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LE DUE SANTE CASE DI MARIA A LORETO E AD EFESO

OVE SONO AVVENUTI L’INIZIO E IL TERMINE DELL’ESISTENZA TERRENA DI MARIA

TESTIMONIATE DALLE VISIONI SOPRANNATURALI DELLA BEATA CATERINA EMMERICH

Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani…

Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose (LEONE XIII: Lettera Enciclica "Felix Lauretana Cives" del 23 gennaio 1894).

 

LA "VENUTA MIRACOLOSA" A LORETO DELLA SANTA CASA DI NAZARETH

OVE MARIA FU "CONCEPITA" "IMMACOLATA" NEL GREMBO DI SANT’ANNA

SECONDO L’INSEGNAMENTO DEL GRANDE PONTEFICE BEATO PIO IX nella Bolla "Inter omnia" del 26 agosto 1852

"Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l’Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto. Consacrata dai divini misteri, illustrata dai miracoli senza numero, onorata dal concorso e dall’affluenza dei popoli, stende ampiamente per la Chiesa Universale la gloria del suo nome, e forma ben giustamente l’oggetto di culto per tutte le nazioni e per tutte le razze umane. (…) A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia. PROPRIO IN QUELLA CASA la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, E’ STATA CONCEPITA, E’ NATA, è cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio" (Beato Pio IX, Bolla "Inter omnia" del 26 agosto 1852).

La Casa di Maria a Efeso

             A circa quattro chilometri dalla città di Efeso, secondo la tradizione sarebbe ubicata la casa in cui Maria trascorse gli ultimi anni della sua vita terrena. Numerosissimi autori cristiani d’Oriente e d’Occidente, fin dai primi secoli, fanno cenno alla lunga permanenza di Giovanni, l’apostolo prediletto di Gesù, e della Santa Vergine nei pressi della città di Efeso, la prima delle sette chiese ricordate nell’Apocalisse. Però come sappiamo che questa è stata la casa della Madre di Gesù?

L’importante scoperta risale alla fine del secolo XIX. Il 29 luglio 1891 due sacerdoti della Congregazione della Missione (lazzaristi), i francesi Padre Henry Jung e Padre Eugène Poulin, cedendo alle insistenti richieste di suor Marie de Mandat-Grancey, la superiora delle Figlie della Carità addette all’Ospedale francese di Izmir, partirono alla ricerca della casa dove la Vergine Maria visse gli ultimi anni della sua vita, avendo come sola bussola le visioni della mistica tedesca Anna Katharina Emmerick (1774-1824). La religiosa, che Giovanni Paolo II ha iscritto all’albo dei beati il 3 ottobre 2004, dal suo letto in un villaggio della Westfalia, a cui era rimasta immobilizzata per gli ultimi dodici anni della sua vita, aveva ricevuto le visioni della vita di Gesù e della Madonna, raccolte e poi pubblicate dopo la sua morte dal letterato tedesco Clemens Brentano.

            I due sacerdoti, ex soldati dell’armée francese, salirono sul Bülbül Dag (che in turco vuol dire "la collina dell’usignolo"), un’altura che domina la piana di Efeso. Esausti per il viaggio chiesero di poter avere dell’acqua e gli fu indicata una sorgente per dissetarsi, vicino alla quale i due viandanti trovarono i resti di un edificio, che aveva l’apparenza di essere stato utilizzato come cappella e che corrispondeva perfettamente alla descrizione fattane dalla Emmerick. Si trattava della "Panaya üç Kapoulou Monastiri", come la chiamavano i cristiani del luogo, ovvero il "Monastero delle tre porte della Tutta Santa", per i tre archi posti sulla facciata. Successivamente, i due lazzaristi vennero a conoscenza che dal villaggio di Sirince, abitato fino al 1920 da una comunità di greci che parlavano il turco ed erano di fede cristiano-ortodossa, la gente si recava ogni anno in pellegrinaggio, nell’ottava della loro festa della dormizione di Maria, il 15 agosto. Partendo da questo, i due padri realizzarono tra gli abitanti del villaggio una inchiesta scrupolosa, che confermò l’esistenza di una memoria locale antica di secoli, che riconosceva nella cappella in rovina sul colle dell’usignolo il luogo dell’ultima residenza terrena di "Meryem Anas", la Madre Maria. Gli scavi condotti tra il 1898-1899 portarono alla luce all’interno dei ruderi alcuni resti di un focolare risalenti al I secolo e rivelarono attorno alla presunta dimora della Madonna la presenza di un piccolo quartiere sorto nel VII secolo. Sarà poi Leone XIII (1878-1903) il primo dei Papi dell’ultimo secolo a pronunciarsi in maniera favorevole rispetto alla presunta dimora efesina di Maria, facendo ripristinare fra l’altro nell’Ordo Romanus una nota che in occasione della festa dell’Assunta faceva riferimento a Efeso come probabile luogo della dormizione della Vergine.

