LA VIA LAURETANA

 

Una strada denominata  Lauretana, molto transitata nei secoli Cinque e Seicento, fu detta: Via Consolare, Via Regia o Regale, Via Flaminia, Strada Postale, Via di Romagna, Via di Lombardia, e più frequentemente, Via Romana perché partiva dalla Capitale.

La Lauretana all'inizio si identificava con la Via Flaminia che, partendo da Roma e uscendo dall’ Urbe, giungeva a Civita Castellana,  Narni,  Spoleto e  Foligno.  Da questo punto, mentre la Flaminia proseguiva verso il nord, fimo a Rimini, iniziava la Lauretana propriamente detta, la quale si dirigeva verso gli Appennini umbro-marchigiani, valicandoli all'altezza del Passo di Colfiorito per giungere, attraverso varie tappe, a Loreto.

Un'indicazione particolareggiata delle varie tappe da Loreto a Roma (e viceversa) si legge  nel libro di Guglielmo Molo, intitolato: Viaggio spirituale per visitare la Santissima Casa di Loreto et i Santi Corpi de i gloriosi Apostoli Pietro e Paolo, Pavia 1613.  L'itinerario contemplava un viaggio da Milano a Loreto e di qui a Roma.  Per ogni tappa l'autore indicava la distanza in miglia e suggeriva, in proporzione alla lunghezza del cammino da una tappa all'altra, la recita di un dato numero di Pater  noster.  Le tappe da Loreto a Roma erano:

"da Loreto a Recanati, da Recanati a Macerata, da Macerata a Tolentino, da Tolentino a Valcimarra, da Valcimarra alla Polverina, dalla Polverina alla Muccia, dalla Muccia a Ser(r)avalle, da Ser(r)avalle a Verchiano, da Verchiano a Camara, da Camara al Passo, dal Passo a Spoleto, da Spoleto a Val Stretura, da  Val Stretura a Terni, da Terni a Narni, da Narni a Otricoli, da Otricoli al Tevere   et qui si imbarca per spazio di un miglio fino a Borghetto; da Borghetto a Civita Castellana, da Civita Castellana a Rignano, da Rignano a Castel Novo, da Castel Novo a Prima Porta, da Prima Porta a Roma".

Questa strada era una delle principali dell'antico stato pontificio, almeno fino ai secoli XVII-XVIII, forse seconda solo a quella che congiungeva Roma a Bologna, via Firenze, da considerarsi, secondo il Romani, la più importante in riferimento ai traffici (Pellegrini e viaggiatori nell'economia di Roma del sec.  XIV-XVII, Milano 1948, p. 2); non però in riferimento al movimento peregrinatorio, almeno a partire dalla fine del secolo XV fino a tutto il secolo XVIII, quando la sopravanzò la Via Romana-Lauretana.

Si tenga presente, poi che Ancona con il suo fiorente porto, il principale dello stato pontificio, aperto all'Oriente, favoriva non solo il movimento delle merci, ma anche quello dei pellegrini diretti verso Roma, attraverso la vicina Loreto.  Molti di essi, infatti, arrivavano ad Ancona via mare e di qui si portavano a Loreto ' oppure, tornando da Roma e da Loreto, vi si imbarcavano per le varie destinazioni.  La Via Romana-Lauretana era, infine, il percorso principale per il trasporto del frumento che dalle Marche, granaio dello stato pontificio, affluiva a Roma.  Nel 1586, per disposizione di Sisto V, sulla Via Romana - Lauretana fu istituito anche un regolare servizio di posta da Roma per Ancona e Bologna.  La disposizione recita così:

<<Il Papa stabilisce che per l'avvenire la posta di Sua Santità si spedisca ogni settimana con un 'procaccio' a Bologna per la via di Loreto et Ancona et il simile si faccia da Bologna a Roma [ ... 1 Dovrà fare anche compagnia ai viandanti [= pellegrini] che fanno quel viaggio e così potranno sentirsi più sicuri>>.

