tu sei
benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della
nostra morte. Amen.
UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:
GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-Tersatto-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA
-MEDIUGORIE
NELLA PROSPETTIVA DEL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
“La Civiltà dell'Amore prevarrà
nell'affanno delle implacabili lotte sociali,
e darà al mondo la sognata
trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”
(Paolo VI, 25 dicembre 1975)
"lettera
INFORMATIVA
n°12/2012
LA VOCE
In Internet:
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Il
vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove
va:
così è di chiunque è nato dallo Spirito
Ancona,
Domenica
18 Marzo
2012
IV
domenica di Quaresima
Corrispondente al 18 Marzo 2018 dal Concepimento "reale" di Gesù
Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
Cfr.
www.lavocecattolica.it/lettera4marzo2012.pdf
ANKON DORICA CIVITAS FIDEI
QUESTA LETTERA INFORMATIVA E’ POSTA SOTTO
di San CIRIACO e del Beato GABRIELE FERRETTI, Patroni di Ancona,
e del grande Pontefice il Beato PIO IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti),
discendente del Beato Gabriele Ferretti
A cura del
Prof. GIORGIO NICOLINI
Tel./Fax
071.83552 - Cell. 339.6424332 - Posta Elettronica:
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Carissimo
amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata
"LA VOCE”
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è un umile mezzo di informazione - attraverso la Posta Elettronica - pensato per
illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che
talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La
diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla
Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo.
Gesù infatti disse:
"Andate in tutto il mondo e predicate il
Vangelo ad ogni creatura"
(Mc.16,15) e "Guarite gli infermi,
risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto,
gratuitamente date"
(Mt.10,8). Questo modesto contributo
sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il
dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una
società offuscata dalle tenebre del male. San Giuseppe Moscati scriveva:
“Ama
la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza
riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il
tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la
tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”
[Biglietto scritto da San Giuseppe Moscati, il 17 ottobre 1922]. Poiché sta
scritto nella Parola di Dio: “Lotta sino
alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te”
(Sir.4,28). Così anche Gesù insegnava:
“Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete
la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32).
A cura del
Prof. GIORGIO NICOLINI -
Direttore di TELE MARIA
Sito
Internet Televisivo:
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IN HOC
SIGNO VINCES
DALLA SANTA
CASA DI NAZARETH A LORETO
“Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona
notizia da un paese lontano”
(Prov.25,25)
DALLE
MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA
SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
ALLE
APPARIZIONI DI MARIA A MEDJUGORJE
UN PROGETTO DIVINO CHE ATTRAVERSA I SECOLI
GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-Tersatto-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-Medjugorje
UNA PROFEZIA DI PAOLO VI
Esortiamo pure voi, figli
carissimi, a cercare quei "segni dei tempi",
che sembrano precedere un
nuovo Avvento di Cristo fra noi.
Maria, la portatrice di
Cristo, ci può essere Maestra, anzi Ella stessa l'atteso prodigio.
(Paolo VI, all'Angelus del 5 dicembre 1976)
Messaggio di Maria a Mirjana, del 2 marzo 2012
Cari
figli, per mezzo dell’immenso amore di Dio io vengo tra voi e vi invito con
perseveranza tra le braccia di mio Figlio. Vi prego con Cuore materno ma vi
ammonisco anche, figli miei, affinché la sollecitudine per coloro che non hanno
conosciuto mio Figlio sia per voi al primo posto. Non fate sì che essi,
guardando voi e la vostra vita, non desiderino conoscerlo. Pregate lo Spirito
Santo affinché mio Figlio sia impresso in voi. Pregate affinché possiate essere
apostoli della luce di Dio in questo tempo di tenebra e di disperazione. Questo
è il tempo della vostra messa alla prova. Col Rosario in mano e l’amore nel
cuore venite con me. Io vi conduco alla Pasqua in mio Figlio. Pregate per coloro
che mio Figlio ha scelto, affinché possano sempre vivere secondo Lui ed in Lui.
Vi ringrazio.
MESSAGGI DI MARIA DA MEDJUGORJE
"Sono venuta a chiamare
il mondo alla conversione per l’ultima volta. In seguito non apparirò più
sulla terra"
(02.05.1982). "La pace del mondo è in crisi; diventate fratelli fra voi,
aumentate la preghiera e il digiuno per essere salvati" (30.11.1983).
"Affrettate la vostra conversione. Non aspettate il segno annunciato. Per i
non credenti sarà troppo tardi per convertirsi" (...).
"Il segno verrà, non dovete
preoccuparvene... Pregherò mio
Figlio di non punire il mondo ma, vi supplico, convertitevi! Non potete
immaginare ciò che accadrà né ciò che il Padre eterno invierà sulla terra.
Per questo convertitevi! Rinunciate a tutto, fate penitenza"
(24.06.1983). "Desidero darvi dei messaggi come mai è avvenuto in nessun
luogo nella storia dall'inizio del mondo..." (04.04.1985). "Oggi desidero
aprire a voi il mio cuore materno e vi invito tutti a pregare per le mie
intenzioni. Con voi desidero rinnovare la preghiera e invitarvi al digiuno
che desidero offrire a mio Figlio Gesù per la venuta di un nuovo tempo, un
tempo di primavera” (25.10.2000).
"Figlioli, chi prega non ha paura del futuro e chi digiuna non ha paura del
male..." (25.01.2001). “...vivete in un tempo nel quale Dio vi dona
grandi grazie, ma voi non sapete utilizzarle. Vi preoccupate di tutto il
resto, e dell'anima e della vita spirituale il minimo. Svegliatevi dal sonno
stanco della vostra anima e dite "sì" a Dio con tutta la forza"
(25.03.2001).
"La preghiera opera miracoli. Quando siete stanchi e malati e non sapete il
senso della vostra vita, prendete il rosario e pregate; pregate finché la
preghiera diventi un'incontro gioioso con il vostro Salvatore" (25.04.2001).
“Siate veri con voi stessi e non
legatevi alle cose materiali ma a Dio e non dimenticate che la vostra vita è
passeggera come un fiore” (25.8.01).
Se venisse un altro Giona, crederemmo? Le nostre città crederebbero? Oggi
ancora, per le grandi città, per le Nìnive moderne, Dio cerca dei messaggeri
della penitenza. Abbiamo il coraggio, la fede profonda, la credibilità
necessarie per toccare i cuori e aprire le porte alla conversione?
Card. Joseph Ratzinger
In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e
deserta
e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
(Genesi 1,1-2)
L’ETERNITA’ DI DIO
UN GIORNO SENZA TEMPO- UN GIORNO PRIMA DEL TEMPO
Giovedì, 1° Marzo 2012 = Domenica, 1° marzo 2018
INIZIO ANNO
2018
dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine, Madre di tutti i viventi
Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del
Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
25
MARZO 2011: 2018° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO
GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO
Concepito
per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa
di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (
Nato ebreo
a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (
Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.
RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30
SAN GIUSEPPE: L’UOMO GIUSTO
Il custode della Santa Casa di Nazareth a Loreto e il custode della Vita
La celebrazione del 19 Marzo, giorno dedicato
a San Giuseppe, risale al
La figura e la missione di San
Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa
ESORTAZIONE APOSTOLICA "REDEMPTORIS CUSTOS"
DI GIOVANNI PAOLO II
(15 agosto 1989)
«Giuseppe
figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel
che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu
lo chiamerai Gesù; egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati»
(Mt.1,20-21). In queste parole è
racchiuso il nucleo centrale della verità biblica su san Giuseppe, il momento
della sua esistenza a cui in particolare si riferiscono i padri della Chiesa.
(cfr. n.2).
Chiamato ad essere il custode del redentore, «Giuseppe fece come gli aveva
ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa»
(Mt.1,24). Ispirandosi al Vangelo, i
padri della Chiesa fin dai primi secoli hanno sottolineato che san Giuseppe,
come ebbe amorevole cura di Maria e si dedicò con gioioso impegno all'educazione
di Gesù Cristo (cfr. S. Irenaei, «Adversus haereses», IV, 23, 1: S. Ch.
100/2, 692-694), così custodisce e protegge il suo mistico corpo, la Chiesa,
di cui la Vergine santa è figura e modello. (cfr.
n.1).
L'UOMO GIUSTO
Nel corso della sua vita, che fu una peregrinazione nella fede, Giuseppe,
come Maria, rimase fedele sino alla fine alla chiamata di Dio. La vita di lei fu
il compimento sino in fondo di quel primo «fiat» pronunciato al momento
dell'Annunciazione, mentre Giuseppe - come è già stato
detto - al momento della sua «annunciazione» non proferì alcuna parola:
semplicemente egli «fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore»
(Mt.1,24). E questo primo «fece» divenne l'inizio della «via di Giuseppe». Lungo
questa via i Vangeli non annotano alcuna parola detta da lui. Ma il silenzio di
Giuseppe ha una speciale eloquenza: grazie ad esso si può leggere pienamente la
verità contenuta nel giudizio che di lui dà il Vangelo:
il «giusto» (Mt.1,19). Bisogna saper leggere
questa verità, perché vi è contenuta una delle più importanti testimonianze
circa l'uomo e la sua vocazione. Nel corso delle generazioni la Chiesa legge in
modo sempre più attento e consapevole una tale testimonianza, quasi estraendo
dal tesoro di questa insigne figura «cose nuove e cose antiche» (Mt.13,52).
(cfr. n.17).
L'uomo «giusto» di Nazaret possiede soprattutto le chiare caratteristiche
dello sposo. L'Evangelista parla di Maria come di «una vergine, promessa sposa
di un uomo... chiamato Giuseppe» (Lc.1,27). Prima che comincia a compiersi «il
mistero nascosto da secoli» (Ef.3,9), i Vangeli pongono dinanzi a noi l'immagine
dello sposo e della sposa. Secondo la consuetudine del popolo ebraico, il
matrimonio si concludeva in due tappe: prima veniva celebrato il matrimonio
legale (vero matrimonio), e solo dopo un certo periodo, lo sposo introduceva la
sposa nella propria casa. Prima di vivere insieme con Maria, Giuseppe quindi era
già il suo «sposo»… (cfr. n.18).
IL PATRONO DELLA FAMIGLIA
Nelle parole dell'«annunciazione» notturna Giuseppe ascolta non solo la verità divina circa l'ineffabile vocazione della sua sposa, ma vi riascolta, altresì, la verità circa la propria vocazione. Quest'uomo «giusto» che, nello spirito delle più nobili tradizioni del popolo eletto, amava la Vergine di Nazaret ed a lei si era legato con amore sponsale, è nuovamente chiamato da Dio a questo amore. «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt.1,24); quello che è generato in lei «viene dallo Spirito Santo»: da tali espressioni non bisogna forse desumere che anche il suo amore di uomo viene rigenerato dallo Spirito Santo? Non bisogna forse pensare che l'amore di Dio, che è stato riversato nel cuore umano per mezzo dello Spirito Santo (cfr. Rom.5,5), forma nel modo più perfetto ogni amore umano?
Esso forma anche - ed in modo del tutto singolare - l'amore sponsale dei coniugi, approfondendo in esso tutto ciò che umanamente è degno e bello, ciò che porta i segni dell'esclusivo abbandono, dell'alleanza delle persone e dell'autentica comunione sull'esempio del mistero trinitario. «Giuseppe... prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio» (Mt.1,24-25). Queste parole indicano un'altra vicinanza sponsale. La profondità di questa vicinanza, la spirituale intensità dell'unione e del contatto tra le persone - dell'uomo e della donna - provengono in definitiva dallo Spirito, che dà la vita (Gv.6,63).
Giuseppe, obbediente allo Spirito, proprio in esso ritrovò la fonte dell'amore, del suo amore sponsale di uomo, e fu questo amore più grande di quello che «l'uomo giusto» poteva attendersi a misura del proprio cuore umano. (…) Poiché il connubio è la massima società e amicizia, a cui di sua natura va unita la comunione dei beni, ne deriva che, se Dio ha dato come sposo Giuseppe alla Vergine, glielo ha dato non solo a compagno della vita, testimone della verginità e tutore dell'onestà, ma anche perché partecipasse, per mezzo del patto coniugale, all'eccelsa grandezza di lei» (Leone XIII, «Quamquam Pluries», die 15 aug. 1889: «Leonis XIII P. M. Acta» IX [190] 177s). (cfr. n.19).
Un tale vincolo di carità costituì la vita della santa Famiglia prima nella povertà di Betlemme, poi nell'esilio in Egitto e, successivamente, nella dimora a Nazaret. La Chiesa circonda di profonda venerazione questa Famiglia, proponendola quale modello a tutte le famiglie.
IL PATRONO DELLA VITA
Inserita direttamente nel mistero dell'Incarnazione, la Famiglia di Nazaret costituisce essa stessa uno speciale mistero. Ed insieme - così come nella Incarnazione - a questo mistero appartiene la vera paternità: la forma umana della famiglia del Figlio di Dio - vera famiglia umana, formata dal mistero divino. In essa Giuseppe è il padre: non è la sua una paternità derivante dalla generazione; eppure, essa non è «apparente», o soltanto «sostitutiva», ma possiede in pieno l'autenticità della paternità umana, della missione paterna nella famiglia. E' contenuta in ciò una conseguenza dell'unione ipostatica: umanità assunta nell'unità della Persona divina del Verbo-Figlio, Gesù Cristo. Insieme con l'assunzione dell'umanità, in Cristo è anche «assunto» tutto ciò che è umano e, in particolare, la famiglia, quale prima dimensione della sua esistenza in terra. In questo contesto è anche «assunta» la paternità umana di Giuseppe. In base a questo principio acquistano il loro giusto significato le parole rivolte da Maria a Gesù dodicenne nel tempio: «Tuo padre ed io... ti cercavamo». Non è questa una frase convenzionale: le parole della Madre di Gesù indicano tutta la realtà dell'Incarnazione, che appartiene al mistero della Famiglia di Nazaret. Giuseppe, il quale sin dall'inizio accettò mediante «l'obbedienza della fede» la sua paternità umana nei riguardi di Gesù, seguendo la luce dello Spirito Santo, che per mezzo della fede si dona all'uomo, certamente scopriva sempre più ampiamente il dono ineffabile di questa sua paternità. (cfr. n.21).
IL CUSTODE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH
Anche sul lavoro di carpentiere nella casa di Nazaret si stende lo stesso clima di silenzio, che accompagna tutto quanto si riferisce alla figura di Giuseppe. E' un silenzio, però che svela in modo speciale il profilo interiore di questa figura. I Vangeli parlano esclusivamente di ciò che Giuseppe «fece»; tuttavia, consentono di scoprire nelle sue «azioni», avvolte dal silenzio, un clima di profonda contemplazione. Giuseppe era in quotidiano contatto col mistero «nascosto da secoli», che «prese dimora» sotto il tetto di casa sua. Questo spiega, ad esempio, perché santa Teresa di Gesù, la grande riformatrice del Carmelo contemplativo, si fece promotrice del rinnovamento del culto di san Giuseppe nella cristianità occidentale. (cfr. n.25).
