*

Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra.

Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile.

(Is.40,28)

 

(Genesi 1,1-2)

In principio Dio creò il cielo e la terra.

Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso

e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

UN GIORNO SENZA TEMPO

L’ETERNITA’ DI DIO

2012° ANNO

DAL “CONCEPIMENTO” DI GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DIO, IN MARIA VERGINE

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;

tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

LETTERA INFORMATIVA n°51

LA VOCE

www.lavocecattolica.it

Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove va:
così è di chiunque è nato dallo Spirito

(Gv. 3,8)

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

                                                                                 (Paolo VI, 25 dicembre 1975)

 

Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

Mercoledì, 1° marzo 2006

Mercoledì delle Ceneri

UN GIORNO NON DATATO, SENZA TEMPO, CONSACRATO ALL’ETERNITA’ DI DIO

DAL 2011° AL 2012° ANNO “REALE” DAL CONCEPIMENTO DI GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DIO, IN MARIA VERGINE

 

 

 

Ancona

Giovedì, 2 marzo 2006

Santa Agnese da Praga - 1° Giovedì  del Mese

DOMENICA, 1° MARZO 2012

INIZIO ANNO 2012

Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth a Loreto, circa il 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, circa il 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

 

Carissimo amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata "LA VOCE CATTOLICA”", i cui testi sono pubblicati in modo permanente all’indirizzo Internet diretto www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm è un umile mezzo di informazione - simile a un Giornale Informatico - pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù infatti disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una società offuscata dalle tenebre del male. Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32). San Giuseppe Moscati scriveva: Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio” [Biglietto scritto da San Giuseppe Moscati, il 17 ottobre 1922]. Poiché sta scritto nella Parola di Dio: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te” (Sir.4,28).  

A cura del Prof. GIORGIO NICOLINI - Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Italia

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TOTUS TUUS EGO SUM

 

DALLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

LETTURA BIBLICA DEL GIORNO

DAL LIBRO DEL DEUTERONOMIO (30,15-20)

Mosè parlò al popolo e disse: «Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso. Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dèi e a servirli, io vi dichiaro oggi che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese di cui state per entrare in possesso passando il Giordano. Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare sulla terra che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe».  

 

E IL VERBO SI FECE CARNE

NEL GREMBO DI MARIA

NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

TUTTI LA’ SONO NATI

“Il di Maria fu, in qualche modo, anche un detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)” (Giovanni Paolo II,  per il VII Centenario della Miracolosa Traslazione).

SE SARETE  QUELLO CHE DOVETE ESSERE METTERETE FUOCO IN TUTTO IL MONDO!

ROMA - XV Giornata Mondiale dei Giovani (15-20 agosto 2000)

 “La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

                                                                       (Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)

 

DAL MARZO 2006 INIZIO DEL 2012° ANNO

DAL “CONCEPIMENTO” “REALE” DI GESU’ CRISTO NEL GREMBO PURISSIMO DI MARIA VERGINE

AVVENUTO NELLA “PIENEZZA DEL TEMPO”  (Gal.4,4)

·          Domenica, 26 febbraio 2006 = Giovedì, 28 febbraio 2011

·          Lunedì, 27 febbraio 2006      = Venerdì, 29 febbraio 2011

·          Martedì, 28 febbraio 2006     = Sabato, 30 febbraio 2011

·          Mercoledì, 1° marzo 2006      = Giorno “atemporale”: L’ETERNITA’ DI DIO

 

Mercoledì, 1° marzo 2006 - Passaggio al 2012° anno “reale” dal Concepimento di Cristo in Maria Vergine

UN GIORNO NON DATATO, SENZA TEMPO, CONSACRATO ALL’ETERNITA’ DI DIO, FESTIVO

 

·         Giovedì, 2 marzo 2006  = Domenica, 1° marzo 2012 – INIZIO ANNO 2012

·         Venerdì, 3 marzo 2006 = Lunedì, 2 marzo 2012

·         Sabato, 4 marzo 2006 = Martedì, 3 marzo 2012

 

LA “VENUTA ALL’ESISTENZA” DI OGNI UOMO

FIN DALL’ISTANTE DEL “CONCEPIMENTO”

UN VALORE UNIVERSALE COMUNE A TUTTA L’UMANITA’

Pur tra difficoltà e incertezze, ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, con la luce della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, può arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore (cfr. Rom.2,14-15) il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene primario. Sul riconoscimento di tale diritto si fonda l'umana convivenza e la stessa comunità politica. Questo diritto devono, in modo particolare, difendere e promuovere i credenti in Cristo, consapevoli della meravigliosa verità ricordata dal Concilio Vaticano II: «Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo». In questo evento di salvezza, infatti, si rivela all'umanità non solo l'amore sconfinato di Dio che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv.3,16), ma anche il valore incomparabile di ogni persona umana. E la Chiesa, scrutando assiduamente il mistero della Redenzione, coglie questo valore con sempre rinnovato stupore e si sente chiamata ad annunciare agli uomini di tutti i tempi questo «vangelo», fonte di speranza invincibile e di gioia vera per ogni epoca della storia. Il Vangelo dell'amore di Dio per l'uomo, il Vangelo della dignità della persona e il Vangelo della vita sono un unico e indivisibile Vangelo.

(Giovanni Paolo II, Enc. Evangelium Vitae, n.2)

 

A Sua Eccellenza Signor Kofi Annan
Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite

ALL’ATTENZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU E DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU

Palazzo di Vetro - New York City (U.S.A.)

unicri.rome@unicri.it

 

LA PROPOSTA DI UN CALENDARIO UNIVERSALE

PER L’USO INTERNAZIONALE

CHE PUO’ ANCHE COESISTERE CON I CALENDARI TRADIZIONALI DI CIASCUN POPOLO E RELIGIONE

CALCOLATO A PARTIRE DAL PROBABILISSIMO ANNO “REALE”

DEL CONCEPIMENTO DI GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DIO, IN MARIA VERGINE

NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

IN “PRE-VISIONE” DELLA “UNIFICAZIONE” DELL’UMANITA’

San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".

 

Più di una volta è stata avanzata la proposta di creare un Calendario che potesse essere adottato comunemente da tutti i popoli e che ovviasse sia alle discrepanze esistenti tra i diversi Calendari, sia agli inconvenienti dovuti al differente loro inizio ed alla durata dei mesi.

La presente proposta prevede innanzittutto che “l’anno di partenza” per il calcolo (cioè, l’inizio dell’anno) sia quello in cui avvenne il “reale” “Concepimento” di Cristo, per l’opera dello Spirito Santo, in Maria Vergine, essendo quello il reale momento dell’Incarnazione del Figlio di Dio e della sua entrata nel tempo e nella storia.

 Gesù Cristo, infatti, “è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili (…). Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è (…) il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli” (Col.1,15-20).

