(Genesi 1,1-2)

In principio Dio creò il cielo e la terra.

Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso

e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

L’ETERNITA’ DI DIO

UN GIORNO SENZA TEMPO, UN GIORNO PRIMA DEL TEMPO

INIZIO 2014° ANNO

DAL “CONCEPIMENTO” DI GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DIO,

IN MARIA VERGINE, “MADRE DI TUTTI I VIVENTI”

SABATO, 1° MARZO 2008 = DOMENICA, 1° MARZO 2014

INIZIO ANNO 2014

dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine, Madre di tutti i viventi

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;

tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

 

Alla Santissima Vergine Maria, Madre di Dio: alla piena di grazia, alla benedetta fra tutti i figli di Adamo; alla colomba, alla tortorella, alla diletta di Dio; onore del genere umano, delizia della Santissima Trinità; casa d’amore, esempio di umiltà, specchio di tutte le virtù; madre del bell’amore, madre della santa speranza e madre di misericordia; avvocata dei miseri, difesa dei deboli, luce dei ciechi e medicina degli infermi; ancora di confidenza, città di rifugio, porta del Paradiso; arca di vita, iride di pace, porto di salvezza; stella del mare e mare di dolcezza; paciera dei peccatori, speranza dei disperati, aiuto degli abbandonati; consolatrice degli afflitti, conforto dei moribondi ed allegrezza del mondo” (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori)

 

UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:

GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-MEDIUGORIE

NELLA PROSPETTIVA DEL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

 

Messaggio da Mediugorie del 25 febbraio 2008

 

Cari figli, in questo tempo di grazia vi invito di nuovo alla preghiera e alla rinuncia. Che la vostra giornata sia intessuta di piccole ardenti preghiere per tutti coloro che non hanno conosciuto l’amore di Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

 

LA SALVEZZA PASSA PER LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani…

Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto prodigiosamente la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose (LEONE XIII: Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894).

 

LETTERA INFORMATIVA n°105

LA VOCE

www.lavocecattolica.it

Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito

(Gv. 3,8)

DIO E’ VITA E FONTE DELLA VITA!

IN LUI ERA LA VITA

E LA VITA ERA LA LUCE DEGLI UOMINI

(Gv.1,4)

VERSO LA CIVILTA’ DELL’AMORE

Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

 25 MARZO 2008: 2014° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

LUCE DEFINITIVA SULLA SANTA CASA DI LORETO

TELE MARIA – Emittente Televisiva Cattolica in Internet - www.telemaria.it

TRASMISSIONI INTERNAZIONALI QUOTIDIANE MEDIANTE LA RETE INTERNET www.telemaria.it

NELLA PROGRAMMAZIONE di TELE MARIA

TRASMISSIONI CONTINUATE SU “LA VERITA’ DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA DI NAZARETH SINO A LORETO”

SPIEGATE DEL PROF. GIORGIO NICOLINI SUI LUOGHI STESSI OVE SONO AVVENUTE

 

ANCONA

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

Sabato, 1° marzo 2008

Domenica, 1° marzo 2014

Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

 25 MARZO 2008: 2014° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

SABATO, 1° MARZO 2008 = DOMENICA, 1° MARZO 2014

INIZIO ANNO 2014

dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine, Madre di tutti i viventi

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

(Paolo VI, 25 dicembre 1975)

La Chiesa si ridurrà di dimensioni, bisognerà ricominciare da capo. Ma da questa prova uscirà una Chiesa che avrà tratto una grande forza dal processo di semplificazione che avrà attraversato, dalla rinnovata capacità di guardare dentro di sé. Perché gli abitanti di un mondo rigorosamente pianificato si sentiranno indicibilmente soli... E riscopriranno la piccola comunità dei credenti come qualcosa di completamente nuovo. Come una speranza che li riguarda, come una risposta che hanno sempre segretamente cercato.

(Card. Ratzinger ora Benedetto XVI).

Carissimo amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata "LA VOCE CATTOLICA”", i cui testi sono pubblicati in modo permanente all’indirizzo Internet diretto www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm  è un umile mezzo di informazione - simile a un Giornale Informatico - pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù infatti disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una società offuscata dalle tenebre del male. Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32). San Giuseppe Moscati scriveva: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”. Poiché sta scritto: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te” (Sir.4,28).  

Vi hanno tempi che più che in altri è opportuno di parlare e francamente, coraggiosamente e con tutta libertà.

E allora bisogna dire la verità, la verità intera, piena, senza tergiversazioni.

Non tolleriamo mai gli smozzicamenti della verità, i mezzi termini, gli accomodamenti.

Verità dolce, ma intatta, inviolata.

(Beato Pio IX)

A cura del Prof. GIORGIO NICOLINI - Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Italia

Telefono 071.83552 – Cellulare 339.6424332 - Facsimile 071.83552 – Conto Corrente Postale 13117056

Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it - Sito Internet: www.lavocecattolica.it

TOTUS TUUS EGO SUM

QUESTA LETTERA INFORMATIVA E’ POSTA SOTTO LA PROTEZIONE DI SAN GIUSEPPE, PATRONO DELLA CHIESA,

di San CIRIACO e del Beato GABRIELE FERRETTI, Patroni di Ancona e del grande Pontefice il Beato PIO IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti), discendente del Beato Gabriele Ferretti

Questa Lettera Informativa ti viene inviata con i testi a colori. per una migliore lettura si consiglia la stampa dei testi su carta. Queste pagine a colori sono in formato “Word” e si possono trasformare in modo autonomo in una lettura in bianco e nero, con le seguenti semplici manovre: andare su “MODIFICA”, fare “seleziona tutto”, poi cliccare sul pulsante destro del “mouse”, facendo comparire varie voci, tra cui “carattere”. Cliccando su "CARATTERE” e poi sui colori dei caratteri il "NERO", il testo diventerà in pochi attimi in bianco e nero. Così pure se si vogliono togliere totalmente tutti gli sfondi, basta andare su "FORMATO" e togliere ogni sfondo, con un paio di manovre.

 

Vi è una lotta perenne tra due città o regni: da un lato la città di Dio e dall’altro lato la città di Satana. Queste due città non sono mai nettamente distinguibili durante la storia umana. Nessun periodo storico né nessuna istituzione sono dominanti esclusivamente dall’una o dall’altra città; esse sono mescolate fino alla fine dei tempi. Alla fine del mondo, con la resurrezione dei morti ed il giudizio finale, sarà chiaro per tutti a quale città abbiamo aderito, se a quella celeste o a quella di Satana. Nel presente l’uomo può cercare di intuirlo solo se interroga se stesso con sincerità ed invoca l’aiuto dello Spirito (Sant’Agostino, La Città di Dio)

 

NON E’ LA LIBERTA’ CHE CI FA VERI, MA E’ LA VERITA’ CHE CI FA LIBERI

Ispirandomi, ma senza potermi paragonare a Giovanni il Battista, dico: “Voce di uno che grida nel deserto”. Io penso ed affermo: non è la libertà che ci fa veri, ma è la verità che ci fa liberi. Siamo letteralmente invasi dai travisamenti e dalle menzogne: i cattolici in larga parte non se ne avvedono, quando addirittura non rifiutano di avvedersene. Se io vengo percosso sulla guancia destra, la perfezione evangelica mi propone di offrire la sinistra. Ma se si attenta alla verità, la stessa perfezione evangelica mi fa obbligo di adoperarmi a ristabilirla: perché, dove si estingue il rispetto della verità, comincia a precludersi per l'uomo ogni via di salvezza (Card. G. Biffi).

 

“Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano”

(Prov.25,25)

SE SARETE  QUELLO CHE DOVETE ESSERE METTERETE FUOCO IN TUTTO IL MONDO!...

Giovanni Paolo II, Roma: XV Giornata Mondiale dei Giovani (15-20 agosto 2000)

“ECCOMI… avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,26-38)

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv.1,14)

DALLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

E IL VERBO

“il più bello tra i figli dell'uomo” (Sal.44/45,3)

Si fece carne  

NEL GREMBO DI MARIA

NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

TUTTI LA’ SONO NATI

“Il di Maria fu, in qualche modo, anche un detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)(Giovanni Paolo II,  per il VII Centenario della Miracolosa Traslazione).

«Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gen.28,17)

LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA NEL TEMPO DELL’APOSTASIA

HO FISSATO UN LIMITE… FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE (Gb.38,10)

Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani… (Leone XIII)

Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo!".

(Giovanni Paolo II, discorso al Parlamento Italiano, 14 novembre 2002)

Nessuno di noi sa che cosa succederà nel nostro pianeta, nella nostra Europa, nei prossimi cinquanta, sessanta, settanta anni. Ma, su un punto siamo sicuri: la famiglia di Dio sarà sempre presente e chi appartiene a questa famiglia non sarà mai solo, avrà sempre l'amicizia sicura di Colui che è la vita”

(Benedetto XVI, Omelia dell’8 gennaio 2006)

 

Lettera di Giovanni Paolo II a Mons. Pasquale Macchi, arcivescovo di Loreto, 15 agosto 1993

Il glorioso Santuario della Santa Casa, che ha avuto una parte così attiva nella vita di tutto il popolo cristiano per quasi tutto il corso del secondo millennio (.....), possa averne una altrettanto significativa nel corso del terzo millennio che è alle porte, continuando ad essere, come per il passato, uno dei pulpiti mariani più alti della cristianità. Possa questo Santuario di Loreto essere sempre come una finestra aperta sul mondo, a richiamo di voci arcane, annunzianti la santificazione delle anime, delle famiglie, dei popoli. La Vergine Lauretana dall’alto del suo colle benedica e soccorra tutti i popoli (…)”.

 

LETTURA BIBLICA DEL GIORNO

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (1,1-51)

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. (…) Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele». Giovanni rese testimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio».

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)». Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».

 

Dal Sito Internet: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

Natanaele: “DA NAZARETH PUO’ MAI VENIRE QUALCOSA DI BUONO?...” (Gv.1,46)

Natanaele è poi divenuto l’Apostolo San Bartolomeo. Egli ricevette da Gesù il più bel elogio:

“Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità (Gv.1,47)

Chissà quante volte San Bartolomeo (Natanaele) avrà meditato nella sua vita all’errore inconsapevole di quella obiezione scettica rivolta a Filippo: “Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?”…

Invece, da Nazareth è “venuto” “tutto il bene” per l’Umanità:

DA NAZARETH PERCIO’ E’ “VENUTA” LA SALVEZZA

E TUTTO CIO’ CHE DI BUONO DIO VOLEVA DONARE ALL’UMANITA’

Si potrebbe dire anche oggi, per chi sente parlare della Santa Casa di Loreto con scetticismo: “VIENI E VEDI” (Gv.1,46), e riascoltare fra quelle “Sante Pareti” le parole dell’angelo a Maria: “RALLEGRATI…”.

Dal Sito Internet: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

 

DIO E’ VITA! CREATORE DI VITA!

Dal libro della Genesi

In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona. E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie». E così avvenne: la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno. Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne: Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno. Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno. Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». E così avvenne: Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto. Queste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati.

 (Gen.1,1-31;2,1-4a).

 

LA “VENUTA ALL’ESISTENZA” DI OGNI UOMO

FIN DALL’ISTANTE DEL “CONCEPIMENTO”

UN VALORE UNIVERSALE COMUNE A TUTTA L’UMANITA’

 

Pur tra difficoltà e incertezze, ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, con la luce della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, può arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore (cfr. Rom.2,14-15) il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene primario. Sul riconoscimento di tale diritto si fonda l'umana convivenza e la stessa comunità politica. Questo diritto devono, in modo particolare, difendere e promuovere i credenti in Cristo, consapevoli della meravigliosa verità ricordata dal Concilio Vaticano II: «Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo». In questo evento di salvezza, infatti, si rivela all'umanità non solo l'amore sconfinato di Dio che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv.3,16), ma anche il valore incomparabile di ogni persona umana. E la Chiesa, scrutando assiduamente il mistero della Redenzione, coglie questo valore con sempre rinnovato stupore e si sente chiamata ad annunciare agli uomini di tutti i tempi questo «vangelo», fonte di speranza invincibile e di gioia vera per ogni epoca della storia. Il Vangelo dell'amore di Dio per l'uomo, il Vangelo della dignità della persona e il Vangelo della vita sono un unico e indivisibile Vangelo.

(Giovanni Paolo II, Enc. Evangelium Vitae, n.2)

 

LA PROPOSTA DI RIFORMA DELL’ANNO

E DI UN CALENDARIO UNIVERSALE PER L’USO INTERNAZIONALE

PER UNA MAGGIORE VALORIZZAZIONE DELLA VITA UMANA

SIN DALL’ISTANTE DEL CONCEPIMENTO

 

Al Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite

ALL’ATTENZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU E DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU

Palazzo di Vetro - New York City (U.S.A.)

unicri.rome@unicri.it

LA PROPOSTA DI UN CALENDARIO UNIVERSALE PER L’USO INTERNAZIONALE

CHE PUO’ ANCHE COESISTERE CON I CALENDARI TRADIZIONALI DI CIASCUN POPOLO E RELIGIONE

CALCOLATO A PARTIRE DAL PROBABILISSIMO ANNO “REALE”

DEL CONCEPIMENTO DI GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DIO, IN MARIA VERGINE

NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

IN “PRE-VISIONE” DELLA “UNIFICAZIONE” DELL’UMANITA’

San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".

           

            Più di una volta è stata avanzata la proposta di creare un Calendario che potesse essere adottato comunemente da tutti i popoli e che ovviasse sia alle discrepanze esistenti tra i diversi Calendari, sia agli inconvenienti dovuti al differente loro inizio ed alla durata dei mesi.

            La presente proposta prevede innanzittutto che “l’anno di partenza” per il calcolo (cioè, l’inizio dell’anno) sia quello in cui avvenne il “reale” “Concepimento” di Cristo, per l’opera dello Spirito Santo, in Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth a Loreto, essendo quello il reale momento dell’Incarnazione del Figlio di Dio e della sua entrata nel tempo e nella storia. Gesù Cristo, infatti, “è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili (…). Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è (…) il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli” (Col.1,15-20).

                Secondo gli studi più recenti Gesù sarebbe nato nel 748 dalla “fondazione di Roma”, cioè nell’anno 6 prima dell’anno 0, al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto, e - secondo recentissime scoperte - all’incirca proprio un 25 dicembre.

            Il “Concepimento” “miracoloso” di Gesù Cristo in Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth, “miracolosamente” trasportata da Dio “in vari luoghi”, sino a Loreto, sarebbe avvenuto perciò nove mesi prima, cioè all’incirca il 25 marzo di 2014 anni fa.

            Sarebbe quindi assai conveniente – per una maggiore valorizzazione della “VITA UMANA” fin dall’istante del “concepimento” - fare iniziare l’ANNO “MONDIALE” dal 1° Marzo (come già si usava al tempo dei Romani), in concomitanza con il periodo che diede inizio all’esistenza umana di Gesù Cristo in Maria Vergine, cioè dal tempo dell’Incarnazione (o “concepimento” nel grembo di Maria Vergine), e quindi a partire dal tempo dell’entrata “reale” e “visibile” di Dio nel tempo e nella storia dell’umanità, in quel periodo che San Paolo definì come proprio la pienezza del tempo: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge…” (Gal.4,4).