Il sacrificio totale, che Giuseppe fece di tutta la sua esistenza alle
esigenze della venuta del Messia nella propria casa,
trova la ragione adeguata nella «sua insondabile vita interiore, dalla quale
vengono a lui ordini e conforti singolarissimi, e derivano a lui la logica e la
forza, propria delle anime semplici e limpide, delle grandi decisioni, come
quella di mettere subito a disposizione dei disegni divini la sua libertà, la
sua legittima vocazione umana, la sua felicità coniugale, accettando della
famiglia la condizione, la responsabilità ed il peso, e rinunciando per un
incomparabile virgineo amore al naturale amore coniugale che la costituisce e la
alimenta» («Insegnamenti di Paolo VI», VII [1969] 1268). Questa
sottomissione a Dio, che è prontezza di volontà nel dedicarsi alle cose che
riguardano il suo servizio, non è altro che l'esercizio della devozione, la
quale costituisce una delle espressioni della virtù della religione (cfr. S.
Thomae, «Summa Theologiae», II-II, q.
Poiché l'amore «paterno» di Giuseppe non poteva non influire sull'amore
«filiale» di Gesù e, viceversa, l'amore «filiale» di Gesù non poteva non
influire sull'amore «paterno» di Giuseppe, come inoltrarsi nelle profondità di
questa singolarissima relazione? Le anime più sensibili agli impulsi dell'amore
divino vedono a ragione in Giuseppe un luminoso esempio di vita interiore.
Inoltre, l'apparente tensione tra la vita attiva e quella contemplativa trova in
lui un ideale superamento, possibile a chi possiede la perfezione della carità.
Seguendo la nota distinzione tra l'amore della verità («caritas veritatis») e
l'esigenza dell'amore («necessitas caritatis») (cfr. S. Thomae, «Summa
Theologiae», II-II, q.
IL PATRONO DELLA CHIESA DEL NOSTRO TEMPO
In tempi difficili per la Chiesa Pio IX, volendo affidarla alla speciale protezione del santo patriarca Giuseppe, lo dichiarò «Patrono della Chiesa cattolica» (S. Rituum Congreg., «Quemadmodum Deus», die 8 dec. 1870: «Pii IX P. M. Acta», pars I, vol. V, 283). Il Pontefice sapeva di non compiere un gesto peregrino, perché a motivo dell'eccelsa dignità concessa da Dio a questo suo fedelissimo servo, «la Chiesa, dopo la Vergine Santa, sposa di lui, ebbe sempre in grande onore e ricolmò di lodi il beato Giuseppe, e di preferenza a lui ricorse nelle angustie» (S. Rituum Congreg., «Quemadmodum Deus, die 8 dec. 1870: «Pii IX P. M. Acta+, pars I, vol. V, 282s). Quali sono i motivi di tanta fiducia? Leone XIII li espone così: «Le ragioni per cui il beato Giuseppe deve essere considerato speciale Patrono della Chiesa, e la Chiesa, a sua volta, ripromettersi moltissimo dalla tutela e dal patrocinio di lui, nascono principalmente dall'essere egli sposo di Maria e padre putativo di Gesù... Giuseppe fu a suo tempo legittimo e naturale custode, capo e difensore della divina Famiglia... E' dunque cosa conveniente e sommamente degna del beato Giuseppe, che, a quel modo che egli un tempo soleva tutelare santamente in ogni evento la famiglia di Nazaret, così ora copra e difenda col suo celeste patrocinio la Chiesa di Cristo» («Quamquam Pluries», die 15 aug. 1889: «Leonis XIII P. M. Acta», IX [1890] 177-179). (cfr. n.28).
Questo patrocinio deve essere invocato ed è
necessario tuttora alla Chiesa non soltanto a difesa contro gli insorgenti
pericoli, ma anche e soprattutto a conforto del suo rinnovato impegno di
evangelizzazione nel mondo e di rievangelizzazione in quei «paesi e nazioni dove
- come ho scritto nell'esortazione apostolica "Christifideles Laici" - la
religione e la vita cristiana erano un tempo quanto mai fiorenti», e che «sono
ora messi a dura prova» (34).
Per portare il primo annuncio di Cristo o per riportarlo laddove esso è trascurato o dimenticato, la Chiesa ha bisogno di una speciale «virtù dall'alto» (cfr. Lc.24,49; At.1,8), donazione certo dello Spirito del Signore non disgiunta dall'intercessione e dall'esempio dei suoi santi. (cfr. n.29).
Già cento anni fa Papa Leone XIII esortava il mondo cattolico a pregare per
ottenere la protezione di san Giuseppe, patrono di tutta la Chiesa. L'epistola
enciclica «Quamquam Pluries» si richiamava a quell'«amore paterno» che Giuseppe
«portava al fanciullo Gesù», ed a lui, «provvido custode della divina Famiglia»,
raccomandava «la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue».
Da allora la Chiesa - come ho ricordato all'inizio - implora la protezione di san Giuseppe - «per quel sacro vincolo di carità che lo strinse all'Immacolata Vergine Madre di Dio» e gli raccomanda tutte le sue sollecitudini, anche per le minacce che incombono sulla famiglia umana. Ancora oggi abbiamo numerosi motivi per pregare nello stesso modo: «Allontana da noi, o padre amatissimo, questa peste di errori e di vizi..., assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre...; e come un tempo scampasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità» (cfr. «Oratio ad Sanctum Iosephum», quae proxime sequitur textum ipsius Epist. Enc. «Quamquam Pluries"» die 15 aug. 1889: «Leone XIII P. M. Acta», IX [1890] 183). Ancora oggi abbiamo perduranti motivi per raccomandare a san Giuseppe ogni uomo. (cfr. n.31).
L’intero testo della Esortazione Apostolica
“REDEMPTORIS CUSTOS”
è leggibile all’indirizzo Internet:
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e
fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria,
Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te
ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col
suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della Divina Famiglia, l'eletta prole di
Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che
ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere
delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla
morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa
di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno
di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso,
possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine
in cielo. Amen.
di San
Josemaría Escrivá
ROMA, sabato,
17 marzo 2012 (ZENIT.org)
San Giuseppe
è realmente un padre e signore che protegge e accompagna nel cammino terreno
coloro che lo venerano, come protesse e accompagnò Gesù che cresceva e diveniva
adulto. Dall'intimità con lui si scopre inoltre che il santo Patriarca è maestro
di vita interiore: ci insegna infatti a conoscere Gesù, a convivere con Lui, a
sentirci parte della famiglia di Dio. San Giuseppe ci insegna tutto ciò
apparendoci così come fu: un uomo comune, un padre di famiglia, un lavoratore
che si guadagna la vita con lo sforzo delle sue mani. E anche questo fatto ha
per noi un significato che è motivo di riflessione e di gioia. (E'
Gesù che passa, 39)
Maestro di
vita interiore, lavoratore impegnato nel dovere quotidiano, servitore fedele di
Dio in continuo rapporto con Gesù: questo è Giuseppe. Andate da Giuseppe. Da
Giuseppe il cristiano impara che cosa significa essere di Dio ed essere
pienamente inserito tra gli uomini, santificando il mondo. Frequentate Giuseppe
e incontrerete Gesù. Frequentate Giuseppe e incontrerete Maria, che riempì
sempre di pace la bottega di Nazaret. (E’
Gesù che passa, 56)
Fede, amore,
speranza: sono i cardini della vita di Giuseppe, come lo sono di ogni vita
cristiana. La dedizione di Giuseppe risulta da questo intrecciarsi di amore
fedele, di fede amorosa, di speranza fiduciosa. La sua festa è dunque un'ottima
occasione per rinnovare il nostro impegno di fedeltà alla vocazione di
cristiani, che il Signore ha concesso a ognuno di noi. (
E’ Gesù che passa, 43)
Guarda
quanti motivi per venerare San Giuseppe e per imparare dalla sua vita: fu un
uomo forte nella fede...; mandò avanti la sua famiglia - Gesù e Maria - con il
suo lavoro gagliardo...; custodì la purezza della Vergine, che era sua Sposa...;
e rispettò - amò! - la libertà di Dio, che non solo scelse la Vergine come
Madre, ma scelse anche lui come Sposo della Madonna. (Forgia,
552)
Padre e
Signore San Giuseppe, Padre e Signore nostro, castissimo, limpidissimo, che hai
meritato di portare in braccio Gesù Bambino, e di lavarlo e abbracciarlo:
insegnaci a trattare il nostro Dio, a essere puri, degni di essere altri
Cristi. E aiutaci a percorrere e a indicare, come Cristo, i cammini divini -
nascosti e luminosi -, dicendo agli uomini che, sulla terra, possono avere
costantemente un'efficacia spirituale straordinaria. (Forgia,
553)
Si merita il
tuo affetto. Ama molto San Giuseppe, amalo con tutta l'anima, perché è la
persona, assieme a Gesù, che ha amato di più la Madonna e che più è stato in
rapporto con Dio: colui che più lo ha amato, dopo nostra Madre. - Merita il tuo
affetto, e ti conviene frequentarlo, perché è Maestro di vita interiore, ed è
molto potente presso il Signore e presso la Madre di Dio. (Forgia,
554)
San
Giuseppe, Padre di Cristo, è anche Padre tuo e tuo Signore. — Ricorri a lui. (Cammino,
559)
San
Josemaría Escrivá
O UOMO FELICE, SAN GIUSEPPE!
OMELIA DI
GIOVANNI PAOLO II
Kalisz - Mercoledì, 4 Giugno 1997
VIAGGIO
APOSTOLICO IN POLONIA (31 MAGGIO-10 GIUGNO 1997)
CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA DAVANTI AL SANTUARIO DI SAN GIUSEPPE
"O uomo felice, san Giuseppe!"
Come sono lieto di celebrare questo Sacrificio eucaristico nel Santuario
di san Giuseppe! Esso, infatti, ha un posto particolare nella storia della
Chiesa e della Nazione. Mentre ascoltiamo il Vangelo, che ci ricorda la fuga in
Egitto, vengono in mente le parole contenute nella preparazione liturgica per la
santa Messa: "O uomo felice, san
Giuseppe, a cui è stato dato non soltanto di vedere e udire Dio, che molti re
volevano vedere e non videro, udire e non udirono (cfr Mt.13,17), ma di portarlo
in braccio, baciarlo, vestirlo e custodirlo!". In questa preghiera san
Giuseppe appare come il protettore del Figlio di Dio.
Essa continua con la seguente domanda:
"Dio, tu che ci hai concesso il
sacerdozio regale, fa, ti preghiamo, che, come san Giuseppe, il quale meritò di
toccare e con rispetto portare nelle sue braccia il tuo Figlio unigenito, nato
da Maria Vergine, possiamo ottenere la grazia di servire presso i tuoi altari
nella purezza del cuore e nell'innocenza delle opere, per ricevere oggi
degnamente il sacratissimo Corpo e Sangue del tuo Figlio e meritare l'eterno
premio nel mondo futuro".
E' una bella preghiera! La recito ogni giorno prima della santa Messa e
certamente lo fanno molti sacerdoti nel mondo. Giuseppe, sposo di Maria Vergine,
padre adottivo del Figlio di Dio, non era un sacerdote, ma ebbe parte al
sacerdozio comune dei fedeli. E poiché come padre e protettore di Gesù poté
tenerlo e portarlo nelle sue braccia, i sacerdoti si rivolgono a san Giuseppe
con l'ardente domanda di poter celebrare il Sacrificio eucaristico con la stessa
venerazione e con lo stesso amore con cui egli adempiva la sua missione di padre
putativo del Figlio di Dio. Queste parole sono molto eloquenti. Le mani del
sacerdote che toccano il Corpo eucaristico di Cristo vogliono impetrare da san
Giuseppe la grazia di una castità e di una venerazione pari a quella che il
santo falegname di Nazaret dimostrava nei riguardi del suo Figlio adottivo
.
"Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi
in Egitto" (Mt 2, 13).
Giuseppe udì queste parole nel sonno. L'angelo l'aveva avvertito di
fuggire con il Bambino, perché era minacciato da un pericolo mortale. Dal
Vangelo appena letto veniamo a sapere di coloro che attentavano alla vita del
Bambino. In primo luogo Erode, ma poi anche tutti i suoi seguaci. In questo modo
la liturgia della parola guida il nostro pensiero verso il problema della vita e
della sua difesa. Giuseppe di Nazaret, che salvò Gesù dalla crudeltà di Erode,
ci si presenta in questo istante come un grande sostenitore della causa della
difesa della vita umana, dal primo istante del concepimento sino alla morte
naturale. Vogliamo, dunque, in questo luogo raccomandare alla divina Provvidenza
e a san Giuseppe la vita umana, specialmente quella dei bambini non ancora nati,
nella nostra Patria e nel mondo intero. La vita ha un valore intoccabile e una
dignità irripetibile, specialmente perché - come leggiamo oggi nella liturgia -
ogni uomo è chiamato a partecipare alla vita di Dio. San Giovanni scrive: "Quale
grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo
realmente!" (1 Gv 3, 1).
Con lo sguardo della fede possiamo rilevare con una particolare chiarezza
l'infinito valore di ogni essere umano. Il Vangelo, annunziando la buona novella
di Gesù, reca anche la buona novella dell'uomo, della sua grande dignità,
insegna la sensibilità nei riguardi dell'uomo. Di ogni uomo che, in quanto
dotato di un'anima spirituale, è "capace di Dio". La Chiesa difendendo il
diritto alla vita si richiama ad un livello più ampio, ad un livello universale
che obbliga tutti gli uomini. Il diritto alla vita non è una questione di
ideologia, non è solo un diritto religioso; è un diritto dell'uomo. Il più
fondamentale diritto dell'uomo! Dio dice: "Non uccidere"! (Es 20, 13). Questo
comandamento è al contempo un fondamentale principio e una norma del codice
morale, iscritto nella coscienza di ogni uomo.
La misura della civiltà, una misura universale, perenne, comprendente
tutte le culture, è il suo rapporto con la vita. Una civiltà che rifiutasse gli
indifesi, meriterebbe il nome di civiltà barbara, anche se riportasse grandi
successi nel campo dell'economia, della tecnica, dell'arte e della scienza.
(…)
Qui, a Kalisz, dove san Giuseppe, questo grande difensore e premuroso
protettore della vita di Gesù, è venerato in modo particolare, voglio ricordarvi
le parole che Madre Teresa di Calcutta rivolse ai partecipanti alla Conferenza
Internazionale su "Popolazione e Sviluppo", convocata dall'Organizzazione delle
Nazioni Unite al Cairo nel 1994: "Vi
parlo dal profondo del cuore, parlo ad ogni uomo in tutti i paesi del mondo . .