            L’attuale aspetto del Santuario di "Meryem Ana" è quello ottenuto grazie all’ultimo restauro, realizzato introno agli anni Cinquanta del secolo scorso con materiale trovalo in loco. La cura pastorale del piccolo Santuario è stata assicurata negli anni dapprima dai Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld, poi dai Padri Monfortani, e adesso dai frati della provincia cappuccina dell’Emilia Romagna.

            La Casa di Maria già visitata da Papa Paolo VI nel 1967, da Giovanni Paolo II nel 1979 e da Benedetto XVI nel 2006, gode di un flusso ininterrotto di devozione che è costituito più da musulmani che da cristiani. La piccola "stanza di Maria" ha infatti le pareti ornate dalla Sure a Lei dedicate nel Corano, dove Maria viene onorata come "l’unica donna non toccata dal demonio". Oltre al Santuario sul monte Bülbül Dag, quello sul monte chiamato Bodrum – dove la Vergine si nascose dalla persecuzione dei pagani, per cui la grotta venne chiamata Kriphi Panaya (la "Tuttasanta nascosta") – e quello a Kavakli – dove Maria fuggì sempre a causa delle persecuzioni, e denominato così per la presenza di molti pioppi – si contano a Efeso numerose chiese e santuari dedicati alla Vergine.

(da www.zenit.org)

LA DESCRIZIONE DELLA CASA DI MARIA AD EFESO

Le visioni della Emmerick erano del tutto particolari. Sentiva una "chiamata" dal suo angelo custode e, separandosi dal corpo, il suo spirito si recava in Terra Santa dove assisteva agli episodi evangelici come se stessero avvenendo in quel momento dinanzi ai suoi occhi. Il giorno seguente, quando rinveniva, li descriveva a Brentano in - plattdeutsch -, il dialetto locale; la sera tornava da lei per leggerle quanto aveva elaborato, correggerlo ed avere la sua approvazione.

Né la monaca né il poeta erano mai stati in Terra Santa, eppure Anna Caterina descrisse con sorprendente precisione ed in dettaglio i luoghi della vita di Gesù e della Madonna, persino gli abiti, le suppellettili, i paesaggi.

Sulla base delle descrizioni della Emmerick fu ritrovata ad Efeso la casa dove la Vergine visse dopo la morte di Gesù.

Era una casa rettangolare di pietra, a un piano solo, col tetto piatto e il focolare al centro, tra boschi al margine della città perché la Vergine desiderava vivere appartata. Di questo edificio si erano però da molto tempo perdute le tracce e nessuno sapeva più dove sorgesse. Gli appunti di Brentano sono corredati anche da un disegno, per cui per trovare la casa fu sufficiente aver fiducia nelle indicazioni della monaca e seguirle. Il ricercatore francese Julien Dubiet, dando credito a queste visioni ed a quegli appunti, andò in Asia Minore alla ricerca della casa descritta da Caterina. Dubiet effettivamente trovò i resti dell’edificio, nonostante le trasformazioni subite nel tempo, a nove chilometri a sud di Efeso, su un fianco dell'antico monte Solmisso di fronte al mare, esattamente come aveva indicato la Emmerick. La validità delle affermazioni di Caterina venne confermata anche dalle ricerche archeologiche condotte nel 1898 da alcuni ricercatori austriaci. Gli archeologi ebbero modo di appurare che l’edificio - almeno nelle sue fondamenta - risaliva al I secolo d.C. Il ritrovamento è stato ufficialmente riconosciuto dagli archeologi e dalle autorità civili e religiose.

Oggi davanti alla casa della Madonna, visitabile ad Efeso e custodita dai cappuccini, c'è un cartello che spiega che ciò che ne restava, cioè le mura perimetrali col focolare centrale, era stato ritrovato grazie alle visioni della monaca stigmatizzata.

Anna Caterina Emmerick morì a Dülmen il 9 febbraio 1824, alle ore venti e trenta circa. Durante cinquant’anni di vita le sue visioni quotidiane avevano coperto tutto il ciclo della vita di Gesù, di Maria e in gran parte anche degli apostoli. La sua esistenza terrena sembra essere stata il simbolo del suo insegnamento profondo per gli uomini di tutti i tempi. Questo è raccolto nelle sue poche e semplici parole come lei fu, piccola e semplice: "Tutti portiamo anche i dolori degli altri".

 

La tomba e l’Assunzione di Maria a Gerusalemme o ad Efeso?