            Infatti Gesù Cristo è Dio: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto “di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini…” (Gv.1,1-4).

            Inoltre, il mese di Marzo corrisponde anche con l’avvio della primavera, cioè con l’inizio dello sbocciare della vita dopo la notte e il freddo invernale, che ben richiama l’inizio della “creazione”: “In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno” (Genesi 1,1-5).

            Questa riforma del Calendario, che viene qui proposta, peraltro già avanzata da altri anni fa, prevede che l’anno debba essere costituito da 364 giorni, suddivisi in 4 trimestri di 91 giorni ciascuno e in 12 mesi, di cui 8 di 30 giorni (il 2° e il 3° di ogni trimestre) e 4 di 31 giorni (il 1° di ogni trimestre). Le settimane sarebbero 52, di 7 giorni ciascuna (52x7=364).

            Il primo mese di ciascun trimestre inizierebbe sempre con una Domenica e gli altri due mesi rispettivamente con un Mercoledì e un Venerdì. In questo modo in ogni anno si ripeterebbero le stesse date negli stessi giorni della settimana.

            Alla fine di Febbraio, cioè alla fine dell’anno, andrebbe però aggiunto un giorno (il 365°), NON DATATO, FESTIVO, e alla fine di Agosto, ogni 4 anni, il giorno aggiuntivo degli anni bisestili, sempre non datato e festivo. Tali giorni, comunque, potrebbero avere un nome specifico, diverso però dai nomi dei sette giorni della settimana.

            Il giorno NON DATATO e FESTIVO potrebbe assai convenientemente essere dedicato ALL’ETERNITA’ DI DIO, AL “GIORNO” ETERNO, SENZA TEMPO, in cui Dio ESISTE DA SEMPRE, commemorando – dal punto di vista religioso – anche questo attributo di Dio, che “ha creato” “il tempo” per gli esseri da Lui creati “dal nulla”, ma che nel suo ESSERE E’ ETERNO, esistente da sempre e “al di fuori del tempo”, secondo come Egli Stesso rivelò a Mosè sul Monte Sinai: “Mosè disse a Dio: «Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». Poi disse: «Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi». Dio aggiunse a Mosè: «… Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione” (Es.3,13-15).

            Eppure assai poco è ricordato, anche nella stessa Liturgia della Chiesa, questo attributo di Dio: cioè, la sua ETERNITA’ e “atemporalità”.

            L’eternità è una durata senza principio e senza fine, senza prima e senza dopo: è un continuo presente. L’essenza dell’eternità è l’assoluta mancanza di successione. L’eternità è il possesso intero, perfetto e simultaneo di una vita interminabile.

            Dall’eternità di Dio va distinta “l’eternità” degli spiriti creati (angeli e uomini), che hanno bensì un principio, ma non una fine, perché una volta “creati” “dal nulla” essi non cesseranno in eterno di esistere.

            In Dio non c'è né passato, né futuro. La Parola di Dio dichiara: “DA SEMPRE E PER SEMPRE TU SEI, DIO” (Sal.90,2). Queste parole rivelano chiaramente l’eternità di Dio. Come esseri umani abbiamo molte difficoltà nel definire l’eternità, perché essa non è solo un tempo senza fine. Il tempo stesso, infatti, ebbe inizio con la creazione, ed è quindi parte dell’ordine creato (cfr. Gen.1,1 e Gv.1,1). Dio, però, esisteva eternamente già prima che cominciasse il tempo. Il tempo non può influire in alcun modo su di Lui. Sia Mosè che Pietro avevano affermato che per Lui un giorno è come mille anni, e mille anni come un giorno solo (cfr. Sal.90,4; 2^Pt.3,8). Dio non è soggetto al tempo. San Giovanni parla di Lui come “Colui che è, che era e che viene” (Ap.1,4), e San Paolo di Gesù disse: “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Ebr.13,8).

            Dio non vive nella dimensione “tempo”, perché il tempo non è che parte della realtà creata, mentre Dio permea tutto il tempo e tutta la storia. Il tempo e la storia prendono il loro significato da Dio e dalla Sua presenza in essi. Proprio perché Dio è eterno, Egli è anche immutabile. La creazione muta costantemente e non c'è tempo o stagione che sia uguale ad un’altra. Dio, però, è eternamente. Egli non cambia (cfr. Num.23,19; 1^Sam.15,29; Mal.3,6; Gc.1,17), e rimane costantemente e per sempre lo stesso (cfr. Sal.102,25-27; Ebr.1,11-12).

            Proprio per riflettere maggiormente su questa “verità” sarebbe, perciò, assai opportuna, nella stessa Liturgia della Chiesa, istituire una festività che celebri e faccia meditare più specificatamente su questo attributo di Dio: cioè, la sua ETERNITA’ .

Prof. GIORGIO NICOLINI

 

LA STORIA DEL CALENDARIO

            La parola “calendario” deriva dal fatto che in Roma antica, ai primi di ogni mese (che in latino si chiamavano “kalendae”), il Pontefice Massimo convocava il popolo di Roma (“calende” deriva a sua volta da “calare” = “convocare”) per comunicargli come erano stati stabiliti nel mese i giorni festivi e lavorativi. E poiché i Greci non avevano le calende, fu coniata l’espressione “alle calende greche”, per dire “mai”.

            Il “calendario” è il sistema di divisione del tempo, fatto in base al moto apparente del sole e a quello reale della luna, per cui viene chiamato anche “lunario”.

            Il moto del sole ha formato due misure: il “giorno”, basato sul succedersi del e della notte (dovuto al movimento di rotazione della Terra attorno al suo asse) e l’“anno”, basato sul periodico ripetersi delle quattro stagioni (dovute al movimento di rivoluzione della Terra attorno al Sole.

            Il moto della luna ha fornito altre due misure: il “mese”, dato che una lunazione si compie in 29 giorni e la “settimana”, fondata sul succedersi delle quattro fasi lunari.

 

IL CALENDARIO ROMANO

           Il Calendario Romano, sotto Romolo, era costituito di 10 mesi (4 di 31 giorni e 6 di 30), per complessivi 304 giorni. Numa Pompilio lo portò a 12 mesi, corrispondenti a 355 giorni.

           I nomi dei mesi erano quelli attuali, ad eccezione di gennaio e febbraio, che non esistevano, poiché l'anno veniva fatto iniziare a Marzo, dedicato al dio Marte, il quale, prima di diventare il dio della guerra, rappresentava il Sole vivificante.

           Il mese di Luglio veniva chiamato Quintilis, cioè “quinto mese”: fu cambiato in Julius successivamente, dal tribuno Marco Antonio, in onore di Giulio Cesare (che era nato in quel mese).

           Anche il mese di agosto inizialmente non si chiamava così: il suo nome era Sextilis, cioè “sesto mese”. Fu Cesare Augusto che successivamente ne cambiò il nome in Augustus, a motivo del fatto che in quel mese riportò tre vittorie e mise fine alle guerre civili.

           E' ovvio che i mesi da settembre in poi sono così chiamati perché inizialmente erano il settimo, l'ottavo, il nono e il decimo mese dell'anno. Quindi, gennaio e febbraio – aggiunti successivamente - divennero l’undicesimo e il dodicesimo mese dell’anno.

           I mesi di Gennaio e Febbraio sarebbero stati aggiunti da Numa Pompilio (secondo re di Roma), che avrebbe così portato l'anno a 355 giorni (equivalente press’a poco a un periodo di 12 mesi lunari o lunazioni, detto anche anno lunare, che è di 354 giorni, 8 ore, 48 minuti e 26 secondi).

           Tuttavia la differenza di circa dieci giorni e mezzo fra l'anno solare e quello di Numa Pompilio provocò in breve tempo un notevole distacco tra l'andamento delle stagioni e quello dell'anno civile, per cui si tentò di rimediare aggiungendo, ogni due anni, un tredicesimo mese che avrebbe dovuto essere, alternativamente, di 22 e di 23 giorni.

           Giulio Cesare, nel suo terzo consolato (46 a.C.), aiutato dall’astronomo egiziano Sosigene, stabilì l’anno della durata di 365 giorni, allo scopo di armonizzare il calendario civile con quello astronomico; e, per eliminare ogni differenza ancora esistente, istituì l’“anno bisestile” (l’anno nel quale, ogni 4 anni, viene aggiunto il 29° giorno al mese di febbraio: questo giorno aggiunto è il “bis-sexto”, cioè il “secondo sesto mese”), il giorno prima delle calende di Marzo).

           Nel 325 al Concilio di Nicea fu rilevato che l'equinozio di primavera invece di cadere il 25 marzo, come era al tempo di Cesare, era anticipato al 21 marzo per l'imprecisione intrinseca nel calendario giuliano, che è basato su una durata media dell'anno di 365 giorni e 6 ore, dodici minuti più del vero. La Chiesa allora si limitò a registrare tale slittamento senza effettuare alcuna correzione al calendario. Ma già nel 700 il venerabile Beda proponeva di riformare il calendario per correggere questo errore, che stava provocando un continuo anticipo dell'equinozio, e nei secoli successivi vi furono analoghe proposte di riforma.

            Non se ne fece comunque nulla fino al 1582 quando l'equinozio di primavera era ormai slittato all'11 marzo; dopo molti studi la commissione presieduta dal cardinale Guglielmo Sirleto approvò il progetto del calabrese Luigi Giglio che consisteva nel saltare 10 giorni in modo da riportare l'equinozio al 21 marzo; l'operazione ebbe luogo il 4 ottobre del 1582; il giorno dopo fu il 15 ottobre!

            Questo CALENDARIO GREGORIANO è oggi adottato in quasi tutto il mondo civile. Tuttavia nemmeno il Calendario Gregoriano è perfetto: ma il divario con la realtà è praticamente trascurabile, perché raggiunge un giorno durante 3500 anni.

           Il mondo occidentale (e non solo occidentale) usa oggi normalmente l’era cristiana per numerare gli anni.

           Storicamente il primo ad usare tale numerazione fu il monaco Dionigi il Piccolo che intorno all'anno 525 calcolò che Gesù Cristo fosse nato il 25 Dicembre dell’anno 754 “ab Urbe Condita”, cioè nel 754 dalla “fondazione di Roma”, e ritenne che gli anni dovessero essere contati da questo evento, fondamentale per la religione cristiana, e non più dalla fondazione di Roma come si usava allora.

           La cronologia di Dionigi non ebbe un successo immediato; solo nel 700 il venerabile Beda si pronunciò a suo favore e gli anglosassoni iniziarono a usarla dall'VIII secolo; dal IX secolo cominciò ad essere usata dalla Chiesa di Roma, e solo dal 965 ufficialmente dalla cancelleria pontificia (papa Giovanni XIII).

            Si ritiene oggi, da studi più accurati, che i calcoli di Dionigi fossero sbagliati, visto che secondo la cronologia moderna Erode il grande sarebbe morto nel 750 di Roma, cosa evidentemente incompatibile con il racconto evangelico della strage degli innocenti. La data di nascita di Gesù andrebbe quindi retrodatata all'anno 748 di Roma, cioè circa al 6 avanti Cristo (cfr. Mt.2,16).

            Per questo motivo in questo anno 2007 saremmo in realtà probabilissimamente nell’anno 2013 dal “Concepimento” “miracoloso” di Gesù Cristo in Maria Vergine.

            Non creerebbe sicuramente alcun problema di “date storiche” fissare dall’ONU un “giorno mondiale” di “comune inizio” di questo CALENDARIO UNIVERSALE INTERNAZIONALE, partendo – invece che dalla “nascita” – dal “concepimento” di Gesù Cristo in Maria Vergine, mantenendo tutte le date storiche passate inalterate e mantenendo anche, per ogni popolo e religione, il proprio specifico calendario, senza alterarne le tradizioni locali e nazionali. Così come anche avvenne nel 1582, quando si passò dal 4 ottobre 1582, al 15 ottobre 1582, saltando totalmente i giorni dal 5 al 14 ottobre, senza modificare le date storiche precedenti.

Così come potrebbe essere quest’oggi, Sabato 1° marzo 2008, che potrebbe essere “istantaneamente” modificato nella Domenica 1° Marzo 2014, inizio dell’anno 2014 “dal concepimento” di Cristo, senza modificare nessuna delle date storiche passate.

            In tal modo si valorizzerebbe al massimo, a livello mondiale, il valore della vita umana “sin dal concepimento”.

Lunedì, 25 febbraio 2008 = Mercoledì, 27 febbraio 2013

Martedì, 26 febbraio 2008 = Giovedì, 28 febbraio 2013

Mercoledì, 27 febbraio 2008 = Venerdì, 29 febbraio 2013

Giovedì, 28 febbraio 2008 = Sabato, 30 febbraio 2013 – FINE ANNO 2013

Venerdì, 29 febbraio 2008 = 365° giorno dell’anno

UN GIORNO “ATEMPORALE”, NON DATATO, SENZA TEMPO

CONSACRATO ALL’ETERNITA’ DI DIO

PASSAGGIO DAL 2013° AL 2014° ANNO “REALE”

DAL CONCEPIMENTO DI GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DIO, IN MARIA VERGINE

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.

In lui era la vita…

(Gv.1,1-4)

 

SABATO 1° MARZO 2008 = DOMENICA, 1° MARZO 2014

INIZIO ANNO 2014

dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine, Madre di tutti i viventi

Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

 25 MARZO 2007: 2013° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

 

LE PARETI DELLA SANTA CASA

“TESTIMONI” DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

IN MARIA, “MADRE DELLA VITA”

dall’insegnamento di Giovanni Paolo II

nell'omelia pronunciata a Loreto il 10 dicembre 1994 nella circostanza del VII Centenario della Miracolosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth

            Le pareti della sua Casa [di Maria] udirono le parole dell'angelico saluto ed il successivo annuncio del progetto divino. Le pareti naturalmente non odono, perché non hanno vita, nondimeno sono testimoni di ciò che viene detto, testimoni di ciò che avviene al loro interno. Dunque, furono testimoni… [...]. Udirono che l'Angelo, rassicurando la Vergine di Nazareth, disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell'Altissimo” (Lc.1,30-32). E quando Maria domandò: “Come è possibile? Non conosco uomo” (Lc.1,34), il messaggero celeste spiegò: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc.1,35).    (…)

            Il Figlio di Dio fu concepito nel seno della Vergine per opera dello Spirito Santo e nacque nella notte di Betlemme. La casa di Nazareth fu testimone di questo mistero, il più grande mistero nella storia, che troverà il suo compimento negli eventi pasquali. (…).

