LA VERIDICITA’ STORICA

DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE

DELLA SANTA CASA DI LORETO

 

“Ecco, io sono il Signore Dio di ogni essere vivente;

qualcosa è forse impossibile per me?”

(Ger.32,2)

 

LETTERA APERTA del Prof. NICOLINI GIORGIO

per una risposta esplicativa

riguardo a delle perplessità manifestate da un lettore

sulla “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto

 

“… affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni, non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso…”

(del Beato Giovanni Spagnuoli, detto il Mantovano, sulla “miracolosa traslazione”)

 

 

“Tutti gli uomini sono tenuti a ricercare la verità nelle cose, che riguardano Dio e la sua Chiesa…”

(Codice Diritto Canonico, n.748)

 

 

 

BREVE STORIA DELLA SANTA CASA DI LORETO

 

La fama internazionale della città di Loreto è legata al Santuario Mariano dove si conserva e si venera la Santa Casa della Vergine Maria, che, secondo la tradizione diffusa in ogni luogo, suffragata da innumerevoli prove storiche e archeologiche, fu trasportata “miracolosamente” - per Volontà di Dio - da Nazareth a Tersatto nel 1291, e poi in vari luoghi, e a Loreto il 10 dicembre 1294.

La casa della Madonna a Nazareth era costituita di tre povere pareti in pietra addossate e poste come a chiusura di una grotta scavata nella roccia. La grotta è tuttora venerata a Nazareth, nella basilica dell'Annunciazione. Gli studi degli ultimi decenni, condotti da esperti, confermano la tradizione lauretana e l'origine palestinese delle pietre della Santa Casa, che risulta tra l'altro un manufatto estraneo agli usi edilizi marchigiani.

I raffronti tecnici e architettonici dimostrano che le tre pareti della Santa Casa di Loreto si connettono bene con la grotta esistente a Nazareth e con gli altri edifici di culto costruiti sulla casa della Madonna nei primi secoli d. C. Le pietre della Santa Casa sono lavorate e rifinite secondo l'uso dei Nabatei, un popolo che ha esercitato il suo influsso anche nella Galilea fino ai tempi di Gesù. Sulle pietre si conservano inoltre numerosi graffiti e incisioni tipici delle comunità giudeo-cristiane presenti solo in Palestina.

 

L’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

IN MARIA VERGINE

NELLA SANTA CASA DI NAZARETH

SECONDO IL RACCONTO EVANGELICO

(Lc.1,26-38)

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria disse all'angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”.  Le rispose l'angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l'angelo partì da lei.

 

 

Lettera scritta al Direttore della Rivista

"GESU' sorgente dell'Amore Misericordioso"

(Presentazione della Rivista, Anno I, settembre 2001 - info@gesusorgentedamore.it )

 

Ancona, 16 luglio 2001

Gentile Direttore,

riguardo alla possibilità dell'ipotesi di "un trasporto umano" della Santa Casa, da Nazareth a Loreto, come da vari anni è da certi commentatori affermato, resto assai "perplesso".

A me appare, infatti, "inverosimile" “l'ipotesi” di "un trasporto umano" della Santa Casa da Nazareth a Tersatto, nel 1291; poi da Tersatto fino alla località "Banderuola" (presso l'attuale Stazione di Loreto), nel 1294, e anche “in vari luoghi”, come ad Ancona (come attestato da varie tradizioni locali e da due chiese dedicate all'evento e tuttora esistenti e anche da due lapidi commemorative); e poi, sempre nella zona lauretana, sulla collina retrostante la località “Banderuola”, sul "campo di due fratelli" in contesa fra loro, e infine - nel 1296 - sulla "pubblica strada", con una parte delle mura appoggiate… "sul vuoto" (!) di "un fosso". A me, dalla considerazione di questa "complessa" traslazione e dalla "collocazione" finale, appare francamente “assurda” - perché è evidentemente "impossibile" - "l'ipotesi" di "un trasporto umano", e mi sembra invece assai più "logica" e "razionale" la tesi tradizionale del "trasporto miracoloso". Perché negare l'evidenza?...

Non sarebbe interessante proporre una ricerca storica che possa riuscire a far finalmente "LUCE" non solo sull'indubitabile provenienza nazaretana della Santa Casa di Loreto, ma anche sulla veridicità storica della tradizione - diffusa in ogni luogo - della MIRACOLOSA TRASLAZIONE?

Non parlo qui, in proposito, del "trasporto angelico" (comunque sempre possibile), ma della MIRACOLOSITA' DELLA TRASLAZIONE, che Dio può aver fatto anche indipendentemente dal mezzo creaturale degli Angeli. Dio ha creato dal nulla l'universo intero. Quale problema, per lui, nel "trasportare" tre povere pareti su un piccolo pianeta qual è la Terra?

Mi sembrerebbe perciò assai interessante promuovere una ricerca - nei più diversi archivi storici d'Italia e del mondo - per riuscire a trovare un qualche documento "coevo" ai fatti storici così tanto precisamente tramandati dalla Tradizione. Credo che anche ciò costituisca "un servizio alla verità", che rallegrerebbe tutti.

Prof. GIORGIO NICOLINI - Ancona

 

 

Una prova straordinaria della veridicità storica

della miracolosa traslazione della Santa Casa di Loreto

Nel "Rosarium" di Santa Caterina da Bologna (1413-1463), un testo redatto dalla santa nel 1440 (circa trenta anni prima della narrazione della “Translatio miraculosa” riportata dal Beato Giovanni Spagnuoli e da Pier Giorgio di Tolomei, detto il Teramano), viene riportato "per rivelazione soprannaturale del Signore" la vicenda storica della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth.

Santa Caterina da Bologna in quel testo mostra di colloquiare direttamente con Gesù, apparsogli “per grazia”; ella infatti scrive: “In questo giorno (il 25 marzo 1440), tu, o Signore, hai rivelato a me, apparendomi per grazia ”. Poi, dopo aver riportato “la rivelazione” che fra quelle Sacre Pareti di Loreto la Vergine Maria fu “concepita” Immacolata ed ivi “nacque”, descrive sinteticamente le varie successioni del “trasporto angelico” della Santa Casa di Nazareth, secondo come “rivelatogli” da Gesù durante l’apparizione.

(testualmente):

"Alla fine questa dimora, consacrata prima dai tuoi apostoli che vi hanno celebrato i divini misteri con miracoli, per l’idolatria di quella gente fu trasportata in Dalmazia da uno stuolo di angeli. Quindi, per le stesse e per altre ragioni, portarono questa degnissima chiesa in vari luoghi. Finalmente, portata dai santi angeli, fu collocata stabilmente a Loreto e posta nella provincia d’Italia e nelle terre della Santa Chiesa” (“Rosarium”, I Mist. Gaud., vv.73 ss.- Da una traduzione del testo latino pubblicata in “Messaggio della Santa Casa”, 2001, n.7, p.211).

 

Si può dubitare di “una testimonianza” così straordinaria?… Santa Caterina da Bologna è l'unica Santa che, avendo il corpo incorrotto, rimane "seduta" da ormai sei secoli - contro ogni legge naturale - per un atto di obbedienza compiuto "dopo la sua morte". Ciò è da tutti constatabile recandosi a visitarla direttamente a Bologna, in Via Tagliapietre n°23, presso il Monastero "Corpus Domini". Si può, perciò, dubitare di questa questa Santa, riguardo alla verità del colloquio diretto avuto da lei con Gesù e a riguardo delle “rivelazioni” a lei fatte dal Signore, che confermano in modo straordinario la "tradizione" della “miracolosa traslazione” della Santa Casa ad opera degli spiriti celesti (o "angeli")?

Dal breve testo di Santa Caterina si può, infatti, dedurre:
- il motivo della traslazione della Santa Casa (l'idolatria delle popolazioni locali);
- la miracolosità della traslazione
(avvenuta per ministero degli angeli);
- il trasporto a Tersatto, in Dalmazia
(nel 1291);
- il trasporto "in vari luoghi"
(come in Ancona, località Posatora, per 9 mesi, e altrove);
- la collocazione stabile a Loreto tra il 1294 e il 1296
(con più traslazioni "in loco": nel punto ove si trova ora la "traslazione" sarebbe del 1296);
- il motivo della scelta
(perché "terre della Santa Chiesa").

Prof. GIORGIO NICOLINI



 

LE PERPLESSITA’ DI FEDERICO

----- Original Message -----  From:  Federico (..…@libero.it) - To: giorgio.nicolini@poste.it - Sent: Tuesday, August 10, 2004 6:51 PM

Subject: PERPLESSITA’

Gentilissimo Professore,

            invero mi meraviglia la sua Fede che cerca sostegno nel miracolo. La Fede, io credo, non abbisogna di tali prove, altrimenti non sarebbe Fede.

            Lei cita la Casa di Maria a Loreto secondo una tradizione pia, ma assurda. E chiede sostegno alla storia e all’archeologia!

            Ora nessuno storico serio potrà dire che furono gli angeli a portare quelle pietre a Loreto! Un archeologo potrà solo parlare del tipo di costruzione, del tipo di muratura, del tipo di pietra, delle maestranze, datare il tutto, ma non andare oltre la sfera di sua competenza.

La Casa di Loreto, seppur fu quella che ospitò Maria, non possono che avercela portata gli uomini. Dio non perde tempo con queste sciocchezze.

Non comprendo come mai molti cattolici si perdono in quisquiglie da nulla, come ad esempio le reliquie. La reliquia è solo un oggetto, come la Croce è un pezzo di legno. Si ricordi dell'esempio del grande Papa domenicano San Pio V: "Come Cristo io t'adoro e come legno io ti spezzo", disse; e con un colpo di pastorale frantumò un presunto Crocifisso miracoloso.

Pulvis, cinis et nihil.

Cordialmente.

Federico  (…)

(Messaggio firmato, con autorizzazione alla pubblicazione)

 

 

LA RISPOSTA

 

Ancona, 8 settembre 2004

Natività della Beata Vergine Maria

 

Caro Federico,

            a riguardo di quanto ho scritto sopra sulla “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Loreto evidentemente non hai letto bene quanto ho esposto.

Innanzitutto non c'è alcun dubbio che la Fede non ha bisogno dei miracoli; e tuttavia Gesù ne fece tantissimi: evidentemente perché possono essere di fondamentale aiuto nel sorgere e nel sostegno della fede stessa. Ma questo sarebbe un discorso di apologetica molto lungo da trattare, e non è qui il luogo. Ti basti solo ricordare l’episodio evangelico del primo miracolo compiuto da Gesù nelle nozze di Cana, che servì a suscitare la fede dei discepoli in Lui: “Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui (Gv.2,11).

In questa risposta mi limito solo ad esporti delle ampie specificazioni sugli argomenti che dimostrano la “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Loreto (anche se molto sintetizzate, eventualmente da approfondire meglio con altre trattazioni più particolareggiate): e questo perché - ripeto - evidentemente non hai letto bene quanto ho scritto.

Io, infatti, ho parlato di "una ricerca" per appurare "la verità storica" di un fatto, di un evento. Non sto dicendo che sia necessario un miracolo, e che sia necessario che la Santa Casa di Loreto sia stata trasportata "miracolosamente". Se fosse stata portata dagli uomini non cambierebbe nulla. Resta sempre la Santa Casa di Nazareth da venerare in ogni caso, come il luogo nel quale il Figlio di Dio - dopo l’Annunzio dell’Angelo e l’assenso della Vergine - si è incarnato nel grembo purissimo di Maria. Leggi sito http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/anima%20spirituale.html

Ma “il vero problema” è questoperché io dovrei dire che la Santa Casa di Nazareth è stata trasportata a Loreto “dagli uomini” quando tutti i dati in mio possesso me ne dimostrano “l’impossibilità” e “mi confermano” al contrario “la veridicità storica” di quanto asserito dalla Tradizione riguardo al “trasporto miracoloso”?…

Io mi pongo solo il quesito se quanto tramanda la Tradizione sia "un fatto storico", realmente accaduto, o meno. Se è storico, cioè "visto", “testimoniato”, "documentato" o anche solo "dedotto” da ricerche storiche, archeologiche, scientifiche... e anche da “miracoli” di vario genere e persino da “rivelazioni” di Santi: allora è proprio vero!… Allora perché dovrei, al contrario, dire che “non è vero”? se nella realtà invece “è proprio vero”?!...

Non si tratta qui di cercare “miracoli” per confermare la Fede Cristiana (che non ne ha bisogno), ma solo di appurare la VERITA' di un fatto storico realmente accaduto.

Se siamo “seri” nella ricerca della verità, bisogna anche essere “seri” nel riconoscere “la verità” di ciò che da tale ricerca risulta.

Essendo nativo dei luoghi, io studio da decenni la Santa Casa di Loreto (in tutti i suoi risvolti storici, archeologici, scientifici, ecclesiali ed anche nei tanti miracoli ivi avvenuti), ed ho potuto approfondire una documentazione molto vasta, il cui studio mi ha confermato in una sicurezza pressoché totale riguardo alla "VERIDICITA' STORICA" della “miracolosa traslazione”.

Comprendi bene, e ripeto: io sto parlando di "una ricerca storica" per appurare se un determinato fatto è avvenuto o meno; e le mie documentazioni mi portano a concludere che il fatto della “traslazione miracolosa” della Santa Casa di Loreto, così come è stato tramandato, non può che essere proprio "vero", anche a considerarlo dal solo punto di vista “razionale”.

Certamente la storia e l'archeologia non mi possono dare "la prova" di un miracolo, però mi possono dare la prova che un determinato fatto avvenuto è "inspiegabile" dal punto di vista “archeologico” o “scientifico”, o semplicemente "umano", facendomi dedurre che se non può essere stato opera dell’uomo, c’è “Qualcun Altro” che ha operato quanto l’uomo non può aver fatto.

Conosci, ad esempio, la "tilma" di San Juan Diego, venerata a Città del Messico, ove c'è l'immagine della Madonna di Guadalupe che vi si è impressa e materializzata all'istante, “miracolosamente”, il 12 dicembre 1531? Gli studi fatti con i più sofisticati laboratori scientifici della NASA hanno permesso di “scoprire” proprietà nell'immagine del tutto "impossibili" dal punto di vista della scienza “chimica” e "fisica", "inspiegabili" e “impossibili” a riprodursi con qualunque tecnica umana. Quindi, quel “fatto miracoloso”, o “evento”, è avvenuto davvero, perché esiste “il risultato” di quel fatto (cioè “l’immagine”) che la scienza non sa spiegare e ritiene "inspiegabile" e "impossibile" da effettuarsi dall'uomo. Leggi, in proposito, la narrazione relativa nel Sito Internet all’indirizzo:

http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/Madonna%20di%20Guadalupe.html

Allora quelli che hanno “testimoniato” di “come” quel fatto è avvenuto hanno detto sicuramente la verità, perché esiste ancora oggi “il frutto” di quell’evento, cioè l’immagine “miracolosamente formatasi”: e “miracolosa” non solo per come si è formata, ma per ciò che essa è in se stessa ancor oggi, con proprietà chimiche e fisiche sconosciute e scientificamente inspiegabili e impossibili.

Così, ancor più clamorosamente, il miracolo eucaristico di Lanciano, che risale addirittura all’VIII secolo, cioè a oltre 1300 anni fa. Lo conosci?... Leggine la storia e verifica gli studi scientifici fatti e le straordinarie risultanze avutene collegandoti al Sito Internet all’indirizzo

http://www.totustuus.org/Miracoli.Eucaristici/Lanciano/Lanciano.htm Ciò che è stato “tramandato” dalla Tradizione su “come è avvenuto” quel “fatto miracoloso” è sicuramente corrispondente a verità, poiché gli straordinari riscontri “scientifici” di quell’evento li si sono potuti scoprire solo con i mezzi e gli studi scientifici di oggi (ma “il miracolo permanente” sussiste già da 1300 anni!).

Per non parlare poi della Sacra Sindone, che è anch’essa una immagine “impossibile”:  eppure “esiste”! Ne trovi tutto il materiale di studio nel sito www.sindone.org

Di miracoli, caro Federico, potrei esportene migliaia e migliaia, documentati in ogni modo, anche dal punto di vista “scientifico”.

Anche “il miracolo” di Santa Caterina da Bologna… Lo conosci?… Sei mai andato a visitare le sue spoglie a Bologna, in Via Tagliapietre, al n°23? Come può una persona deceduta essere perfettamente incorrotta da circa 600 anni e rimanere “seduta”, contro ogni legge naturale, da così tanto tempo?… Questa è la narrazione “storica” dell’episodio:

Santa Caterina da Bologna anche dopo la morte diede un esempio ammirabile di obbedienza. Esumato il suo corpo dal cimitero interno del monastero e trovato perfettamente incorrotto, le monache, per poterlo presentare alla venerazione dei devoti fecero costruire un tabernacolo per collocarvelo seduto. Compiuto il lavoro, provarono a farlo sedere, ma il corpo divenne così rigido che fu impossibile piegarlo. Allora l’abbadessa, messasi in ginocchio davanti al corpo della Santa, così le parlò: «Madre suor Caterina.., in virtù di quella santa obbedienza di cui foste innamorata in vita e che tanto raccomandaste alle vostre figlie vi comando che vi lasciate mettere a sedere sopra la sedia che vi è stata preparata». Proferite appena queste parole il sacro corpo si abbassò da sé e si pose a sedere sostenendosi così nella sedia come avrebbe fatto da vivo.  