Secondo gli studi più recenti Gesù sarebbe nato nel 748 dalla “fondazione di Roma”, cioè nell’anno 6 prima dell’anno 0, al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto, e – secondo recenti scoperte - all’incirca proprio un 25 dicembre. Il “Concepimento” “miracoloso” di Cristo in Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth, “miracolosamente” trasportata da Dio a Loreto, sarebbe avvenuto perciò nove mesi prima, cioè all’incirca il 25 marzo di 2012 anni fa.

Sarebbe quindi assai conveniente – per una maggiore valorizzazione della “VITA UMANA” fin dall’istante del “concepimento” - fare iniziare l’anno “mondiale” dal 1° Marzo (come già si usava al tempo dei Romani), in concomitanza con il periodo che diede inizio all’esistenza umana di Gesù Cristo in Maria Vergine, cioè dal tempo dell’Incarnazione (o “concepimento” nel grembo di Maria Vergine) e quindi dal tempo dell’entrata “visibile” di Dio nel tempo e nella storia dell’umanità, in quel periodo che San Paolo definì come “la pienezza del tempo”: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge…” (Gal.4,4).

Infatti Gesù Cristo è Dio: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto “di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini…” (Gv.1,1-4).

Inoltre, il mese di Marzo corrisponde anche con l’avvio della primavera, cioè con l’inizio dello sbocciare della vita dopo la notte e il freddo invernale, che ben richiama l’inizio della “creazione”: “In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno” (Genesi 1,1-5).

 

LA PROPOSTA DI RIFORMA DELL’ANNO

Questa riforma del Calendario, che viene qui proposta, peraltro già avanzata da altri anni fa, prevede che l’anno debba essere costituito da 364 giorni, suddivisi in 4 trimestri di 91 giorni ciascuno e in 12 mesi, di cui 8 di 30 giorni (il 2° e il 3° di ogni trimestre) e 4 di 31 giorni (il 1° di ogni trimestre). Le settimane sarebbero 52, di 7 giorni ciascuna (52x7=364).

Il primo mese di ciascun trimestre inizierebbe sempre con una Domenica e gli altri due mesi rispettivamente con un Mercoledì e un Venerdì. In questo modo in ogni anno si ripeterebbero le stesse date negli stessi giorni della settimana.

Alla fine di Febbraio, cioè alla fine dell’anno, andrebbe però aggiunto un giorno (il 365°), NON DATATO, FESTIVO, e alla fine di Agosto, ogni 4 anni, il giorno aggiuntivo degli anni bisestili, sempre non datato e festivo. Tali giorni, comunque, potrebbero avere un nome specifico, diverso però dai nomi dei sette giorni della settimana.

Il giorno NON DATATO e FESTIVO potrebbe assai convenientemente essere dedicato ALL’ETERNITA’ DI DIO, AL “GIORNO” ETERNO, SENZA TEMPO, in cui Dio ESISTE DA SEMPRE, commemorando – dal punto di vista religioso – anche questo attributo di Dio, che “ha creato” “il tempo” per gli esseri da Lui creati “dal nulla”, ma che nel suo ESSERE E’ ETERNO, esistente da sempre e “al di fuori del tempo”, secondo come Egli Stesso rivelò a Mosè sul Monte Sinai: Mosè disse a Dio: «Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». Poi disse: «Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi». Dio aggiunse a Mosè: «… Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione” (Es.3,13-15).

Eppure assai poco è ricordato, anche nella stessa Liturgia della Chiesa, questo attributo di Dio: cioè, la sua ETERNITA’ e “atemporalità”.

L’eternità è una durata senza principio e senza fine, senza prima e senza dopo: è un continuo presente. L’essenza dell’eternità è l’assoluta mancanza di successione. L’eternità è il possesso intero, perfetto e simultaneo di una vita interminabile.

Dall’eternità di Dio va distinta “l’eternità” degli spiriti creati (angeli e uomini), che hanno bensì un principio, ma non una fine, perché una volta “creati” “dal nulla” essi non cesseranno in eterno di esistere.

In Dio non c'è né passato, né futuro. La Parola di Dio dichiara: “DA SEMPRE E PER SEMPRE TU SEI, DIO” (Sal.90,2). Queste parole rivelano chiaramente l’eternità di Dio. Come esseri umani abbiamo molte difficoltà nel definire l’eternità, perché essa non è solo un tempo senza fine. Il tempo stesso, infatti, ebbe inizio con la creazione, ed è quindi parte dell’ordine creato (cfr. Gen.1,1 e Gv.1,1). Dio, però, esisteva eternamente già prima che cominciasse il tempo. Il tempo non può influire in alcun modo su di Lui. Sia Mosè che Pietro avevano affermato che per Lui un giorno è come mille anni, e mille anni come un giorno solo (cfr. Sal.90,4; 2^Pt.3,8). Dio non è soggetto al tempo. San Giovanni parla di Lui come “Colui che è, che era e che viene” (Ap.1,4), e San Paolo di Gesù disse: “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Ebr.13,8). Dio non vive nella dimensione tempo, perché il tempo non è che parte della realtà creata, mentre Dio permea tutto il tempo e tutta la storia. Il tempo e la storia prendono il loro significato da Dio e dalla Sua presenza in essi. Proprio perché Dio è eterno, Egli è anche immutabile. La creazione muta costantemente e non c'è tempo o stagione che sia uguale ad un’altra. Dio, però, è eternamente. Egli non cambia (cfr. Num.23,19; 1^Sam.15,29; Mal.3,6; Gc.1,17), e rimane costantemente e per sempre lo stesso (cfr. Sal.102,25-27; Ebr.1,11-12).

Proprio per riflettere maggiormente su questa “verità” sarebbe, perciò, assai opportuna, nella stessa Liturgia della Chiesa, istituire una festività che celebri e faccia meditare più specificatamente su questo attributo di Dio: cioè, la sua ETERNITA’ .

Prof. GIORGIO NICOLINI

 

LA STORIA DEL CALENDARIO

 

La parola “calendario” deriva dal fatto che in Roma antica, ai primi di ogni mese (che in latino si chiamavano “kalendae”), il Pontefice Massimo convocava il popolo di Roma (“calende” deriva a sua volta da “calare” = “convocare”) per comunicargli come erano stati stabiliti nel mese i giorni festivi e lavorativi. E poiché i Greci non avevano le calende, fu coniata l’espressione “alle calende greche”, per dire “mai”.

Il “calendario” è il sistema di divisione del tempo, fatto in base al moto apparente del sole e a quello reale della luna, per cui viene chiamato anche “lunario”.

Il moto del sole ha formato due misure: il “giorno”, basato sul succedersi del e della notte (dovuto al movimento di rotazione della Terra attorno al suo asse) e l’“anno”, basato sul periodico ripetersi delle quattro stagioni (dovute al movimento di rivoluzione della Terra attorno al Sole.

Il moto della luna ha fornito altre due misure: il “mese”, dato che una lunazione si compie in 29 giorni e la “settimana”, fondata sul succedersi delle quattro fasi lunari.

 

IL CALENDARIO ROMANO

 

      Il Calendario Romano, sotto Romolo, era costituito di 10 mesi (4 di 31 giorni e 6 di 30), per complessivi 304 giorni. Numa Pompilio lo portò a 12 mesi, corrispondenti a 355 giorni.