 

PER CONSULTARE UN CALENDARIO PERPETUO COLLEGARSI ALL’INDIRIZZO INTERNET

www.liceofoscarini.it/didattic/astronomia/astro/calendario.phtml

 

MATTUTINO di Gianfranco Ravasi, in AVVENIRE del 2 settembre 2000

Le nuove opinioni sono sempre sospette e di solito incontrano opposizioni per nessun altro motivo se non perché non sono ancora comuni. Trovo questa citazione del filosofo inglese John Locke (1632-1704) – che riporta alla mente di molti gli anni di studio nelle scuole medie superiori – all’inizio di un articolo di una rivista americana. La sua è una considerazione a doppio profilo. Ci sono, infatti, persone così raggrinzite in se stesse e nelle loro idee da temere ogni novità. E questo vale in tutti i campi, anche in quello ecclesiale. Don Mazzolari ammoniva: “Guai a chi ha paura della novità, di trovare un mezzo di apostolato più rispondente e più vivo! Santo quel cuore che serve le cause di Dio con audacia! Abbiate questa santa audacia che è espressione di fede!”. Il gretto tradizionalismo non fa mai un buon servizio né alla Tradizione autentica né alla purezza della fede. Ma al buon Locke bisogna obiettare che tutte le opinioni, comprese le nuove, non possono essere accolte acriticamente, senza un vaglio e una verifica. E qui mi viene in mente – cito a senso – una battuta di un altro pensatore, l’antico Seneca, che osservava realisticamente come sia naturale che suscitino più interesse le cose nuove che non le cose grandi. Il vecchio Qohelet, sapiente biblico piuttosto pessimistico, notava che “non c’è nulla di nuovo sotto il sole” e aveva ragione anche se non del tutto, perché Isaia suggeriva di non ricordare più le cose passate, di non pensare più alle cose antiche “perché io, il Signore, faccio una cosa nuova” (43,18-19).

PASSATO E FUTURO CAMMINANO INSIEME NEL NOSTRO PRESENTE

 dal MATTUTINO di Gianfranco Ravasi, in AVVENIRE del 2 settembre 2000

 

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth, a Loreto, circa il 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, circa il 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

 

LA TABELLA CRONOLOGICA DELLA VITA DI GESU’ CRISTO

(assai probabile)

·        CONCEPIMENTO DI GESU’ IN MARIA VERGINE: circa il 25 marzo dell’anno 748 di Roma, il 6 a.C.

·        NASCITA DI GESU’: circa il 25 dicembre dell’anno 748 di Roma, il 6 a.C.

·        INIZIO DEL MINISTERO DI GIOVANNI IL BATTISTA: circa all’inizio dell’anno 28 d.C. (cfr. Lc.2,1-3).

·        BATTESIMO E INIZIO DELLA VITA PUBBLICA DI GESU’: Gesù all’inizio della predicazione aveva circa 33 anni di età (cfr. Lc.3,23).

·        PRIMA PASQUA DELLA VITA PUBBLICA DI GESU’: marzo-aprile dell’anno 28; età di Gesù: 33-34 anni.

·        SECONDA PASQUA DI GESU’: marzo-aprile dell’anno 29; età di Gesù: 34-35 anni.

·        TERZA PASQUA E MORTE DI GESU’: venerdì 7 aprile dell’anno 30, il giorno 14 del mese ebraico di Nisan; età di Gesù: circa 35 anni.

·        RISURREZIONE DI GESU’: domenica 9 aprile dell’anno 30.

 

 

LA VITA VINCERA’

La vita vincerà: è questa per noi una sicura speranza.

Sì, vincerà la vita, perché dalla parte della vita stanno la verità, il bene, la gioia, il vero progresso.

Dalla parte della Vita è Dio, che ama la vita e la dona con larghezza»

(Giovanni Paolo II - Discorso ai Partecipanti alla VII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, 3 marzo 2001)

 

LA GRANDE MORATORIA

CONTRO L’UCCISIONE DEI BAMBINI NON NATI

promossa dal “laico” Giuliano Ferrara

Questo è un appello alle buone coscienze che gioiscono per la moratoria sulla pena di morte nel mondo, votata ieri all’Onu da 104 paesi. Rallegriamoci, e facciamo una moratoria per gli aborti. Infatti per ogni pena di morte comminata a un essere umano vivente ci sono mille, diecimila, centomila, milioni di aborti comminati a esseri umani viventi, concepiti nell’amore o nel piacere e poi destinati, in nome di una schizofrenica e grottesca ideologia della salute della Donna, che con la donna in carne e ossa e con la sua speranza di salute e di salvezza non ha niente a che vedere, alla mannaia dell’asportazione chirurgica o a quella del veleno farmacologico via pillola Ru486. Questi esseri umani ai quali procuriamo la morte legale hanno ciascuno la propria struttura cromosomica, unica e irripetibile. Spesso, e in questo caso non li chiamiamo “concepiti” ma “feti”, hanno anche le fattezze e il volto, che sia o no a somiglianza di Dio lo lasciamo decidere alla coscienza individuale, di una persona. Qualche volta, è accaduto di recente a Firenze, queste persone vengono abortite vive, non ce la fanno nonostante ogni loro sforzo, soccombono dopo un regolare battesimo e vengono seppellite nel silenzio. La pena di morte per la cui virtuale moratoria ci si rallegra oggi è di due tipi: conseguente a un giusto processo o a sentenze di giustizia tribale, compresa la sharia. Sono due cose diverse, ovviamente. Ma la nostra buona coscienza ci induce a complimentarci con noi stessi perché non facciamo differenze, e condanniamo in linea di principio la soppressione legale di un essere umano senza guardare ai suoi motivi, che in qualche caso, in molti casi, sono l’aver inflitto la morte ad altri. Bene, anzi male. Il miliardo e più di aborti praticati da quando le legislazioni permettono la famosa interruzione volontaria della gravidanza riguarda persone legalmente innocenti, create e distrutte dal mero potere del desiderio, desiderio di aver figli e di amare e desiderio di non averli e di odiarsi fino al punto di amputarsi dell’amore. E’ lo scandalo supremo del nostro tempo, è una ferita catastrofica che lacera nel profondo le fibre e il possibile incanto della società moderna. E’ oltre tutto, in molte parti del mondo in cui l’aborto è selettivo per sesso, e diventa selettivo per profilo genetico, un capolavoro ideologico di razzismo in marcia con la forza dell’eugenetica. Rallegriamoci dunque, in alto i cuori, e dopo aver promosso la Piccola Moratoria promuoviamo la Grande Moratoria della strage degli innocenti. Si accettano irrisioni, perché le buone coscienze sanno usare l’arma del sarcasmo meglio delle cattive, ma anche adesioni a un appello che parla da solo, illuministicamente, con l’evidenza assoluta e veritativa dei fatti di esperienza e di ragione.

(GIULIANO FERRARA, da  IL FOGLIO, 19 dicembre 2007

 

MESSAGGIO DI ADESIONE DEL PROF. GIORGIO NICOLINI

www.lavocecattolica.it www.telemaria.it

AL DIRETTORE DE “IL FOGLIO” GIULIANO FERRARA

----- Original Message -----

From: giorgio.nicolini@poste.it

To: lettere@ilfoglio.it

Sent: Saturday, January 12, 2008 1:44 AM

Subject: Adesione alla moratoria sull'aborto

Ancona, 12 gennaio 2008

Caro Ferrara,

    aderisco con viva gratitudine al Suo appello e, come credente, La voglio rassicurare anche del mio ricordo nella preghiera al Signore, perché gli dia Luce e Forza nel sostenere la Sua battaglia.

    In allegato, mi permetto di inviarLe un testo scientifico di Domenico Ravalico, di una trentina di anni fa, ormai fuori commercio, ma molto bello e profondo, e sempre attuale. Ho cercato di rintracciare i discendenti di Domenico Ravalico, per una eventuale concessione ad una ripubblicazione del libro, ma non sono riuscito a rintracciarli. Ho allora pubblicato il testo nel mio Sito Internet, all'indirizzo www.lavocecattolica.it/verita.della.creazione.htm  Sarei molto lieto se Lei fosse in grado di interessarsi ad una ripubblicazione di quel libro od anche ad una pubblicazione a puntate ne IL FOGLIO. Sarebbe un arricchimento "scientifico" per molti e agevolerebbe il dialogo tra "scienza e fede", che non sono in nulla in contrasto, ma l'una arricchente l'altra.

    In altri due messaggi successivi Le invio altri due allegati, ove può trovare spunti alla "causa" della salvezza dei "bambini non nati".

Cfr. www.lavocecattolica.it/lettera.presidente.repubblica.html

Cfr. www.lavocecattolica.it/memoria.liturgica.htm

    Un testo riguarda l'istituzione nella Chiesa di una Memoria Liturgica dei SANTI NON NATI, sottoposta al vaglio dell'ex-Card. Ratzinger, quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e poi approvato successivamente dopo essere stato eletto Papa, attraverso la Commissione Teologica appositamente costituita. Il Santo Padre Benedetto XVI - mi è stato attestato - apprezza molto quanto scrivo. Il testo che Le invio ha anche contribuito al superamento delle "difficoltà teologiche" riguardo alla non-esistenza del Limbo, dottrina che ora fa parte del Magistero Ordinario della Chiesa (cfr. www.lavocecattolica.it/memoria.liturgica.htm).

    RassicurandoLa di tutto il mio appoggio, la mia gratitudine e la mia simpatia nella battaglia in difesa della vita, La saluto con viva cordialità, augurandoLe ogni bene.

Prof. GIORGIO NICOLINI
Tel./Facs. 071.83552 - Cell. 339.6424332

 

LA MORATORIA E’ GIA’ ALL’ONU - VIA AI COMITATI LOCALI

www.fratelloembrione.it

La moratoria sugli aborti è già arrivata all’ONU. Giuliano Ferrara ha inviato una richiesta di moratoria al Segretario Generale delle Organizzazione delle Nazioni Unite e ai capi di Stato chiedendo l’emendamento della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo con l’inserimento tra i diritti quello a nascere. E adesso è il momento della costituzione dei comitati locali a supporto della moratoria e dei cartelli nazionali per la moratoria.

 

LA VITA VINCERA

La vita vincerà: è questa per noi una sicura speranza.

Sì, vincerà la vita, perché dalla parte della vita stanno la verità, il bene, la gioia, il vero progresso.

Dalla parte della Vita è Dio, che ama la vita e la dona con larghezza»

(Giovanni Paolo II - Discorso ai Partecipanti alla VII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, 3 marzo 2001)

 

Pena di morte e aborto: paragone fondato

Mettere sullo stesso piano la “pena di morte” e “l’aborto” procura una sensazione di fastidio e tristezza. E’ per la parola “morte” che gli abortisti, e i difensori della legge che lo regolamenta, insorgono. Quando una donna dice: “Sono incinta ma non lo voglio”, è come se chiedesse allo Stato: “Posso abortire?”. Lo Stato, ubbidiente ad una risicata maggioranza di parlamentari nel 1978 e sottomesso al parere del 68 % degli italiani nel referendum del 1981, risponde alla donna: “Sì, puoi abortire, gratuitamente, secondo le condizioni della legge”. Lo Stato in questo modo permette una sentenza di morte e la applica in una struttura pubblica, con dipendenti pubblici, stipendiati dallo Stato stesso, o professionisti convenzionati.

La brutale sedia elettrica, l’iniezione letale o il cappio, di Stato, non sono dissimili dall’aspirazione Karman, dall’iniezione salina o dalla RU486. Se onestamente si mantiene l’attenzione sul feto, e non si trasforma l’aborto in “concetto politico”, questo paragone non stride per niente. A mantenere questo obnubilamento dello Stato c’è la definizione di “essere umano”, che è ancora in mano ad un laicismo antiscientifico. Infatti l’unico modo per non cadere in contraddizione ed eseguire gli aborti nelle Aziende Ospedaliere, è affermare che il feto “non è” un essere umano.  La “Legge” 194 si guarda bene dal farlo! Anche la donna che va ad abortire cerca di convincersi, e cerca alleati che non si oppongano a questa idea.

La “pena di morte” richiama il concetto di “omicidio”, “punizione” senza possibilità di pentimento, e per questo mette così in difficoltà gli abortisti. Infatti subito associano la donna che abortisce al gesto soppressivo, ed è come se, inconsciamente, ne avvertissero la gravità. La loro alzata di scudi e il loro “sdegno” evidenzia proprio il gesto occisivo.

Ma la donna che ha abortito presto si accorge di quello che ha fatto o che le hanno consigliato di fare, e dovrà da sola ricostruirsi la vita. Da sola, perché gli abortisti le diranno solo: “L’hai voluto tu, era secondo la legge”.

Il paragone fra “pena di morte” ed “aborto” ha riaperto la riflessione, ed infatti il ministro Barbara Pollastrini ha usato un concetto nuovo, quello di “necessità”. Non un “diritto”, ma una “necessità”. Cioè: quella precisa donna, in quel preciso momento, non poteva fare altrimenti. Penso sia una sconfessione del “diritto” intoccabile ad abortire.

Come “pro life” è giusto mantenere alto il profilo, senza alcun compromesso o aggiustamento della legge 194, perché anche i pro aborto possano capire. Occorre  un sussulto pari a quello che ha sconfitto la “schiavitù” e “l’aparthaid”.

                                                                       Gabriele Soliani,  R.E.

 

UNA TESTIMONIANZA

----- Original Message -----

From: ::: (... omissis…) :::

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Saturday, May 05, 2007 4:33 PM

Subject: Lettera per Dr. Nicolini

 

Egregio Dr. Nicolini, da diverso tempo conosco questo sito (www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm).

Mi chiamo A., e purtroppo conosco la disperazione e il dramma che vive quotidianamente chi ha abortito. Quanto dolore e quanto amore buttato via per un bambino che non nascerà. E quanta indifferenza e falsa solidarietà nei confronti di una donna che deve affrontare una gravidanza inattesa o indesiderata. Ho ancora oggi, e credo avrò per sempre, dentro al cuore le ferite di una mancanza così grave come è senza dubbio la consapevolezza che il proprio bimbo è andato distrutto. Poi è inutile rimpiangere il momento in cui si è state talmente fragili e vulnerabili da cedere ai ricatti e alle pressioni di chi considerava il proprio figlio, il proprio nipote, un errore o peggio un nemico da sopprimere. Se è interessato posso mandarle la mia testimonianza.

Di una cosa sono certa: esiste una grande omertà se si affronta il tema dell'aborto, della quale le donne, e purtroppo anch'io, ne sono vittime. Chissà che non siano proprio le donne che hanno abortito a fare chiarezza su ciò che hanno vissuto e subìto. A fare chiarezza sui loro sentimenti feriti, sulla loro libertà violata di diventare madri di un bambino che è unico e irripetibile, a parlare esplicitamente del rimpianto per non avere ricevuto l'aiuto al quale avevano diritto per evitare di abortire.

Spero di poterle parlare, anche attraverso una “mail”. Grazie.

Messaggio firmato

 

L’ABORTO: UN GENOCIDIO DI STATO

Dopo che Giuliano Ferrara ha sollevato il gravissimo problema dell’aborto verso il quale eravamo ormai abituati ad una specie di impotente rassegnazione, ecco risollevarsi i polveroni dei difensori di questo crimine che ha raggiunto ormai cifre così alte da poter essere definito “genocidio”.

