***

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;

tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,

adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

Ancon Dorica Civitas Fidei

VERSO IL XXV CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE AD ANCONA

(4-11 settembre 2011)

"lettera INFORMATIVA 120

www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm

QUESTA LETTERA INFORMATIVA E’ POSTA SOTTO LA PROTEZIONE DI SAN GIUSEPPE, PATRONO DELLA CHIESA,

di San CIRIACO e del Beato GABRIELE FERRETTI, Patroni di Ancona,

e del grande Pontefice il Beato PIO IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti), discendente del Beato Gabriele Ferretti

LA VOCE

www.lavocecattolica.it

Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito

(Gv. 3,8)

SAN BENEDETTO

E LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE DELLA VITA

LA SANTA CASA BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA

TELE MARIA – Emittente Televisiva Cattolica in Internet - www.telemaria.it

TRASMISSIONI INTERNAZIONALI QUOTIDIANE MEDIANTE LA RETE INTERNET

ANCONA

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

Sabato, 11 luglio 2009

San Benedetto, Patrono d’Europa

Sabato, 11 luglio 2015

Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

 25 MARZO 2009: 2015° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

DOMENICA, 1° MARZO 2009 = DOMENICA, 1° MARZO 2015

INIZIO ANNO 2015

dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine, Madre di tutti i viventi

Cfr. in Internet: www.lavocecattolica.it/lettera1marzo2009.htm

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali,

e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

(Paolo VI, 25 dicembre 1975)

 

Carissimo amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata "LA VOCE CATTOLICA”", i cui testi sono pubblicati in modo permanente all’indirizzo Internet diretto www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm  è un umile mezzo di informazione - simile a un Giornale Informatico - pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù infatti disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una società offuscata dalle tenebre del male. Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32). San Giuseppe Moscati scriveva: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”. Poiché sta scritto: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te” (Sir.4,28). Il grande Pontefice Beato PIO IX dichiarava: “Vi hanno tempi che più che in altri è opportuno di parlare e francamente, coraggiosamente e con tutta libertà. E allora bisogna dire la verità, la verità intera, piena, senza tergiversazioni. Non tolleriamo mai gli smozzicamenti della verità, i mezzi termini, gli accomodamenti. Verità dolce, ma intatta, inviolata” (Beato Pio IX).  E il Card. Giacomo Biffi affermava: NON E’ LA LIBERTA’ CHE CI FA VERI, MA E’ LA VERITA’ CHE CI FA LIBERI. Ispirandomi, ma senza potermi paragonare a Giovanni il Battista, dico: “Voce di uno che grida nel deserto”. Io penso ed affermo: non è la libertà che ci fa veri, ma è la verità che ci fa liberi. Siamo letteralmente invasi dai travisamenti e dalle menzogne: i cattolici in larga parte non se ne avvedono, quando addirittura non rifiutano di avvedersene. Se io vengo percosso sulla guancia destra, la perfezione evangelica mi propone di offrire la sinistra. Ma se si attenta alla verità, la stessa perfezione evangelica mi fa obbligo di adoperarmi a ristabilirla: perché, dove si estingue il rispetto della verità, comincia a precludersi per l'uomo ogni via di salvezza.

A cura del Prof. GIORGIO NICOLINI - Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Italia

Telefono 071.83552 – Cellulare 339.6424332 - Facsimile 071.83552 – Conto Corrente Postale 13117056

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"lettera INFORMATIVA n°120

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SOMMARIO

1)       Messaggi da Mediugorie ……………………………………………………………………………………….… pag. 2

2)       Dalla Santa Casa di Nazareth a Loreto la Nuova Evangelizzazione …...………………………………………… pag. 3

3)       San Benedetto, Patrono d’Europa ………………………………………………….………………………......… pag. 4

4)       La vera fede “adulta” nell’insegnamento di Benedetto XVI …………………...……………………………….... pag. 5

5)       L’Enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate”……………………………...…………………………….…. pag. 6

6)       L’offerta della vita di una mamma per la Nuova Evangelizzazione dell’Europa ………....................................... pag. 9

7)       La Beata Vergine del Monte Carmelo e il Santo Scapolare ……… …………….……………………………..… pag. 12

8)       Santa Maria Goretti, martire della purezza ……………………………………………………………………….. pag. 17

9)       La donna e la moda degradante …………...…………………………………………………………………... .… pag. 22

10)    Gli insegnamenti di San Francesco di Sales sui balli e divertimenti ……………………...................................… pag. 25

11)    L’apparizione della Madonna a Fatima il 13 luglio 1917 …………………………………………………...……. pag. 27

12)    I dieci segreti di Mediugorie …………………………………………………………………………………….... pag. 28

13)    La Miracolosa Traslazione a Loreto della Santa Casa di Nazareth ……………………………………………..... pag. 32

14)    La minaccia di giudizio sulla Chiesa e sull’Occidente ………………………………………………………...….. pag. 35

15)    Corrispondenze con LA VOCE …………………………………………………………….................................... pag. 37

16)    TELE MARIA, Emittente Televisiva Cattolica in Internet ……………………..………………………………… pag. 40

 

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;

tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

 

Alla Santissima Vergine Maria, Madre di Dio: alla piena di grazia, alla benedetta fra tutti i figli di Adamo; alla colomba, alla tortorella, alla diletta di Dio; onore del genere umano, delizia della Santissima Trinità; casa d’amore, esempio di umiltà, specchio di tutte le virtù; madre del bell’amore, madre della santa speranza e madre di misericordia; avvocata dei miseri, difesa dei deboli, luce dei ciechi e medicina degli infermi; ancora di confidenza, città di rifugio, porta del Paradiso; arca di vita, iride di pace, porto di salvezza; stella del mare e mare di dolcezza; paciera dei peccatori, speranza dei disperati, aiuto degli abbandonati; consolatrice degli afflitti, conforto dei moribondi ed allegrezza del mondo” (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori)

 

IL TESTO DELLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI

- DA RECITARSI NEL SANTUARIO DI LORETO E NELLE CASE -

E' LEGGIBILE COLLEGANDOSI ALL'INDIRIZZO INTERNET

www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm

 

UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:

GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-MEDIUGORIE

NELLA PROSPETTIVA DEL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

 

MESSAGGI DA MEDIUGORIE

Messaggio a Marija del 25 giugno 2009 28° anniversario delle apparizioni

Cari figli, gioite con me, convertitevi nella gioia e ringraziate Dio per il dono della mia presenza in mezzo a voi. Pregate affinché nei vostri cuori Dio sia al centro della vostra vita e con la vostra vita testimoniate, figlioli, perché ogni creatura senta l'amore di Dio. Siate le mie mani tese per ogni creatura affinché si avvicini al Dio dell'Amore. Vi benedico con la mia benedizione materna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio a Mirjana del 2 maggio 2009

Cari figli! Già da lungo tempo vi do il mio Cuore materno e vi porgo mio Figlio. Voi mi rifiutate. Permettete che il peccato vi avvolga sempre di più. Permettete che vi conquisti e vi tolga la capacità di discernimento. Poveri figli miei, guardatevi intorno e osservate i segni del tempo. Pensate di poter vivere senza la benedizione di Dio? Non permettete che la tenebra vi avvolga. Anelate dal profondo del cuore a mio Figlio. Il Suo Nome dissipa la tenebra più fitta. Io sarò con voi, voi solo chiamatemi: “Eccoci Madre, guidaci!”. Vi ringrazio!

Messaggio a Mirjana del 2 luglio 2009

Cari figli! Io vi chiamo perché ho bisogno di voi. Ho bisogno di cuori pronti ad un amore immenso. Di cuori non appesantiti dalla vanità. Di cuori che sono pronti ad amare come ha amato mio Figlio, che sono pronti a sacrificarsi come si è sacrificato mio Figlio. Ho bisogno di voi. Per poter venire con me, perdonate voi stessi, perdonate gli altri e adorate mio Figlio. Adoratelo anche per coloro che non l’hanno conosciuto, che non lo amano. Per questo ho bisogno di voi, per questo vi chiamo. Vi ringrazio.

DALLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

“Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano”

(Prov.25,25)

SE SARETE  QUELLO CHE DOVETE ESSERE METTERETE FUOCO IN TUTTO IL MONDO!...

Giovanni Paolo II, Roma: XV Giornata Mondiale dei Giovani (15-20 agosto 2000)

LA SANTA CASA DI LORETO

E’ IL LUOGO DEL CONCEPIMENTO IMMACOLATO DI MARIA

E DEL CONCEPIMENTO MIRACOLOSO DI GESU’ IN MARIA

profetizzato sin dalle origini della creazione dell’uomo, subito dopo il Peccato Originale: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen.3,15)

 

Natanaele: “DA NAZARETH PUO’ MAI VENIRE QUALCOSA DI BUONO?...” (Gv.1,46)

Natanaele è poi divenuto l’Apostolo San Bartolomeo. Egli ricevette da Gesù il più bel elogio:

“Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità (Gv.1,47)

Chissà quante volte San Bartolomeo (Natanaele) avrà meditato nella sua vita all’errore inconsapevole di quella obiezione scettica rivolta a Filippo: “Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?”…

Invece, da Nazareth è “venuto” “tutto il bene” per l’Umanità:

·          da Nazareth è “venuta” all’esistenza la Vergine Maria, “concepita” Immacolata nella Santa Casa di Nazareth;

·          da Nazareth è “venuta” alla luce la Vergine Maria, essendo ella nata nella stessa Santa Casa in cui fu concepita Immacolata;

·          da Nazareth è “venuto” all’esistenza Gesù Cristo, il Figlio di Dio, Salvatore degli uomini, incarnatosi per opera dello Spirito Santo nel seno verginale di Maria nella Santa Casa di Nazareth;

·          la Santa Casa di Nazareth è “venuta”, infine, a Loreto, dopo varie “traslazioni miracolose” operate dagli angeli del Cielo, dopo essere stata “divelta dalle fondamenta” a Nazareth (secondo l’espressione usata dal Beato Pio IX), e così poter continuare dall’Europa e dall’Italia - quale “reliquia miracolosa” e luogo dell’Incarnazione - l’opera di salvezza di Maria e di Gesù per la Chiesa e per l’Umanità.

DA NAZARETH PERCIO’ E’ “VENUTA” LA SALVEZZA

E TUTTO CIO’ CHE DI BUONO DIO VOLEVA DONARE ALL’UMANITA’

Si potrebbe dire anche oggi, per chi sente parlare della Santa Casa di Loreto con scetticismo: “VIENI E VEDI” (Gv.1,46), e riascoltare fra quelle “Sante Pareti” le parole dell’angelo a Maria: “RALLEGRATI…”.

dal Sito Internet: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

LA SALVEZZA PASSA PER LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani…

Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto prodigiosamente la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose  (LEONE XIII: Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894).

 

 “ECCOMI… avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,26-38)

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv.1,14)

E IL VERBO

“il più bello tra i figli dell'uomo” (Sal.44/45,3)

si fece carne     

NEL GREMBO DI MARIA

NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

TUTTI LA’ SONO NATI

“Il di Maria fu, in qualche modo, anche un detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)(Giovanni Paolo II,  per il VII Centenario della Miracolosa Traslazione).

«Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo»

 (Gen.28,17)

LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA NEL TEMPO DELL’APOSTASIA

HO FISSATO UN LIMITE… FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE

(Gb.38,10)

SAN BENEDETTO,

PATRONO D’EUROPA

Pio XII - Omelia a San Paolo-Fuori-le-Mura, 18 settembre 1947

ORA ET LABORA

San Benedetto è il padre dell’Europa. Quando l’Impero romano è crollato, consumato dalla vecchiaia e dai vizi, e i barbari si sono lanciati sulle sue province, quell’uomo, che è stato chiamato “l’ultimo dei grandi Romani” (secondo l’espressione di Tertulliano), unendo allo stesso tempo la romanità e il Vangelo, ha attinto a queste due fonti il soccorso e la forza per unire efficacemente i popoli di Europa sotto il vessillo e l’autorità di Cristo... Infatti dal mare Baltico al mare Mediterraneo, dall’oceano Atlantico alle piane della Polonia, legioni di monaci benedettini si sono diffusi, rendendo mansuete le nazioni ribelli e selvagge con la croce, i libri e l’aratro.

“Prega e lavora”: questa massima dei benedettini non contiene forse, nella sua brevità maestosa, ciò che è la legge principale dell’umanità e della sua regola di vita?... Pregare, è un precetto divino, come pure lavorare: dobbiamo adempiere l’uno e l’altro per la gloria di Dio e il perfezionamento dei nostri spiriti e dei nostri corpi... Ora [l’indomani della seconda guerra mondiale: n.d.r.], l’Europa geme sotto le calamità e le miserie che ha subìte... In mezzo a questa tempesta che fa cadere l’Europa nel disastro e nella sventura, non è inopportuno né inutile ricordare che delle forze interiori potenti, una lunga eccellenza di civilizzazione... si erano stabilite in Europa come su un fondamento di una grande solidità.

 

LA SCELTA DEL NOME

DEL PAPA BENEDETTO XVI
Alla Prima Udienza Generale del Mercoledì, 27 aprile 2005

Carissimi Fratelli e Sorelle!

Sono lieto di accogliervi e rivolgo un cordiale saluto a quanti siete qui presenti, come pure a coloro che ci seguono mediante la radio e la televisione. Come ho già espresso nel primo incontro con i Signori Cardinali, proprio mercoledì della settimana scorsa nella Cappella Sistina, sperimento nell’animo sentimenti tra loro contrastanti in questi giorni d’inizio del mio ministero petrino: stupore e gratitudine nei confronti di Dio che ha sorpreso innanzitutto me stesso, chiamandomi a succedere all’apostolo Pietro; interiore trepidazione dinanzi alla grandezza del compito e delle responsabilità che mi sono state affidate. Mi dà però serenità e gioia la certezza dell’aiuto di Dio, della sua Madre Santissima, la Vergine Maria, e dei santi Protettori; mi è di sostegno anche la vicinanza spirituale dell’intero Popolo di Dio al quale, come domenica scorsa ho avuto modo di ripetere, continuo a chiedere di accompagnarmi con insistente preghiera.

Dopo la pia dipartita del mio venerato predecessore Giovanni Paolo II, riprendono quest’oggi le tradizionali Udienze generali del mercoledì. Ritorniamo così nella normalità. In questo primo incontro vorrei anzitutto soffermarmi sul nome che ho scelto divenendo Vescovo di Roma e Pastore universale della Chiesa.

Ho voluto chiamarmi Benedetto XVI per riallacciarmi idealmente al venerato Pontefice Benedetto XV, che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale. Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio, dono purtroppo fragile e prezioso da invocare, tutelare e costruire giorno dopo giorno con l’apporto di tutti.

Il nome Benedetto evoca, inoltre, la straordinaria figura del grande “Patriarca del monachesimo occidentale”, san Benedetto da Norcia, compatrono d’Europa insieme ai santi Cirillo e Metodio e le sante donne Brigida di Svezia, Caterina da Siena ed Edith Stein. La progressiva espansione dell’Ordine benedettino da lui fondato ha esercitato un influsso enorme nella diffusione del cristianesimo in tutto il Continente. San Benedetto è perciò molto venerato anche in Germania e, in particolare, nella Baviera, la mia terra d’origine; costituisce un fondamentale punto di riferimento per l’unità dell’Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà. Di questo Padre del Monachesimo occidentale conosciamo la raccomandazione lasciata ai monaci nella sua Regola: “Nulla assolutamente antepongano a Cristo” (Regola 72,11; cfr 4,21). All’inizio del mio servizio come Successore di Pietro chiedo a san Benedetto di aiutarci a tenere ferma la centralità di Cristo nella nostra esistenza. Egli sia sempre al primo posto nei nostri pensieri e in ogni nostra attività!

Benedetto XVI (27 aprile 2005: prima Udienza Generale dopo l’elezione a Sommo Pontefice)

 

LA VERA FEDE “ADULTA”

NELL’INSEGNAMENTO DI BENEDETTO XVI


Omelia di S.S. Benedetto XVI, in occasione della chiusura dell’Anno Paolino
28 giugno 2009
[... omissis …]

Nel quarto capitolo della Lettera (agli Efesini) l’Apostolo ci dice che con Cristo dobbiamo raggiungere l’età adulta, una fede matura. Non possiamo più rimanere “fanciulli in balia delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…” (4, 14). Paolo desidera che i cristiani abbiano una fede “matura”, una “fede adulta”.

La parola “fede adulta” negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Ma lo s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede “fai da te”, quindi. E lo si presenta come “coraggio” di esprimersi contro il Magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso.

Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo “schema” del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una “fede adulta”. È la fede che egli vuole. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo.

Così fa parte della fede adulta, ad esempio, impegnarsi per l’inviolabilità della vita umana fin dal primo momento, opponendosi con ciò radicalmente al principio della violenza, proprio anche nella difesa delle creature umane più inermi. Fa parte della fede adulta riconoscere il matrimonio tra un uomo e una donna per tutta la vita come ordinamento del Creatore, ristabilito nuovamente da Cristo. La fede adulta non si lascia trasportare qua e là da qualsiasi corrente. Essa s’oppone ai venti della moda. Sa che questi venti non sono il soffio dello Spirito Santo; sa che lo Spirito di Dio s’esprime e si manifesta nella comunione con Gesù Cristo.

Tuttavia, anche qui Paolo non si ferma alla negazione, ma ci conduce al grande “sì”. Descrive la fede matura, veramente adulta in maniera positiva con l’espressione: “agire secondo verità nella carità” (cfr Ef 4, 15). Il nuovo modo di pensare, donatoci dalla fede, si volge prima di tutto verso la verità. Il potere del male è la menzogna. Il potere della fede, il potere di Dio è la verità. La verità sul mondo e su noi stessi si rende visibile quando guardiamo a Dio. E Dio si rende visibile a noi nel volto di Gesù Cristo.

Guardando a Cristo riconosciamo un’ulteriore cosa: verità e carità sono inseparabili. In Dio, ambedue sono inscindibilmente una cosa sola: è proprio questa l’essenza di Dio. Per questo, per i cristiani verità e carità vanno insieme. La carità è la prova della verità. Sempre di nuovo dovremo essere misurati secondo questo criterio, che la verità diventi carità e la carità ci renda veritieri.

Ancora un altro pensiero importante appare nel versetto di san Paolo. L’Apostolo ci dice che, agendo secondo verità nella carità, noi contribuiamo a far sì che il tutto (ta panta) – l’universo – cresca tendendo a Cristo. Paolo, in base alla sua fede, non s’interessa soltanto della nostra personale rettitudine e non soltanto della crescita della Chiesa. Egli s’interessa dell’universo: ta pánta. Lo scopo ultimo dell’opera di Cristo è l’universo – la trasformazione dell’universo, di tutto il mondo umano, dell’intera creazione.

Chi insieme con Cristo serve la verità nella carità, contribuisce al vero progresso del mondo. Sì, è qui del tutto chiaro che Paolo conosce l’idea di progresso. Cristo, il suo vivere, soffrire e risorgere è stato il vero grande salto del progresso per l’umanità, per il mondo. Ora, però, l’universo deve crescere in vista di Lui. Dove aumenta la presenza di Cristo, là c’è il vero progresso del mondo. Là l’uomo diventa nuovo e così diventa nuovo il mondo.

BENEDETTO XVI

(Omelia dell’8 gennaio 2006)

Nessuno di noi sa che cosa succederà nel nostro pianeta, nella nostra Europa, nei prossimi cinquanta, sessanta, settanta anni. Ma, su un punto siamo sicuri: la famiglia di Dio sarà sempre presente e chi appartiene a questa famiglia non sarà mai solo, avrà sempre l'amicizia sicura di Colui che è la vita.

L’ENCICLICA DI BENEDETTO XVI

“CARITAS IN VERITATE”

Sullo sviluppo umano integrale nella carità e nella verità

(il testo integrale dell’Enciclica all’indirizzo www.lavocecattolica.it/caritas.pdf)

Non c'è vero sviluppo senza apertura alla vita   

(SINTESI DEI PRINCIPALI CONTENUTI)

L’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo ma, nei Paesi poveri, Ong, governi e donatori internazionali impongono spesso aborto, controllo delle nascite e sterilizzazione in cambio degli aiuti allo sviluppo e dei fondi dei programmi internazionali di sostegno. E’ la forte denuncia contenuta nella terza Enciclica di Papa Benedetto XVI, “Caritas in veritate”.

Il Papa afferma che non solo “alcune Organizzazioni non governative operano attivamente per la diffusione dell’aborto, promuovendo talvolta nei Paesi poveri l’adozione della pratica della sterilizzazione, anche su donne inconsapevoli”: c’è anche il “fondato sospetto” che, “a volte”, i Paesi poveri siano vittime di una sorta di ricatto e che “gli stessi aiuti allo sviluppo vengano collegati a determinate politiche sanitarie implicanti di fatto l’imposizione di un forte controllo delle nascite”.

A questo scenario si aggiunge il fatto delle “preoccupanti” “legislazioni che prevedono l’eutanasia” e delle “pressioni di gruppi nazionali e internazionali che ne rivendicano il riconoscimento giuridico”. Papa Ratzinger non manca di sottolineare come gli aiuti internazionali siano stati spesso “distolti dalle loro finalità, per irresponsabilità che si annidano sia nella catena dei soggetti donatori sia in quella dei fruitori” e denuncia poca trasparenza ed eccessivi costi burocratici di Ong e organismi internazionali. Ma soprattutto, la sua attenzione si concentra sul “tema del rispetto per la vita, che non può in alcun modo essere disgiunto dalle questioni relative allo sviluppo dei popoli”.

A bloccare lo sviluppo non sono solo gli “alti tassi di mortalità infantile” dovuti alla povertà ma anche le “pratiche di controllo demografico” e le “politiche di forzata pianificazione delle nascite” ancora diffuse in varie parti del mondo, dove i governi “diffondono la contraccezione e giungono a imporre anche l’aborto”.

Il Papa afferma che “considerare l’aumento della popolazione come causa prima del sottosviluppo è scorretto, anche dal punto di vista economico”, come dimostrano i “segni di crisi rilevabili nelle società in cui si registra un preoccupante calo della natalità. Quando una società s’avvia verso la negazione e la soppressione della vita - prosegue -, finisce per non trovare più le motivazioni e le energie necessarie per adoperarsi a servizio del vero bene dell’uomo. Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono”.