. alle madri, ai padri e ai figli nelle città, nelle cittadine e nei villaggi.
Ognuno di noi oggi è qui grazie all'amore di Dio che ci ha creati, e ai nostri
genitori, che ci hanno accolti e hanno voluto darci la vita. La vita è il più
grande dono di Dio. E' per questo che è penoso vedere cosa accade oggi in tante
parti del mondo: la vita viene deliberatamente distrutta dalla guerra, dalla
violenza, dall'aborto. E noi siamo stati creati da Dio per cose più grandi:
amare ed essere amati. Ho spesso affermato, e io ne sono sicura, che il più
grande distruttore di pace nel mondo di oggi è l'aborto. Se una madre può
uccidere il suo proprio figlio, che cosa potrà fermare te e me dall'ucciderci
reciprocamente? Il solo che ha il diritto di togliere la vita è Colui che l'ha
creata. Nessun altro ha quel diritto; né la madre, né il padre, né il dottore,
né un'agenzia, né una conferenza, né un governo . . . Mi terrorizza il pensiero
di tutti coloro che uccidono la propria coscienza, per poter compiere l'aborto.
Dopo la morte ci troveremo faccia a faccia con Dio, Datore della vita. Chi si
assumerà la responsabilità davanti a Dio per milioni e milioni di bambini ai
quali non è stata data la possibilità di vivere, di amare e di essere amati? . .
. Un bambino è il dono più grande per la famiglia. Per la nazione. Non
rifiutiamo mai questo dono di Dio". Questa lunga citazione appartiene a
Madre Teresa di Calcutta. Sono contento che Madre Teresa abbia potuto parlare a
Kalisz.
Cari Fratelli e Sorelle, siate solidali con la vita. Rivolgo questo
appello a tutti i miei connazionali, indipendentemente dalle convinzioni
religiose di ciascuno. Lo rivolgo a tutti gli uomini, senza escluderne alcuno.
Da questo luogo, ripeto ancora una volta quanto ho detto nell'ottobre dello
scorso anno: "Una nazione che uccide i propri figli è una nazione senza futuro".
Dovete credere che non mi è stato facile dire queste cose pensando alla mia
Nazione, ma io desidero per essa un futuro, un futuro meraviglioso. E'
necessaria, dunque, una generale mobilitazione delle coscienze e un comune
sforzo etico, per mettere in atto la grande strategia della difesa della vita.
Oggi il mondo è diventato l'arena della lotta per la vita. Continua la lotta tra
la civiltà della vita e la civiltà della morte. Perciò è così importante
l'edificazione della "cultura della vita": la creazione di opere e di modelli
culturali, che sottolineino la grandezza e la dignità della vita umana; la
fondazione di istituzioni scientifiche ed educative che promuovano una giusta
visione della persona umana, della vita coniugale e familiare: la creazione di
ambienti che incarnino nella pratica della vita quotidiana l'amore
misericordioso che Dio elargisce ad ogni uomo, specialmente all'uomo che soffre,
che è debole e povero non nato.
(…)
E chiedo a tutti: vegliate sulla vita! Continuate a difendere la vita!
Questo è il vostro grande contributo alla costruzione della civiltà dell'amore.
Possano le schiere dei difensori della vita aumentare progressivamente! Non vi
perdete d'animo! Questa è una grande missione affidatavi dalla Provvidenza.
(…)
Cari Fratelli e Sorelle, coniugi e
genitori, il sacramento che vi unisce tra voi, vi unisce in Cristo! Vi unisce
con Cristo! "Questo mistero è grande"! (Ef 5, 32). Dio "vi ha donato il suo
amore". Egli viene da voi ed è presente in mezzo a voi e dimora nelle vostre
anime. Nelle vostre famiglie! Nelle vostre case! Lo sapeva bene san Giuseppe.
Per questo non esitò ad affidare a Dio se stesso e la sua Famiglia. In virtù di
tale abbandono compì fino in fondo la sua missione, affidatagli da Dio nei
riguardi di Maria e del suo Figlio. Sostenuti dall'esempio e dalla protezione di
san Giuseppe, offrite una costante testimonianza di dedizione e di generosità.
Proteggete e circondate di premura la vita di ogni vostro figlio, di ogni
persona, specialmente dei malati, dei deboli e degli handicappati. Date
testimonianza dell'amore per la vita e condividetela con generosità.
(dalle rivelazioni di
Madre Cecilia Baji)
Non abbiamo notizie certe
sulla morte di San Giuseppe.
Può essere utile tuttavia la lettura di un testo di una grande mistica, Madre
Cecilia Baji,
a cui è stata rivelata la
vita del nostro santo.
Il testo che viene riportato ha l'imprimatur di Mons. Fiorino Tagliaferri
(1977),
allora Vescovo di Viterbo; come tutte le rivelazioni private non richiede
- di per sé - l' assenso proprio della fede soprannaturale.
Il felicissimo transito di S. Giuseppe
assistito da Gesù, da Maria e dagli Angeli Santi
Negli estremi
istanti
Il nostro Giuseppe era già arrivato al colmo di quella santità a cui Dio
lo aveva destinato, ed arricchito di meriti, quando Dio volle sciogliere
quell'anima santissima dai legami del corpo per mandarla al Limbo dei Santi
Padri, affinché desse loro la fausta notizia della vicina liberazione, perché in
breve si sarebbe compiuta l'opera della Redenzione umana. Il fortunato Giuseppe
si sentiva già arrivato agli ultimi periodi della sua vita e udiva le armonie
angeliche, che dolcemente lo invitavano per condurre la sua anima benedetta a
riposarsi nel seno di Abramo. Il Santo si sentiva più che mai acceso nell'amore
verso il suo Dio, che lo andava consumando. Ebbe una sublimissima estasi, dove
rimase per più ore, godendo le delizie del Paradiso nei dolci colloqui col suo
Dio. Tornato dall'estasi, al meglio che poté, parlò con il suo Redentore e con
la divina Madre, lì assistenti. Domandò loro perdono di tutto quello in cui egli
aveva mancato in tutto il tempo che aveva avuto la sorte di stare con Loro, e
fece questo con grande dolore e abbondanza di lacrime. Li ringraziò di tutta la
carità che avevano usato verso di lui, di tanta pazienza nel soffrire le sue
mancanze, di tanti benefici che gli avevano fatto e di tante grazie che gli
avevano impetrato dal divin Padre. Li ringraziò della cura e dell'assistenza
avuta nella sua lunga e penosa infermità, e poi rese affettuose grazie al
Redentore per la Redenzione umana e di quanto aveva patito ed avrebbe patito per
compiere la grande opera della Redenzione umana.
Infine rese grazie tanto al Figlio come alla Madre di tutto quello che
avevano operato per lui, non dimenticando neppure una parola, venendogli allora
alla mente tutti i benefici da loro ricevuti. Infine, in segno del suo grande
amore verso la sua Santa Sposa, non già che ve ne fosse bisogno, la lasciò
raccomandata in modo speciale al suo divin Figliolo, con parole di tenerissimo
affetto e con lacrime di dolcezza, rimirandola con grande amore e compassione
per quel tanto che le restava da soffrire per la passione e morte del Salvatore,
considerando come in quel tempo sarebbe stata derelitta e abbandonata, immersa
in un mare di dolore e di affanni.
Gli fu anche confermato dal Redentore il compito di avvocato e protettore
degli agonizzanti, che il Santo, di buon cuore, accettò di nuovo con desiderio e
volontà di giovare a tutti.
Domandò poi, con grande umiltà, la benedizione al suo Gesù e alla divina
Madre, supplicandoli di non privarlo di quella consolazione. Ma tanto
l'umilissimo Gesù, come la divina Madre vollero essere benedetti da lui, come
loro capo, dato loro dal divin Padre. Il Santo fece questo con molta tenerezza
per obbedire, ed anch'egli ricevette la loro benedizione che lo ricolmò di
consolazione e di giubilo. Cresceva sempre più la veemenza dell'amore nel cuore
del fortunato Giuseppe, come anche il dolore; e ridotto alle ultime agonie si
vedeva tutto infiammato e acceso d'amore celeste, stando con gli occhi fissi ora
verso il cielo, ora nel Redentore ed ora nella sua santissima e purissima Sposa,
godendo di tale vista e di trovarsi assistito dai due Tesori del Cielo, di cui
egli era stato il fedelissimo custode.
Ad ogni respiro nominava i dolcissimi nomi di Dio Padre, di Gesù e di
Maria, che gli apportavano una dolcezza indescrivibile. Il Salvatore lo teneva
per la mano e vicino alla sua testa, e gli parlava della bontà, dell'amore e
delle grandezze del suo divin Padre, e le sue divine parole penetravano l'anima
del moribondo Giuseppe e lo accendevano sempre più nell'amore del suo Dio.
Suo transito
Arrivato l'ultimo momento della sua vita, il Redentore invitò quell'anima
benedetta ad uscire dal corpo per riceverla nelle sue mani santissime e
consegnarla agli Angeli affinché l'avessero accompagnata al Limbo. A questo
dolce invito il nostro fortunato Giuseppe spirò, invocando il dolcissimo nome di
Maria e di Gesù, suo Redentore; spirò in un atto violento d'amore verso il suo
amato Dio. Che anima veramente fortunata!
Maria vede l'anima di
Giuseppe
Il Salvatore ricevette l'anima di Giuseppe nelle sue Santissime mani e la
fece vedere alla sua Santissima Madre affinché si consolasse, essendo molto
afflitta per la perdita di un così santo e fedelissimo compagno. La gran Vergine
vide quell'anima
santa tanto ricca di meriti e adorna di tanta grazia e virtù, per la quale restò
molto consolata, come anche per la preziosa morte che aveva fatto il suo amato
Sposo, per cui ne rese grazie abbondantemente al divin Padre e si rallegrò con
l'anima santissima del suo fortunato Giuseppe.
Il giorno della sua morte
Il nostro fortunatissimo Giuseppe morì il giorno venerdì, 19 marzo alle
ore ventuno, a circa sessantun'anni. Il suo cadavere rimase tanto bello che
sembrava un Angelo del Paradiso, e circondato da un mirabile chiarore, emanando
un profumo soavissimo e grande venerazione.
E' compianto da tutti
Si sparse poi la voce per tutta Nazareth della morte di Giuseppe e fu
compianto da tutti. Ognuno raccontava le mirabili virtù del sant'uomo, e non vi
fu alcuno che potesse dire una parola in contrario, perché tutti erano stati
testimoni delle sue rare e mirabili virtù. Quando il cadavere fu portato fuori
per dargli un'onorevole sepoltura, accorse una grande moltitudine di popolo per
vederlo, restando tutti ammirati della rara bellezza del santo corpo. Si
vedevano tutti lacrimare per la tenerezza e la compunzione, e tutti lo
chiamavano uomo veramente di Dio e osservatore zelante della legge divina.
Suoi funerali
Il Santo cadavere fu accompagnato dal Salvatore e dalla divina Madre con
le pie donne che l'andavano consolando. Fu accompagnato anche dagli Angeli che
assistevano il Re e la Regina del cielo, con cantici di lode, nonostante non
fossero né uditi né visti dai presenti. L'aria stessa apparve serena e come
lieta e ridente e perfino gli uccellini facevano canti festosi, cosa che fu
ammirata da tutti, e tutti sentivano il soavissimo profumo che il venerabile
cadavere emanava.
Terminate le funzioni secondo la legge ebraica, la divina Madre e il
Salvatore se ne tornarono a casa, dove furono di nuovo consolati dagli amici e
dai vicini, e poi lasciati in libertà.
Alla sua morte ottenne
grazie per i moribondi
Nello stesso istante poi, che il nostro fortunatissimo Giuseppe spirò,
morirono anche alcune altre persone a Nazareth e in altre parti dove si
osservava la Legge data da Dio a Mosè, cioè degli Ebrei; e al nostro Giuseppe fu
dato da Dio di conoscere come anche costoro stessero agonizzando, e il Santo
porse calde suppliche per loro al suo Dio, domandando con grande insistenza la
loro salvezza eterna, volendo anche in punto di morte esercitare il suo ufficio
di avvocato degli agonizzanti.
Egli fu esaudito da Dio, perché si degnò di dare a tutti quei moribondi
un atto di vero dolore e tutti furono salvi per i meriti e le suppliche di San
Giuseppe, volendo Dio consolare il suo fedelissimo servo col concedergli quanto
gli chiedeva. E come poteva Dio non esaudire le suppliche di un'anima tanto
santa e che con tanta fedeltà l'aveva servito e con tanto amore l'aveva amato ed
obbedito prontamente in tutti i Suoi ordini con tanta prontezza, umiltà e
rassegnazione e che con tanta esattezza aveva osservato la Legge ed imitato i
vari esempi di Gesù e di Maria,
Testo tratto da: Maria Cecilia Baij, Vita di San Giuseppe, ed. Casa di Nazareth,
Apostolato stampa del T.O.F.I., via Monti 38, Sesto San Giovanni (MI), ed. fuori
commercio 1997, pp. 374-377. Proprieta` letteraria riservata: Monache
Benedettine del SS. Sacramento, Monastero di San Pietro, Largo S. Pietro, 31,
01027 Montefiascone (VT), 0761-82.60.66.
In Jesu et
Maria
Don
Alfredo M. Morselli (Dal Forum del sito
totustuus)
http://www.mariadinazareth.it/sacra%20famiglia%20morte%20giuseppe.htm
IL SACRO MANTO DI SAN GIUSEPPE
Un rifugio e conforto nell’oasi della fede
Sotto il manto di suo papà, Gesù si sentiva al sicuro e nel cuore di san
Giuseppe affiorava con gioia l’immenso privilegio di sentirsi custode del bene
più prezioso dell’umanità.
“Se
prendi in pegno il mantello del tuo prossimo – ammonisce la Parola di Dio -,
glielo renderai al tramonto del sole,
perché è la sua sola coperta, è il mantello della sua pelle; come potrebbe
coprirsi dormendo? Se non fosse così, quando il povero invocherà da me l’aiuto,
io ascolterò il suo grido, perché io sono pietoso”.
Sentendo parlare del Sacro Manto, la mente è andata subito a questa
citazione dell’Esodo, dove si sottolinea sia l’importanza del mantello per un
popolo di pastori come l’attenzione di Dio verso chi si trova nel disagio.
[…]
Il Sacro Manto costituisce un’espressione della pietà popolare, la fede
generosa di un popolo e un segno tangibile dell’efficace intercessione di San
Giuseppe, chiamato da Dio a provvedere alle necessità e ai contrattempi nella
casa di Nazareth.
