INDICE

 

IL BOSCO DEGLI ANGELI

            Uno scultore del secolo quindicesimo ci ha lasciato un bellissimo mezzo rilievo (oggi nel Museo di Ancona), raffigurante l'immagine della Vergine, che con il Bambino al seno appare tra un bosco di pini al Beato Gabriele Ferretti.

Questo delicato lavoro, che viene dall’ex convento dei Frati Minori di “San Francesco ad Alto", ha fissato nel marmo il più dolce episodio dell’ex Conte Ferretti.

            La lunetta artistica commenta i colloqui di Frate Gabriele con la Madre di Gesù, tra i pini del suo convento.

Maria, dice lo storico, conduceva spesso al nobile Gabriele, Gesù tra schiere angeliche; e, nel silenzio verde di “San Francesco ad Alto” si elevavano squisite melodie d’amore. Questa tenerezza per la Signora tutta pura, aveva chiamato il cielo fra gli alberi del bosco, dove Gabriele saliva estatico nella contemplazione della gran Madre di Dio! La selva del convento era diventata sacra come la Chiesa; i pini formavano con le loro punte come le guglie di una maestosa cattedrale; nel bosco abitavano gli angeli. Quando Gabriele pregava, essi erano là a portare in alto le preghiere; quando la Madonna appariva, essi erano schierati su nuvole invisibili e facevano corteo a Gesù che, dal seno di Lei, benediceva...

 

LA LEGGENDA DEI PINI

Così la storia del bosco degli angeli.

            E questa storia è restata inviolata, per cui tu non puoi pensare al Beato Gabriele senza ricordare il bosco dei pini, le apparizioni di Maria, le schiere angeliche, il fraticello estatico: è l'immagine inconfondibile e vera del Conte Frate.

            I pini di "San Francesco ad Alto" tramandarono questa meravigliosa leggenda: essi raccolsero fedelmente i sospiri di un dramma celeste, che di quando in quando si riproduceva nel bosco del convento! In questo dramma vivo sta tutta una storia vera, quella del nobile Conte Ferretti, che si era fatto figlio di Frate Francesco.

            Anche Carlo Crivelli se ne ricordò: e quando gliene parlarono, egli, che non aveva visto l’ex Conte Frate, interrogò i pini…

 

LA FEDELTA’ DELL'ARTE

            Là, nell’orto del convento, era restato il bosco e il pino annoso sulle cui fronde, come in un nido, la Vergine appariva tra nubi candide, con il Bimbo al seno! Il genio dell'artista veneziano, in quegli anni celebre, colse tutta l’anima di quel dramma e lo fissò sulla tela.

La figura di Gabriele estatico, ginocchioni davanti alla Vergine, che appare tra i pini, in un corteo di angeli, resta così consacrata.

            La tua fantasia, o lettore, e la mia, animata dalla devozione plurisecolare, vedrà sempre così il Beato di Ancona; l’arte ha toccato a meraviglia l'episodio che commuove la pietà cristiana; essa è in sintonia perfetta col nostro cuore credente; essa sintetizza la vera vita del Beato, per cui nessuna mano d'artista se ne potrà più distaccare; e se, anche oggi, tu sali il Colle Astagno, vedi troneggiare sulle Spoglie gloriose del Conte Frate una tela, che il Parocel ha dipinto con l’animo invasato dalla leggenda che i pini raccontano.

 

LA TRAMA SCINTILLANTE

            Non fa meraviglia, che il Conte Ferretti si abbandonasse a questa storia prodigiosa d'amore.

Egli apparteneva alla schiera dei cavalieri, che Francesco d'Assisi aveva lanciato nel torneo per la gloria della grande Castellana d'Italia. E bisognava conquistare il primato della devozione e dell'amore alla Donna tutta pura ed immacolata.

Era ancora fanciullo, ma come per istinto si era dedicato al servizio della celeste Signora!

Alvisia Sacchetti-Ferretti, la contessa madre, aveva scoperto questo gioco incantevole della Grazia di Dio; la tela si ordiva piano piano, e gli appuntamenti di Gabriele con le deliziose immagini di Maria, si moltiplicavano…; finché venne il giorno in cui gli agi e le grandezze della casa paterna non gli dicevano più nulla; tutto era scialbo! tutto, una delusione! tutto, una malinconia!

Per questo si rifugiò nel romitorio di Santa Maria.

 

NEL ROMITORIO DI SANTA MARIA

            Sul monte Astagno, tra il bosco di pini, sorgeva un umile oratorio, dedicato alla Vergine del Cielo. Intorno intorno i Frati Minori avevano costruito capanne per raccogliersi nella gioia della preghiera e della penitenza...

            La tradizione vuole che Francesco d’Assisi abbia indicato tale luogo ai suoi Frati come il più adatto alla preghiera e, salpando per l'Oriente, abbia comandato di edificare un conventino accanto all'oratorio della Vergine. I Frati Minori incominciarono così ad abitare il bosco dei pini, ed erano come la guardia d’onore della Madonna.

            Da Capodimonte, la Ancona medievale si distendeva verso il Guasco; quella cima verde aveva richiamato il cuore di Gabriele...; fu lassù che l'idillio del Conte Ferretti con la mistica Signora degli Angeli, sfociò nel più bel dramma fiorito di meraviglie e di apparizioni.