LA RIVELAZIONE DELLA BEATA ANNA CATERINA EMMERICH

 

            Riguardo alla questione del luogo reale in cui Maria fu assunta in Cielo, se a Gerusalemme o nella Casa di Efeso, Leone XIII (1878-1903) fu il primo dei Papi dell’ultimo secolo a pronunciarsi in maniera favorevole rispetto alla presunta dimora efesina di Maria, facendo ripristinare fra l’altro nell’Ordo romanus una nota che in occasione della festa dell’Assunta faceva riferimento a Efeso come "probabile" luogo della dormizione della Vergine.

            La Beata Anna Caterina Emmerick sostiene che la morte e l’Assunzione in Cielo di Maria sia avvenuta ad Efeso, come riporto più sotto nel testo del Brentano il quale ha trascritto la "rivelazione mistica" della Beata, spiegando anche il motivo dell’equivoco del perché a Gerusalemme si ritiene che ci sia – come vi è - la tomba di Maria, deducendo erroneamente da ciò – "una tradizione incerta" - che vi sia stata anche sepolta.

      

Prof. GIORGIO NICOLINI

 

 

Maria, la Madre di Gesù, dopo l'ascensione del Figlio,

nelle rivelazioni mistiche della Beata Anna Caterina Emmerick

        La mattina del 13 agosto 1823, in occasione della festa del l'Assunzione di Maria santissima, la veggente di Dùlmen iniziò la narrazione della vita della Madonna.

            La Vergine Maria, dopo l'ascensione di nostro Signore al cielo, visse ancora tre anni a Sion, tre a Betania e nove a Efeso. Qui fu condotta da Giovanni quando si scatenò la persecuzione degli Ebrei contro Lazzaro e le sue sorelle. Giovanni la portò a Efeso e fece costruire per lei una piccola abitazione non molto distante dalla città. La seguirono un gruppo di discepole e altri fedeli della Palestina. Molte famiglie e pie donne di questa prima colonia cristiana dimorarono nelle spelonche delle rupi e nelle cavità che offriva il terreno. Il suolo era fertile e i cristiani avevano orti e frutteti. Altri gruppi abitavano nelle tende o avevano costruito piccole capanne. L'uso delle tende iniziò a diffondersi tra i cristiani fin dall'inizio delle persecuzioni, perché spesso erano costretti a trasferirsi da un luogo all'altro. Solamente la casa di Maria era di pietra. Pochi passi dietro la casa c'era un monte che si alzava ripido fino alla vetta, dalla quale si godeva una bella vista sul mare, su Efeso e sulle sue numerose isole. Non distante dal monte scorreva un bel fiumiciattolo. Per questa contrada non passava quasi mai nessuno. Nei pressi della colonia cristiana vidi un castello in cui abitava un re detronizzato. Giovanni lo convertì alla nuova fede. Tempo dopo il castello divenne sede vescovile.

            La casa della Vergine era quadrata, solo la parte posteriore era di forma circolare, aveva le finestre molto sollevate dal suolo e il tetto era piatto. L'abitazione era divisa al centro dal focolare. A destra e a sinistra di questo si accedeva nella parte posteriore della casa, dove c'erano l'oratorio e alcune piccole stanzette. Questa parte della casa, di forma circolare, era scarsamente illuminata ma addobbata in modo grazioso. Al centro del muro, dal focolare al tetto, c'era un'incavatura simile ai nostri condotti per il fumo: serviva, infatti, a guidare il fumo a un'apertura superiore. Una tortuosa canna di rame si alzava al di sopra della casa. Nelle piccole stanzette laterali, formate con pareti mobili di giunchi, dormivano l'ancella di Maria santissima e le donne che talvolta venivano a visitarla. Le pareti erano ricoperte di vimini intrecciati che terminavano superiormente in forma di volta.

            Nell'oratorio, in una nicchia al centro del muro, vi era un tabernacolo in cui la Vergine teneva una croce lunga all'incirca un braccio. Essa aveva le due braccia laterali a forma di Y, come ho sempre visto la prima croce di nostro Signore. La croce non aveva ornamenti, anzi era intagliata in modo rudimentale come lo sono quelle che ancor oggi giungono dalla Terrasanta. Io penso che l'avessero intagliata Giovanni e Maria santissima. Era composta di quattro specie di legno e fissata in un supporto di terra o di pietre, com'era la croce di Cristo sul Calvario. Ai piedi della croce si trovava un pezzo di pergamena su cui era scritto qualcosa, forse le parole del Signore. Sul legno vidi scolpita l'immagine del Redentore, molto semplice, spoglia d'ogni vano ornamento e con linee di colore scuro. Le linee più marcate da una tinta nera rendevano ancor più chiara la figura di Cristo. Nelle diverse qualità del legno, ravvisai le varie contemplazioni fatte dalla santa Vergine. Due vasi di fiori stavano l'uno a destra e l'altro a sinistra della croce.