 Questo “fatto storico” di Santa Caterina da Bologna (1413-1463) avvenne - come descritto sopra - dopo che la santa era già stata sepolta da vario tempo, e, riesumata, trovata incorrotta; e, per un comando dato dalla “Superiora”, ella (già morta, sepolta e dissepolta), si è mossa da sola e si è collocata in posizione “seduta”, rimanendo così per sempre… Che non si tratta di una “leggenda” lo potrai constatare tu stesso, andando a vederla a Bologna, in Via Tagliapietre, al n°23. Come potrà la “scienza” spiegarti questo “fatto inspiegabile”?… Coloro che furono testimoni dell’evento hanno forse deposto il falso, creando “una leggenda”?… Però il corpo di Santa Caterina è proprio lì, incorrotto, seduto, e alla vista di tutti… (come puoi vedere anche nella foto)

Trattandosi, perciò, di una “tale” Santa, non è allora lecito pensare che ella possa avere scritto in modo “falso” riguardo alla “rivelazione” avuta direttamente da Gesù, in una apparizione mistica (tra le tante da lei avute), circa la “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto. Come è possibile, cioè, che Santa Caterina possa aver mentito, riguardo alla “rivelazione” fatta a lei da Gesù stesso?… sia riguardo all’apparizione e al colloquio mistico avuto con Gesù (esattamente il 25 marzo 1440), che riguardo ai “contenuti” della “rivelazione” fattagli direttamente da Gesù?… Può aver ingannato e mentito una Santa onorata da Dio in un modo stupefacente, costituendo “un miracolo vivente” tutt’oggi?… Oppure può essere stato Gesù ad averle riferito una cosa falsa?… Si bestemmierebbe al solo pensarlo!…

Tieni anche presente che Santa Caterina non poteva aver letto nessun’altra relazione riguardo ai “fatti” della “traslazione miracolosa”, perché il primo documento che ne parla per scritto e che fu pubblicato a mezzo stampa – come ti spiego più avanti – è di più di 30 anni dopo, quando lei era già deceduta. Inoltre lei era una monaca di clausura, che mai si poté recare a Loreto, e non poté quindi neppure leggere il “racconto della traslazione miracolosa” ivi esposto in una “tavoletta” antichissima (della quale, pure, ti parlo più avanti). Di più ancora: lei aggiunge anche “il particolare” della traslazione miracolosa “in vari luoghi” (oltre che a Tersatto e a Loreto), come è effettivamente tramandato da varie tradizioni locali, ma che non si trovava scritto in nessun documento allora conosciuto. Quindi, tutto ciò avalla ancora di più l’autenticità e la verità della “rivelazione soprannaturale” che lei dichiara di aver ricevuto dal Signore.

A proposito di quest’ultima “rivelazione” (sulla “traslazione miracolosa” “in vari luoghi”), non è da farsi “sfuggire”, caro Federico, l’importantissimo “significato” di “queste” parole. Dall’analisi del testo risulta infatti che Gesù disse a Santa Caterina: Per l’idolatria di quella gente (i nazaretani, che avevano abbandonato la fede cristiana per quella maomettana) fu trasportata (la Santa Casa) in Dalmazia da uno stuolo di angeli. Quindi (cioè, “di qui”, “da questo luogo”), per le stesse (cioè, per l’idolatria e per la mancata venerazione della gente di quel luogo) e per altre ragioni (non specificate) portarono (gli angeli) questa degnissima chiesa (la Santa Casa) in vari luoghi (quindi, in “più di un luogo”, e “prima” di portarla a Loreto). Finalmente (cioè, “dopo” la traslazione a Tersatto e “dopo” le traslazioni “in vari luoghi” non specificati), portata (sempre) dai santi angeli, fu collocata (sempre dai santi angeli) stabilmente (cioè, “in modo stabile”) a Loreto e posta (sempre dai santi angeli) nella provincia d’Italia e nelle terre della Santa Chiesa”(“Rosarium”, I Mist. Gaud., vv.73 ss.).

Gesù rivela perciò a Santa Caterina da Bologna, in maniera chiarissima, che gli angeli, dopo aver portato in Dalmazia la Santa Casa, “da quel luogo” (per l’infedeltà anche di quelle popolazioni di Tersatto e “per altre ragioni” non specificate) la portarono anche “in (altri) vari luoghi”: e questo avvenne - come si deduce dal testo - prima di portarla a Loreto, perché “la rivelazione di Gesù” afferma che ciò avvenne “dopo” essere stata portata a Tersatto e “prima” di essere stata collocata definitivamente a Loreto. Quindi, vi è da sottolineare ancora che Gesù stesso ha rivelato a Santa Caterina che la Santa Casa fu trasportata anche “in vari luoghi” (non specificati), oltre che a Tersatto e a Loreto.

E io, caro Federico, non dubito in alcun modo che sia stato proprio così!… Santa Caterina scrive che gliel’ha detto Gesù!… Se gliel’ha detto Gesù stesso, può non essere stato vero?… E più avanti ti evidenzierò anche il riscontro “storico” e “archeologico” di almeno una di queste ulteriori traslazioni intermedie (quella di Ancona). Ti potrò anche documentare - in uno studio più approfondito - come “tale” “rivelazione” è davvero confermata anche da tante tradizioni locali, in specie del territorio anconitano, in particolare proprio della zona del Monte Conero, tra Ancona e Loreto: e non possono essere “tutte” classificate sbrigativamente e con faciloneria come “leggende” (anche se ci saranno indubbiamente anche quelle)!… In proposito, bisogna sempre ben distinguere tra “tradizione” (che vuol dire una storia o una verità antica tramandata ininterrottamente a voce da padre in figlio” e quindi contenente una “verità e una realtà oggettiva”) e “leggenda” (che vuol direstoria mescolata ad invenzioni”, che può essere perciò non sempre corrispondente ad una “verità e realtà oggettiva”, per “mescolanze fantasiose” sopravvenute con il tempo).

A conferma, ancora, della “veridicità storica” delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa vi sono, poi, anche altri Santi che hanno dato la stessa importantissima testimonianza, sempre “per rivelazione soprannaturale”: come, ad esempio, la mistica tedesca Beata Anna Caterina Emmerich (1774-1824), che con le sue “descrizioni minuziose”, e tutte - nel riscontro - corrispondenti al vero, di “luoghi” in cui mai si era recata, fece ritrovare (dopo secoli di dimenticanza) anche la casa di Efeso ove la Vergine Maria trascorse gli ultimi anni di vita e ove morì e fu assunta in Cielo in anima e corpo.

Anche lei costituì “un miracolo vivente” per i suoi contemporanei, poiché, costretta dalla malattia all’immobilità, dal 1813 in poi si alimentò fino alla morte, per undici anni, della sola Comunione Eucaristica. Può un essere umano vivere senza nutrirsi per undici anni, vivendo della sola Comunione Eucaristica? Ed era anche “stigmatizzata”, come San Pio da Pietrelcina. Può “la scienza” spiegare “questi” “miracoli”?…

Nel caso della Beata Caterina Emmerich si può dire che, ancora di più che della rivelazione di Santa Caterina da Bologna, l’autenticità e veridicità delle sue “rivelazioni” e “visioni” avute (oltre che dal riscontro oggettivo fatto nella realtà), sono state avallate in modo straordinario proprio da Dio stesso, con il “miracolo vivente” della sua “sussistenza miracolosa” mediante il solo “nutrimento” della sola Comunione con Gesù Eucaristia. Non può perciò ella aver ingannato nessuno, se Dio stesso ne comprovava la veridicità di quanto affermava con il “miracolo vivente” che la sua vita stessa costituiva presso i suoi contemporanei.

In proposito, Gesù stesso dice nel Vangelo (e ciò forse non vale anche per i suoi Santi?…): “Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere…  (Gv.10,37-38). E anche “Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace (Gv.5,31-32). E ancora: “Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero (Gv.3,32-33).

A riguardo della Santa Casa di Loreto, la Beata Caterina Emmerich - per anni immobile nel letto - la descrive con esattezza, pur senza averla mai vista, dichiarando che ivi avvenne l’Annunciazione dell’Angelo a Maria; e afferma anch’ella che la Santa Casa fu portata via da Nazareth proprio dagli “angeli” (quelli “veri”, quelli “spirituali”), e proprio “in volo”, e affermando risolutamente (e testualmente): Le pareti della Santa Casa di Loreto sono assolutamente le stesse di Nazareth (cfr. “Le Rivelazioni di Caterina Emmerick”, ed. Cantagalli, Siena, 1968, I°, p.140). 

Questa è la descrizione del “trasporto angelico” della Santa Casa come avuto “in visione” dalla Beata: Ho visto spesso, in visione, la traslazione della Santa Casa di Loreto. (…) Ho visto la Santa Casa trasportata sopra il mare da sette angeli. Non aveva alcun fondamento (…). Tre angeli la tenevano da una parte e tre dall’altra; il settimo si librava di fronte: una lunga scia di luce sopra di lui (…)” (Beata Caterina Emmerick, “Vita di Gesù Cristo e rivelazioni bibliche”, cap. IV, par.2°). La Beata Caterina Emmerich, nel testo sopra riportato, “rivela” persino il numero degli angeli deputati da Dio a questo “miracoloso trasporto”: esattamente sette angeli. Forse che “episodi” simili non si leggono anche nella Sacra Scrittura? (cfr. Es.14,19; Es.23,20-23; Tobia 8,3; Dan.14,33-36; e tanti altri)... Forse che Dio non può far fare dagli angeli, nel Nuovo Testamento, quanto faceva a loro fare nel Vecchio Testamento? (cfr. anche At.8,39-40)… Non c’è anche scritto nel Salmo (90,12), a riguardo degli angeli: “Sulle loro mani ti porteranno”?

Leggi anche il Sito Internet all’indirizzo: http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/la%20vita%20della%20madonna.htm e

http://profezie3m.altervista.org/ptm_profx_emmerich.htm

 

Per quanto mi riguarda - checché se ne dica e se ne pensi da chicchessia - a me basta già solo “la testimonianza” e “le rivelazioni” di Santa Caterina da Bologna e, in aggiunta, “le visioni” e “le rivelazioni” ancor più esplicite e dettagliate della Beata Anna Caterina Emmerich (ma anche di altri Santi!…), per “accettare” il fatto della “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto e “rifiutare” ogni altra interpretazione riguardo “al modo” di tale traslazione. Tutto ciò che non collima con tali “rivelazioni” (che sono però, ovviamente, solo di “fede umana” e non di “fede divina”) per me è comunque sicuramente “sbagliato” e “falso” già “alla radice”, anche se asserito in “buona fede” (ma talvolta - da certi autori - anche in “mala fede”, contro ogni più ovvia “evidenza” “documentale”!). E ciò perché se una realtà è “vera” in un modo (perché è stata così “rivelata” da Dio ai suoi Santi), non può essere vero il suo contrario. Né la scienza potrà mai contraddirla in alcun modo: al contrario, non potrà che avallarla!… E così è anche riguardo alla “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Tersatto (in Dalmazia), poi “in vari luoghi” (e quindi non solo a Tersatto e a Loreto) e, infine, a Loreto.

Ma non volendo imporre a nessuno tale mia convinzione, ti dico semplicemente: vieni in Ancona (ti ospito volentieri per un paio di giorni), e ti porterò volentieri su tutti i luoghi ove, secondo la Tradizione, “si è posata” la Santa Casa in terra marchigiana. Ti mostrerò “de visu” tutte le “circostanze” e la documentazione delle “prove” storiche, archeologiche e scientifiche (sì, “storiche”, “archeologiche” e “scientifiche”), che non dimostrano sicuramente “il miracolo” (bisognerebbe averlo visto con i propri occhi per poterne essere sicuro al punto di poterlo affermare in modo indiscutibile), ma dimostrano però “l’impossibilità” oggettiva di un “trasporto umano” della Santa Casa.

Quindi, come è avvenuto tale “trasporto” se l’uomo non può averlo fatto?...

Innanzitutto, vorrei qui ricordarti, caro Federico, le notizie antichissime scritte riguardo ai fatti accaduti - e che tu forse non conosci - riportate da testimoni e autori degni della massima credibilità.

C’è, infatti, anche un altro “santo”, che ha “testimoniato” e “scritto” quanti altri avevano a loro volta “testimoniato” e “scritto” (compresi “testimoni oculari” dei “fatti”) riguardo alle “miracolose traslazioni”: è il Beato Giovanni Spagnuoli (detto il Mantovano). Egli, recandosi a Loreto, vide e lesse le notizie della miracolosa traslazione da un’antichissima “Tavoletta” che era appesa alle pareti della Chiesa di Loreto.

In una lettera scritta in lingua latina e diretta al Cardinale Girolamo Della Rovere il 22 settembre 1479, il Beato Giovanni Spagnuoli così riportava (in consonanza con un altro autore, Pier Giorgio di Tolomei, detto il Teramano, Governatore della Santa Casa, che scrisse una identica “Relazione” verso il 1472; ed anche Giacomo Ricci, che pure scrisse un libro ancor prima, intorno al 1469 ): “Essendo venuto da poco presso la Santa Casa della Sacratissima Vergine Maria di Loreto e avendo veduto le cose mirabili che Dio opera in quel luogo (…) incominciai ad osservare ogni cosa con diligenza, ad ammirare l’ingente mole (la Basilica in costruzione) e a leggere gli “ex-voto” affissi alle pareti. Ed ecco che ai miei occhi si presenta una tavoletta corrosa, per la lunga esposizione e per l’antichità, nella quale era scritta la ragione per cui quel luogo aveva raggiunta una così grande autorità. Allora io, acceso da pio zelo, affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni, non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso, ho voluto raccogliere dalla tavoletta, consumata dal tarlo e dalla polvere, la serie dei fatti”. La “tavoletta” di cui parla il Beato e il “riporto” da lui trascritto sembrano quasi “una eco” delle parole della Sacra Scrittura: “Su, vieni, scrivi questo su una tavoletta davanti a loro, incidilo sopra un documento, perché resti per il futuro in testimonianza perenne” (Is.30,8). E la serie dei fatti, che il Beato trascrive, è quella delle diverse “traslazioni miracolose” della Santa Casa, da Nazareth a Tersatto e da questa città a Loreto, prima nella selva, poi sul colle del campo di due fratelli in disaccordo tra loro e infine sulla pubblica strada. Continua il Beato Mantovano nel suo scritto: Tutte le cose che abbiamo detto più sopra, fatta eccezione di pochissime, che chiariscono e non alterano la storia, sono state prese, salva sempre la verità dello scritto, da un esemplare autentico della suddetta tabella, al quale bisogna prestar fede

Il Beato Mantovano afferma dunque l’esistenza al suo tempo (nel 1479) di due documenti (o “tavolette”) da lui letti: uno molto antico, logorato dal tempo e dal tarlo, l’altro più recente, esemplare o copia di quello antico, meglio leggibile. Non è dunque vero - come certuni sostengono - che la narrazione della “miracolosa” traslazione incominci in epoca tardiva, per una “alterazione leggendaria” dei fatti, e cioè verso la fine del sec. XV, con la relazione del Teramano e del Beato Mantovano: infatti entrambi raccolsero tale narrazione da quanto era stato scritto su una “tavoletta” antichissima (e da un’altra più recente e meglio leggibile) che, essendo affissa nella Chiesa di Loreto, doveva essere stata almeno approvata dalle Autorità Ecclesiastiche dell’epoca e, presumibilmente, la “tavoletta” più antica poteva anche essere risalente proprio all’inizio degli eventi stessi accaduti e alla quale – dice il Beato Mantovano – “bisogna prestar fede”.

Alcuni storici attribuiscono l’esposizione della tavoletta antichissima al Beato Pietro Moluzii (altro “santo”!), Vescovo della Diocesi di Macerata, alla quale era stato aggregato il territorio di Recanati dal Papa Giovanni XXII nel 1320. In ogni caso, sia che la “tavoletta” sia stata esposta nel tempo dell’episcopato di questo Vescovo “beato”, sia che sia stata esposta con altri Vescovi precedenti o successivi, vi è da sottolineare come questi Vescovi dell’epoca (sotto la cui giurisdizione ricadeva la Santa Casa) mai avrebbero accondisceso alla narrazione e diffusione di “un fatto miracoloso” che essi sapevano non essere vero, essendo contemporanei o vicini all’epoca dei fatti narrati, e quindi facilmente vagliabili attraverso la consultazione dei testimoni diretti, ancora viventi, e che anche potevano “contraddire” e “sconfessare” direttamente (invece ciò non è mai avvenuto!) la “narrazione miracolosa” dei fatti esposta nella “tavoletta”.