            I nomi dei mesi erano quelli attuali, ad eccezione di gennaio e febbraio, che non esistevano, poiché l'anno veniva fatto iniziare a Marzo, dedicato al dio Marte, il quale, prima di diventare il dio della guerra, rappresentava il Sole vivificante.

            Il mese di Luglio veniva chiamato Quintilis, cioè “quinto mese”: fu cambiato in Julius successivamente, dal tribuno Marco Antonio, in onore di Giulio Cesare (che era nato in quel mese).

            Anche il mese di agosto inizialmente non si chiamava così: il suo nome era Sextilis, cioè “sesto mese”. Fu Cesare Augusto che successivamente ne cambiò il nome in Augustus, a motivo del fatto che in quel mese riportò tre vittorie e mise fine alle guerre civili.

            E' ovvio che i mesi da settembre in poi sono così chiamati perché inizialmente erano il settimo, l'ottavo, il nono e il decimo mese dell'anno. Quindi, gennaio e febbraio – aggiunti successivamente - divennero l’undicesimo e il dodicesimo mese dell’anno.

            I mesi di Gennaio e Febbraio sarebbero stati aggiunti da Numa Pompilio (secondo re di Roma), che avrebbe così portato l'anno a 355 giorni (equivalente press’a poco a un periodo di 12 mesi lunari o lunazioni, detto anche anno lunare, che è di 354 giorni, 8 ore, 48 minuti e 26 secondi).

            Tuttavia la differenza di circa dieci giorni e mezzo fra l'anno solare e quello di Numa Pompilio provocò in breve tempo un notevole distacco tra l'andamento delle stagioni e quello dell'anno civile, per cui si tentò di rimediare aggiungendo, ogni due anni, un tredicesimo mese che avrebbe dovuto essere, alternativamente, di 22 e di 23 giorni.

      Giulio Cesare, nel suo terzo consolato (46 a.C.), aiutato dall’astronomo egiziano Sosigene, stabilì l’anno della durata di 365 giorni, allo scopo di armonizzare il calendario civile con quello astronomico; e, per eliminare ogni differenza ancora esistente, istituì l’“anno bisestile” (l’anno nel quale, ogni 4 anni, viene aggiunto il 29° giorno al mese di febbraio: questo giorno aggiunto è il “bis-sexto”, cioè il “secondo sesto mese”), il giorno prima delle calende di Marzo).

            Nel 325 al Concilio di Nicea fu rilevato che l'equinozio di primavera invece di cadere il 25 marzo, come era al tempo di Cesare, era anticipato al 21 marzo per l'imprecisione intrinseca nel calendario giuliano, che è basato su una durata media dell'anno di 365 giorni e 6 ore, dodici minuti più del vero. La Chiesa allora si limitò a registrare tale slittamento senza effettuare alcuna correzione al calendario. Ma già nel 700 il venerabile Beda proponeva di riformare il calendario per correggere questo errore, che stava provocando un continuo anticipo dell'equinozio, e nei secoli successivi vi furono analoghe proposte di riforma.

      Non se ne fece comunque nulla fino al 1582 quando l'equinozio di primavera era ormai slittato all'11 marzo; dopo molti studi la commissione presieduta dal cardinale Guglielmo Sirleto approvò il progetto del calabrese Luigi Giglio che consisteva nel saltare 10 giorni in modo da riportare l'equinozio al 21 marzo; l'operazione ebbe luogo il 4 ottobre del 1582; il giorno dopo fu il 15 ottobre!

      Questo CALENDARIO GREGORIANO è oggi adottato in quasi tutto il mondo civile. Tuttavia nemmeno il Calendario Gregoriano è perfetto: ma il divario con la realtà è praticamente trascurabile, perché raggiunge un giorno durante 3500 anni.

            Il mondo occidentale (e non solo occidentale) usa oggi normalmente l’era cristiana per numerare gli anni.

            Storicamente il primo ad usare tale numerazione fu il monaco Dionigi il Piccolo che intorno all'anno 525 calcolò che Gesù Cristo fosse nato il 25 Dicembre dell’anno 754 “ab Urbe Condita”, cioè nel 754 dalla “fondazione di Roma”, e ritenne che gli anni dovessero essere contati da questo evento, fondamentale per la religione cristiana, e non più dalla fondazione di Roma come si usava allora.

            La cronologia di Dionigi non ebbe un successo immediato; solo nel 700 il venerabile Beda si pronunciò a suo favore e gli anglosassoni iniziarono a usarla dall'VIII secolo; dal IX secolo cominciò ad essere usata dalla Chiesa di Roma, e solo dal 965 ufficialmente dalla cancelleria pontificia (papa Giovanni XIII).

    Si ritiene oggi, da studi più accurati, che i calcoli di Dionigi fossero sbagliati, visto che secondo la cronologia moderna Erode il grande sarebbe morto nel 750 di Roma, cosa evidentemente incompatibile con il racconto evangelico della strage degli innocenti. La data di nascita di Gesù andrebbe quindi retrodatata all'anno 748 di Roma, cioè circa al 6 avanti Cristo (cfr. Mt.2,16).

    Per questo motivo in questo anno 2006 saremmo in realtà probabilissimamente nell’anno 2012 dal “Concepimento” “miracoloso” di Gesù Cristo in Maria Vergine.

 

PER CONSULTARE UN CALENDARIO PERPETUO COLLEGARSI ALL’INDIRIZZO INTERNET

www.liceofoscarini.it/didattic/astronomia/astro/calendario.phtml

 

MATTUTINO di Gianfranco Ravasi, in AVVENIRE del 2 settembre 2000

Le nuove opinioni sono sempre sospette e di solito incontrano opposizioni per nessun altro motivo se non perché non sono ancora comuni.

Trovo questa citazione del filosofo inglese John Locke (1632-1704) – che riporta alla mente di molti gli anni di studio nelle scuole medie superiori – all’inizio di un articolo di una rivista americana. La sua è una considerazione a doppio profilo. Ci sono, infatti, persone così raggrinzite in se stesse e nelle loro idee da temere ogni novità. E questo vale in tutti i campi, anche in quello ecclesiale. Don Mazzolari ammoniva: “Guai a chi ha paura della novità, di trovare un mezzo di apostolato più rispondente e più vivo! Santo quel cuore che serve le cause di Dio con audacia! Abbiate questa santa audacia che è espressione di fede!”.

Il gretto tradizionalismo non fa mai un buon servizio né alla Tradizione autentica né alla purezza della fede. Ma al buon Locke bisogna obiettare che tutte le opinioni, comprese le nuove, non possono essere accolte acriticamente, senza un vaglio e una verifica. E qui mi viene in mente – cito a senso – una battuta di un altro pensatore, l’antico Seneca, che osservava realisticamente come sia naturale che suscitino più interesse le cose nuove che non le cose grandi. Il vecchio Qohelet, sapiente biblico piuttosto pessimistico, notava che “non c’è nulla di nuovo sotto il sole” e aveva ragione anche se non del tutto, perché Isaia suggeriva di non ricordare più le cose passate, di non pensare più alle cose antiche “perché io, il Signore, faccio una cosa nuova” (43,18-19).