Ogni persona conserva nella sua esistenza il desiderio di un “ritorno a
casa”, la voglia del paese natio, che non è soltanto un luogo geografico, ma
ritornare a rivisitare le esperienze incise nella memoria della propria anima.
In questa bramosia di ritorno primeggiano il grembo della mamma, le braccia
robuste del padre e il tepore della casa.
Tra le aspirazioni di un cristiano non può mancare anche il sogno di una
visita al paese di Gesù, risentire riecheggiare le voci nella casa di Nazareth,
sostare presso la culla, custode del nuovo modo di essere davanti a Dio e agli
uomini.
Sulla collina di Nazareth, nelle giornate invernali, con il vento gelido
che schiaffeggiava il viso, quante volte Gesù ha avuto il desiderio di trovare
riparo sotto il mantello di papà Giuseppe. Quel mantello era un porto sicuro,
cui ormeggiare con garanzia il proprio bisogno d’aiuto.
In quelle circostanze - lo possiamo immaginare - si sarà stretto a lui
per proteggersi dal freddo e sentirsi riscaldato dalle braccia paterne che lo
avvolgevano con affetto.
Le mani di Giuseppe raccoglievano il mantello sul corpo di Gesù come la
tenda che nell’Antico Testamento custodiva l’Arca dell’Alleanza, come il velo
del Tempio in Gerusalemme che proteggeva l’Arca o come il tabernacolo che tutela
la presenza di Gesù eucaristico nelle nostre chiese.
Sotto il manto di suo papà, Gesù si sentiva al sicuro e nel cuore di san
Giuseppe affiorava con gioia l’immenso privilegio di sentirsi custode del bene
più prezioso dell’umanità, l’Emmanuele, il Dio con noi. Dio, fattosi bambino,
aveva bisogno del calore di un uomo per essere protetto, custodito, educato al
vivere degli uomini sulla terra. Giuseppe percepiva la responsabilità di tenere
tra le sue braccia la speranza dell’umanità. Ogni battezzato entra a far parte
della famiglia di Dio e diventa tempio dello Spirito, ma anche immagine viva
della presenza di Gesù nella storia, collaboratore di Dio nel costruire la
civiltà dell’amore.
Ogni persona logorata dal lavoro, dagli impegni in un momento di
amarezza, di solitudine, di disagio spirituale e materiale, come Gesù negli anni
dell’infanzia, si rifugia sotto il mantello di san Giuseppe e cerca conforto e
riparo dai guai della vita, così da avvertire in quel tepore, l’amore di Dio che
riscalda la sua creatura, le suggerisce pensieri positivi e le apre orizzonti
nuovi per spalancarsi ai valori dello spirito e ripartire con fiducia a tessere
rapporti sociali positivi.
Nei racconti della sua esperienza religiosa santa Teresa d’Avila scrive:
“... presi come mio avvocato e patrono il glorioso san Giuseppe e mi raccomandai
a lui con fervore. Questo mio padre e protettore mi aiutò nelle necessità, in
cui mi trovavo e in molte altre più gravi in cui era in gioco il mio onore, la
salute dell’anima mia. Ho visto decisamente che il suo aiuto mi fu sempre più
grande di quello che avrei potuto sperare. Non mi ricordo, finora, di non averlo
mai pregato per una grazia senza averla subito ottenuta. Ed è cosa che fa
meraviglia ricordare i grandi favori che Dio mi ha fatto...”. Santa
Teresa dà anche la spiegazione degli interventi favorevoli ottenuti da Dio per
intercessione di san Giuseppe, quando scrive:
“Se la mia domanda non è tanto retta,
egli la raddrizza per il mio maggior bene”.
Il beato Luigi Guanella è stato un gran discepolo di santa Teresa.
Dovendo iniziare istituzioni con grandi difficoltà economiche o d’altro genere,
la scommessa sicura per vincere le avversità era di intitolare la nuova casa
della carità a san Giuseppe, che avrebbe provveduto a sfamare tante bocche e ad
appianare le difficoltà. Gli inizi di un’opera hanno sempre un pesante pedaggio
da pagare e una via obbligatoria da percorrere: la strada della Croce; solo dopo
il Calvario c’è la resurrezione.
Il Sacro Manto non può diventare un idolo, ma solo un mezzo per impegnare
san Giuseppe a farci incontrare Gesù e ad accettare la sua volontà a beneficio
della nostra anima. Sant’Agostino affermava che se qualche volta la nostra
preghiera non ottiene i risultati sperati, è perché o chiediamo delle cose
negative per il nostro benessere fisico e spirituale o perché le chiediamo male.
Ogni volta che noi ci mettiamo sotto il manto di san Giuseppe dev’essere
un’epifania di Dio, una manifestazione dell’amore di Gesù per noi; sotto l’ombra
di quel mantello, i nostri occhi si aprono per leggere con chiarezza i desideri
di Dio. Quando Gesù era inchiodato alla Croce, la folla vociante lo sfidava
dicendogli: “Scendi dalla croce; dimostraci che sei figlio di Dio”. Gesù non è
sceso perché doveva arrivare sino in fondo al dono dell’amore e anche perché
“aveva sete di una fede libera - ha scritto Dostoevskij – fiorita dal cuore e
dalla volontà e non fondata su un prodigio”.
Il prodigio quotidiano che il manto di san Giuseppe ci ottiene è
l’aumento di una fede che sa vedere l’invisibile e scorgere nella filigrana
della storia personale il disegno di Dio.
In preghiera sotto quel Sacro Manto dobbiamo coltivare il desiderio del
profeta Eliseo, quando chiede ad Elia che “due terzi del tuo spirito diventino
miei”. Elia non promise nulla, ma quando fu rapito sul carro di fuoco, Eliseo
raccolse il mantello del profeta e “lo spirito d’Elia” si era posato sul suo
discepolo e divenne profeta.
A questo riguardo santa Teresa d’Avila ha scritto:
“Non ho conosciuto persona che gli sia
veramente devota (a san Giuseppe) e gli renda qualche particolare servizio,
senza che faccia progressi nelle virtù”.
Il Sacro Manto allora non dev’essere considerato un feticcio, un idolo,
ma solo una zattera per arrivare ad una conoscenza ed ad un’esperienza di
comunione con Gesù, l’unica nostra speranza.
Dal libro della
Pia Unione del Transito,
via B. Telesio, 4/B - c.p.6021
00195 Roma Prati - Tel. 06.39737681
GLI
INSEGNAMENTI
DI
SANTA TERESA D’AVILA
SU
SAN GIUSEPPE
Io presi per mio avvocato e patrono il glorioso
S. Giuseppe e mi raccomandai a lui con fervore. Ho visto chiaramente che il suo
aiuto fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare. Non mi ricordo
finora di averlo pregato di alcuna grazia senza averla subito ottenuta.
(S. Teresa di Gesù, Autobiografia, Vl)
Per la grande esperienza che io ho dei favori
che S. Giuseppe ottiene da Dio, vorrei persuadere tutti ad essergli devoti. Non
ho conosciuto persona che gli sia veramente devota e pratichi in suo onore
qualche particolare devozione, che non faccia notevoli progressi nella via della
virtù. Le anime che si raccomandano a lui sono aiutate in una maniera tutta
particolare... Gli devono essere affezionate specialmente le persone di
orazione... Chi poi non avesse alcuno da cui imparare per fare orazione, prenda
per maestro questo Santo glorioso e non sbaglierà.
(S. Teresa, l. c.)
Nel giorno dell'Assunta (15 agosto 1561) mi
venne un gran rapimento... mi parve di vedere che mi mettevano una veste di
grande bianchezza e splendore. Dapprima non vedevo chi me la metteva, ma dopo mi
vidi Nostra Signora al fianco destro e a sinistra il mio Padre S. Giuseppe, che
mi rivestivano di quella, e intesi che ormai ero monda dEi miei peccati...
Nostra Signora mi disse che io le davo molta contentezza e gioia servendo il
glorioso S Giuseppe.
(S. Teresa, l. c.)
Ogni anima che vuole progredire nelle vie
interiori deve faticare a farsi eminente nella devozione a S. Giuseppe, con la
speranza di ottenere, per la sua intercessione, la direzione dello Spirito
Santo: poiché avendo questo gran Patriarca avuto l'incarico di governare, sotto
la direzione dello Spirito Santo, il Figlio di Dio e la sua santa Madre, per il
merito di questo impiego si è acquistato come una specie di diritto a condurre
interiormente le anime fedeli. Si vede infatti sensibilmente che quelle che lo
prendono per direttore, fanno sotto la sua condotta progressi meravigliosi.
(P. Lallemant, Dottrina Spirituale)
Sant'Alfonso Maria de' Liguori, in un sermone su San Giuseppe, cosi conclude:
«Immaginiamo che il Signore, scorgendoci
nel dolore, nelle difficoltà, negli affanni della vita quotidiana, rivolga a noi
tutti l'invito che il Faraone del Vecchio Testamento rivolgeva al suo popolo
durante la carestia e cioè: Andate da Giuseppe!... Andiamo dunque da San
Giuseppe se desideriamo essere soccorsi e consolati. Non dimentichiamo mai ogni
giorno, e più volte al giorno, di raccomandarci a lui, perché la sua potenza
presso Dio sorpassa quella di tutti i Santi e non è superata che da quella della
Vergine Santissima».
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi
invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima sposa. Per, quel
sacro vincolo di carità, che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di
Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne
preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo
Sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o
provvido custode della divina Famiglia, l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana
da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo;
assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro
fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita
del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili
insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo
patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo
virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in
cielo.
Lettera Enciclica di Papa Leone XIII
Abbiamo già più volte ordinato
che si facessero in tutto il mondo speciali preghiere e si raccomandassero
sempre più insistentemente a Dio gli interessi della Chiesa cattolica, ma a
nessuno deve far meraviglia se riteniamo di dover ancora insistere nel ricordare
a tutti questo dovere.
Nelle difficoltà, soprattutto quando sembra che il potere delle
tenebre possa usare ogni mezzo contro il cristianesimo, la Chiesa è solita
invocare con suppliche Dio, (che l'ha voluta e la difende), con fervore e
perseveranza sempre maggiore, ricorrendo anche all’intercessione dei santi,
soprattutto dell'augusta Vergine Madre di Dio, nel patrocinio dei quali spera di
trovare aiuto. Il frutto delle devote preghiere e della fiducia riposta nella
bontà divina prima o poi si manifesta.
Venerabili Fratelli, conoscete bene i tempi che corrono: non sono certo
meno drammatici di quelli che il cristianesimo ha dovuto affrontare in passato.
Infatti vediamo che la fede, principio di tutte le virtù cristiane, è morta in
moltissimi uomini; la carità è venuta meno; la gioventù cresce con idee e
costumi depravati; la Chiesa di Cristo è combattuta da ogni parte con violenza e
perfidia; contro l'azione del Papa si fa un'opposizione feroce; le stesse
fondamenta della religione sono corrose con sfrontatezza sempre maggiore.
Non occorre denunciare a parole, tanto è chiaro, fino a che punto si sia
scivolati in basso in questi ultimi tempi e quanto si stia ancora facendo su
questa linea.
In questa situazione pericolosa e miserevole, le difficoltà sono
superiori a quanto possono fare le forze dell'uomo. Non resta quindi che
implorare la potenza di Dio per superarle.
Per questo motivo abbiamo ritenuto necessario esortare la pietà del
popolo cristiano perché si implori con maggiore fervore e costanza l'aiuto di
Dio onnipotente. In occasione del mese di ottobre, che abbiamo già dedicato alla
Vergine del Rosario, vi esortiamo vivamente a celebrare quest'anno tutto
il mese con la massima devozione, pietà e frequenza.
Sappiamo che Dio ci ha preparato un rifugio sicuro nella materna bontà
della Vergine e siamo certi che le speranze riposte in lei non saranno deluse.
La Vergine ha protetto la Chiesa innumerevoli volte, in circostanze drammatiche:
dobbiamo avere fiducia che interverrà anche ora dimostrando la sua potenza e la
sua grazia, a patto che ricorriamo a lei con preghiere umili e costanti. E se
dovremo pregare più a lungo, siamo anche certi che ci assisterà in modo ancora
più straordinario.
Ma abbiamo anche, venerabili Fratelli, un’altra intenzione, che speriamo
ci aiutiate a realizzare diligentemente, come siete soliti fare. Crediamo che
Dio si mostri più favorevole alle preghiere e venga in aiuto alla sua Chiesa più
prontamente e con maggiore larghezza quanto più numerosi sono quelli che lo
pregano. Siamo quindi convinti che è quanto mai opportuno che il popolo
cristiano prenda l'abitudine di implorare con devozione particolare e con animo
fiducioso, insieme alla Vergine Madre di Dio anche il suo castissimo sposo san
Giuseppe. Abbiamo anche buoni motivi di pensare che ciò sia molto gradito alla
stessa Vergine.
È la prima volta che affrontiamo pubblicamente questo argomento. Sappiamo
però che la pietà popolare non solo è favorevole al culto di s. Giuseppe, ma lo
ha sviluppato per conto proprio. I romani Pontefici in passato si erano già
impegnati a promuoverlo ed estenderlo gradatamente, fino a fargli raggiungere lo
sviluppo notevole che riscontriamo in questi ultimi anni, soprattutto dopo che
il nostro predecessore di felice memoria, Pio IX, sollecitato da moltissimi
Vescovi, ha dichiarato il santissimo Patriarca patrono della Chiesa cattolica.
Ma è assai importante che il culto di s. Giuseppe metta radici profonde
nel costume cattolico e nelle istituzioni; per questo vogliamo incoraggiare il
popolo cristiano anche con la nostra voce e con la nostra autorità.
Le ragioni per le quali san Giuseppe è stato nominato patrono speciale
della Chiesa e per le quali la Chiesa, a sua volta, si aspetta moltissimo dalla
sua protezione, vanno indicate nel fatto che egli fu sposo di Maria e fu
ritenuto padre di Gesù Cristo. Da qui derivò a lui tutta la grandezza, la
grazia, la santità e la gloria. Certamente, la dignità di Madre di Dio è tanto
sublime che nulla vi può essere di più grande. Ma poiché Giuseppe e Maria furono
legati da un vincolo coniugale, non c'è dubbio che egli si avvicinò come nessun
altro a quell'altissima dignità che rende la Madre di Dio tanto superiore a
tutte le creature. La vita coniugale è l'unione e la forma di amicizia superiore
ad ogni altra, poiché per propria natura comporta lo scambio dei beni; perciò se
Dio ha dato Giuseppe come sposo alla Vergine, non solo glielo ha dato come
compagno di vita, testimone della sua verginità, garante della sua onestà, ma lo
ha reso anche partecipe della sua eccelsa grandezza in forza del patto
coniugale.