Al contrario, “accettando” e “autorizzando” (direttamente o indirettamente) i Vescovi locali tale esposizione “miracolosa” dei fatti (non mai contraddetta da alcuno), pubblicati nella “tavoletta” esposta nella Chiesa di Loreto, essi - fin dalle origini - ne hanno sempre riconosciuto “il valore storico veritiero”. Perciò, se la “tavoletta” è stata esposta a Loreto almeno per i primi due secoli, ciò è stato possibile perché deve avere avuto indubitabilmente “una approvazione ecclesiastica”, che ne legittimava “la veridicità” dei contenuti. E’ molto importante non dimenticare mai questa prassi costante delle Autorità Ecclesiastiche: cioè, che esse non avallano mai “un fatto miracoloso” se esso non è stato ampiamente studiato, discusso e “comprovato”; e solo alla fine viene “riconosciuto” “vero”, se “davvero” è “proprio” “vero”. 

Così è stato, ad esempio, anche per l’approvazione delle “apparizioni” della Madonna a Guadalupe, a Lourdes, a Fatima, a Kibeho  - Cfr. Sito http://profezie3m.altervista.org/archivio/SpiritDaily_AnnivKibeho.htm - e per tanti altri fatti ed eventi soprannaturali accaduti lungo il corso dei secoli nella Storia della Chiesa.

 Anche attualmente, ad esempio, non c’è ancora un pronunciamento “ufficiale” e “definitivo” della Chiesa sulle apparizioni attuali della Madonna ai veggenti di Medjugorje - visita Sito Internet www.medjugorje.hr - a dimostrazione della prudenza estrema che usa la Chiesa prima del riconoscimento della veridicità di fatti ritenuti soprannaturali.

Vi è anche da dire che, a conferma del racconto esposto nella “Tavoletta”, il Teramano aggiunse pure la testimonianza che a lui fecero due anziani abitanti di Loreto del suo tempo: Paolo di Rinalduzio e Francesco il Priore. Il primo, che fu Rettore della Chiesa di Loreto, riferì al Teramano di aver saputo dal proprio avolo che il bisnonno di questo aveva visto con i suoi occhi la Santa Casa quando attraversava il mare (intendendo “in volo”, senza nave!…). Il secondo, con giuramento, aveva affermato che un suo avo aveva vissuto presso la Santa Casa e l’aveva visitata quando era nella selva e poi quando fu portata (non da uomini!…) nel campo dei due fratelliSono, queste testimonianze, da considerare forse “false testimonianze”, anche se fatte sotto giuramento?

Ma una “prova” ancor più “convincente” e, oserei dire, per un cattolico anche “vincolante”, caro Federico, è quella data - infine - dai pronunciamenti dei Sommi Pontefici, che impegnano il cattolico ad un “obbediente ossequio”, come insegna il Concilio Vaticano II (cfr. “Lumen Gentium”, n.25), anche se non fanno parte del Magistero infallibile dato “ex-cathedra”, a cui soltanto è dovuta l’obbedienza della fede. Si può, infatti, dimenticare o sottovalutare o addirittura contraddire e rifiutare le “testimonianze” stesse e “i pronunciamenti” “ufficiali” e “solenni” dei Sommi Pontefici fatti a riguardo della “questione lauretana” lungo il corso dei secoli?

Se non fossero “proprio vere” tutte le narrazioni sulle “traslazioni miracolose” della Santa Casa - tramandate prima “a voce” e poi “messe per iscritto” - come si spiega che i Sommi Pontefici, sin dall’inizio del suo arrivo a Loreto, abbiano dato tanto grande importanza all’umile “Casa di Loreto”, proteggendola in ogni modo, e arricchendola di favori, privilegi ed indulgenze ed attestando apertamente, proprio loro, in “documenti ufficiali” Pontifici, la sua origine “miracolosa”?

Già parla della Santa Casa di Loreto (mèta di pellegrinaggi da tutta Europa già da quegli ultimi anni del XIII secolo) il Papa Clemente V, in una Bolla, datata da Avignone il 18 luglio 1310.

Ma tra i Papi, in particolare, voglio ricordarti il Papa Pio II, morto il 14 agosto 1464 in Ancona,  ove era potuto giungere (nonostante fosse gravemente ammalato) per “una grazia” ottenuta dalla Vergine Lauretana, allo scopo di presenziare alla partenza di una Crociata (però non più partita) da quel porto. Ma, soprattutto, bisogna ricordare il Papa Paolo II, successore di Pio II, che l’assistette come Cardinale (si chiamava Pietro Barbo, di Venezia) nei suoi ultimi giorni di vita in Ancona e che - non potendo rientrare a Roma per la peste che lo aveva colpito - ebbe tra le mura della Santa Casa “l’istantanea” “miracolosa” guarigione dalla peste e la (privata) “rivelazione” dalla Madonna della sua imminente elezione al soglio pontificio, come avvenne pochi giorni dopo a Roma, il 30 agosto 1464, eletto subito al primo scrutinio. Egli volle allora manifestare la sua riconoscenza alla Vergine Lauretana nella sua prima Enciclica del 19 ottobre di quello stesso anno. Il Sommario di questo documento pontificio fu fatto scolpire dal Governatore della Santa Casa, R. Casali, in una grande lastra di marmo che ancora è murata nella prima lesena della navata di sinistra della Basilica di Loreto e in essa si legge un grande elogio al Santuario, fatto celebre dai grandi e stupendi miracoli che, scrive testualmente il Papa, abbiamo noi stessi esperimentati nella nostra persona. Poi egli concesse un’indulgenza straordinaria, in due Giubilei distinti, a coloro che avessero visitato il Santuario di Loreto e scrivendo, nella “Bolla” del 12 febbraio 1470, un grande elogio per il Santuario di Loreto, disse testualmente che esso era stato “miracolosamente fondato”. Queste le parole del Sommo Pontefice: “Cupientes ecclesiam Beatae Mariae de Laureto in honorem eiusdem Sacratissimae Virginis… miraculose fundatam, in qua, sicut fides dignorum habet assertio et universi potest constare fidelibus, ipsius Virginis gloriosae imago angelico comitante coetu mira Dei clementia collocata est…” (12 febbraio 1470). Si può misconoscere una dichiarazione così esplicita di un Sommo Pontefice, che non impegna certo la fede in senso “dogmatico”, ma che tuttavia richiede indiscutibilmente un “obbediente ossequio”?

E così, si possono misconoscere tutti i pronunciamenti fatti da tanti altri Pontefici successivi, sino ai nostri giorni? Come, ad esempio, dal Papa Giulio II, pure lui “miracolato” dalla Vergine Lauretana (ne esiste ancora nella Santa Casa il suo “ex-voto”). Egli, con una sua Bolla del 21 ottobre 1507, confermò al Santuario di Loreto le indulgenze date dai suoi predecessori, per alcune feste, alle quali aggiunse quella dell’Annunciazione e, togliendo la Santa Casa dalla giurisdizione del Vescovo di Recanati, la dichiara “Chiesa Pontificia”, alle immediate dipendenze della Santa Sede. Anche il Papa Giulio II afferma nella sua Bolla che la Santa Casa di Loreto è la Camera ove Maria fu salutata dall’Angelo, concepì il Salvatore, lo nutrì ed allevò.Questa camera - egli afferma testualmente - fu la prima chiesa consacrata dagli Apostoli in onore di Dio e della Vergine e fu poi miracolosamente trasportata, prima nella Dalmazia e quindi a Loreto”.

            Ancor più inequivocabile, chiarissimo e perentorio, è il pronunciamento del Papa Leone X, che, con “Breve” del 1° giugno del 1515 nominò il Card. Bernardo Dovizi di Bibbiena Procuratore del Papa a Loreto e poi, nel 1519, Amministratore Perpetuo della Santa Casa, della quale scrive (testualmente): “A testimonianza di tutti, è il primo e il più celebre di tutti i Santuari, perché è provato da testimoni degni di fede che la Santa Vergine, dopo aver trasportato per l’onnipotenza divina, la sua immagine e la propria casa da Nazareth in Dalmazia, quindi nella foresta di Recanati e nel campo di due fratelli, la fece deporre per il ministero degli Angeli, sulla pubblica via, ove trovasi tuttora e dove l’Altissimo, per i meriti della Santissima Vergine, continua a operare miracoli” (Arch. Vat. Vol. 1924; 232 IX Reg. 70 – f. 74).

            Questo documento pontificio non ha bisogno di illustrazione o di ulteriori commenti: è il Vicario di Cristo che parla in esso e - ancora più chiaramente e più decisamente dei suoi predecessori - egli “approva ufficialmente” e fa sua la storia della traslazione miracolosa della Santa Casa, con le stesse parole usate dal Teramano e dal Beato Mantovano. Egli afferma con sicurezza che tali fatti sono “provati” da “testimoni degni di fede”. Può il Papa Leone X aver scritto una affermazione così “impegnativa” senza avere verificato ogni cosa con un esame lungo e scrupoloso ed essersi accertato della “verità” di quanto andava scrivendo, con cui attestava in maniera così “ufficiale” e “solenne” - e quale “Vicario di Cristo” - la “veridicità storica” della “miracolosa traslazione”?… (vedi anche alla fine di questa esposizione ulteriori specificazioni a riguardo di questa “approvazione” di Leone X).

            Tali conferme si hanno anche da tanti altri Papi successivi. Tra di essi, Clemente VII, che mandò anche una commissione a Nazareth e a Tersatto per verificare le misure delle fondamenta della Santa Casa rimaste a Nazareth e le impronte da questa lasciate a Tersatto (tutte coincidenti); come anche lo stesso San Pio V, che tu, Federico, citi nell’episodio del Crocifisso (che non so se sia un episodio vero, e comunque è giustificabile se aveva qualche fine pedagogico-pastorale), ma che a riguardo della Santa Casa volle fosse scritto nella Basilica le parole “Vera domus florida quae fuit in Nazareth”, attribuendo poi la vittoria dei cristiani a Lepanto all’intercessione della Vergine Lauretana, istituendone poi la Festa del Santo Rosario il 7 ottobre.

Cfr. Sito Internet http://www.santorosario.net  e  http://www.fuocovivo.org/nuovo%20libro.html

In speciale modo, poi, Sisto V, il grande Papa Marchigiano, fu uno dei più insigni benefattori della Santa Casa, che fin da fanciullo aveva imparato ad amare e a venerare. Egli elevò al rango di “città” Loreto e la fece sede Vescovile. La sua Bolla del 17 marzo 1586, con la quale concede questi privilegi a Loreto, è un inno alle glorie e all’origine miracolosa del Santuario che accoglie - egli dice testualmente - “la santa stanza consacrata dai Misteri Divini, nella quale Maria nacque, fu salutata dall’Angelo e concepì di Spirito Santo il Salvatore del mondo” (Magnum Bullarium, Roma, 1863, T. VIII, p.666).

Così anche ne furono devotissimi il Beato Pio IX, che proprio nella Santa Casa fece “voto” di abbracciare la vita ecclesiastica se fosse stato guarito da una grave malattia, come poi realmente avvenne (e così diventò “sacerdote”, “vescovo”, “papa” e “santo”!).

Per non parlare poi di Leone XIII che, in occasione del Sesto Centenario della Traslazione, solennemente celebrato nell’anno 1894, pubblicò una delle sue più belle Encicliche – la “Felix Lauretana Civitate” (del 23 gennaio 1894) -, nella quale fece professione della sua specialissima devozione alla Santa Casa di Loreto, che egli definì uno dei monumenti più sacri della fede cristiana, e scrivendo in modo chiarissimo (e testualmente) che la Santa Casa “per benignissimo consiglio di Dio fu trasportata miracolosamente in Italia”.

            Si può ben dire che, oltre anche ai Papi precedenti, ma soprattutto da Paolo II sino all’attuale Papa Giovanni Paolo II, per secoli e secoli, i Sommi Pontefici hanno fatto a gara nel dimostrare la loro venerazione e il loro amore per la Santa Casa custodita nel Santuario di Loreto.

            Infine - e ciò è ancor più “impegnativo” per la Chiesa! - i Sommi Pontefici  concessero la Festa Liturgica della “Traslazione” (quella “miracolosa!…), fissandola al 10 dicembre.

Bisogna, in proposito, aver chiaro che il 10 dicembre non si festeggia “la Casa trasportata”, come qualche studioso “confonde”, con un sottile gioco di parole:  e ciò per giustificare il valore della possibilità della “traslazione umana”, senza accorgersi che in tal modo sta contraddicendo apertamente la Liturgia. La Chiesa, invece, intende festeggiare proprio il “fatto storico” della “Traslazione miracolosa” della Santa Casa, ad opera degli angeli!… D’altra parte è palesemente contraddittorio affermare di poter festeggiare “la Casa trasportata”, quando si sostiene nel contempo l’ipotesi che a Loreto vi siano state trasportate “le sante pietre” “prese” dalla Santa Casa. Se così fosse, allora si dovrebbe dire che si possono festeggiare solo le reliquie “trasportate” a Loreto delle sole “sante pietre” della Santa Casa e non si potrebbe perciò festeggiare anche l’interaSanta Casa, visto che a Loreto vi sarebbero solo delle “pietre” “prese” dalla Santa Casa di Nazareth. Se così fosse, inoltre, allora a Loreto non c’è la “vera” Casa di Maria (quella di Nazareth), ma solo delle “pietre” “portate vie” dalla Casa di Nazareth e “ricomposte a Loreto”. Come si può quindi festeggiare “la traslazione” (anche fosse quella “umana”) della Casa di Nazareth, se a Loreto vi sono solo delle “pietre” di quella Casa? Allora si dovrebbe festeggiare solo “il trasporto” delle “sante pietre” portate via dalla Casa di Nazareth… In tal modo, però, la Chiesa “ha sbagliato” (?) ad istituire la “Festa della traslazione” (anche fosse solo quella “umana”) e dovrebbe perciò davvero “modificare” (!) la “Festa della Traslazione” del 10 dicembre!… E’ possibile tutto questo?… Non sono evidentissime tutte queste “assurdità” e “contraddizioni” ?…

Riguardo poi al valore delle reliquie, che tu, caro Federico, definisci “quisquiglie da nulla”, “pulvis, cinis et nihil”, ti ricordo invece che la Chiesa le approva e le raccomanda, perché - afferma il “Catechismo della Chiesa Cattolica” (al n°2132) - “chi venera l’immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto” e gli atti di culto non sono rivolte alle immagini considerate in se stesse, ma in quanto servono a raffigurare il Dio incarnato.

            Anche la Santa Casa di Loreto è una “Reliquia”, e indiscutibilmente è anche “la più insigne”, perché proprio fra quelle mura si è incarnato nel grembo di Maria Vergine il Figlio di Dio, la Seconda Persona della SS.ma Trinità, entrando nel tempo e nello spazio e nella storia,  per attuare la redenzione degli uomini. Alle Reliquie, perciò, e in modo specialissimo alla Santa Casa di Nazareth, si deve venerazione e culto. Ma di questi atti esterni e pubblici è giudice la Chiesa, la quale, prima di permetterli, vuole accertarsi che le Reliquie abbiano i caratteri dell’autenticità. Si tratta, naturalmente, di una certezza che non sempre può essere “assoluta”, ma basta che sia “morale” (cioè, “ragionevolmente provata”) per legittimare e raccomandare il culto delle Reliquie.

            Nelle cose opinabili ciascuno può pensare come crede. Nel caso nostro, però, a riguardo della Santa Casa, ci troviamo dinanzi non solo a “prove critiche”, ma anche ad atti di Sommi Pontefici, culminanti nella consacrazione liturgica della “Festa della Traslazione” (e ripeto: la liturgia intende la “traslazione” “miracolosa”!), che mette in rilievo ed esalta la tradizione lauretana; andare contro di essa è, per un buon cattolico, un atto, per lo meno “irriverente.

            L’istituzione della Festa, già celebrata da sempre a livello locale, si ebbe con un Decreto del 29 novembre 1632, della Sacra Congregazione dei Riti, che, dopo maturo esame, approvava per la Regione delle Marche la Festa della Traslazione della Santa Casa e la fissava al 10 dicembre. Il 16 settembre del 1699, Innocenzo XII concedeva alle medesime Diocesi delle Marche l’Ufficio proprio della Traslazione della Santa Casa, con approvazione della lettura del trasporto miracoloso del sacello nazaretano, e con relativa Messa. Benedetto XII l’estendeva a Roma, allo Stato Pontificio e a tutte le Diocesi che ne avessero fatto domanda.