Non a caso, il pontefice registra come nei “Paesi economicamente più sviluppati”, le “legislazioni contrarie alla vita” siano ormai “molto diffuse” e abbiano ormai “condizionato il costume e la prassi, contribuendo a diffondere una mentalità antinatalista che spesso si cerca di trasmettere anche ad altri Stati come se fosse un progresso culturale”.

Il Papa però non esclude che si debba “prestare la debita attenzione ad una procreazione responsabile”, senza ridurre la sessualità “a mero fatto edonistico e ludico” o “semplice fonte di piacere”. Il Papa afferma che un ruolo centrale in questo ambito deve averlo la famiglia, mentre i programmi di “educazione sessuale” non possono ridursi “a un’istruzione tecnica, con l’unica preoccupazione di difendere gli interessati da eventuali contagi o dal ’rischio’ procreativo”.

Quindi, afferma il Papa, “l’apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica”. “Grandi Nazioni - argomenta - hanno potuto uscire dalla miseria anche grazie al grande numero e alle capacità dei loro abitanti. Al contrario, Nazioni un tempo floride conoscono ora una fase di incertezza e in qualche caso di declino proprio a causa della denatalità, problema cruciale per le società di avanzato benessere”.

 

Per la lettura integrale dell’Enciclica di Benedetto XVI collegarsi all’indirizzo

www.lavocecattolica.it/caritas.pdf

 

ALCUNI SIGNIFICATIVI BRANI DALLA LETTERA ENCICLICA

“CARITAS IN VERITATE”

sullo sviluppo umano integrale nella carità e nella verità,

di Sua Santità Benedetto XVI, del 29 giugno 2009

 

1. La carità nella verità, di cui Gesù Cristo s'è fatto testimone con la sua vita terrena e, soprattutto, con la sua morte e risurrezione, è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera. L'amore — «caritas» — è una forza straordinaria, che spinge le persone a impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace. È una forza che ha la sua origine in Dio, Amore eterno e Verità assoluta. Ciascuno trova il suo bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui, per realizzarlo in pienezza: in tale progetto infatti egli trova la sua verità ed è aderendo a tale verità che egli diventa libero (cfr. Gv.8,22). Difendere la verità, proporla con umiltà e convinzione e testimoniarla nella vita sono pertanto forme esigenti e insostituibili di carità. Questa, infatti, «si compiace della verità» (1^Cor.13,6). Tutti gli uomini avvertono l'interiore impulso ad amare in modo autentico: amore e verità non li abbandonano mai completamente, perché sono la vocazione posta da Dio nel cuore e nella mente di ogni uomo. Gesù Cristo purifica e libera dalle nostre povertà umane la ricerca dell'amore e della verità e ci svela in pienezza l'iniziativa di amore e il progetto di vita vera che Dio ha preparato per noi. In Cristo, la carità nella verità diventa il Volto della sua Persona, una vocazione per noi ad amare i nostri fratelli nella verità del suo progetto. Egli stesso, infatti, è la Verità (cfr. Gv.14,6).

 

2. La carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa. Ogni responsabilità e impegno delineati da tale dottrina sono attinti alla carità che, secondo l'insegnamento di Gesù, è la sintesi di tutta la Legge (cfr. Mt.22,36-40). Essa dà vera sostanza alla relazione personale con Dio e con il prossimo; è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici. Per la Chiesa — ammaestrata dal Vangelo — la carità è tutto perché, come insegna san Giovanni (cfr. 1^Gv.4,8.16) e come ho ricordato nella mia prima Lettera Enciclica, «Dio è carità» (Deus caritas est): dalla carità di Dio tutto proviene, per essa tutto prende forma, ad essa tutto tende. La carità è il dono più grande che Dio abbia dato agli uomini, è sua promessa e nostra speranza. Sono consapevole degli sviamenti e degli svuotamenti di senso a cui la carità è andata e va incontro, con il conseguente rischio di fraintenderla, di estrometterla dal vissuto etico e, in ogni caso, di impedirne la corretta valorizzazione. In ambito sociale, giuridico, culturale, politico, economico, ossia nei contesti più esposti a tale pericolo, ne viene dichiarata facilmente l'irrilevanza a interpretare e a dirigere le responsabilità morali. Di qui il bisogno di coniugare la carità con la verità non solo nella direzione, segnata da San Paolo, della «veritas in caritate» (Ef.4,15), ma anche in quella, inversa e complementare, della «caritas in veritate».

 

3. Per questo stretto collegamento con la verità, la carità può essere riconosciuta come espressione autentica di umanità e come elemento di fondamentale importanza nelle relazioni umane, anche di natura pubblica. Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La verità è luce che dà senso e valore alla carità. Questa luce è, a un tempo, quella della ragione e della fede, attraverso cui l'intelligenza perviene alla verità naturale e soprannaturale della carità: ne coglie il significato di donazione, di accoglienza e di comunione. Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L'amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell'amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e distorta, fino a significare il contrario. La verità libera la carità dalle strettoie di un emotivismo che la priva di contenuti relazionali e sociali, e di un fideismo che la priva di respiro umano ed universale. Nella verità la carità riflette la dimensione personale e nello stesso tempo pubblica della fede nel Dio biblico, che è insieme «Agápe» e «Lógos»: Carità e Verità, Amore e Parola.

 

74. Campo primario e cruciale della lotta culturale tra l'assolutismo della tecnicità e la responsabilità morale dell'uomo è oggi quello della bioetica, in cui si gioca radicalmente la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale. Si tratta di un ambito delicatissimo e decisivo, in cui emerge con drammatica forza la questione fondamentale: se l'uomo si sia prodotto da se stesso o se egli dipenda da Dio. Le scoperte scientifiche in questo campo e le possibilità di intervento tecnico sembrano talmente avanzate da imporre la scelta tra le due razionalità: quella della ragione aperta alla trascendenza o quella della ragione chiusa nell'immanenza. Si è di fronte a un aut aut decisivo. La razionalità del fare tecnico centrato su se stesso si dimostra però irrazionale, perché comporta un rifiuto deciso del senso e del valore. Non a caso la chiusura alla trascendenza si scontra con la difficoltà a pensare come dal nulla sia scaturito l'essere e come dal caso sia nata l'intelligenza. Di fronte a questi drammatici problemi, ragione e fede si aiutano a vicenda. Solo assieme salveranno l'uomo. Attratta dal puro fare tecnico, la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell'illusione della propria onnipotenza. La fede senza la ragione, rischia l'estraniamento dalla vita concreta delle persone.

75. Già Paolo VI aveva riconosciuto e indicato l'orizzonte mondiale della questione sociale. Seguendolo su questa strada, oggi occorre affermare che la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica, nel senso che essa implica il modo stesso non solo di concepire, ma anche di manipolare la vita, sempre più posta dalle biotecnologie nelle mani dell'uomo. La fecondazione in vitro, la ricerca sugli embrioni, la possibilità della clonazione e dell'ibridazione umana nascono e sono promosse nell'attuale cultura del disincanto totale, che crede di aver svelato ogni mistero, perché si è ormai arrivati alla radice della vita. Qui l'assolutismo della tecnica trova la sua massima espressione. In tale tipo di cultura la coscienza è solo chiamata a prendere atto di una mera possibilità tecnica. Non si possono tuttavia minimizzare gli scenari inquietanti per il futuro dell'uomo e i nuovi potenti strumenti che la «cultura della morte» ha a disposizione. Alla diffusa, tragica, piaga dell'aborto si potrebbe aggiungere in futuro, ma è già surrettiziamente in nuce, una sistematica pianificazione eugenetica delle nascite. Sul versante opposto, va facendosi strada una mens eutanasica, manifestazione non meno abusiva di dominio sulla vita, che in certe condizioni viene considerata non più degna di essere vissuta. Dietro questi scenari stanno posizioni culturali negatrici della dignità umana. Queste pratiche, a loro volta, sono destinate ad alimentare una concezione materiale e meccanicistica della vita umana.  Chi potrà misurare gli effetti negativi di una simile mentalità sullo sviluppo? Come ci si potrà stupire dell'indifferenza per le situazioni umane di degrado, se l'indifferenza caratterizza perfino il nostro atteggiamento verso ciò che è umano e ciò che non lo è? Stupisce la selettività arbitraria di quanto oggi viene proposto come degno di rispetto. Pronti a scandalizzarsi per cose marginali, molti sembrano tollerare ingiustizie inaudite. Mentre i poveri del mondo bussano ancora alle porte dell'opulenza, il mondo ricco rischia di non sentire più quei colpi alla sua porta, per una coscienza ormai incapace di riconoscere l'umano. Dio svela l'uomo all'uomo; la ragione e la fede collaborano nel mostrargli il bene, solo che lo voglia vedere; la legge naturale, nella quale risplende la Ragione creatrice, indica la grandezza dell'uomo, ma anche la sua miseria quando egli disconosce il richiamo della verità morale.


76. Uno degli aspetti del moderno spirito tecnicistico è riscontrabile nella propensione a considerare i problemi e i moti legati alla vita interiore soltanto da un punto di vista psicologico, fino al riduzionismo neurologico. L'interiorità dell'uomo viene così svuotata e la consapevolezza della consistenza ontologica dell'anima umana, con le profondità che i Santi hanno saputo scandagliare, progressivamente si perde. Il problema dello sviluppo è strettamente collegato anche alla nostra concezione dell'anima dell'uomo, dal momento che il nostro io viene spesso ridotto alla psiche e la salute dell'anima è confusa con il benessere emotivo. Queste riduzioni hanno alla loro base una profonda incomprensione della vita spirituale e portano a disconoscere che lo sviluppo dell'uomo e dei popoli, invece, dipende anche dalla soluzione di problemi di carattere spirituale. Lo sviluppo deve comprendere una crescita spirituale oltre che materiale, perché la persona umana è un'«unità di anima e corpo», nata dall'amore creatore di Dio e destinata a vivere eternamente. L'essere umano si sviluppa quando cresce nello spirito, quando la sua anima conosce se stessa e le verità che Dio vi ha germinalmente impresso, quando dialoga con se stesso e con il suo Creatore. Lontano da Dio, l'uomo è inquieto e malato. L'alienazione sociale e psicologica e le tante nevrosi che caratterizzano le società opulente rimandano anche a cause di ordine spirituale. Una società del benessere, materialmente sviluppata, ma opprimente per l'anima, non è di per sé orientata all'autentico sviluppo. Le nuove forme di schiavitù della droga e la disperazione in cui cadono tante persone trovano una spiegazione non solo sociologica e psicologica, ma essenzialmente spirituale. Il vuoto in cui l'anima si sente abbandonata, pur in presenza di tante terapie per il corpo e per la psiche, produce sofferenza. Non ci sono sviluppo plenario e bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone, considerate nella loro interezza di anima e corpo.


77. L’assolutismo della tecnica tende a produrre un’incapacità di percepire ciò che non si spiega con la semplice materia. Eppure tutti gli uomini sperimentano i tanti aspetti immateriali e spirituali della loro vita. Conoscere non è un atto solo materiale, perché il conosciuto nasconde sempre qualcosa che va al di là del dato empirico. Ogni nostra conoscenza, anche la più semplice, è sempre un piccolo prodigio, perché non si spiega mai completamente con gli strumenti materiali che adoperiamo. In ogni verità c'è più di quanto noi stessi ci saremmo aspettati, nell'amore che riceviamo c'è sempre qualcosa che ci sorprende. Non dovremmo mai cessare di stupirci davanti a questi prodigi. In ogni conoscenza e in ogni atto d'amore l'anima dell'uomo sperimenta un «di più» che assomiglia molto a un dono ricevuto, ad un'altezza a cui ci sentiamo elevati. Anche lo sviluppo dell'uomo e dei popoli si colloca a una simile altezza, se consideriamo la dimensione spirituale che deve connotare necessariamente tale sviluppo perché possa essere autentico. Esso richiede occhi nuovi e un cuore nuovo, in grado di superare la visione materialistica degli avvenimenti umani e di intravedere nello sviluppo un "oltre" che la tecnica non può dare. Su questa via sarà possibile perseguire quello sviluppo umano integrale che ha il suo criterio orientatore nella forza propulsiva della carità nella verità.

PREGHIERA PER LA VITA: www.dueminutiperlavita.info

IL RICORDO DELL’OFFERTA DELLA VITA DI UNA MAMMA

PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE DELL’EUROPA

NEL 4° ANNIVERSARIO DELL’ENTRATA NELL’ETERNITA’

(11 LUGLIO 2005-11 LUGLIO 2009)

Cfr. www.lavocecattolica.it/dedica.sito.htm

 

DALLA LETTERA “SCRITTA” ALLA MAMMA DI GESU’

NELL’ULTIMO GIORNO DELLA MIA MAMMA TERRENA

(10 luglio 2005, ore 23.05)

O dolcissima Mamma di Gesù, stamane mi hai donato l’ultima gioia della Santa Messa celebrata proprio per il papà e la mamma, in Parrocchia, non programmata e non pensabile in gennaio per questa circostanza. E mi hai dato anche la gioia, verso le ore 13.00, di trovarmi da solo con la mia mamma, ormai in coma. Ma nel recitarle accanto la Comunione Spirituale ella ha subito riaperto i suoi occhi limpidi e lucidi e mi ha guardato con amorevolezza. Poi si è sforzata di seguire con la mente le preghiere che recitavo accanto a lei. Dopo le preghiere si è come addormentata ed è entrata nel coma definitivo e in questo momento la sua bella anima è ormai prossima a lasciare questa terra… Domani è la Festa di San Benedetto, Patrono d’Europa, e volentieri ti offro la vita della mia mamma per ottenere la grazia della rievangelizzazione dell’Europa. A San Benedetto affido la sua anima e ti chiedo di accoglierla nel tuo Cuore Immacolato, pura da ogni colpa e da ogni pena e di poterla far entrare in Paradiso subito, senza passare per il Purgatorio. Il tuo Santo Scapolare che indossa la protegga fino all’ultimo respiro nel tuo manto materno. Dona, dolce Mamma di Gesù, la Vita Eterna alla mia dolcissima mamma terrena.

Il tuo umile figlio

TOTUS TUUS EGO SUM

LA MIA MAMMA E’ SPIRATA CIRCA TRE ORE DOPO,

ALLE ORE 02.35 DELL’11 LUGLIO 2005

FESTA DI SAN BENEDETTO, PATRONO D’EUROPA

 

Ancona

Lunedì, 11 luglio 2005

San Benedetto, Patrono d'Europa

Grazie, mamma!

Benedetto il tuo nome in eterno!

   «Alleluia. Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l'Onnipotente.

Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria, perché sono giunte le nozze dell'Agnello;

la sua sposa è pronta, le hanno dato una veste di lino puro splendente».

La veste di lino sono le opere giuste dei santi.
Allora l'angelo mi disse: «Scrivi: Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell'Agnello!»

(Ap.19,6-9)

Alle ore 02.35 di lunedì 11 luglio 2005 la mia mamma, di nome Elisa e dal cuore dolcissimo, dopo una vita di esemplare vedovanza, condotta nella totale dedizione ai figli ed al prossimo, ha reso la sua bella anima a Dio, dopo aver vissuto con fede, pazienza e rassegnazione gli ultimi anni di martirio del suo corpo gravemente ammalato.

            Ella, il 2 febbraio 2000, durante l'Anno Santo, nel giorno della Festa della Presentazione di Gesù Bambino al Tempio, dovendo subire proprio in quel giorno l'amputazione della gamba sinistra, accettò di offrire quel sacrificio per la conversione dei peccatori e in suffragio delle anime del Purgatorio, così come Maria offrì Gesù Bambino al Tempio per la salvezza degli uomini. Vivendo per oltre cinque anni tra immense sofferenze fisiche, tra letto e carrozzina, tra innumerevoli ricoveri ospedalieri ed interventi chirurgici ella ha rinnovato sempre tale offerta, specie nella Comunione Eucaristica quasi Quotidiana.

Ottenuto il 28 marzo il dono di poter raggiungere, nella gioia della famiglia e dei suoi numerosi figli, i suoi 90 anni, con un particolare permesso del Vescovo per quella circostanza, potei ottenere di farle il dono di poter far celebrare la Santa Messa in casa, dal Parroco, in ringraziamento del raggiungimento di quel “dono” dei suoi 90 anni.

            Ma subito, circa 36 ore dopo, ottenuta dal Signore quell'ultima gioia spirituale e familiare, è entrata nella sua crisi più grave ed irreversibile, che si è andata sempre più acuendo, fino a questi ultimi giorni, ove pur in uno stato di “pre-coma” ho potuto portarle un'ultima Comunione sabato scorso 9 luglio, con il rinnovo cosciente della sua offerta, riuscendo anche ad esprimere in un modo particolare tutte le sue benedizioni che donava a tutti e tutte coloro che l'avevano assistita ed aiutata in ogni modo, materiale e spirituale.

            Spesso, per darle forza nei momenti più difficili, ricordavo alla mia mamma la “santa morte” che fece mio padre, di nome Augusto, che pure visse gli ultimi quattro anni spesso in Ospedale, patendo molteplici interventi chirurgici a causa di un tumore maligno. Quando non ci fu più nulla da fare, venne rimandato a casa. Il 31 gennaio 1960 (aveva solo 50 anni) volle essere portato con la carrozzina nella Santa Casa di Loreto. A sera, tornando a casa, disse a mia madre: “Io non ho chiesto alla Madonna la guarigione, ma che Dio facesse ciò che era meglio per me”. Il giorno dopo fece chiamare il Parroco, si confessò, si comunicò, si fece dare l’Estrema Unzione, ripetendo tutte le preghiere con il sacerdote, poi – attorniato dai parenti – d’improvviso sollevò il suo volto verso l’alto, come se vedesse “Qualcuno”, a cui disse: “Signore, fammeli vedere dal Cielo questi miei figli”: e subito spirò con un ineffabile ed indimenticabile sorriso.

            Anche la mia mamma ha vissuto i suoi ultimi giorni con le stesse disposizioni, accogliendo, infine, il Signore, l'offerta fattagli della restituzione della vita da lui donata alla mia mamma proprio per l'11 luglio, il giorno della Festa di San Benedetto, Patrono d'Europa, per dare modo al Signore, con quest'ultima offerta, di poter elargire un piccolo apporto di “grazia” in più per l'avvio della “ri-evangelizzazione” dell'Europa, secondo il progetto del Santo Padre Benedetto XVI.

            La sua bella anima è spirata nella pace, dopo aver ricevuto tutti i Sacramenti, aver fatto nella vita sempre i Primi Venerdì del Mese, i Primi Sabati del Mese, e avere sempre indossato ed essere infine spirata con il Santo Scapolare della Vergine del Carmelo (a cui è legato “il Privilegio Sabatino”, di cui ella ha usufruito il successivo 16 luglio, proprio nella provvidenziale coincidenza della Festa della Vergine del Carmelo), unitamente alla recita di tanti, per lei e accanto a lei, della Coroncina della Divina Misericordia, per accompagnarla all'incontro definitivo con il Signore Gesù e la Vergine Immacolata, da lei tanto amati e serviti nella vita, e a ricongiungersi per l'eternità con il suo sposo terreno Augusto ed il suo bambino primogenito Leonardo, salito in Paradiso a soli sei mesi di età.

            Il suo bel volto, rimasto sempre senza una ruga, dopo la morte è apparso sorprendentemente ringiovanito, ed è rimasto esposto con una espressione composta, con una gravità soave e serena, con un soffuso sorriso, quasi la sua bocca fosse sempre in procinto di riaprirsi ancora a parlare e a donare le sue parole amabili di pace e di conforto, elargiti a tutti coloro che aveva incontrato e beneficato nella vita.

            Di fronte al mistero della morte San Paolo ci ricorda e ci conforta: "Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione... Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui"  (Rom.6,4-5.8-9).

            Nella vicinanza dell'incontro definitivo con Dio nella Vita Eterna ricordavo spesso alla mia mamma questo "mistero" della nostra risurrezione futura, secondo come insegna San Paolo: "Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?»... Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale. Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo (Gesù Cristo) divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo... E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste... Ecco io vi annunzio un mistero: ... tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. E' necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità... Siano rese grazie a Dio che ci dá la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore" (1ªCor.15,35.42-58).

            Ringrazio, con questo umile mezzo di Internet - non potendo farlo personalmente - quanti hanno scritto o telefonato nei mesi e nei giorni passati assicurando le loro preghiere per accompagnare l'incontro definitivo dell'anima immortale della mia mamma con il suo Creatore e Padre e con il nostro Salvatore Gesù e la Vergine Immacolata. A tutti gli iscritti che ricevono “LA VOCE” un “grazie di cuore” e il ricordo vivo nella preghiera al Signore.

            Personalmente voglio anche rendere partecipi quanti ricevono questi “testi” di una misteriosa gioia spirituale che ho provato nel giorno della sua dipartita, nel sentire anche più viva nell'intimo la presenza di colei che mi aveva donato la vita e tutta la sua dedizione, e che - dopo Dio - più ho amato nella vita: perché ora la sento “realmente” ancora più vicina, nella “verità della Comunione dei Santi”, ove il suo amore materno ora non conosce più confini e si dilata nella Luce Infinita di Dio e ove ora può avere il dono della conoscenza e di pregare per tutti quanti ha amato e l'hanno amata nella vita ed anche hanno pregato per lei, anche se sconosciuti, anche attraverso Internet.

            Sia benedetta ogni mamma che accoglie con amore e dedizione ogni vita che sboccia nel suo grembo, che è “TEMPIO DELLA VITA”, ove Dio ha infuso in ognuno di noi, per mezzo di ogni mamma, dall'istante del concepimento, un'anima immortale che, dopo il distacco dal corpo, può avere il dono ineffabile di vedere e godere Dio per l'eternità.

Prof. GIORGIO NICOLINI

Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
  né mai entrarono in cuore di uomo,
  queste ha preparato Dio per coloro che lo amano.

(1^Cor.2,9)

Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra,

riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli.

(2^Cor.5,1)

Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro". E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate». E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose»; e soggiunse: «Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci. Ecco sono compiute! Io sono l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita. Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio (Ap.21,1-7).   

Perciò anche noi, da quando abbiamo saputo questo, non cessiamo di pregare per voi, e di chiedere che abbiate una conoscenza piena della sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; rafforzandovi con ogni energia secondo la potenza della sua gloria, per poter essere forti e pazienti in tutto; ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce (Col.1,9-12).

Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare i dolori di tua madre.
Ricorda che essi ti hanno generato;
che darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?