            Vicino a questi vasi vidi un lino: mi sembrò che fosse quello con cui la Madre di Dio s'era servita per asciugare il sangue e le piaghe del corpo di Cristo. Nello scorgere questa pezzolina, vidi Maria santissima asciugare le sacre piaghe del Redentore. Il panno era simile alla tela con cui i sacerdoti puliscono il calice dopo aver bevuto il sangue di Cristo. Ella conservava pure alcune vesti di Gesù, tra le quali la tunica inconsutile. Quando Giovanni andava a visitarla, si scopriva il tabernacolo e, davanti al crocifisso, essi s'inginocchiavano e pregavano a lungo.

            Nei dintorni della sua casa la Vergine aveva disposto dodici pietre commemorative delle stazioni della Via Crucis. La vidi percorrere con la sua ancella i luoghi simbolici della passione del Signore. Ella meditava e pregava sui patimenti del Figlio. Ad ogni stazione, baciando la terra, le due donne ricordavano le sofferenze del Signore.

            La piccola casa della santa Vergine era adiacente un bosco ed era circondata da alberi; la quiete e il silenzio dominavano il paesaggio circostante. L'ancella, più giovane della Vergine, andava nei dintorni a procurare il cibo. Esse conducevano una vita di preghiera, tranquilla e ritirata. Negli ultimi tempi che dimorò in questo luogo, la Madonna divenne sempre più silenziosa e raccolta, pareva quasi dimenticare di prendere il nutrimento necessario. Durante gli ultimi anni della sua vita terrena la vidi bere un succo simile a quello di uva. Solo il suo corpo sembrava ancora di questo mondo, poiché lo spirito pareva già passato a felice dimora. Tutto in lei faceva trasparire la continua preoccupazione dello spirito. Nelle ultime settimane della sua vita passeggiava per le stanze appoggiata al braccio della sua fedele ancella. Portava spesso una veste bianca, il suo viso era senza rughe, angelico e spiritualizzato.

            Dopo tre anni di soggiorno ad Efeso, accompagnata da Giovanni e da Pietro, la Madre di Dio fece ritorno a Gerusalemme, spinta dal desiderio di rivedere i luoghi santificati dal sangue del Figlio. Vidi in questa città gli apostoli radunati per un concilio; c'era anche Tommaso. La Vergine li assisteva con i suoi consigli. Essi gettarono le basi concrete della Chiesa futura; dopo di che andarono a portare il vangelo nelle terre lontane. Quando la Vergine giunse a Gerusalemme imbruniva appena. Prima di entrare in città si recò a visitare il monte degli Ulivi, il Calvario, il santo sepolcro e tutti gli altri luoghi santi che sono intorno a Gerusalemme. Sui luoghi della passione Maria non cessava di sospirare: «Oh, Figlio mio! Figlio mio!...». Giunta alla porta del palazzo dove aveva incontrato Gesù sotto la croce, cadde svenuta. Gli apostoli credettero che ella avesse cessato di vivere. Fu portata al cenacolo, in cui abitò le stanze dell'atrio. Maria santissima fu così grave e sofferente che si pensò di prepararle una tomba in una caverna del monte degli Ulivi. Ma dopo che la tomba fu preparata, Maria si ristabilì in salute e tornò ad Efeso.

            Il bel sepolcro scavato per lei a Gerusalemme fu tenuto in grande considerazione. Più tardi lì vicino fu costruita una magnifica chiesa. Giovanni Damasceno, seguendo una diffusa tradizione, scrisse che la Madonna si era addormentata nel Signore ed era stata sepolta a Gerusalemme. A me, però, fu rivelato che, per volontà di Dio, i particolari del transito, della sepoltura e dell'assunzione della santa Vergine in cielo erano oggetto soltanto di una tradizione incerta.

            Il tempo in cui la Chiesa commemora il transito di Maria santissima è giusto, ma non tutti gli anni cade nello stesso giorno. Nell'anniversario della sua morte ho visto numerose anime salire in paradiso. Quando la santa anima della Vergine lasciò il santo corpo, era l'ora nona, la stessa in cui era spirato il Salvatore.

 DAL LIBRO

"LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE

DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO"

del Prof. Giorgio Nicolini

LE RIVELAZIONI DELLA BEATA EMMERICK

SULLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA

E IL RITROVAMENTO DELLA CASA DI MARIA AD EFESO

SE SI ACCETTA E SI E’ REALMENTE CONSTATATO CHE LE VISIONI MISTICHE DELLA BEATA ANNA CATERINA EMMERICH HANNO FATTO RITROVARE LA CASA DI MARIA AD EFESO,  OVE SI E’ RECATO IL PAPA BENEDETTO XVI, NON SONO PERCIO’ VERE ANCHE LE SUE "VISIONI" DELLE "TRASLAZIONI MIRACOLOSE" DELLA SANTA CASA DI NAZARETH SINO A LORETO, AD OPERA DI SETTE ANGELI?... E COME HA FATTO A DESCRIVERE LA CASA DI EFESO E LA SANTA CASA DI LORETO IN MODO COSI’ MINUZIOSO SENZA AVERLE MAI VISTE SE LE SUE RIVELAZIONI NON FOSSERO AUTENTICHE E QUINDI SE NON FOSSERO AUTENTICHE – NELLA REALTA’ STORICA - ANCHE LE MIRACOLOSE TRASLAZIONI?...    