Il servizio postale continuò fino a quando Pio VI (1775-1799) dispose che i conieri riprendessero l'antica strada del Furlo, cioè quella che da Roma portava a Foligno e, valicata la Scheggia, usciva a Fano e proseguiva per Rimini e Bologna.

Nei secoli XVI-XVIII, dunque, la Via Romana - Lauretana risultava la più sicura perché frequentata continuamente da pellegrini, costeggiata da abitati e da ospizi per viandanti.  Divenne nei secoli XVI e XVII l'unica strada carrozzabile dell'intero stato pontificio, per cui finì per essere la via più normale di comunicazione tra Roma, l'Emilia Romagna e la Lombardia..  Questo spiega perché Porta Romana di Loreto. dove essa si immetteva per giungere al santuario, fu denominata un tempo anche Porta di Lombardia.

Scriveva Orazio Torsellini, nella sua famosa opera Lauretanae Historiae Libri Quinque (Roma 1597), che in vista dell'Anno Santo del 1575 il governatore della Marca, per ordine di Gregorio XIII :

<<spianò le principali vie, per cui son'elle, infin sulla cima dell'Appennino, così ampie che, incontrandosi le carrozze non urtano insieme, né si offendono.  In cotal modo questo gran papa operò sì (cosa che se noi co' propri occhi non vedessimo, niun vi sarebbe chi la credesse) che da Roma andar si può in cocchio et in carrozza per l'Appennino non solamente ne la Marca, ma eziando ne la Romagna, ne la Lombardia, ne la stessa Alemagna et in Polonia>>.

L'importanza di questa strada era data in primo luogo dal fatto che essa univa due città sante: Roma e Loreto, l'una custode della tomba di S. Pietro e l'altra della Casa nazaretana di Malia Vergine.  Siccome essa con una breve deviazione permetteva di toccare anche i santuari di S. Nicola a Tolentino e di S. Francesco ad Assisi, era detta anche Via dei Santuari. è vero che gli antichi itinerari lauretani in genere non comprendono nelle loro tappe Assisi, ma è quanto mai verosimile che i pellegrini da Foligno vi facessero spesso una devota sosta.Lo stato pontificio ha curato con particolare impegno la manutenzione di questa importante arteria peregrinatoria, compresi i ponti.  Essa, fin dal secolo XV, era percorsa anche dai papi diretti nell'Emilia Romagna, con abituale e devota sosta a Loreto: Giulio II nel 15 1 0, Clemente VIII nel 1529 e nel 1532, Paolo III nel 1539, 1541 e 1543, Clemente VIII nel 1598 e Pio VI nel 1782.  E per citare un personaggio di trista fama, si può ricordare che anche il marchese De Sade, nel suo viaggio da Roma a Loreto del 1776, fece questo percorso, con sosta, fra l'altro, a Valcimarra, dove pranzò, e a Macerata.Un aspetto singolare di questa via era la rete assistenziale per i pellegrini e i viandanti in genere, costituita di ospizi, locande e ospedali, gestiti talvolta da ordini religiosi e da confraternite.  Lungo la Via Lauretana propriamente detta, nel territorio di Camerino, ad esempio, presso Belforte del Chienti, esisteva il convento-ospedale di Valloncello, fondato per accogliere lebbrosi, malati e pellegrini e passato, alla fine del secolo XVI, in commenda ai cavalieri dei SS.  Maurizio e Lazzaro.  Proprio per i pellegrini i frati clareni costruirono un loro convento sul valico di Colfiorito.  Vi che la strada di Jesi:

<<con più celerità fosse aggiustata per comodo dei viandanti che tutto il giorno per essa passano per andare a visitare la S. Casa di Loreto ; per questa passano genti dall'Umbria, dalla montagna, da Jesi, nonché da Filottrano, Osimo et altri luoghi>>.