(Sir.7,27-28)

Se tutti gli angeli e tutti i geni del mondo avessero studiato ciò che veramente ti è utile in questa o quella situazione, in questo o quel dolore, in questa tentazione o perdita dolorosa, essi non avrebbero trovato ciò che sarebbe stato più adatto per te di ciò che ti ha colpito. Così la Divina Provvidenza di Dio ha pensato fin dall'inizio di darti questa croce quale prezioso regalo proveniente dal suo cuore. Prima di darla a te, Egli l'ha meditata con il suo occhio onnisciente, l'ha pensata con la sua divina intelligenza, l'ha esaminata con la sua saggia giustizia, l'ha riscaldata con la sua misericordia amorosa. Egli l'ha pesata con le sue due mani, affinché non sia troppo grande di un millimetro né troppo pesante di un milligrammo. Poi l'ha benedetta col suo santo nome, unta con la sua grazia, riempita con la sua consolazione e ancora una volta ha guardato te e il tuo coraggio. Essa viene a te addirittura dal cielo come un richiamo di Dio e come regalo del suo amore misericordioso, affinché tu diventi completamente te stesso e trovi in Dio la sua pienezza

(San Francesco di Sales, Dottore della Chiesa)

Leggi all'indirizzo Internet: 

www.lavocecattolica.it/anima.htm

L'ESISTENZA DELL'ANIMA SPIRITUALE FIN DALL'ISTANTE DEL CONCEPIMENTO

 

LA BEATA VERGINE MARIA

DEL MONTE CARMELO

E IL SANTO SCAPOLARE

 (memoria liturgica il 16 luglio)

(a cura del Prof. Giorgio Nicolini)

Storia

“Scapolare” viene da “scapola” e indica quell'indumento che presso molti istituti di monaci o frati nel Medio Evo ricopriva sia il petto che le spalle (in latino: scapulæ), dopo averlo infilato per la testa. Serviva generalmente per i tempi di lavoro, così da proteggere l'abito. L'abito aveva però un significato soprattutto simbolico, significava il “giogo dolce” di Cristo (cfr. Mt.11,29), così che abbandonare l'abito voleva dire sconfessare la disciplina monastica abbracciata, abdicare al servizio di Dio, mancare di fedeltà agli impegni assunti. Nell'ordine carmelitano - per le caratteristiche proprie di quest'Ordine - lo scapolare assunse ben presto un significato mariano.

L'Ordine Carmelitano, a differenza di quasi tutti gli altri ordini religiosi, non ha un preciso fondatore: alla sua origine c'è infatti un gruppo anonimo di eremiti, che, nel XII secolo, si ritirarono sul Monte Carmelo, in Palestina, per vivervi in solitudine, ascesi e preghiera contemplativa, a imitazione del profeta biblico Elia. Il loro nome originario è “Fratelli della Beata Vergine Maria”, fatto che li caratterizzerà, fin dall'inizio, assieme al legame con Elia, contemplativo e profeta, come “l'ordine della Vergine”.

 

LO SCAPOLARE DI NOSTRA SIGNORA DEL CARMELO

  

INTRODUZIONE

Nelle apparizioni della Vergine Maria a Fatima, nel 1917, sono state confermate le due principali devozioni mariane che hanno resistito alla prova del tempo: quella del Rosario e quella dello Scapolare. Donate agli uomini durante il Medioevo, queste devozioni concedono privilegi inestimabili in relazione alla perseveranza, alla salvezza dell'anima e alla conversione del mondo. Esse furono sempre importanti e attuali, ma con le rivelazioni di Fatima sono diventate ancor più necessarie ed urgenti.

Alla conclusione delle apparizioni, il giorno 13 ottobre 1917, mentre avveniva il grande miracolo del sole, visto da più di 70.000 persone, la Madre di Dio si mostrò ai tre pastorelli (Lucia, e i Beati Francesco e Giacinta) nelle vesti di Nostra Signora del Monte Carmelo, presentando loro, nelle mani, lo Scapolare. E' certo che, avvenendo nel momento più alto fra tutti i fenomeni accaduti a Fatima, quest'apparizione finale non fu un dettaglio senza importanza. Si può concludere perfino che i privilegi inestimabili legati allo Scapolare sono parte integrante del Messaggio che ci ha lasciato la Madre di Dio a Fatima, unitamente al Rosario ed alla devozione al Cuore Immacolato di Maria. Infatti, i riferimenti all'Inferno e al Purgatorio, la necessità della penitenza e l'intercessione di Nostra Signora contenuti nel Messaggio sono in assoluta consonanza con le promesse collegate allo Scapolare.

Chi pone l'attenzione sul vero significato delle apparizioni, concluderà facilmente che l'esaudimento delle richieste di Nostra Signora di Fatima impone che si conosca l'importanza del dono dello Scapolare, e che questo sia diffuso il più ampiamente possibile. Concluderà anche, certamente, che l'abbandono nel quale cadde a poco a poco la devozione allo Scapolare avvenne parallelamente al crescente disconoscimento del significato profondo del Messaggio della Madre di Dio.

Così, nella commemorazione dei 750 anni della consegna dello Scapolare a San Simone Stock, non ci potrebbe essere occasione migliore per i devoti di Nostra Signora di Fatima per lavorare con zelo, al fine di ristabilire l'uso di questo sacramentale che l'incommensurabile bontà della Madre di Dio ci ha lasciato. Sarà un altro grande passo verso il compimento della missione che la Santissima Vergine ci ha affidato a Fatima: stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria.

LA FAMIGLIA SPIRITUALE DI SANT'ELIA

 

Nello scenario esuberante e poetico della Galilea, in un piccolo promontorio sopra il Mare Mediterraneo, si eleva il Monte Carmelo, rifugio di molti virtuosi santi che, nell'Antico Testamento, si ritiravano in quel luogo solitario per pregare per la venuta del Divino Salvatore. Ma nessuno di loro, tuttavia, impregnò di tante virtù quelle rocce benedette quanto Sant'Elia.

Quando il profeta dello zelo ardente si ritirò lassù, verso il IX secolo prima dell'Incarnazione del Figlio di Dio, erano tre anni che un'implacabile siccità chiudeva i cieli della Palestina, castigando l'infedeltà degli ebrei verso Dio. Mentre pregava con fervore, chiedendo che il castigo fosse alleviato per i meriti di Quel Redentore che sarebbe dovuto venire, Elia mandò un servo sulla vetta del monte, ordinandogli: Vai e guarda dal lato del mare…”.  Ma il servo non vide niente. E, scendendo, disse: "Non c'è nulla". Fiducioso, il Profeta gli fece fare sette volte l'infruttuosa scalata. Alla fine il servo ritornò, dicendo: "Vedo una nuvoletta della grandezza di un'orma di un uomo". Difatti, la nube era tanto piccola e diafana che sembrava destinata a scomparire al primo soffio dell'infuocato vento del deserto. Ma no; a poco a poco crebbe, si allargò nel cielo fino a coprire tutto l'orizzonte e precipitò sulla terra sotto forma di abbondante acqua. Fu la salvezza del popolo di Dio. La piccola nuvola era una figura dell'umile Maria, i cui meriti e virtù avrebbero superato quelli di tutto il genere umano, attraendo il perdono e la Redenzione per i peccatori. Il Profeta Elia aveva scorto nella sua contemplazione il ruolo di mediatrice della Madre del Messia atteso. Fu, per così dire, il suo primo devoto.

Una bella tradizione ci dice che, sull'esempio di Sant'Elia, vi furono sempre sul Monte Carmelo eremiti che lassù vissero e pregaro­no, recuperando e trasmettendo ad altri lo spirito eliatico. E quel luogo santificato da uomini contemplativi richiamava altri contemplativi. Verso il secolo IV, quando cominciarono ad apparire i primi monaci solitari dell'Oriente, le pendici rocciose del Monte Carmelo accolsero una cappella, nello stile delle comunità bizantine, le cui tracce si vedono ancor oggi. Più tardi, verso il secolo XII, un gruppo di nuove vocazioni, questa volta venute dall'Occidente unitamente alle Crociate, aggiunse nuovo fervore all'antico movimento. Subito venne edificata una piccola chiesa dove la comunità si dedicava alla vita di preghiera, sempre animata dallo spirito di Elia. La piccola "nuvoletta" cresceva sempre di più.

La crescita del numero dei fratelli di Nostra Signora del Monte Carmelo rendeva necessaria un'organizzazione più perfezionata. Nel 1225 una delegazione dell'Ordine si diresse a Roma per richiedere alla Santa Sede l'approvazione di una Regola, effettivamente concessa dal Papa Onorio III nel 1226.

Con l'invasione dei Luoghi Santi da parte dei musulmani, il superiore del Monte Carmelo diede il permesso ai religiosi perché si trasferissero in Occidente dove fondarono nuove comunità: ciò che molti fecero dopo la caduta dell'ultimo baluardo di resistenza cristiana, il Forte San Giovanni d'Acri. I pochi che vi erano rimasti furono martirizzati mentre cantavano la “Salve Regina”.

  

SAN SIMONE STOCK

 

Nel Continente Europeo i frati del Carmelo cominciarono ad andare vagando come membri di un Ordine quasi sconosciuto, malvisto e sull'orlo della scomparsa. La famiglia religiosa di Elia sembrava un tronco secco e vecchio, destinato a disfarsi in poco tempo.

Era il momento atteso da Nostra Signora per far rifiorire, sull'alto della verga disseccata, un fiore: San Simone Stock. Questo inglese di riconosciuta virtù, era stato eletto all'incarico di Generale dell'Ordine. Tuttavia, non esercitava un'effettiva autorità sopra i suoi sudditi, poiché il Carmelo non possedeva ancora una struttura giuridica coesa e uniforme, capace di conservare uno spirito, promuoverlo e trasmetterlo alla posterità.

La virtù compensava, però, la mancanza di autorità. Pregando Nostra Signora con molto fervore San Simone La implorò che non permettesse la scomparsa dell'Ordine Carmelitano. In questa desolante situazione la Santissima Vergine apparve al suo buon servitore (nel 1251) e gli consegnò lo Scapolare, perché fosse usato sopra le vesti.

In quell'epoca i servi usavano una tunica come abito civile. Sopra di essa indossavano una tunica più piccola, che indicava, per il colore e per caratteristiche peculiari, l'identità del suo padrone. Lo Scapolare del Carmelo era simile a questa piccola tunica. Nostra Signora consegnava, quindi, a San Simone Stock, una livrea propria dei suoi servi, affinché fosse usata da tutti i carmelitani, e prometteva:

“Ricevi, figlio dilettissimo, lo Scapolare del tuo Ordine, segno della mia fraterna amicizia, privilegio per te e per tutti i carmelitani. Coloro che moriranno rivestiti di questo Scapolare non andranno nel fuoco dell'Inferno. Esso è un segno di salvezza, di protezione e di sostegno nei pericoli e di alleanza di pace per sempre".

Questa meravigliosa promessa della Santissima Vergine non è di poco valore per il cristiano che realmente desidera salvare la sua anima. Molti Papi e teologi hanno confermato e spiegato che chi ha una vera devozione per lo Scapolare e lo usa effettivamente riceverà da Maria Santissima la grazia della contrizione e della perseveranza finale. E' una promessa simile a quella dei Primi Cinque Sabati del Mese e dei Primi Nove Venerdì del Mese.

  

IL PRIVILEGIO SABATINO

 

Ma una seconda promessa fatta da Nostra Signora del Carmelo ha dato una ancor più rilevante importanza alla devozione dello Scapolare.  In un’apparizione al Papa Giovanni XXII, riferendosi a quelli che avrebbero portato lo Scapolare durante la loro vita, la Santissima Vergine disse quanto segue: “O Giovanni, Vicario del mio diletto Figlio… concedi ampia conferma al mio santo e devoto ordine del Carmelo, iniziato da Elia ed Eliseo… E anche altri, se entreranno, faranno parte per Devozione, portando l’Abito Santo… Io, Madre Grazia, libererò quanto prima e specialmente il primo sabato dopo la sua morte, quanti troverò nel Purgatorio: li libererò e li condurrò al monte santo della Vita Eterna". Lo stesso Pontefice confermò questa indulgenza plenaria nella celebre Bolla Sabatina, del 3 marzo 1322, confermata posteriormente da diversi Papi come Alessandro V, Clemente VII, Paolo III, San Pio V e San Pio X.

Nel 1950 il Papa Pio XII scrisse sopra lo Scapolare, esprimendo il suo desiderio perché "sia il simbolo della consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, della quale abbiamo molto bisogno in questi tempi tanto pericolosi”. Scrisse anche: “Non si tratta di cosa di poco conto, ma dell’acquisto della Vita Eterna, in virtù della tradizionale promessa della Beata Vergine. Si tratta infatti dell’impresa più importante e del modo più sicuro di attuarla…” (Lett. “Neminen profecto”, 11 febbraio 1950).

Il Papa Paolo VI esortava (nel 1965): “Abbiamo in grande stima le pratiche e gli esercizi di pietà verso la Beatissima Vergine, raccomandati lungo i secoli dal Magistero della Chiesa, tra i quali stimiamo di dover ricordare espressamente la religiosa prassi del Rosario e dello Scapolare del Carmelo”. Anche il Papa Giovanni Paolo II lo ha raccomandato insistentemente.

All'inizio lo Scapolare era di uso esclusivo dei religiosi carmelitani. Più tardi, la Chiesa, volendo estendere i privilegi e i benefici spirituali di questo abito religioso a tutti i cattolici, estese la possibilità del suo ricevimento a tutti i fedeli.

A partire dal misericordioso intervento della Madre di Dio, dopo l’apparizione a San Simone Stock, l'Ordine Carmelitano rifiorì e conobbe altri periodi di gloria, accrescendo in tutta la Chiesa Cattolica la devozione alla Santissima Vergine. In questo Ordine nacquero tre luminari, per non citare che questi, che risplenderanno dappertutto e per sempre nel firmamento della Chiesa: Santa Teresa d’Avila, San Giovanni della Croce e Santa Teresa del Bambino Gesù, tutti e tre proclamati “Dottori della Chiesa”.

  

ESEMPI DI CONVERSIONE E MIRACOLI

 Lo Scapolare non è soltanto uno strumento che ci garantisce l’indulgenza divina nell’istante dell'ultimo respiro. Esso è anche “un sacramentale”, che attrae le benedizioni divine su chi lo usa con pietà e devozione. Innumerevoli miracoli e conversioni hanno dimostrato la sua efficacia spirituale tra i fedeli. Nelle "Cronache del Carmelo" ne troviamo innumerevoli esempi. Vediamone appena qualcuno.

1 - Nello stesso giorno in cui San Simone Stock ricevette dalla Madre di Dio lo Scapolare e la promessa fu chiamato ad assistere un moribondo, che era disperato. Quando arrivò, mise sul pover'uomo lo Scapolare che aveva appena ricevuto, chiedendo a Nostra Signora che mantenesse la promessa che gli aveva appena fatto. Immediatamente l'impenitente si pentì, si confessò e morì nella grazia di Dio.

2 - Sant'Alfonso Maria de’ Liguori morì nel 1787 con lo Scapolare del Carmelo. Quando venne avviato il processo di beatificazione del santo vescovo, all'aprirsi del suo tumulo si constatò che il corpo era ridotto in cenere, così come il suo abito; soltanto il suo Scapolare era completamente intatto. Questa preziosa reliquia si conserva nel Monastero di Sant'Alfonso, a Roma. Lo stesso fenomeno di conservazione dello Scapolare si verificò quando venne aperto il tumulo di San Giovanni Bosco, quasi un secolo dopo.

3 - Nell'ospedale di Belleview, di New York, fu ricoverato un anziano. L'infermiera che lo assistette, vedendo sopra le sue vesti uno Scapolare colore castagno scuro, pensò subito di chiamare un sacerdote. Mentre questi recitava la preghiera degli agonizzanti, il malato aprì gli occhi e disse: "Padre, io non sono cattolico". "Allora, perché usa questo scapolare?''. "Ho promesso ad un amico che l'avrei usato sempre e di pregare tutti i giorni un'Ave Maria". "Ma sei in punto di morte. Non vuoi diventare cattolico?". "Sì, Padre, lo voglio. L'ho desiderato tutta la mia vita". Il sacerdote lo preparò rapidamente, lo battezzò e gli somministrò gli ultimi sacramenti. Poco tempo dopo il povero signore moriva dolcemente. La Santissima Vergine aveva preso sotto la sua protezione quella povera anima che indossava il suo scudo".

LO SCAPOLARE E IL MESSAGGIO DI FATIMA

 

Nel 1917, a Fatima, a conclusione delle apparizioni, durante le quali Nostra Signora proclamò la verità della sua sovranità e profetizzò il trionfo del suo Cuore Immacolato, Ella apparve rivestita dell'abito della sua più antica devozione, quello del Carmelo. E, in questo modo, mostrò come una sintesi tra lo storicamente più remoto (il Monte Carmelo), il più recente (la devozione al Cuore Immacolato di Maria) ed il futuro glorioso, che è il trionfo ed il regno di questo stesso Cuore.

Lo Scapolare è un segno inequivocabile che il cattolico zelante dell'adempimento delle richieste della Madre di Dio troverà in questa devozione una fonte abbondante di grazie per la sua conversione personale e per il suo apostolato, specialmente in questi tempi di profonda scristianizzazione della nostra società. Questo "Vestito di Grazia" fortificherà la sua certezza che, nel chiudere gli occhi a questa vita e nell'aprirli all’eternità, troverà il suo fine ultimo, Cristo Gesù, nella Gloria Eterna.

  

QUESTIONI PRATICHE SULLO SCAPOLARE

      

Gode dei privilegi legati allo Scapolare colui che diventa membro della famiglia carmelitana. A tale scopo esso deve essere obbligatoriamente imposto dal sacerdote, secondo il rituale previsto. In caso di pericolo di morte, però, se è impossibile trovare un sacerdote, anche un laico lo può imporre, recitando una preghiera a Nostra Signora e utilizzando uno Scapolare già benedetto.

            Qualunque sacerdote o diacono può effettuare l'imposizione dello Scapolare. Per fare questo, deve utilizzare una delle formule per la benedizione previste nel Rituale romano. Lo Scapolare deve essere indossato in modo continuo (anche durante la notte). In caso di necessità, come quando ci si deve lavare, è permesso toglierselo, senza perdere il beneficio della promessa.

            Lo Scapolare viene benedetto soltanto una volta, quando viene fatta l'imposizione: tale benedizione ha valore per tutta la vita. La benedizione del primo Scapolare, perciò, è trasmessa agli altri scapolari che si utilizzassero per sostituire quello precedente deteriorato.

            La “medaglia-scapolare” - Il papa San Pio X concesse la facoltà di sostituire lo Scapolare di stoffa con una medaglia, che deve avere su una delle facce il Sacro Cuore di Gesù e, nell'altra, qualche immagine di Nostra Signora. La si può usare ininterrottamente (al collo o in altro modo), godendo dei medesimi benefici promessi per lo scapolare. Tuttavia, la medaglia non può essere imposta, ma deve essere soltanto utilizzata in sostituzione del tessuto già ricevuto. E' raccomandabile, quindi, che non si smetta completamente di usare lo scapolare di stoffa, anche quando si usa abitualmente la medaglia (per esempio, si può portarlo durante la notte). In ogni modo, la cerimonia dell'imposizione deve necessariamente essere fatta con lo scapolare di tessuto. Quando si cambia la medaglia, non è necessaria un'altra benedizione.

 

CONDIZIONI PER BENEFICIARE DELLE PROMESSE

 

1 - Per beneficiare della promessa principale, la preservazione dall'Inferno, non esiste altra condizione che l'appropriato uso dello Scapolare: cioè, riceverlo con retta intenzione e portarlo effettivamente sino all'ora della morte. Si suppone, per questo effetto, che la persona abbia continuato a portarlo, anche se nel punto di morte ne fosse stata privata senza il suo consenso, come nel caso dei malati negli ospedali.

2 - Per beneficiare del "privilegio sabatino'', è necessario adempiere a tre requisiti:

a) Portare abitualmente lo Scapolare (o la medaglia).

b) Conservare la castità consona al proprio stato (totale, per i celibi, e coniugale per gli sposati). Si noti che questo è un obbligo di tutti e di qualunque cristiano, ma godrà di questo privilegio soltanto chi vivrà abitualmente in tale stato.

c) Recitare quotidianamente il piccolo Ufficio di Nostra Signora. Tuttavia il sacerdote, nel fare l'imposizione, ha il potere di commutare questa obbligazione un po' difficile per il comune laico. Si suole sostituirlo con la recita giornaliera del Rosario. Le persone non devono temere di chiedere al sacerdote questa commutazione.

3 - Coloro che ricevono lo Scapolare e poi dimenticano di portarlo non commettono peccato. Cessano soltanto di ricevere i benefici. Colui che torna a portarlo, anche se lo ha lasciato per un lungo tempo, non ha bisogno di un’imposizione.

  

INDULGENZE LEGATE ALLO SCAPOLARE

 

1 - E' concessa l’indulgenza parziale a colui che, portando devotamente lo Scapolare, o la medaglia sostitutiva, faccia un atto di unione con la Santissima Vergine o con Dio attraverso lo Scapolare; per esempio, baciandolo, o formulando un'intenzione o una richiesta.

 

2 - E' concessa l'indulgenza plenaria (remissione di tutte le pene del Purgatorio) nel giorno in cui si riceve per la prima volta lo Scapolare; e anche nelle feste

- di Nostra Signora del Monte Carmelo (16 luglio),

- di Sant'Elia (20 luglio),

- di Santa Teresa del Bambino Gesù (1° ottobre),

- di tutti i Santi dell'Ordine del Carmelo (14 novembre),

- di Santa Teresa d’Avila (15 ottobre),

- di San Giovanni della Croce (14 dicembre) e

- di San Simone Stock (16 maggio).

 

E' bene notare che le indulgenze plenarie si possono acquisire solo se si adempiono alle condizioni stabilite dalla Chiesa: Confessione (se non si è in grazia di Dio), Comunione, distacco da tutti i peccati (anche veniali), e una preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre (si usa recitare un "Padre Nostro", un’"Ave Maria" e il "Gloria"). Mancando una di queste condizioni l’indulgenza è solo parziale.

  

NOTA IMPORTANTE

 

Non è necessario precisare che coloro che si permettono deliberatamente di vivere una vita di peccato, supponendo che con l'uso dello Scapolare si salveranno, fanno molto male. Dio potrà permettere che muoiano senza di esso.