Così, tra tutti i santi, Giuseppe occupa un posto unico anche per la
straordinaria dignità che Dio gli ha conferito di essere il custode del figlio
suo e di esserne da tutti ritenuto il padre. In conseguenza di questa sua
posizione, il Verbo di Dio si sottomise umilmente a Giuseppe, obbedì alle sue
parole e gli rese quell’onore che i figli sono tenuti a dare al proprio padre.
Da questa duplice dignità derivavano quei doveri che per natura incombono
ai padri di famiglia. In quanto capo della sacra famiglia, Giuseppe ne fu anche
il custode e il difensore legittimo e naturale. Per tutta la sua vita egli si
mantenne fedele ai doveri e alle incombenze che Dio gli aveva affidato.
Giuseppe si impegnò a proteggere con sommo amore e con vigilanza
quotidiana la sposa e il figlio divino. Con il proprio lavoro procurò loro ogni
giorno il cibo e il necessario alla vita. Quando la loro vita fu in pericolo a
causa dell'invidia del re Erode, li salvò portandoli in un rifugio sicuro. Fu
compagno inseparabile della Vergine e di Gesù, assistendoli col suo aiuto nei
disagi dei viaggi e nelle difficoltà dell'esilio.
Ma la casa divina, che Giuseppe dirigeva con l'autorità di un vero padre,
era la culla della Chiesa nascente. La Vergine santissima, in quanto madre di
Gesù Cristo, è anche madre di tutti i cristiani, poiché li ha come generati in
mezzo ai dolori atroci del Redentore sul Calvario. Gesù Cristo stesso è come il
primogenito dei cristiani, che sono diventati suoi fratelli per adozione e per
redenzione.
È per questi motivi che il beatissimo Patriarca considera come affidata a
sé in modo speciale la moltitudine dei cristiani, dai quali è costituita la
Chiesa; questa famiglia numerosissima sparsa in tutto il mondo sulla quale egli
gode di un'autorità quasi paterna in quanto sposo di Maria e padre di Gesù
Cristo. È dunque sommamente conveniente e degno di san Giuseppe che egli oggi
difende e protegge la Chiesa di Cristo col suo celeste patrocinio, come era
solito fare durante la vita con la sua santità nei confronti della famiglia di
Nazaret, in ogni circostanza.
Queste affermazioni, Venerabili Fratelli, trovano una conferma, come ben
sapete, nell’opinione di non pochi Padri della Chiesa. In accordo con la sacra
liturgia, essi hanno letto nell’antico Giuseppe, figlio del patriarca Giacobbe,
l’anticipazione della persona e della missione affidata al nostro Santo, e negli
onori che quello ricevette, hanno visto la grandezza del futuro custode della
divina famiglia.
Entrambi hanno ricevuto lo stesso nome, ricco di significati, ma sapete
bene che tra loro vi sono ancora altri punti di contatto molto rilevanti. In
primo luogo, l'antico Giuseppe si guadagnò la benevolenza singolare e la stima
del suo padrone. Grazie a Giuseppe, al quale era stata affidata il governo della
casa, tutti gli affari del padrone riuscivano nel migliore dei modi. Per ordine
del faraone inoltre, governò su tutto il regno con poteri assoluti. E quando la
cattiva stagione causò raccolti scarsi e carestia, egli provvide alle necessità
degli Egiziani e dei popoli vicini con tanta intelligenza che il faraone ordinò
di chiamarlo salvatore del mondo.
Così nell’antico Patriarca possiamo scorgere la figura del nostro santo.
Il primo fu motivo di prosperità e di benessere per la casa del suo padrone e
poi per tutto il regno; il secondo, che è stato destinato a custodire il popolo
cristiano, deve essere ritenuto difensore e protettore della Chiesa, che
costituisce la vera casa del Signore e il regno di Dio sulla terra.
Tutti i cristiani, di qualunque condizione o stato, hanno un buon motivo
di affidarsi completamente all’amorosa protezione di san Giuseppe. I padri di
famiglia trovano in Giuseppe il più sublime modello di vigilanza e attenzione
paterna; i coniugi trovano in lui un perfetto esemplare di amore, di concordia e
di fedeltà coniugale; i vergini hanno in lui un esempio e una protezione
dell'integrità verginale. I nati da famiglie nobili, guardando la figura di
Giuseppe, imparino a mantenere la loro dignità anche se sono decaduti. I ricchi
cerchino di capire quali sono i beni che devono essere desiderati e raccolti. I
proletari, gli operai, coloro che non hanno ricchezze, devono ricorrere a
Giuseppe quasi per un diritto loro proprio e imparare da lui quello che devono
imitare. Egli, infatti, sebbene di sangue reale, unito in matrimonio con la più
santa e straordinaria delle donne, ritenuto padre del figlio di Dio, tuttavia
passò la sua esistenza nel lavoro e con le mani e le capacità di un buon
artigiano procurò il necessario alla vita per i suoi familiari. Dobbiamo dunque
riconoscere che non è vergognosa la condizione di vita di quelli che socialmente
non contano nulla. Nessun lavoro, anche manuale, è indecoroso. Anzi, può
diventare titolo di nobiltà, se esercitato con dignità. Giuseppe,
accontentandosi del poco che aveva, sopportò con animo tranquillo e forte le
privazioni legate inseparabilmente a un modo di vita molto modesto. Imitava in
ciò l’esempio di suo figlio, che pur essendo il padrone di tutte le cose accettò
di presentarsi come uno schiavo e scelse volontariamente di vivere in povertà
estrema.
Animati da queste riflessioni, i poveri e quelli che si guadagnano da
vivere con il lavoro delle proprie mani, devono sentirsi incoraggiati e spinti a
valutare rettamente le cose. Non va contro la giustizia che essi possano
sollevarsi dall’indigenza e migliorare il proprio tenore di vita; ma non è
ragionevole né giusto sovvertire un ordine stabilito dalla provvidenza di Dio.
Usare poi la violenza e tentare di cambiare le cose mediante sommosse e tumulti
di piazza è un progetto pazzesco che quasi sempre produce danni più gravi di
quelli che voleva eliminare. Perciò i più deboli socialmente, se hanno
intelligenza, non si fidino delle promesse di gente che li spinge alla rivolta;
ma si rivolgano agli esempi e alla protezione, di san Giuseppe, come anche alla
materna carità della Chiesa, che si prende cura della loro condizione con
interessamento sempre crescente.
Venerabili Fratelli, Noi ci attendiamo moltissimo dalla vostra autorità e
dal vostro zelo di vescovi. Siamo anche sicuri che le persone buone e pie
faranno spontaneamente molto più di quanto Noi abbiamo comandato. Pertanto
decretiamo che durante tutto il mese di Ottobre alla recita del Rosario,
che abbiamo già prescritta altre volte, si aggiunga la preghiera a san Giuseppe,
che vi viene spedita insieme a questa Enciclica. Questa predica deve essere
osservata ogni anno, in perpetuo. A coloro che reciteranno devotamente la
preghiera alla quale abbiamo fatto cenno, concediamo ogni volta l’indulgenza di
sette anni e di altrettante quarantene. È anche utile e molto lodevole,
consacrare il mese di Marzo in onore del santo Patriarca con pratiche di pietà
quotidiane, come si usa già fare in molti luoghi. Dove non si può introdurre
facilmente questa pratica, è auspicabile che prima della sua festa si celebri
almeno un triduo di preghiere nella chiesa principale di ogni città.
Nei paesi dove il 19 marzo, giorno consacrato a San Giuseppe, non è
considerato festa di precetto, raccomandiamo a tutti i fedeli di fare il
possibile per santificarlo almeno privatamente, come se fosse un giorno festivo,
in onore del celeste Patrono.
E intanto, Venerabili Fratelli, a Voi, al Clero e al vostro popolo, di
tutto cuore impartiamo nel Signore l’Apostolica Benedizione, come auspicio dei
doni celesti e segno della Nostra benevolenza.
Dato in
Roma presso S. Pietro il giorno 15 agosto del 1889, anno duodecimo del Nostro
Pontificato.
Leone
PP. XIII
LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA
NEL TEMPO DELL’APOSTASIA
«Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gen.28,17)
HO FISSATO
UN LIMITE…
FIN QUI
GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE
(Gb.38,10)
IL “MALIGNO” E LA SUA “LOTTA”
CONTRO LA SANTA CASA
L’APOSTASIA LAURETANA
Cfr. in Internet:
www.lavocecattolica.it/santacasa.htm
NON OPPORSI AD
UN ERRORE VUOL DIRE APPROVARLO
NON DIFENDERE
(Sentenza del
Papa San FELICE III – anni 483-492)
LA COSCIENZA CHE NON SI LASCIA ILLUMINARE DALLA VERITA’
E’ UNA COSCIENZA FALSA
Messaggio di Maria a Mirjana, del 2 febbraio 2012:
Cari figli, da così tanto tempo io sono con voi e già da così tanto tempo vi sto
mostrando la presenza di Dio ed il suo sconfinato amore, che desidero tutti voi
conosciate. Ma voi, figli miei? Voi siete ancora sordi e ciechi; mentre guardate
il mondo attorno a voi non volete vedere dove sta andando senza mio Figlio.
State rinunciando a Lui, ma Egli è la fonte di tutte le grazie. Mi ascoltate
mentre vi parlo, ma i vostri cuori sono chiusi e non mi sentite. Non state
pregando lo Spirito Santo affinché vi illumini. Figli miei, la superbia sta
regnando. Io vi indico l’umiltà. Figli miei, ricordate: solo un’anima umile
brilla di purezza e di bellezza, perché ha conosciuto l’amore di Dio. Solo
un’anima umile diviene un paradiso, perché in essa c’è mio Figlio. Vi ringrazio.
Di nuovo vi prego: pregate per coloro che mio Figlio ha scelto, cioè i
vostri pastori.
LA PRESENZA DELL'AZIONE DEL MALIGNO
(secondo l’insegnamento di PAOLO VI, 15 novembre 1972)
Vi sono segni, e quali, della presenza dell’azione diabolica?
e quali sono i mezzi di difesa contro così insidioso pericolo?
La risposta alla prima domanda
impone molta cautela, anche se i segni del Maligno sembrano talora farsi
evidenti (Cfr. Tertull. Apol. 23). Potremo supporre la sua sinistra
azione là (…) dove la menzogna si afferma ipocrita e potente, contro la verità
evidente (…), dove lo spirito del Vangelo è mistificato e smentito (…)
(…)
Con la
consapevolezza perciò delle presenti avversità in cui oggi le anime, la Chiesa,
il mondo si trovano noi cercheremo di dare senso ed efficacia alla consueta
invocazione della nostra principale orazione: «Padre nostro, . . . liberaci dal
male!».
IMPORTANTISSIMI ANTICHI LIBRI SULLA STORIA
DELLA SANTA CASA
RICCHI DI DOCUMENTAZIONI STORICHE
Per scaricare da Internet un
antico e importantissimo libro (di pagine 218)
sulla storia delle
Miracolose Traslazioni della Santa Casa dal titolo
"DISSERTAZIONE CRITICO STORICA SULLA IDENTITA’
DELLA
SANTA CASA DI NAZARETTE”,
di Vincenzo Murri, scritto
nel 1791, collegarsi all’indirizzo
Internet
Il libro è digitalizzato da
Google, per cui è visibile e scaricabile in formato PDF.
Altre notizie storiche
importantissime si possono trarre dalla pagina 203 alla pagina 287
del DIZIONARIO DI ERUDIZIONE
STORICO-ECCLESIASTICA di Gaetano Moroni, del 1846,
scaricabile in formato PDF
collegandosi all’indirizzo Internet
http://books.google.it/books?id=R7lDAAAAIAAJ&pg=PA286&dq
Un altro libro ancora più antico, del
1696, scritto da Baldassare Bartoli,
dal titolo LE GLORIE MAESTOSE DEL
SANTUARIO DI LORETO (di pagine 134)
può essere scaricato collegandosi
all’indirizzo Internet
www.lavocecattolica.it/libro.legloriemaestosedelsantuariodiloreto.pdf
LA
SUPERBIA, RADICE DI TUTTI I PECCATI
di
BENEDETTO XVI
nell’incontro con i Parroci e i Sacerdoti della Diocesi di Roma il 23 febbraio
2012
Pensiamo alla
Lettera ai Filippesi,
al capitolo due: Cristo, essendo uguale a Dio, si è umiliato, accettando forma
di servo e obbedendo fino alla croce (cfr Fil 2,6-8). Questo è il cammino
dell’umiltà del Figlio che noi dobbiamo imitare. Seguire Cristo vuol dire
entrare in questo cammino dell’umiltà. Il testo greco dice tapeinophrosyne (cfr
Ef 4,2): non pensare in grande di se stessi, avere la misura giusta.
Umiltà. Il contrario dell’umiltà è la superbia, come la radice di tutti i
peccati. La superbia che è arroganza, che vuole soprattutto potere, apparenza,
apparire agli occhi degli altri, essere qualcuno o qualcosa, non ha l’intenzione
di piacere a Dio, ma di piacere a se stessi, di essere accettati dagli altri e –
diciamo – venerati dagli altri. L’«io» al centro del mondo: si tratta del mio io
superbo, che sa tutto.
Essere cristiano vuol dire superare questa tentazione originaria, che è
anche il nucleo del peccato originale: essere come Dio, ma senza Dio; essere
cristiano è essere vero, sincero, realista.
L’umiltà è soprattutto verità, vivere nella verità, imparare la verità,
imparare che la mia piccolezza è proprio la grandezza, perché così sono
importante per il grande tessuto della storia di Dio con l’umanità. Proprio
riconoscendo che io sono un pensiero di Dio, della costruzione del suo mondo, e
sono insostituibile, proprio così, nella mia piccolezza, e solo in questo modo,
sono grande. Questo è l’inizio dell’essere cristiano: è vivere la verità. E solo
vivendo la verità, il realismo della mia vocazione per gli altri, con gli altri,
nel corpo di Cristo, vivo bene.
Vivere contro la verità è sempre vivere male. Viviamo la verità!
Impariamo questo realismo: non voler apparire, ma voler piacere a Dio e fare
quanto Dio ha pensato di me e per me, e così accettare anche l’altro.
L’accettare l’altro, che forse è più grande di me, suppone proprio questo
realismo e l’amore della verità; suppone accettare me stesso come «pensiero di
Dio», così come sono, nei miei limiti e, in questo modo, nella mia grandezza.
Accettare me stesso e accettare l’altro vanno insieme: solo accettando me stesso
nel grande tessuto divino posso accettare anche gli altri, che formano con me la
grande sinfonia della Chiesa e della creazione.