Spesso questa deviazione era scelta dai pellegrini, soprattutto diretti verso il nord, quando il tratto di strada da Ancona a Loreto e viceversa, per la difficoltà di guado del fiume Musone e di alcuni fossi, risultava impraticabile.  Ciò si evince anche da un documento del 1675, dove si legge che molti pellegrini sono costretti a <<prendere altro cammino [quello di Jesi] di questo e conduce a Loreto per venire a Roma>>.  Per Jesi passò S. Carlo Borromeo nel 1579, proveniente da Fossombrone e diretto al santuario di Loreto.

Il tracciato di questa strada abitualmente era il seguente: Loreto, Castelfidardo, Jesi, S. Severino Marche, Castelraimondo, Matelica, Fabriano, Sassoferrato, fino a raggiungere la Via Flaminia.  Secondo il Feliciangeli, questo itinerario fu seguito da Isabella d'Este-Gonzaga, quando, nel 1494, da Loreto ritornava sostarono Nicolò

V nel 1449 e Pio II nel 1464, diretti a Loreto.  Il cappuccino p. Alberto D'Antonio, nella sua tesi di laurea (Il movimento peregrinatorio verso Loreto nel XVI-XVII secolo: il concorso, le vie, il servizio ospitaliero, Università di Macerata, anno accademico 1970), ha effettuato una prima ricognizione dei vari luoghi disseminati lungo la Via Lauretana e destinati all'accoglienza dei pellegrini diretti da Loreto a Roma e viceversa.

Il nome di Strada Lauretana è conservato ancora oggi nel tratto della Statale 77 o "Valdichienti", come segnalano apposite scritte dopo Foligno.

Anche se la Via Lauretana era di gran lunga la più frequentata dai pellegrini da Loreto a Roma e viceversa, non era però l'unica.  Due diversi itinerari vanno tenuti nella dovuta considerazione: la Via di Jesi e la Via di Visso o di Macereto.

La via di Jesi era questa battuta soprattutto da pellegrini provenienti dall'Umbria settentrionale e dai paesi dell'entroterra delle Marche diretti alla Santa Casa.  Diversi documenti, segnalati da p. Alberto D'Antonio nella citata tesi di laurea, lo confermano; una disposizione del governatore della Marca del 25 giugno 1700 sollecitava verso Mantova.

Poteva darsi il caso però che alcuni pellegrini, salendo verso Camerino o per Pioraco aggiungessero la classica Via Lauretana che passava per Colfiorito e giungeva a Roma.

Per Pioraco passò nel 1538 il famoso pellegrino Bartolomeo Fontana, autore del noto Itinerario ovvero viaggio da Venezia a Roma con tutte le città, terre fedelmente descritto, Venezia 1550.  Il Fontana, che si portava a S. Giacomo di Compostela, via Loreto, fece questo tragitto: Recanati, S. Martino, Montecassiano, Castelpignano, Montecchio (oggi Treia), S. Severino Marche, Castelraimondo, Pioraco, Nocera, Assisi  e... Roma .

Qualche volta i pellegrini preferivano fare brevi deviazioni per visitare città famose lungo il percorso della Via Lauretana, come quando salivano alla città ducale di Camerino o dalla Muccia o dalla strada di Collelungo, attraverso Morro.  Nel 1651, ad esempio, sostò a Camerino la regina Cristina di Svezia, la quale, attraverso Trento, Mantova, Ferrara e la Via Romea, aveva visitato Loreto e si dirigeva alla volta di Roma.

Così pure si potevano avere itinerari alternativi per e da Macerata - Loreto.  Si trattava, ad ogni modo, di deviazioni di poco conto.

Un importante innesto stradale sulla Via Lauretana era quello che, prima della Muccia, imboccava la strada che conduceva al santuario mariano di Macereto presso Visso, dove i pellegrini potevano pernottare .  La strada proseguiva per il vicino centro di Visso e, lungo la Valnerina, sfociava a Temi, dove si ricongiungeva con la Via Romana-Lauretana(52).

 

 

 

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