Prof. GIORGIO NICOLINI

… (omissis) …

A conferma, ancora, della "veridicità storica" delle "miracolose traslazioni" della Santa Casa vi sono, poi, anche altri Santi che hanno dato la stessa importantissima testimonianza, sempre "per rivelazione soprannaturale": come, ad esempio, la mistica tedesca Beata Anna Caterina Emmerich (1774-1824), che con le sue "descrizioni minuziose", e tutte - nel riscontro - corrispondenti al vero, di "luoghi" in cui mai si era recata, fece ritrovare (dopo secoli di dimenticanza) anche la casa di Efeso ove la Vergine Maria trascorse gli ultimi anni di vita e ove morì e fu assunta in Cielo in anima e corpo.

Anche lei costituì un autentico "miracolo vivente" per la gente a lei contemporanea, poiché, costretta dalla malattia all’immobilità, dal 1813 in poi si alimentò fino alla morte, per undici anni, della sola Comunione Eucaristica. Può un essere umano vivere senza nutrirsi per undici anni, vivendo della sola Comunione Eucaristica? Ed era anche "stigmatizzata", come San Pio da Pietrelcina. Può "la scienza" spiegare "questi" "miracoli"?…

Nel caso della Beata Caterina Emmerich si può dire che, ancora di più che della rivelazione di Santa Caterina da Bologna, l’autenticità e veridicità delle sue "rivelazioni" e "visioni" avute (oltre che dal riscontro oggettivo fatto nella realtà), sono state avallate in modo straordinario proprio da Dio stesso, con il "miracolo vivente" della sua "sussistenza miracolosa" mediante il solo "nutrimento" della sola Comunione con Gesù Eucaristia. Non può perciò ella aver ingannato nessuno, se Dio stesso ne comprovava la veridicità di quanto affermava con il "miracolo vivente" che la sua vita stessa costituiva presso i suoi contemporanei.

In proposito, Gesù stesso dice nel Vangelo (e ciò forse non vale anche per i suoi Santi?…): "Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere…"  (Gv.10,37-38). E anche "Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace" (Gv.5,31-32). E ancora: "Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero" (Gv.3,32-33).

A riguardo della Santa Casa di Loreto, la Beata Caterina Emmerich - per anni immobile nel letto - la descrive con esattezza, pur senza averla mai vista, dichiarando che ivi avvenne l’Annunciazione dell’Angelo a Maria; e afferma anch’ella che la Santa Casa fu portata via da Nazareth proprio dagli "angeli" (quelli "veri", quelli "spirituali"), e proprio "in volo", e affermando risolutamente (e testualmente): "Le pareti della Santa Casa di Loreto sono assolutamente le stesse di Nazareth" (cfr. "Le Rivelazioni di Caterina Emmerick", ed. Cantagalli, Siena, 1968, I°, p.140). 

Questa è la descrizione del "trasporto angelico" della Santa Casa come ha avuto "in visione" – e più volte! - la Beata: "Ho visto spesso, in visione, la traslazione della Santa Casa di Loreto. (…) Ho visto la Santa Casa trasportata sopra il mare da sette angeli. Non aveva alcun fondamento (…). Tre angeli la tenevano da una parte e tre dall’altra; il settimo si librava di fronte: una lunga scia di luce sopra di lui (…)" (Beata Anna Caterina Emmerich, "Vita di Gesù Cristo e rivelazioni bibliche", cap. IV, par.2°). La Beata Caterina Emmerich, nel testo sopra riportato, "rivela" persino il numero degli angeli deputati da Dio a questo "miracoloso trasporto": esattamente sette angeli.

Forse che "episodi" simili non si leggono anche nella Sacra Scrittura? (cfr. Es.14,19; Es.23,20-23; Tobia 8,3; Dan.14,33-36; e tanti altri)... Forse che Dio non può far fare dagli angeli, nel Nuovo Testamento, quanto faceva a loro fare nel Vecchio Testamento? (cfr. anche At.8,39-40)… Non c’è anche scritto nel Salmo (90,12), a riguardo degli angeli: "Sulle loro mani ti porteranno"?