            Tra queste meraviglie si dipana la vita quotidiana del Beato Gabriele; e tra colloqui segreti, estasi, canto di Angeli, sorrisi di Maria, Egli scrive il suo poema di amore per la Gran Madre di Dio!

            A colloquio con i confratelli, parla sempre di Maria; scendendo verso la sua città, invita i fanciulli ad onorare Maria; quando istruisce il popolo, si fa, dal pulpito, cantore innamorato delle glorie di Maria...; esorta tutti alla devozione più tenera e all'amore più cordiale per la Madre del Divino Amore!

            L’ampia distesa azzurra dell'Adriatico è, per il Beato di Ancona, solo un canto alla Stella del Mare; la cima del Monte Conero, e tutto quel promontorio che disegna il golfo dorico, è un ricordo di Maria, torre di fortezza; il verde del bosco, che racchiude il romitorio nel profumo delle sue resine e dei fiori, è la sua più verde speranza in Maria; il cielo, la terra, gli uomini, le cose, ogni atomo, ogni sospiro... sono tutte sillabe del poema universale che il suo cuore fa scandire alla natura e fa intonare da tutto l’universo a Maria.

 

MARIA IL TEMA

            Nel convento di “San Francesco ad Alto" c'erano i fratini. Cari giovinetti! come Gabriele, lasciando la madre terrena e la casa paterna, per seguire l’ideale francescano, essi devono innamorarsi di Maria.

            Intanto il Beato ha avuto dai Superiori un compito delicato: educare la gioventù dell’Ordine Serafico.

            Lo spirito, l’anima, della più bella pedagogia non poteva essere che Maria; il tema, la gran Madre di Dio; il motivo dominante, la Vergine; tutti gli affetti, i più puri, per la Regina del Cielo!

            La Madonna gradì l’omaggio e ricompensò visibilmente il Conte Frate.

 

GIGLI E ROSE D’ORO

Un giorno, divenuto Superiore del convento di Ancona, comandò ad un fratino, di nome Luigi, di recitare ogni giorno la corona della Beata Vergine.

            Ma per una volta fra Luigi aveva dimenticato la recita del Rosario; e, quando il novizio si recò alla mensa, il Beato, interiormente illuminato di ciò, ingiunse al fratino di levarsi dalla tavola e andare in chiesa a compiere l'atto di devozione a Maria. Era trascorso del tempo, ma il novizio tardava a ritornare in refettorio; mandò quindi un altro religioso per vedere… Una visione straordinaria trattenne anche il secondo religioso: un angelo aleggiava sul capo di fra Luigi, che pregava la Vergine, e mentre le labbra del novizio dicevano “Ave Maria”, l'angelo infilava rose e poi, al Gloria, un giglio d'oro… dieci rose e ancora un giglio d'oro....

Nel frattempo si mosse il Beato Gabriele e, giunto in Chiesa, assistette con gli occhi pieni di lacrime all'incantevole spettacolo. Quando la recita della corona terminò, l’angelo depose il serto prezioso sul capo del novizio e disparve!

            Il fratino del Beato perseverò poi fino alla morte nella vera devozione all'Immacolata.

            Per molti anni nella chiesa di "San Francesco ad Alto" proprio presso l'altare di Maria, nel luogo che era stato teatro di quella visione, restò un soave profumo di rose e di gigli.

 

IN MARIA IL SOLE DELLA PUREZZA

            Gabriele si accendeva così sempre di più all’amore per la sua Regina; ne imitava ogni virtù; si esercitava nell'umiltà, la virtù principale della Madonna; e vegliava presso il suo altare senza mai stancarsi. Ma il suo volto si irradiava di luce quando Maria gli appariva tra i pini del convento e le sue pupille balenavano i raggi della purità del cuore.

            E quando più tardi, trasfigurando la sua giovinezza sopra l’altare di Dio, sentirà la gioia quasi infinita di essere sacerdote, la stessa luce del bosco entrerà nella chiesa per vedere finalmente il cantore di Maria, divenuto portatore di Gesù.

            Nel convento, San Francesco gli aveva parlato di penitenza, perché il giglio si difende con le spine, e la sua purezza trionfò in un profumo liliale; sull'altare, Maria gli affiderà il suo purissimo Figlio Gesù, perché al passaggio di Gabriele il mondo ritrovi l’innocenza!

La sua vita fu così una festa; ed il suo volto è Maria.

 

IL SUO VOLTO E' MARIA!

            Gabriele servì così la Madonna, da autentico cavaliere senza macchia e senza paura; e la Regina degli Angeli gli dà la sua impronta: difende il suo "angelo" e predilige il suo "sacerdote".

            Ancona sentì nel Beato tutta questa sintesi festosa; tutti gli accordi soprannaturali tra la Madre ed il Figlio!

Ed è naturale che i nostri occhi non si stanchino di rimirare questi bozzetti di limpida poesia: l’estasi di Gabriele tra i pini del convento, le apparizioni di Maria, il Bimbo al seno..., mentre i Cherubini stanno a contemplare.

 

INDICE