. Tanti Suoi predecessori nei secoli lo hanno già fatto ininterrottamente, sin dalle origini: e anche lo stesso Pontefice, Suo omonimo, Benedetto XV, nel 1920 proclamò la Vergine Lauretana “Patrona degli Aviatori”, proprio “riconoscendo” - pure lui “ufficialmente” - “la verità storica” dei “voli miracolosi” della Santa Casa di Nazareth.

            Tale “riproposizione”, solenne e inequivocabile, non è cosa di poco conto, perché riguarda il bene spirituale delle anime e i progetti di misericordia e di salvezza che la Madre di Dio ha intessuto nei secoli passati in tutta la Civiltà Cristiana - specialmente europea - proprio attraverso “l’evento prodigioso” della sua umile Casetta portata dagli “Angeli del Cielo” e che ancora intende concedere per il futuro alle anime aperte alla verità e al bene e che invece la “falsificazione storica” (da me e da tanti denunciata) gravemente compromette, per le ragioni esposte nei miei scritti (nella Lettera a Mons. Comastri, nel mio libro, e nella videocassetta), e che posso ulteriormente approfondire e documentare, se la Santità vostra riterrà opportuno e necessario. A tale scopo resto sempre disponibile per qualunque Sua richiesta al riguardo.

            Tale situazione “non chiarita” sta creando nell’opinione dei fedeli, che ne vengono a conoscenza attraverso i miei scritti – specialmente mediante Internet –, un senso di “sconcerto”, di “amarezza”, di “scandalo” e di “sdegno”: ciò per la constatata e provata “falsificazione” avvenuta e per l’acquiescente o l’equivoco “silenzio” di “chi” avrebbe il compito e l’autorità di intervenire per far cessare, dalla Basilica Lauretana, una tale “mistificazione”, che è stata operata “con arte”, “secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore” (Ef.4,14).

            Le parole che scrivo, Santità amatissima, corrispondono a verità e sono una applicazione “pratica” - nel caso in questione - di quanto Lei stesso insegnò nella Sua Omelia del 18 aprile scorso: Adulta non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo. Ed è questa fede - solo la fede - che crea unità e si realizza nella carità. San Paolo ci offre a questo proposito – in contrasto con le continue peripezie di coloro che sono come fanciulli sballottati dalle onde – una bella parola: fare la verità nella carità, come formula fondamentale dell’esistenza cristiana. In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come “un cembalo che tintinna” (1^Cor.13,1)  (Omelia del Card. Ratzinger di Lunedì 18 aprile 2005, Basilica Vaticana, durante la Santa Messa «per l'elezione del Romano Pontefice»).

            In proposito, nel caso della “Tradizione Lauretana”, sembrano qui di riudire le parole del profeta Elia: «Fino a quando zoppicherete con i due piedi? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!»; cioè, per analogia, come a dire, a riguardo della “miracolosa traslazione”: “Se è vero che la Santa Casa di Nazareth è stata trasportata miracolosamente da Dio, dichiarate che E’ VERO! Se ciò non è vero, dichiarate che E’ FALSO!... e dichiarate anche che E’ FALSO tutto ciò che la Chiesa ha dichiarato ed insegnato nei 700 anni precedenti!”... Non si può, cioè, restare in “un equivoco perenne”, concedendo ancora “spazi” - all’interno della Chiesa - a “quell'inganno degli uomini” e a “quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore” (Ef.4,14), e lasciando così confondere le menti “indifese” dei fedeli, e provocando la dispersione di “una verità storica” “proprio autentica”, insieme alla perdita di una infinita serie di “grazie spirituali” che Dio e la Vergine Immacolata volevano concedere: e ne vengono invece impediti a causa del misconoscimento di quegli “eventi miracolosi” da Dio “realmente” compiuti.

            Scrissi, al riguardo, all’amato Mons. Angelo Comastri, il 1° novembre dello scorso anno, quando era ancora l’Arcivescovo di Loreto:

 Ecc.za amatissima: o crediamo alla Chiesa e ci incanaliamo su quanto essa ci propone a credere e a venerare (anche se, in questo caso, in una obbedienza che implica solo una “fede umana” e non una “fede dogmatica”, ma sempre “riverente” “obbedienza” deve essere!) od ogni riferimento “sicuro” circa “la verità” perde ogni consistenza, ogni serietà, ogni autorevolezza, ogni credibilità: con danno spirituale incalcolabile alle anime ed i tanti gravi rischi che ne derivano per la Salvezza Eterna di tante di loro, perché “si fa rendere più difficile e dolorosa” o persino “si può far vanificare” l’opera redentrice di Cristo, invece di collaborare con il Signore per “incrementarla” ed “estenderla”! E’ questo l’assillo che mi addolora, che mi fa soffrire, che mi fa provare amarezza e sdegno, che non mi lascia inerte e mi fa protestare, mi fa scrivere, mi fa impegnare al di là delle stesse forze e possibilità umane per cercare di far capire, di convincere, mi fa chiedere “Udienze” (purtroppo quasi sempre “ovunque” “rifiutate” dai Pastori!…): ma ciò che soprattutto mi spinge in tutto questo è il pensiero del dolore di Cristo! il pensiero del dolore di Maria! il pensiero del dolore delle anime (a me personalmente tante volte “attestato” da tante persone!)! è il pensiero della “confusione” e dello “smarrimento” che si genera nelle menti, soprattutto delle persone semplici e indifese, e al conseguente grave detrimento spirituale che ne deriva per loro e per la loro salvezza!… Ed è anche la consapevolezza “viva” di dover contrastare - con tutte le forze possibili e senza risparmio alcuno di mezzi (anche di quelli economici, da ridurmi spesso nella vita alla povertà assoluta, fino all’indigenza) - quel “fumo di Satana”, del quale il Servo di Dio Paolo VI asseriva drammaticamente essere penetrato inaspettatamente da “fessure” all’interno della stessa Chiesa, dopo l’ultimo Concilio, e, nel nostro caso, all’interno della stessa “veridicità storica” della Traslazione “miracolosa” della Santa Casa di Nazareth, da “dissacrarne” anche la storia e perciò la venerazione, come ebbe ad “attestare” nel 1988 anche lo stesso Mons. Loris Capovilla, suo predecessore, nel “prendere atto” delle “reazioni” di tantissimi fedeli alla prima pubblicazione del Padre Giuseppe Santarelli fatta nel 1984 (purtroppo “autorizzata” dallo stesso Mons. Capovilla). Mi perdoni “la franchezza” – Ecc.za amatissima – ma io “sento” “vivo” nell’intimo quanto asseriva il Salmista: Mi divora lo zelo della tua casa, perché (…) dimenticano le tue parole (Sal.119,139). Eppure ne aveva già scritto (sulla verità della “miracolosa traslazione”) proprio “un santo”, il Beato Giovanni Spagnuoli (detto il Mantovano), nel 1479, che testimoniò e trascrisse i “documenti” allora in suo possesso e risalenti alle origini del Santuario, perché restassero “a perpetua memoria”, motivando la sua preoccupazione e il suo intento scrivendo testualmente: “… affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni, non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso…”.

            Questa lettera che scrissi a Mons. Comastri, Santità amatissima, sono come una “eco” di quelle severe e addolorate parole da Lei scritte per la “Via Crucis” dell’ultimo Venerdì Santo, che hanno dato “tanta forza” agli “umili” e ai “poveri”, spesso “indifesi” di fronte a quanto già preannunciò San Paolo: “Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole” (2^Tim.4,3-5):

 

                Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa?... Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!...

                Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti.

                Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto.

                Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi.

 

            Grazie, Santità amatissima, di tutto quanto ha sempre fatto per salvare e santificare la Chiesa e di cui tanto ho usufruito anch’io in tutti gli anni passati!... Grazie della Luce che ha sempre irradiato con il Suo insegnamento!... Grazie di essere stato sempre “il forte difensore” della “verità cattolica”, “sostegno” e “conforto” a chi ha lottato e lotta per essa, spesso da solo e contrastato!... Grazie di essere stato il più fedele collaboratore del “Grande” e “Santo” Pontefice Giovanni Paolo II!... Grazie di avere accettato di divenire il suo Successore, “il Vicario di Cristo”, “il dolce Cristo in terra”, per poter essere ora Lei “a confermare tutti noi nella fede”!… Grazie di quanto vorrà fare per far tornare ad “esaltare” la Santa Casa di Maria ove ella ricevette l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele e ove il Figlio di Dio si incarnò nel suo purissimo grembo, per attuare la Redenzione dell’Umanità!…

            Affidando anche a Lei il mio “TOTUS TUUS”, pronunciato tanti anni fa nell’umile Casetta di Maria, umilmente mi professo come il più piccolo e povero dei Suoi “figli”, fiducioso che non mancherà di concedere l’aiuto per “confermare” lo sforzo volto a far “ripristinare” e “riproporre” “LA VERITA’” delle “MIRACOLOSE TRASLAZIONI” della Santa Casa di Nazareth, a lode ed esaltazione di Dio, della Vergine Immacolata e della Santa Chiesa Cattolica.