PASSATO E FUTURO CAMMINANO INSIEME NEL NOSTRO PRESENTE

 dal MATTUTINO di Gianfranco Ravasi, in AVVENIRE del 2 settembre 2000

 

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth, a Loreto, circa il 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, circa il 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

 

LA TABELLA CRONOLOGICA DELLA VITA DI GESU’ CRISTO

(assai probabile)

·        CONCEPIMENTO DI GESU’ IN MARIA VERGINE: circa il 25 marzo dell’anno 748 di Roma, il 6 a.C.

·        NASCITA DI GESU’: circa il 25 dicembre dell’anno 748 di Roma, il 6 a.C.

·        INIZIO DEL MINISTERO DI GIOVANNI IL BATTISTA: circa all’inizio dell’anno 28 d.C. (cfr. Lc.2,1-3).

·        BATTESIMO E INIZIO DELLA VITA PUBBLICA DI GESU’: poco tempo dopo l’inizio della predicazione del Battista; Gesù all’inizio della predicazione aveva circa 33 anni di età (cfr. Lc.3,23).

·        PRIMA PASQUA DELLA VITA PUBBLICA DI GESU’: marzo-aprile dell’anno 28; età di Gesù: 33-34 anni.

·        SECONDA PASQUA DI GESU’: marzo-aprile dell’anno 29; età di Gesù: 34-35 anni.

·        TERZA PASQUA E MORTE DI GESU’: venerdì 7 aprile dell’anno 30, il giorno 14 del mese ebraico di Nisan; età di Gesù: circa 35 anni.

·        RISURREZIONE DI GESU’: domenica 9 aprile dell’anno 30.

 

 

DISCORSO DI BENEDETTO XVI
AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA

Lunedì, 27 febbraio 2006

 

            San Luca nel raccontare l'incontro della Madre di Gesù, che lo aveva concepito nel suo seno verginale solo da pochi giorni, con la madre di Giovanni Battista, già al sesto mese di gravidanza, testimonia la presenza attiva, sebbene nascosta, dei due bambini: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo” (Lc.1,41). Sant’Ambrogio commenta: “Elisabetta percepì l'arrivo di Maria, lui (Giovanni) l'arrivo del Signore; la donna l'arrivo della donna, il bambino l'arrivo del bambino” (Comm. in Luc., 2,19.22-26). (…).

            I Libri Sacri intendono mostrare l'amore di Dio verso ciascun essere umano ancor prima del suo prender forma nel seno della madre. “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu venissi alla luce, ti avevo consacrato” (Ger.1,5), dice Dio al profeta Geremia. E il Salmista riconosce con gratitudine: “Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo” (Sal.139,13-14). Sono parole, queste, che acquistano tutta la loro ricchezza di significato quando si pensa che Dio interviene direttamente nella creazione dell’anima di ogni nuovo essere umano.

            L'amore di Dio non fa differenza fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre, e il bambino, o il giovane, o l'uomo maturo o l'anziano. Non fa differenza perché in ognuno di essi vede l'impronta della propria immagine e somiglianza (Gen.1,26). Non fa differenza perché in tutti ravvisa riflesso il volto del suo Figlio Unigenito, in cui “ci ha scelti prima della creazione del mondo, ... predestinandoci a essere suoi figli adottivi ... secondo il beneplacito della sua volontà” (Ef.1,4-6). Questo amore sconfinato e quasi incomprensibile di Dio per l'uomo rivela fino a che punto la persona umana sia degna di essere amata in se stessa, indipendentemente da qualsiasi altra considerazione - intelligenza, bellezza, salute, giovinezza, integrità e così via.

            In definitiva, la vita umana è sempre un bene, poiché “essa è nel mondo manifestazione di Dio, segno della sua presenza, orma della sua gloria” (cfr. Evangelium vitae, 34). All'uomo, infatti, è donata un'altissima dignità, che ha le sue radici nell'intimo legame che lo unisce al suo Creatore: nell'uomo, in ogni uomo, in qualunque stadio o condizione della sua vita, risplende un riflesso della stessa realtà di Dio. Per questo il Magistero della Chiesa ha costantemente proclamato il carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento sino alla sua fine naturale (cfr. Evangelium vitae, 57). Questo giudizio morale vale già agli inizi della vita di un embrione, prima ancora che si sia impiantato nel seno materno, che lo custodirà e nutrirà per nove mesi fino al momento della nascita: “La vita umana è sacra e inviolabile in ogni momento della sua esistenza, anche in quello iniziale che precede la nascita” (cfr. Evangelium vitae, 61). (…)

            L'uomo rimarrà sempre un enigma profondo e impenetrabile. Già nel secolo IV, San Cirillo di Gerusalemme presentava ai catecumeni che si preparavano a ricevere il battesimo la seguente riflessione: “Chi è colui che ha predisposto le cavità dell'utero alla procreazione dei figli? Chi ha animato in esso il feto inanimato? Chi ci ha provvisto di nervi e di ossa circondandoci, poi, di pelle e di carne (cfr. Gb.10,11) e, non appena il bambino è nato, fa uscire dal seno abbondanza di latte? In qual modo il bambino, crescendo, diventa adolescente, da adolescente si muta in giovane, successivamente in uomo e infine in vecchio, senza che nessuno riesca a cogliere il giorno preciso nel quale si verifichi il mutamento?” E concludeva: “Stai vedendo, o uomo, l'artefice; stai vedendo il sapiente Creatore” (Catechesi battesimale, 9,15-16).

            All'inizio del terzo millennio, rimangono ancora valide queste considerazioni che si rivolgono, non tanto al fenomeno fisico o fisiologico, quanto al suo significato antropologico e metafisico. Abbiamo enormemente migliorato le nostre conoscenze e identificato meglio i limiti della nostra ignoranza; ma per l'intelligenza umana sembra sia diventato troppo arduo rendersi conto che, guardando il creato, ci si incontra con l'impronta del Creatore. In realtà, chi ama la verità, (…), dovrebbe percepire che la ricerca su temi così profondi ci pone nella condizione di vedere e anche quasi di toccare la mano di Dio.

 

IL TESTO INTERO E’ LEGGIBILE ALL’INDIRIZZO INTERNET

www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/february/documents/hf_ben-xvi_spe_20060227_embrione-umano_it.html

LIBRERIA EDITRICE VATICANA

 

Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Dotato di un’anima spirituale ed immortale, la persona umana è la sola creatura che Dio abbia voluta per se stessa. Fin dal suo concepimento è destinata alla beatitudine eterna” (C.C.C. n.1703). Nell’Enciclica “Evangelium Vitae” (n.2) Giovanni Paolo II ha insegnato: L'uomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio. L'altezza di questa vocazione soprannaturale rivela la grandezza e la preziosità della vita umana anche nella sua fase temporale. La vita nel tempo, infatti, è condizione basilare, momento iniziale e parte integrante dell'intero e unitario processo dell'esistenza umana. Un processo che, inaspettatamente e immeritatamente, viene illuminato dalla promessa e rinnovato dal dono della vita divina, che raggiungerà il suo pieno compimento nell'eternità (cfr. 1^Gv.3,1-2). Nello stesso tempo, proprio questa chiamata soprannaturale sottolinea la relatività della vita terrena dell'uomo e della donna. Essa, in verità, non è realtà «ultima», ma «penultima»; è comunque realtà sacra che ci viene affidata perché la custodiamo con senso di responsabilità e la portiamo a perfezione nell'amore e nel dono di noi stessi a Dio e ai fratelli.