Un genocidio che si vuole spacciare per diritto. Il diritto a uccidere, il diritto di affermare che tu non hai nessun diritto, neppure quello di esistere, se non lo decido io. Questo è in sostanza l’aborto, cioè la negazione del diritto a vivere nei confronti di chi è completamente indifeso il quale, mentre reclama vita e amore, trova solo dei giustizieri che si ammantano di legalità e di buone intenzioni.

                        Infatti, fra i vari schieramenti pro o contro l’aborto, esiste anche una fascia di “sedicenti cattolici” che, pur dichiarandosi contro tutte le violenze in virtù della loro fede cattolica, nel contempo però si fanno paladini, per amore di democrazia, dei diritti di chi uccide la vita nascente, come se il diritto a vivere fosse solo dei cattolici e non di tutta l’umanità, come se il concetto tanto conclamato di “laicità” fosse prerogativa per concedersi qualsivoglia aberrazione in tutti i campi. 

            Uno di questi “sedicenti cattolici”, fregiandosi della carica di “amministratore capo di un ente pubblico” e appellandosi al dovere di obbedire innanzitutto alle leggi dello Stato, si è sentito perfino in dovere di boicottare benemerite iniziative pro vita che l’Assessore alle politiche familiari, Marialuisa Tezza sta portando avanti con encomiabile impegno. Come se lo Stato fosse un “dio” al quale inginocchiarsi come ai tempi degli imperatori romani senza opporre obiezione o resistenza davanti a leggi inique. 

E’ lo stesso, identico concetto di “Stato onnipotente e deificato” che ha permesso l’olocausto, in nome dello Stato; che ha permesso i gulag, in nome dello Stato; che ha permesso i genocidi in Cina e in Cambogia, sempre in nome dello Stato; che sta seminando atrocità spaventose in quasi tutta l’Africa, in Indonesia e in altri territori martoriati dalla guerra, in nome di una presunta appartenenza etnica o religiosa.

Senza parlare di altre leggi atroci e mostruose che si stanno profilando all’orizzonte, sempre in nome del delirante connubio “Stato e Scienza”, quali l’ingegneria genetica da una parte e l’eutanasia dall’altra, vale a dire che ormai lo “Stato”, cioè, come sempre, pochi dittatori ammalati di delirio di onnipotenza, potranno ormai decidere se e quando avremo il diritto a vivere, e se e quando avremo il diritto a morire.  

Che dire poi dell’aberrante disegno di legge, per ora in germe ma pronto a germogliare, di voler abolire i nomi di “mamma e papà” allo scopo di cancellare le differenze sessuali e generazionali per distruggere la famiglia e favorire qualsivoglia accoppiamento? Sempre in nome dello Stato e delle sue leggi, ovviamente!  

Noi cittadini vogliamo essere dalla parte della vita, bella o brutta, sana o malata che sia, dal concepimento alla morte naturale, e pertanto sosteniamo l’Assessore Marialuisa Tezza in questa e in altre coraggiose campagne in favore della Vita e della Verità, unica strada per essere liberi e felici.

Patrizia Stella

patrizia.stella@alice.it

 

LA DISAPPROVAZIONE DIVINA

NELLA CADUTA DEL GOVERNO DI PRODI

 (il peggiore Governo Italiano nel legiferare contro la vita, contro la famiglia, e contro la Chiesa)

Cfr. le sottostanti LETTERE INFORMATIVE de “LA VOCE CATTOLICA”

www.lavocecattolica.it/lettera30marzo2006.htm

www.lavocecattolica.it/lettera6aprile2006.htm

TU SEI STATO PESATO SULLE BILANCE E SEI STATO TROVATO MANCANTE.

DIO HA COMPUTATO IL TUO REGNO E GLI HA POSTO FINE.

(cfr. Dan.5,26-27)

 

Dalla Lettera di San Paolo ai Romani

(1,18-32)

In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.

 

Per coloro che ritenessero eccessivo quanto fin qui letto segnaliamo le parole del Servo di Dio Giovanni Paolo II: “Al di là delle intenzioni, che possono essere varie e magari assumere forme suadenti persino in nome della solidarietà, siamo in realtà di fronte a una oggettiva «congiura contro la vita» che vede implicate anche Istituzioni internazionali, impegnate a incoraggiare e programmare vere e proprie campagne per diffondere la contraccezione, la sterilizzazione e l'aborto. Non si può, infine, negare che i mass media sono spesso complici di questa congiura, accreditando nell'opinione pubblica quella cultura che presenta il ricorso alla contraccezione, alla sterilizzazione, all'aborto e alla stessa eutanasia come segno di progresso e conquista di libertà, mentre dipinge come nemiche della libertà e del progresso le posizioni incondizionatamente a favore della vita (Lettera Enciclica Evangelium Vitae, n. 17).

 

VERSO LE NUOVE ELEZIONI POLITICHE

LE INDICAZIONI MORALI DELLA CHIESA DATE NELLE ELEZIONI DEL 2006

E SEMPRE VALIDE

NELL’INTERVISTA A MONS. ANGELO AMATO

Segretario della “Congregazione per la Dottrina della Fede”

Data pubblicazione: 30 marzo 2006

I “valori irrinunciabili” sono il “metro di giudizio” per l'impegno politico dei cattolici

Afferma il Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede

ROMA, giovedì, 30 marzo 2006 (www.zenit.org) - Codice ZI06033012 –  In questa intervista concessa al quotidiano “Avvenire” (30 marzo 2006), l’Arcivescovo Angelo Amato, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, rilegge la “Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica”, pubblicata dal suo Dicastero all’inizio del 2003.


La «Nota» non è stata pensata per l'Italia del 2006 ma si direbbe che le calzi a pennello. Come lo spiega?

«Quel documento non fu scritto in vista di una congiuntura politica determinata né fu condizionato da un particolare momento storico. Lo scopo della "Nota" era di richiamare alcuni principi propri della coscienza cristiana che debbono ispirare e orientare l'impegno sociale e politico dei cattolici nelle società democratiche, tenendo nel medesimo tempo presenti certi indirizzi e posizioni ambigue e discutibili che emergono dal contesto pluralista e relativista della nostra cultura, e che si infiltrano anche nel mondo cattolico. Rivolgendosi ai cristiani, che partecipano alla vita pubblica come cittadini, la Nota ricordava, in concreto, la figura di san Tommaso Moro, proclamato patrono dei governanti e dei politici, che nella difesa della dignità inalienabile della retta coscienza cristiana affermò con la sua vita e con la sua morte che "l'uomo non si può separare da Dio, né la politica dalla morale"».


Nel testo della Congregazione è ribadito a chiare lettere il diritto della Chiesa a «richiamare alcuni principi propri della coscienza cristiana». Autorità della Chiesa e libertà di coscienza del credente: in che rapporto sono?

«La domanda suppone la definizione esatta del concetto di libertà di coscienza. Una concezione della libertà che la pone come principio assoluto rispetto alla norma morale e all'ordinamento naturale voluto dal Creatore è una concezione falsa della libertà, che porta alla dissoluzione e all'autodistruzione dell'uomo stesso. La persona, in quanto creata a immagine di Dio, deve orientarsi alla verità e deve lasciarsi formare dalla verità. La voce autorevole della Chiesa illumina la coscienza nello scoprire i princìpi e i criteri di giudizio perché la verità della persona umana e del bene comune siano riconosciuti e tutelati anche nell'ambito politico e sociale».

 
Quanto dice la Chiesa in cosa è vincolante per i credenti al momento di decidere sul voto o quando si agisce in politica?
«La coscienza cristiana formata non permette di favorire con il proprio voto l'attuazione di un programma politico in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale cristiana siano misconosciuti, contrastati o negati (cfr. Nota dottrinale, 4). È in gioco l'essenza dell'ordine morale che riguarda il bene integrale della persona e della comunità».


Quali sono allora i princìpi sui quali non si può derogare e che devono valere come metro di giudizio?

«Nella Nota si elencano concretamente tali esigenze, che recentemente sono state anche richiamate dall'intervento del Cardinale Ruini al Consiglio Permanente della CEI: la difesa del diritto alla vita, la salvaguardia dei diritti dell'embrione umano, la protezione della famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra uomo e donna, la libertà di educazione, la tutela sociale dei minori, l'emancipazione dalle forme moderne di schiavitù (sfruttamento della prostituzione, liberalizzazione delle droghe), il diritto alla libertà religiosa, il rispetto della giustizia sociale, della sussidiarietà e della solidarietà, la difesa della pace (da non confondersi con il pacifismo ideologico) contro ogni forma di violenza e di terrorismo».

 
La politica è l'arte della mediazione. Anche la mediazione conosce un limite?

«La mediazione come espressione della prudenza, dell'equilibrio e della saggezza non può trasformarsi in negoziazione o compromesso, quando siano in gioco le esigenze fondamentali e irrinunciabili dell'ordine morale naturale, conforme alla verità della persona umana e alla giustizia».


Al convegno ecclesiale di Palermo nel '95 Giovanni Paolo II disse che i cattolici devono evitare una «facile adesione a forze politiche e sociali che si oppongano o non prestino sufficiente attenzione ai principi della dottrina sociale della Chiesa». Alla luce della Nota, questo principio come si traduce? Il "mercato" della politica offre un gran numero di formazioni che non si sa quali garanzie offrano al rispetto di quei princìpi...

«È certamente vero che non è sempre facile trovare una forza politica o un'alleanza politica in cui la dottrina morale e sociale della Chiesa sia perfettamente e pienamente tradotta e praticata in proposte programmatiche precise, anche se a me pare di poter riconoscere alcuni movimenti e partiti politici che riconoscono di ispirarsi alla dottrina morale e sociale cattolica e di orientare le loro scelte sulla base del patrimonio dei valori e dei principi morali dell'ordine naturale e cristiano. Così come a me pare altrettanto evidente che altre formazioni politiche e culturali hanno una visione dell'uomo e della società incompatibili con la visione cristiana. Sono proprio le prese di posizione circa le esigenze etiche fondamentali di cui si parlava poc'anzi a costituire un chiaro criterio e metro di giudizio al riguardo. Tutti ovviamente hanno diritto di proporre le loro opinioni in merito, ma anche la Chiesa ha diritto di esprimere il suo giudizio su ciò che è conforme o meno alla legge morale naturale e ai valori fondamentali che devono guidare una società fedele alla verità della persona umana e al bene comune».


È possibile operare da cattolici all'interno di una forza politica che non sempre rispetta la visione cristiana della persona, della vita e della famiglia, e a quali condizioni? Allo stesso modo, è possibile votare per essa senza compromettere la propria coscienza? A molti sembra impossibile trovare uno schieramento che soddisfi pienamente le aspirazioni della propria coscienza per la presenza di questo o quel partito, di questo o quell'esponente...
«Direi che è importante fare una chiara e netta distinzione tra forze politiche che rispettano nella loro ispirazione e nel loro programma di governo i princìpi e le esigenze etiche non negoziabili, e forze politiche che su questi aspetti e vincoli fondamentali hanno una visione opposta alla dottrina cristiana o comunque relativista. Il cattolico non può appoggiare le forze di questo secondo tipo. Quando la Chiesa afferma che non opta a favore di nessun partito e di nessuno schieramento politico non vuol dire che rinuncia a dare un giudizio etico sui princìpi e sui programmi dei diversi schieramenti o partiti, in riferimento ai valori e alle istanze etiche fondamentali richiamate: vita, famiglia, libertà di educazione, libertà religiosa, giustizia sociale... Come ha precisato lo stesso cardinale Ruini, non è possibile non vedere con preoccupazione che singole Regioni in Italia hanno dato via libera a normative che tendono a equiparare le unioni di fatto, eterosessuali e omossessuali alle unioni familiari fondate sul matrimonio, e che vi sono forze politiche di un determinato schieramento che intendono portare nel Parlamento nazionale tali proposte. Spesso il cattolico deve scegliere nel voto il male minore, purché questo "male minore" non favorisca forze politiche che non riconoscono o si oppongono ai princìpi e alle norme della legge morale naturale».


Vita e famiglia: due priorità etiche sull'agenda della politica italiana. Qualcuno sembra pensare che basta “accontentare” i cattolici e la Chiesa su questi punti. Come smentire questa idea?

«Appare veramente strano che qualcuno possa continuare ancora a dubitare su questo punto: "vita" e "famiglia" sono realtà appartenenti alla natura dell'uomo, e non alla interpretazione confessionale della Chiesa cattolica. Il "decalogo" appartiene al patrimonio comune della civiltà umana. Soltanto una ideologia relativista, nichilista e dissolutrice del patrimonio razionale dell'umanità può arrivare a negare le basi fondamentali della nostra società. Il dialogo che si sta costruendo fruttuosamente tra pensatori cattolici e diversi rappresentanti del mondo laico e liberale (non laicista) è il segno che questa è la strada per costruire insieme una società sempre più giusta e libera».

 

“Nell’intimo della coscienza l'uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell'intimità del cuore: fà questo, evita quest’altro. L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al suo cuore: obbedire ad essa è la dignità stessa dell'uomo, e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge, che trova il suo compimento nell'amore di Dio e del prossimo. Nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e per risolvere secondo verità tanti problemi morali, che sorgono tanto nella vita privata quanto in quella sociale” (Concilio Ecumenico Vaticano II: "Gaudium et Spes", n.16).

 

gli insegnamenti

DEL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XVI

CITTA’ DEL VATICANO: giovedì, 30 marzo 2006 (www.zenit.org)

          Ci sono tre principi non negoziabili per la Chiesa e i cristiani nella vita pubblica, ha spiegato questo giovedì Benedetto XVI: la difesa della vita, il riconoscimento della famiglia e la libertà di educazione.

          Il Papa lo ha detto a circa cinquecento parlamentari del Partito Popolare Europeo, che hanno celebrato a Roma il loro congresso continentale.

          Nel suo discorso, con il quale ha risposto alle parole di saluto del Presidente del Gruppo Parlamentare, Hans-Gert Poettering, il Santo Padre ha iniziato rivendicando il diritto dei rappresentanti religiosi ad esprimere i loro princìpi in una società democratica.

          “Quando le Chiese o le comunità ecclesiali intervengono nel dibattito pubblico, esprimendo riserve o ricordando princìpi, non stanno manifestando forme di intolleranza o interferenza, perché questi interventi cercano unicamente di illuminare le coscienze, affinché le persone possano agire liberamente e con responsabilità, in base alle autentiche esigenze della giustizia, anche se questo può entrare in conflitto con situazioni di potere e di interesse personale”, ha spiegato.

          Passando ad analizzare in particolare gli interventi pubblici della Chiesa Cattolica, la sua massima guida ha osservato che il suo interesse “si centra sulla protezione e sulla promozione della dignità della persona e per questo presta particolare attenzione ai principi che non sono negoziabili”. Con la chiarezza di un professore, il Pontefice ha enunciato questi principi:

- protezione della vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del suo concepimento fino alla morte naturale;

- riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, come unione tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, e la sua difesa di fronte ai tentativi di far sì che sia giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che in realtà la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo ruolo sociale insostituibile;

- la protezione del diritto dei genitori ad educare i loro figli.