Tuttavia, non dobbiamo combattere l'uso dello Scapolare da parte dei peccatori. San Claudio Colombière, gesuita, in un sermone sulla Vergine del Carmelo, che predicò nella Chiesa delle Carmelitane di Lione, disse: "Non vi voglio lusingare: in nessun modo si può passare da una vita di peccato e di disordine alla vita eterna, se non per la strada della sincera penitenza; però, questo sincero pentimento, la più affettuosa delle madri lo saprà facilitare in tale modo che, quando meno lo penserete, farà brillare nelle vostre anime un raggio di luce soprannaturale che in un istante vi farà scorgere l'errore".

 

Lo Scapolare è un sacramentale

 "No, non basta dire che lo Scapolare è un segno di salvezza.

Io sostengo che non vi sia altro che faccia tanto certa la nostra predestinazione”

(San Claudio Colombière, S. J.).

l. E' un segno di alleanza con Nostra Signora. Con il suo uso, esprimiamo la nostra consacrazione a Lei.

2. E’ un segno di salvezza. Chi muore con esso non patirà il fuoco dell'Inferno.

3. Nel primo sabato dopo la morte la Santissima Vergine libererà dal Purgatorio tutti quelli che lo hanno portato.

4. E' un segno di protezione in tutti i pericoli.

 

FORMULA BREVE PER L'IMPOSIZIONE DELLO SCAPOLARE

 

Ricevi questo scapolare segno di unione speciale con Maria, la Madre di Gesù, che ti impegnerai di imitare. Questo scapolare ti ricordi la tua dignità di cristiano, la tua dedizione al servizio degli altri e ad imitazione di Maria. Usalo come segno della sua protezione e come segno della tua appartenenza alla famiglia del Carmelo: disposto a compiere la Volontà di Dio e ad impegnarti nel servizio per la costruzione di un mondo che risponda al suo piano di fraternità, di giustizia e di pace.

BEATI I PURI DI CUORE

BEATI I POVERI IN SPIRITO

SANTA MARIA GORETTI

martire della purezza

“DIO HA SCELTO CIO’ CHE NEL MONDO E’ STOLTO PER CONFONDERE I SAPIENTI, DIO HA SCELTO CIO’ CHE NEL MONDO E’ DEBOLE PER CONFONDERE I FORTI, DIO HA SCELTO CIO’ CHE NEL MONDO E’ IGNOBILE E DISPREZZATO E CIO’ CHE E’ NULLA PER RIDURRE A NULLA LE COSE CHE SONO, PERCHE’ NESSUN UOMO POSSA GLORIARSI DAVANTI A DIO” (1^Cor.1,27-29).

Dio ha scelto e ha glorificato una semplice contadinella, di origine povera. L'ha glorificata con la potenza del suo Spirito... Carissimi fratelli e sorelle! Guardate Maria Goretti; guardate il Cielo che essa ha raggiunto con l'osservanza eroica dei Comandamenti e dove essa si trova nella gloria dei santi... È diventata letizia per la Chiesa ed una fonte di speranza per noi ", diceva Papa Giovanni Paolo II, il 29 settembre 1991.

            Il Santo Padre pronunciava queste parole al termine del centenario della nascita di Santa Maria Goretti. Essa nacque il 16 ottobre 1890 a Corinaldo, in provincia di Ancona, in una famiglia povera di beni terrestri, ma ricca di fede e di virtù: ogni giorno, preghiere in comune e Rosario; la domenica, Messa e Santa Comunione. Maria è la terza dei sette figli di Luigi Goretti e di Assunta Carlini. Fin dal giorno dopo la nascita, viene battezzata e consacrata alla Santa Vergine. Il sacramento della Cresima le sarà dato all'età di sei anni.

            Dopo la nascita del quarto figlio, Luigi Goretti, troppo povero per sostentarsi nel suo paese d'origine, emigra con la famiglia verso le vaste pianure, ancora malsane a quell'epoca, della campagna romana. Si stabilisce a Le Ferriere di Conca, al servizio del Conte Mazzoleni. Lì, Maria non tarda a rivelare un'intelligenza ed un giudizio precoce. Non le si potrà mai rimproverare un capriccio, una disubbidienza o una bugia. È veramente l'angelo della famiglia.

Dopo solo un anno di lavoro spossante, Luigi è colpito da una malattia che lo porta via in dieci giorni. Un lungo calvario comincia per Assunta ed i suoi figli. Maria piange spesso la morte del padre ed approfitta della minima occasione per inginocchiarsi davanti al cancello del cimitero: il suo papà è forse in Purgatorio, e siccome non ha i mezzi per far dire Messe per il riposo della sua anima, si sforza di supplire con preghiere.

Non si deve pensare che questa bambina pratichi la bontà naturalmente. I suoi progressi straordinari sono il frutto della preghiera. Sua madre dirà che il Rosario le era diventato in un certo modo necessario, e, infatti, essa lo porta sempre avvolto intorno al polso. Attinge dalla contemplazione del crocifisso un intenso amore per Dio ed un profondo orrore per il peccato.

 

“VOGLIO GESU’”

Maria anela al giorno in cui riceverà la Santa Eucaristia. Secondo l'uso di allora, deve aspettare fino all'età di undici anni. "Mamma, chiede un giorno, quando farò la Comunione?… Voglio Gesù”. Le risponde la madre: “Come puoi farla? Non sai il Catechismo, non sai leggere, non abbiamo soldi per comprarti il vestito, le scarpe, il velo e non abbiamo un istante di libertà”. “Mamma – replica Maria - allora non farò mai la Prima Comunione! ed io non voglio più essere senza Gesù!”. “Ma cosa vuoi che faccia? – risponde la madre - Non posso vederti andare a comunicarti come una piccola ignorante". Ma finalmente Maria trova modo di prepararsi con una persona dei dintorni. Tutto il paese poi l’aiuta per farle avere i vestiti da comunicanda. Riceve l'Eucaristia il 29 maggio 1902.

Il fatto di aver ricevuto il Pane degli Angeli aumenta in Maria l'amore per la purezza, e le fa prendere la risoluzione di conservare a qualsiasi prezzo quest'angelica virtù. Un giorno, dopo aver sentito uno scambio di parole disoneste fra un ragazzo ed una delle sue compagne, dice indignata a sua madre: "Mamma, come parla male quella ragazza!”. “Fa' ben attenzione a non partecipare mai a simili conversazioni”, l’ammonisce la madre. “Non posso neanche pensarci, mamma; piuttosto che farlo, preferirei..." e la parola "morire" le rimane sulle labbra. Un mese dopo, la voce del suo sangue finirà la frase...

Entrando al servizio del Conte Mazzoleni, Luigi Goretti si è associato con Giovanni Serenelli e suo figlio Alessandro. Le due famiglie hanno appartamenti separati, ma una cucina in comune. Luigi non ha tardato a rimpiangere la sua unione con Giovanni Serenelli, persona talmente diversa dai suoi, bevitore e senza ritegno nelle parole. Dopo la sua morte, Assunta ed i suoi figli sono caduti sotto il giogo dispotico dei Serenelli. Maria, che ha capito la situazione, si sforza di sostenere sua madre: "Coraggio, mamma, non aver paura, stiamo diventando grandi. Basta che Nostro Signore ci dia la salute. La Provvidenza ci aiuterà. Lotteremo, lotteremo!".

Sempre nei campi, dopo la morte di suo marito, la Signora Goretti non ha il tempo di occuparsi né della casa, né dell'istruzione religiosa dei più piccoli. Maria si occupa di tutto, per quel tanto che può. Non si siede a tavola se non dopo aver servito tutti e prende per sé solo i resti. La sua disponibilità si estende anche ai Serenelli. Dal canto suo, Giovanni, la cui moglie è deceduta all'ospedale psichiatrico di Ancona, si occupa ben poco del figlio Alessandro, solido marcantonio di diciannove anni, sboccato, vizioso, che si diverte a tappezzare la sua stanza di immagini oscene ed a leggere libri cattivi. Sul letto di morte, Luigi Goretti aveva presentito il pericolo che rappresentava per i suoi figli la compagnia dei Serenelli, ed aveva ripetuto più volte alla moglie: “Assunta, torna a Corinaldo!".  Purtroppo, Assunta è piena di debiti e vincolata da un contratto di affitto di fondo rustico.

 

UN GIGLIO IMMACOLATO

Al contatto dei Goretti, qualche sentimento religioso si è risvegliato in Alessandro. Si associa talvolta al Rosario che essi recitano in famiglia; nei giorni festivi, assiste alla Messa; si confessa perfino, di tanto in tanto. Il che non gli impedisce di fare proposte disoneste all'innocente Maria che, all'inizio, non capisce. Poi, intuendo la perversità del giovane, la ragazza sta in guardia e respinge le lusinghe tanto quanto le minacce. Supplica sua madre di non lasciarla più sola in casa, ma non osa esporre chiaramente alla madre i motivi del suo spavento, perché Alessandro l'ha avvertita: "Se riveli qualcosa a tua madre, ti ammazzo".

Il suo unico ricorso è la preghiera. La vigilia della sua morte, Maria chiede ancora, piangendo, a sua madre, di non lasciarla sola. Non ottenendo altre spiegazioni, la Signora Goretti crede che si tratti di un capriccio e non dà importanza alla supplica reiterata.

Il 5 luglio, si battono le fave sull'aia, ad una quarantina di metri dalla casa d'abitazione. Alessandro conduce un carro tirato da buoi e lo fa girare e rigirare sulle fave stese sul suolo. Verso le tre del pomeriggio, mentre Maria è sola in casa, Alessandro domanda: "Assunta, le dispiacerebbe guidare per un istante i buoi al posto mio?". Senza nessun sospetto, la donna accetta. Maria, seduta sulla soglia della cucina, rammenda una camicia che Alessandro le ha dato dopo la colazione, sorvegliando nello stesso tempo la sorellina, Teresina, che dorme accanto a lei.

"Maria!”, grida Alessandro. “Cosa vuoi?”. “Voglio che tu mi segua”. “Perché?”. “Seguimi!”. “Dimmi quel che vuoi, altrimenti non ti seguo”. Davanti a tanta resistenza, il ragazzo la prende violentemente per un braccio e la trascina nella cucina, di cui sbarra la porta. La bambina grida, ma la sua voce non giunge all’esterno. Non riuscendo a far cedere la sua vittima, Alessandro la imbavaglia e brandisce un pugnale. Maria trema ma non cede. Furente, il ragazzo prova a strapparle con violenza i vestiti. Maria si libera dal bavaglio e grida: "Non farlo... È un peccato... Andrai all'inferno". Poco preoccupato del giudizio di Dio, il disgraziato alza l'arma: "Se non vuoi, ti ammazzo". Davanti alla sua resistenza, la trafigge di colpi. La bambina grida: "Dio mio! Mamma!" e cade a terra. Credendola morta, l'assassino butta il coltello ed apre la porta per fuggire, quando la sente gemere ancora. Torna sui suoi passi, raccoglie l'arma e la trafigge di nuovo da parte a parte, poi sale nella sua stanza e vi si barrica.

Maria ha ricevuto quattordici ferite gravi; è svenuta. Ritornando in sé, chiama il Signor Serenelli: "Giovanni! Alessandro mi ha ammazzata… Venga…”. Quasi contemporaneamente, Teresina, svegliata dal rumore, lancia un grido stridente, che la Signora Goretti sente. Spaventata, dice al giovane figlio Mariano: “Va’ subito a cercare Maria; dille che Teresina la chiama”. In quel momento, Giovanni sale per le scale e, vedendo l’orribile spettacolo che si presenta ai suoi occhi, esclama: “Assunta, e anche tu Mario, venite!”. Mario Cimarelli, un operaio della fattoria, sale i gradini a quattro a quattro. La mamma arriva a sua volta: "Mamma!”, geme Maria. “Che cosa è successo?”. “E’ stato Alessandro, che mi ha voluto del male!". Si chiamano il medico ed i carabinieri, che arrivano appena in tempo per impedire che i vicini, sovreccitati, mettano a morte Alessandro con un linciaggio.

 

NON UNA GOCCIA D’ACQUA!

Dopo un percorso lungo e molto penoso in ambulanza, si arriva all'ospedale, verso le ore venti. I medici si stupiscono che la bambina non sia morta a seguito delle ferite: sono stati colpiti il pericardio, il cuore, il polmone sinistro, il diaframma, l'intestino. Vedendola persa, chiamano il cappellano. Maria si confessa, perfettamente lucida. Poi, i medici le prodigano cure per due ore, senza anestesia. Maria non si lamenta. Non smette di pregare e di offrire le sue sofferenze alla Santissima Vergine, Madre del dolore.

Si concede a sua madre di rimanere al suo capezzale. Maria trova la forza di consolarla: "Mamma, cara mamma, ora sto bene!... Come stanno i fratellini e le sorelline?". Maria è divorata dalla sete: “Mamma, dammi una goccia d'acqua”. “Mia povera Maria, il dottore non vuole, ti farebbe ancora più male". Stupita, Maria continua: "È mai possibile che non possa avere una goccia d'acqua!". Lancia uno sguardo a Gesù sulla Croce che, anche lui, aveva detto: "Ho sete!", e si rassegna.

Il cappellano dell'ospedale la assiste paternamente. Al momento di darle la Santa Comunione, la interroga: "Maria, perdoni di tutto cuore al tuo assassino?". Essa reprime una repulsione istintiva, poi risponde: "Sì, gli perdono per amore di Gesù... e voglio che venga anche lui con me in Paradiso... Lo voglio accanto a me... Che Dio gli perdoni, perché io gli ho già perdonato...". È con questi sentimenti, quelli di Cristo stesso sul Calvario, che riceve l'Eucaristia e l'Estrema Unzione, serena, tranquilla, umile nell'eroismo della sua vittoria. La fine si avvicina. La si sente chiamare: “Papà”. Finalmente, dopo un ultimo appello a Maria, entra nella gioia immensa del Paradiso. È il 6 luglio 1902: sono le tre del pomeriggio.

 

“PERDETE IL VOSTRO TEMPO, MONSIGNORE”

Tre mesi dopo il dramma, ha luogo il processo di Alessandro. Dietro il consiglio del suo avvocato, confessa: "Mi piaceva. L'ho spinta al male due volte e non ho potuto ricavarne nulla. Per dispetto, ho preparato il pugnale di cui mi sono servito". Viene condannato a trent'anni di carcere. Finge di non rimpiangere affatto il suo crimine. Talvolta, lo si sente gridare: "Allegro, Serenelli, ancora ventinove anni e sei mesi e tornerai alla vita civile!". Ma Maria, non lo dimentica.

Qualche anno dopo, Monsignor Blandini, vescovo della diocesi in cui si trova la prigione, ha l'ispirazione di visitare l'assassino per portarlo a pentirsi. "Perdete il vostro tempo, Monsignore, afferma il secondino, è un duro!”. Alessandro riceve il vescovo borbottando. Ma, al ricordo di Maria, del suo perdono eroico, della sua bontà, dalla misericordia infinita di Dio si lascia toccare dalla grazia. Quando il prelato se ne va, piange nella solitudine della sua prigione, con grande stupore dei secondini.  

Una notte, Maria gli appare in sogno, vestita di bianco, nei giardini fioriti del Paradiso. Sconvolto, Alessandro scrive a Monsignor Blandini: "Rimpiango tanto più il mio crimine, perché sono conscio di aver tolto la vita ad una povera ragazza innocente che, fino all'ultimo momento, ha voluto salvare il suo onore, sacrificandosi, piuttosto che cedere alla mia volontà criminale. Domando pubblicamente perdono a Dio ed alla povera famiglia, per il grande crimine commesso. Voglio sperare che otterrò anch'io il perdono, come tanti altri su questa terra". Il suo pentimento sincero e la buona condotta in prigione gli valgono di essere liberato quattro anni prima del termine della pena. Trova allora un posto di giardiniere in un convento di Cappuccini, a Macerata, e vi si mostra esemplare. E’ ammesso al Terz'Ordine di San Francesco.

Grazie alle sue buone disposizioni, Alessandro è chiamato a testimoniare al Processo di Beatificazione di Maria. È qualcosa di molto delicato e di molto penoso per lui. Ma confessa: "Devo riparare e fare tutto quel che posso per la sua glorificazione. Il male è tutto dalla mia parte. Mi sono lasciato andare alla passione brutale. Ella è una santa. Una vera martire. È una fra le prime in Paradiso, dopo quel che ha dovuto soffrire per causa mia".

A Natale del 1937, si reca a Corinaldo - dove Assunta Goretti si è ritirata con i suoi figli -, unicamente per riparare e chiedere il perdono alla madre della vittima. Non appena è davanti a lei, chiede piangendo: "Assunta, mi perdona?”. “Maria ti ha perdonato, non dovrei perdonare anch'io?", balbetta questa. Nel giorno di Natale, gli abitanti di Corinaldo sono non poco stupiti e commossi di veder avvicinarsi alla Tavola Eucaristica, l'uno accanto all’altra, Alessandro e Assunta.

 

“GUARDATELA!”

L'influenza di Maria Goretti, canonizzata come martire da Papa Pio XII, il 26 giugno 1950, continua ai nostri giorni. Papa Giovanni Paolo II la propone come modello ai giovani: "La nostra vocazione alla santità, che è la vocazione di chiunque sia battezzato, è incoraggiata dall'esempio della giovane martire. Guardatela, soprattutto voi adolescenti, voi giovani. Siate, come lei, capaci di difendere la purezza del cuore e del corpo; sforzatevi di lottare contro il male e il peccato, alimentando la vostra comunione con il Signore attraverso la preghiera, l'esercizio quotidiano della mortificazione e la scrupolosa osservanza dei comandamenti" (29 settembre 1991).

La totale osservanza dei comandamenti è un frutto dell'amore. "L'amore di Dio e l'amore del prossimo sono inseparabili da1l'osservanza dei comandamenti dell'A1leanza", ricordava il Papa nella sua Enciclica Veritatis Splendor (6 agosto 1993, n.76). “DA QUESTO SAPPIAMO D’AVERLO CONOSCIUTO, dice San Giovanni: SE OSSERVIAMO I SUOI COMANDAMENTI. CHI DICE: “LO CONOSCO” E NON OSSERVA I SUOI COMANDAMENTI, E’ BUGIARDO E LA VERITA’ NON E’ IN LUI… PERCHE’ IN QUESTO CONSISTE L’AMORE DI DIO: NELL’OSSERVARE I SUOI COMANDAMENTI” (1^Gv.2,3-4; 5,3).

E’ sempre possibile osservare i Comandamenti, con il soccorso della grazia divina. "Dio non comanda cose impossibili, ma comandando, ti invita a fare quello che puoi e a domandare quel che non puoi e ti aiuta affinché tu possa. I SUOI COMANDAMENTI NON SONO GRAVOSI (1^Gv.5,3), “IL MIO GIOGO INFATTI E’ DOLCE E IL MIO CARICO LEGGERO” (Mt.11,30)" (Concilio di Trento, VI sessione, cap.11).

La virtù della speranza viene offerta senza posa all'uomo. È nella Croce di Gesù, nel dono dello Spirito Santo e nei Sacramenti (specialmente quelli della Penitenza e dell’Eucaristia), che egli trova la forza di essere fedele al suo Creatore, anche nelle più gravi difficoltà (cfr. Veritatis Splendor, n.103).

La realtà e la potenza del soccorso divino si manifestano in un modo particolarmente tangibile nei martiri. Elevandoli agli onori degli altari, "la Chiesa ha canonizzato la loro testimonianza e dichiarato vero il loro giudizio, secondo cui l'amore di Dio implica obbligatoriamente il rispetto dei comandamenti, anche nelle circostanze più gravi, ed il rifiuto di trasgredirli, anche nell'intenzione di salvare la propria vita" (cfr. Veritatis Splendor, n.9).

Certamente, poche persone sono chiamate a subire il martirio del sangue. Ma, "di fronte alle numerose difficoltà che la fedeltà all'ordine morale può far affrontare, anche nelle circostanze più ordinarie, ogni cristiano è chiamato, con la grazia di Dio implorata nella preghiera, ad un impegno talvolta eroico, sostenuto dalla virtù della forza attraverso cui - come insegna San Gregorio Magno - può arrivare fino ad "amare le difficoltà di questo mondo in vista delle ricompense eterne” (Id., n.93).

Così, il Papa non teme di dire ai giovani: “Non abbiate paura di andare controcorrente, di respingere gli idoli del mondo”. E spiega: Con il peccato, ci si distoglie da Dio, nostro unico bene, e si sceglie di schierarsi dalla parte degli “idoli” che ci conducono alla morte ed alla condanna eterna, all'inferno". Maria Goretti “ci incoraggia a sperimentare la gioia dei poveri che sanno rinunciare a tutto, pur di non perdere l'unica cosa necessaria: l'amicizia di Dio… Cari giovani, ascoltate la voce di Cristo che chiama anche voi sulla strada angusta della santità" (29 settembre 1991).

Santa Maria Goretti ci ricorda che la "strada angusta della santità" passa attraverso la fedeltà alla virtù della castità. Ai nostri giorni, la castità è spesso schernita e disprezzata. Il Cardinale Lòpez Trujillo scrive: "Per certi, che si trovano negli ambienti in cui si offende e si discredita la castità, vivere castamente può esigere una lotta dura, talvolta eroica. Ad ogni modo, con la grazia di Cristo, che nasce dal suo amore di Sposo per la Chiesa, tutti possono vivere in modo casto, anche se si trovano in condizioni poco favorevoli" (Verità e significato della sessualità umana, Consiglio Pontificio per la Famiglia, 8 dicembre 1995, n.19).

 

UN LUNGO E LENTO MARTIRIO

La preservazione della castità implica che siano rifiutati certi pensieri, parole ed opere peccaminose, come pure che siano evitate le occasioni di peccare. "Che l'infanzia ridente e la giovinezza ardente apprendano a non lasciarsi andare perdutamente alle gioie effimere e vane della voluttà, né ai piaceri di vizi inebrianti che distruggono l'innocenza tranquilla, ingenerano una cupa tristezza, indeboliscono, presto o tardi, le forze dell'anima e del corpo", ammoniva Papa Pio XII, in occasione della canonizzazione di Santa Maria Goretti.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda: "O l'uomo comanda alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa infelice" (C.C.C., n.2339). Pertanto, è necessario seguire una regola di vita che "richiede forza, una costante attenzione, nonché una coraggiosa rinuncia alle seduzioni del mondo. Dobbiamo far prova di una vigilanza incessante, da cui non dobbiamo distoglierci per nessuna ragione... fino al termine del nostro percorso terreno. Si tratta di una lotta contro se stessi che possiamo assimilare ad un lento e lungo martirio. Il Vangelo ci esorta chiaramente a tale lotta: “IL REGNO DEI CIELI SOFFRE VIOLENZA E I VIOLENTI SE NE IMPADRONISCONO” (Mt,11,12) (Giovanni Paolo II, id ).