Nella VI Lezione è brevemente descritta la storia della Traslazione (intendendo sempre, come ben si legge, quella “miracolosa”!) ed è ricordata la venerazione secolare dei fedeli alla Santa Casa: “Ipsius autem Virginis Natalis Domus divinis mysteriis consecrata, Angelorum ministerio, ab infidelium potesatte in Dalmatiam prius, deinde in agrum Lauretanum Picenae Provinciae translata fuit… eamdemque ipsam esse in qua Verbum caro factum est et habitavit in nobis, tum Pontificiis diplomatibus et celeberrima totius orbis veneratione, tum continua miraculorum virtute et coelestium beneficiorum gratia comprobatur”.

E’ una magnifica sintesi di quanto fin qui detto ed è un “documento ufficiale” della Chiesa, approvato dai Sommi Pontefici, valido ancor oggi, in cui la Festa della Traslazione è ancora celebrata il 10 dicembre di ogni anno.

            Infine, “a suggello conclusivo”, bisogna ricordare ancora che il Papa Benedetto XV, accogliendo i voti di moltissimi Vescovi e fedeli, il 24 marzo 1920 dichiarava la Beata Vergine di Loreto Patrona principale degli Aviatori. Per quale altro motivo se non perché ne riconosceva “autentica” la tradizione del “volo miracoloso” della Santa Casa?… Infatti, con tale proclamazione, Benedetto XV approvò pienamente la Tradizione, la quale vuole che la Beata Vergine abbia guidato nei cieli e sul mare la sua Casetta, quando questa fu dagli angeli portata dalla Palestina in Dalmazia e poi sul suolo Italiano.

            Tutte queste concessioni furono fatte dalla Santa Sede dopo un lungo e approfondito studio, e non senza discussioni e obiezioni da parte del Promotore della fede, in seno alla Sacra Congregazione dei Riti, e costituiscono uno dei più validi argomenti per dimostrare che la tradizione lauretana è basata sulla verità.

La Chiesa non avrebbe diversamente approvate le preghiere liturgiche, che citano “la miracolosità” della Traslazione, perché “lex orandi est lex credendi”.

Tutte queste “testimonianze” esposte sopra (e tantissime altre che se ne potrebbero aggiungere), non pensi, caro Federico, che abbiano un valore “probativo” “esaustivo”, almeno per noi che ci diciamo “credenti”, poiché sono fatte - come ti ho ampiamente riportato - da “beati” e da “santi”?… e, anzi, da Gesù stesso “per rivelazione” (a Santa Caterina da Bologna e alla Beata Caterina Emmerick, ed anche ad altri Santi)?… “testimonianze” comunque direttamente o indirettamente “avallate” dai “pronunciamenti” “ufficiali” dei Sommi Pontefici?… fino ad oggi?…

 

Ma torniamo agli studi storici, archeologici e scientifici.

E qui, a questo punto, credo sia davvero il caso di “sconfessare” - per l’amore della verità - un documento (il foglio n.181 del “Chartularium culisanense”), “scoperto” anni fa da “uno studioso” (che “sinceramente” e “umilmente” “rispetto”, perché lo conosco, e lui mi conosce, da tanti anni), al quale ne avevo già “confutato” personalmente e amichevolmente il valore senza esserne stato ragionevolmente contraddetto. Questo studioso, circa un ventennio fa, iniziò a scrivere, e a far scrivere, e a diffondere l’ipotesi del “trasporto umano”, a cui pure tu, Federico, ti sei “adeguato”, certo in buona fede, come dimostri nel tuo scritto, non conoscendo tutta la vastità degli studi fatti sulla Santa Casa in sette secoli.

Quel “documento”, “scoperto” circa un ventennio fa (ma, per meglio dire, si tratta di “una semplice riga” di uno scritto!), in realtà non ha nessun legame con la storia della Traslazione della Santa Casa di Loreto. Personalmente, al riguardo, sento “IL DOVERE” di dirti di “POTER SMENTIRE RISOLUTAMENTE IL VALORE DI TALE DOCUMENTO” (cioè, del foglio n.181 del “Chartularium culisanense”) e di dichiarartene con estrema franchezza “L’ASSOLUTA INCONSISTENZA” a riguardo del riferimento alla “questione lauretana”! Esso, così come è stato interpretato, è “un vero abbaglio”, per non dire “un vero falso“Falso”, perché “non è per niente vero” che esso faccia riferimento al “trasporto” delle mura della Santa Casa di Loreto, e tale accostamento è del tutto “arbitrario”, per le ragioni che ti espongo subito qui di seguito.

Il documento che sarebbe stato “scoperto”, riguardo ad una nobile famiglia principesca di nome “Angeli”, dell’Epiro, che avrebbe ipoteticamente effettuato il trasporto (da cui sarebbe sorto “l’equivoco” del “trasporto per ministero angelico”), è - te lo ripeto ancora - “un vero abbaglio”, nella interpretazione fattane.

Quel documento, infatti, è solo un atto notarile, relativo ai beni mobili rilasciati al figlio del re di Napoli (Carlo d’Angiò), cioè a Filippo, principe di Taranto, quale dote della sposa Ithamar (o Margherita Angeli), dal genitore di lei Niceforo Angeli, despota dell’Epiro e discendente degli imperatori di Costantinopoli.

Innanzitutto c’è da chiarire che quel documento (il foglio n.181 del “Chartularium culisanense”) è una “copia” del 1859 (!) tradotta da “un originale non più esistente” (e quindi sempre passibile di dubbio, sia riguardo all’esistenza dello scritto originale sia riguardo alla fedeltà del testo tradotto dall’antico originale, che sarebbe stato scritto in greco). Inoltre questo documento, pur accettando che possa essere davvero esistito e che la “copia tradotta” sia rispettosa del testo originale, per quanto riguarda la data di composizione, esso non è databile - per un matrimonio cui si riferisce - prima del 1294. E questa è già una prima contraddizione che ne sconfessa sicuramente ogni riferimento all’ipotetica “traslazione umana” delle “sante pietre” della Santa Casa. Infatti “la prima traslazione” della Santa Casa avvenne il 9-10 maggio 1291, a Tersatto (in Dalmazia): e perciò già la stessa data del “foglio” (l’anno 1294) dimostra che era già avvenuta da tre anni “una prima traslazione” (e “questa” traslazione da chi fu fatta?…) e ne sconfessa perciò “l’interpretazione” di riferimento al trasporto a Loreto delle “pietre” della Santa Casa “direttamente” da Nazareth. Al massimo, si potrebbe “interpretare” che le “sante pietre” di cui nel testo si parla furono portate via dalla Santa Casa che era già presente a Tersatto, e quindi non certo da Nazareth: ma comunque si tratterebbe sempre di “pietre”, e non della Santa Casa!… come ti spiego meglio qui di seguito.

Infatti, è ancor più lampante la “contraddizione” stessa che si rileva nel voler identificare la Santa Casa di Nazareth dalle poche parole che sono contenute nella riga del testo cui si fa riferimento. In quel documento, infatti, cioè in “quella riga” di quel documento, non si parla per nulla della Santa Casa, ma di generiche “pietre” (prese non si sa dove e portate non si sa dove), date in dote per un matrimonio (e “quante” pietre?… 10, 100, 1000, o di tutta la casa?…). E’ scritto, infatti, in quella riga di quel documento, che furono date in dote per il matrimonio della suddetta Ithamar (testualmente): “Le sante pietre portate via dalla Casa della Nostra Signora Vergine Madre di Dio”. Ma la Santa Casa è costituita da “pareti”, e non da semplici “pietre”, e di tali pareti della Santa Casa è indiscutibilmente “provato” e “documentato” (in modo “diretto” o “indiretto”) riguardo ai tempi e ai luoghi ove “sono state portate” e “hanno sostato”. Ma, ancora di più, è l’analisi logica del testo stesso che “sconfessa” il riferimento alla Santa Casa, poiché le parole del testo sottolineano - in maniera “lampante” e “inequivocabile” - che si sarebbe trattato di pietre “portate via dalla Casa della Nostra Signora…”. Quindi “quel” testo afferma chiarissimamente che non si tratta di una Casa che venne “portata via”, ma di pietre che vennero portate via dalla Casa di Nostra Signora…”. La Casa, quindi, rimase al suo posto!… Vennero portate via solo delle “pietre” “prese” da quella Casa!… Più chiaro di così!… E’ come, cioè, se io mi recassi ancor oggi nella Santa Casa di Loreto (o in qualunque altra casa) e ne portassi via delle “pietre”: ma non tutta la Casa (e come farei?!…)… Come è stato possibile dedurne, invece, che fu la Casa di Nostra Signora ad essere stata portata via, quando le parole del testo dicono inequivocabilmente che furono portate via delle pietre dalla Casa di Nostra Signora”, che perciò rimase al suo posto (la Casa). Quindi, la famiglia principesca di cognome Angeli, dell’Epiro, non ha mai trasportato alcuna “Casa di Nostra Signora”: né a Tersatto, né a Loreto, né in alcun altro luogo. C’è, in proposito, da aggiungere ancora che è anche tutta da dimostrare l’asserzione dell’identificazione tra “Casa di Nostra Signora” e “Santa Casa di Nazareth”, dato che la Madonna è dimostrato che abitò in vita - oltre che a Nazareth - anche in altre case (come a Gerusalemme, a Betlemme, in Egitto, ad Efeso…). Quindi, quelle “sante pietre” potrebbero anche essere state prese da “altre” Case della Madonna e non necessariamente da quella di Nazareth!… E comunque, in ogni caso, è chiarissimo dalle parole del testo che non fu la Casa ad essere “presa” e “portata via”, ma furono “portate via” delle “pietre” “prese” da “quella Casa”!… Questo è il solo, razionale e incontestabile “vero” “senso” del testo surriferito.

Ci sarebbe però anche un altro documento - secondo quanto riportato dal suddetto “studioso” nei suoi libri - che riferirebbe l’informazione secondo cui la nobile famiglia di nome Angeli, discendente degli imperatori di Costantinopoli, nel secolo XIII salvò “i materiali” della Casa della Madonna dalle devastazioni musulmane e li fece trasportare a Loreto per ricostruirvi l’attuale sacello.  Ciò si trova scritto in una nota redatta il 17 maggio 1900, nel suo “Diario” personale, dal vescovo di Digione mons. Landrieux, il quale afferma di avere incontrato a Roma il medico pontificio, Giuseppe Lapponi, che gli avrebbe riferito (“confidenzialmente”) di avere letto le suddette informazioni in alcuni “documenti”, ora però “introvabili”, dell’Archivio Segreto Vaticano.

 Io qui mi chiedo una cosa, caro Federico (con tutto “il sincero e doveroso rispetto” per “chiunque”): si può parlare di “serietà” (!) “storica” quando nei libri che trattano della “questione lauretana” gli “studiosi” imbastiscono e portano “a fondamento” delle proprie tesi “indimostrabili” una “tale” “prova” “storica”?… Come è possibile dar credito e fondare tutta “una nuova teoria davvero rivoluzionaria” (sulla “questione lauretana”) basandosi solo su una semplice informazione ricevuta e riportata da un Vescovo, che attesterebbe che il tal Lapponi avrebbe visto tali documenti nell’Archivio Segreto Vaticano, ove però attualmente non ci sono?…

Allora… “cerchiamo di ragionare” (!)… Innanzittutto bisogna dimostrare che il Lapponi ha “davvero” “riferito” e “rivelato” al Vescovo di Digione tali informazioni in suo possesso (poiché mons. Landrieux - con tutto il rispetto! - può anche essersi “inventato” “tutto”, di tale “confidenza”! oppure, seppur sia stato sincero, può anche avere capito male quanto gli avrebbe riferito il Lapponi). In secondo luogo, bisogna domandarsi “il perché” il Lapponi, se davvero ha visto e letto tali documenti, non li ha però mai fatti conoscere in pubblico né ha mai dichiarato a nessun altro (all’infuori del Vescovo di Digione) la loro esistenza: perciò, c’erano “davvero” questi documenti?… o c’era scritto “davvero” ciò che il Lapponi avrebbe riferito al Vescovo di Digione?… In ultimo, e “concretamente”: dove sono tali documenti, che erano nascosti nell’Archivio Segreto Vaticano, visto che lì non ci sono più?… Si può sostenere una tesi simile (del “trasporto” della Santa Casa ad opera dei principi Angeli), senza avere dei documenti “veri”, “tangibili” e “visibili” che la supportano in qualche modo, e ci si può imbastire addirittura “una prova” davvero “epocale” e “rivoluzionaria”, da poter “sconfessare” e “ridurre al silenzio” secoli e secoli di “vere” “prove” di “ogni genere” (storiche, archeologiche e scientifiche, miracoli divini, “rivelazioni” di Santi e “approvazioni ecclesiastiche” ininterrotte)?…

In realtà, visto che quei documenti sono “introvabili”, si deve supporre che non ci siano mai stati oppure (se c’erano “davvero” dei documenti, che ora risultano “davvero” “mancanti”) si può persino sospettare - è ciò è un’illazione moralmente “lecita”! - che tali documenti (che nella realtà dei loro contenuti non avevano nessuna consistenza probativa) possono pure essere stati sottratti intenzionalmente da “qualcuno” proprio per dar più credito alla “falsa” e “falsamente imbarazzante” “rivelazione” fatta dal Lapponi al vescovo di Digione!…

Ma anche ammettendo che sia tutto “vero” e che tali documenti ci fossero stati davvero nell’Archivio Segreto Vaticano, e che magari sono stati persino e proprio “intenzionalmente” “asportati”, e “nascosti” o “distrutti” proprio per non farli scoprire ad altri, persino - come “qualcuno” ha scritto - per la “nobile intenzione” di non sconfessare… il Papa: nel caso in questione, Leone XIII), ed anche ammettendo che in tali documenti fosse stato scritto “davvero”, secondo come riporterebbe (testualmente) il Landrieux, che “i De Angelis (la famiglia imperiale bizantina) portarono via i materiali della Santa Casa di Nazareth”, per portarli a Loreto: ebbene, non ritorna però anche qui tutto il discorso già fatto sul “chartularium culisanense”?… Se, cioè, i De Angelis (o “Angeli”) portarono via “i materiali” della Santa Casa, come si fa ad affermare che portarono via “tutta” la Santa Casa?… Inoltre, parlando di “materiali” della Santa Casa “portati via”, si può intendere “qualunque cosa”: il testo, infatti, potrebbe anche fare riferimento a delle semplici “suppellettili domestiche”, e non necessariamente alle “pietre” della Santa Casa, pur se le parole sembrano riferirsi a quest’ultime.

In ogni caso, tali “materiali” “portati via”, se anche fossero stati “le sante pietre” della Santa Casa non si riferiscono certamente alle “pareti” della Santa Casa! Invece a Loreto ci sono state portate proprio “le pareti” (proprio le “tre pareti integre”!) della Santa Casa e non delle “pietre” o dei “materiali” con cui sarebbe stata “ricostruita” la Santa Casa a Loreto (che è cosa assolutamente e umanamente “impossibile”!)… Anche la Beata Anna Caterina Emmerich, nelle sue “rivelazioni” sopra citate, attesta che le pareti (proprio “le pareti” e non solo “le pietre”!) della Santa Casa di Loreto sono assolutamente le stesse di Nazareth: quindi, se a Loreto le pareti della Santa Casa sono “assolutamente” le stesse di Nazareth, tali pareti non possono essere state mai né “smontate” né “ricostruite”, in alcun modo e da nessuno!

Ciò che invece è davvero “certo” e “indiscutibile” è che nel sottosuolo della Santa Casa sono state ritrovate centinaia di monete, di varie epoche, persino dell'età romana, per la presenza sul colle lauretano di una necropoli dell'epoca romano-imperiale. Da quell'epoca romana, però, sino a monete databili dalla seconda metà del secolo XIII, non vi è più nulla. Ciò avvalora il fatto che solo dalla fine del XIII secolo la località cominciò ad essere abitata e soprattutto venne “improvvisamente” e “assiduamente” visitata da “folle di pellegrini” provenienti dai più svariati luoghi: ci sono persino quattro monete della zecca tedesca, del secolo XIII, e ci sono anche due monete ateniesi, “coniate” anche dalla famiglia principesca “Angeli”, sempre della fine del XIII secolo, che dimostrano soltanto che in quel luogo vi sono giunti pellegrini provenienti anche dall'Oriente, o dall'Italia Meridionale (ove c'erano parenti dei principi Angeli), dove tale moneta era circolante e che può essere stata portata a Loreto da chiunque. Esse non dimostrano per nulla - come si vorrebbe da qualche studioso - che furono collocate lì per “dimostrare” la “ricostruzione” (“umanamente”, “architettonicamente” e “scientificamente” impossibile!), operata dai principi Angeli, delle mura della Santa Casa (“ricostruzione” effettuata in 24 ore - notte compresa! - “in mezzo ad una strada”… con una parte lasciata sul “vuoto” di un fosso!…).