Non sono solo espressioni figurate, perché anche se gli angeli per natura sono "puri spiriti", quando però Dio li incarica di qualche "missione" presso gli uomini essi assumono "sembianze umane" e, letteralmente, si "materializzano", come attesta il caso biblico "eclatante" dell’arcangelo Raffaele che accompagnò Tobia: "Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore… Quando ero con voi, io non stavo con voi per mia iniziativa, ma per la volontà di Dio… A voi sembrava di vedermi mangiare, ma io non mangiavo nulla: ciò che vedevate era solo apparenza. Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Io ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute". E salì in alto. Essi si rialzarono, ma non poterono più vederlo. Allora andavano benedicendo e celebrando Dio e lo ringraziavano per queste grandi opere, perché era loro apparso l’angelo di Dio" (Tobia 12,15-22).

Come non ricordare, poi, al riguardo, la presenza degli angeli nelle vite di tanti Santi? Come, ad esempio, nella vita di Santa Gemma Galgani (1878-1903). Ella conversava abitualmente con il suo angelo custode, che gli appariva in sembianze umane. Era poi singolare come – non avendo Santa Gemma il denaro per comprare i francobolli – provvedesse l’angelo stesso a "recapitare" le lettere che ella scriveva a Padre Germano, suo Direttore Spirituale, che abitava in una città lontana, il quale trovava misteriosamente sulla sua scrivania le lettere della sua figlia spirituale, senza che venisse fatto alcun uso della "posta" "umana"!...

Per quanto mi riguarda - checché se ne dica e se ne pensi da chicchessia - a me basta già solo "la testimonianza" e "le rivelazioni" di Santa Caterina da Bologna e, in aggiunta, "le visioni" e "le rivelazioni" ancor più esplicite e dettagliate della Beata Anna Caterina Emmerich (ma anche di altri Santi!…), per "accettare" il fatto della "veridicità storica" della "miracolosa traslazione" della Santa Casa di Nazareth a Loreto e "rifiutare" ogni altra interpretazione riguardo "al modo" di tale traslazione. Tutto ciò che non collima con tali "rivelazioni" (che sono però, ovviamente, solo di "fede umana" e non di "fede divina") per me è comunque sicuramente "sbagliato" e "falso" già "alla radice", anche se asserito in "buona fede" (ma talvolta - da certi autori - anche in "mala fede", contro ogni più ovvia "evidenza" "documentale"!). E ciò perché se una realtà è "vera" in un modo (perché è stata così "rivelata" da Dio ai suoi Santi), non può essere vero il suo contrario. Né la scienza potrà mai contraddirla in alcun modo: al contrario, non potrà che avallarla!… E così è anche riguardo alla "veridicità storica" della "miracolosa traslazione" della Santa Casa di Nazareth a Tersatto (in Dalmazia), poi "in vari luoghi" (e quindi non solo a Tersatto e a Loreto) e, infine, a Loreto.

… (omissis)…

Prof. GIORGIO NICOLINI

Cfr. indirizzo Internet www.lavocecattolica./la.miracolosa.traslazione.html

 Documentazioni e filmati illustrativi in: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

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L’INSEGNAMENTO DEL MAGISTERO DELLA CHIESA

          Si può ben dire che, oltre anche ai Papi precedenti, ma soprattutto da Paolo II sino all’attuale Papa Giovanni Paolo II, per secoli e secoli, i Sommi Pontefici hanno fatto a gara nel dimostrare la loro venerazione e il loro amore per la Santa Casa custodita nel Santuario di Loreto.

          Infine - e ciò è ancor più "impegnativo" per la Chiesa! - i Sommi Pontefici  concessero la Festa Liturgica della "Traslazione" (quella "miracolosa"!…), fissandola al 10 dicembre.

Bisogna, in proposito, aver chiaro che il 10 dicembre non si festeggia "la Casa trasportata", come qualche studioso "confonde", con un sottile gioco di parole:  e ciò per giustificare il valore della possibilità della "traslazione umana", senza accorgersi che in tal modo sta contraddicendo apertamente la Liturgia. La Chiesa, invece, intende festeggiare proprio il "fatto storico" della "Traslazione miracolosa" della Santa Casa, ad opera degli angeli!… D’altra parte è palesemente contraddittorio affermare di poter festeggiare "la Casa trasportata", quando si sostiene nel contempo l’ipotesi che a Loreto vi siano state trasportate "le sante pietre" "prese" dalla Santa Casa. Se così fosse, allora si dovrebbe dire che si possono festeggiare solo le reliquie "trasportate" a Loreto delle sole "sante pietre" della Santa Casa e non si potrebbe perciò festeggiare anche "l’intera" Santa Casa, visto che a Loreto vi sarebbero solo delle "pietre" "prese" dalla Santa Casa di Nazareth. Se così fosse, inoltre, allora a Loreto non c’è la "vera" Casa di Maria (quella di Nazareth), ma solo delle "pietre" "portate vie" dalla Casa di Nazareth e "ricomposte a Loreto". Come si può quindi festeggiare "la traslazione" (anche fosse quella "umana") della Casa di Nazareth, se a Loreto vi sono solo delle "pietre" di quella Casa? Allora si dovrebbe festeggiare solo "il trasporto" delle "sante pietre" portate via dalla Casa di Nazareth… In tal modo, però, la Chiesa "ha sbagliato" (?) ad istituire la "Festa della traslazione" (anche fosse solo quella "umana") e dovrebbe perciò davvero "modificare" (!) la "Festa della Traslazione" del 10 dicembre!… E’ possibile tutto questo?… Non sono evidentissime tutte queste "assurdità" e "contraddizioni" ?…