          Benedetto XVI ha constatato che “questi principi non sono verità di fede”, perché “anche se sono illuminati e confermati dalla fede” “sono insiti nella natura umana, e pertanto sono comuni a tutta l’umanità”.

          “L’azione della Chiesa nella loro promozione non è quindi di carattere professionale, ma si dirige a tutte le persone, indipendentemente dalla loro affiliazione religiosa”, ha affermato.

          Quest’opera di difesa degli aspetti fondamentali della dignità umana, ha concluso, non dovrebbe essere realizzata solo dalla Chiesa. Di fatto, “è ancor più necessaria nella misura in cui questi principi sono negati o fraintesi, perché in questo modo si compie un’offesa alla verità della persona umana, una grave ferita provocata alla giustizia stessa”.

 

il cristiano è chiamato a mobilitarsi

per far fronte ai molteplici attacchi a cui è esposto il diritto alla vita

(Benedetto XVI, 24 febbraio 2007)

 

LA VITA VINCERA

La vita vincerà: è questa per noi una sicura speranza.

Sì, vincerà la vita, perché dalla parte della vita stanno la verità, il bene, la gioia, il vero progresso.

Dalla parte della Vita è Dio, che ama la vita e la dona con larghezza»

(Giovanni Paolo II - Discorso ai Partecipanti alla VII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, 3 marzo 2001)

 

DISCORSO DI BENEDETTO XVI
AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA

Lunedì, 27 febbraio 2006

            San Luca nel raccontare l'incontro della Madre di Gesù, che lo aveva concepito nel suo seno verginale solo da pochi giorni, con la madre di Giovanni Battista, già al sesto mese di gravidanza, testimonia la presenza attiva, sebbene nascosta, dei due bambini: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo” (Lc.1,41). Sant’Ambrogio commenta: “Elisabetta percepì l'arrivo di Maria, lui (Giovanni) l'arrivo del Signore; la donna l'arrivo della donna, il bambino l'arrivo del bambino” (Comm. in Luc., 2,19.22-26). (…).

            I Libri Sacri intendono mostrare l'amore di Dio verso ciascun essere umano ancor prima del suo prender forma nel seno della madre. “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu venissi alla luce, ti avevo consacrato” (Ger.1,5), dice Dio al profeta Geremia. E il Salmista riconosce con gratitudine: “Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo” (Sal.139,13-14). Sono parole, queste, che acquistano tutta la loro ricchezza di significato quando si pensa che Dio interviene direttamente nella creazione dell’anima di ogni nuovo essere umano.

            L'amore di Dio non fa differenza fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre, e il bambino, o il giovane, o l'uomo maturo o l'anziano. Non fa differenza perché in ognuno di essi vede l'impronta della propria immagine e somiglianza (Gen.1,26). Non fa differenza perché in tutti ravvisa riflesso il volto del suo Figlio Unigenito, in cui “ci ha scelti prima della creazione del mondo, ... predestinandoci a essere suoi figli adottivi ... secondo il beneplacito della sua volontà” (Ef.1,4-6). Questo amore sconfinato e quasi incomprensibile di Dio per l'uomo rivela fino a che punto la persona umana sia degna di essere amata in se stessa, indipendentemente da qualsiasi altra considerazione - intelligenza, bellezza, salute, giovinezza, integrità e così via.

            In definitiva, la vita umana è sempre un bene, poiché “essa è nel mondo manifestazione di Dio, segno della sua presenza, orma della sua gloria” (cfr. Evangelium vitae, 34). All'uomo, infatti, è donata un'altissima dignità, che ha le sue radici nell'intimo legame che lo unisce al suo Creatore: nell'uomo, in ogni uomo, in qualunque stadio o condizione della sua vita, risplende un riflesso della stessa realtà di Dio. Per questo il Magistero della Chiesa ha costantemente proclamato il carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento sino alla sua fine naturale (cfr. Evangelium vitae, 57). Questo giudizio morale vale già agli inizi della vita di un embrione, prima ancora che si sia impiantato nel seno materno, che lo custodirà e nutrirà per nove mesi fino al momento della nascita: “La vita umana è sacra e inviolabile in ogni momento della sua esistenza, anche in quello iniziale che precede la nascita” (cfr. Evangelium vitae, 61). (…)

            L'uomo rimarrà sempre un enigma profondo e impenetrabile. Già nel secolo IV, San Cirillo di Gerusalemme presentava ai catecumeni che si preparavano a ricevere il battesimo la seguente riflessione: “Chi è colui che ha predisposto le cavità dell'utero alla procreazione dei figli? Chi ha animato in esso il feto inanimato? Chi ci ha provvisto di nervi e di ossa circondandoci, poi, di pelle e di carne (cfr. Gb.10,11) e, non appena il bambino è nato, fa uscire dal seno abbondanza di latte? In qual modo il bambino, crescendo, diventa adolescente, da adolescente si muta in giovane, successivamente in uomo e infine in vecchio, senza che nessuno riesca a cogliere il giorno preciso nel quale si verifichi il mutamento?” E concludeva: “Stai vedendo, o uomo, l'artefice; stai vedendo il sapiente Creatore” (Catechesi battesimale, 9,15-16).

            All'inizio del terzo millennio, rimangono ancora valide queste considerazioni che si rivolgono, non tanto al fenomeno fisico o fisiologico, quanto al suo significato antropologico e metafisico. Abbiamo enormemente migliorato le nostre conoscenze e identificato meglio i limiti della nostra ignoranza; ma per l'intelligenza umana sembra sia diventato troppo arduo rendersi conto che, guardando il creato, ci si incontra con l'impronta del Creatore. In realtà, chi ama la verità, (…), dovrebbe percepire che la ricerca su temi così profondi ci pone nella condizione di vedere e anche quasi di toccare la mano di Dio.

IL TESTO INTERO E’ LEGGIBILE ALL’INDIRIZZO INTERNET

www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/february/documents/hf_ben-xvi_spe_20060227_embrione-umano_it.html

 

Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Dotato di un’anima spirituale ed immortale, la persona umana è la sola creatura che Dio abbia voluta per se stessa. Fin dal suo concepimento è destinata alla beatitudine eterna” (C.C.C. n.1703). Nell’Enciclica “Evangelium Vitae” (n.2) Giovanni Paolo II ha insegnato: L'uomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio. L'altezza di questa vocazione soprannaturale rivela la grandezza e la preziosità della vita umana anche nella sua fase temporale. La vita nel tempo, infatti, è condizione basilare, momento iniziale e parte integrante dell'intero e unitario processo dell'esistenza umana. Un processo che, inaspettatamente e immeritatamente, viene illuminato dalla promessa e rinnovato dal dono della vita divina, che raggiungerà il suo pieno compimento nell'eternità (cfr. 1^Gv.3,1-2). Nello stesso tempo, proprio questa chiamata soprannaturale sottolinea la relatività della vita terrena dell'uomo e della donna. Essa, in verità, non è realtà «ultima», ma «penultima»; è comunque realtà sacra che ci viene affidata perché la custodiamo con senso di responsabilità e la portiamo a perfezione nell'amore e nel dono di noi stessi a Dio e ai fratelli.

 

PREGHIERA DI UN BAMBINO CHE STA PER ESSERE UCCISO CON L’ABORTO
O Dio,Vieni a salvarmi,

Signore,vieni presto in mio aiuto.
Siano confusi e arrossiscano quanti attentano alla mia vita.
Siano respinti e sconfitti quanti vogliono la mia morte.
Con  vergogna siano umiliati quelli che dicono che non sono vivo.
Gioia e grande allegria per quelli che cercano di salvarmi.
Ma io sono impaurito e infelice, vieni presto, mio Dio;
tu sei mio aiuto e mio salvatore;
Signore, non tardare.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli.
Amen.

 

LA MANCANZA DI RISPETTO

VERSO LA “PRESENZA REALE” DI CRISTO NELL’EUCARISTIA

PER GLI ABUSI LITURGICI INTRODOTTI DOPO IL CONCILIO

 

S.Ecc.za Rev.ma Mons. Malcolm Ranjith
Segretario della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti

 

Nel Libro dell'Apocalisse, San Giovanni racconta come avendo visto e udito ciò che gli fu rivelato, si prostrava in adorazione ai piedi dell'angelo di Dio (cf. Ap 22, 8). Prostrarsi o mettersi in ginocchio davanti, alla maestà della presenza di Dio, in umile adorazione, era un'abitudine di riverenza che Israele attuava sempre davanti alla presenza del Signore. Dice il primo libro dei Re: «quando Salomone ebbe finito di rivolgere al Signore questa preghiera e questa supplica, si alzò davanti all'altare del Signore, dove era inginocchiato con le palme tese verso il cielo, si mise in piedi e benedisse tutta l'assemblea d'Israele» (1 Re 8, 54-55). La posizione della supplica del Re è chiara: Lui era in ginocchio davanti all'altare.

La stessa tradizione è visibile anche nel Nuovo Testamento dove vediamo Pietro mettersi in ginocchio davanti a Gesù (cf Lc 5, 8); Giairo per chiedergli di guarire sua figlia (Lc 8, 41), il Samaritano tornato a ringraziarlo e Maria, sorella di Lazzaro per chiedere il favore della vita per il suo fratello (Gv 11, 32). Lo stesso atteggiamento di prostrazione davanti allo stupore della presenza e rivelazione divina si nota in genere nel Libro dell'Apocalisse (Ap 5, 8, 14 e 19, 4). Intimamente legato a questa tradizione, era la convinzione che il Tempio Santo di Gerusalemme era la dimora di Dio e perciò nel tempio bisognava disporsi in atteggiamenti corporali espressivi di un profondo senso di umiltà e riverenza alla presenza del Signore. Anche nella Chiesa, la convinzione profonda che nelle specie Eucaristiche il Signore è veramente e realmente presente e la crescente prassi di conservare la santa comunione nei tabernacoli, contribuì alla prassi di inginocchiarsi in atteggiamento di umile adorazione del Signore nell'Eucaristia.

Difatti, riguardo alla presenza reale di Cristo nelle specie Eucaristiche il Concilio di Trento proclamò: «in almo sanctae Eucharistiae sacramento post panis et vini consecrationem Dominum nostrum Iesum Christum verum Deum atque hominem vere, realiter ac substantialiter sub specie illarum rerum sensibilium contineri» (DS 1651). Inoltre, San Tommaso d'Aquino aveva già definito l'Eucaristia latens Deitas (S. Tommaso d'Aquino, Inni). E, la fede nella presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche apparteneva già d'allora all'essenza della fede della Chiesa Cattolica ed era parte intrinseca dell'identità cattolica. Era chiaro che non si poteva edificare la Chiesa se tale fede veniva minimamente intaccata. Perciò, l'Eucaristia, Pane transustanziato in Corpo di Cristo e vino in Sangue di Cristo, Dio in mezzo a noi, doveva essere accolta con stupore, massima riverenza e in atteggiamento di umile adorazione. Papa Benedetto XVI ricordando le parole di Sant'Agostino «nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit; peccemus non adorando» (Enarrationes in Psalmos 89, 9; CCL XXXIX, 1385) sottolinea che «ricevere l'Eucaristia significa porsi in atteggiamento di adorazione verso, colui che riceviamo [...] soltanto nell'adorazione può maturare un'accoglienza profonda e vera» (Sacramentum Caritatis 66).

Seguendo questa tradizione è chiaro che assumere gesti e atteggiamenti del corpo e dello spirito che facilitano il silenzio, il raccoglimento, l'umile accettazione della nostra povertà davanti all'infinita grandezza e santità di Colui che ci viene incontro nelle specie eucaristiche diventava coerente e indispensabile. Il miglior modo per esprimere il nostro senso di riverenza verso il Signore Eucaristico era quello di seguire l'esempio di Pietro che, come racconta il Vangelo, si gettò in ginocchio davanti al Signore e disse «Signore, allontanati da me che sono un peccatore» (Lc 5, 8).

Ora, si nota come in alcune chiese, tale prassi viene sempre meno e i responsabili non solo impongono i fedeli a ricevere la Santissima Eucaristia in piedi, ma hanno persino eliminati tutti gli inginocchiatoi costringendo i loro fedeli a stare seduti, o in piedi, anche durante l'elevazione delle specie Eucaristiche presentate per l'adorazione. E strano che tali provvedimenti siano stati presi nelle diocesi, dai responsabili della liturgia, o nelle chiese, dai parroci, senza una pur minima consultazione dei fedeli, anche se oggi più che mai, si parla in molti ambienti, di democrazia nella Chiesa.

Allo stesso tempo, parlando della comunione sulla mano bisogna riconoscere che fu una prassi introdotta abusivamente e in fretta in alcuni ambienti della Chiesa subito dopo il Concilio, cambiando la secolare prassi precedente e divenendo ora la prassi regolare per tutta la Chiesa. Si giustificava tale cambiamento dicendo che rifletteva meglio il Vangelo o la prassi antica della Chiesa. E' vero che se si riceve sulla lingua, si può ricevere anche sulla mano, essendo questo organo del corpo d'uguale dignità. Alcuni, per giustificare tale prassi, si riferiscono alle parole di Gesù: «prendi e mangia» (Mc 14, 22; Mt 26, 26). Quali siano le ragioni a sostegno di questa prassi, non possiamo non ignorare ciò che succede a livello mondiale dove tale pratica viene attuata. Questo gesto contribuisce ad un graduale e crescente indebolimento dell'atteggiamento di riverenza verso le sacre specie Eucaristiche. La prassi precedente invece salvaguardava meglio quel senso di riverenza. Sono subentrati invece, una allarmante mancanza di raccoglimento e uno spirito di generale disattenzione. Si vedono ora dei comunicandi che spesso tornano ai loro posti come se nulla di straordinario fosse accaduto. Maggiormente distratti sono i bambini e gli adolescenti. In molti casi non si nota quel senso di serietà e silenzio interiore che devono segnalare la presenza di Dio nell'anima.

Ci sono poi abusi di chi porta via le sacre specie per tenerle come souvenir, di chi le vende, o peggio ancora, di chi le porta via per profanare in riti satanici. Tali situazioni sono state rilevate. Persino nelle grandi concelebrazioni, anche a Roma, varie volte sono state trovate delle specie sacre buttate a terra.

Questa situazione non ci porta solo a riflettere sulla grave perdita di fede, ma anche sugli oltraggi e offese al Signore che si degna di venirci incontro volendo renderci simili a lui, affinché rispecchi in noi la santità di Dio. Il Papa parla della necessità non solo di capire il vero e profondo significato dell'Eucaristia, ma anche di celebrarla con dignità e riverenza. Dice che bisogna essere consci dell'importanza «dei gesti e della postura, come inginocchiarsi durante i momenti salienti della preghiera Eucaristica» (Sacramentum Caritatis, 65). Inoltre parlando della ricezione della Santa Comunione invita tutti a: «fare il possibile perché il gesto nella sua semplicità corrisponda al suo valore di incontro personale con il Signore Gesù Cristo nel Sacramento» (Sacramentum Caritatis, 50).