Per creare un clima favorevole alla castità, è importante praticare la modestia ed il pudore nel parlare, nell'agire e nel vestirsi. Attraverso queste virtù, la persona viene rispettata ed amata per se stessa, invece di essere guardata e trattata come oggetto di piacere. Così, i genitori veglieranno a che certe mode non violino la soglia di casa, in particolare attraverso un cattivo uso dei mass-media. I bambini e gli adolescenti saranno incoraggiati a stimare ed a praticare la padronanza di sé ed il ritegno, a vivere con ordine, a fare sacrifici personali con uno spirito d'amore per Dio e di generosità per gli altri, senza soffocare i sentimenti e le inclinazioni, ma canalizzandoli verso una vita virtuosa (cfr. Consiglio Pontificio per la Famiglia, id., nn.56-58).

Seguendo l'esempio di Santa Maria Goretti, i giovani scopriranno "il valore della verità che libera l'uomo dalla schiavitù delle realtà materiali", e potranno "assaporare il gusto della bellezza autentica e del bene che vince il male" (Giovanni Paolo II, id ).

Santa Maria Goretti, ottienici da Dio, attraverso l'intercessione della Santissima Vergine e di San Giuseppe, la forza soprannaturale che ti ha fatto preferire la morte al peccato, affinché seguiamo le tue tracce luminose con gioia, con energia e con ardore !

 Biografia composta dai monaci dell’Abbazia Saint-Joseph de Clairval

21150 Flavigny-sur-Ozerain (Francia)

www.clairval.com

«Disprezzo verso ciò che dice pudore e sobrietà»

 

Il Segretario Generale CEI

Assistiamo allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria, salvo poi, alla prima occasione servirsi del richiamo alla moralità, per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere.

 
Pubblichiamo alcuni passaggi dell’omelia pronunciata il 6 luglio 2009  da monsignor Mariano Crociata,Segretario Generale della CEI nella memoria liturgica di Santa Ma­ria Goretti

 

L’esempio di Santa Maria Goretti ci riporta ad al­cune verità umane e cri­stiane fondamentali: la dignità e l’identità della persona, la gran­dezza del corpo, la bontà della sessualità, la natura della libertà. Non ci spinge alcun disprezzo del corpo, alcun tabù circa la ses­sualità, alcun timore della libertà; ci sollecita la pena che suscita lo spettacolo quotidiano di degrado morale che si consuma in tante immagini proiettate dai mezzi di comunicazione e nelle cronache di vite senza fine devastate.

Abbiamo bisogno di riscoprire che il corpo non è un oggetto di cui usare dissennatamente, che anche il corpo è persona; e la ses­sualità ne è la dimensione più profonda e intima, che orienta e dirige all’amicizia, all’amore e al­la comunione.

Abbiamo bisogno di riscoprire che siamo fatti per amare nel rispetto di noi stessi e degli altri, secondo l’ordine scrit­to nella nostra natura prima che nelle pagine della Bibbia. A que­sta capacità di amare autentica­mente, cioè nella logica del do­no e non del consumo egoistico e dello sfruttamento, abbiamo bisogno di educarci e lasciarci continuamente rieducare.

Una libertà intesa come sfrenatezza e sregolatezza non porta affatto all’autentica espressione di sé e al­la gioia dell’amore, ma all’uso dell’altro, alla sua sottomissione e all’annullamento come perso­na. La violenza che giunge ad uc­cidere si colloca in continuità con l’alienazione di relazioni disordi­nate, anzi ne costituisce la logica conseguenza. (...)

Purezza e ca­stità riappaiono come valori co­stitutivi di un tale percorso formativo, in cui ci sono responsa­bilità di genitori ed educatori, e responsabilità di istituzioni e del­la società intera. Come ha ricor­dato anche di recente il cardina­le Bagnasco: «Le responsabilità sono di ciascuno ma conoscia­mo l’influsso che la cultura dif­fusa, gli stili di vita, i comporta­menti conclamati hanno sul mo­do di pensare e di agire di tutti, in particolare dei più giovani che hanno diritto di vedersi presen­tare ideali alti e nobili, come di vedere modelli di comporta­mento coerenti».

E invece assistiamo ad un di­sprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, so­brietà, autocontrollo e allo sfog­gio di un libertinaggio gaio e ir­responsabile che invera la paro­la lussuria, con cui fin dall’anti­chità si è voluto stigmatizzare la fatua esibizione di una eleganza che in realtà mette in mostra u­no sfarzo narcisista; salvo poi, al­la prima occasione, servirsi del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo poli­tico, economico o di altro gene­re.

Nessuno deve pensare che in questo campo non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati; soprat­tutto quando sono im­plicati minori, cosa la cui gravità grida ven­detta al cospetto di Dio. Dobbiamo interrogar­ci tutti sul danno causato e sulle conseguen­ze prodotte dall’aver tolto l’innocenza a in­tere nuove generazioni. E innocenza vuol dire diritto a entrare nella vita con la gradualità che la maturazione umana verso una vita buona richiede senza dover subire e conoscere anzi­tempo la malizia e la malvagità. Per questa via non c’è liberazio­ne, come da qualcuno si va bla­terando, ma solo schiavizzazio­ne da cui diventa ancora più dif­ficile emanciparsi (...)

  Mons. Mariano Crociata - Segretario Generale della CEI

LA DONNA E LA MODA

 

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio, ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore" (Mt.5,27-28).

Dice San Paolo: "O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!" (1^Cor.6,19-20).

 

Oh donna, la moda ti ha svestita quasi del tutto, e non hai più vergogna! Sei convinta, anzi, di esserti aggiornata, di esserti liberata da certi “tabù” fastidiosi. In verità, tu hai semplicemente perduto il fascino più grande che possedevi: quello del pudore! Rifletti un po’ seriamente…

- Tu affermi che, con le tue nudità, non fai nulla di male.

E perché, allora, i peccati e le violenze sessuali sono spaventosamente aumentati e i costumi morali sono scesi così in basso?

- Tu non hai, quasi mai, intenzione di peccare.

Malgrado questa tua intenzione di non voler peccare, resta il fatto che, con la tua nudità, provochi il maschio.

- Dicci di non essere obbligata a preoccuparti di quanto potrà pensare l’uomo.

Ma parli come Caino, al quale non interessava il bene di suo fratello! Tu sei, per natura, così generosa che non sopporteresti che un tuo simile muoia nell’indigenza. Strana pietà la tua! Avverte i bisogni fisici di un corpo e non avverte i bisogni, ben più importanti, dello spirito!

- Ma io voglio essere semplicemente elegante e moderna.

Ma tu non puoi, per essere elegante e moderna, mettere sotto i piedi la legge della tua Fede e il bene spirituale dei tuoi fratelli!

- Ma tutte sono così!…

E non ti accorgi, così dicendo e facendo, di avvilirti profondamente? Vuoi regolarti secondo quanto dicono e fanno gli altri, o secondo la tua coscienza e la legge della tua Fede? Sei così schiava dell’opinione pubblica da temere più un “risolino” ironico che il giudizio di Dio? Ci tieni tanto ad essere libera e indipendente, e ti adatti così pecorilmente ad una tirannia anonima e capricciosa, qual è la moda? E la chiami modernità e libertà la tua?

- Gli uomini si sono oramai abituati anche a certe nudità!…

Lo credi?… Ma anche se così fosse, non ti è lecito profanare il tuo corpo mettendolo in mostra! Ma io ti dico: non ti illudere!… a certe nudità non ci si abitua mai! Quelli che dicono di essersi abituati, molto probabilmente o sono degli… anormali o degli… ipocriti viziosi! Ricordati bene: i casti di corpo e di mente non si abitueranno mai! Le tue nudità, perciò, rischiano sempre di rovinare un fratello!

- Né dire che tu sei molto più modestamente vestita di tante altre…

E’ una illusione credersi a posto solo perché si è meno svestite… Anche quelle che hanno ridotto il vestito a uno straccetto, possono vantarsi di essere più coperte di altre!

Devi ritornare… donna! La donna è un prodigio di generosità, un tesoro di modestia e di pudore, un angelo di conforto. Ma la donna provocante mette in moto i sensi e gli istinti.

Ti meravigli, poi, che il maschio ti consideri, spesso, solo femmina? Torna ad essere donna e cristiana.

Vestiti con dignità e modestia… Hai tutto da guadagnare! Sarai spiritualmente più libera e più forte. Sarai anche più apprezzata, più desiderata, più rispettata!

Guai ai genitori che danno scandalo e che permettono ai figli di dare scandalo in società! Guidate i figli con l’esempio e la parola, con la vigilanza e la preghiera, con l’amore e, talvolta, con la verga. La responsabilità maggiore della moda indecente pesa sopra di voi, o perché ne date il triste esempio, o perché la permettete senza rimorso, o perché siete troppo deboli nell’educazione della prole! Questi sono peccati di cui si renderà conto davanti alla Giustizia Divina!

Fuggire le occasioni prossime di peccato.

State attente a non frequentare certi luoghi dove l’indecenza sembra legalizzata: come certe spiagge, discoteche, locali di ritrovo, ecc.

“Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno” (1^Gv.5,19). L’opera diabolica penetra dappertutto. Satana gode nel vedere queste donne al suo servizio e già conta di averle nell’Inferno. La Divina Giustizia distrusse le città immorali di Sodoma e Gomorra.

O donne, siate modeste! Non rimanete come strumenti nelle mani di Satana! Operate affinché non si compiano castighi Divini per tali vanità.

 

Il significato di “nudità”.

“Nudità”. Questa parola indica solo la pelle non coperta, ma vale anche per coloro che indossano vestiti maschili, vestiti trasparenti, aderenti, o che comunque mettono in risalto le forme, le quali hanno effetti rovinosi peggiori dei minivestiti!

 

Aveva profetizzato la piccola veggente di Fatima, la Beata GIACINTA MARTO, nel 1917: “Verranno certe mode che offenderanno molto Nostro Signore. Le persone che servono Iddio non debbono seguire le mode. La Chiesa non ha mode. Nostro Signore è sempre lo stesso.

I peccati che portano più anime all'Inferno sono i peccati impuri. Se gli uomini sapessero che cos'è l'eternità, come farebbero di tutto per cambiare vita!...”.

 

SAN PIO DA PIETRELCINA

“Desidero che voi tutti, miei carissimi figli spirituali, attacchiate con l’esempio e senza alcun rispetto umano una santa battaglia contro la moda indecente. Dio sarà con voi e vi salverà!… Le donne che cercano la vanità nelle vesti non possono sentirsi mai appartenere a Cristo, e codeste perdono ogni ornamento dell’anima non appena questo idolo entra nei loro cuori. Si guardino da ogni vanità nei loro vestimenti, perché il Signore permette la caduta di queste anime per tali vanità”.

(San Pio da Pietrelcina)

L’INSEGNAMENTO DELLA PAROLA DI DIO

GRAZIA SU GRAZIA E’ UNA DONNA PUDICA,

NON SI PUO’ VALUTARE IL PESO DI UN’ANIMA MODESTA

(Sir. 26,15)

Dalla Prima Lettera di San Pietro

(3,1-7)

Ugualmente voi, mogli, state sottomesse ai vostri mariti perché anche se alcuni si rifiutano di credere alla parola, vengano dalla condotta delle mogli, senza bisogno di parole, conquistati considerando la vostra condotta casta e rispettosa.

Il vostro ornamento non sia quello esteriore – capelli intrecciati, collane d’oro, sfoggio di vestiti -; cercate piuttosto di adornare l’interno del vostro cuore con un’anima incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio.

Così una volta si ornavano le sante donne che speravano in Dio; esse stavano sottomesse ai loro mariti, come Sara che obbediva ad Abramo, chiamandolo signore. Di essa siete diventate figlie, se operate il bene e non vi lasciate sgomentare da alcuna minaccia.

E ugualmente voi, mariti, trattate con riguardo le vostre mogli, perché il loro corpo è più debole, e rendete loro onore perché partecipano con voi della grazia della vita: così non saranno impedite le vostre preghiere

SANTA GIANNA BERETTA MOLLA

Come conservare la purezza?

Circondando il nostro corpo con la siepe del sacrificio.

La purezza è una “virtù-riassunto”, vale a dire un insieme di virtù...

La purezza diventa bellezza, quindi anche forza e libertà.

È libero colui che è capace di resistere, di lottare.

LA DONNA E LA MODA DEGRADANTE

 

di Alessandro Bon
dal sito www.mediatrice.net

  

Estate o inverno, la tendenza è sempre la stessa. Farsi notare, attirare lo sguardo dell'uomo. E' sempre inconsapevolmente o innocentemente che la donna fa le sue scelte?

Il mondo corre all'impazzata verso l'impurità più sfacciata. Ogni anno la moda porta la sua novità, ed è sempre una novità degradante. Le vesti lunghe o corte, scollacciate o tirate su fino agli orecchi, attillate o a campana, mostrano sempre la preoccupazione di ostentare la carne, e dolorosamente tendono sempre non a vestire ma a spogliare. E' l'arte di Satana!

Certe donne, completamente coperte di panni, per la preoccupazione che hanno di mostrarsi, si attillano in tale maniera che appariscono spogliate, e fanno confezionare i loro abiti in modo che le mettano in evidenza, senza curarsi del più elementare pudore, pur pretendendo di essere irreprensibili nel decoro. La vita moderna poi, con le sue stranezze e le sue vertigini, induce in molte donne ed in moltissimi uomini la persuasione che in date circostanze si può o si deve fare a meno del decoro e della più elementare modestia. C'è l'abito da ginnastica, da piscina, da spiaggia, da sport, da ballo, da teatro, nel quale appare naturale la riduzione a minimi termini, e si assiste anche in città ad esibizioni spettacolose, che riducono sempre più il senso del pudore. E'così che un abito che potrebbe tollerarsi solo quando dalla cabina ci si tuffa nel mare, facendosi coprire dall'acqua, è diventato la divisa dei ciclisti, degli sciatori e degli sportivi in genere, e dolorosamente anche di tante giovani che l'indossano nella più clamorosa esibizione, vociando e dimenandosi, quasi che i trams, le ferrovie, le strade, e le piazze fossero luoghi di pubblica esibizione.

Eppure il clima nel quale viviamo è un clima eroico nel quale non si dovrebbe dare così miserabile spettacolo d'incoscienza. Sono morti i martiri a migliaia, immolando tutto per la Fede, come ai primi tempi del Cristianesimo. Avanzano le orde dei senza Dio, orde ignominiose, vergogna dell'umanità, ed avanzano col programma militante di demolire la società cristiana ed instaurare una repubblica di bruti. Avanzano sfacciatamente oggi, e sfacciatamente stabiliscono come testa di ponte della loro lotta, l'impurità e la disonestà della donna, la corruzione morale ed il nudismo.

Non è più un segreto: si mandano avanti le donne immorali per corrompere le donne e gli uomini onesti; si prostituisce pubblicamente la bellezza con le mode procaci, per disorientare le anime, abituarle ai disordini del senso e precipitarle nell'apostasia. E' storicamente accertato che il bolscevismo spagnolo, prima d'iniziare la sua bestiale campagna di scristianizzazione e di distruzione, reclutò le più sfacciate donne, le sguinzagliò nei centri più importanti, le pagò perchè si fossero mostrate in abbigliamenti procaci, ed avessero preparata con la corruzione morale la via al comunismo. Questo metodo non è cambiato, anche dov'è attuato con maggiore astuzia lanciando solo la moda, gradatamente più procace. [...]

A questo si aggiunga che a modello delle donne non si prendono più le nobili donne oneste, ornate di decoro, ma le peggiori sgualdrine dei teatri e dei concerti, chiamate per ironia “stelle”!

I giornali illustrati sono riboccanti d'immagini scomposte e di pose vergognose, di visi truccati e di nudità ripugnanti al più elementare senso morale, e le donne s'ispirano a questi mostri, e vi uniformano tanto spesso i loro abbigliamenti.. [...]

Non si riesce a capire come possano credersi immuni da colpa grave, quando non possono ignorare che le loro esibizioni fanno sorgere cattivi pensieri, inducono a peccati di desiderio e spingono alle peggiori degradazioni. Incoscienti e schiave di suggestioni.

Molti dicono e suppongono che la mancanza di pudore è incoscienza; ma questa potrebbe ammettersi in paesi pagani, non in nazioni cristiane, dove la parola ammonitrice del Papa, dei Vescovi e dei Sacerdoti è incessante. [...] Molte di esse infatti, credono che la moda sia una necessità, una legge che le obblighi. Satana le suggestiona e fa loro credere di apparire strane se non la seguono nei suoi capricci, e credono anche di decadere dalla loro nobiltà se non vestono in modo da farsi notare od ammirare. [...] Non vogliono apparire singolari non vogliono far la figura delle vecchie; dicono di non poter trovar marito o per conservarlo, di non poter contraddire la mamma, il babbo, i fratelli, il marito, che ci tengono a farle figurare, e con queste scuse giustificano la loro degradazione.

ALESSANDRO BON
dal sito www.mediatrice.net

RIFLETTIAMO SULLE MODERNE DISCOTECHE

(occasione di peccato e di gravidanze inattese, sfocianti spesso nella tragedia dell’aborto)

ALLA LUCE DELL’INSEGNAMENTO DI SAN FRANCESCO DI SALES

(DOTTORE DELLA CHIESA)

 

Il Card. ANGELO COMASTRI, Ex-Arcivescovo-Delegato Pontificio di Loreto,

nella sua Prefazione al Libro

“I MISTERI DEL SANTO ROSARIO MEDITATI ALLA LUCE DEGLI INSEGNAMENTI DI SAN PIO DA PIETRELCINA”

(Autori: Mons. Serafino Spreafico, Sac. Paolo Medici, Prof. Giorgio Nicolini; ed. ADAM, Ancona)

scriveva:

“Alcuni commenti di Padre Pio fanno venire i brividi. Invito a leggere attentamente il commento al Quinto Mistero della Luce, che dice così: «Sentite i giusti lamenti del nostro dolcissimo Gesù: “Con quanta ingratitudine viene ripagato il mio amore dagli uomini! Sarei stato meno offeso da costoro, se li avessi amati di meno! Rimango solo di notte, solo di giorno nelle Chiese! Non si curano più del Sacramento dell’altare; non si parla mai di questo Sacramento di Amore; ed anche quelli che ne parlano, ahimé!, con che indifferenza, con che freddezza ne parlano”».  (…) Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha confidato: “Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa. Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità”. Fatene esperienza… e scoprirete che la gioia si trova soltanto frequentando Dio e non frequentando le discoteche o i luoghi squallidi del divertimento. Buona preghiera, buon rifornimento di gioia!”.

  Nel libro "FILOTEA” - “Introduzione alla vita devota"

di San Francesco di Sales

(Dottore della Chiesa)

sono riportati due capitoli riguardo alla liceità dei balli di un tempo

che potrebbe essere utile per una valutazione morale sui balli nelle discoteche di oggi

(non paragonabili però con i balli di cui parlava San Francesco di Sales)

 

I BALLI E I PASSATEMPI LECITI MA PERICOLOSI

(Capitolo XXXIII)

Di natura loro, le danze e i balli sono cose indifferenti, ma il modo abituale di dar corso a questi passatempi, manifesta una forte inclinazione e tendenza al male. Per tale motivo costituiscono sempre un certo pericolo.

Ci si dà alle danze di notte e, col favore delle tenebre e dell'oscurità, è facile farci scivolare qualche libertà equivoca e insinuatrice, per un soggetto che, di natura sua, tende fortemente al male; si veglia a lungo, il che guasta la mattinata del giorno seguente e quindi la possibilità di servire Dio in essa; in una parola è sempre follia cambiare il giorno con la notte, la luce con le tenebre, le buone azioni con le follie.

Tutti fanno a gara nell'essere vanitosi al ballo e si sa che la vanità dispone fortemente agli affetti equivoci e agli amori riprovevoli e pericolosi; nelle danze tutto ciò trova un terreno ideale. Filotea, sai cosa dicono i medici delle zucche e dei funghi? Che non valgono niente. Ti dico la stessa cosa delle danze: i balli migliori non sono buoni a nulla.

Se ti capita di dover mangiare delle zucche, fa attenzione che almeno siano preparate bene: se ti trovi in una situazione per cui non ti è possibile trovare plausibili giustificazioni per dispensarti dal ballo, cura che la danza sia “ben preparata”. Con che cosa la devi condire? Modestia, dignità e retta intenzione.

Riferendosi ai funghi, i medici dicono dì mangiarne pochi e di rado, perché, per quanto ben preparati, la quantità li rende velenosi. Filotea, danza poco e raramente; diversamente rischieresti di affezionartici. Secondo Plinio, i funghi, proprio perché sono spugnosi e porosi, assorbono facilmente tutto ciò che di infetto c'è intorno, e se si trovano vicino a un serpente ne assorbono il veleno.

I balli, le danze e simili riunioni equivoche ordinariamente assorbono tutti i vizi e i peccati che dominano in un ambiente: le dispute, le invidie, le beffe, gli amori folli.

Allo stesso modo che il ballo apre i pori del corpo di coloro che vi si impegnano, contemporaneamente apre anche i pori del cuore; per cui, se qualche serpente, approfittando dell'occasione, viene a sussurrare qualche parola lasciva all'orecchio, qualche corteggiamento, qualche moina, o addirittura qualche basilisco viene a gettare sguardi impudichi, occhiate d'amore, i cuori sono molto arrendevoli e si lasciano facilmente conquistare ed avvelenare.

Questi divertimenti, Filotea, abitualmente sono fuori posto e risultano pericolosi: dissipano lo spirito di devozione, indeboliscono le forze, intiepidiscono la carità, e risvegliano nell'anima mille generi di affetti perversi; questa è la ragione per cui occorre servirsene con grande prudenza.

Dopo i funghi si raccomanda di bere vino della migliore qualità; io ti dico che dopo le danze devi ricorrere a qualche santa e buona riflessione, per bloccare le impressioni pericolose che il piacere che hai provato potrebbe aver risvegliato nella tua anima.

E quali?

  1. Mentre tu ti davi alle danze, molte anime bruciavano nel fuoco dell'inferno per i peccati commessi nel ballo o per colpa del ballo.