 

Dal libro “Il Cardinale coraggioso: Colombo, il Sessantotto e l’aborto” – Dalla vita di Sant’Ambrogio

Presentazione del Card. Dionigi Tettamanzi

L’imperatore avanza lungo la navata centrale della chiesa in vesti dimesse, simbolo del suo stato di pubblico penitente. Si avvicina all’altare dove ad attenderlo c’è il Vescovo della Città. E’ il Natale del 390. Piange Teodosio, virile generale spagnolo che ha assunto la guida dell’Impero Romano dal 379. Piange Ambrogio, Vescovo di Milano, che ha intimato a Teodosio di chiedere pubblicamente perdono a Dio e al popolo.

Qualche mese prima, a Tessalonica, un alto ufficiale è stato assassinato. Avuta la notizia, l’imperatore Teodosio ordina una rappresaglia contro la popolazione inerme dei tessalonicesi. Ambrogio segue con trepidazione l’intera vicenda, e non manca di far sentire la sua voce. Dapprima ammonisce affinché sia evitato il delitto. Quando il fatto deplorevole è accaduto, propone la strada della penitenza.

Egli scrive in una lettera privata a Teodosio: “Se il vescovo non parlerà, chi ha sbagliato morirà della sua colpa, e il vescovo sarà degno di pena perché non ha ammonito chi sbagliava”. E ancora: “Non si addice a un imperatore negare la libertà di parola né si addice a un vescovo tacere ciò che pensa… Perché in un vescovo non c’è nulla di così rischioso davanti a Dio e di così vergognoso davanti agli uomini quanto il non proclamare apertamente il proprio pensiero”. (Cfr. Gribaudi Editore, 2002, Milano, pag.111).

 

PERCHE’ NON POSSIAMO NON DIRCI “LAURETANI”…

POTREMMO ANCOR OGGI ESSERE “CRISTIANI”

SE NON CI FOSSE STATA LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO?...

Non siamo “ingrati” alla Vergine Lauretana, dimenticando il ruolo “unitivo della cristianità”

che ebbe durante il tempo dell’esilio avignonese (1305-1377) e dello scisma d’Occidente

e per la vittoria di Lepanto del 1572, che salvò l’Europa “cristiana” e l’intera cristianità…

AUXILIUM CHRISTIANORUM, ORA PRO NOBIS

 

LE LITANIE LAURETANE

            Tra le glorie del Santuario di Loreto vi è quella di aver dato il proprio nome alle Litanie della Madonna. Non esistono, infatti, altre Litanie della Beata Vergine approvate dalla Chiesa, all’infuori delle Lauretane, che fanno meditare in tutto il mondo non solo la grandezza di Maria, ma anche della sua Santa Casa, che gli Angeli portarono in volo da Nazareth a Loreto.

            Le Litanie della Madonna commentano con belle e semplici invocazioni quanto fu detto, nel Nome della SS.ma Trinità, a Maria dall’Arcangelo Gabriele nella Casetta di Nazareth e la Provvidenza ha disposto che l’affermazione delle eccelse virtù della Vergine, fatte dai fedeli, non fosse disgiunta dal ricordo del luogo ove esse furono pronunciate dal Messo Celeste.

            Le Litanie della Madonna sono infatti una semplice e sublime parafrasi del saluto dell’Angelo e della preghiera dei poveri mortali alla Madre di Dio e Madre degli Uomini. Cantando, o recitando le Litanie, la nostra mente pensa all’Immacolato Concepimento di Maria, alla sua Divina Maternità, a tutte le sue preclari virtù, che l’hanno innalzata al di sopra di tutte le umane creature.

            Verso di Lei sono attratti i poveri figli di Eva, che sanno di trovare nella Madre di Gesù la Madre clemente, la Vergine potente, la porta del Cielo, la stella che guida i passi dei figli e ne riscalda il cuore. Nelle Litanie l’anima fedele esprime i più belli e affettuosi sentimenti verso la Madre Celeste, che è il rifugio dei peccatori, l’aiuto dei Cristiani, la consolazione degli afflitti.

            E’ una conversazione, direi, confidenziale dell’anima credente con Maria potente Regina: l’anima, nell’invocare l’amore e la potenza della Vergine, fa un atto solenne di fede nell’onnipotenza di Dio, che ha fatto alla terra il dono così prezioso di una tenerissima Madre, pronta a soccorrere tutti coloro che ad essa ricorrono con umiltà e filiale fiducia.

            Le Litanie Lauretane costituiscono un inno e una preghiera alla Vergine tra i più belli composti dagli uomini e certamente tra i più cari a Lei, perché le invocazioni che vi si intrecciano non sono frutto di lunghi studi, ma sono spontanee espressioni di fede e di amore di semplici fedeli, di anime piene di entusiasmo. Ogni invocazione è breve, ma è bella e scultoria come la più dotta e la più profonda delle preghiere. Le Litanie ripetono, in forma più umana, quanto con linguaggio divino disse l’Arcangelo alla Madonna.

            Io ho sempre pensato che le Litanie Lauretane si chiamino così, non perché siano state appositamente composte a Loreto, ma perché formano una corona di invocazioni, un mazzo di fiori offerti dai singoli pellegrini, messi insieme in un secondo tempo, ma in origine presentati alla Vergine nella sua Santa Casa per lodarLa, ed esaltarLa sotto l’impressione del ricordo dei sacri misteri che nella povera dimora Nazarena si iniziarono e compirono.

            I pellegrini che così incominciarono ad invocarLa, sapevano di trovarsi in un luogo tra i più sacri: la loro fede faceva rivivere le parole, la vita della Vergine, le sue gioie e i suoi dolori e quanto Essa fece e quale si mostrò nei trent’anni della sua permanenza nell’umile Casa di Nazareth. Con senso di commozione, figli devoti, si rivolgevano alla Madre e ne cantavano le lodi, ne invocavano la protezione con le semplici ma eloquenti parole che la fede e l’amore a loro ispirava.

            Uguali sentimenti ebbero e in differente modo espressero coloro che suggerirono il soggetto della splendida decorazione della Cupola, che nella Basilica si innalza sopra la Santa Casetta e l’insigne Artista che seppe rappresentare con il pennello le ammirabili schiere di Angeli e di Santi che cantano la gloria della loro Regina.