In questa ottica è da apprezzare il Libretto scritto da S.E. Mons. Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare di Karaganda in Kazakhstan dal titolo molto significativo Dominus Est. Esso vuole dare un contributo alla discussione attuale sull'Eucaristia, presenza reale e sostanziale di Cristo nelle specie consacrate del Pane e del Vino. È significativo che Mons. Schneider inizi la sua Presentazione con una nota personale ricordando la profonda fede eucaristica della sua mamma e di altre due donne, fede conservata fra tante sofferenze e sacrifici che la piccola comunità dei cattolici di quel Paese ha sofferto negli anni della persecuzione sovietica. Partendo da questa sua esperienza, che suscitò in lui una grande fede, stupore e devozione per il Signore presente nell'Eucaristia, egli ci presenta un excursus storico-teologico che chiarisce come la prassi di ricevere la Santa Comunione in bocca e in ginocchio sia stata accolta e praticata nella Chiesa per un lungo periodo di tempo. Ora io credo che sia arrivato il momento di valutare bene la suddetta prassi, e di rivedere e se, necessario, abbandonare quella attuale che difatti non fu indicata né nella stessa Sacrosanctum Concilium, né dai Padri Conciliari ma fu accettata dopo una introduzione abusiva in alcuni Paesi. Ora, più che mai, è necessario aiutare i fedeli a rinnovare una viva fede nella presenza reale di Cristo nelle specie Eucaristiche allo scopo di rafforzare la vita stessa della Chiesa e di difenderla in mezzo alle pericolose distorsioni della fede che tale situazione continua a causare.

Le ragioni per tale mossa devono essere non tanto quelle accademiche ma quelle pastorali - spirituali come anche liturgiche - in breve, ciò che edifica meglio la fede. Mons. Schneider in questo senso mostra lodevole coraggio, perché ha saputo cogliere il vero significato delle parole di San Paolo: «ma tutto si faccia per l'edificazione» (1 Cor 14, 26).

Malcolm Ranjith

Segretario della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti

Prefazione al libro: Mons. Athanasius Schneider, Dominus est - Riflessioni di un Vescovo dell'Asia Centrale sulla sacra Comunione, Libreria Editrice Vaticana, Gennaio 2008

 

Giro di vite vaticano sulla Messa:

“prediche” brevi, sacralità, niente stravaganze
di Giacomo Galeazzi, dalla Città del Vaticano

Basta agli abusi liturgici. «La messa non è uno spettacolo, ma sacrificio, dono e mistero. Benedetto XVI chiede di celebrare l’eucarestia con dignità e decoro», afferma l’arcivescovo Albert Malcom Ranjith, segretario della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, stretto collaboratore di Joseph Ratzinger. E’ in preparazione un giro di vite del Vaticano contro le «stravaganze» nella messa e per rivedere alcune recenti pratiche come la comunione nelle mani. In arrivo, dunque, ci sono importanti correzioni: genuflessione davanti al Santissimo, omelie che non superino i dieci minuti e si attengano al Vangelo del giorno, l’ostia non più data in mano ma in bocca ai fedeli inginocchiati invece che in piedi, divieto di formule e riti non fedeli al magistero ufficiale inventate da sacerdoti che si pongono troppo al centro dell’attenzione. Quindi, nelle chiese, si annuncia il ritorno agli inginocchiatoi per «assumere gesti e atteggiamenti del corpo e dello spirito che facilitano il raccoglimento, l’umile accettazione della nostra povertà davanti all’infinita grandezza e santità di Cristo».

La Santa Sede vuole che la messa «venga celebrata come dovrebbe». La preoccupazione del Vaticano riguarda il mancato rispetto dell’eucarestia, «presenza reale e corporale di Cristo nell’assemblea dei fedeli», e il numero sempre più elevato di abusi liturgici. «Alcuni sacerdoti, con stravaganze inspiegabili, abusano della liturgia come se fosse di loro proprietà e non della Chiesa - spiega il segretario del dicastero vaticano per il Culto divino -. Basta con gli abusi e le interpretazioni personali, i sacerdoti devono seguire la liturgia ufficiale della Chiesa». Tra i problemi, le prediche troppo lunghe e non intonate alle letture del giorno. «L’omelia non deve superare gli 8-10 minuti - precisa Ranjith -. E’ necessario che il celebrante studi approfonditamente il Vangelo del giorno e si attenga sempre ad esso, senza svolazzi o inutili giri di parole».

In discussione anche la comunione nelle mani. «E’ una pratica che va rivista con urgenza tornando a dare la particola ai fedeli direttamente in bocca, senza che essi la tocchino, ribadendo in questo modo che nell’eucarestia c’è realmente Gesù e che tutti lo devono accogliere con devozione e amore - precisa l’arcivescovo -. Serve una catechesi perché molti neanche si rendono conto di chi ricevono nella comunione, cioè Cristo, e così prendono l’ostia con scarsa concentrazione e scarsissimo rispetto».

E’ arrivato il momento di «valutare bene», «rivedere» e «abbandonare» la prassi di ricevere l’ostia consacrata sulla mano e non sulla lingua. Tale prassi è stata «introdotta abusivamente e in fretta in alcuni ambienti della Chiesa subito dopo il Concilio» divenendo poi «regolare in tutta la Chiesa». Ciò «contribuisce ad un graduale e crescente indebolimento dell’atteggiamento di reverenza verso le sacre specie eucaristiche», evidente in particolare fra i bambini e gli adolescenti. Inoltre la possibilità di ricevere l’ostia sulla mano, denuncia Ranjith, è all’origine di «gravi abusi». C’è «chi porta via le sacre specie per tenerle come souvenir», «chi le vende» e addirittura «chi le porta via per profanarle in riti satanici».

Per «recuperare il senso del sacro», inoltre, è opportuno tornare a genuflettersi nel momento in cui ci si comunica per «rispetto verso il dono e il mistero dell’eucarestia». La genuflessione al momento della Comunione, quindi, come «un atto di umiltà e di riconoscimento della nostra natura di figli di Dio».

 

Gesù a Santa Faustina Kowalska


“Desidero che i miei Sacerdoti annunzino questa mia grande misericordia per le anime peccatrici. Il peccatore non tema di avvicinarsi a Me. Anche se l’anima fosse come un cadavere in piena putrefazione, se umanamente non ci fosse più rimedio, non è così davanti a Dio. Le fiamme della misericordia mi consumano, desidero effonderla sulle anime degli uomini. Io sono tutto amore e misericordia. Un’anima che ha fiducia in Me è felice, perché Io stesso mi prendo cura di lei. Nessun peccatore, fosse pure un abisso di abiezione, mai esaurirà la mia misericordia, poiché più vi si attinge più aumenta. Figlia mia, non cessare di annunziare la mia misericordia, facendo questo darai refrigerio al mio Cuore consumato da fiamme di compassione per i peccatori. Quanto dolorosamente mi ferisce la mancanza di fiducia nella mia bontà! Per punire ho tutta l’eternità, adesso invece prolungo il tempo della misericordia per loro. Anche se i suoi peccati fossero neri come la notte, rivolgendosi alla mia misericordia, il peccatore mi glorifica e onora la mia Passione. Nell’ora della sua morte Io lo difenderò come la stessa mia gloria. Quando un’anima esalta la mia bontà, Satana trema davanti ad essa e fugge fin nel profondo dell’inferno. Il mio cuore soffre perché anche le anime consacrate ignorano la mia Misericordia e mi trattano con diffidenza. Quanto mi feriscono! Se non credete alle Mie parole, credete almeno alle Mie piaghe!”

 

“Non lo sopporto più, il suo Magistero è un esorcismo continuo”:

Satana sfiancato da Benedetto XVI

di Gianluca Barile

CITTA’ DEL VATICANO –

“Lo odio, non lo sopporto più: ogni sua parola, ogni suo gesto e ogni sua benedizione rappresentano un esorcismo”. Non c’è che dire, Satana non riesce proprio a rassegnarsi: il Papa gli dà filo da torcere, lo tortura, lo smaschera mettendo continuamente in guardia l’umanità contro le sue opere e seduzioni, e lui, il Maligno, l’angelo decaduto, il dannato in eterno, il capo degli spiriti infernali, si sente ormai alle strette, piegato e piagato dal Magistero di Joseph Ratzinger.

In quanto collaboratore di un esorcista, sono testimone diretto della sofferenza atroce che patisce il Diavolo al solo udire il nome di Benedetto XVI: urla, strepiti, pianti di dolore. Qualche settimana fa, ad esempio, mentre una donna era sottoposta a preghiera di liberazione in una chiesetta in cui ero presente anch'io, Satana si è lasciato sfuggire l’ennesimo sfogo, quello che avete letto all’inizio di questo articolo: è disperato, non ne può proprio più del Papa e delle sue continue catechesi contro l’Inferno e gli spiriti che lo abitano. Ma non solo: il Maligno considera “ogni sua parola, ogni suo gesto, ogni sua benedizione un esorcismo”.

Da un punto di vista strettamente teologico si potrebbe affermare che Satana detesta il Santo Padre per la sua autorità di Vicario di Cristo in Terra e di Pastore universale della Chiesa. Sarebbe logico ma, nel caso di Benedetto XVI, riduttivo. Perché prima come Professore, poi come Arcivescovo e infine come Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger non si è mai stancato di sottolineare la reale esistenza del Maligno e dell’Inferno, in modo che gli uomini fossero ben consci che con il peccato rischiavano le fiamme eterne.

Innumerevoli sono anche i richiami del Cardinal Ratzinger a non ricorrere all’occultismo: le pratiche magiche, nell’offendere Dio, aprono le porte dell’anima, e del mondo, a colui che in quanto padre della menzogna fa credere di essere la soluzione di tutti i mali essendo, invece, il Male per eccellenza. D’altronde, talvolta basta una semplice lettura dei tarocchi (per non parlare delle più gravi sedute spiritiche, delle messe nere, delle maledizioni, delle fatture, del malocchio, delle consacrazioni al Diavolo) per consentire a Satana di impossessarsi dello spirito e del corpo di una persona. A quel punto, se davvero ci si vuole liberare dello sgradito ospite, è inevitabile ricorrere all’esorcista.  E gli esorcisti, negli ultimi tempi, ne stanno sentendo davvero delle “belle”: il Maligno continua a lamentarsi, Benedetto XVI è diventato uno dei suoi incubi più ricorrenti. E, sebbene sia il mentitore per antonomasia, questa volta c’è da credergli: tutto il Magistero del Papa va nella direzione della lotta a Satana.

Come ci ha raccontato in esclusiva Monsignor Andrea Gemma qualche settimana fa, il Diavolo, sin dall’elezione di Joseph Ratzinger al soglio pontificio, ha iniziato a tremare. Erano trascorsi pochi giorni dall’arrivo di Benedetto XVI sulla Cattedra di Pietro che, durante un esorcismo (ce ne fossero di Vescovi come Monsignor Gemma che esercitano questo ministero!), il Maledetto disse: “Il nuovo Papa è ancora più forte di quello di prima (Giovanni Paolo II, ndr) e ci farà soffrire molto”. E, in effetti, così sembra essere.

L’ultimo intervento in ordine di tempo contro Lucifero, intanto, Benedetto XVI lo ha pronunciato appena qualche giorno fa, domenica scorsa (10 febbraio 2008, ndr): vivere la Quaresima, ha sottolineato all’Angelus, significa affrontare e combattere la causa di tutti i mali, Satana appunto, portando la Croce di Cristo. Ma l’emblema della guerra spirituale dichiarata dalla Chiesa di Ratzinger al Diavolo è racchiuso tutto nelle parole rivolte l’anno scorso dallo stesso Benedetto XVI ai fedeli di una parrocchia romana: “Per quanti continuano a peccare senza mostrare nessuna forma di pentimento, la prospettiva è la dannazione eterna, l'Inferno, perché l'attaccamento al peccato può condurci al fallimento della nostra esistenza. E’ il tragico destino che spetta a chi vive nel peccato senza invocare Dio. Solo il perdono divino ci dà la forza di resistere al male e non peccare più. Gesù è venuto per dirci che ci vuole tutti in Paradiso e che l'Inferno, del quale poco si parla in questo nostro tempo, esiste ed è eterno per quanti chiudono il cuore al suo amore”.

Eh già, c’è poco da fare: davanti alla maestria di Benedetto XVI, Satana è sconfitto in partenza. E conoscendo la sua superbia, è facile immaginare che stia piangendo lacrime amare.

 

 

PREGHIERA ALLA VERGINE IMMACOLATA LAURETANA

PER L’ITALIA

        

         Signora e Madre di Dio, di quante grazie e favori colmasti l'Italia, mia Patria, nel corso dei secoli! Eppure il mio cuore si sente pieno di tristezza e di apprensione nel considerare le condizioni in cui essa oggi si trova. Nel pensare che questa Penisola, in cui il tuo Divin Figlio incastonò come una gemma di inestimabile valore la Cattedra di Pietro, stabilendola nella città di Roma; la penisola in cui, per un disegno tuo e del tuo Divin Figlio venne trasportata miracolosamente la Santa Casa di Nazareth a Loreto; in cui vive un popolo che diede alla Chiesa e alla civiltà cristiana in Europa grandi Santi e benefattori dell’Umanità: ora però l’Italia si trova ridotta alle tristissime condizioni di oggi! Come non pensare, o Madre, che quando manifestasti a Fatima la tua tristezza per le condizioni del mondo di allora e la tua apprensione per ciò che sarebbe accaduto se gli uomini non avessero fatto penitenza, l'Italia sarebbe divenuta una delle maggiori ragioni della tua tristezza ed uno dei destinatari del tuo appello alla penitenza? Frattanto i motivi della tua tristezza per noi non hanno fatto che aggravarsi, mentre il nostro spirito di penitenza con il tempo non ha fatto che diminuire, fino a giungere alla estrema pochezza in cui oggi si trova.

         Senza un intervento speciale della grazia sull'Italia, nulla si può sperare; ma in compenso, con questo intervento si può sperare tutto: sperare per l'Italia, sperare per l'Europa, sperare per il mondo. La Provvidenza ha dato infatti alla nostra Nazione i mezzi per influenzare profondamente tutto il Continente Europeo, e l'Europa è tutt’oggi la grande tribuna dall'alto della quale il pensiero umano si rivolge a tutti i popoli della terra. Che gloria sarebbe per te, Signora, se l'Italia si convertisse sinceramente e profondamente con una conversione totale che la rendesse a te più familiare e più sottomessa di quanto lo è stata persino nei tempi più aurei della sua storia!

         O Madre, torna fra noi! Richiama l'Italia affinché essa ritorni a te e al tuo Divin Figlio Gesù! Unisciti sempre di più all'Italia ed unisci sempre di più l'Italia a te.

         O Madre, ricordati dell'Italia, nazione da te tanto prediletta e che riempisti di tanta dolcezza. Infondile nostalgia di te, poiché sono certo che tu hai nostalgia di lei; ritorna al più presto in Italia, mediante il regno della tua grazia, per trasformarla in un grande strumento della Restaurazione del tuo Regno nel mondo e della “Civiltà dell’Amore”.

         Amen.