            Riguardo poi al valore delle reliquie (…) la Chiesa le approva e le raccomanda, perché - afferma il "Catechismo della Chiesa Cattolica" (al n°2132) - "chi venera l’immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto" e "gli atti di culto non sono rivolte alle immagini considerate in se stesse, ma in quanto servono a raffigurare il Dio incarnato". Anche la Santa Casa di Loreto è una "Reliquia", e indiscutibilmente è anche "la più insigne", perché proprio fra quelle mura si è incarnato nel grembo di Maria Vergine il Figlio di Dio, la Seconda Persona della SS.ma Trinità, entrando nel tempo e nello spazio e nella storia,  per attuare la redenzione degli uomini. Alle Reliquie, perciò, e in modo specialissimo alla Santa Casa di Nazareth, si deve venerazione e culto. Ma di questi atti esterni e pubblici è giudice la Chiesa, la quale, prima di permetterli, vuole accertarsi che le Reliquie abbiano i caratteri dell’autenticità. Si tratta, naturalmente, di una certezza che non sempre può essere "assoluta", ma basta che sia "morale" (cioè, "ragionevolmente provata") per legittimare e raccomandare il culto delle Reliquie.

            Nelle cose opinabili ciascuno può pensare come crede. Nel caso nostro, però, a riguardo della Santa Casa, ci troviamo dinanzi non solo a "prove critiche", ma anche ad atti di Sommi Pontefici, culminanti nella consacrazione liturgica della "Festa della Traslazione" (e ripeto: la liturgia intende la "traslazione" "miracolosa"!), che mette in rilievo ed esalta la tradizione lauretana; andare contro di essa è, per un buon cattolico, un atto, per lo meno "irriverente".

            L’istituzione della Festa, già celebrata da sempre a livello locale, si ebbe con un Decreto del 29 novembre 1632, della Sacra Congregazione dei Riti, che, dopo maturo esame, approvava per la Regione delle Marche la Festa della Traslazione della Santa Casa e la fissava al 10 dicembre. Il 16 settembre del 1699, Innocenzo XII concedeva alle medesime Diocesi delle Marche l’Ufficio proprio della Traslazione della Santa Casa, con approvazione della lettura del trasporto miracoloso del sacello nazaretano, e con relativa Messa. Benedetto XII l’estendeva a Roma, allo Stato Pontificio e a tutte le Diocesi che ne avessero fatto domanda. Nella VI Lezione è brevemente descritta la storia della Traslazione (intendendo sempre, come ben si legge, quella "miracolosa"!) ed è ricordata la venerazione secolare dei fedeli alla Santa Casa: "Ipsius autem Virginis Natalis Domus divinis mysteriis consecrata, Angelorum ministerio, ab infidelium potesatte in Dalmatiam prius, deinde in agrum Lauretanum Picenae Provinciae translata fuit… eamdemque ipsam esse in qua Verbum caro factum est et habitavit in nobis, tum Pontificiis diplomatibus et celeberrima totius orbis veneratione, tum continua miraculorum virtute et coelestium beneficiorum gratia comprobatur". E’ una magnifica sintesi di quanto fin qui detto ed è un "documento ufficiale" della Chiesa, approvato dai Sommi Pontefici, valido ancor oggi, in cui la Festa della Traslazione è ancora celebrata il 10 dicembre di ogni anno.

            Infine, "a suggello conclusivo", bisogna ricordare ancora che il Papa Benedetto XV, accogliendo i voti di moltissimi Vescovi e fedeli, il 24 marzo 1920 dichiarava la Beata Vergine di Loreto Patrona principale degli Aviatori. Per quale altro motivo se non perché ne riconosceva "autentica" la tradizione del "volo miracoloso" della Santa Casa?… Infatti, con tale proclamazione, Benedetto XV approvò pienamente la Tradizione, la quale vuole che la Beata Vergine abbia guidato nei cieli e sul mare la sua Casetta, quando questa fu dagli angeli portata dalla Palestina in Dalmazia e poi sul suolo Italiano. Tutte queste concessioni furono fatte dalla Santa Sede dopo un lungo e approfondito studio, e non senza discussioni e obiezioni da parte del Promotore della fede, in seno alla Sacra Congregazione dei Riti, e costituiscono uno dei più validi argomenti per dimostrare che la tradizione lauretana è basata sulla verità.