            I semplici fedeli hanno trovato parole di amore e di lode nel loro cuore e le hanno espresse come meglio hanno saputo, nella Santa Casa, con le belle invocazioni, pensando a coloro che nella Casetta vissero; il grande artista Cesare Maccari le ha sentite echeggiare sotto la maestosa volta della Cupola, cantate dai Cori angelici, dai Padri, dai Dottori, dai Concili, dai Pontefici, dai Rappresentanti delle Nazioni; l’espressione è diversa, ma il movente, l’ispirazione fu la medesima. Non si può intendere il significato delle Litanie meglio che vicino alla Santa Casa: non si può elevare l’inno di gloria a Maria e manifestare il giubilo del nostro cuore, meglio che cantando le Litanie nell’atmosfera che circonda il Sacro Luogo nel quale l’Arcangelo salutò la Vergine piena di grazia e la chiamò la benedetta fra tutte le donne.

            L’apoteosi di Maria nei superbi affreschi del Maccari è un monumento eretto dal genio dell’uomo per glorificare la piccola Casa di Maria: è la meravigliosa storia della Figlia di Gioacchino ed Anna, della promessa della Donna trionfatrice di Satana e della venerazione degli Angeli e degli uomini a Maria, alla prima delle creature redente da Gesù, all’Immacolata.

            Il privilegio dell’Immacolato Concepimento della Vergine è il principio della sua grandezza; anche per il pittore della Cupola della Basilica è il centro della sua magnifica opera.

            Nelle Litanie questo grande miracolo è ricordato con le parole REGINA SINE LABE ORIGINALI CONCEPTA; nella rappresentazione pittorica, l’artista ha riservato tutto il Tamburo della Cupola alla storia del Dogma fino alla sua solenne definizione fatta l’8 dicembre 1854 dal Santo Pontefice Pio IX.

            Tutte le invocazioni, tutte le affermazioni della grandezza, della santità, e della potenza della Vergine non sono altro che manifestazioni di fede e di amore per Essa e di riconoscenza a Dio per il grande dono fatto all’umanità, che riconosce in Maria la generosa cooperatrice del Redentore, la Madre dei miracoli, la Regina del Cielo e della Terra. E, ripeto, questi sentimenti sono espressi in modo perfetto nelle Litanie, la bella preghiera, il dolce inno cantato dagli uomini alla più grande delle umane creature.

            Il Santo Rosario è formato dalla preghiera che Gesù ha insegnato agli uomini, dalle parole con le quali il Cielo ha salutato la Madre del Redentore e a queste preghiere, di origine divina, si aggiungono le Litanie che gli uomini hanno composte per esprimere i loro sentimenti non con parole proprie, ma con quelle con le quali Maria è stata promessa e innalzata alla grande dignità di Madre di Dio e Madre nostra.

            Nessuno nega la bellezza ed il valore spirituale delle Litanie della Madonna e dove spesso si recitano non manca la pioggia di grazia; non manca l’osservanza della Santa Legge del Signore. Nel momento che le recita, ogni famiglia cristiana può considerarsi come la Famiglia di Gesù, di Giuseppe e di Maria, perché questa Sacra Famiglia è presente nel pensiero, nel cuore e nella parola dei buoni cristiani che stanno pregando, e Gesù è in mezzo a loro.

            Auguriamoci che in ogni casa si innalzino le lodi di Maria per mezzo delle Litanie Lauretane e che il ricordo delle virtù di Maria  Santissima sia motivo e sprone per vivere nella grazia e nella pratica delle più belle virtù.

Mons. GAETANO MALCHIODI - Vescovo Titolare di Cana

(Dal libro “IL SANTUARIO DI LORETO”, Loreto, 1957, pp.228-231)

 

 

 

 

Parole profetiche di San Pio da Pietrelcina

Particolarmente importanti e profetiche le espressioni di Padre Pio da Pietrelcina che, in un pubblico ammonimento ai suoi figli spirituali nel 1963 diceva: «Causa l'ingiustizia dilagante e l'abuso di potere, siamo giunti al compromesso col materialismo ateo, negatore dei diritti di Dio. Questo è il castigo preannunciato a Fatima... Tutti i sacerdoti che sostengono la possibilità di un dialogo coi negatori di Dio e coi poteri luciferini del mondo, sono ammattiti, hanno perduto la fede, non credono più nel Vangelo! Così facendo tradiscono la parola di Dio, perché Cristo venne a portare sulla terra perpetua alleanza solamente agli uomini di cuore, ma non si alleò cogli uomini assetati di potere e di dominio sui fratelli... Il gregge è disperso quando i pastori si alleano con i nemici della Verità di Cristo. Tutte le forme di potere fatte sorde al volere dell'autorità del cuore di Dio sono lupi rapaci che rinnovano la passione di Cristo e fanno versare lacrime alla Madonna...» (da “Avvenire” del 19 agosto 1978)

 

LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA

PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”

Verso la Civiltà dell’Amore profetizzata da Paolo VI

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

                                                                       (Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)

                               

PREGHIERA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA

 

            Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento.

            Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede. Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male.

            Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.

            Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore.

            Amen.

ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

Io, infatti, spero dall'Eterno la vostra salvezza.

Una grande gioia mi viene dal Santo, per la misericordia che presto vi giungerà dall'Eterno vostro salvatore

(Baruc 4,22)

 

+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *

 

Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza talvolta troppo elevata. Per richieste di risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.2801766 o Cell. 338.2892353). Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile.         Prof. Giorgio Nicolini   -   giorgio.nicolini@poste.it

 

RIGUARDO ALLA “QUESTIONE LAURETANA”

“Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea…” (Mt,18,15-17).

 “… affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni,

non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso…”

(del Beato Giovanni Spagnoli, detto il Mantovano, sulla “miracolosa traslazione”)

“…perché egli è il Dio vivente, che dura in eterno; il suo regno è tale che non sarà mai distrutto e il suo dominio non conosce fine.

Egli salva e libera, fa prodigi e miracoli in cielo e in terra…”

(Dan.6,27-28).

“LETTERA-APPELLO”

INVIATA DALL’AVV.  PROF. FRANCESCO DAL POZZO D’ANNONE

A MONS. ANGELO COMASTRI, GIA’ ARCIVESCOVO DI LORETO

PER IL RISTABILIMENTO DELLA VERITA’ SULLA SANTA CASA A LORETO

 

Firenze, 22 febbraio 2006

Cattedra di San Pietro

A Sua Ecc.za Rev.ma

Mons. ANGELO COMASTRI

Presidente della Fabbrica di San Pietro - Vicario del Santo Padre per lo Stato della Città del Vaticano

CITTA’ DEL VATICANO – Fax 06.69885518

 

OGGETTO: La storia e il culto della Santa Casa a Loreto.

Con rif. al Prot. 1802/05/L presso “Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum”

 

Ecc.za Rev.ma Mons. Angelo Comastri,

            per conto del Prof. Giorgio Nicolini, di Ancona, sono a trasmetterLe, per la Sua opportuna conoscenza, la Lettera da me inviata al Sommo Pontefice Benedetto XVI, in data 14 febbraio 2006 e quella inviata in data 20 febbraio 2006 a Mons. Gianni Danzi, Arcivescovo-Delegato Pontificio presso il Santuario di Loreto, dove Ella in precedenza aveva già svolto per circa un decennio il Suo ministero pastorale, con unanime apprezzamento di tutti i fedeli e di tutta la Chiesa.