Pater, Ave, Gloria

 

Preghiera a San Giuseppe

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme a quello della tua Santissima Sposa. Deh! per quel sacro vincolo di carità che ti strinse all’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto soccorri  ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della Divina Famiglia l'eletta prole di Gesù Cristo. Allontana da noi, o Padre amatissimo, la peste di errori e di vizi che ammorbano il mondo; assistici propizio dal Cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore. E come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la Santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e copri ciascuno di noi con il tuo continuo patrocinio, affinché, con il tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in Cielo. Amen.

 

IL SOGNO DELL’OTTAVA CHIESA

Dalla "Lettera alla Chiesa di Dio che è in Ancona e Osimo" di Mons. Edoardo Menichelli

NON HO SMARRITO LA DIMENSIONE DEL SOGNO

            Siamo tutti immersi dentro una sovrabbondanza di “parole ecclesiali” che non sempre riescono a fare sintesi tra i piani di Dio e le risposte umane perché frequentemente impastate di estetismi verbali e tecnicismi progettuali da... marketing aziendale. Il Signore ci restituisca la capacità di... sognare, di nutrirci di passioni ideali, di soffrire l’inquietudine dello scarto tra i suoi disegni e le nostre realizzazioni.

            Vi confesso che non ho mai smarrito la dimensione del sogno, che in definitiva è la dimensione che non ci appiattisce nell’abitudine, nella “routine”, nella ripetitività, nella pigrizia, nelle stanchezze psicologiche, nei comodi rifugi mentali.

            In questa chiave ho riletto l’Apocalisse e le lettere alle sette Chiese. L’apostolo Giovanni in ogni Chiesa rileva peccati, incongruenze, omissioni, disaffezioni, cadute etiche. In sintesi: apostoli “finti”, rarefazione del primo amore, paura delle prove e delle tribolazioni, tradimenti della Parola, cedimenti agli “idoli”, mancanza di vigore nell’annuncio, rivoltante tiepidezza, smisurati orgogli.

            Pur sapendo che l’itinerario di ogni credente e di ogni Chiesa, è sempre in bilico tra fedeltà e infedeltà, e non ipotizzando ingenui e disincarnati “angelismi”, sogno la mia e nostra Arcidiocesi di Ancona come... l’Ottava Chiesa, quella che Dio stesso sogna. (...).

            Vi chiedo di condividere questo mio sogno affinché diventi un sogno robusto alimentato dalle energie e dall’impegno di tutti e da tutti partecipato. E nessuno dica: “Io non c’entro”, magari “nascosto” o “consolato” dentro la buca confortevole delle proprie personali, parziali e gratificanti visioni. Riprendere lo stupore di essere servi e figli della Chiesa sposa amata da Cristo Signore.

dalla "Lettera alla Chiesa di Dio che è in Ancona e Osimo"

+ Mons. Edoardo Menichelli

Cfr. Internet: www.operadellavita.it/sogno.htm

 

UNA VOCE PER MILLE CHIAMATE

www.lavocecattolica.it/unavoce.htm

 

+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *

 

Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza talvolta troppo elevata. Per richieste di risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.83552 o Cell. 339.6424332). Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile.  Prof. Giorgio Nicolini  -  giorgio.nicolini@poste.it

 

 MESSAGGIO DI ADESIONE DEL PROF. GIORGIO NICOLINI

www.lavocecattolica.it www.telemaria.it

AL DIRETTORE DE “IL FOGLIO” GIULIANO FERRARA

----- Original Message -----

From: giorgio.nicolini@poste.it

To: lettere@ilfoglio.it

Sent: Saturday, January 12, 2008 1:44 AM

Subject: Adesione alla moratoria sull'aborto

Ancona, 12 gennaio 2008

Caro Ferrara,

    aderisco con viva gratitudine al Suo appello e, come credente, La voglio rassicurare anche del mio ricordo nella preghiera al Signore, perché gli dia Luce e Forza nel sostenere la Sua battaglia.

    In allegato, mi permetto di inviarLe un testo scientifico di Domenico Ravalico, di una trentina di anni fa, ormai fuori commercio, ma molto bello e profondo, e sempre attuale. Ho cercato di rintracciare i discendenti di Domenico Ravalico, per una eventuale concessione ad una ripubblicazione del libro, ma non sono riuscito a rintracciarli. Ho allora pubblicato il testo nel mio Sito Internet, all'indirizzo www.lavocecattolica.it/verita.della.creazione.htm  Sarei molto lieto se Lei fosse in grado di interessarsi ad una ripubblicazione di quel libro od anche ad una pubblicazione a puntate ne IL FOGLIO. Sarebbe un arricchimento "scientifico" per molti e agevolerebbe il dialogo tra "scienza e fede", che non sono in nulla in contrasto, ma l'una arricchente l'altra.

    In altri due messaggi successivi Le invio altri due allegati, ove può trovare spunti alla "causa" della salvezza dei "bambini non nati".

Cfr. www.lavocecattolica.it/lettera.presidente.repubblica.html

Cfr. www.lavocecattolica.it/memoria.liturgica.htm

    Un testo riguarda l'istituzione nella Chiesa di una Memoria Liturgica dei SANTI NON NATI, sottoposta al vaglio dell'ex-Card. Ratzinger, quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e poi approvato successivamente dopo essere stato eletto Papa, attraverso la Commissione Teologica appositamente costituita. Il Santo Padre Benedetto XVI - mi è stato attestato - apprezza molto quanto scrivo. Il testo che Le invio ha anche contribuito al superamento delle "difficoltà teologiche" riguardo alla non-esistenza del Limbo, dottrina che ora fa parte del Magistero Ordinario della Chiesa (cfr. www.lavocecattolica.it/memoria.liturgica.htm).

    RassicurandoLa di tutto il mio appoggio, la mia gratitudine e la mia simpatia nella battaglia in difesa della vita, La saluto con viva cordialità, augurandoLe ogni bene.

Prof. GIORGIO NICOLINI
Tel./Facs. 071.83552 - Cell. 339.6424332

 

UNA TESTIMONIANZA

----- Original Message -----

From: ::: (... omissis…) :::

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Saturday, May 05, 2007 4:33 PM

Subject: Lettera per Dr. Nicolini

 

Egregio Dr. Nicolini, da diverso tempo conosco questo sito (www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm).

Mi chiamo A., e purtroppo conosco la disperazione e il dramma che vive quotidianamente chi ha abortito. Quanto dolore e quanto amore buttato via per un bambino che non nascerà. E quanta indifferenza e falsa solidarietà nei confronti di una donna che deve affrontare una gravidanza inattesa o indesiderata. Ho ancora oggi, e credo avrò per sempre, dentro al cuore le ferite di una mancanza così grave come è senza dubbio la consapevolezza che il proprio bimbo è andato distrutto. Poi è inutile rimpiangere il momento in cui si è state talmente fragili e vulnerabili da cedere ai ricatti e alle pressioni di chi considerava il proprio figlio, il proprio nipote, un errore o peggio un nemico da sopprimere. Se è interessato posso mandarle la mia testimonianza.

Di una cosa sono certa: esiste una grande omertà se si affronta il tema dell'aborto, della quale le donne, e purtroppo anch'io, ne sono vittime. Chissà che non siano proprio le donne che hanno abortito a fare chiarezza su ciò che hanno vissuto e subìto. A fare chiarezza sui loro sentimenti feriti, sulla loro libertà violata di diventare madri di un bambino che è unico e irripetibile, a parlare esplicitamente del rimpianto per non avere ricevuto l'aiuto al quale avevano diritto per evitare di abortire.

Spero di poterle parlare, anche attraverso una “mail”. Grazie.

Messaggio firmato

 

 

----- Original Message -----

From: toninocantelmi@tiscali.it

To: giorgio.nicolini@poste.it ; lavocecattolica@lavocecattolica.it

Cc: giorgiavinci@yahoo.it

Sent: Sunday, January 27, 2008 4:11 AM

Subject: Cattolici e Psiche

Sono il Dr. Tonino Cantelmi, Presidente dell'associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici (www.aippc.net); recentemente sono stato oggetto di una piccola aggressione da parte del quotidiano Liberazione, sul tema dell'omosessualità. Da ciò ne è scaturita una riflessione che Le invio nella speranza che possa trovare spazio. Tonino Cantelmi.

Grazie ad una recente polemica causata da una decina di articoli  e di interviste, pubblicati con grande evidenza dal quotidiano Liberazione, tutti tesi ad accusarmi di omofobia e di aver creato una rete “clandestina” di terapeuti cattolici con la finalità di “curare” i gay, ho potuto esprimere alcune considerazioni inerenti un tema spesso sottaciuto: i cattolici e la psiche. Infatti, abbandonate le modalità istrioniche con cui Liberazione ha polemizzato con me, è nato un dibattito interessante e che si polarizza su questo quesito: gli psicologi e gli psicoterapeuti rispettano i codici valoriali dei loro pazienti credenti? Sia lo psichiatra Leonardo Ancona su Repubblica, che lo psicoanalista Claudio Risè sull’Avvenire hanno sostanzialmente confermato che in Italia più che altrove i pazienti credenti non vengono rispettati nella loro dimensione spirituale dagli psicologi e dagli psicoterapeuti. La questione omosessuale ne è l’esempio clamoroso.

Come scrive Risè, perché un paziente che vive come egodistonico il proprio orientamento sessuale, anche sulla base del proprio sistema valoriale, non dovrebbe essere aiutato a mettersi in discussione e a verificare sino in fondo la propria situazione? Perché dovrebbe essere solo incoraggiato ad assumere, quasi per legge, la condizione di gay? Insomma secondo Risè l’ascolto e l’accoglienza del dolore umano hanno un grande nemico: l’ideologia, che pretende di distinguere le sofferenze giuste da quelle ingiuste. L’Ordine degli Psicologi, osserva Risè, ha immediatamente ritenuto di sostenere la polemica dell’Arcigay contro coloro che sollevano dubbi, dimenticando che il sistema classificatorio dell’OMS ancora prevede come disturbo l’orientamento sessuale egodistonico, ritenendo in questi casi che “l’individuo possa cercare un aiuto terapeutico per cambiare la propria preferenza sessuale” (ICD X – F66). Perciò alcune dichiarazioni di autorevoli esponenti dell’Ordine degli Psicologi a molti sono sembrate più un cedimento all’ideologia che una corretta valutazione scientifica. E allora, al di là delle polemiche, non sarebbe giusto avviare una discussione, questa sì, scientifica e deideologizzata? Ecco i punti che secondo me vanno messi sul tavolo.

Primo: nessuna terapia “riparativa” tout court. Da tempo sostengo che il termine “riparativa” sia ideologico, come quello “affermativa”. E’ vero che il concetto di riparazione ha una lunga tradizione in ambito psicoanalitico, ma oggi ha assunto una accezione ideologica pari al concetto di terapia affermativa. Dal mio punto di vista esiste la terapia, secondo modelli convalidati scientificamente, ed esiste la domanda di psicoterapia. Esiste il lavoro di decodifica del terapeuta ed esiste il consenso del paziente. Si può discutere di questo?

Secondo: nessuna diagnosi di omosessualità. Questo non vuol dire non prendere in esame quella che l’ICD-X (cioè il sistema di classificazione ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) chiama “sessualità egodistonica” e la comprende nella categoria “Psychological and behavioural disorders associated with sexual development and orientation”. Attenzione! L’ICD-X (il più ufficiale e recente sistema di classificazione) chiarisce che ciò vale per tutti: eterosessuali, omosessuali e bisessuali  e specifica che “l’orientamento sessuale da solo non riguarda questo disturbo”.

Terzo: rispetto dei codici valoriali del paziente e della dimensione religiosa e spirituale dei pazienti. Sono stati condotti numerosi studi che evidenziano come i pazienti credenti percepiscano un senso di incomprensione per questo loro aspetto da terapeuti non credenti. Ciò genera una serie di problematiche di cui si discute in tutto il mondo, tranne che in Italia.

Quarto: la presunta neutralità del terapeuta. Il concetto di neutralità è pieno di molte buone intenzioni, ma innumerevoli studi metodologici ed epistemologici dimostrano che il terapeuta non è neutrale. Sostenerne la neutralità è semplicemente antiscientifico. E allora: non è forse più etico (ma direi semplicemente onesto) dichiarare le premesse antropologiche ed i presupposti epistemologici che sono dietro ogni modello terapeutico?

Mi auguro che si possa avviare un dibattito sempre meno pervaso da componenti ideologiche e che qualcuno voglia cominciare a porsi la questione: che vuol dire in psicoterapia rispetto del codice valoriale del paziente?

Dr. Tonino Cantelmi, Presidente dell'associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici (www.aippc.net)

 

----- Original Message -----

From: Padre Stefano Bertolini Spina

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Sunday, April 23, 2006 1:34 AM

Subject: Il ministero angelico di Loreto

 

Egr. Dott. Nicolini,

            sono un sacerdote della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri di (…omissis…). Per caso ho “incontrato” il suo Sito Internet (www.lavocecattolica.it ) cercando materiale per una Via Crucis da tenere nella Parrocchia che reggo insieme ad un confratello, qui a (…omissis…).

            Le scrivo per ringraziarla vivamente di quanto ella scrive sulla traslazione angelica della Santa Casa di Loreto, e comprendo tutte le sue difficoltà. Anche io, fino a quando non ho letto i suoi scritti e non ho riflettuto un poco, credevo nel trasporto via mare ad opera dei Crociati.

            Purtroppo - come lei ben sa - il morbo del razionalismo modernista si è impossessato anche di vasti strati della Chiesa, non ultimo - anzi soprattutto! - proprio del clero e dei pastori. Anche io, come tanti altri sacerdoti - tenga presente che sono nato nel 1960 e quindi appartengo già alla generazione “post-conciliare” - ho ricevuto una formazione teologica intrisa di illuminismo, per cui i miracoli sono dei “teologumeni” privi di fondamento storico.

            In realtà le cose stanno proprio come dice lei: c'è forse qualcosa di impossibile a Dio? Negando le possibilità dell'intervento divino soprannaturale, finiamo per negare l'essenza stessa della religione e infine per affermare che Dio non è onnipotente! Tanto vale allora essere onesti e definirsi atei.

            Da diversi anni ormai - e grazie a Dio e alla Madonna! - mi sono ampiamente ricreduto, anche se restano in me - a causa appunto della formazione ricevuta - alcune incrostazioni di “razionalismo” che mi sforzo, con l'aiuto di Dio, di superare, per abbracciare una più piena ed autentica dimensione di fede. Così ho preso ad insegnare in questo modo ai miei fedeli, e ho trovato insieme a loro la via di Cristo.

            Grazie anche a lei per il contributo che ha dato a questa mia maturazione: è vero “nulla è impossibile a Dio!”. Proceda con fermezza su questa strada, non si scoraggi per le incomprensioni che le derivano anche e proprio da chi dovrebbe difendere la fede (…) e non si rende conto che non sono in gioco solo le “Sante Pietre”, ma anche il fondamento stesso della nostra Religione Cattolica: in realtà il discorso è ben più ampio del problema di Loreto e inerisce il senso stesso della fede vera e della religiosità autentica.

            Che il Signore e la Madonna benedicano e sostengano il suo prezioso lavoro!