Per di più, le due monete sono le uniche databili con sicurezza tra il 1287 e il 1308 (corrispondenti al periodo del ducato ateniese di Guido II de La Roche, imparentato con la famiglia “Angeli”) e dimostrano perciò in maniera indubitabile e indiscutibile che proprio “tra quegli anni” è “comparsa” la Santa Casa sul colle lauretano. Non dimostrano però che la Santa Casa fu “ricostruita” nel 1296, che è l’anno “supposto” (e non strettamente “sicuro”) della “traslazione” sulla pubblica strada del colle lauretano, dopo essere giunta nel 1294 in località Banderuola. Le monete, infatti, non recando date specifiche, potrebbero essere state coniate anche in anni posteriori, e cioè tra il 1297 ed il 1308: quindi non hanno nessun valore probativo per una “impossibile” “attestazione” di “ricostruzione” della Santa Casa sul colle lauretano nel 1296!… oppure, meglio, nel 1294!… In proposito, non c’è già qui anche una “contraddizione” tra le date? La Santa Casa fu “ricostruita” nel 1294 “anche” in località Banderuola o “solo” nel 1296 sulla collina retrostante, sul campo dei due fratelli, e poi ancora e definitivamente sulla pubblica strada ove si trova ora?… Oppure fu “ricostruita” sulla pubblica strada, dopo essere stata “smontata” e “ricostruita” per ben tre volte nella zona lauretana (oltre che a Tersatto ed anche a Nazareth)?!… Non siamo nel campo “dell’assurdo”?…

Il fatto, comunque, della presenza di “quelle” monete nel sottosuolo della Santa Casa dimostra ancor più che alla fine del 1300 la Santa Casa di Loreto era già famosa in Europa e nel Medio Oriente: evidentemente per qualcosa di “straordinario” ivi avvenuto, “subito” conosciuto ovunque, che ne attirava i pellegrini da ogni parte. Non dimostrano nulla, invece, a riguardo dell'ipotesi della "traslazione umana" da parte dei principi Angeli. Le due monete lì ritrovate sono state evidentemente portate e lasciate lì a scopo devozionale o come semplice "offerta": possono essere state portate sia da dei sudditi della famiglia Angeli (che usavano tali monete) come anche da qualcuno della famiglia stessa, giunto lì pure lui in pellegrinaggio. In proposito, ci sono documenti che attestano anche di briganti che assalivano i pellegrini per prendersi le loro “offerte devozionali” e, al riguardo, la Tradizione parla anche dei due fratelli - sul cui campo fu traslata la Santa Casa - che litigavano proprio per prendersi le offerte dei pellegrini: e proprio a causa di ciò la Santa Casa "si spostò" ancora e "miracolosamente" sulla pubblica via, che si trovava accanto al campo dei due fratelli (come si può verificare ancor oggi)

 

Caro Federico, tutte queste “errate” “interpretazioni” dei testi e dei reperti sopra esposti, nonostante costituiscano delle “prove” del tutto “inconsistenti” e “false” riguardo alla “dimostrazione” del “trasporto umano ad opera della famiglia Angeli”, dell’Epiro, da quando però (circa un ventennio fa) furono pubblicamente “proposte”, divennero subito “facile” e “sensazionale” “preda” della superficialità dei “mass-media” (radio, televisione, giornali quotidiani e periodici, libri, ecc.), sempre pronti ad affossare tutto quanto si riferisce al soprannaturale e a voler dimostrare che la fede della gente semplice è solo “vana credulità”, suscitando tanta “confusione” nelle menti.

Così - in un ventennio - sono stati pubblicati una vastità di articoli e libri che hanno iniziato a fare, purtroppo, anche autentiche “manipolazioni”, “travisamenti” e “forzature” (che ti posso “dimostrare”!…) di documenti, testimonianze, studi archeologici e architettonici, icone, ecc., fino a scrivere talvolta in modo marchiano anche “l’assurdo”, pur di “demolire” la “veridicità storica” della “traslazione miracolosa”, abbandonata ormai al “rango” di “leggenda popolare”, e voler far passare “a tutti i costi” “per vera” “la tesi preconcetta” del “trasporto umano”. 

A tal punto che ormai si dà per “scontato” - anche in molti ambienti ecclesiali - che sia “vera” “l’ipotesi della traslazione umana” (pur se è “evidentemente” “impossibile”!) e non si parla quasi più della “traslazione miracolosa” (che è invece “possibile” ed è in realtà “proprio vera”!). Neppure nello stesso Santuario Lauretano se ne parla quasi più: sembra quasi che se ne abbia paura!… chissà?… forse di essere tacciati di irrazionale fideismo o che poi la gente diventi più scettica ed incredula, mentre avverrebbe - secondo quanto talvolta “sentito” - che mostrandosi “moderni” e “razionali”, e accantonando il soprannaturale, la gente sarebbe più “attirata” in Chiesa!… Ciò è un vero “inganno”!.. Anche il Papa Giovanni Paolo II in un discorso lo disse: “Le vie che si discostano dalla verità finiscono col contribuire ad allontanare le persone da Dio, ottenendo il risultato opposto a quello che in buona fede si cercava” (discorso Giovanni Paolo II, 1990, alla Rota Romana).

Ciò lo vediamo comprovato anche dalle chiese sempre più vuote, in ogni angolo d’Europa, per “l’apostasia silenziosa dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse”, come ha scritto (testualmente) più volte Giovanni Paolo II (cfr. Esort. Apost. “Ecclesia in Europa”).

Cfr. Sito Internet http://www.zenit.org/italian/visualizza.php?sid=202

Misconoscendo “il soprannaturale” anche là “ove c’è davvero” non si fa che incrementare “l’apostasia silenziosa” degli stessi cristiani e allontanare ancora di più chi la fede ancora non ce l’ha (o ne ha molto poca): essi diventano così sempre più scettici e sono sempre più tentati a negare la stessa esistenza di Dio, vivendo poi come se Dio non esistesse.

Cfr. Siti Internet http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/la%20donna%20e%20la%20moda.html 

http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/discoteche.html

Se invece il soprannaturale c’è (come c’è!) allora si può dimostrare che esiste anche Dio, che sempre e davvero ha cura degli uomini e sempre opera per aiutarli a portare a compimento la loro Salvezza Eterna: anche con “i miracoli”, se è necessario. E gli uomini, verificando questi “interventi” di Dio nella storia umana, acquistano più fede in Lui e possono più facilmente arrivare alla verità e alla salvezza.

Da ciò puoi comprendere, caro Federico, perché non è la stessa cosa dire che un avvenimento “è stato” miracoloso e dire che un avvenimento “non è stato” miracoloso. Nella tua seconda risposta a questo scritto, infatti, il 17 agosto scorso, aggiungesti e mi chiedesti (riguardo alla traslazione miracolosa): E se anche furono Serafini o Principati o la potenza divina non mediata, che ce ne viene?”... La risposta è quella scritta qui sopra.

Il Nostro Signore Gesù, d’altra parte, insegnò chiaramente che è “LA VERITA’ che RENDE LIBERI” (cfr. Gv.8,32) e non la negazione o la falsificazione della “verità”! anche di quella della “realtà” dei miracoli!… Per questo, di fronte ai “rappresentanti” della “scienza”, anche di quella “teologica” (che è giunta non raramente perfino a negare l’autenticità dei miracoli compiuti da Gesù e descritti nei Vangeli!), verrebbe talvolta da preferire di “consultare” - anche se non sarà un’opzione “scientifica” - “l’opinione” della “vecchietta”, analfabeta e povera (cfr. Mc.12,41-44), che fa scorrere interminabilmente in mano i grani del Rosario: è quantomeno sincera, e se lei afferma di “sentire nel cuore” che quella Casetta di Loreto è lì proprio perché Dio ce l’ha portata miracolosamente - credendo con semplicità alla Tradizione, “approvata” dalla Chiesa - è più credibile dei rappresentanti di cui sopra. E’ più credibile e sicura “l’intuizione” e “la fede semplice della gente umile” che le discettazioni complesse e contraddittorie dei “dotti”.

D’altra parte, anche a riguardo della “realtà” della miracolosa traslazione della Santa Casa di Loreto, a me viene talvolta spontaneo accostarla a ciò che disse Gesù: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e LE HAI RIVELATE ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te” (Mt.11,25-26).

Ma torniamo, caro Federico, di nuovo alle “traslazioni” della Santa Casa.

Dove fu trasportata “veramente” (e “da chi”?) la Santa Casa? quella proprio di Nazareth, e ora a Loreto?

Innanzitutto fu trasportata a Tersatto, in Dalmazia (vedi a lato foto del Santuario ancora esistente), ove la Santa Casa “arrivò” il 9-10 maggio 1291, e ove esiste tutta una “tradizione locale” perfettamente identica a quella di Loreto riguardo alla “traslazione miracolosa” avvenuta sempre per il “ministero angelico”… E poi fu trasportata “in vari luoghi (e quindi, non solo a Tersatto e a Loreto: come è proprio attestato da varie Tradizioni locali, e secondo come Gesù stesso “rivelò” a Santa Caterina da Bologna nel 1440)

In Ancona, per esempio, secondo la Tradizione locale, la Santa Casa, “portata via” da Tersatto, prima di giungere a Loreto fu trasportata nel 1295 su una collina di questa città, ove vi è rimasta per nove mesi, e poi… è ancora “volata” via!… “Così” è “testimoniato” e “scritto” in un documento di un sacerdote contemporaneo all’epoca dei fatti, di nome “don Matteo”. Di quel documento esiste però solo “una copia” posteriore, riportata da Valerio Martorelli, Vescovo di Montefeltro, antico studioso della Santa Casa, al quale fu data il 23 settembre 1732 da Innocenzo Storani, arcidiacono della Cattedrale di Ancona. In quel documento è così scritto: “Io, don Matteo, rettore e plebano di Sant’Onofrio fora della Porta di Campo di Marte della città di Ancona, per mia devozione lascio questa memoria di questo miracolo, ch’è dell’anno 1295. Nella selva in Contrada di Posatore si posò per nove mesi la Santa Casa della Madre di Dio, e perché semo tanto costernati et restati in tanto poco numero di persone, per le gran guerre e pestilenze patite, ho voluto mettere questa scrittura per ricordo sotto la pietra sacra della Chiesa di Santa Caterina, acciò piacendo alla Madonna Santissima al suo tempo si ritrovi. Umilissimo servo di Dio”.

Il manoscritto originale, dunque, potrebbe ancora trovarsi sotto l’altare della Chiesa di Santa Caterina (sul colle Astagno), ove era stato da don Matteo “collocato” e “murato” proprio apposta per permettere un successivo ritrovamento dei “posteri” a “testimonianza” e “conferma” dei fatti accaduti, scrivendo egli in quel testo “acciò piacendo alla Madonna Santissima al suo tempo si ritrovi”. Quella Chiesa, però, fu in seguito demolita, ed è rimasta “sotterrata” per la costruzione di successive soprastanti edificazioni (una fortezza medievale). Tuttavia, con scavi archeologici (se lo si volesse), si potrebbe forse arrivare a quell’altare sotterrato forse ancora esistente (poiché la demolizione può aver interessato solo le strutture soprastanti l’altare della Chiesa): e, se il documento non è andato distrutto, potrebbe forse essere ancora proprio “lì”, datato 1295!… Se ciò avvenisse, non sarebbe un ritrovamento straordinario?… Si spende tanto denaro per tante “ricostruzioni” di monumenti fatiscenti e di nessuna importanza storica o per scavi archeologici inconcludenti ed inutili: perché non provare anche questo “scavo”, peraltro non molto difficile, perché la Chiesa sotterrata sembrerebbe essere ancora di facile accessibilità?… Ho provato a parlarne con “qualcuno” possibilitato ad una tale iniziativa. Ma ancora non ne ho avuto risposta… Forse, in futuro, chissà, “qualcuno” la prenderà in considerazione…

Degli “studiosi” affermano, però, che quel documento è sicuramente “un falso”, a motivo di elementi filologici del testo non pertinenti all’epoca di riferimento (cioè, all’anno 1295). Ma è anche ragionevole e ovvio pensare che “il testo originale” sia stato scritto in latino (come si usava in quell’epoca) oppure in italiano “volgare” antico (cioè, del 1295) e che la copia posteriore esistente, del 1732, ne sia una “traduzione” (da altre copie scomparse) con un linguaggio sei-settecentesco. In ogni caso, per poter affermare con tanta sicurezza che quel documento non sia mai stato scritto da nessun “don Matteo” e quindi non sia mai esistito prima del 1732, bisognerebbe, quantomeno, andare a verificarlo sotto quell’altare (se ancora esiste!) di quella Chiesa (di Santa Caterina, sul colle Astagno)!… Mi sembrerebbe “una soluzione” “più prudente” e “più logica” per sapere la verità!… Poiché, oltrettutto, mi sembra anche “molto strano” e “contraddittorio” che qualcuno abbia potuto comporre e diffondere “un documento falso”, scrivendovi persino il luogo dove si potrebbe scoprire che il documento… non c’è, e perciò dando la possibilità di provare che è davvero “un falso”!… Un “falsario” “intelligente” (?) farebbe così?!…

In ogni caso, “la veridicità” del “fatto storico” (se anche quel documento fosse davvero “un falso”) è anche e soprattutto attestato da tre chiese costruite in Ancona - di cui due ancora esistenti Chiesa sul luogo in cui si è posata la Santa Casa in Ancona- “a ricordo” di quell’anno della “sosta” della Santa Casa in Ancona, su una collina prospiciente il porto, chiamata poi - come ancor oggi - “POSATORA, dal latino “posat et ora” (cioè a ricordo della Santa Casa ivi “posatasi” e ove “ha pregato” per la città ed “è stata pregata” dalla città) (vedi foto a lato della Chiesa costruita “sul luogo” ove si posò la Santa Casa)

Esiste, inoltre, anche una lapide, forse del XVIII secolo (qualcuno dice esattamente del 1795), da me anche recentemente vista e filmata (a “salvaguardia” per il futuro!…), che è ancora esistente nella Chiesa di Posatora. Tale lapide riporta scritto:

“In questa Selva/Qui posò la S(anta) Casa/Della madre di Dio/P(er) nove mesi/MCCXCV”.

 

Tale lapide era “la traduzione” e “la copia” di un’altra LAPIDE, antichissima, che riportava scritto - in latino “volgare” antichissimo (quindi, forse proprio all’incirca del XIV secolo) - le seguenti parole

“QUITA FUTA REPOSATA LA MADONA DE LORETA…”

(e altro, forse con la data, attualmente però non documentabile).

Il suo significato potrebbe essere:quietata” o “posataoppure anche “da qui” (= quita: cfr. Zingarelli, 1962, p.1282) è fuggita (= futa: cfr. op. cit., p.601, nel dialetto anconitano “fujta”) dopo essersi posata (= reposata: cfr. op. cit., p.1363) la Madona de Loreta(e altro, forse anche la data)

QUITA FUTA REPOSATA LA MADONA DE LORETA!

Può essere anche questa “lapide” antichissima - visibile fino a cinquant’anni fa - un “documento” o “reperto” “falso”?… Tale lapide esisteva, infatti, nella suddetta Chiesa (contemporaneamente all’altra più recente e ancora esistente) fino a circa il 1950-1960. Venne rimossa per restauri alla Chiesa e purtroppo non fu più ritrovata (per la biasimevole incuria umana!).

La sua reale esistenza è provata indiscutibilmente da testimoni ancor oggi viventi.

Come è attestato dalla testimonianza di Mons. Francesco Lasca, canonico della Cattedrale di Ancona, il quale mi ha dichiarato personalmente, di recente, di averla vista e  letta in detta chiesa quando egli  era seminarista, in uno degli anni tra il 1931 e il 1936 (per conferma si può telefonare direttamente a Mons. Francesco Lasca: al 071.2071518 di Ancona). Mons. Francesco Lasca mi ha dichiarato che la lapide era murata in basso, a sinistra, appena entrati nella Chiesa.

Così pure lo conferma la testimonianza dell’attuale parroco della Parrocchia di Posatora (ora quartiere di Ancona), che mi ha pure fatto conoscere di essere stato rimproverato della scomparsa di tale lapide da uno storico e artista locale, Sanzio Blasi, ora deceduto: ma il Parroco si discolpò con Blasi, e si discolpa tutt’oggi, affermando che quando venne nominato Parroco in tale Parrocchia già la lapide era stata rimossa prima di aver preso possesso della Chiesa e purtroppo non si è più ritrovata, né sa dove sia finita.

Recentemente la famiglia Blasi mi ha gentilmente fornito delle fotocopie di un libro (“Terra Marchigiana”) del loro familiare Sanzio Blasi, ove si parla della lapide più recente ancora esistente nella Chiesa di Posatora, riportando però anche l’informazione di un’antica nicchia (“parvula cella in qua erat”) ove era collocata la lapide antichissima e la statua della Madonna di Loreto ivi venerata (ora nel Museo Diocesano). Nel libro è scritto (pag.75): Il suo più antico ricordo l’abbiamo dal 1391 in cui si nomina Santa Maria “de pusatorio (con l’indicazione che l’informazione è tratta dal “Libro de’ Consigli del Comune dell’anno 1391”). Quindi l’epoca di composizione della lapide antichissima e della statua della Madonna di Loreto, collocati nella “parvula cella” esistente prima della costruzione dell’attuale Chiesa di Posatora, è senz’altro almeno della fine del XIV secolo.