Io penso che le piccole umiliazioni, che giorno per giorno dobbiamo
vivere, sono salubri, perché aiutano ognuno a riconoscere la propria verità ed
essere così liberi da questa vanagloria che è contro la verità e non mi può
rendere felice e buono. Accettare e imparare questo, e così imparare ad
accettare la mia posizione nella Chiesa, il mio piccolo servizio come grande
agli occhi di Dio. E proprio questa umiltà, questo realismo, rende liberi.
Se sono arrogante, se sono superbo, vorrei sempre piacere e se non ci
riesco sono misero, sono infelice e devo sempre cercare questo piacere. Quando
invece sono umile ho la libertà anche di essere in contrasto con un’opinione
prevalente, con pensieri di altri, perché l’umiltà mi dà la capacità, la libertà
della verità.
E così, direi, preghiamo il Signore perché ci aiuti, ci aiuti ad essere
realmente costruttori della comunità della Chiesa; che cresca, che noi stessi
cresciamo nella grande visione di Dio, del «noi», e siamo membra del Corpo di
Cristo, appartenente così, in unità, al Figlio di Dio.
Un ultimo punto. San Paolo parla della crescita dell’uomo perfetto, che
raggiunge la misura della pienezza di Cristo: non saremo più fanciulli in balia
delle onde, trasportati da qualsiasi vento di dottrina (cfr Ef 4,13-14). «Al
contrario, agendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni
cosa, tendendo a Lui» (Ef 4,15). Non si può vivere in una fanciullezza
spirituale, in una fanciullezza di fede: purtroppo, in questo nostro mondo,
vediamo questa fanciullezza. Molti, oltre la prima catechesi, non sono più
andati avanti; forse è rimasto questo nucleo, forse si è anche distrutto. E del
resto, essi sono sulle onde del mondo e nient’altro; non possono, come adulti,
con competenza e con convinzione profonda, esporre e rendere presente la
filosofia della fede - per così dire - la grande saggezza, la razionalità della
fede, che apre gli occhi anche degli altri, che apre gli occhi proprio su quanto
è buono e vero nel mondo. Manca questo essere adulti nella fede e rimane la
fanciullezza nella fede.
Certo, in questi ultimi decenni, abbiamo vissuto anche un altro uso della
parola «fede adulta». Si parla di «fede adulta», cioè emancipata dal Magistero
della Chiesa. Fino a quando sono sotto la madre, sono fanciullo, devo
emanciparmi; emancipato dal Magistero, sono finalmente adulto. Ma il risultato
non è una fede adulta, il risultato è la dipendenza dalle onde del mondo, dalle
opinioni del mondo, dalla dittatura dei mezzi di comunicazione, dall’opinione
che tutti pensano e vogliono. Non è vera emancipazione, l’emancipazione dalla
comunione del Corpo di Cristo! Al contrario, è cadere sotto la dittatura delle
onde, del vento del mondo. La vera emancipazione è proprio liberarsi da questa
dittatura, nella libertà dei figli di Dio che credono insieme nel Corpo di
Cristo, con il Cristo Risorto, e vedono così la realtà, e sono capaci di
rispondere alle sfide del nostro tempo.
Mi sembra che dobbiamo pregare molto il Signore, perché ci aiuti ad
essere emancipati in questo senso, liberi in questo senso, con una fede
realmente adulta, che vede, fa vedere e può aiutare anche gli altri ad arrivare
alla vera perfezione, alla vera età adulta, in comunione con Cristo.
In questo contesto c’è la bella espressione dell’aletheuein
en te agape, essere veri nella
carità, vivere la verità, essere verità nella carità: i due concetti vanno
insieme. Oggi il concetto di verità è un po’ sotto sospetto perché si
combina verità con violenza. Purtroppo nella storia ci sono stati anche episodi
dove si cercava di difendere la verità con la violenza. Ma le due sono
contrarie. La verità non si impone con altri mezzi, se non da se stessa! La
verità può arrivare solo tramite se stessa, la propria luce.
Ma abbiamo bisogno della verità; senza verità non conosciamo i veri valori e
come potremo ordinare il kosmos dei valori? Senza verità siamo ciechi nel mondo,
non abbiamo strada.
“CORRIERE ADRIATICO”
(17 marzo 2012)
LORETO, “ponte” per Medjugorje.
Mai appellativo è calzato così stretto alla città mariana. La polemica a
distanza Brosio-Tonucci innesca una Santa competizione tra due luoghi cari alla
fede cristiana. Il primo è uno dei santuari mariani più importanti e conosciuti
nel mondo, in cui sono custodite le sacre mura della Casa di Nazareth. L’altro è
un luogo di apparizioni sulla cui legittimità il Vaticano non si è ancora
sbilanciato, oggetto di un’indagine a cura di una commissione presieduta dall’ex
presidente della Cei Camillo Ruini.
Eppure Loreto, con la sua storia secolare, un patrimonio artistico di
rara bellezza e gli studi scientifici sulla valenza dei reperti racchiusi in
Santa Casa, sembra quasi vivere del riflesso della città bosniaca. E soffrirla.
Oscurata dal potere magnetico di apparizioni e miracoli. Ai margini di un giro
d’affari che muove migliaia di pellegrini. Ogni giorno, orde di fedeli fanno
tappa a Loreto. Arrivano in pullman gran turismo, al seguito di viaggi
organizzati lungo i principali itinerari religiosi. Restano un paio di ore, poi
scappano alla volta di Medjugorje. Una tendenza al “mordi e fuggi” di cui parla
lo stesso Brosio, nel suo ultimo libro-memoriale che ha provocato il disappunto
della Delegazione Pontificia.
L’ex cronista del Tg4, descrive il Santuario come
“una base ideale per prepararsi
alla partenza per Medjugorje, come infatti fanno decine di migliaia di
pellegrini prima di imbarcarsi: vanno tutti a venerare la Madonna nella Santa
Casa sia all’andata sia al ritorno dalla Bosnia”.
E a voce aggiunge:
“Ancona e il suo porto dovrebbero
ringraziare la Madonna di Medjugorje, se tanta gente passa dalla Santa Casa e
poi va a trovarla in Bosnia porta lavoro, gioia e preghiere”.
In effetti, a Loreto il “lavoro” non manca. E spesso vive di luce
propria. Basti pensare ai treni bianchi dell’Unitalsi, che nell’ultimo anno
hanno fatto registrare un sensibile incremento di presenze rispetto al passato.
“Loreto è diversa da tutti gli
altri santuari - spiega il sindaco Niccoletti -.
La sua peculiarità si fonda su un mistero
teologico che da 700 anni è legato a una delle più importanti reliquie
riconosciute al mondo. Senza contare il corollario d’arte costruito nei secoli”.
Manca però quell’appeal esercitato da altri luoghi di culto, su cui la città
mariana sta oggi puntando per giocare una nuova scommessa.
Le basi sono state gettate nei mesi scorsi, con l’annuncio, passato in
sordina rispetto al potenziale di ricadute anche economiche attese da qui ai
prossimi anni, del centro di studi medici sulle guarigioni inspiegabili
documentate in Santa Casa. Una sorta di osservatorio sui miracoli per far luce
sui tanti episodi straordinari che non hanno trovato una spiegazione
scientifica. Ne sono pieni gli archivi del santuario. Alcuni, i più
significativi, sono contenuti negli studi specifici di due illustri medici:
Ottaviano Paleani (1943) e Pierluigi Cavatorti (2001). Casi importanti sono
raccolti anche in un vecchio film documentario, “Miracolo a Loreto”, girato nel
‘49 da Dino Mocchegiani.
UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:
GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-Tersatto-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA
-MEDIUGORIE
NELLA PROSPETTIVA DEL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
RIFLESSIONI
DEL PROF. GIORGIO NICOLINI
SULL’ APOSTASIA LAURETANA
In TELE MARIA:
www.telemaria.it/veritalauretane.wmv
A Loreto si ricercano – e
giustamente – i “miracoli” (e sono innumerevoli!) per far ritornare l’attenzione
dei fedeli su quel Santuario unico al mondo, ma non si vuole più comprendere
e non si vuole più accettare – dopo averlo negato per un trentennio – che il
vero, autentico e permanente MIRACOLO, che aveva attirato per secoli milioni e
milioni di pellegrini da tutto il mondo, è stato proprio il “fatto storico”,
comprovato in ogni modo, delle MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA (tra
il 1291 e il 1296): da Nazareth a Tersatto, ad Ancona, e infine nella zona di
Recanati (ove avvennero altre tre Traslazioni Miracolose).
Si cercano “i miracoli” per attirare l’attenzione sul Santuario, ma si
continua assurdamente a negare IL MIRACOLO PER ANTONOMASIA che è la stessa
presenza della Santa Casa GIUNTA NELLE MARCHE IN MODO “MIRACOLOSO”, per “il
ministero degli angeli”, come sempre confermato dalle solennissime e secolari
approvazioni pontificie della verità storica di “quel” miracolo della
Traslazione angelica della Santa Casa di Nazareth.
Loreto tornerà a risplendere nel suo splendore e nella devozione mondiale
solo quando sarà allontanata da quel Santuario LA MENZOGNA della negazione
delle Miracolose Traslazioni della Santa Casa: MENZOGNA che da un trentennio
ne ha distrutto la storia secolare e ne ha fatto abbandonare il culto e la
devozione popolare.
E’ doloroso dirlo: ma si sappia in tutta la Chiesa che le mie “denunce
canoniche” (come quella di seguito riportata)
(cfr. anche
www.lavocecattolica.it/santacasa.htm),
non solo non hanno mai avuto una risposta, ma - dopo sacrosante e ininterrotte
“domande” e “insistenze” per averne una risposta che è canonicamente
“obbligante” (e perciò moralmente e gravemente dovuta!), ne ho ricevuto infine
“una diffida-denuncia” per
“stalking” (!!!) dal Vescovo di
Loreto, oltre ad altre gravi penalizzazioni,
anche lavorative ed esistenziali!...
E’ possibile fare questo, da parte
di un Vescovo?... da parte di un pastore di anime?... verso “un fratello” che
gli dice, nella carità, soltanto “la verità”?...
Dio perdoni Mons. Tonucci! Prego sinceramente che si converta! La Chiesa,
e i credenti, sappiano però “la verità”; e ogni “giudizio” resti a Dio!...
“Infatti la Parola di Dio è viva,
efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al
punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e
scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v’è creatura che possa
nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui
noi dobbiamo rendere conto”
(Ebr.4,12-13).
Prof.
GIORGIO NICOLINI
Cfr.
http://www.lavocecattolica.it/santacasa.htm
preghiera a san giuseppe
custode di maria, di gesu’ e della santa casa di nazareth
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo e
fiduciosi invochiamo il tuo
patrocinio dopo quello della tua
santissima Sposa.
Deh! Per quel sacro vincolo
di carità che ti strinse all'Immacolata Vergine Madre di Dio, e per
l'amore paterno che portasti al
fanciullo Gesù, riguarda, te ne
preghiamo, con occhio benigno la cara
eredità che Gesù Cristo acquistò con il suo Sangue
e col tuo
potere ed aiuto sovvieni ai
nostri bisogni. Proteggi, o provvido Custode della divina famiglia,
l'eletta prole di Gesù Cristo; allontana da noi, o Padre amatissimo, la peste
di errori e di vizi che ammorba il mondo; ci assisti propizio dal cielo in
questa lotta con il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come
un tempo salvasti dalla morte la
minacciata vita del pargoletto Gesù,
così ora difendi la santa Chiesa
di Dio dalle ostili insidie e da
ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio,
affinché a tuo esempio e
mediante il tuo soccorso, possiamo
virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine
in cielo. Amen.
A
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. GIOVANNI TONUCCI
Arcivescovo Delegato-Pontificio di LORETO
Piazza della Madonna, 1 – 60125 LORETO (Ancona)
– Fax 071.9747216
e, per
conoscenza:
A Sua
Santità Benedetto XVI
Stato Città del Vaticano – 00100 Roma – Fax
06.69885378
Alla
Congregazione per il Culto Divino e
Piazza Pio XII, 10 – 00193 Roma – Fax 06.69883499
Al Prof.
Avv. Francesco Dal Pozzo
Via Vecchia Bolognese, 321 – 50010 Firenze –
Tel./Fax 055.400707
Loreto,
Venerdì 31
ottobre 2008
Vigilia
della Solennità di Tutti i Santi
OGGETTO:
Richiesta
di risposta – a norma del Codice di Diritto Canonico – alla denuncia per “il
delitto di falso” sulla “questione lauretana”, presentata ufficialmente in data
29.04.2008.
Ecc.za
Rev.ma,
il grande pontefice
Beato Pio IX dichiarava: “Vi
hanno tempi che più che in altri è opportuno di parlare francamente,
coraggiosamente e con tutta libertà. E allora
bisogna dire la verità, la verità intera, piena, senza tergiversazioni. Non
tolleriamo mai gli smozzicamenti della verità, i mezzi termini, gli
accomodamenti. Verità dolce, ma intatta, inviolata”. E il
Card. Biffi, in un discorso,
asseriva: “Io penso ed affermo: non è la
libertà che ci fa veri, ma è la verità che ci fa liberi.
Siamo letteralmente invasi dai
travisamenti e dalle menzogne: i cattolici in larga parte non se ne
avvedono, quando addirittura rifiutano di avvedersene. Se io vengo percosso
sulla guancia destra, la perfezione evangelica mi propone di offrire la
sinistra. Ma se si attenta alla
verità, la stessa perfezione evangelica mi fa obbligo di adoperarmi a
ristabilirla: perché, dove si estingue il rispetto della verità, comincia
a precludersi per l’uomo ogni via di salvezza”.
Ciò premesso, con umile e sincero rispetto, non
posso non esprimerLe il mio vivo
rammarico per
Ciò appare ancora più urgente anche per lo scopo
di una necessaria chiarificazione riguardo all’ultima e ancor più grave
“falsificazione storica” operata
nella Basilica Lauretana con la collocazione pubblica di un maxi-pannello nel
corridoio d’ingresso, descrivente l’impostura del trasporto umano di sole
“pietre” della Santa Casa
(cfr. all. 3),
negando così - in forma
ufficiale e
definitiva - sia
l’autenticità della Santa Casa di
Nazareth nella sua integrità e sia la
miracolosità delle sue traslazioni: e ciò in stridente e dissacrante
contrasto con la solenne e inequivocabile consacrazione pontificia di Clemente
VIII presente all’interno della Basilica, incisa sul rivestimento
marmoreo della Santa Casa (lato Nord-Est), di cui Le fornii – dietro Sua
richiesta – la traduzione italiana il 3 maggio u.s.
L’autorizzazione alla esposizione e alla
permanenza di tale pannello è vieppiù
ingiustificabile a fronte della mia denuncia canonica, che, essendo antecedente
alla collocazione di tale pannello, avrebbe obbligato ad una “sospensione”
dell’autorizzazione alla collocazione di tale pannello, e comunque ad una sua “rimozione”,
almeno ora.