            E’ molto bello quanto Lei spiegò nell’Udienza del 15 giugno scorso: “Il Salmo 122 è tutto racchiuso in un incrociarsi di sguardi: il fedele leva i suoi occhi al Signore e attende una reazione divina, per cogliervi un gesto d’amore, un’occhiata di benevolenza… Per questo i giusti hanno affidato la loro causa al Signore ed egli non rimane indifferente a quegli occhi imploranti, non ignora la loro invocazione, né delude la loro speranza”.

            ChiedendoLe, Santità amatissima, la Sua paterna Benedizione Apostolica, anche per tutti i miei familiari, parenti ed amici, e in specie per la mia dolcissima mamma terrena - gravemente sofferente, poiché è ormai da oltre cinque anni in carrozzina con una gamba amputata e ormai tanto prossima alla “soglia dell’eternità”, e che tutto ha offerto a Gesù e a Maria per la salvezza delle anime -, devotamente La saluto, professandomi Suo umilissimo figlio.

 

 

 

 

           

 Prof. GIORGIO NICOLINI

Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Italia - Tel. 071.83552-071.2801766 – Cell. 338.2892353

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                  Siti Internet: www.lavocecattolica.it - www.lavoce.an.it - www.fuocovivo.org

 

ALLEGATI:

1)       Rivista IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA, n.6, giugno 2005.

2)       Lettera a Mons. Angelo Comastri, ex-Arcivescovo di Loreto, del 1° novembre 2004.

3)       Libro: LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO.

4)       Videocassetta: LA VERITA’ DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA.

5)       La proposta di una Memoria Liturgica dei SANTI NON NATI.

6)       Fascicolo di DOCUMENTAZIONI VARIE.

7)       Giornale Informatico LA VOCE (13 giugno 2005): L’ALBEGGIARE DI UN NUOVO GIORNO.

 


 

La Lettera inviata al Santo Padre BENEDETTO XVI

 

CON LA RICEVUTA DI RITORNO DELLA SEGRETERIA DI STATO (Affari Generali)

 

 

 

 

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PER RICHIESTE DEL LIBRO

PRIMA PAGINA

ULTIMO AGGIORNAMENTO - venerdì, 04 dicembre 2009 18.08

NON OPPORSI AD UN ERRORE VUOL DIRE APPROVARLO

NON DIFENDERE LA VERITA' VUOL DIRE SOPPRIMERLA

(Sentenza del Papa San Felice III, anni 483-492)

 

 

CITTA' DEL VATICANO, 28 LUG. 2005 (VIS).- l'unione di Pietro con il suo gregge, la vocazione al sacerdozio, la partecipazione dei divorziati cattolici all'Eucaristia, sono stati i temi centrali dell'incontro tra Benedetto XVI ed il clero della diocesi di Aosta, lo scorso lunedì a Introd. L'Osservatore Romano ha pubblicato ieri il testo integrale di questo colloquio, del quale riportiamo alcuni paragrafi.

 

  "Nella storia della Chiesa e in forme diverse - ha detto il Papa - ci sono sempre state questioni che realmente ci tormentano: cosa possiamo fare? (...) Vorrei rispondere che il Papa non è un oracolo, ed è infallibile in situazioni rarissime, come sappiamo, quindi condivido queste domande. Ma tutti insieme vogliamo (...) affrontare i problemi attraverso la sofferenza, perché la sofferenza è la via della trasformazione e senza di essa nulla si trasforma. Questo è il significato della parabola del chicco di grano caduto in terra".

 

  Inoltre, riferendosi alla crisi di vocazioni in Occidente, ha spiegato che nel mondo occidentale "non c'è più evidenza della necessità di Dio, tanto meno di Cristo (...) Perciò diventa difficile credere, e se è difficile credere tanto più è difficile offrire la vita al Signore per essere suoi servi. Questa è certamente una sofferenza collocata nella nostra ora storica, nella quale generalmente le grandi Chiese appaiono morenti. Crescono in cambio le sette che si presentano con la certezza di un minimo di fede (...) Dobbiamo oltrepassare questo tunnel con pazienza, nella certezza che Cristo è la risposta e che, alla fine, la Sua luce apparirà di nuovo".

 

  Parlando dei cattolici divorziati risposati, Benedetto XVI ha detto che è particolarmente dolorosa la situazione di quanti erano sposati in Chiesa, che hanno contratto matrimonio per tradizione, senza esser veramente credenti e che, successivamente, in un nuovo matrimonio non valido, incontrano la fede e si sentono esclusi dal sacramento (dell'Eucaristia)".

 

  Il Papa ha ricordato che quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha invitato le diverse  Conferenze episcopali ha studiare sul tema di un "sacramento celebrato senza fede" e se "realmente sia possibile riscontrare in esso un motivo invalidante perché carente di una dimensione fondamentale". "È un problema molto difficile -ha detto- e necessita un'analisi approfondita".