Personalmente, caro Federico, io non ho studiato la filologia. Se qualche filologo fosse però in grado di decifrare con esattezza “le parole” scritte in quella antichissima lapide, forse si potrebbe persino risalire all’epoca esatta di scrittura, forse proprio alla fine del XIII secolo. Perché in quelle parole (ricordate a memoria dai testimoni suddetti) c’è un particolare che a me meraviglia moltissimo: sono le parole “la Madonna de Loreta”. A te e a chiunque possono sembrare una semplificazione “al femminile” della parola “Loreto”: invece gli studiosi della Santa Casa sanno bene che possono essere il riferimento al fatto che all’inizio della sua comparsa nella località Banderuola (presso l’attuale stazione ferroviaria di Loreto) la Santa Casa veniva chiamata “di Loreta (da cui, poi, appunto sarebbe derivato anche il nome della cittadina di “Loreto”), perché il luogo selvoso e paludoso su cui la Santa Casa si era “posata” era di proprietà di una signora di nome proprio “Loreta”. Siccome i contemporanei agli anni 1294-1296 identificavano il luogo originario di “sosta” della Santa Casa con l’espressione la Madonna di Loreta (intendendo riferirsi al fatto che Loreta era la proprietaria della Santa Casa della Madonna, perché era collocata sul suo terreno selvoso), non sarebbe improbabile né temerario pensare che la suddetta lapide (scritta dagli anconitani) risalga proprio agli ultimi anni del XIII secolo, e quindi proprio al 1295, o comunque agli inizi del XIV secolo… Però io non mi intendo di filologia e il giudizio finale lo lascio agli “esperti”… Tuttavia la lapide ancora esistente, “copia” di quella antichissima, riporta la data del 1295 riguardo al “fatto storico” dei nove mesi di “sosta” della Santa Casa a Posatora. E’ perciò da credere probabilissimo che tale data e l’informazione della sosta “per nove mesi” siano state trascritte “copiando” quanto era scritto nella lapide antichissima.

Se inoltre la lapide risale davvero alla fine del XIII secolo, o comunque agli inizi del XIV secolo, costituisce anche “un reperto importantissimo”, e direi del tutto “unico” e “straordinario”, per “confermare” “il fatto storico” che la Santa Casa ha “davvero” sostato nella “selva della signora Loreta”, prima di essere collocata sul colle lauretano ove ancor oggi si trova. In tal modo, la lapide anconitana smentisce clamorosamente “l’interpretazione” che sia stato “uno solo” il luogo su cui la Santa Casa sarebbe stata “trasportata”: cioè solo quello sulla pubblica strada, sul colle lauretano, ove ancor oggi si trova. Invece la lapide “dimostra” - anche se non si accettasse la Tradizione secolare della traslazione in “vari luoghi” - che i luoghi su cui si è posata la Santa Casa sono stati “almeno” “due”: cioè, prima nella selva della signora Loreta (presso l’attuale stazione di Loreto), e poi (anche a non voler considerare il campo dei due fratelli) sul colle ove ancor oggi si trova.

Certamente “le coincidenze” e le “attestazioni” sono davvero tante e tutte convergono nel “confermare” anche “la veridicità storica” della “sosta” per nove mesi della Santa Casa a Posatora di Ancona, prima di arrivare nella Selva della signora Loreta, nel territorio recanatese. E tutto ciò rende ancor più “attendibile”, “veritiero” e “probativo” il documento scritto da don Matteo, recante la data del 1295. Ma anche ammettendo che quel documento di don Matteo non sia “autentico”, e se anche non si ritrovasse sotto l’altare di quella Chiesa, dopo uno scavo archeologico (che però bisogna farlo per certificarsene!…), come si spiegano però l’esistenza delle due lapidi sopra descritte che ricordano “il fatto storico” di “Posatora” e soprattutto come si spiegano le tre Chiese costruite in Ancona, proprio a ricordo dell’avvistamento dal mare dell’arrivo della Santa Casa “in volo” (in località Barcaglione) e poi della sosta della Santa Casa in Ancona (in località Posatora), e di un’altra ancora costruita nel centro storico?… Per cosa sono state costruite queste tre Chiese, se gli anconitani sapevano che il fatto della “sosta” della Santa Casa in Ancona non era corrispondente a verità?… Non erano già “contenti” di poter avere e onorare la Santa Casa a pochi chilometri, a Loreto, per volere pure costruire ben tre Chiese al solo scopo di “avallare una leggenda” e “onorare” così e “testimoniare” (“falsamente”!… e per chi? forse per “ingannare” i posteri?…) che la Santa Casa era stata per nove mesi anche nella loro città, mentre essi sapevano pur bene “la verità”: che cioè la Santa Casa, in realtà, “non si era mai posata” sulla collina di Posatora!… Non è tutto ciò un’evidente incongruenza, assurda e contraddittoria?…

Se anche quel documento di “don Matteo” fosse “un falso”, certamente non sono però “false” le tre Chiese costruite in ricordo della sosta della Santa Casa in Ancona: poiché due di esse sono ancora esistenti, e della terza (ora distrutta) si sa ove era ubicata nella città. E, altrettanto, non sono “false” le due lapidi sopra descritte (almeno in quanto una “esiste” ancor oggi e l’altra “è esistita” indiscutibilmente fino a circa 50 anni fa).

E’ dunque da ritenersi “sicurissimo” - come attestano sia la Tradizione locale che i documenti e reperti sopra indicati - che la Santa Casa di Nazareth sia stata per nove mesi in Ancona, sulla collina di “Posatora”, nell’anno 1295.

 

Qui ora, caro Federico, mi permetto di fare una “libera digressione” personale.  Infatti in me sorge anche un interrogativo “misterioso”: perché la Santa Casa “ha sostato” sulla collina di Posatora proprio” per “nove mesi”? Forse per “richiamare” “qualcosa”?… Forse “persino” come un simbolico e spirituale riferimento al nome e alla topografia di Ancona, abitata dagli uomini dai più antichi tempi della preistoria, e che - secondo Dionigi d’Alicarnasso - furono addirittura i primi abitanti d’Italia? Reperti archeologici ed umani ritrovati nel 1962 sul Monte Conero, retrostante Ancona, sembrerebbero infatti datare la presenza dell’uomo su questi luoghi a decine di migliaia di anni fa (nel libro che ne tratta si parla di più di 100.000 anni fa: cfr. F. Burattini, Guida del Monte Conero, Aniballi, Ancona, 1985, p.29).  La parola “Ankon” deriva inoltre dai naviganti greci che, veleggiando lungo la costa, indicavano con quel termine, che poi servì di denominazione al centro abitato, un sicuro luogo di approdo (“quasi” “un grembo materno”). Esuli siracusani, che colonizzarono la città verso il 390 a.C., fissarono poi in modo definitivo quel nome, che vuol dire “gomito”, poiché l’insenatura del promontorio su cui sorge Ancona ha proprio la forma di “un braccio ripiegato a gomito” (cfr. fotografia).

Poiché negli eventi predisposti dalla Provvidenza Divina nulla avviene senza un motivo, sembra, perciò, “quasi”, di dover interpretare che “il fatto temporale” della “sosta” “per nove mesi” della Santa Casa dell’Incarnazione del Figlio di Dio sulla collina di Posatora, prospiciente proprio il porto di Ancona, volesse come “richiamare” e “valorizzare” – in quell’epoca come ancor oggi - proprio “la vita umana maternamente protetta” come “quel braccio ripiegato a gomito” (cioè, “ankon”), che ben simboleggia e richiama “una madre” - come lo fu anche la Vergine Maria - che “accoglie” e “custodisce” “la vita umana” nel suo grembo, “per nove mesi”. Così infatti ben rappresenta la topografia di “Ankon” (cioè, “Gomito”, come si dovrebbe chiamare “Ancona” in lingua italiana!), con “l’accogliente” porto, e che sembra come voler “accogliere” la stessa collina di Posatora - su cui si è “posata” per nove mesi la Santa Casa - così come una madre “accoglie per nove mesi nel suo grembo” “la vita” dell’uomo!…    

Cfr. sito http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/lavitaumana.html

e http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/lettera%20a%20Scalfaro.html

 

 

 

 

Una seconda “digressione” - in qualche modo “collegata” a quella sopra esposta a riguardo ancora della maternità (ma questa volta in senso negativo!) - riguarda anche il fatto che proprio Ancona fu tra le primissime città al mondo a ricevere l’annuncio della fede cristiana, proprio “immediatamente” “dopo” la stessa Morte in Croce e Risurrezione di Cristo. Da Ancona poi si diffuse il cristianesimo nell’Italia Centrale, a motivo soprattutto di una “miracolosa reliquia” (tutt’oggi esistente: cfr. fotografia) di un “sasso che colpì il protomartire Santo Stefano” (cfr. At.7,54-60) e che fu portato in Ancona da un marinaio ebreo ed ivi lasciato in obbedienza ad “una rivelazione divina ricevuta” e che veniva conservato in un Santuario risalente all’epoca costantiniana e divenuto celebre in tutto il Mediterraneo per i miracoli che vi avvenivano. La documentazione più antica sulla presenza di un Santuario di Santo Stefano in Ancona è fornita da Sant’Agostino ed appartiene alle omelie che egli recitò nella Cattedrale di Ippona, nella prima metà del secolo V. E’ importantissima non solo sotto l’aspetto religioso, ma anche nei riguardi della vita civica di Ancona, perché attesta che la città era conosciuta, in quei tempi, per tutto il Mediterraneo. Nell’Opera Omnia di Sant’Agostino è riportata una relazione compilata da un certo Paolo, che aveva peregrinato per i Santuari più famosi del tempo per impetrare la sua guarigione e quella dei suoi fratelli e sorelle. Egli ricorda, in tale relazione, che dopo essere stato a San Lorenzo presso Ravenna, dove guarì il maggiore tra i fratelli, diresse i suoi passi in Ancona, che era illustre per i miracoli al di sopra degli altri luoghi di culto: “…Sed ut de ceteris celeberrimis sanctorum locis taceam, etiam ad Anconam, Italiae civitatem ubi per gloriosissimum Martyrem Stephanum multa miracula Dominus operatur, eadem circuitione perveni”.

Dopo la lettura della relazione, nella Cattedrale di Ippona, Sant’Agostino tiene la sua omelia e, dopo aver ammonito i genitori a non maledire i figli - Paolo ed i suoi fratelli, infatti, si erano ammalati dopo essere stati maledetti dalla madre - spiega i motivi della notorietà del Santuario di Ancona, indicando anche come esso ebbe origine. Questo il testo (in una traduzione dal latino).

“Sanno molti quanti miracoli avvengono in questa città (Ancona) per l’intercessione del beatissimo Stefano. Ma ascoltate ciò che vi farà stupire: colà vi era una memoria antica ed ancora vi è (ed ancor oggi, nel 2004!) . Ma se, per caso, mi si dice: se ancora il corpo (di Santo Stefano) non era stato trovato, come poteva esservi una memoria? Ne mancherebbe il motivo. Ma ciò che la fama ci ha fatto conoscere, non lo tacerò alla vostra carità. Quando lapidavano Santo Stefano (cfr. Atti 7,54-60), vi erano intorno anche innocenti e soprattutto quelli che già credevano in Cristo: dicono che un sasso lo colpì su un gomito (= “ankon”) e, rimbalzando, cadde davanti ad un certo uomo pio. Questi lo prese e lo conservò. Costui era un navigante e quando a causa dei suoi viaggi toccò il porto di Ancona (= “gomito”), gli fu rivelato che ivi doveva lasciare il sasso. Egli obbedì alla rivelazione e fece quanto gli era stato ordinato: da quel momento cominciò ad esservi la Memoria di Santo Stefano e si diceva che vi era un braccio di Santo Stefano, non conoscendosi esattamente di ciò che si trattava”.

In Ancona, dunque (cioè, come a dire, nella città di “Gomito”), vi fu portato un sasso che colpì proprio “il gomito” del “braccio” di Santo Stefano Per “volontà e rivelazione divina” fu lasciato in Ancona (cioè, in “Gomito”, che richiama come un braccio materno ripiegato a gomito), ove vi fu costruito un Santuario divenuto “illustre per i miracoli al di sopra degli altri luoghi di culto”; dunque, all’epoca, forse al di sopra di Roma stessa! da essere conosciuto anche in Africa! e da farvi confluire pellegrini da tutto il Mediterraneo…Quante “coincidenze” “misteriose”!… Ma nei “piani di Dio” sono forse “coincidenze” “senza un significato”?… Quante riflessioni si potrebbero fare!!!… Non per nulla nello stemma comunale del Comune di Ancona è riportato ancora oggi: “Ancon dorica civitas fidei”,  “Ancona dorica città della fede”!

Ma gli anconitani del Terzo Millennio che cosa ne hanno fatto delle proprie millenarie “radici cristiane”, della fede ricevuta dai propri “gloriosi” e “santi” antenati, e dei tanti “doni” e “privilegi” ricevuti da Dio?… “doni” davvero “unici”, al punto da essere stata identificata (con il suo stesso stemma comunale) come “Città della Fede”?…

Cfr. Siti Internet: http://www.lavoce.an.it/indice%20main/storia%20chiesa%20ancona.htm

e  http://www.lavoce.an.it/indice%20main/loreto.htm

 

Ma torniamo di nuovo, caro Federico, al discorso sul “trasporto della Santa Casa”, e al trasporto di essa anche in Ancona.

Anche a voler accettare che la Santa Casa di Nazareth possa essere “transitata” dal porto di Ancona “per opera umana”, e vi fosse perciò giunta “per nave” (perché non è credibile ed è del tutto inverosimile che una simile mole possa essere stata sbarcata nel “piccolo” porto di Porto Recanati, presso Loreto!…), credi tu che gli anconitani si siano lasciati “sfuggire” con tanta facilità una “reliquia” del genere?… e non tenendosi neppure “una santa pietra”?… proprio essi, che in quanto a possesso e custodia di reliquie, forse sono secondi solo a Roma, e che già in analoghe occasioni “fermarono” o “si fecero lasciare” “parte delle reliquie”, giunte dall’Oriente e dirette a Roma (come la punta della Santa Lancia, di San Longino, che aprì il costato di Cristo)? (cfr. in proposito l’elenco delle reliquie custodite dalla Chiesa anconitana nel Sito Internet seguente):

http://www.lavoce.an.it/indice%20main/reliquie/reliquie01.htm

Ti sembra, inoltre, ragionevole e logico il pensare e il credere che gli anconitani “possano aver trasportato” la Santa Casa, oppure che essi “abbiano lasciato trasportare” la Santa Casa da altri (senza opporsi…),  per andare a “portarla” o “farla portare” in mezzo ad una palude, nel territorio di Recanati, nella “selva della signora Loreta”, che era anche infestata da briganti?… oppure che essi siano andati a portarla sulla collina disabitata (ove solo in seguito sorse la cittadina di Loreto), in mezzo al campo di due fratelli in discordia, e poi ancora, infine, l’abbiano collocata in mezzo ad una strada pubblica, lasciata lì, con una parte delle mura… sospesa sul vuoto (!) di un fosso laterale della strada?!…

 

In realtà se “un’incongruenza” sembra esserci riguarda soltanto quella delle date. La tradizione anconitana riporta la sosta della Santa Casa in Ancona come avvenuta durante “l’itinerario angelico verso la selva della signora Loreta”: cioè, prima sarebbe stata in Ancona e dopo sarebbe arrivata nella zona lauretana. Ma quel “documento” di don Matteo e la “lapide” posta nella Chiesa di Posatora documenterebbero della “sosta” della Santa Casa in Ancona nel 1295, per nove mesi, mentre la tradizione lauretana riporta che l’arrivo della Santa Casa in località Banderuola (nella “selva della signora Loreta”) avvenne il 9-10 dicembre 1294, cioè “prima” di arrivare in Ancona.

 Ora, per concordare le date, una ipotesi (che però, per me, non può essere possibile) potrebbe far supporre che la Santa Casa sia stata prima trasportata (dagli “angeli”) nella “selva della signora Loreta”, in località Banderuola (giuntavi nel 1294) per essere portata dopo a Posatora (nel 1295): e poi sarebbe stata ancora riportata a Loreto alla fine del 1295 o nel 1296, sul campo dei due fratelli, e infine sulla pubblica strada. Ma ciò è chiaramente contraddetto dalla testimonianza “giurata (sopra citata) di Francesco il Priore, che aveva affermato che un suo avo aveva vissuto presso la Santa Casa e l’aveva visitata quando era nella “selva della signora Loreta” e poi quando fu portata nel campo dei due fratelli. Quindi, lo spostamento dalla località Banderuola, avvenne solo per portare la Santa Casa dalla “selva della signora Loreta” sul campo dei due fratelli (e ancora dopo sulla pubblica strada che era accanto al campo dei due fratelli). E, d’altra parte, “la rivelazione soprannaturale” di Gesù a Santa Caterina da Bologna attesta che la Santa Casa fu trasportata dagli angeli nella zona lauretana, dopo essere stata trasportata in altri “vari luoghi”. “Quando” “ha sostato”, dunque, in Ancona, o quando è “realmente” arrivata a Loreto, vista la discrepanza delle date?