  2. Molti religiosi e persone devote, mentre tu ballavi, erano alla presenza di Dio, cantavano le sue lodi e ne contemplavano la bellezza. Hanno impiegato il loro tempo molto meglio di te!

  3. Mentre tu danzavi, molte anime morivano tra grandi sofferenze; milioni di uomini e donne combattevano con il male nei loro letti, negli ospedali, nelle strade. Pativano per la gotta, i calcoli, il delirio. E non trovavano riposo! Tu non ne hai compassione? Non pensi che un giorno ti lamenterai come loro, mentre altri danzeranno come ora fai tu?

  4. Nostro Signore, la Madonna, gli Angeli e i Santi ti hanno visto al ballo: come hai fatto loro pena! Hanno visto il tuo cuore affogarsi in simile follia e tutta presa da quella sciocchezza.

  5. Mentre tu ballavi il tempo scorreva e ti sei avvicinata alla morte; guarda come sogghigna e ti invita al ballo; al suo ballo, nel quale i violini saranno i gemiti dei circostanti e il passo di danza sarà uno solo, quello dalla vita alla morte. Quella danza è il solo vero 'passatempo' dei mortali; in un momento passi dal tempo all'eternità della felicità o del tormento.

Ho notato per tua comodità queste brevi riflessioni.

Ma Dio te ne suggerirà altre a questo fine, se tu hai il suo timore.

San Francesco di Sales

 

QUANDO È PERMESSO GIOCARE E DANZARE

(Capitolo XXXIV)

Giocare e danzare è lecito quando si fa per divertimento e non per affetto; deve essere per breve tempo e non fino a stancarsi o stordirsi, e di rado. Chi lo facesse spesso, trasformerebbe il divertimento in lavoro.

Ma quando si può giocare e danzare? Le occasioni per la danza e il gioco, di per sé moralmente indifferenti, sono abbastanza frequenti; quelle per i giochi proibiti sono più rare, e quanto più tali giochi sono biasimevoli e pericolosi tanto più rare saranno le occasioni in cui saranno permessi.

In breve: gioca e danza alle condizioni che ti ho indicato, quando te lo consiglieranno la prudenza e la discrezione per accondiscendere e far piacere all'onesta compagnia nella quale ti troverai; la condiscendenza è figlia della carità e come tale rende buone le azioni indifferenti e permesse quelle pericolose. Riesce persino a togliere la malizia a quei giochi che sono del tutto cattivi: per cui i giochi d'azzardo, che di per sé sono riprovevoli, cessano di esserlo se, qualche volta, è una ragionevole condiscendenza che ti ci conduce.

Mi ha edificato leggere nella vita di San Carlo Borromeo che era arrendevole con gli Svizzeri in certi campi nei quali ordinariamente era molto severo, e che Sant’Ignazio di Loyola, invitato a giocare, accettò.

Di Santa Elisabetta d'Ungheria sappiamo che giocava e danzava quando si trovava in riunioni fatte per divertirsi; e questo senza pregiudizio della devozione, che era tanto radicata nella sua anima che aumentava in mezzo alla pompa e alle vanità cui l'esponeva la sua condizione, proprio come avviene per gli scogli intorno al lago di Rieti che crescono se battuti dalle onde; col vento i grandi fuochi divampano con maggior violenza, ma i piccoli si spengono del tutto se non li proteggiamo.

San Francesco di Sales

 

Dal Vangelo secondo San Giovanni

Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più» (Gv.8,1-11).

 

L’APPARIZIONE DELLA MADONNA A FATIMA

il 13 luglio 1917

 

Nel ciclo delle apparizioni, quella del 13 luglio è sicuramente la più importante. E’ stato nella terza apparizione della Madonna che il Segreto è stato consegnato ai veggenti. Inoltre viene fatto qui per la prima volta l’annuncio del miracolo di Ottobre, indicando chiaramente la data, il tempo e il luogo.

La terza apparizione fece convergere alla Cova da Iria una folla di 5000 persone. Lucia condusse il Rosario, e la folla rispose. A mezzogiorno ella si alzò e guardò verso oriente, gridando: “Chiudete gli ombrelli! Chiudete gli ombrelli!” (usavano degli ombrelli per proteggersi dall’intenso sole di mezzogiorno)… la Madonna sta arrivando!”.

L’apparizione iniziò quindi nel modo usuale, con un lampo di luce simile ad un fulmine e la comparsa della Madonna sopra l’elce. Lucia ci riferisce dell’apparizione nelle sue memorie:

“Che cosa vuole da me Vostra Signoria?”

“Voglio che veniate qui il 13 del mese prossimo, che continuiate a recitare tutti i giorni il Rosario per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra”.

“Vorrei chiederLe di dirci chi è, e di fare un miracolo per cui tutti credano che Vostra Signoria ci appare”.

“Continuate a venire qui tutti i mesi. In ottobre dirò chi sono e che cosa voglio, e farò il miracolo che tutti vedranno per poter credere”.

Qui feci delle richieste che non ricordo. Ciò che ricordo è che la Madonna disse che era necessario recitare il Rosario per poter ottenere quelle grazie entro l’anno.

La Madonna continuò:

“Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte e in modo speciale quando fate qualche sacrificio: O Gesù, è per amor vostro, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria”. 

Dicendo queste ultime parole, la Madonna aprì di nuovo le mani come nei due mesi passati. Il riflesso di luce che esse emettevano parve penetrare la terra e vedemmo come un grande mare di fuoco e immersi in questo fuoco i demoni e le anime come se fossero braci trasparenti e nere o abbronzate di forma umana, che ondeggiavano nell'incendio sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo cadendo da tutte le parti - simili al cadere delle scintille nei grandi incendi - senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione che terrorizzavano e facevano tremare di paura (deve essere stato qui che gridai, come mi dissero poi delle persone che avevano assistito all’evento). I demoni si distinguevano per la forma orribile e ributtante di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni di bracia. La visione durò soltanto un momento, grazie alla nostra buona Madre del Cielo, la quale durante la prima apparizione, ci aveva promesso di portarci in Cielo. Se non fosse stato per quello, penso che saremmo morti di paura e di terrore. Spaventati, quindi, e come per chiedere soccorso, levammo gli occhi verso la Madonna, che ci disse con bontà e tristezza: “Avete visto l' inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarli, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se farete quello che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio, nel regno di Pio XI ne comincerà un'altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre.

Per impedire tutto questo, sono venuta a chiedere la Consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se ascolterete le mie richieste, la Russia si convertirà e avrete pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate. Infine il Mio Cuore Immacolato trionferà.

Il Santo Padre mi consacrerà la Russia che si convertirà, e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace… Quando recitate il Rosario, dopo ogni mistero dite: O Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno, portate in cielo tutte le anime, soprattutto quelle più bisognose”.

 

I DIECI SEGRETI DI MEDIUGORIE

DAI MESSAGGI DELLA “REGINA DELLA PACE” DA MEDIUGORIE

Sono venuta a chiamare il mondo alla conversione per l’ultima volta. In seguito non apparirò più sulla terra (2 maggio 1982) - Affrettate la vostra conversione. Non aspettate il segno annunciato. Per i non credenti sarà troppo tardi per convertirsi (…). Il segno verrà, non dovete preoccuparvene… Pregherò mio figlio di non punire il mondo ma, vi supplico, convertitevi! Non potete immaginare ciò che accadrà né ciò che il Padre Eterno invierà sulla terra. Per questo convertitevi! Rinunciate a tutto, fate penitenza (24 giugno 1983) - Figlioli, chi prega non ha paura del futuro e chi digiuna non ha paura del male (25 gennaio 2001).

Leggi tutti i messaggi collegandoti all’indirizzo Internet: web.quipo.it/reginapacis/pag02.htm

I DIECI SEGRETI DI MEDIUGORIE

(Intervista di Padre Livio a Mirjana e Vicka)

PADRE LIVIO: Ecco Mirjana, passiamo al capitolo riguardante i dieci segreti. Ti dico con sincerità che non sono una persona curiosa, ma vorrei sapere tutto quello che è lecito sapere e che la Madonna vuole che si sappia. Essendo Direttore di Radio Maria sento al riguardo una precisa responsabilità.

MIRJANA: Padre Livio, dimmi la verità, da quando abbiamo cominciato questo nostro colloquio, tu aspetti questo momento. Hai già detto dall'inizio che questa è la cosa che ti interessa di più.

PADRE LIVIO: C'è un motivo personale che mi spinge ad avere al riguardo delle informazioni molto esatte. Da quanto ho letto, mi pare che questi segreti verranno resi noti al mondo mediante un sacerdote che tu hai scelto tre giorni prima che si realizzino. Allora, mi sono posto questo problema: se al tempo della rivelazione dei segreti io sarò ancora Direttore di Radio Maria, dovrò ogni volta informare la gente di quanto svelerà il sacerdote che tu hai scelto? Eccoti dunque messe con molta chiarezza le carte in tavola.

MIRJANA: Anche a me piace mettere le carte in tavola e ti dico subito che potrai informare tutti gli ascoltatori di Radio Maria. Non ci sono problemi per questo.

PADRE LIVIO: Va benissimo. Allora, Mirjana, tu hai avuto i dieci segreti già dal Natale 1982, quando sono terminate le apparizioni?

MIRJANA: Forse è meglio che ti dica subito tutto quello che posso dire.

PADRE LIVIO: Dì pure tutto quello che puoi dire e poi io ti chiederò alcuni chiarimenti.

MIRJANA: Ecco io ho dovuto scegliere un sacerdote a cui dire i dieci segreti e ho scelto il padre francescano Petar Ljubicié. Devo dire che cosa succederà e dove dieci giorni prima che accada. Dobbiamo trascorrere sette giorni nel digiuno e nella preghiera e tre giorni prima egli dovrà dirlo a tutti e non potrà scegliere se dire o non dire. Egli ha accettato che dirà tutto a tutti tre giorni prima, così si vedrà che è una cosa del Signore. La Madonna dice sempre: "Non parlate dei segreti, ma pregate e chi sente me come Madre e Dio come Padre, non abbia paura di niente". Tutti noi parliamo sempre di che cosa succederà nel futuro, ma chi di noi potrà dire se sarà vivo domani? Nessuno! Quello che la Madonna ci insegna è di non preoccuparci del futuro, ma di essere pronti in quel momento ad andare incontro al Signore e non invece perdere tempo a parlare dei segreti e di cose di questo genere. Padre Petar, che adesso si trova in Germania, quando viene a Medjugorje, scherza con me e dice: "Vieni a confessarti e dimmi almeno un segreto adesso...". Perché tutti sono curiosi, ma si deve capire che cosa è veramente importante. L’importante è che noi in ogni momento siamo pronti ad andare dal Signore e tutto quello che succede, se succede, sarà la volontà del Signore, che noi non possiamo cambiare. Possiamo cambiare solo noi stessi!

PADRE LIVIO: Anche la Madonna insiste sul fatto che chi prega non ha paura del futuro. Il vero problema è quando ci allontaniamo dal suo cuore e da quello di Gesù.

MIRJANA: Certo, perché tuo padre e tua madre non ti possono fare nulla di male. Vicini a loro siamo al sicuro.
PADRE LIVIO:
Ho letto un articolo recente su una rivista cattolica italiana che irrideva i segreti dicendo che, sommando tutti quelli dei sei veggenti, sarebbero cinquantasette e la buttava nel ridicolo. Che cosa puoi rispondere?
MIRJANA: Anche noi sappiamo la matematica, ma dei segreti non parliamo perché sono segreti.

PADRE LIVIO: Nessuno sa i segreti degli altri veggenti?

MIRJANA: Non parliamo di quello.

PADRE LIVIO: Non ne avete parlato fra di voi?

MIRJANA: Mai ne parliamo. Noi diffondiamo i messaggi della Madonna e quello che il Signore vuole che diciamo alla gente. Ma i segreti sono segreti e noi veggenti tra di noi non parliamo dei segreti.

PADRE LIVIO: Quindi tu non sai quali sono i nove segreti di Vicka e Vicka non sa quali siano i tuoi dieci segreti?
MIRJANA: Ecco non parliamo di questo. Questa è una cosa che è come se fosse dentro di me e so che di questa cosa non si parla.

PADRE LIVIO: Vicka è qui presente. Tu Vicka puoi confermare che non conosci i dieci segreti di Mirjana?

VICKA: Non ho mai avuto nessun bisogno di sapere quello che la Madonna ha detto a Mirjana. Credo che lo stesso lo ha detto anche a me e che i segreti sono uguali.

PADRE LIVIO: Adesso vediamo che cosa si può dire quanto al contenuto almeno di alcuni segreti. Mi pare che si possa dire qualcosa del terzo e del settimo segreto. Del terzo segreto che cosa ci puoi dire?

MIRJANA: Ci sarà un segno sulla collina delle apparizioni, come un dono per tutti noi, perché si veda che la Madonna è qui presente come nostra mamma.

PADRE LIVIO: Come sarà questo segno?

MIRJANA: Bellissimo!

PADRE LIVIO: Senti Mirjana, non voglio apparirti curioso e tanto meno indurti a dire qualcosa che non vorresti. Però, mi pare giusto che gli ascoltatori di Radio Maria possano sapere quello che la Madonna desidera o permette che si sappia. Per quanto riguarda il segno ti faccio una domanda precisa, però, se vuoi, evita pure di rispondere. Sarà un segno che ha un significato spirituale?

MIRJANA: Sarà un segno ben visibile, che non si poteva essere fatto con mani umane; una cosa del Signore che rimane.

PADRE LIVIO: È una cosa del Signore. Mi pare una affermazione piena di significato. Ma è una cosa che viene dal Signore, perché solo il Signore è onnipotente e la può fare, o perché il segno ha un significato spirituale e trascendente? Se il segno è una rosa, a me non dice niente. Se, invece, è una croce, allora mi dice molto.

MIRJANA: Non posso dire niente di più. Ho detto tutto quello che si poteva dire.

PADRE LIVIO: Comunque, hai detto tante belle cose.

MIRJANA: Sarà un dono per tutti noi, che non si può fare con mani umane e che è una cosa del Signore.

PADRE LIVIO: Ho chiesto a Vicka se io vedrò questo segno. Lei mi ha risposto che non sono così tanto vecchio. Allora voi sapete la data del segno?

MIRJANA: Sì, so la data.

PADRE LIVIO: Dunque sai, esattamente la data e in che cosa consiste. Tu, Vicka, sai la data?

VICKA: Sì, anch'io so la data.

PADRE LIVIO: Adesso passiamo al settimo segreto. Che cosa è lecito sapere del settimo segreto?

MIRJANA: Ho pregato la Madonna se fosse possibile che almeno una parte di quel segreto si cambiasse. Lei ha risposto che dovevamo pregare. Abbiamo pregato moltissimo e lei ha detto che è stata modificata una parte, ma che ora non si può più cambiare, perché è la volontà del Signore che si debba realizzare.

PADRE LIVIO: Allora, se il settimo segreto è stato mitigato, significa che è un castigo.

MIRJANA: Non posso dire nulla.

PADRE LIVIO: Non potrà né essere ulteriormente mitigato e neppure abolito?

MIRJANA: No.

PADRE LIVIO: Tu, Vicka, sei d'accordo?

VICKA: La Madonna ha detto che il settimo segreto, come ha già detto Mirjana, è stato in parte cancellato con le nostre preghiere. Ma, siccome Mirjana sa più di me di queste cose, lei adesso risponde direttamente.

PADRE LIVIO: Insisto su questo punto perché qualcuno dice in giro che, se si prega, si può...

MIRJANA: Non è possibile che venga abolito del tutto. E’ stata tolta una parte e basta.

PADRE LIVIO: Insomma, è stato mitigato e ora si realizzerà necessariamente.

MIRJANA: Questo è quello che la Madonna ha detto a me. Non chiedo più queste cose perché non è possibile. Questa è la volontà del Signore e si deve fare.

PADRE LIVIO: Di questi dieci segreti c'è qualcuno che riguarda te personalmente o riguardano tutto il mondo?

MIRJANA: Io non ho segreti che riguardano me personalmente.

PADRE LIVIO: Quindi riguardano...

MIRJANA: Tutto il mondo.

PADRE LIVIO: Il mondo o la Chiesa?

MIRJANA: Io non voglio essere così precisa, perché i segreti sono segreti. Dico solo che i segreti riguardano il mondo.

PADRE LIVIO: Ti faccio questa domanda per analogia col terzo segreto di Fatima. Esso riguardava certamente i disastri della guerra che sarebbe venuta, ma anche la persecuzione alla Chiesa e infine l'attentato al Santo Padre.

MIRJANA: Non voglio essere precisa. Quando la Madonna lo vuole, dirò tutto. Adesso sto zitta.

PADRE LIVIO: Dobbiamo però dire che, nonostante i vent'anni che abbiamo alle spalle, il più deve ancora venire per quanto riguarda Medjugorje. Si direbbe che la Madonna ci ha preparato per momenti particolarmente impegnativi. Infatti i segreti riguardano il mondo in generale.

MIRJANA: Sì.

PADRE LIVIO: Tuttavia siamo certi che almeno il terzo è positivo.

MIRJANA: Sì.

PADRE LIVIO: Tutti gli altri sono negativi?

MIRJANA: Non posso dire nulla. Lei ha detto quello. Io sto zitta.

PADRE LIVIO: D'accordo, l'ho detto io, non tu.

MIRJANA: Come dice Gesù: "Tu hai detto questo". Lo dico anch' io: "Tu hai detto questo". Quello che potevo dire dei segreti, io l'ho detto.

PADRE LIVIO: Sì, ma bisogna che abbiamo le idee chiare e ordinate su quelle cose che è lecito sapere. Abbi un po' di pazienza se ti chiedo ancora qualche chiarimento. Tu di ogni segreto sai quando accadrà?

MIRJANA: Sì, ma veramente non voglio parlare dei segreti perché è la volontà della Madonna di non parlare.

PADRE LIVIO: Tu non dire quello che non si può, ma almeno dì qualcosa su quello che si può. Sai di ognuno quando accadrà. Sai anche dove?

MIRIANA: Anche dove.

PADRE LIVIO: Ho capito: sai dove e quando.

MIRJANA: Sì.

PADRE LIVIO: Queste due parole, dove e quando, sono molto importanti. Adesso vediamo come avviene il procedimento attraverso il quale i segreti vengono resi noti. La Madonna ti dirà qualcosa al momento debito? I dieci segreti verranno rivelati secondo l'ordine progressivo, cioè il primo, il secondo, il terzo e così via?
MIRJANA: Non posso dire nulla di più.

PADRE LIVIO: Non insisto. Che cosa puoi dire su una diceria che circola, secondo la quale tu avresti scritto i dieci segreti?

MIRJANA: Guarda, Padre, se noi vogliamo proseguire l'intervista su cose importanti, cioè sulla Madonna e i suoi messaggi, io rispondo volentieri, ma dei segreti non parlo, perché sono segreti. Ci hanno provato tutti, dai sacerdoti ai comunisti, soprattutto con Jakov che aveva solo nove anni e mezzo, ma non sono mai riusciti a capire o a sapere qualche cosa. Lasciamo perciò questo argomento. Se succederà, sarà la volontà del Signore e questo l'abbiamo chiarito. L'importante è che la nostra anima sia pronta e preparata per trovare il Signore allora non dovremo preoccuparci né per il futuro e né per null'altro.

PADRE LIVIO: Quindi dobbiamo rimanere su quelle informazioni che tu ci hai dato all'inizio?

MIRJANA: Ecco, e basta.

PADRE LIVIO: Sinceramente c'è quanto basta per meditare a lungo.

MIRJANA: Quello è quanto la Madonna vuole che sappiamo.

PADRE LIVIO: Per quanto mi riguarda, obbedisco più che volentieri. L'ultima cosa che non ho ancora chiarito e alla quale neppure Vicka ha saputo rispondermi, e che perciò devo chiedere a te, è questa: la rivelazione dei dieci segreti, per bocca di Padre Petar, avverrà rendendo noto un segreto per volta, o tutti insieme in una sola volta? Non è una cosa da poco, perché se avverrà per dieci volte successive, rischieremo un infarto. Neanche questo ci puoi dire?

MIRJANA: Non posso.

PADRE LIVIO: Però tu lo sai?

MIRJANA: Sì.

PADRE LIVIO: Benissimo. Ecco, lasciamo dunque questo argomento e chiudiamo la parentesi. Credo che sappiamo tutto quello che è necessario sapere.

MIRJANA: Che possiamo sapere!

PADRE LIVIO: Per quanto mi riguarda non voglio saperne di più, neanche mi fosse concesso. Preferisco aspettare con fiducia le sorprese di Dio. Non voglio neppure sapere se sarò vivo io. Mi basta sapere che lo sappia Dio. Ma ora vorrei cercare di capire il significato teologico e spirituale di tutto questo. Se colloco i dieci segreti nel contesto dei messaggi della Madonna, mi pare di poter dire che essi, anche se a prima vista possono costituire per noi un motivo di preoccupazione, in realtà sono una manifestazione della divina misericordia. Infatti, la Madonna in molti messaggi dice di essere venuta per costruire con noi il nuovo mondo della pace. Quindi l'approdo finale, cioè il punto di arrivo di tutto il piano della Regina della pace, è un golfo di luce, cioè un mondo migliore, più fraterno e più vicino a Dio.

MIRJANA: Sì, sì. Sono sicura che alla fine vedremo questa luce. Vedremo il trionfo del cuore della Madonna e di Gesù.

Testo tratto da: http://blog.libero.it/CERCAMICI/7290615.html

 

LORETO-MEDIUGORIE

In un messaggio da Mediugorie la Vergine “avrebbe” detto:

 “qui” (a Mediugorie) avete la mia “voce”, là (a Loreto) avete la mia Casa…

PERCHE’ LE TRASLAZIONI MIRACOLOSE DELLA SANTA CASA  DI NAZARETH? …

PERCHE’ A TERSATTO?... PERCHE’ AD ANCONA?... PERCHE’ A LORETO?...

PERCHE’ MEDIUGORIE?....

 LEONE XIII: “… Dio volle a tal punto esaltare l’invocato nome di Maria da dare compimento, in questo luogo (Loreto), a quella famosa profezia: Tutte le generazioni mi chiameranno beata”… (Lettera “Felix Lauretana Cives”, 23 gennaio 1894)

LA DIVINA E PROVVIDENZIALE “PREPARAZIONE” NEI SECOLI

DEL PROFETIZZATO “TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA”

Nazareth-Tersatto-Ancona-LORETO: la Casa Nazaretana del “Concepimento Immacolato di Maria” viene dagli “angeli” miracolosamente trasportata “in vari luoghi” “prescelti” e infine collocata stabilmente a Loreto.