La Chiesa non avrebbe diversamente approvate le preghiere liturgiche, che citano "la miracolosità" della Traslazione, perché "lex orandi est lex credendi".

Invece a Loreto ci sono state portate proprio "le pareti" (proprio le "tre pareti integre"!) della Santa Casa e non delle "pietre" o dei "materiali" con cui sarebbe stata "ricostruita" la Santa Casa a Loreto (che è cosa assolutamente e umanamente "impossibile"!)… Anche la Beata Anna Caterina Emmerich, nelle sue "rivelazioni" sopra citate, attesta che "le pareti (proprio "le pareti" e non solo "le pietre"!) della Santa Casa di Loreto sono assolutamente le stesse di Nazareth": quindi, se a Loreto le pareti della Santa Casa sono "assolutamente" le stesse di Nazareth, tali pareti non possono essere state mai né "smontate" né "ricostruite", in alcun modo e da nessuno!

Dal libro "LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO"

del Prof. GIORGIO NICOLINI

Giorgio Nicolini TELE MARIA
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Caro amico, cara amica,
con questo messaggio voglio informarti della nascita di un piccolo giornale, denominato “Tele Maria”, che ha la finalità di far conoscere ad un più vasto pubblico l’esistenza di una nuova realtà nel campo dell’informazione televisiva.
Nel nome di Maria, l’Immacolata Madre di Dio, e sotto il patrocinio del suo santissimo sposo San Giuseppe – iniziandosi provvidenzialmente la prima trasmissione proprio il 1° maggio 2007, nella memoria di San Giuseppe Lavoratore -, volli dar vita tre anni fa a “Tele Maria” (cfr. www.telemaria.it), utilizzando una nuova tecnologia in Internet che rendeva possibile la realizzazione di una vera televisione senza limitazione di accessi: ciò al fine di collaborare all’opera evangelizzatrice della Chiesa, secondo il comando di Gesù: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc.16,15).
Oggi l’utilizzazione dei “media” è diventata essenziale per “la Nuova Evangelizzazione”. Come ebbe a scrivere Paolo VI: “La Chiesa si sentirebbe colpevole davanti al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi, che l’intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati” (cfr. Enc. “Evangelii Nuntiandi”, n.45). Per tale motivo nell’Istruzione Pastorale “Aetatis Novae” si affermava: “In vista della nuova evangelizzazione, un’attenzione particolare dovrà essere data all’impatto audiovisivo dei mezzi di comunicazione, secondo l’aforisma “ vedere”,” valutare”,” agire” (Istr. Past. “Aetatis Novae”, n.11, del 22 febbraio 1992).
In obbedienza a tali indicazioni della Chiesa, quasi come “una voce” proveniente dall’Alto circa “un modo” per rendere più efficace l’azione evangelizzatrice nell’epoca attuale, e in alternativa a televisioni che spesso non hanno più nulla di cristiano e di educativo, nacque perciò “Tele Maria”: una televisione proprio con “il nome di Maria”, poiché tale nome ha una grande efficacia evangelizzatrice. Maria, infatti, è “la Stella della Nuova Evangelizzazione” e - come scriveva San Bonaventura – il suo solo nome “non può essere proferito senza che apporti qualche grazia a chi devotamente lo nomina” (cfr. “Spec. B.V”., c.8), e San Germano aggiungeva: “come il respirare è segno di vita, così il nominare spesso il nome di Maria è segno o di vivere già nella divina grazia, o che presto verrà la vita, poiché questo potente nome ha virtù di ottenere l’aiuto o la vita a chi devotamente l’invoca” (cfr. “De Zona Virg.”).
In questo ultimo periodo, dopo l’avvio piuttosto amatoriale e privo di mezzi di tre anni fa, si sono uniti nel progetto di “Tele Maria” anche alcuni altri laici cattolici, esperti nel settore informatico, che mi hanno voluto offrire la loro collaborazione, al fine di superare “il limite” che una televisione in Internet aveva: di poter essere vista, cioè, soltanto da chi aveva e sapeva usare Internet. Ora, invece, nuove recenti tecnologie permettono di superare anche questo limite, potendosi ora collegare il televisore di casa ad Internet, così da poter ricevere i programmi di “Tele Maria” anche nei normali televisori casalinghi, permettendone l’usufruizione ad un più ampio pubblico, e in ogni parte del mondo.
(…)
Cfr. http://www.telemaria.it/1pagina2.pdf

Giorgio Nicolini
Professore di Religione Cattolica
Direttore Editoriale

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