Informatane, in proposito, la competente Autorità
Ecclesiastica della Santa Sede, cui non risulta essere pervenuta la mia denuncia
a Lei presentata il 29 aprile u.s., ne ho avuto la conferma della giustezza di
quanto da me qui sopra lamentato e la disapprovazione della collocazione di tale
pannello, e la sua permanenza, con indicazioni sulle procedure da seguire.
Nel
ringraziare pertanto il Suo Vicario, Padre Stefano Vita, che mi ha concesso
l’Udienza odierna, certo a Sua
conoscenza e con
Il
Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo, a
mio nome, in data 2 agosto u.s.
(cfr. allegato 4),
Le aveva inoltrato istanza, a norma
del can.1506, per
un urgente sollecito all’avvio della procedura canonica, con richiesta di
una nuova Udienza. Non essendo avvenuto nulla di tutto ciò, a norma del can.1506
il mio libello è considerato canonicamente ammesso. Ne segue quanto dispone il
can. 1507, §.2:
“Se il libello si considera accolto a norma del can.1506, il decreto di
citazione in giudizio deve essere dato entri venti giorni dal momento
in cui fu fatta l’istanza, di cui in
quel canone”.
Pur comprendendo gli innumerevoli impegni di Sua
Ecc.za in questo inizio del Suo ministero episcopale nella Diocesi di Loreto,
non mi pare tuttavia giustificabile un così rilevante dilazionamento riguardo
all’adempimento delle norme canoniche sopra indicate, in una materia che
riguarda non un semplice fatto ecclesiastico “privato”, ma
un fatto avente una “rilevanza
ecclesiale universale”, e della massima gravità in ciò che è una “falsificazione
colossale della verità storica sulla Santa Casa” e in ciò che è nel contempo
una “grave disobbedienza ai pronunciamenti magisteriali e pontifici secolari”:
sia riguardo all’autenticità della
Santa Casa e delle sue Miracolose
traslazioni, e sia riguardo alle norme liturgiche tuttora in vigore sulla
solenne celebrazione della “Traslazione
Miracolosa” della Santa Casa il 10 dicembre di ogni anno.
A tale proposito scrissi già al Rettore della
Basilica Lauretana,
Padre
Marzio Calletti
(cfr. all.5),
in data
24.11.2005:
“Caro Padre Marzio, (…) tu
ben conosci quanto stabilisce il Can.837 del Codice di Diritto Canonico, che
dichiara: “Le
azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa stessa,
che è “sacramento di unità”, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la
guida dei Vescovi; perciò appartengono all’intero corpo della Chiesa, lo
manifestano e lo implicano; i singoli membri poi di esso vi sono interessati in
diverso modo, secondo la diversità degli ordini, delle funzioni e dell’attuale
partecipazione”. E’ molto chiaro, al riguardo, quanto anche ha scritto la
“Congregazione per il Culto Divino e
Non si può quindi celebrare
Altrettanto si deve dire riguardo alla
proclamazione della Vergine Lauretana quale
“Patrona degli Aviatori”,
così dichiarata il 24 marzo 1920 dal
Sommo Pontefice Benedetto XV in
esplicito riferimento e rinnovata approvazione dell’autenticità dei “voli
miracolosi” della Santa Casa, trasportata “in vari luoghi”, sino a Loreto,
per “il ministero angelico”, tra gli anni 1291-1296, come ampiamente documentato
da migliaia e migliaia di attestazioni storiche secolari, compendiate anche nel
mio libro
“La veridicità storica della Miracolosa
Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto” e in tanti altri
innumerevoli scritti da me elaborati e pubblicati in varie riviste e in Internet
agli indirizzi www.lavocecattolica.it/santacasa.htm;
www.telemaria.it;
www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm.
A proposito del mio libro - già consegnato a Lei,
Ecc.za, nell’Udienza del 29 aprile -, ho chiesto più volte al
Padre Santarelli di renderlo
disponibile nelle Librerie della Santa Casa, ove molti fedeli lo hanno talvolta
cercato, senza averlo mai potuto reperire, perché mi è stato sempre impedito
di poterlo dare e di farlo esporre in tali Librerie di proprietà della Prelatura
Pontificia. Chiedo pertanto ora a
Lei, in questo scritto, tale permesso, perché
anche tale
occultamento di studi oggettivi
- fatti a dimostrazione e sostegno dell’insegnamento della Chiesa sulla
“veridicità storica” delle “Miracolose Traslazioni” e dell’autenticità della
Santa Casa nella sua “integrità” -,
costituisce una grave ingiustizia ed una offesa a quanti sono in una sincera
ricerca della “verità”.
Pertanto, in conclusione, mentre Le formulo
ancora la richiesta di una Udienza
direttamente con Lei, onde meglio illustrarLe tutto quanto sopra esposto,
con il presente scritto sono rispettosamente a ricordarLe quanto recita il
can.1453:
“Giudici e tribunali provvedano, salva la giustizia, affinché tutte le cause
si concludano al più presto, di modo che non si protraggano più di un
anno nel tribunale di prima istanza, e non più di sei mesi nel tribunale di
seconda istanza”. Mi permetto di farLe presente che tali tempi canonici,
da precedenti Autorità da me interpellate “formalmente” per circa un decennio,
mai hanno trovato “obbedienza” – ad eccezione di Mons. Angelo Comastri
(cfr. all. 6) - agli enunciati
vincolanti disposti dal Diritto Canonico, trasgredendo palesemente, forse per
superficialità o forse per ignoranza, il
can.1457, che dichiara:
“I giudici che, essendo sicuramente ed
evidentemente competenti, si rifiutano di giudicare (…), o per dolo o
negligenza grave procurano altro danno ai contendenti, possono essere puniti
dall’autorità competente con congrue pene, non esclusa la privazione
dell’ufficio”.
Ecc.za
Rev.ma, posso qui dichiararLe con
franchezza che il mio sforzo ormai ventennale per il ripristino della “verità”
sulla Santa Casa nella Basilica Pontificia Lauretana, quasi sempre
vanificato “per dolo o negligenza grave”
delle Autorità Ecclesiastiche interpellate,
mi ha già procurato “sofferenze di ogni
genere” e “continui e ingenti danni”: morali, economici, lavorativi, fisici ed
esistenziali. Tuttavia non mi
sono mai sottratto né mai mi sottrarrò a tale mio impegno - dettatomi dalla mia
“COSCIENZA” - fintantoché “la verità” sulla Santa Casa non verrà “ripristinata”
nella Basilica Lauretana e nella Chiesa in tutta la sua pienezza ed in tutto il
suo splendore.
Restando
in fiduciosa attesa di una Sua risposta scritta, entro il 10 dicembre p.v.,
alle istanze di cui sopra, in adempimento delle norme del Diritto Canonico, mi
creda Suo devoto figlio.
Prof.
GIORGIO NICOLINI
Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Tel./Fax
071.83552 – Cell.
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giorgio.nicolini@poste.it
I
momenti significativi della vita e dei
pellegrinaggi mistici di Santa Veronica Giuliani a Loreto negli anni 1714 e
1715.
Una
mistica di prima grandezza
Settima figlia
dei Giuliani di Mercatello (Pesaro-Urbino), ebbe fin da bambina esperienze
mistiche e doni straordinari. A diciassette anni lasciò le comodità della
famiglia ed entrò tra le Clarisse Cappuccine di Città di Castello, dove visse 50
anni come maestra delle novizie e ripetutamente come badessa. Si santificò nel
silenzio, nell’umiltà e nella preghiera.
Fu tanto devota
della passione di Cristo da riviverne visibilmente le sofferenze nel suo corpo e
nel suo cuore. Ebbe la fronte piagata da una corona invisibile di spine. Un
Venerdì Santo fu trafitta dalle ferite delle stimmate. Tutta la sua vita fu un
intreccio di sofferenze, di grazie e di esperienze mistiche.
Per ordine del
suo confessore mise per iscritto i fenomeni mistici che Dio operava in lei. Di
quelle pagine, scritte con estrema semplicità, sono stati pubblicati ben 15
volumi. L’opera è stata definita
“un tesoro
nascosto”
ed è considerata un capolavoro della letteratura mistica.
Dopo aver
ricevuto le stimmate, Veronica confessa:
“Quando vidi queste stimmate esteriori, io piansi molto e con tutto il mio cuore
pregai il Signore di volerle nascondere agli occhi di tutti”. Il suo
desiderio fu esaudito.
La discepola e
serva della Madonna
La devozione di
Santa Veronica per Maria era tenera, filiale e fiduciosa. La Madonna non si
stancava di offrirle segni di predilezione: la stringeva al suo cuore, la
copriva col suo manto, le comandava di chiederle continue grazie. Così la pietà
mariana di Veronica verso la Madre celeste giungeva all’unione mistica: Maria
occupava sempre più il centro della sua vita e del suo cuore. La vita spirituale
di Veronica divenne sempre più un “cammino mariano”.
Dal 1720
Veronica iniziò a scrivere sotto dettatura della Madonna: e la Mamma celeste
condivideva con lei gli impegni quotidiani fino ad essere lei la guida del
monastero. Tramite la Madre di Dio le venivano trasmesse continue grazie
speciali, comprese le stesse virtù di Maria e il dono di essere confermata nella
grazia santificante.
Pellegrina “in spirito” alla Santa Casa
Tra le grazie
mistiche
concesse a
santa Veronica, sono da ricordare due
pellegrinaggi mistici alla Santa Casa di Loreto, compiuti spiritualmente il 10
dicembre 1714 e 1715, nella festa della Traslazione Miracolosa della Santa Casa.
Narra la Santa
che il confessore, allora il gesuita Padre Mario Cursoni, le diede questo
sconcertante comando:
“Dopo che siete stata comunicata, voi ed
io andiamo a Loreto a visitare Maria SS.ma”.
IL VOLO
MISTICO NELLA SANTA CASA DEL 10 DICEMBRE 1714
E così,
ricevuta la comunione eucaristica, dopo un rapimento dello spirito, iniziò il
suo mistico pellegrinaggio a Loreto. Nel diario annota:
“Come di volo mi trovai a Loreto nella Chiesa di Maria SS.ma. Era una Chiesa
grande e dentro a questa vi era, dopo l’altare maggiore, una Chiesa più piccola.
Così pareva a me”.
Negli Atti del
Processo
per la sua beatificazione e canonizzazione, il suo confessore Padre Cursoni
afferma che la santa, da lui interrogata in proposito,
gli descrisse così bene e nei dettagli
il Santuario, che meglio non avrebbe potuto fare se personalmente vi fosse stata
più volte. Per questo le chiese se prima di entrare in clausura non fosse mai
stata a Loreto; e lei assicurò che non vi era mai andata.
Nel “volo
mistico” del 10 dicembre 1714 la santa cappuccina scrive anche di aver avuto in
Santa Casa “la visione intellettuale della Madonna”.
Scrive nel diario:
“O Dio! Parevami
di trovarmi in Paradiso per la grande musica celeste che sentivo! In un tratto i
miei angeli mi presentarono ai piedi di Maria ed Ella, con faccia ridente e
maestosa, mi disse: questa grazia l’hai per mezzo dell’obbedienza; ed è frutto
dell’obbedienza ogni grazia che ti farò”.
Narra anche che la Vergine le “faceva segno di darle in braccio il suo Figlio
SS.mo e poi lo ritirava”, e che lei “dentro il cuore provava gli affetti come se
l’avesse ricevuto”. Veronica chiude la
pagina sul mistico “volo” a Loreto del 10 dicembre 1714 con queste parole:
“Allora parmi mi fosse fatto capire questo nuovo stato di patire, che cioè
sarebbe stata chiusa la porta e che avrei, in tutto, pene e tormenti. Mi
stabilii nella volontà di Dio e di Maria SS.ma”.
IL VOLO MISTICO
NELLA SANTA CASA DEL 10 DICEMBRE 1715
Non meno
toccante fu il “volo” mistico del 1715.
Nella Santa Casa si rinnovò la sua immersione nel mistero trinitario. Il 10
dicembre 1715 la Madonna le disse: “Voglio che tu ora rinnovi la tua
figliolanza della SS.ma Trinità. Sei figlia del Padre, sei sposa del Verbo
Eterno, sei discepola dello Spirito Santo”. Proprio così amava firmarsi
Santa Veronica! Infine a Loreto la santa cappuccina espresse al sommo grado la
sua alta spiritualità mariana, offrendosi totalmente alla Madonna. Scrive il 10
dicembre 1714: “Restai tutta in tutto
donata a Maria”. E la Vergine, sempre nella Santa Casa, dopo averle
assicurato di essere “la mediatrice fra
Dio e le creature” e che tutte le grazie passano per le sue mani, le disse:
“Io ti voglio tutta per me; impara da me”. La santa conclude che
la sua “anima apprendeva cose maggiori di
quelle che essa mai abbia appreso”. E’ veramente significativa questa
rinnovata offerta di Veronica a Maria nella Santa Casa, dove si ricorda il sì
della Madonna ai disegni divini.
+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *
Mi scuso con
quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa
dell’impossibilità di gestire una corrispondenza ormai roppo elevata.
Per richieste di
risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono,
per poter rispondere e parlare direttamente “a voce”
(Tel. 071.83552
o Cell. 339.6424332).
Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena
possibile.
Prof.
Da:
Casa del Sorriso [mailto:casadelsorrisoonlus@virgilio.it]
Inviato: venerdì 16 marzo 2012 23:51
A: giorgio.nicolini@poste.it
Oggetto: segnalazione
Buona sera,
vorremmo segnalare la nostra
presenza e la disponibilità all’accoglienza presso la nostra Casa di Villa
Santina Ud di gestanti e nuclei mamma/bambino.
Vi preghiamo di inserire il nostro
nominativo nell’elenco del vs. sito.
Grazie.
Associazione di
Servizi Assistenziali per l'Infanzia
La
Presidente
anna
Candido
Da:
Inviato: giovedì 9 febbraio 2012 14:21 - A:
Oggetto: Re: GIOVANI aperti alla vita
Spett.le
Vi ringraziamo molto per tutte le Vostre mail sempre interessanti e con
tante informazioni che altrimenti non si saprebbero. Desideriamo metterVi a
conoscenza di un'iniziativa a difesa della vita, pregandovi di volerci aiutare a
diffonderla. Varie associazioni a livello nazionale si sono messe insieme per
organizzare una Marcia per la Vita che si terrà a Roma il prossimo 13 maggio.