LOURDES: Maria rivela a Santa Bernadetta e conferma il suo “privilegio”: “Io sono l’Immacolata Concezione”, che avvenne nella Santa Casa di Nazareth.

FATIMA: Maria rivela ai tre pastorelli che Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al suo Cuore “Immacolato” – “concepito” nella Santa Casa - per pervenire al compimento del suo predetto “trionfo” futuro.

Tersatto/LORETO-Ancona-MEDIUGORIE: Maria sta portando a compimento il futuro “trionfo” del suo Cuore Immacolato, “concepito” “Immacolato” nella Santa Casa di Nazareth (che ha “sostato” a Tersatto, Ancona e Loreto, luoghi da cui oggi “si deve” “necessariamente” passare o partire per andare a Mediugorie o tornarvi).

ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

 

LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA

PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”

Verso la Civiltà dell’Amore profetizzata da Paolo VI

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

                                                                       (Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)

                                PREGHIERA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA

            Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento.

            Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede. Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male.

            Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.             Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore.

            Amen.

 

LA STORIA DELLA SANTA CASA

INCISA SUL RIVESTIMENTO MARMOREO

PER VOLERE DEL SOMMO PONTEFICE CLEMENTE VIII

All’interno del Santuario di Loreto, sul rivestimento marmoreo della Santa Casa (lato Nord-Est) si può leggere incisa la sottostante iscrizione di Papa Clemente VIII,  che “definisce” con tale attestazione e con la sua autorità apostolica sia l’autenticità della reliquia nazaretana che l’autenticità della “Miracolosa” traslazione, per “il ministero angelico”. In tal modo Clemente VIII, in unione con tutte le attestazioni pontificie, ha voluto consacrare con un pronunciamento magisteriale solenne il Santuario della Santa Casa e “la  verità” della sua origine miracolosa.

 

Ospite cristiano che qui venisti o per devozione o per voto, ammira la Santa Casa Loretana venerabile in tutto il mondo per i misteri divini e per i miracoli. Qui nacque Maria SS. Madre di Dio, qui fu salutata dall’Angelo, qui s’incarnò l’eterno Verbo di Dio. Questa gli Angeli trasferirono dalla Palestina, la prima volta in Dalmazia, a Tersatto, nell’anno 1291 sotto il pontificato di Nicolò IV. Tre anni dopo, nel principio del Pontificato di Bonifacio VIII, fu trasportata nel Piceno, vicino alla città di Recanati, in una selva, per lo stesso ministero angelico, ove, nello spazio di un anno, cambiato posto tre volte, qui ultimamente fissò la sede già da 300 anni. Da quel tempo commossi i popoli vicini di sì stupenda novità ed in seguito per la fama dei miracoli largamente divulgata, questa Santa Casa ebbe grande venerazione presso tutte le genti, le cui mura senza fondamenta, dopo tanti secoli, rimangono stabili e intere. Fu cinta da marmoreo ornato da Clemente VII l’anno 1534. Clemente VIII P.M. ordinò che in questo marmo fosse descritta una breve storia dell’ammirabile Traslazione l’anno 1595. Antonio M. Gallo Cardinale, Vescovo di Osimo e Protettore di Santa Casa, la fece eseguire. Tu, o pio pellegrino, venera con devoto affetto la Regina degli Angeli e la Madre delle grazie, affinché per i suoi meriti e preghiere, dal Figliolo dolcissimo, autore della vita, ti ottenga perdono delle tue colpe, la santità corporale e le gioie della eternità.

 

Lettera di Giovanni Paolo II a Mons. Pasquale Macchi, arcivescovo di Loreto, 15 agosto 1993

Il glorioso Santuario della Santa Casa, che ha avuto una parte così attiva nella vita di tutto il popolo cristiano per quasi tutto il corso del secondo millennio (…), possa averne una altrettanto significativa nel corso del terzo millennio che è alle porte, continuando ad essere, come per il passato, uno dei pulpiti mariani più alti della cristianità. Possa questo Santuario di Loreto essere sempre come una finestra aperta sul mondo, a richiamo di voci arcane, annunzianti la santificazione delle anime, delle famiglie, dei popoli. La Vergine Lauretana dall’alto del suo colle benedica e soccorra tutti i popoli (…)”.

La Santa Casa di Loreto il luogo che accolse la Santa Famiglia di Nazaret.

Scrisse Giovanni Paolo II: Il ricordo della vita nascosta di Nazaret evoca questioni quanto mai concrete e vicine all’esperienza di ogni uomo e di ogni donna. Esso ridesta il senso della santità della famiglia, prospettando di colpo tutto un mondo di valori, oggi così minacciati, quali la fedeltà, il rispetto della vita, l’educazione dei figli, la preghiera, che le famiglie cristiane possono riscoprire dentro le pareti della Santa Casa, prima ed esemplare “chiesa domestica” della storia”. Nell’Angelus del 10 dicembre 1995 il Papa disse: Chiedo a Maria Santissima che la Casa di Nazaret diventi per le nostre case modello di fede vissuta e di intrepida speranza. Possano le famiglie cristiane, possano i laici apprendere da Lei l’arte di trasfigurare il mondo con il fenomeno della divina carità, contribuendo così ad edificare la civiltà dell’amore”.

 

“… affinché per l'incuria degli uomini,

che di solito offusca anche le cose più insigni,

non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso..."

(Beato Giovanni Battista Spagnoli, sulla "miracolosa traslazione")

 

LA MIRACOLOSA TRASLAZIONE A LORETO

DELLA SANTA CASA DI NAZARETH

Un articolo sempre attuale dello scomparso Prof. EMANUELE MOR

già Docente di Elettrochimica all’Università di Genova

 

I FATTI

            Siamo all’inizio di maggio del 1291. I Turchi hanno preso totale possesso della Terra Santa, dove a Nazareth si trovano le vestigia di quella piccola costruzione che la tradizione, dai primi secoli dell’era cristiana, indicava quale dimora della Vergine Santa, dove nacque, dove ebbe luogo l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele e dove visse Gesù nella Sacra Famiglia.

            Dopo la Risurrezione, gli Apostoli si sarebbero riuniti in questa Casa, dove San Pietro avrebbe eretto un altare e avrebbe celebrato la Frazione del Pane conforme all’insegnamento di Gesù.

            In quello stesso inizio di maggio (10 maggio 1291) a duemila chilometri di distanza, sulla collina di Tersatto, non lontano da Fiume (l’odierna Rijeka), dei boscaioli trovano una piccola casa che non avevano mai visto prima in quel luogo. Il fatto impressiona molto perché su quella collina che scende verso il mare non esistevano né capanne né tanto meno case. La piccola costruzione, posata sul terreno, ha una lunghezza di m.9,52, una larghezza di m.4,10 e un’altezza (all’interno) di m.4,30.

Di fronte all’entrata c’è un altare di pietra e, al di sopra, sul muro, una Croce greca. Su questa la figura del Cristo e un’iscrizione: “Gesù di Nazareth, Re dei Giudei”. Sull’altare una statua in legno della Madonna con il Bambino in braccio: la mano destra di Gesù è levata per benedire. Oltre l’altare, un focolare nero di fumo, che ne comprova un lungo uso. Non lontano da questo atrio, un armadio scavato nel muro e degli utensili da tavola: “Sembra una Cappella che sia stata abitata”, dicono i boscaioli.

            Il curato di Tersatto, don Alessandro De Giorgio, viene informato del fatto, ma, molto ammalato, non può muoversi. Gli appare la Madonna che gli attesta essere quella la sua Casa di Nazareth dove nacque, dove avvenne l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele e dove visse con Gesù. Sull’altare, l’Apostolo Pietro celebrò la prima Frazione del Pane, e la statua di legno di cedro è opera di San Luca. Quale sigillo dell’Apparizione, don Alessandro viene improvvisamente guarito della sua infermità (Notizie provenienti da un pregevole studio del 1893 di Guillaume Garratt, dell’Università di Cambridge).

            E’ in quegli anni signore di Tersatto il conte Nicolò Frangipani, governatore delle tre province di Dalmazia, Croazia e Illiria. Costui invia a Nazareth una commissione di tre persone, tra cui il curato, che può constatare come realmente la Casa di Nazareth, con grande stupore dei Turchi, fosse improvvisamente sparita. Tale notizia, prima ancora che la spedizione sia di ritorno (un viaggio di duemila chilometri per via mare), si ha da parte dei pellegrini che tornano dalla Terra Santa. Si viene a sapere altresì che i musulmani ricavano da tempo cospicui profitti dalle visite dei pellegrini alla Santa Casa.

            Il 10 dicembre 1294 (tre anni e sette mesi esatti dalla miracolosa Traslazione), la casa sparisce e si ritrova dall’altra parte dell’Adriatico in boschi non lontani da Recanati di proprietà di una certa signora Lauretta. Dei pastori della regione vedono quel mattino una luce abbagliante uscire dalle nubi… Molta gente accorre e dei briganti ne approfittano per derubare i pellegrini.

            Passano otto mesi e la Casa di Nazareth, una notte, ancora sparisce e si ritrova a un chilometro e mezzo di distanza, in un campo che appartiene a due fratelli, i conti Stefano e Simone Rinaldi di Antici. Anche questi vorrebbero trarre profitto personale dalle offerte dei pellegrini giungendo per questo a fare una petizione al papa Bonifacio VIII per ottenere il titolo di proprietà.

            Ma ecco che una notte di dicembre del 1295, la Santa Casa si sposta ancora su una strada che va da Recanati a Porto Recanati, fuori cioè di ogni proprietà, e come le altre volte si posa sul terreno senza fondamenta alcuna. I magistrati di Recanati sono obbligati a fare una deviazione della strada. Anche costoro formano una missione di 16 nobili e notabili del luogo che inviano dall’altra parte dell’Adriatico per verificare i fatti.

            Il Conte Frangipani, al corrente di quanto era avvenuto, mostra a detta commissione una Cappella da lui edificata in ricordo con l’iscrizione (ancora esistente): “La Santa Casa della Beatissima Vergine Maria venne da Nazareth a Tersatto il 10 maggio 1291 e si ritirò il 10 dicembre 1294”.

            Le stesse 16 persone raggiungono poi la Galilea, confermando i risultati della prima spedizione: eguali le dimensioni, eguali le pietre della costruzione e ancora si constata che “la data di partenza della Casa per l’Illiria coincide con quella dell’arrivo sulla collina di Tersatto”.

 

LA STORIA RECENTE

            Oggi, a fine XX secolo, una grande Basilica in marmo bianco, concepita nel XVI secolo dal Bramante, riveste degnamente la piccola-grande Casa. Migliaia di pellegrini in tutti questi anni hanno lasciato la loro testimonianza in questo Santuario dove si verificarono molti e grandiosi miracoli. Tanti uomini illustri hanno scritto su Loreto. Tra gli altri Montaigne, che lo visitò nel suo “Journal de Voyage en Italie par la Suisse e l’Allemagne”, ricordando i fatti sopra riportati e descrivendo miracoli e riferimenti importanti con i Re di Francia (nascita di Luigi XIV) (Cfr. A. Colin-Simard, Les Apparitions de la Vierge, Fayard-Mame, 1981, pp.32ss.).

            Anche l’attuale Papa Giovanni Paolo II volle dare una risposta alla veridicità della Santa Casa recandosi a Loreto fin dall’8 settembre 1979, all’inizio del suo Pontificato, dichiarandosi “felice che l’umile prato di Loreto sia diventato uno dei più celebri Santuari Mariani d’Italia” e aggiungendo “Io vengo a cercare, con l’intercessione di Maria, la Luce!”.

 

LE PROVE SCIENTIFICHE

            L’iter delle traslazioni sopra descritte nei loro modi e nei loro tempi non lascia dubbi che, se veridiche, si riferiscano ad avvenimenti scientificamente non spiegabili.

            Invero:

* Anche oggi, con le tecnologie più avanzate, la rimozione “in toto” di una casa, pur delle dimensioni di quella di Loreto, presenterebbe enorme difficoltà e questo quindi appare tanto più impossibile per l’epoca in cui è avvenuta.

* Si pensi a quale lavoro di preparazione e di avanzata tecnologia ha comportato il “taglio a fettine” e successiva ricostruzione di alcuni monumenti dell’antico Egitto, per salvarli dall’invaso della grande diga di Assuan, per avere un’idea delle grandi difficoltà di queste operazioni.

* Si deve quindi dedurre che anche l’ipotesi di una scomposizione dei muri della Casa nei singoli blocchi di pietra effettuata a Nazareth e ricomposta prima in Dalmazia (e poi ripetutamente sulla costa adriatica), dopo duemila chilometri di peregrinazione per terra e per mare, è molto difficilmente accettabile ed urta contro i fatti sopra riportati, quali la simultaneità delle date di partenza e di arrivo e la lapide tuttora esistente in Dalmazia.

* L’analisi della malta, inoltre, come diremo qui di seguito, nei punti dove attualmente tiene unite le pietre, presenta caratteristiche chimiche particolari non riconoscibili dalle persone che, nel 1294, avrebbero rimesso insieme i singoli blocchi portati da Nazareth.

* Recenti scavi archeologici “in loco” hanno confermato che la Casa risulta posata sul terreno senza fondamenta come voleva la tradizione. Il Grimaldi (cfr. Storia e Arte del Santuario Lauretano, p.24, in Pellegrini a Loreto, ed. Paoline, 1992) conferma in dette indagini archeologiche il ritrovamento di un antico tipo di malta e l’omogeneità della tessitura muraria, e come l’edificio originale risultasse posato su una strada. Venne constatata dal basso l’esistenza di resti di una necropoli romana del III secolo d. C. e sovrapposta a quanto rimaneva di un abitato tardo piceno attraversato in senso Nord-Est da una fossa di scolo, tipico delle strade, riempito di detriti, ossicini di topo e conchiglie di chiocciole di terra.

* Tale recente constatazione trova appunto preciso riferimento a documenti del 1531, 1672 e 1751 che attestano come ogni volta che per lavori di manutenzione si dovettero rimuovere le lastre del suolo o il rivestimento esterno, ci si accorse sempre con grande meraviglia, che i muri erano posati sulla terra nuda.

* Un cespuglio spinoso che si trovava sul bordo della strada al momento che la Casa “si posava” vi rimase imprigionato.

* Si trovarono così, e furono raccolti, dei piccoli sassi identici a quelli della strada, residui di ghiande, gusci di lumache, una noce disseccata, della terra polverosa: tutto ciò che era presente al momento dell’impatto (cfr. Colin-Simard, op. cit.).

* Ora appare ovvio che per semplici e sprovveduti che fossero i muratori di quell’epoca non avrebbero certo sistemate le pietre trasportate da Nazareth, a parte la scelta sulla strada, senza pulire almeno il fondo e strappare il cespuglio spinoso.

* Il materiale dei muri, di notevole spessore (37,5 cm), venne ripetutamente verificato, e dopo la metà del secolo scorso, come sopra ricordato, analizzato con cura (Analisi chimiche eseguite a Roma. Cfr. Colin-Simard, op. cit.). Si tratta di due tipi di calcare, l’uno duro, l’altro tenero, di un colore che non si trova in Italia mentre è comune in Palestina e in particolare a Nazareth. Si è proceduto per questo a confronti accurati fatti direttamente in Palestina su piccoli campioni provenienti da Loreto, e trovando sempre una stupefacente identità.

* I risultati delle indagini analitiche, permisero appunto di accertare come la malta che tiene unite le pietre fosse uniforme in tutti i punti e risultasse costituita da solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica dell’epoca, nota in Palestina, ma mai impiegata in Italia.

* Qualora fosse avvenuta una nuova rimessa in opera dei singoli blocchi di pietra, si sarebbe dovuta evidenziare per la differenza della composizione chimica della malta in questione.

* Sono questi controlli scientifici che, ci sembra, dovrebbero in modo definitivo porre fine alla dibattuta questione sulla traslazione della Casa di Loreto al di sopra di ogni ricerca documentaria sempre legata alla veridicità di chi scrive.

CONCLUSIONI

      Se si consulta la letteratura recente sulla Casa di Loreto si riscontra una quasi unanimità nell’affermare che le pietre originarie provengano sicuramente da Nazareth, ma sarebbero state trasportate da uomini, anche se non esistono documenti che lo comprovino. La “traslazione soprannaturale”, secondo tale letteratura, non sarebbe che leggenda e favola.

      Le prove scientifiche sopra ricordate vengono ignorate per incompetenza o volutamente trascurate.

      Un fatto è comunque evidente: due secoli, dalla proclamazione dei diritti dell’uomo, del vecchio Adamo che ha ribattuto il suo “Sì” a Satana e il suo “No” a Dio, hanno consentito la diffusione capillare di questi princìpi ad ogni ceto e livello sociale (illuminismo, razionalismo, modernismo, emancipazione dal dogma e dai tabù…). Secondo tali princìpi, tutto ciò che non può essere spiegato dalla mente umana non può essere vero, non è che favola da raccontare ai pargoli. Se Dio interviene in qualche miracolo, è sempre, se mai, nell’ordine del razionale. Gli stessi grandi miracoli del Vangelo vengono taciuti, sminuiti, non creduti se non si spiegano razionalmente.

      Gli studiosi della “questione lauretana”, ritenendo razionalmente impossibile che una casa venga traslata in modo soprannaturale, come la montagna del Vangelo, preferiscono la tesi del trasporto materiale, anche se manca ogni documentazione al riguardo.

      Non è forse la peggiore forma di apostasia e un comportamento opposto a quello che Gesù vorrebbe da noi, limitare col nostro razionalismo le possibilità di Dio?

      L’orgoglio dell’uomo decaduto nel suo nuovo attacco a Dio non ammette che il soprannaturale vada oltre quello che egli giudica possibile!

E’ un peccato mostruoso nei riguardi della divinità!

      Signore, perdona! Spirito di Verità illuminaci!

Prof. EMANUELE MOR

Docente di Elettrochimica all’Università di Genova

 

IL CORAGGIO DELLA VERITA’

PAOLO VI, discorso al Sacro Collegio del 18 maggio 1970

Oggi, una grande grazia noi dobbiamo implorare con fervore dallo Spirito Santo. L’ora che suona al quadrante della storia esige effettivamente da tutti i figli della Chiesa un grande coraggio, e in modo tutto speciale il coraggio della verità, che il Signore in persona ha raccomandato ai suoi discepoli, quando ha detto: «Che il vostro sì sia sì, il vostro no, no» (cfr. Mt.5,37). (…) Il coraggio della verità si impone più che mai ai cristiani, se vogliono essere fedeli alla loro vocazione di dare un’anima a questo mondo nuovo che si sta cercando. Che la nostra fede a Cristo sia senza incrinature, in questa nostra epoca contrassegnata, come quella di Sant’Agostino, da una vera «miseria e penuria di verità» (Serm.11,11; Miscellanea Agostiniana 1930, p.256). (…). Il coraggio di proclamare la verità è anche la prima e indispensabile carità che i pastori di anime debbono esercitare. Non ammettiamo mai, anche sotto il pretesto della carità verso il prossimo, che un ministro del Vangelo annunci una parola puramente umana. Ne va di mezzo la salvezza degli uomini. (…) Noi vogliamo fare appello a tutti i pastori responsabili affinché alzino la loro voce quando è necessario, con la forza dello Spirito Santo (cfr. At.1,8), per chiarire ciò che è torbido, raddrizzare ciò che è distorto, riscaldare ciò che è tiepido, riconfortare ciò che è debole, illuminare ciò che è tenebroso. Questa, più che non mai, è l’ora della chiarezza per la fede della Chiesa.

LA MINACCIA DI GIUDIZIO SULLA CHIESA E SULL’OCCIDENTE

Omelia di BENEDETTO XVI del 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro

La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.

 

Nuova York, Le Torri Gemelle, 11 settembre 2001

In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc.13,1-5).

GIOVANNI PAOLO II

(Roma, sabato 8 dicembre 2001)

NUBI OSCURE SI ADDENSANO ALL’ORIZZONTE DEL MONDO

Nubi oscure si addensano all’orizzonte del mondo. L’umanità, che ha salutato con speranza l’aurora del terzo millennio, sente ora incombere su di sé la minaccia di nuovi, sconvolgenti conflitti. E’ a rischio la pace nel mondo.

 www.operadellavita.it

LA VITA CONTRO L’ANTI-VITA

OMBRE MINACCIOSE CONTINUANO AD ADDENSARSI ALL’ORIZZONTE DELL’UMANITA’

(Benedetto XVI)

 

IL FUTURO DEL MONDO DIPENDE DALLA CONVERSIONE DEL MONDO

«Il futuro del mondo dipende dalla conversione del mondo» ha detto la Madonna a Fatima. In verità, siamo tutti responsabili. «Ogni peccato è un atto di guerra», diceva lo statista spagnolo Donoso Cortes. «Il peccato turba l’ordine naturale. Quando l’uomo si ribella a Dio, la natura si ribella all’uomo e lotta per Dio» (Sap.5,20). E’ questa la causa delle calamità naturali. Tolstoj diceva: «E’ assurdo che una guerra sia prodotta da alcuni uomini; sarebbe lo stesso che dire che una montagna viene spaccata da due colpi di piccone. La guerra è prodotta dai peccati dei popoli». L’umanità è una grande famiglia di cui Dio è Padre. Nessuno vive solo per sé, ma influisce su tutti. Quando la sproporzione fra i buoni e i cattivi oltrepassa ogni limite, Dio abbandona i governanti ai loro insani pensieri. Si scatenano feroci le lotte e sopravviene la desolazione. Al contrario l’offerta a Dio della fatica e sofferenza quotidiana, la paziente accettazione delle prove della vita, lo sforzo per osservare i Comandamenti di Dio, per perdonare le offese, producono inestimabili frutti di pace, di amore per tutte le famiglie e per l’intera Umanità.

SOTTO LA TUA PROTEZIONE

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova! Non disprezzare! Accogli la nostra umile fiducia e il nostro affidamento! Oh, quanto ci fa male tutto ciò che nella Chiesa e in ciascuno di noi si oppone alla santità e alla consacrazione! Quanto ci fa male che l’invito alla penitenza, alla conversione, alla preghiera, non abbia riscontrato quell’accoglienza, come doveva! Quanto ci fa male che molti partecipino così freddamente all’opera della Redenzione di Cristo! Che così insufficientemente si completi nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col.1,24). Siano quindi benedette tutte le anime, che obbediscono alla chiamata dell’Eterno Amore! Siano benedetti coloro che, giorno dopo giorno, con inesausta generosità accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo Gesù (cfr. Gv.2,5) e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo (Giovanni Paolo II, dall’Atto di Affidamento e Consacrazione alla Vergine, a Fatima, il 13 maggio 1982).