            Di tutto cuore un abbraccio in Cristo.

 Padre Stefano Bertolini Spina

 

L’APPELLO DI DON FRANCESCO LO GERFO

----- Original Message -----

From: francescologerfo@alice.it

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Monday, July 09, 2007 5:31 PM

 

“Iddio mi conceda di parlare secondo quello che penso e di pensare in modo degno dei beni dati,

poiché egli è la guida della Sapienza e il correttore dei saggi”.

(Sapienza di Salomone 7,15)

Palermo, 20 giugno 2007

Ill.mo Signor Presidente,

            è col cuore in mano che mi accingo a scrivere queste righe, sicuramente per me umilianti e vergognose e forse anche inutili. 

            Spero solo che tocchino il cuore di chi le leggerà, sempreché qualcuno lo faccia. Chiedo perdono fin da ora, per il disturbo. Il tono un po’ confidenziale  nasce da quella convinzione di essere tutti figli di Dio e quindi fratelli.

            Non è facile a 54 anni, di cui 24 di sacerdozio, accettare di essere un fallito e un mendicante che bussa a tante porte per tendere la mano a chiedere l’elemosina, eppure…

            Le cose più importanti sono le più difficili da dire, sono quelle di cui ci si vergogna, perché le parole immiseriscono, le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella nostra testa sembravano sconfinate, ma le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è anche più di questo!

            Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov’è sepolto il nostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i nostri nemici sarebbero felicissimi di portare via. E si potrebbero anche fare rivelazioni che ci costano, per poi scoprire che la gente ci guarda strano, senza capire affatto quello che è stato detto, senza capire perché ci sembrava tanto importante da piangere mentre le si diceva. E questa è la cosa peggiore! Quando il segreto rimane chiuso dentro, non per mancanza di uno che lo racconti, ma per mancanza di un orecchio che voglia e sappia ascoltare.

            Ho cercato per anni un orecchio disposto ad ascoltarmi, all’interno delle istituzioni ecclesiastiche, ma dopo quasi sette anni di ricerche infruttuose, sono costretto ad arrendermi. Nessuno ha voluto ascoltarmi, nessuno mi ha creduto, nessuno mi ha aiutato!

            “La verità vi farà liberi” (Gv.8,32), leggiamo nel Vangelo, che predichiamo. Eppure, dopo sette anni quasi che cerco, specialmente nell’ambiente ecclesiastico e religioso, un orecchio disponibile ad ascoltare, gridando la verità, i miei sforzi inutili mi convincono che molti preferiscono non conoscerla. Infatti alla verità si preferisce l’apparenza: è incredibile, ma proprio noi che predichiamo un Vangelo di Amore e di Liberazione, lo facciamo puntando il dito piuttosto che tendendo la mano.

            Le reazioni, infatti, nel corso di questi ultimi anni, alle mie richieste d’aiuto sono state di incredulità. Tanto che alcune suore di Brescia, ad esempio, hanno avvisato i carabinieri, che hanno svolto regolari indagini.

            Altri hanno chiamato la Curia di Palermo o la Curia di Locri, dalla quale ancora dipendo ecclesiasticamente, sebbene abiti ormai da sette anni a Palermo, a seguito di una grave malattia che ha colpito mia madre, e dove ho presentato regolare domanda di incardinazione, ancora in attesa di una risposta.

            Ebbene chi ha chiamato si è sentito rispondere che loro mi hanno sempre aiutato. Ma d’altra parte cosa avrebbero dovuto rispondere? A nessuno piace ammettere le proprie responsabilità.

            Altri ancora mi hanno telefonato o scritto, dimostrando a parole la loro solidarietà, ma poi sono scomparsi, rendendosi irreperibili.

            Tanti mi hanno garantito preghiere: purtroppo, con le preghiere non sono riuscito a togliere alcun debito, provocati da oltre due anni vissuti senza alcuna entrata.

            Altri, e sono la maggior parte, hanno preferito ignorarmi. Bontà loro!

            L’indifferenza, la mancanza di quella pietas e carità cristiana è la cosa peggiore che sto sperimentando in questi lunghi anni vissuti con l’incubo della solitudine e dell’incomprensione. Subisco l’ingiustizia di false accuse senza potermi neanche difendere, perché accusato, giudicato e condannato a mia insaputa. Ne sto subendo tutte le conseguenze a livello psicologico; per questo avrei voluto denunciare il mio grave disagio. Sono senza alcun incarico ormai da sette anni e trascorro così inutilmente le mie giornate, subendo un forte danno biologico e psicologico.

            Per oltre due anni sono rimasto senza alcun mezzo di sostentamento; infatti, a seguito della malattia di mia madre, ho dovuto lasciare il mio ultimo incarico di cappellano sulle navi e fermarmi a Palermo per poter restare vicino a mia madre. Per andare avanti in questi due anni ho dovuto contrarre debiti con le uniche persone che non chiedono garanzie, né garanti, ma i cui interessi diventano micidiali.

            Nel 2002 finalmente sono stato reinserito nel Sistema Sostentamento Clero, per un’indennità pari a 700 euro circa. A questo punto per pagare i primi debiti, ne ho dovuto contrarre altri presso alcune finanziarie, finché ultimamente la situazione è esplosa.

            Perché a questo punto un ulteriore inutile scritto da parte mia? Forse spero, forse mi illudo! Non è facile compiere gesti estremi ed eclatanti… L’ultima mia indennità integrativa di aprile, è stata pari a 590 euro, con i quali provvedere a tutte le spese: affitto (400 euro), bollette e viveri, oltre che a ripianare i debiti in passato contratti. Ciò con buona pace e tante belle parole di tutti coloro che sono a conoscenza di questa situazione disastrosa.

            Affido allo Spirito Santo questo mio scritto, perché possa ispirare chi avrà la pazienza e la bontà di leggermi a compiere un gesto d’amore e di carità, che il mondo religioso in questi anni mi ha sempre negato, ignorandomi.

            Non resta che inviare un sincero e devoto saluto in Cristo, nostro fratello.

Sac. Francesco Lo Gerfo

Via Libertà, 165 - 90143 Palermo

Tel. 091.348840 – Cell. 349.6411511

P. S. - Qualora le scarne notizie non fossero sufficienti per comprendere appieno la situazione, sono disponibile a tutte le chiarificazioni necessarie.

 

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LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA

PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”

Verso la Civiltà dell’Amore profetizzata da Paolo VI

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

                                                                       (Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)

                               

PREGHIERA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA

 

            Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento.

            Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede. Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male.

            Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.

            Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore.

            Amen.

 

Nuova York, Le Torri Gemelle, 11 settembre 2001

In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc.13,1-5).

GIOVANNI PAOLO II

(Roma, sabato 8 dicembre 2001)

NUBI OSCURE SI ADDENSANO ALL’ORIZZONTE DEL MONDO

Nubi oscure si addensano all’orizzonte del mondo. L’umanità, che ha salutato con speranza l’aurora del terzo millennio, sente ora incombere su di sé la minaccia di nuovi, sconvolgenti conflitti. E’ a rischio la pace nel mondo.

 

Omelia di Benedetto XVI del 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro

La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.

IL FUTURO DEL MONDO DIPENDE DALLA CONVERSIONE DEL MONDO

«Il futuro del mondo dipende dalla conversione del mondo» ha detto la Madonna a Fatima. In verità, siamo tutti responsabili. «Ogni peccato è un atto di guerra», diceva lo statista spagnolo Donoso Cortes. «Il peccato turba l’ordine naturale. Quando l’uomo si ribella a Dio, la natura si ribella all’uomo e lotta per Dio» (Sap.5,20). E’ questa la causa delle calamità naturali. Tolstoj diceva: «E’ assurdo che una guerra sia prodotta da alcuni uomini; sarebbe lo stesso che dire che una montagna viene spaccata da due colpi di piccone. La guerra è prodotta dai peccati dei popoli». L’umanità è una grande famiglia di cui Dio è Padre. Nessuno vive solo per sé, ma influisce su tutti. Quando la sproporzione fra i buoni e i cattivi oltrepassa ogni limite, Dio abbandona i governanti ai loro insani pensieri. Si scatenano feroci le lotte e sopravviene la desolazione. Al contrario l’offerta a Dio della fatica e sofferenza quotidiana, la paziente accettazione delle prove della vita, lo sforzo per osservare i Comandamenti di Dio, per perdonare le offese, producono inestimabili frutti di pace, di amore per tutte le famiglie e per l’intera Umanità.

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male… Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. … Allora Noè edificò un altare al Signore … e offrì olocausti sull'altare. Il Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: «Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. Finché durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno» (Gen.6,5.12; 8,20-22).

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LA VITA CONTRO L’ANTI-VITA

OMBRE MINACCIOSE CONTINUANO AD ADDENSARSI ALL’ORIZZONTE DELL’UMANITA’

(Benedetto XVI)

SOTTO LA TUA PROTEZIONE

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova! Non disprezzare! Accogli la nostra umile fiducia e il nostro affidamento! Oh, quanto ci fa male tutto ciò che nella Chiesa e in ciascuno di noi si oppone alla santità e alla consacrazione! Quanto ci fa male che l’invito alla penitenza, alla conversione, alla preghiera, non abbia riscontrato quell’accoglienza, come doveva! Quanto ci fa male che molti partecipino così freddamente all’opera della Redenzione di Cristo! Che così insufficientemente si completi nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col.1,24). Siano quindi benedette tutte le anime, che obbediscono alla chiamata dell’Eterno Amore! Siano benedetti coloro che, giorno dopo giorno, con inesausta generosità accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo Gesù (cfr. Gv.2,5) e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo (Giovanni Paolo II, dall’Atto di Affidamento e Consacrazione alla Vergine, a Fatima, il 13 maggio 1982).

 

PROFEZIE

San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".

(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)

esortiamo PURE voi, figli carissimi,

a cercare quei “segni dei tempi”

che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.

Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,

anzi ella stessa l’atteso prodigio

 

Messaggio da Mediugorie del 25 febbraio 2008, di Maria “Regina della Pace”

(“l’atteso prodigio” profetizzato da Paolo VI)

Cari figli, in questo tempo di grazia vi invito di nuovo alla preghiera e alla rinuncia. Che la vostra giornata sia intessuta di piccole ardenti preghiere per tutti coloro che non hanno conosciuto l’amore di Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

 

ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

 

 

SANTA GIANNA BERETTA MOLLA

Come conservare la purezza?

Circondando il nostro corpo con la siepe del sacrificio.

La purezza è una “virtù-riassunto”, vale a dire un insieme di virtù...

La purezza diventa bellezza, quindi anche forza e libertà.

È libero colui che è capace di resistere, di lottare.

 

PER CONTRIBUIRE A RIPRISTINARE LE RADICI CRISTIANE IN EUROPA

LEGGI E FAI CONOSCERE I SITI INTERNET SOTTOINDICATI

www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm

www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

IL TESTO DELLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI DA RECITARSI NEL SANTUARIO DI LORETO E NELLE CASE

E' LEGGIBILE COLLEGANDOSI ALL'INDIRIZZO INTERNET

www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm

 

NON OPPORSI AD UN ERRORE  VUOL DIRE APPROVARLO

NON DIFENDERE LA VERITA’  VUOL DIRE SOPPRIMERLA

(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)

non temo la cattiveria dei malvagi, temo piuttosto il silenzio dei giusti

(Martin Luther King)

 

SI AUTORIZZA E SI RACCOMANDA LA DIFFUSIONE DI QUESTI TESTI

AD ALTRI INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA E L'INSERIMENTO IN SITI DELLA RETE INTERNET

Diffondete la buona stampa tra le persone vostre amiche e conoscenti. La buona stampa entra anche nelle case dove non può entrare il sacerdote, è tollerata persino dai cattivi. Presentandosi non arrossisce, trascurata non si inquieta, letta, insegna la verità con calma, disprezzata, non si lamenta (San Giovanni Bosco)

 

Questi testi e quelli precedenti sono pubblicati in modo permanente e prelevabili agli indirizzi Internet

www.lavocecattolica.it

www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm

www.lavocecattolica.it/lettera1marzo2008.htm

ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

 

Nazareth-loreto-lourdes-fatima-mediugorie

Nella Santa Casa di Nazareth Maria è stata concepita “Immacolata” nel grembo di Sant’Anna e Dio, per preservare dalla distruzione quella Casa benedetta, l’ha fatta trasportare miracolosamente in “vari luoghi”, da Nazareth a Tersatto, ad Ancona e sino al colle ove poi sorse Loreto, quale “nuova Nazareth”. A Lourdes Maria ha “confermato” di essere l’Immacolata Concezione, avvenuta nella Santa Casa di Nazareth a Loreto. A Fatima Maria ha chiesto la consacrazione al suo Cuore “Immacolato” ed ha preannunciato il futuro trionfo del suo Cuore Immacolato. A Mediugorie Maria sta ora portando a compimento il trionfo del suo Cuore Immacolato, con di fronte a sé, collegati dall’altra parte del Mare Adriatico, Ancona e Loreto, con la Santa Casa di Nazareth ove proprio il suo essere spirituale (la sua anima, il suo cuore) fu concepito “Immacolato”.

 

La Santa Casa di Loreto è il luogo che accolse la Santa Famiglia di Nazaret.

Scrisse Giovanni Paolo II: Il ricordo della vita nascosta di Nazaret evoca questioni quanto mai concrete e vicine all’esperienza di ogni uomo e di ogni donna. Esso ridesta il senso della santità della famiglia, prospettando di colpo tutto un mondo di valori, oggi così minacciati, quali la fedeltà, il rispetto della vita, l’educazione dei figli, la preghiera, che le famiglie cristiane possono riscoprire dentro le pareti della Santa Casa, prima ed esemplare “chiesa domestica” della storia”. Nell’Angelus del 10 dicembre 1995 il Papa disse: Chiedo a Maria Santissima che la Casa di Nazaret diventi per le nostre case modello di fede vissuta e di intrepida speranza. Possano le famiglie cristiane, possano i laici apprendere da Lei l’arte di trasfigurare il mondo con il fenomeno della divina carità, contribuendo così ad edificare la civiltà dell’amore”.

 

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TELE MARIA è una nuova Emittente Televisiva Cattolica in Internet nata dall’ispirazione di Maria

Trasmette programmi secondo le indicazioni dell’esortazione di San Paolo apostolo ai cristiani:

"FRATELLI, TUTTO QUELLO CHE E' VERO, NOBILE, GIUSTO, PURO, AMABILE, ONORATO, QUELLO CHE E' VIRTU' E MERITA LODE, TUTTO QUESTO SIA OGGETTO DEI VOSTRI PENSIERI" (cfr. Fil.4,8).

NELLA PROGRAMMAZIONE di TELE MARIA

TRASMISSIONI CONTINUATE SU “LA VERITA’ DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA DI NAZARETH SINO A LORETO”

SPIEGATE DEL PROF. GIORGIO NICOLINI SUI LUOGHI STESSI OVE SONO AVVENUTE

LA SANTA CASA DI GESU’, DI GIUSEPPE E DI MARIA: ARCA DELLA NUOVA ALLEANZA

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