            Nei prossimi giorni Le farò pervenire tutte le documentazioni già spedite al Santo Padre, e citate tra gli allegati della Lettera inviata al Santo Padre a mezzo di plico, con Raccomandata A.R.

            Il Prof. Nicolini, anche per mio tramite, Le rinnova la sua profonda gratitudine per il rapporto cordiale e confidenziale che ebbe con lui negli anni del suo episcopato a Loreto; e mi chiede, in particolare, di reinviarLe, in ricordo di quel periodo, negli allegati, anche alcune vostre corrispondenze, a Sua Ecc.za già note, tra cui una Lettera del 18 gennaio 2003, con la quale il mio mandante in particolare ebbe a scriverLe:

                Ecc.za Rev.ma e stim.ma, so di averLe recato disturbo tante volte, “talvolta in modo opportuno, talvolta in modo inopportuno” (2^Tm.4,2). Con questo breve scritto voglio soltanto confermarLe il mio deferente ossequio e l’altissima stima ed affetto che ho verso di Lei, per la Sua profonda spiritualità e il sostegno che arreca anche a me con l’ascolto non infrequente della forza persuasiva della Sua parola chiara ed incisiva, da tutti ammirata. Se ho cercato talvolta il Suo consiglio o mi sono rivolto a Lei per qualche intervento è perché davvero non vi è chi sappia dare consigli né si sa più a chi potersi rivolgere - e in che modo - per essere difesi, perché  spesso “il gregge del Signore è ormai come pecore senza pastore”. Lei avrà letto e ricorderà le celebri e gravi parole pronunciate da Paolo VI, “il fumo di  Satana è entrato nel Tempio di Dio”, come anche quanto egli disse già nel 1970: “Una delle impressioni raccolte dai vari avvenimenti, che caratterizzano la vita della Chiesa in questi ultimi tempi, riguarda il duplice aspetto drammatico in cui tale vita si svolge, il quale aspetto sembra definito dalle sempre vere parole di San Paolo: “BATTAGLIE ALL’ESTERNO, TIMORI AL DI DENTRO” (2^Cor.7,5)… La Chiesa resiste, soffre, lotta, come può. Sopravvive perché Dio l’assiste, e perché alcuni suoi figli sono forti; ma forse sono questi i giorni preannunciati da Cristo: “PER IL DILAGARE DELL’INIQUITA’, L’AMORE DI MOLTI SI RAFFREDDERA’” (Mt.24,12) (discorso del 15 novembre 1970)… (omissis) … La Chiesa allora (cioè le anime umili, fedeli a Dio e alla sua Grazia) “resiste”, “soffre”, “lotta”: “come può…”, e “sopravvive (in chi ci riesce) perché Dio l’assiste, e perché alcuni suoi figli sono forti”. Mi perdoni l’accostamento, Ecc.za Rev.ma: ma in Lei vedo uno di quegli “alcuni” figli forti della Chiesa, che danno sostegno e conforto a chi “resiste”, “soffre”, “lotta” e “sopravvive” “come può”.  … (omissis) …

            A tale lettera Ella si premurò di rispondere al Prof. Nicolini con paterna familiarità e amabilità, di Suo pugno, in data 26 gennaio 2003: “Caro Giorgio, ti ringrazio per il tuo scritto, che è pieno di fede e di amore al Signore Gesù e alla sua Santa Chiesa. Concordo pienamente con quanto mi scrivi e vedo ogni giorno il compiersi delle parole di Gesù: “per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà”. Ma nonostante tutto anche questo è tempo di Santi. Madre Teresa l’ha dimostrato splendidamente. Ti auguro di essere un uomo, nel quale si vede risplendere tutta la luce del Santo Battesimo. Ti benedico”.

            Tra le altre corrispondenze allegate, vi è anche un carteggio relativo al processo ad Adel Smith e la difesa dei valori cristiani (che ebbe il mio mandante a diretto protagonista); in seguito il Prof. Nicolini Le indirizzò una lunga lettera, in data 1° novembre 2004, concernente la questione della “Miracolosa” traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto, e che faceva seguito a delle precedenti “segnalazioni”, rimaste peraltro senza riscontro.

            A quest’ultima Ella invece così rispose: “Gent.mo Prof. Nicolini, la ringrazio per il materiale inviatomi circa la questione lauretana della traslazione della Santa Casa, che leggerò con attenzione, data la rilevanza del fatto. Quanto ad un possibile incontro, sarà mia premura chiamarla, anticipandole che sarà possibile dopo le feste natalizie e prima della festa dell’Epifania”. Purtroppo tale incontro non poté mai aver luogo, per i motivi a Lei noti, ed anche perché nel frattempo aveva Ella mutato la Sua destinazione di Loreto per quella di Roma, colà chiamato dal Santo Padre.

            Con il presente scritto il Prof. Nicolini mi incarica di chiederLe d’interporre, se possibile, i Suoi buoni uffici affinché la “questione lauretana” possa trovare al più presto la sua definitiva soluzione: il che si rende oggi quanto mai urgente, in considerazione dell’obiettiva gravità dello stato di cose in atto, in conseguenza delle improvvide, fuorvianti prese di posizione del Suo successore a Loreto, Mons. Gianni Danzi, come potrà trovare meglio illustrato nelle importanti documentazioni che Le farò pervenire, relative al carteggio di questi anni, avente appunto ad oggetto la “verità storica” delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa di Nazareth, oggi a Loreto.

            Pare infatti al mio mandante, e anche a chi scrive, che una eventuale ulteriore dilazione della più autorevole, ufficiale e perciò risolutiva conferma, a tale riguardo, sarebbe inevitabilmente destinata ad avere effetti assai deleteri per la vita spirituale dei singoli e dell’intera Chiesa, così come anche per l’opinione pubblica, già largamente sorpresa e scandalizzata da quanto a Loreto da tanti anni sta avvenendo, con i veri “falsi” ivi propalati e l’abbandono stesso, di fatto, del culto della “Miracolosa” traslazione della Santa Casa di Nazareth.

            Per tutto questo il Prof. Nicolini mi manda a pregarLa affinché Ella faccia quanto possibile, presso il Santo Padre, al fine di ogni necessario chiarimento, se del caso suggerendo, da conoscitore qual è dell’ambiente lauretano, le più opportune misure affinché “la verità” circa l’autenticità della Santa Casa di Nazareth a Loreto, come anche la “veridicità storica” delle sue “miracolose traslazioni”, possa venire ristabilito, in modo “definitivo” e senza più dubbi, in conformità ai plurisecolari “pronunciamenti” e insegnamenti dei Romani Pontefici.