Non è illogico né impossibile pensare (ma ciò è solo ovviamente una mia ipotesi, da lasciare al vaglio degli studiosi) che vi possa essere stato un errore nella trascrizione delle date: cioè, o la Santa Casa (“prima” di arrivare nella “selva della signora Loreta” nel 1294), arrivò ad Ancona sulla collina di Posatora nel 1293 (e leggere e riportare “5”, cioè 1295, invece di “3”, cioè 1293, in una calligrafia non chiara di un manoscritto di un altro è cosa non impossibile, data la somiglianza dei due numeri “5” e “3”), oppure la Santa Casa arrivò ad Ancona all’inizio del 1294, per arrivare circa nove-dodici  mesi dopo, il 9-10 dicembre 1294, nella “Selva di Loreta”, in località Banderuola (e dopo avere sostato brevemente anche in altri “vari luoghi”, oltre che ad Ancona!… perché così ha rivelato Gesù stesso a Santa Caterina da Bologna ed è attestato da tante tradizioni locali dell’entroterra anconitano e maceratese, in particolare proprio della zona del Monte Conero, tra Ancona e Recanati: e non possono essere – come ho scritto sopra -  “tutte” classificate sbrigativamente e con faciloneria come “leggende”!…).

Un’altra possibilità, che non può essere esclusa in assoluto - e anzi potrebbe essere proprio “la soluzione” della discordanza delle date -, potrebbe far pensare che sia la stessa data dell’anno di arrivo “nella selva di Loreta” che dovrebbe essere riconsiderata e rivista, qualora la Santa Casa sia stata “trasportata” (dagli angeli!) ad Ancona “realmente” nel 1295. In tal caso la Santa Casa può essere stata “trasportata” (dagli “angeli”!) nella “selva di Loreta” alla fine del 1295 o del 1296. 

 D’altra parte, l’assegnazione dell’anno di arrivo nella “selva di Loreta” (cioè, il 1294) non è una data né “infallibile” né “dogmatica”, poiché tale data è stata “così” “accettata” perché fu riportata da un autore, Girolamo Angelita, che fu archivista di Recanati dal 1509 al 1561. Egli, in base ad una tradizione o documentazione locale, fissò la data dell’arrivo a Tersatto al 9-10 maggio 1291 e quella dell’arrivo nella “Selva di Loreta” al 9-10 dicembre 1294. Ma potrebbe anche essersi sbagliato nella decifrazione precisa delle date, o queste possono essergli state comunicate e trascritte in modo impreciso.

 

In proposito, c’è anche da sapere, caro Federico, che questo archivista di Recanati, Girolamo Angelita, dichiarò che al suo tempo, e cioè nei primi anni del 1500, fu mandata a Recanati una “schedula (forse un estratto) degli “Annali di Fiume” (cioè, di Tersatto), nella quale era narrata la storia della dimora della Santa Casa a Tersatto, ivi giunta “miracolosamente” nel 1291 per “il ministero angelico”. La città di Recanati informò il Papa Leone X della “schedula” ricevuta da Tersatto: per questo motivo il Papa Leone X, nel documento pontificio già sopra riportato, dice che la suddetta storia era comprovata da “testimoni degni di fede (Leone X, Bolla dell’agosto 1518 “Gloriosissimae Virginis”, Arch. Vat. 1199, Leo X, f. 349). Quei documenti dell’Archivio di Tersatto (come anche di Recanati) non esistono più (a causa di incendi e dispersioni), ma non vi è alcun dubbio che esistettero un giorno.

 

In ogni caso, caro Federico, resta il fatto che ancor oggi ESISTE UN’ALTRA TESTIMONIANZA INDISCUTIBILE, IMPORTANTISSIMA E ANCOR PIU’ PROBATIVA DI TUTTO QUANTO GIA’ SOPRA ESPOSTO, e che “per me” è “davvero” “RISOLUTIVA”: e riguarda LA BASILICA DI SANTA MARIA DI LORETO esistente a FORIO (nell’isola d’Ischia).

 

Come si spiega, infatti,  che a Forio, nell’isola d’Ischia (nel Mar Tirreno, davanti a Napoli), della gente di mare che frequentava il porto di Ancona per ragioni di commercio e di lavoro, presumibilmente dei pescatori, proprio nel 1295 (l’anno della sosta della Santa Casa in Ancona!) hanno riportato nella propria isola “immediatamente” la notizia di quanto stava accadendo in Ancona e nel suo entroterra, edificando “subito” - alla fine del XIII secolo, cioè pochi mesi o anni dopo il verificarsi dei “fatti” - un Santuario in onore della “traslazione miracolosa della Santa Casa di Nazareth” in terra marchigiana?… Essi devono evidentemente aver sentito parlare, dagli abitanti  della città, dei “fatti straordinari” che lì stavano accadendo e poi devono aver visto proprio loro stessi, con i loro occhi, “le tre pareti” della Santa Casa (o in Ancona o a Loreto), e forse possono persino aver visto le stesse “miracolose traslazioni” (avvenute in quell’anno “in vari luoghi”), e hanno subito portato la notizia a Forio ed edificato immediatamente un Santuario (prima ancora che si costruisse il Santuario stesso di Loreto). Tale Santuario, in onore e a ricordo della “miracolosa traslazione”, è tutt’oggi esistente a Forio ed anzi, recentemente, nel 1989, esso (assai ricco di arte, di storia e di devozione) è stato elevato anche al rango di “Basilica Minore”. Che le persone di Forio, venute nel porto di Ancona nel 1295, siano state tutte “allucinate” anche loro?…

Non vedi, caro Federico, “la contraddizione” “lampante” tra l’affermare che la “traslazione miracolosa” sarebbe un’amplificazione “leggendaria” dei secoli posteriori, mentre dalla Basilica costruita a Forio alla fine del XIII secolo (cfr. foto della Basilica a lato), risulta al contrario e “indiscutibilmente” che i pescatori di Forio hanno “immediatamente” (e proprio nel 1295!) riportato a Forio, agli altri abitanti della loro cittadina, la notizia della “traslazione miracolosa”, per “il ministero degli angeli”, avvenuta in Ancona o a Loreto? Se i pescatori di Forio, approdati ad Ancona in quello stesso anno della traslazione, avessero saputo e constatato che si trattava di una “traslazione umana”, ad opera dei “principi Angeli” dell’Epiro, non avrebbero riferito “con naturalezza” questo fatto saputo dagli anconitani e da loro constatato direttamente?…  Per quale motivo, invece, avrebbero riportato “la menzogna(perché sarebbe “tale”!…) che si trattava di “una traslazione miracolosa”?… Quale motivo avevano di “alterare il fatto storico” e addirittura “inventare” “un fatto soprannaturale”, quando tutti i contemporanei potevano facilmente recarsi ad Ancona o a Loreto (come poi realmente avvenne, come dimostrano le monete dell’epoca ritrovate) ed accertarsi direttamente che “non era un fatto soprannaturale”, avendo modo di poter interrogare gli stessi “testimoni” del luogo, ancora tutti viventi?…

Di fronte a questa “prova” della Basilica costruita a Forio, si dovrebbe comunque dire - se fosse vera “l’alterazione leggendaria” dei fatti - che “l’alterazione leggendaria” è “già” del 1295 e non certo di uno o due secoli dopo!… E’ “ragionevolmente” possibile questo?… Non è allora ancor più “evidentissimo” quanto “tutto” diventa “illogico”, “assurdo” ed “impossibile” se si contraddice “la verità” della “traslazione miracolosa”?…

In proposito, scrisse in maniera “illuminante proprio il nostro attuale Papa Giovanni Paolo II: “La devozione popolare alla Madonna di Loreto è antica quanto la tradizione circa le vicende della “traslazione” della casetta di Nazareth sul “colle dei lauri”, presso la città di Ancona” (all’“Angelus” dell’8 dicembre 1987, solennità dell’Immacolata). Quindi, anche il nostro attuale Sommo Pontefice afferma inequivocabilmente (per chi vuole intendere!… cfr. Mc.13,14: “chi legge capisca…) che c’è una “assoluta contemporaneità” tra “nascita della devozione popolare alla Madonna di Loreto” e “inizio della tradizione circa le vicende della traslazione (miracolosa!) della casetta di Nazareth a Loreto”. Quindi, anche nella valutazione del Papa attuale, non vi è stata nessuna “alterazione leggendaria” “posteriore”!… Come proprio attesta, inequivocabilmente, l’esistenza della Basilica di “Santa Maria di Loreto” a Forio, risalente proprio agli anni 1295-1300, nella quale si onora “da quell’anno” (il 1295) “il fatto storico” della “traslazione miracolosa” della Santa Casa di Nazareth a Loreto!…

Leggi anche eventi e profezie di attualità riguardanti l’isola d’Ischia (proprio tra Forio e Lacco Ameno):

http://profezie3m.altervista.org/archivio/App_Zaro.htm e http://digilander.libero.it/carromano/zaro.html

Possono essere, perciò, caro Federico, “tutte” “favole”? “tutte” “leggende”? “tutte” “pie tradizioni”? “tutte” “lapidi” “false”? “tutte” “chiese” “costruite” “senza motivo” e “per fatti inesistenti”? “tutte” “menzogne” (già dal 1295!…) non mai contraddette dai “testimoni” del tempo? Possono essere proprio “tutte” “testimonianze” “false”?… e anche quando sono fatte “per rivelazione divina” da “beati” e “santi” canonizzati?… e anche quando i “Papi” per tanti secoli - compreso Giovanni Paolo II - si sono pronunciati in favore della “traslazione miracolosa”, impegnando la loro autorità di Sommi Pontefici e di Vicari di Cristo?…

Ti espongo, però, ancora un altro “problema”, e non da poco, da risolvere. Per poter portare via le mura della Santa Casa da Nazareth, i supposti “crociati”, o chi per loro, come avranno fatto?… quali “mezzi meccanici” di allora avranno usato?… come saranno stati capaci di “tirare fuori” le “tre pareti” della Santa Casa (e poi di “trasportarle” senza farle mai crollare!…) dalla Chiesa che le custodiva, sia a Nazareth, che a Tersatto, che “in vari luoghi” e infine a Loreto, nell’originaria località “Banderuola”, nella “selva di Loreta”, dove “arrivò” la Santa Casa (secondo la Tradizione, riportata da Girolamo Angelita) nella notte tra il 9-10 dicembre 1294?… E poi come avranno fatto a “tirarla fuori” dalla chiesetta della Banderuola (che, secondo studi fatti, sarebbe stata edificata a protezione) e spostarla ancora (e perché?… non stava già bene lì?…) sul colle retrostante sul campo di due fratelli (che litigavano fra loro per “prendersi” le offerte dei fedeli), e infine, nel 1296, spostarla ancora per collocarla in mezzo ad una strada di transito, lì accanto (non c’era un luogo migliore?…) con parte delle mura “appoggiate” sul vuoto (!) di un fosso, come tutt’oggi ancora è?… E senza porre delle fondamenta?… Quale architetto o costruttore farebbe una cosa simile?…

In proposito, proprio un insigne architetto, Federico Mannucci, incaricato dal Sommo Pontefice Benedetto XV di esaminare le fondamenta della Santa Casa, in occasione del rinnovo del pavimento, dopo l’incendio scoppiatovi nel 1921, scrive e asserisce perentoriamente, nella sua “Relazione” del 1923, che è assurdo solo pensare” che il sacello possa essere stato trasportato “con mezzi meccanici” (F. Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1923, 9-11), e rivelò che è sorprendente e straordinario il fatto che l’edificio della Santa Casa, pur non avendo alcun fondamento, situato sopra un terreno di nessuna consistenza e disciolto e sovraccaricato, seppure parzialmente, del peso della volta costruitavi in luogo del tetto, si conservi inalterato, senza il minimo cedimento e senza una benché minima lesione sui muri (F. Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1932, 290).

L’architetto Mannucci trasse, in sintesi, queste conclusioni:

 1   i muri della Santa Casa di Loreto sono formati con pietre della Palestina, cementati con malta ivi usata;

 2   è assurdo solo il pensare ad un trasporto meccanico;

 3  la costruzione della Santa Casa nel luogo ove si trova si oppone a tutte le norme costruttive ed alle stesse leggi fisiche.

Questo è il parere di un architetto, come anche di tanti altri che hanno esaminato nei secoli il sottosuolo della Santa Casa e la strada su cui “si è posata”. Come anche l’architetto Giuseppe Sacconi, che dichiarò di aver constatato che la Santa Casa sta, parte appoggiata sopra l’estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso attiguo. Disse inoltre che, senza entrare in questioni storiche o religiose, bisognava ammettere che la Santa Casa non può essere stata fabbricata, come è, nel posto ove si trova (“Annali Santa Casa”, anno 1925, n.1).

E, ancora: per quale motivo “straordinario” (e difatti era proprio per un motivo “straordinario”!…) il Comune di Recanati, nel cui territorio era “traslata” la Santa Casa, non la fece spostare dalla strada, quando i recanatesi stessi nel 1289 (cioè, cinque anni prima dell’arrivo della Santa Casa: ed è un documento ancora esistente) avevano emanato disposizioni, secondo le quali qualunque costruzione avesse occupato strade pubbliche doveva essere abbattuta, mentre nel caso della Santa Casa non solo “non la toccarono mai”, ma - lasciandola in mezzo alla strada (che veniva  così interrotta) - edificarono subito delle mura di sostegno alla Santa Casa stessa, nel timore che crollasse (mura che poi “si discostarono da sole”!)… E tutt’oggi le pareti della Santa Casa sono senza appoggi laterali, senza fondamenta, e con una parte sospesa sul vuoto di un fosso!…

Come è stato possibile, caro Federico, tale “trasporto umano”, “vagante” e… “aereo” in mezzo Mediterraneo per cinque-sei anni?… “trasporto” che sarebbe stato effettuato dai supposti “crociati” (però “mai nominati” in nessun luogo e in nessun tempo e in nessun documento e in nessun reperto archeologico). Con quali “mezzi” di allora trasportare delle pareti di una casa per cinque anni in tanti luoghi diversi? Anche con i mezzi di oggi sarebbe possibile?… Come “posarla”, poi, “dall’alto” (!) in mezzo a fitte selve (come a Tersatto, ed anche la zona lauretana, come era anticamente).

Né è possibile l’ipotesi dello “smontaggio” e “rimontaggio” delle “sante pietre”, perché “la malta” con cui sono murate è “scientificamente” accertato essere della Palestina, dei dintorni di Nazareth e inesistente nelle Marche e in Italia. Come hanno fatto i supposti “crociati”, o chi per loro, a smontare e rimontare continuamente le “pietre” per “ricostruire” le Sacre Mura in tanti luoghi diversi, per più anni, e utilizzando (“procuratasi” “come”, “dove” e “quando?…) una malta di origine palestinese di un’altra epoca (perché la Santa Casa fu costruita oltre 2000 anni fa!) e senza mai fare alcuna commistione con altre “malte locali”?… e anche senza alterare minimamente - nella ricostruzione - la perfetta geometria della Casa, perfettamente combaciante con le dimensioni delle fondamenta rimaste a Nazareth e con la grotta antistante rimastavi?… E come avranno fatto - nella collocazione finale e definitiva - a “ricostruirla” in poche ore (per non farsi “accorgere” dai recanatesi…) in mezzo ad una strada senza solida consistenza, senza fare fondamenta, e “riedificando” parte delle mura… sul vuoto di un fosso?!… andando contro le stesse leggi fisiche?…

Se non fosse un vero miracolo la traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto, sarebbe però da dichiarare “un vero miracolo” che degli uomini possano essere riusciti a tanto!…

Tutto ciò che ti ho qui sommariamente esposto, caro Federico, non è “un coacervo di assurditàinspiegabili?… ma “spiegabili” se si “accetta” la verità dell’evento soprannaturale?…

Ognuno, naturalmente, resta libero di credere a ciò che vuole. Io non baso certo la mia fede sui “miracoli”: ma poiché - per benevolenza di Dio - talvolta i miracoli anche avvengono, sono ben felice di rendere onore e gloria al Signore che li compie nella sua infinita misericordia, facendoli conoscere e “difendendone” anche - se necessario – “l’autenticità”, quando vedo che vengono misconosciuti persino contro “l’evidenza” dei fatti: e ciò solo per “l’amore per la verità”.

Riguardo poi a “queste sciocchezze” dietro cui Dio “non perde il tempo” ad occuparsene, ti riporto per risposta e meditazione solo un brano di Santa Teresa del Bambin Gesù (Dottore della Chiesa), che, pellegrina anche lei a Loreto, lasciò scritto al riguardo: “La mia emozione fu profonda trovandomi sotto lo stesso tetto della Santa Famiglia, contemplando i muri sui quali Gesù aveva fissato i suoi occhi divini”.