Abbiamo preso spunto da ciò che avviene in quasi tutti i paesi, dall'Europa
all'America, per lanciare anche in Italia la medesima iniziativa: una grande
marcia che ribadisca che la vita è un valore non negoziabile e che unisca i
gruppi i più diversi intorno a questa tematica. Nessuna associazione vuole fare
da capofila per evitare personalismi. Sul sito dedicato alla Marcia troverà
tutto il programma (si terrà anche un convegno nel pomeriggio del sabato 12 e
un'adorazione eucaristica la sera):
www.marciaperlavita.it
Vi ringraziamo anticipatamente
e in attesa di un Vostro riscontro inviamo i nostri più cordiali saluti
Associazione Famiglia Domani
UN NUOVO
REFERENDUM ABROGATIVO
UN’INIZIATIVA CONCRETA A FAVORE DELLA VITA
REFERENDUM
ABROGATIVO DELLA Legge 194
IN MATERIA
DI ABORTO
In Internet:
www.no194.org
Gentile
mancano mesi all'evento
della
Seconda Marcia
Nazionale per la Vita.
L'anno scorso è stato solo l'inizio entusiasmante di un'avventura di
civiltà e di impegno che ha visto e vede
Fede & Cultura in prima linea in difesa della Vita dal suo
inizio alla sua conclusione naturale.
Fede & Cultura ha ricevuto per questo impegno sul piano editoriale, a
conclusione della Prima Marcia per la Vita a Desenzano del Garda, il premio del
MEDV (Movimento Europeo Difesa Vita).
Avevamo pubblicato apposta il volumetto con l'immagine della Marcia "Scegliere
la Vita" di Lorenza Perfori (€ 9,00) che tanto bene ha
fatto e sta facendo per la Causa.
Ora abbiamo pubblicato il libro per la Marcia di quest'anno "Mamme
che piangono" a cura di Giovanni Corbelli (€ 7,00), sul
trauma e i danni che l'aborto provoca alle donne che lo compiono.
Un libretto positivo, bello, economico
e spedito - fino al 12 maggio - con soli 2 euro di spese di spedizione e lo
sconto del 15% per tre copie. Uno strumento importante per difendere la vita
dei più deboli, i bimbi nel grembo delle mamme, e per affermare la loro
dignità. Un aiuto importante per le mamme che hanno abortito e vogliono
fare un cammino di riscatto.
Con grata amicizia
Giovanni Zenone Ph.D.
Direttore
Fede & Cultura
COMUNICATO STAMPA
Luci sull’Est: appello alle autorità perché difendano la legittimità della
famiglia naturale
Roma, 16 marzo 2012 – In nome dei suoi
155mila aderenti, l’Associazione Luci sull’Est non può esimersi dal manifestare
la sua più energica protesta di fronte alla sconvolgente decisione della Corte
di Cassazione riguardante le coppie omosessuali. La sentenza della Cassazione,
numero 4184 — senza alcun precedente nella nostra storia — stabilisce che “la
coppia omosessuale è titolare dei diritti alla vita familiare come qualsiasi
altra coppia coniugata formata da marito e moglie”. La Costituzione italiana,
all’articolo 29, riconosce la famiglia come “società naturale”. La legittimità
della famiglia proviene, infatti, dal suo fine naturale, cioè la procreazione e
l’educazione della prole, e questo può avvenire soltanto all’interno di una
coppia di diverso sesso. Una coppia omosessuale resterà pur sempre una "coppia",
mai potrà essere equiparata ad una vera famiglia. La sentenza della Cassazione
stravolge non solo il senso della legislazione del nostro Paese, ma lo stesso
ordine naturale - per non parlare poi di quello divino - aprendo un
pericolosissimo precedente. Quanto mancherà perché l’Alta Corte approvi anche il
“matrimonio” fra omosessuali? La legge naturale e divina costituisce il
fondamento di ogni ordine morale, sociale e politico. Violarla significa
spianare il cammino alla decadenza. Facciamo un sentito appello alle nostre
autorità perché non permettano che l’Italia entri in questa spirale malsana.
Siamo sicuri che per questo conteranno sull’appoggio e sulle preghiere di tutti
i cattolici e persone di buona volontà, cioè della stragrande maggioranza del
Paese.
Per contatti:
Ufficio Stampa Luci sull’Est - MAB.q - Daniele Piccini,
tel. 06 98262330,
daniele.piccini@mabq.com
Benedetta Consonni,
tel. 02 89289300,
benedetta.consonni@mabq.com
GUAI A COLORO CHE FANNO DECRETI INIQUI
(
ISAIA 10
)
1
Guai a coloro che fanno decreti iniqui e scrivono in fretta sentenze oppressive,
2
per negare la giustizia ai miseri e per frodare del diritto i poveri del mio
popolo, per fare delle vedove la loro preda e per spogliare gli orfani.
3
Ma che farete nel giorno del castigo, quando da lontano sopraggiungerà la
rovina? A chi ricorrerete per protezione? Dove lascerete la vostra ricchezza?
(…) 16
Perciò il Signore, Dio degli eserciti, manderà una peste contro le sue più
valide milizie; sotto ciò che è sua gloria arderà un bruciore come bruciore di
fuoco;
17
esso consumerà anima e corpo e sarà come un malato che sta spegnendosi. La luce
di Israele diventerà un fuoco, il suo santuario una fiamma; essa divorerà e
consumerà rovi e pruni in un giorno,
18
la magnificenza della sua selva e del suo giardino;
19
il resto degli alberi nella selva si conterà facilmente, persino un ragazzo
potrebbe farne il conto.
Da:
Dott. Franco Previte [mailto:previtefelice@alice.it]
Inviato: giovedì 15 marzo 2012 15:20
A: dottor nicolini
Oggetto: Fw: Alla cortese attenzione.Grazie. Previte
I disabili hanno diritto ad essere inclusi nella
società ?
Il punto di vista del dr.Thomas Hammarberg “Commissario Europeo per i diritti
umani” del Consiglio d’Europa nel suo Human Rights Comment pubblicato in questi
giorni insieme ad un issue-paper, richiamando il ruolo importante dei mass media
nella tutela dei diritti umani, afferma che “ le persone con disabilità sono
da lungo tempo emarginate e costrette a condurre una vita di isolamento, in
grandi istituti o nascoste dalle loro famiglie “, mentre hanno “pieno
diritto di essere integrati nella società.
Non può essere ignorato, scrive ancora che “la loro capacità può essere
abusata al punto di minacciare il funzionamento della democrazia” e nel
citare la Convention on the Rights of Persons with disabilities ( CRPD) dell’ONU
del 2008, scrive ancora essere molto importante ed assoluto che tutti gli Stati
membri del Consiglio d’Europa “cessino di collocare i disabili in istituti “
ed avviino piani di transizione ed adeguati investimenti volti alla sostituzione
di questi istituti.
In tempi non molto lontani il Commissario Europeo, richiamando le disposizioni
della “Convenzione per i diritti
delle persone con disabilità” dell’ONU, nella continua difesa dei
diritti, ha affermato che “la loro capacità giuridica è limitata , a volte ne
sono addirittura privati”, sollecitando “l’adozione di politiche che
garantiscono la piena capacità giuridica dell’individuo” e “che le
persone disabili siano messe al centro dei processi decisionali per la loro
piena partecipazione nella società.”
E’ bene conoscere anche agli effetti giuridici e sociali, prima di un brevissimo
commento per quanto afferma il Commissario Europeo, la differenzazione tra
disabile ed handicappato, considerando che :
1.)
disabile é colui che è
privato di una forza fisica ( esempio difficoltà nel superare le barriere
etico-sociali ) ;
2.)
handicappato è colui che ha
uno svantaggio in partenza, una difficoltà psicologica, una menomazione o
involuzione della mente ( esempio l’impedimento di esprimere quel processo e
complesso di efficienza globale e continua, una inferiorità autonoma di volontà
intellettiva congenita o acquisita) , così come ritenuta dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità.
Soffermandoci per quanto avviene nella società odierna, è necessario rilevare
che l’handicappato psichico abbisogna come ogni altro paziente di cure mediche,
di attrezzature ad alta tecnologia atte alla prevenzione, alla cura ed
all’eventuale inserimento sociale ed affettivo per ogni suo periodo di
sofferenza e non di proposizioni lavorative, come invece contempla l’articolo 27
della “Convenzione per i diritti
delle persone con disabilità” dell’ONU. Quella evidente inferiorità
psichica può portare a gravi conseguenze per la famiglia e per la società, se
non si danno misure sanitarie-sociali specifiche, per ridurre i rischi
dell’esclusione sociale, discriminazione come anela la
“Convenzione” stessa e la
Costituzione Europea. Abbiamo
sempre auspicato e sollecitato il “Commissario Europeo per i Diritti Umani” a
portare all’incremento ed alla possibilità di intervento nel campo del disagio
di patologie psichiche e che il Parlamento Europeo e la Commissione Europea
all’unisono potevano esaminare la possibilità d’adeguamento comunitario utile
ed atta alla riorganizzazione di questo vasto e grave settore di salute
pubblica, ritenuto necessario ed urgente per aprire il cuore alla speranza delle
famiglie di questi “malati” e dell’opinione pubblica che, anche in Europa,
assume una rilevanza molto significativa. Il voler accomunare la persona con
minorazioni fisiche a quella con menomazioni mentali, senza riconoscere la
diversità (Preambolo lettera
i) si attua quella discriminazione che non rispetta la differenza della
disabilità.
Ancora una volta ci chiediamo e domandiamo anche in riferimento alla
“Convenzione” come può una
persona handicappata mentale, a confronto del disabile fisico, fra le principali
capacità giuridiche compiere:
1)
|
“proprie
scelte” che richiedono coesione di intelletto e responsabilità |
art.3/a |
2)
|
“capacità
giuridica” |
art.12/2 |
3)
|
“controllare
i propri affari finanziari ed avere uguale accesso a prestiti bancari,
mutui ipotecari” art, |
art.12/5 |
4)
|
“veste
di testimoni” |
art.13/1 |
5)
|
“vivere
in maniera indipendente” |
art.19 |
6)
|
“piena
capacità mentale” |
art.26/1 |
7)
|
“diritto
di mantenersi attraverso il lavoro comprensivo ed accessibile” |
art.27 |
8)
|
“contrarre
matrimonio”, quando necessitano condizioni di valutazione del
concetto giuridico di consenso e volontà? |
art.23/a. |
La tematica che si pone il “Commissario Europeo per i diritti umani” è
molteplice, diversificata, tendente a definire obiettivi e tempi chiari e
prevedere adeguati investimenti nelle diversità culturali nell’osservanza e nel
rispetto dei diritti di ogni persona con lo scopo di giungere ad una maggiore
coesione sociale, come è l’obiettivo prioritario della Costituzione Europea nel
Preambolo che “pone la persona al centro della sua azione” (Parte II° - Carta
dei diritti fondamentali dell’Unione ) e “diritto alla propria integrità fisica
e psichica “ ( Art.II° - 63 n.1). Ma in ambito UE i valori di difesa dei diritti
umani anche se dichiarati da vari esponenti di rilievo della Unione Europea,
pare, non apparire in sintonia con i principi di preminenza del diritto. Ma la
deistituzionalizzazione da sola non basta, come afferma nella nota il
Commissario Europeo, in quanto molti disabili “sono isolati anche all’interno
della stessa società a causa della inacessibilità a scuola, al lavoro, alla
sanità, ai trasporti” o “per la carenza di servizi e strutture”, ma
gli Stati UE dovrebbero definire un livello di sostegno della disabilità per
essere inclusa nella comunità onde ogni persona possa avere il potere di far
rispettare il proprio diritto. Ci permettiamo ricordare che fattacci, come altri
episodi di lucide follie che avvengono in Europa (come in tutto il mondo) hanno
una inconfutabile matrice per cui urge una
Direttiva Specifica Comunitaria
inerente la malattia mentale che attualmente in Europa comporta di conseguenza
una differente valutazione discriminando una patologia che dovrebbe avere una
applicazione di trattamento uguale
e specifica in tutti gli
Stato membri della Unione Europea.
E’ condivisibile, quindi il pensiero del
Commissario Europeo nell’affermare il pieno diritto delle persone con disabilità
ad ottenere “ obiettivi e tempi chiari ed adeguati investimenti” che possano
dare adito all’inserimenti nella società sperando nell’insistere nell’urgenza
della loro applicazione con un provvedimento legislativo ad hoc, che per il
momento non “vediamo” né nelle intenzioni, né nella politica, né nelle
Istituzioni Comunitarie.
Dott. Franco Previte
http://digilander.libero.it/cristianiperservire
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LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH
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Libro di 100 pagine patinate, tutte a colori e tutte illustrate, con elegante
grafica adatta anche per i bambini, illustranti – con prove documentali inedite
– la verità storica di almeno “cinque traslazioni miracolose” della Santa Casa
di Nazareth “in vari luoghi” e infine sul colle di Loreto: “traslazioni
miracolose” avvenute tra il 1291 e il 1296, “approvate” nella loro “veridicità
storica” dalla Chiesa e da tutti i Papi, per sette secoli.
E’ disponibile anche un DVD che ricostruisce in modo molto documentato la storia
delle Miracolose Traslazioni,
con interviste al Prof. Nicolini, trasmesse anche da RAI DUE, in prima serata,
il 4 febbraio 2009.
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San Luigi Orione
fin dal 1921 profetizzava: "Il
tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di
Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il
secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande
unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo
l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno
spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo
l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo,
vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne
ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile
ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano
di Dio".
(Una
profezia di Paolo VI,
all’Angelus
del 5 dicembre 1976)
esortiamo PURE voi, figli carissimi,
a cercare quei “segni dei tempi”
che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.
Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,
anzi ella stessa l’atteso prodigio
BENEDETTO XVI
Nessuno
di noi sa che cosa succederà nel nostro pianeta, nella nostra Europa, nei
prossimi cinquanta, sessanta, settanta anni. Ma, su un punto siamo sicuri: la
famiglia di Dio sarà sempre presente e chi appartiene a questa famiglia non sarà
mai solo, avrà sempre l'amicizia sicura di Colui che è la vita.
(Omelia dell’8 gennaio 2006)
ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’
SI AUTORIZZA E SI RACCOMANDA LA
DIFFUSIONE DI QUESTI TESTI
AD ALTRI INDIRIZZI DI POSTA
ELETTRONICA E L'INSERIMENTO IN SITI DELLA RETE INTERNET
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Diffondete la buona stampa tra le
persone vostre amiche e conoscenti. La buona stampa entra anche nelle case dove
non può entrare il sacerdote, è tollerata persino dai cattivi. Presentandosi non
arrossisce, trascurata non si inquieta, letta, insegna la verità con calma,
disprezzata, non si lamenta
(San Giovanni Bosco).
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possono essere effettuate direttamente dal Sito Internet www.lavoce.an.it
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ULTIMO AGGIORNAMENTO mercoledì, 21 marzo 2012 19.57
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