            Certo di una positiva considerazione di questo “appello”, il Prof. Giorgio Nicolini Le rinnova per mio tramite il Suo filiale affetto, grato anche per le preghiere che Ella a suo tempo gli assicurò per la sua amatissima mamma, dal Signore chiamata a Sé l’11 luglio dello scorso anno.

            Per un eventuale contatto diretto con il Prof. Nicolini comunico qui di seguito, per Sua maggior comodità, i Suoi recapiti: Via Maggini, 230 – 60127 Ancona – Cell. 338.2892353 – Facsimile 178.4413104 – Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it – Sito Internet: www.lavocecattolica.it

            Voglia gradire, anche da parte mia, il più deferente saluto.

Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo D’Annone

Via Vecchia Bolognese, 321 – 50010 FIRENZE

 Posta Elettronica: dalpozzo.francesco@tin.it  - Facsimile 055.400707

ALLEGATI alcune corrispondenze con il Prof. Nicolini:

1)      Lettera del Prof. Nicolini del 18 gennaio 2003    –   2) Risposta di Mons. Comastri del 26 gennaio 2003.

3)   Lettera del Prof. Nicolini del 30 marzo 200 –   4) Risposta di Mons. Comastri dell’8 aprile 2004.

5)      Lettera del Prof. Nicolini del 1° novembre 2004 –   6) Risposta di Mons. Comastri dell’8 novembre 2004.

ALTRI ALLEGATI:

 

 

LETTERA A SUA SANTITA’ BENEDETTO XVI

 

Firenze, 25 febbraio 2006

San Cesario

A Sua Santità BENEDETTO XVI

Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica

CITTA’ DEL VATICANO – ROMA

e per conoscenza:

A Sua Eminenza Rev.ma Card. FRANCIS ARINZE

Prefetto della “Sacra Congregazione per il Culto Divino”

CITTA’ DEL VATICANO – ROMA

 

OGGETTO: La storia e il culto della Santa Casa a Loreto.

Con rif. al Prot. 1802/05/L presso “Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum”

 

Santità amatissima,

            per conto del Prof. Giorgio Nicolini, di Ancona, e d’intesa con il medesimo, a integrazione dei documenti da me già inviati il 16-17 uu.ss., via Fax, e il 16 u.s. spediti per via postale, sono a trasmettere:

XI – Lettera inviata a Sua Ecc.za Mons. ANGELO COMASTRI, del 22 febbraio 2006, con unita la Prefazione fatta dallo stesso al libro del Prof. Giorgio Nicolini (in collaborazione con il Vescovo Mons. Serafino Spreafico e Don Paolo Medici) su “I MISTERI DEL SANTO ROSARIO”.

XII – La dedica del Sito Internet www.lavocecattolica.it  pubblicato dal Prof. Nicolini.

XIII – Lettera del Prof. Nicolini a Sua Ecc.za Mons. Angelo Comastri, del 18 gennaio 2003.

XIV – Risposta di Sua Ecc.za Mons. Angelo Comastri, del 26 gennaio 2003.

XV – Lettera del Prof. Nicolini a Sua Ecc.za Mons. Angelo Comastri, del 30 marzo 2004.

XVI – Risposta di Sua Ecc.za Mons. Angelo Comastri, dell’8 aprile 2004.

XVII – Lettera del Prof. Nicolini a Sua Ecc.za Mons. Angelo Comastri, del 1° novembre 2004, sulla “Miracolosa traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto”.

XVIII – Risposta di Sua Ecc.za Mons. Angelo Comastri, dell’8 novembre 2004.

XIX – La richiesta di una Udienza urgente a Mons. Gianni Danzi, Vescovo di Loreto.

            Con l’occasione, è gradito al Prof. Nicolini trasmettere alcuni brani dei “pronunciamenti” di due grandi  e Santi Pontefici sulla “Miracolosa” traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto:

“Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l’Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto. Consacrata dai divini misteri, illustrata dai miracoli senza numero, onorata dal concorso e dall’affluenza dei popoli, stende ampiamente per la Chiesa Universale la gloria del suo nome, e forma ben giustamente l’oggetto di culto per tutte le nazioni e per tutte le razze umane. (…) A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia. Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio” (Beato Pio IX, Bolla “Inter omnia” del 26 agosto 1852).

“Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto la Casa  ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanità perduta con il Padre e rinnova tutte le cose. E la materna sollecitudine della Chiesa ci invita a venerare tre volte al giorno questo mistero di infinita bontà e di gioia” (Leone XIII, 23 gennaio 1894, Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives”).

Questa Casa, come narrano i fasti della Chiesa, non appena fu prodigiosamente trasportata in Italia, nel Piceno, per un atto di suprema benevolenza divina, e fu aperta al culto sui colli di Loreto, attirò immediatamente su di sé le pie aspirazioni e la fervida devozione di tutti, e le mantenne vive nel corso dei secoli. È il caso di ricordare i numerosi e splendidi pellegrinaggi che da ogni luogo vi si dirigono; la sontuosa Basilica sorta in quel luogo, resa insigne dalla bellezza delle opere d’arte e dal decoro del culto; la nuova città sorta tutta intorno come un’altra Nazareth, e cresciuta sotto la protezione della Vergine. Accrebbero inoltre il carattere sacro del luogo e alimentarono la fiducia dei visitatori i molteplici e segnalati benefici, pubblici e privati, che da quel luogo si sono riversati, come da una fonte perenne, e per mezzo dei quali Dio volle a tal punto esaltare l’invocato nome di Maria da dare compimento, in questo luogo, a quella famosa profezia: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Leone XIII, 23 gennaio 1894, Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives”).

            Memore di questi insegnamenti dei Romani Pontefici, in Cristo e nella Vergine Immacolata Lauretana, “Auxilium Christianorum”, devotamente La saluta il Suo umilissimo figlio

Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo D’Annone

Via Vecchia Bolognese, 321 – 50010 FIRENZE

 Posta Elettronica: dalpozzo.francesco@tin.it  - Facsimile 055.400707

 

 

PROFEZIE

San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".

 

(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)

esortiamo PURE voi, figli carissimi,

a cercare quei “segni dei tempi”

che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.

Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,

anzi ella stessa l’atteso prodigio

 

Messaggio da Mediugorie del 25 febbraio 2006, di Maria “Regina della Pace”

(“l’atteso prodigio” profetizzato da Paolo VI)

"Cari figli, in questo tempo di grazia quaresimale vi invito ad aprire i vostri cuori ai doni che Dio desidera darvi. Non siate chiusi, ma con la preghiera e la rinuncia dite sì a Dio e Lui vi darà in abbondanza. Come in primavera la terra si apre al seme e porta frutto il centuplo, così il Padre vostro celeste vi darà in abbondanza. Io sono con voi e vi amo, figlioli, con amore tenero. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

 

 

 

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NON OPPORSI AD UN ERRORE  VUOL DIRE APPROVARLO

NON DIFENDERE LA VERITA’  VUOL DIRE SOPPRIMERLA

(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)

non temo la cattiveria dei malvagi, temo piuttosto il silenzio dei giusti

(Martin Luther King)

 

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