Da "Storia di un'anima" di Santa Teresa del Bambin Gesù

"Mi sono chiesta a lungo perché il Buon Dio facesse delle preferenze, perché tutte le anime non ricevessero un uguale grado di grazie; mi stupivo vedendolo elargire favori straordinari ai Santi che l'avevano offeso, come San Paolo e Sant'Agostino e che Egli costringeva, per così dire, a ricevere le sue grazie; o leggendo la vita dei Santi che Nostro Signore si è compiaciuto di coccolare dalla culla alla tomba, senza lasciare sul loro cammino alcun ostacolo che impedisse loro di elevarsi verso di Lui, e prevenendo queste anime con favori tali che non potevano fare a meno di conservare immacolato lo splendore della loro veste battesimale. Mi domandavo perché i poveri selvaggi, per esempio, morivano così numerosi prima di aver solo sentito pronunciare il nome di Dio... Gesù si è degnato di istruirmi su questo mistero, ha messo davanti ai miei occhi il libro della natura, e ho capito che tutti i fiori che ha creato sono belli, che lo splendore della rosa e il candore del Giglio non cancellano il profumo della piccola violetta o la semplicità incantevole della margheritina... Ho capito che se tutti i fiorellini volessero essere delle rose, la natura perderebbe il suo manto primaverile, i campi non sarebbero più smaltati di fiorellini... Così accade nel mondo delle anime che è il giardino di Gesù. Egli ha voluto creare i grandi Santi che possono essere paragonati al Giglio e alle rose, ma ne ha creati anche di piccoli, e questi devono accontentarsi di essere delle pratoline e delle violette, destinate a rallegrare lo sguardo del Buon Dio quando lo abbassa ai suoi piedi; la perfezione consiste nel fare la Sua volontà, nell'essere quello che Lui vuole... Ho capito anche che l'amore di Nostro Signore si rivela tanto all'anima più semplice, che non oppone alcuna resistenza alla sua grazia, quanto all'anima più sublime; infatti, dato che il gesto più proprio dell'amore è di abbassarsi, se tutte le anime assomigliassero a quelle dei Santi dottori che hanno illuminato la Chiesa con lo splendore della loro dottrina, il Buon Dio non scenderebbe abbastanza in basso giungendo fino al loro cuore; ma Egli ha creato il bambino che non sa niente e fa sentire solo deboli grida, ha creato il povero selvaggio che è guidato solo dalla legge naturale ed è fino al loro cuore che Egli si degna di abbassarsi: sono proprio questi i suoi fiori di campo la cui semplicità lo rapisce...  Discendendo in questo mondo il Buon Dio mostra la sua grandezza infinita. Come il sole rischiara sia i cedri sia ogni fiorellino, come se esso fosse l'unico sulla terra, così Nostro Signore si occupa in modo particolare di ogni anima come se essa non avesse uguali; e come in natura tutte le stagioni sono regolate in modo da far sbocciare, nel giorno stabilito, anche la più umile margheritina, allo stesso modo tutto concorre al bene di ogni anima".

Tratto da: "Storia di un'anima", di Santa Teresa di Lisieux Cfr. anche Sito Internet  http://www.fuocovivo.org/suor%20maria%20lucia.html

Ciò che scrive Santa Teresa, d’altra parte, non era già stato detto da Gesù, riguardo alla cura premurosa che Dio ha di tutte le creature, anche di quelle inferiori, come gli uccelli del cielo e i gigli del campo “Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena” (Mt.6,25-34).

Caro Federico, non voglio stancarti di più. Voglio però ringraziarti per avermi dato l’occasione ed avermi “stimolato” a scriverti questa esposizione e di avermi anche “autorizzato” a pubblicarla in “Internet” per farla conoscere pure ad altri. Se gradirai degli approfondimenti ulteriori e più specifici sono sempre disponibile a fornirteli. Se poi qualche “studioso” più edotto di me rileverà in questa esposizione molto sommaria delle imprecisioni, inesattezze o anche degli sbagli “documentali” in quanto ti ho scritto, sono sempre pronto a fare le giuste e dovute correzioni. Ma “la sostanza” - per quanto mi riguarda - “resta”: la Santa Casa di Nazareth fu proprio trasportata “miracolosamente” a Loreto per Volontà di Dio e della Vergine Maria, mediante il “ministero angelico”!… a lode e gloria di Dio e della Beata Vergine Maria, Madre di Dio… ed anche a lode e gloria dei “santi angeli” che  “vedono sempre la faccia del Padre… che è nei cieli” (Mt.18,10), e sono “potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola” (Sal.103,20).

In proposito - e concludo -  come non ricordare anche “la visione” sulla Santa Casa di Loreto che ebbe San Giuseppe da Copertino, proprio “il santo dei voli” (… e questo santo come faceva a “volare”, quasi quotidianamente?…). San Giuseppe, dopo lunghi anni di peregrinazione (a Napoli, Roma, Assisi, Fossombrone e Pietrarubbia, nelle Marche), giunto in una casa colonica presso Osimo (il 10 luglio del 1607),  volle salire sul terrazzo per ammirare il panorama. Si affacciò al suo sguardo il Santuario di Loreto - lì di fronte - e San Giuseppe ebbe una splendida visione: vedeva angeli che salivano e scendevano dal Cielo, osannando alla Casa di Nazareth, dove la Madonna aveva concepito il Bambino e, dopo aver portato le preghiere dei pellegrini in Cielo, ve ne ritornavano riportando a loro “le grazie richieste”, che Dio, per l’intercessione di Maria, concedeva loro. Poi egli spiccò un volo e andò a posarsi su un mandorlo. Il volo e l'estasi che ne seguirono furono interrotti dal Padre Segretario Generale che, insieme con altri confratelli, era lì presente e comandò al Santo di rientrare in sé…

Questa è “storia”, non “favole” o “leggende”!… Sito http://www.santodeivoli.it

Nel salutarti, caro Federico, ti assicuro il mio sincero ricordo nella preghiera, soprattutto quando mi recherò, come faccio spesso, nella Santa Casa di Loreto, che è il luogo più amato da Dio nell’intero Universo, perché fra quelle Sacra Mura egli si è “incarnato” in Maria Vergine, entrando “nel tempo” e “nello spazio” e “nella storia”, per poter salvare gli uomini con la sua Passione e Morte di Croce, e la sua Risurrezione: e preghiamo e speriamo che salvi anche noi per la Vita Eterna.

Con viva gratitudine e cordialità.

Prof. GIORGIO NICOLINI

 

 

Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA

Tel. 071.2801766 - Cell. 338.2892353 - Fax 178.4413104

Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it

Siti Internet: www.lavoce.an.it - www.fuocovivo.org - www.noicattolici.it

 

 

 

ALCUNE ATTESTAZIONI E TESTIMONIANZE RICEVUTE

(con autorizzazione alla pubblicazione)

 

 

--- Original Message ---  From: carlo(…)@tiscali.it  - To: giorgio.nicolini@poste.it - Sent: Tuesday, September 07, 2004 1:39 PM - Subject: Ringraziamento

 

Sono una persona di 59 anni, maceratese.

Ricordo che da bambino (anni Cinquanta), facendo visita al santuario di Loreto, i frati raccontavano del trasporto degli angeli, della mancanza delle fondazioni, ed altre cose; ma pressati dalla curiosità relativa ai fatti narrati se dovessero essere ritenuti certi, concludevano dicendo che era una "leggenda", e chi voleva la poteva credere.

Circa venti anni fa, in una visita al Santuario, ricordo di avere ascoltato da un frate la spiegazione del trasporto fatto da trasportatori di nome Angeli; trasporto di reliquie eseguito in un’epoca in cui molto ci si teneva...

Poi ho avuto informazione degli studi eseguiti dall'architetto Monelli circa la natura ed il tipo dei materiali impiegati nelle mura della Santa Casa; un approccio scientificamente importante e valido per molte spiegazioni relative alla provenienza.   

Quanto ho potuto ora leggere con attenzione è significato per me "tradizione" della chiesa, che è supportata da numerosi fatti storici con anche l'intervento di Santi e Beati (cioè di Dio!).

Ringrazio di cuore perché mi è piaciuto molto. Per poter parlare occorre non essere ignoranti, ma conoscere.

Anche io considero bene che nulla è impossibile a Dio, e mi piace quando riesco a vedere il Suo filo conduttore nelle cose. Quella di oggi è stata per me una rivelazione storica ed al tempo stesso scientifica e di fede, utile per essere illuminato e contento della presenza di Dio tra gli uomini. Grazie.

Carlo Rinaldelli

(Macerata)

 

 

 --- Original Message ---  From: achille(…)@hotmail.com - To: giorgio.nicolini@poste.it - Sent: Tuesday, September 07, 2004 5:51 PM - Subject: Santa Casa

 

Egregio e, mi consenta, caro professore, sono rimasto letteralmente INCANTATO non solo dai contenuti della Sua ampia lettera sulla Santa Casa, peraltro alcuni già in mia conoscenza, quanto dal tenore delle sue argomentazioni che ho trovato fondatissime e pertinentissime. Purtroppo - o, chissà? per fortuna - non sono più giovanissimo e mi trovo a vivere in un ambiente ecclesiale dove tutto è ipotrofico e relativistico. Ci si vergogna - A TANTO SI E’ ARRIVATI! - a difendere la santa Fede e la santa Tradizione Cattolica. Quei pochi che azzardano a rompere questo cerchio diabolico sono alcuni laici, tipo Messori e tipo Lei. Grazie alla Sua lettera mi sono ritrovato come d’incanto nel periodo felicissimo della mia infanzia, quando si era santamente fieri di essere Cattolici, quando si spiegava la Fede attraverso la ragione, poiché si diceva - e giustamente - che la Fede supera ma non contraddice alla ragione, quando si faceva un vanto - sì un vanto, e perché no? - di possedere ed esibire la Santa Casa e la SACRA Sindone - ora non più sacra, chissà perché? - e, persino nell'ultima chiesetta di periferia, povera e di legno, si svolgevano liturgie che incantavano persino gli angeli: era il tempo delle conversioni e delle vocazioni. Poi è venuta la cosiddetta “primavera dello spirito”: sarà ma io sento un gran gelo addosso... ... Di nuovo GRAZIE e che Dio la remuneri per lo zelo che ha per la sua casa (in tutti e due i sensi).

Achille Togna

(Roma)

 

INSEGNAMENTI DI PAOLO VI

“Noi viviamo in un periodo in cui l'attrattiva delle cose naturali si è fatta assai suggestiva: natura, scienza, economia e godimento impegnano potentemente la nostra attenzione, il nostro lavoro, la nostra speranza. La fecondità, che la mano di uomo ha saputo trarre dal seno della terra, ci ha procurato beni, ricchezze e piaceri, che sembrano saziare ogni nostra aspirazione, e che sembrano perfettamente corrispondere alle nostre facoltà di ricerca e di possesso. Qui è la vita, dice la nostra conquista del mondo circostante, e qui si dirigono, si legano e si arrestano i nostri desideri; qui arriva la nostra speranza, qui si ferma il nostro amore. E quando è così - come spesso lo è - non siamo più capaci di pregare, di aspirare alle cose trascendenti e supreme, di porre la nostra speranza al di là del quadro della nostra immediata esperienza. Il mondo della religione ci sembra vano; quello soprannaturale, che ci invita alla beatitudine eterna con Maria ed i Santi, ci riesce inconcepibile. L'aldilà è stato sostituito dall'aldiquà. L’idea della Madonna che ora, di là appunto, ci osserva e ci attende, ci sembra strana e forse importuna. E invece certamente quella Beatissima nostra Mamma, se ancora oggi fosse capace di trepidazione e di lacrime, soffrirebbe per noi, vedendoci intenti ad altri fini, non a quello che ci conduce a Lei; e soffrirebbe dolorosamente vedendoci fermi e distratti sul sentiero che invece dovrebbe stimolare i nostri passi verso la meta dove ella ci aspetta”. 

Cfr. Sito Internet www.madonnadellelacrime.it

 

L’INSEGNAMENTO DI GIOVANNI PAOLO II

L'intera Chiesa in Europa senta rivolto a sé il comando e l'invito del Signore:

ravvediti, convertiti, “svegliati e rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire

(Ap.3,2)

È un'esigenza che nasce anche dalla considerazione del tempo attuale: “La grave situazione di indifferenza religiosa di tanti europei, la presenza di molti che anche nel nostro Continente non conoscono ancora Gesù Cristo e la sua Chiesa e che ancora non sono battezzati, il secolarismo che contagia una larga fascia di cristiani che abitualmente pensano, decidono e vivono “come se Cristo non esistesse”, lungi dallo spegnere la nostra speranza, la rendono più umile e più capace di affidarsi solo a Dio. Dalla sua misericordia riceviamo la grazia e l'impegno della conversione”

(Giovanni Paolo II, Esort. Apost. “Ecclesia in Europa”, n.26, 28 giugno 2003)

 

IL MESSAGGIO DI LORETO

Come mai tanta affluenza di popolo a Loreto? Qual è il messaggio che si sprigiona da quelle mura misteriose? La singolare attrazione che il Santuario mariano di Loreto esercita da ormai settecento anni sui fedeli, e specialmente sui malati, sui poveri, sugli umili, sugli emarginati, nasce proprio dal suo messaggio unico e intramontabile, il messaggio dell’Incarnazione di Dio per la salvezza dell’uomo! A Loreto si medita e si riscopre la nascita di Cristo, il Verbo Divino, e la sua vita terrena, umile e nascosta, per noi e con noi; a Loreto la realtà misteriosa del Natale e della Santa Famiglia diventa in qualche modo palpabile, si fa esperienza personale, commovente e trasformante. Il pensiero dell’umile Casa in cui il Verbo incarnato visse per anni convince il pellegrino che davvero Dio ama l’uomo così come è e lo chiama, lo segue, lo illumina, lo perdona, lo salva. E infatti a Loreto folle innumerevoli, ogni giorno, e da tutto il mondo, si accostano al Sacramento della Confessione e dell’Eucaristia e molti si convertono dall’incredulità alla fede, dal peccato alla grazia, dalla tiepidezza e dalla superficialità al fervore spirituale ed all’impegno della testimonianza. Loreto è una sosta di pace per l’anima, è un incontro particolare con Dio; è un rifugio per chi cerca la Verità e il senso della vita. Loreto è il Santuario dell’Incarnazione, che proclama l’amore di Dio, la dignità di ogni persona, la santità della famiglia, il valore del lavoro e del silenzio, la necessità della preghiera, il comando della carità verso tutti i fratelli! Ascoltiamo il suo messaggio, confidando in Maria, nostra Madre!         (Giovanni Paolo II, “Angelus” dell’8 dicembre 1987, solennità dell’Immacolata)

ECCO L’ISPIRAZIONE CHE TROVO QUI A LORETO

Il ricordo della vita nascosta di Nazaret evoca questioni quanto mai concrete e vicine all’esperienza di ogni uomo e di ogni donna. Esso ridesta il senso della santità della famiglia, prospettando di colpo tutto un mondo di valori, oggi così minacciati, quali la fedeltà, il rispetto della vita - Cfr. Sito Internet http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/INDEXMOVIMENTO.htm -, l’educazione dei figli, la preghiera, che le famiglie cristiane possono riscoprire dentro le pareti della Santa Casa, prima ed esemplare “chiesa domestica” della storia”… “Chiedo a Maria Santissima che la Casa di Nazaret diventi per le nostre case modello di fede vissuta e di intrepida speranza. Possano le famiglie cristiane, possano i laici apprendere da Lei l’arte di trasfigurare il mondo con il fenomeno della divina carità, contribuendo così ad edificare la civiltà dell’amore”… “Si tratta infatti di lavorare e collaborare perché sulla terra, che la Provvidenza ha destinato ad essere l’abitazione degli uomini, la casa di famiglia, simbolo dell’unità e dell’amore, vinca tutto ciò che minaccia questa unità e l’amore tra gli uomini: l’odio, la crudeltà, la distruzione, la guerra… Ecco l’ispirazione che trovo qui a Loreto… Poiché nella nostra difficile epoca, ed anche nei tempi che vengono, può salvare l’uomo soltanto il vero grande Amore! Solo grazie ad esso questa terra, l’abitazione dell’umanità, può diventare una casa: la casa delle famiglie, la casa delle nazioni, la casa dell’intera famiglia umana… (…) che prepara i figli di tutta la terra all’eterna casa del Padre nel cielo.

Giovanni Paolo II - Loreto, 8 settembre 1979

(1° pellegrinaggio a Loreto)

 

 

I LUOGHI

DELLE TRASLAZIONI DELLA

SANTA CASA

DA NAZARETH

 A TERSATTO E NELLA ZONA

DEL

MONTE

 CONERO

 

 

 

 

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