PROFEZIE

San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".

(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)

esortiamo PURE voi, figli carissimi,

a cercare quei “segni dei tempi”

che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.

Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,

anzi ella stessa l’atteso prodigio

 

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

ANCONA e FALCONARA: QUATRO CASTELLI UN UNICO COMUNE

SOTTO LA PROTEZIONE DELL’UNICO PATRONO: IL BEATO GABRIELE FERRETTI

www.lavocecattolica.it/gabrieleferretti.htm

Compatrono di Ancona e Falconara (unite)

(Nato a Castelferretti, ora Comune di Falconara, quando era parte dell’unico Comune di Ancona)

ANCONA e FALCONARA: UNA SOLA CITTA’

Porto - Aeroporto - Ferrovia - Autostrada

 Quattro Castelli un unico Comune

Cfr. www.lavoce.an.it/indice%20main/quattro%20castelli.htm

UNA PROPOSTA GIA’ AVANZATA NEL 2000 DAL PROF. GIORGIO NICOLINI

Leggibile in Internet all’indirizzo www.lavoce.an.it/indice%20main/quattro%20castelli.htm

 

Ancona e Falconara: una sola città

Una proposta per aggregare le amministrazioni di Ancona e Falconara

ANCONA - La senatrice Marina Magistrelli ha recentemente avanzato la proposta di avviare un processo che porti, nell’arco di un decennio, all’aggregazione delle amministrazioni di Ancona e Falconara. Personalità del mondo politico e dei sindacati hanno mostrato interesse a discutere questa possibilità, intravedendo nella creazione di un’area vasta di programmazione territoriale maggiori opportunità ad articolazione negli insediamenti.
Da un lato
Falconara porterebbe in dote l’aeroporto, la raffineria, i nodi autostradali e ferroviari; dall’altro la posizione di capoluogo di Ancona, ulteriormente rafforzata dall’allargamento in termini di territorio e popolazione, porterebbe una maggiore quantità di fondi pubblici, statali ed europei.

 

IL BEATO GABRIELE FERRETTI

UN SANTO PATRONO PER I GIOVANI

che debbono operare una scelta di vita

Nato nel Castello di CASTELFERRETTI, da famiglia nobile e ricchissima, contrariamente a quanto fece il giovane del Vangelo egli lasciò le sue grandi ricchezze e seguì Gesù nella povertà e nell’umiltà, divenendo così esempio e stimolo per “i giovani” che devono operare una scelta di vita per seguire Gesù nella rinuncia ai beni terreni (cfr. Mc.10,17-31)

Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio». Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna». (Mc.10,17-31)

 

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

IL SOGNO DELL’OTTAVA CHIESA

Dalla "Lettera alla Chiesa di Dio che è in Ancona e Osimo" di Mons. Edoardo Menichelli

NON HO SMARRITO LA DIMENSIONE DEL SOGNO

                Siamo tutti immersi dentro una sovrabbondanza di “parole ecclesiali” che non sempre riescono a fare sintesi tra i piani di Dio e le risposte umane perché frequentemente impastate di estetismi verbali e tecnicismi progettuali da... marketing aziendale. Il Signore ci restituisca la capacità di... sognare, di nutrirci di passioni ideali, di soffrire l’inquietudine dello scarto tra i suoi disegni e le nostre realizzazioni.

                Vi confesso che non ho mai smarrito la dimensione del sogno, che in definitiva è la dimensione che non ci appiattisce nell’abitudine, nella “routine”, nella ripetitività, nella pigrizia, nelle stanchezze psicologiche, nei comodi rifugi mentali. In questa chiave ho riletto l’Apocalisse e le lettere alle sette Chiese. L’apostolo Giovanni in ogni Chiesa rileva peccati, incongruenze, omissioni, disaffezioni, cadute etiche. In sintesi: apostoli “finti”, rarefazione del primo amore, paura delle prove e delle tribolazioni, tradimenti della Parola, cedimenti agli “idoli”, mancanza di vigore nell’annuncio, rivoltante tiepidezza, smisurati orgogli. Pur sapendo che l’itinerario di ogni credente e di ogni Chiesa, è sempre in bilico tra fedeltà e infedeltà, e non ipotizzando ingenui e disincarnati “angelismi”, sogno la mia e nostra Arcidiocesi di Ancona come... l’Ottava Chiesa, quella che Dio stesso sogna. (...).

                Vi chiedo di condividere questo mio sogno affinché diventi un sogno robusto alimentato dalle energie e dall’impegno di tutti e da tutti partecipato. E nessuno dica: “Io non c’entro”, magari “nascosto” o “consolato” dentro la buca confortevole delle proprie personali, parziali e gratificanti visioni. Riprendere lo stupore di essere servi e figli della Chiesa sposa amata da Cristo Signore.

dalla "Lettera alla Chiesa di Dio che è in Ancona e Osimo" - + Mons. Edoardo Menichelli

Cfr. Internet: www.operadellavita.it/sogno.htm

 

UNA VOCE PER MILLE CHIAMATE

www.lavocecattolica.it/unavoce.htm

PER CONTRIBUIRE A RIPRISTINARE LE RADICI CRISTIANE IN EUROPA

LEGGI E FAI CONOSCERE I SITI INTERNET SOTTOINDICATI

www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm

www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *

 

Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza talvolta troppo elevata. Per richieste di risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.83552 o Cell. 339.6424332). Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile.  Prof. Giorgio Nicolini  -  giorgio.nicolini@poste.it

Indirizzo per collegamento in Facebook:  www.facebook.com/giorgio.nicolini

Indirizzo per collegamento in Skype:  nicolini.giorgio

 

INTENZIONE DI PREGHIERA

NEL 31° PELLEGRINAGGIO A PIEDI DA MACERATA A LORETO

di Sabato 13 giugno 2009

----- Original Message -----

From: Giorgio Nicolini

To: info@pellegrinaggio.org

Sent: Wednesday, June 10, 2009 3:58 PM

Subject: Per la conversione dei responsabili della Basilica Lauretana

Ancona, 10 giugno 2009

PER LA CONVERSIONE DEI RESPONSABILI DELLA BASILICA LAURETANA

PERCHE' OBBEDISCANO AGLI INSEGNAMENTI DELLA CHIESA

NEL TORNARE AD INSEGNARE "LA VERITA'"

SULL'AUTENTICITA' DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

E SULLE "MIRACOLOSE TRASLAZIONI"

CON CUI ESSA FU PORTATA "PER IL MINISTERO ANGELICO"

IN VARI LUOGHI E INFINE A LORETO.

COME HA SEMPRE INSEGNATO IL MAGISTERO PONTIFICIO.

(cfr. www.lavocecattolica.it/santacasa.htm)

                   Prof. GIORGIO NICOLINI

 

----- Original Message -----

From: Info Pellegrinaggio

To: 'Giorgio Nicolini'

Sent: Wednesday, June 10, 2009 4:05 PM

Subject: R: Per la conversione dei responsabili della Basilica Lauretana

          Abbiamo ricevuto l’intenzione di preghiera.

          Grazie. Un caro saluto.

          Federica.

 

L’AMORE PER LA VERITA’

E L’UMILTA’ DI MONS. COSMO FRANCESCO RUPPI

Arcivescovo Metropolita di Lecce

 

Avendo affermato per RADIO MARIA, ad una domanda fattagli da un ascoltatore, che la Santa Casa di Nazareth era stata portata a Loreto dagli uomini, in data 13 maggio 2008 gli ho fatto pervenire via Fac-simile una documentazione correttiva, accompagnata dalla richiesta:

SI PREGA DI CONSEGNARE I DOCUMENTI IN ALLEGATO A MONS. COSMO RUPPI PER LA DOVUTA CONOSCENZA, CHIEDENDO DOVEROSA CORREZIONE DI QUANTO ASSERITO E TRASMESSO DA SUA ECCELLENZA ATTRAVERSO RADIO MARIA RIGUARDO AL “FALSO” TRASPORTO UMANO DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO - Prof. Giorgio Nicolini

Con una immediata Lettera personale

Sua Ecc.za Mons. Cosmo Francesco Ruppi così ha risposto al Prof. Giorgio Nicolini:

Cfr. www.lavocecattolica.it/mons.ruppi.htm

Lecce, 14 maggio 2008

Caro Prof. Nicolini,

La ringrazio molto per la ampia documentazione che mi ha voluto inviare per FAX e devo ringraziare Dio per una domanda fuggitiva, fattami a Radio Maria sulla Santa Casa di Loreto, perché mi ha offerto la gradita occasione di convincermi della totale miracolosità della Santa Casa.

Sono certo che, polemiche a parte, si fa un gran dovere nel difendere, in tutte le sedi e con la forza che Ella dimostra, la verità di un evento che riempie di grazia la nostra terra.

Non conosco il citato libro di P. Santarelli, né le sue tesi, ma sono convinto che, a parte ogni possibile valutazione storica, si debba sostenere l’evento miracoloso, di cui è destinataria la cara città di Loreto.

Ogni volta che mi è stata offerta l’occasione, non ho mai mancato di fermarmi a Loreto e venerare con fede la Santa Casa.

L’ho fatto molte volte e spero di poterlo ancora fare fino a quando il Signore mi darà la gioia e la grazia di entrare nella dimora eterna.

A Lei, caro Prof. Nicolini, la mia gratitudine, i miei auguri e la mia benedizione.

Dev.mo

+ Cosmo Francesco Ruppi

Arcivescovo Metropolita di Lecce

LA LETTERA DEL PROF. AVV. FRANCESCO DAL POZZO

A MONS. COSMO FRANCESCO RUPPI

 

A Sua Ecc.za COSMO FRANCESCO RUPPI

Arcivescovo Metropolita di Lecce

Piazza Duomo, 11 – 73100 LECCE

Firenze, 17 maggio 2008

Ecc.za,

sono l’ascoltatore che sabato u.s. collegandosi con Radio Maria Le ha posto per via radiofonica l’interpello circa l’ubicazione della Casa della Madonna, la Santa Casa di Nazareth, oggi a Loreto per ministero angelico, come la tradizione sempre ha tramandato fino a pochi decenni or sono.

Il Prof. Giorgio Nicolini, che ben conosco e ammiro nella strenua battaglia che da anni va conducendo, pressoché da solo e con mezzi più che scarsi, per ristabilire la plurisecolare tradizione lauretana nella piena verità delle Miracolose Traslazioni che la concernono, subito dopo Le inviò al riguardo qualche essenziale documentazione, cui - come egli mi ha riferito - Lei ha dato un caloroso riscontro con la Sua del 14 u.s., esprimendo in particolare il Suo compiacimento per la difesa della miracolosità di quell’evento “che riempie di grazia la nostra terra”.

Purtroppo sono ormai tre decenni che dalla Custodia della Santa Casa Lauretana provengono messaggi e attestati decisamente in contrasto con quella “tradizione”, senza che mai il Prof. Nicolini si sia visto accogliere la richiesta, più volte avanzata, di un imparziale e davvero serio contraddittorio. Persino l’attuale Santo Padre fu tratto in inganno da tale nuova vulgata quando, ancora Cardinale Ratzinger, in occasione della festività della Natività di Maria dell’8 settembre 1991, alla presenza anche di numerosi pellegrini da Altötting per il gemellaggio di quella città bavarese con Loreto, parlò di un trasferimento delle pietre della Santa Casa nazaretana ad opera di crociati.

La Preghiera per l’Italia, comunque, recitata ogni mattina in alcuni passi tra i più essenziali, all’inizio delle trasmissioni di Radio Maria (h.7 circa), e composta dall’ex-Cardinale Ratzinger, oggi Benedetto XVI, per le celebrazioni lauretane del 10 dicembre 2005, in risposta ad una ulteriore sollecitazione d’intervento da parte dello stesso Prof. Nicolini, ha in qualche modo e fuor d’ogni polemica sensibilmente raddrizzato la “barca” della verità su Loreto: i reiterati qui che la scandiscono, infatti (cfr. www.lavocecattolica.it/preghiera.benedettoXVI.htm), nel loro riferirsi inequivoco alla Santa Casa  nella sua “integralità”, sono inconfondibilmente significativi di quel preciso luogo, e non già di semplici “pietre”, ancorché riassemblate (e sorvolo sulle perizie elettrochimiche concernenti la malta che le connette); e di tanto il Santo Padre - a seguito di rinnovate sollecitazioni da parte del Prof. Nicolini - ha dato atto anche nell’occasione dell’Agorà dei Giovani, tenuta a Loreto il 1° e 2 settembre 2007, parlando, nell’Angelus al termine della Santa Messa, della “venuta” della Santa Casa e di essa come il “luogo dove la Vergine disse sì a Dio e concepì nel proprio grembo il Verbo eterno incarnato”.

Spero di farLe cosa gradita nell’inviarLe, a miglior completezza informativa, copia della seguente documentazione in aggiunta a quella che il Prof. Nicolini mi ha riferito di averLe ha già inviata:

1 - Omelia dell’8 settembre 1991 dell’allora Card. Ratzinger.

2 - Lettera del 19 giugno 2005 del Prof. Nicolini al Santo Padre.

3 - Preghiera “nel Santuario di Loreto”, composta da Benedetto XVI per la celebrazione del 10 dicembre 2005 della Miracolosa Traslazione della Santa Casa a Loreto, con nota esplicativa del Prof. Giorgio Nicolini.

4 - LUCE DEFINITIVA SULLA SANTA CASA DI LORETO: un inserto di corrispondenze e articoli da LA VOCE CATTOLICA ( cfr. www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm), un  periodico telematico a cura del Prof. Giorgio Nicolini.

Filialmente in Cristo

Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo

francesco.dalpozzo@alice.it

 

DUE MESSAGGI DI RISPOSTA AL PROF. AVV. FRANCESCO DAL POZZO

DA PARTE DI SUA ECC.ZA MONS. COSMO FRANCESCO RUPPI

Lecce, 18 maggio 2008

 

Grazie, caro Prof. Dal Pozzo, dell’ampia documentazione che mi ha mandato e grazie del suo fervore loretano, di cui il Prof. Nicolini è provvido profeta.

Con stima, mi creda Suo dev.mo.

             + Cosmo Francesco Ruppi

             Arcivescovo Metropolita di Lecce

 

Lecce, 21 maggio 2008

 

Grazie, caro Amico, delle documentazioni che mi ha inviato per Fax e per posta.

Ringrazio Dio che ci sono uomini, come Lei e Nicolini, pronti a difendere la verità.

Preghi per me e accolga la mia benedizione.

+ Cosmo Francesco Ruppi

Arcivescovo Metropolita di Lecce

Cfr. www.lavocecattolica.it/intervista.zenit.htm

non sono in gioco solo le “Sante Pietre”

ma anche il fondamento stesso della nostra Religione Cattolica

----- Original Message -----

From: Padre Stefano Bertolini Spina

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Sunday, April 23, 2006 1:34 AM

Subject: Il ministero angelico di Loreto

 

Egr. Dott. Nicolini,

                sono un sacerdote della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri di (…omissis…). Per caso ho “incontrato” il suo Sito Internet (www.lavocecattolica.it) cercando materiale per una Via Crucis da tenere nella Parrocchia che reggo insieme ad un confratello, qui a (…omissis…).

                Le scrivo per ringraziarla vivamente di quanto ella scrive sulla traslazione angelica della Santa Casa di Loreto, e comprendo tutte le sue difficoltà. Anche io, fino a quando non ho letto i suoi scritti e non ho riflettuto un poco, credevo nel trasporto via mare ad opera dei Crociati.

                Purtroppo - come lei ben sa - il morbo del razionalismo modernista si è impossessato anche di vasti strati della Chiesa, non ultimo - anzi soprattutto! - proprio del clero e dei pastori. Anche io, come tanti altri sacerdoti - tenga presente che sono nato nel 1960 e quindi appartengo già alla generazione “post-conciliare” - ho ricevuto una formazione teologica intrisa di illuminismo, per cui i miracoli sono dei “teologumeni” privi di fondamento storico.

                In realtà le cose stanno proprio come dice lei: c'è forse qualcosa di impossibile a Dio? Negando le possibilità dell'intervento divino soprannaturale, finiamo per negare l'essenza stessa della religione e infine per affermare che Dio non è onnipotente! Tanto vale allora essere onesti e definirsi atei.

                Da diversi anni ormai - e grazie a Dio e alla Madonna! - mi sono ampiamente ricreduto, anche se restano in me - a causa appunto della formazione ricevuta - alcune incrostazioni di “razionalismo” che mi sforzo, con l'aiuto di Dio, di superare, per abbracciare una più piena ed autentica dimensione di fede. Così ho preso ad insegnare in questo modo ai miei fedeli, e ho trovato insieme a loro la via di Cristo.

                Grazie anche a lei per il contributo che ha dato a questa mia maturazione: è vero “nulla è impossibile a Dio!”.

                Proceda con fermezza su questa strada, non si scoraggi per le incomprensioni che le derivano anche e proprio da chi dovrebbe difendere la fede (ho letto la risposta che le ha dato l'attuale Arcivescovo di Loreto!) e non si rende conto che non sono in gioco solo le “Sante Pietre”, ma anche il fondamento stesso della nostra Religione Cattolica: in realtà il discorso è ben più ampio del problema di Loreto e inerisce il senso stesso della fede vera e della religiosità autentica.

                Che il Signore e la Madonna benedicano e sostengano il suo prezioso lavoro!

                Di tutto cuore un abbraccio in Cristo.

 Padre Stefano Bertolini Spina

Leggere la risposta all’indirizzo www.lavocecattolica.it/lettera14settembre2006.htm

 

LETTERA DEL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE “LUCE DI CRISTO”

A SOCI E SIMPATIZZANTI

www.lavocecattolica.it/lucedicristo.htm

ASSOCIAZIONE “LUCE DI CRISTO”

PER LA DIFESA E LA DIFFUSIONE DELLA FEDE CRISTIANA E PER L’ESERCIZIO DELLA CARITA’

 

Miei cari Soci,

       finalmente siamo riusciti ad iscrivere la nostra Associazione nel Registro provinciale delle Associazioni di volontariato”, acquisendo così i “pari-diritti” delle ONLUS (Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale), ai sensi dell’art. 7 della Legge 383/2000. Recentemente siamo riusciti, nei tempi già di per sé stretti, ad inoltrare domanda ai competenti Uffici della Agenzia Regionale delle Entrate per essere iscritti nel Registro degli aventi diritto al “5 per mille”.

       Ciò posto, vi informo che - proprio dalla denuncia dei redditi IRPEF di quest’anno - sarà possibile devolvere “il 5 per mille” a favore della nostra Associazione. Non si dovrà fare altro che inserire il Codice Fiscale n° 92139970344 della nostra Associazione.

       Analogamente lo potranno fare anche coloro che non hanno l’obbligo della presentazione della Denuncia dei Redditi, compilando, firmando ed inserendo nell’apposito spazio della relativa SCHEDA il numero di Codice Fiscale della nostra Associazione. In caso di difficoltà basta telefonare al numero verde 848.800.444 dell’Assistenza fiscale, interpellare un commercialista od i referenti della vostra Parrocchia.

       Tali entrate dovranno essere - per Legge - tutte devolute in beneficenza per aiutare quelle molteplici persone che si trovano in estrema difficoltà di sopravvivenza. All’uopo dovrà poi essere redatta apposita relazione esplicativa.

       Poiché non ci dobbiamo dimenticare che “A Dio piace chi dona con gioia ed Egli può darvi ogni bene abbondantemente, in modo che abbiate sempre il necessario e siate in grado di provvedere ad ogni opera buona” (2ªCor.9,7-8), invito Voi tutti ad assegnare il Vostro “5 per mille” alla nostra Associazione, che provvederà a devolverlo completamente in beneficenza.

                                 Cordialmente.                                                                                        

Parma, aprile 2009                                                              

IL PRESIDENTE - Avv. Dino Pennacchietti - dinopennacchietti@libero.it

Cell. 339.3846358 – 340.7190085 – 338.8702045 – 339.6424332

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Sedi  Distaccate: Ancona: Via Maggini, 230 – Tel./Fax 071.83552 – Firenze: Via Vecchia Bolognese, 321 – Tel./Fax 055.400707

Codice Fiscale: 92139970344

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TELE MARIA è una nuova Emittente Televisiva Cattolica in Internet

nata dall’ispirazione di Maria

Trasmette programmi secondo le indicazioni dell’esortazione di San Paolo apostolo ai cristiani:

"FRATELLI, TUTTO QUELLO CHE E' VERO, NOBILE, GIUSTO, PURO, AMABILE, ONORATO, QUELLO CHE E' VIRTU' E MERITA LODE, TUTTO QUESTO SIA OGGETTO DEI VOSTRI PENSIERI" (cfr. Fil.4,8).

NELLA PROGRAMMAZIONE di TELE MARIA

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“LA VERITA’ DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA DI NAZARETH SINO A LORETO”

SPIEGATE DEL PROF. GIORGIO NICOLINI SUI LUOGHI STESSI OVE SONO AVVENUTE

LA SANTA CASA DI GESU’, DI GIUSEPPE E DI MARIA: ARCA DELLA NUOVA ALLEANZA

 

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inviando alla Redazione di questa Emittente Televisiva filmati personali e didattici da trasmettere

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E’ disponibile anche un DVD che ricostruisce in modo molto documentato la storia delle Miracolose Traslazioni, con interviste al Padre Santarelli e al Prof. Nicolini, trasmesse anche da RAI DUE, in prima serata, il 4 febbraio 2009.

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ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

 

SI AUTORIZZA E SI RACCOMANDA LA DIFFUSIONE DI QUESTI TESTI

AD ALTRI INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA E L'INSERIMENTO IN SITI DELLA RETE INTERNET

Diffondete la buona stampa tra le persone vostre amiche e conoscenti. La buona stampa entra anche nelle case dove non può entrare il sacerdote, è tollerata persino dai cattivi. Presentandosi non arrossisce, trascurata non si inquieta, letta, insegna la verità con calma, disprezzata, non si lamenta (San Giovanni Bosco)

 

Questo numero de “La Voce Cattolica”  (cfr. www.lavocecattolica.it/lettera11luglio2009.htm) e quelli precedenti

possono essere richiesti all’indirizzo: lavocecattolica@lavocecattolica.it per riceverli come allegati nella propria Posta Elettronica

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